Academic literature on the topic 'Violenza del partner'

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Journal articles on the topic "Violenza del partner"

1

Caso, Letizia, Francesca Vitale, and Michela Boni. "La violenza assistita intrafamiliare. Uno studio qualitativo sui fattori di rischio e di protezione nei minori vittime." MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL'INFANZIA, no. 1 (April 2011): 87–109. http://dx.doi.org/10.3280/mal2011-001005.

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Abstract:
La ricerca si pone come finalitŕ l'approfondimento della conoscenza sul fenomeno della violenza assistita intrafamiliare, attraverso lo studio dei fattori di rischio e di protezione dei minori testimoni. La metodologia riguarda l'analisi qualitativa del contenuto delle interviste somministrate ad un gruppo di 24 madri vittime di violenza domestica, che risiedono in una struttura protetta. I principali risultati emersi si riferiscono all'associazione percepita, in termini di fattori di rischio, tra l'esordio delle violenze in famiglia ed eventi quali la gravidanza o la nascita di un figlio, il rapporto tra la vittimizzazione diretta e l'esposizione alla violenza e l'incidenza della diversa appartenenza culturale dei partner sull'insorgenza della violenza. Tra i principali fattori di protezione vi sono l'autonomia professionale ed economica delle madri e il supporto della rete sociale.
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Scharff, Jill Savege. "Gli effetti della violenza sulle relazioni intime." INTERAZIONI, no. 2 (July 2010): 35–42. http://dx.doi.org/10.3280/int2010-002004.

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Abstract:
La presenza di violenza, nell'infanzia, e il trauma che l'accompagna hanno un profondo effetto sul cervello a tutti i livelli, dalla maturazione e differenziazione, fino alla regolazione degli affetti, all'acquisizione del riconoscimento delle competenze, dell'abilitŕ a creare delle relazioni intime e sessuali e delle buone capacitŕ genitoriali. Questa esposizione esplora gli effetti dell'abuso psichico, dell'abuso sessuale, del trauma della guerra e della cultura della violenza, nel periodo dello sviluppo, sulle difficoltŕ che incontrano le coppie e le famiglie che desiderano stabilire delle relazioni intime e sessuali durevoli. Delle vignette tratte da un lavoro analitico con le famiglie e le coppie illustrano l'importanza di un'ereditŕ violenta nella vita familiare. Nel caso di una certa famiglia, una madre, il cui padre era stato ufficiale superiore di un campo di concentramento, ha sposato un uomo che č scappato dal suo paese natale per sfuggire ad una violenta rivoluzione. I problemi di "addiction" e le difficoltŕ scolastiche dei loro figli, riflettono i loro problemi coniugali rintracciabili fin dalle origini del loro rapporto, dimostrando gli effetti dell'internalizzazione della violenza trasmessa da una generazione all'altra. Nel caso di una coppia formata da due giovani partner americani di discendenza africana compare un blocco sessuale le cui cause possono essere fatte risalire alla storia di violenza in ciascuna delle loro famiglie e soprattutto alla morte di due fratelli.
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Lucarelli, Daniela, and Gabriela Tavazza. "Maternitŕ, soggettivazione, violenza." INTERAZIONI, no. 2 (July 2010): 53–65. http://dx.doi.org/10.3280/int2010-002006.

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Abstract:
Gli autori, a partire da alcune considerazioni circa i cambiamenti sociali e culturali che hanno portato, negli ultimi decenni, a significative trasformazioni del tessuto familiare, vogliono porre l'attenzione su quelle forme di violenza che, innescandosi nella dinamica della coppia, trovano la loro espressione, piů specificatamente, nella relazione madre-figlio, pur consapevoli che alle situazioni di violenza non č ascrivibile un unico significato in quanto sempre plurideterminate. A partire dall'esperienza clinica, riportata con alcune vignette, si considera l'emergere della violenza agita dalla madre come riferita a "falle" della sua soggettivazione, con una parziale e/o temporanea disorganizzazione della realtŕ psichica. La violenza sembra, infatti, emergere da un senso di grave minaccia al proprio assetto interno per il soggetto e rappresenta un tentativo di ripristino della soggettivitŕ minacciata. Verranno prese in considerazione la qualitŕ della relazione di coppia e la funzione del partner /padre. Si cercherŕ di differenziare il contesto psicologico propizio alla violenza dalle condizioni in cui essa emerge, oltre a distinguere queste condizioni di emergenza dalle modalitŕ di organizzazione dell'espressione della violenza (Jeammet, 2006).
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Massa Ope, Simona. "Amanti di vita, amanti di morte: la violenza relazionale che non finisce sui giornali." STUDI JUNGHIANI, no. 52 (November 2020): 53–68. http://dx.doi.org/10.3280/jun52-2020oa9665.

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Abstract:
L'articolo analizza il fenomeno della violenza relazionale "sottile" nel rapporto uomo-donna, e gli irretimenti derivanti dalla violenza simbolica, sedimentati storicamente nella psiche femminile; tali irretimenti forniscono l'elemento inconscio di collusione che espone la donna a numerose violazioni dell'alterità nel rapporto con l'uomo. A tal fine, l'autrice propone l'interpretazione in chiave simbolica di un noto film del regista W. Allen, Match Point (2005), in cui è rappresentata una situazione di violenza estrema nei confronti di una figura femminile da parte del partner maschile che, a causa del reciproco coinvolgimento sentimentale, sente minacciato il proprio equilibrio narcisistico e la sua scalata sociale. Si prospetta, dunque, un tradimento dell'anima che, come afferma il filosofo francese Lévinas, si manifesta attraverso "il volto dell'altro". Queste storie che sembrano riguardare l'ambito esclusivamente privato dei rapporti tra uomini e donne, in realtà hanno una corrispondenza nell'ambito della vita pubblica degli esseri umani, nella polis, perché ciò che accadenella psiche degli individui, nelle loro relazioni personali, è sempre anche una questione politica.
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Massa Ope, Simona. "Amanti di vita, amanti di morte: la violenza relazionale che non finisce sui giornali." STUDI JUNGHIANI, no. 52 (November 2020): 53–68. http://dx.doi.org/10.3280/jun2-2020oa9665.

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Abstract:
L'articolo analizza il fenomeno della violenza relazionale "sottile" nel rapporto uomo-donna, e gli irretimenti derivanti dalla violenza simbolica, sedimentati storicamente nella psiche femminile; tali irretimenti forniscono l'elemento inconscio di collusione che espone la donna a numerose violazioni dell'alterità nel rapporto con l'uomo. A tal fine, l'autrice propone l'interpretazione in chiave simbolica di un noto film del regista W. Allen, Match Point (2005), in cui è rappresentata una situazione di violenza estrema nei confronti di una figura femminile da parte del partner maschile che, a causa del reciproco coinvolgimento sentimentale, sente minacciato il proprio equilibrio narcisistico e la sua scalata sociale. Si prospetta, dunque, un tradimento dell'anima che, come afferma il filosofo francese Lévinas, si manifesta attraverso "il volto dell'altro". Queste storie che sembrano riguardare l'ambito esclusivamente privato dei rapporti tra uomini e donne, in realtà hanno una corrispondenza nell'ambito della vita pubblica degli esseri umani, nella polis, perché ciò che accadenella psiche degli individui, nelle loro relazioni personali, è sempre anche una questione politica.
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Milner, Joel, Cynthia Thomsen, Julie Crouch, Mandy Rabenhorst, Patricia Martens, Christopher Dyslin, Jennifer Guimond, Valerie Stander, and Lex Merrill. "I sintomi traumatici mediano la relazione fra maltrattamento fisico infantile e il rischio in etŕ adulta di maltrattamento?" MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL'INFANZIA, no. 1 (April 2011): 11–45. http://dx.doi.org/10.3280/mal2011-001002.

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Abstract:
: anche se la trasmissione intergenerazionale della violenza familiare č stata ben documentata, il meccanismo responsabile di questo effetto non č stato ancora completamente accertato. Il presente studio valuta se i sintomi traumatici mediano la relazione fra una storia di maltrattamento fisico infantile (CPA, Child Physical Abuse) e il rischio in etŕ adulta di perpetrare il maltrattamento fisico (rischio di CPA in etŕ adulta), e se tale mediazione sia uguale per le donne e per gli uomini.: reclute femminili e maschili della Marina Statunitense (USN, US Navy) (N = 5.394) e studenti universitari (N = 716) hanno completato un questionario self-report riguardante la loro storia di maltrattamento infantile (nello specifico, maltrattamento fisico infantile e abuso sessuale infantile [CSA, Child Sexual Abuse]), l'esposizione alla violenza intima tra i partner (IPV, Intimate Partner Violence), attuali sintomi traumatici, e il rischio in etŕ adulta di perpetrare il maltrattamento fisico infantile.: come atteso, č stata riscontrata una forte associazione fra una storia di maltrattamento fisico infantile e il rischio di CPA in etŕ adulta. Questa associazione č risultata significativa anche dopo aver controllato le variabili demografiche e l'esposizione infantile ad altre forme di violenza (CSA e IPV), e la forza della relazione non č risultata variare in base alle variabili demografiche o all'esposizione ad altre forme di violenza. Tuttavia, l'associazione fra una storia di CPA e il rischio di CPA in etŕ adulta č risultata piů forte fra i soggetti con alti punteggi di evitamento difensivo rispetto ai soggetti con bassi punteggi. L'associazione fra una storia di CPA e il rischio di CPA in etŕ adulta č risultata largamente, ma non interamente, mediata dai sintomi psicologici traumatici. La mediazione č stata osservata per gli uomini e per le donne sia del campione della Marina Statunitense sia degli studenti universitari.: i sintomi traumatici associati ad una storia di CPA rendono conto di una sostanziale parte della relazione fra una storia di CPA e il rischio in etŕ adulta di perpetrare il maltrattamento fisico infantile sia negli uomini sia nelle donne.: nella misura in cui i sintomi traumatici sono un meccanismo a partire dal quale si verifica la trasmissione intergenerazionale dell'abuso infantile, intervenire per ridurre i sintomi traumatici nelle vittime di CPA ha il potenziale di ridurre il rischio di perpetuare il ciclo della violenza.
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Bastiani, Federica, Mariachiara Feresin, and Patrizia Romito. "I percorsi di uscita dalla violenza del partner: ruolo dei figli, agency delle donne e ostacoli della società." SICUREZZA E SCIENZE SOCIALI, no. 3 (April 2020): 65–84. http://dx.doi.org/10.3280/siss2019-003006.

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Cattani, Martina. "Fattori di rischio e di protezione nella valutazione di famiglie in carico ai Servizi Sociali: uno studio retrospettivo intergenerazionale." MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL'INFANZIA, no. 2 (August 2022): 63–86. http://dx.doi.org/10.3280/mal2022-002005.

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Abstract:
L'interesse preminente della presente ricerca è la comprensione degli aspetti connessi al trauma relazionale (maltrattamenti e abusi, trascuratezza e violenza domestica), nella valuta-zione delle competenze genitoriali in famiglie in carico ai Servizi Sociali per situazioni di pregiudizio dei minori. A tale scopo, sono state analizzate le cartelle psicosociali di 65 nu-clei familiari. Dopo le analisi descrittive, sono state indagate eventuali differenze nella di-stribuzione (presenza vs assenza) dei fattori del Protocollo Fattori di Rischio e di Protezione (Di Blasio, 2005) fra famiglie valutate ad alto vs basso rischio. Si è, quindi, indagato l'impatto della presenza di alcuni fattori significativi in rapporto al livello di recuperabilità delle competenze parentali di madri e padri. I risultati mostrano che l'applicazione del Pro-tocollo in sede di valutazione permette di discriminare famiglie ad alto vs basso rischio e la sua applicazione evidenzia l'impatto, sulla recuperabilità genitoriale, di esperienze infantili avverse del genitore, di relazioni difficili o conflittuali con la propria famiglia d'origine - e/o con quella del partner - e di una relazione significativa con un membro della famiglia d'origine, in modo differenziato per madri e padri.
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Cormos, Lucia Simina, Carmen Godoy-Fernández, David Pina, Esteban Puente-López, Jesús Javier García-Jiménez, María Catalina Marín-Talón, and José Antonio Ruiz-Hernández. "Intimate Partner Violence: perspective of convicts and psychologists of penitentiary institutions. A Qualitative analysis with focus groups." Anales de Psicología 39, no. 1 (January 1, 2023): 153–66. http://dx.doi.org/10.6018/analesps.509091.

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Abstract:
Intimate Partner Violence is a complex process in which indi-vidual, relational and contextual variables intervene. The aim of this study was to explore coping strategies and relational dynamics in conflict situa-tions involving people convicted of intimate partner violence with their partners. Focus groups were conducted with convicted intimate partner violence offenders (12 participants) and with psychology professionals (4 participants). The data were explored through thematic analysis following the Nested Ecological Model. The group of convicted perpetrators showed roles of authority and superiority over the woman, a feeling of vulnerability and rejection of the existing legal framework, fear of being arrested for wanting to continue the relationship, the need to control the partner driven by jealousy, justification or denial of responsibility in violent situations or instrumentalization of the children in common. The professionals point out cultural aspects that facilitate violent patterns and roles in the couple's dynamics, communication problems, denial or low awareness of the crime, among other issues. The results are of special interest both for profession-als who wish to learn or deepen their knowledge on the subject, as well as for those who work in intervention and/or prevention of intimate partner violence. La violencia de género es un proceso complejo en el cual intervienen variables individuales, relacionales y contextuales. El presente estudio tiene como objetivo explorar las estrategias de afrontamiento y dinámicas relacionales en situaciones conflictivas en condenados por violencia de género con sus parejas. Se realizaron grupos focales con condenados por violencia de género (12 participantes) y con profesionales de la psicología (4 participantes). Los datos se exploraron mediante análisis temático siguiendo el Modelo Ecológico Anidado. El grupo de condenados muestra roles de autoridad y superioridad sobre la mujer, sensación de vulnerabilidad y rechazo ante el marco jurídico existente, miedo a sufrir arrestos por querer continuar con la relación, la necesidad de control de la pareja impulsada por lo celos, la justificación o negación de responsabilidad en las situaciones violentas o instrumentalización de los hijos/as en común. Los profesionales señalan aspectos culturales que facilitan esquemas y roles violentos en la dinámica de pareja, problemas de comunicación, negación o baja conciencia del delito, entre otros temas. Los resultados son de especial interés tanto para los profesionales que deseen conocer o profundizar en la temática como para quienes trabajen en la intervención y/o prevención en violencia de género.
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Rubio Laborda, Juan Francisco, Pilar Almansa Martínez, José Vicente Navarro Henarejos, and María del Mar Pastor Bravo. "Estudio de las diferencias culturales en las relaciones violentas de pareja de España y Perú." Enfermería Global 19, no. 2 (March 14, 2020): 198–225. http://dx.doi.org/10.6018/eglobal.364641.

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Abstract:
Objetivo: Determinar la violencia de género sufrida y ejercida en función de la cultura, edad y nivel educativo. Metodología: Estudio transversal descriptivo con una muestra de 130 sujetos seleccionados aleatoriamente mediante el muestreo no probabilístico por cuotas en los países de España y Perú, siendo 53 hombres y 77 mujeres, sobre los que se aplicó un test de valoración de relaciones violentas de pareja, llamado el “semáforo de la violencia”.Resultados: Se encontraron asociaciones significativas según países en los ítems relacionados con el control de la vestimenta y de las salidas, el castigo mediante indiferencia, los celos, la sobreprotección y el control a través del móvil. Por otra parte, la educación formal genera una disminución de la violencia de género sufrida en mujeres. Respecto a la edad, los varones entre 25 y 30 años muestran un aumento significativo en la violencia verbal y la coacción sexual que ejercen.Conclusión: Las normas culturales y tradicionales pueden afectar a las relaciones violentas de pareja. Por lo que han de ser tenidas en cuenta al educar en igualdad para elaborar nuevos constructos sociales, haciendo énfasis en las mujeres con baja educación formal por ser más vulnerables de sufrir violencia de género y en los hombres del grupo etario que más la ejerce. Objective: To examine intimate partner violence in relation to culture, age and educational level of those involved.Methodology: A descriptive cross-sectional study involving a sample of 130 subjects, randomly selected through non-probabilistic sampling by quotas, in Spain and Peru (53 men and 77 women). An evaluation of violent intimate partner relationships was undertaken using a tool known as the "Traffic Light of Gender Violence".Results: Significant association was found between countries and the items related to the control of dress and outings, punishment by indifference, jealousy, overprotection and control by means of the mobile phone. On the other hand, formal education generates a decrease in gender violence suffered in women. With regard to age, males between 25 and 30 years of age show a significant increase in verbal violence and sexual coercion.Conclusion: Cultural and traditional rules can affect intimate partner violence. Therefore, they should be considered when educating for equality in order to elaborate new social constructs, focusing particularly on women with low levels of formal education (because they are more vulnerable to gender violence) and on men of the age group that tends to use it more.
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Dissertations / Theses on the topic "Violenza del partner"

1

CRAPOLICCHIO, ELEONORA. "IL RUOLO DEL PERDONO NEL CONTESTO DELLA VIOLENZA DOMESTICA CONTRO LE DONNE." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/39102.

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Abstract:
Studi epidemiologici hanno dimostrato che oltre il 30% delle donne, nel mondo, ha riportato esperienze di violenza fisica e/o sessuale dal proprio (ex) partner (Devries et al., 2013; Stöckl et al., 2013). Diverse teorie hanno cercato di spiegare le cause della violenza e la vastità del fenomeno (Ali & Naylor, 2013) e, in particolare, una vasta gamma di ricerche si è concentrata sui motivi che spingono una donna a rimanere o a lasciare un partner abusante e/o a riconciliarsi dopo una separazione. Tra le teorie più sviluppate in questo contesto un modello che ha fornito delle spiegazioni rispetto alla scelta delle donne con storie di IPV di continuare o meno la relazione è il modello di investimento di Carol Rusbult (1983), (ad esempio Choice & Lamke, 1997; Johnson & Ferraro, 2000; Rhatigan & Street, 2005). Nel caso di IPVAW (Intimate Partner Violence Against Woman), alcuni studi suggeriscono che le donne vittime di violenza domestica dipendono fortemente dai loro partner (Bergman, Larsson, Brismar & Klang, 1988; Watson et al., 1997), riportando che più alti livelli di dipendenza relazionale predicono un maggior rischio di continuare la relazione maltrattante (Choice & Lamke, 1997; Hydén, 2005) e di perdonare il partner. Infatti, nonostante la letteratura mostri numerose implicazioni positive del perdono di coppia, gli studiosi sanno molto poco sulle potenziali implicazioni negative del perdono nel contesto della violenza domestica. Uno studio condotto da McNulty (2011) sulle coppie ha dimostrato che i coniugi che riferivano di "essere relativamente più indulgenti, hanno subito un'aggressione psicologica e fisica che è rimasta stabile nell'arco di 4 anni" (McNulty, 2011: 770). Inoltre, uno studio di Gordon, Burton & Porter (2004) ha mostrato con un campione di donne residenti in un centro antiviolenza che il perdono mediava la relazione tra attribuzioni di responsabilità delle violenze al partner e intenzione di ritornare con il partner. Altrettanto vero che una gamma di studi su campioni della popolazione generale e clinica diversi dalle donne vittime di IPV, ma comunque esposte a uno o più traumi psicologici, hanno mostrato gli effetti protettivi del perdono sul malessere psicologico delle persone (Romero, Kalidas, Elledge, Chang, Liscum, and Friedman, 2006). Obiettivi l’obiettivo del primo studio era duplice, ovvero analizzare il perdono del partner entro il modello di impegno e dipendenza (Rusbult, 1983) rispetto all’intenzione della donna di tornare con il partner abusante; dall’altra parte indagare gli effetti del perdono, in particolare del perdono di sé, sulla riduzione della sintomatologia psicologica delle vittime di IPV. L’obiettivo del secondo studio, che è stato sviluppato a partire dai risultati del primo, era verificare cosa potesse determinare il perdono di condotte abusanti da parte partner, in un campione di giovani donne che non erano implicate in storie di IPV per analizzare, in un’ottica preventiva, cosa contribuisce a perdonare agiti violenti del partner, specialmente in una fase iniziale della relazione. Metodologia: il primo studio correlazionale ha previsto la somministrazione di un questionario a donne vittime di IPV che hanno deciso di chiedere aiuto in seguito alle violenze subite dal partner. Il questionario ha rilevato al T1 (tempo 1) le tipologie e le frequenze di violenza subita e i fattori di rischio che abbiamo ipotizzato essere legati alla recidiva della violenza e al T2 (tempo 2) le effettive riconciliazioni o separazioni con il partner maltrattante. Il secondo studio invece, di tipo sperimentale - between subject - ha previsto la somministrazione di scenari ipotetici di diverse tipologie di condotte violente del partner – aggressione agita per la prima volta oppure già avvenuta in passato - misurando poi le intenzioni delle studentesse di perdonare o meno il partner, attraverso una misura di perdono standardizzata. Risultati: lo studio 1 ha rilevato che la dipendenza emotiva, nel nostro campione di donne con esperienze di IPV, predice l’intenzione di tornare con il partner. Il perdono del partner è un mediatore forte in grado di spiegare questa relazione, rafforzando l’associazione tra dipendenza emotiva e intenzione di tornare con il partner. Inoltre, alti livelli di perdono, soprattutto quando la speranza di un cambiamento del partner era alta e quando la percezione del rischio futuro era bassa, favorivano una più chiara predizione dell’intenzione di tornare con il partner. Per quanto riguarda, invece, gli effetti del perdono del partner e del perdono di sé sul benessere della donna, in termini di riduzione della sintomatologia traumatica e depressiva, è emerso che alti livelli di unforgiveness (dimensione negativa di perdono del partner) erano associati ad un incremento di PTSD e sintomi depressivi. Altresì il perdono di sé sembra essere una variabile cruciale a spiegare la sintomatologia psicologica delle donne, in particolare la dimensione di auto critica è positivamente associata sia ai sintomi depressivi che alla sintomatologia post traumatica, mentre la dimensione positiva di perdono di sé, anche definita auto-accettazione, è inversamente associata al PTSD. I risultati del secondo studio indicano che il perdono del partner in contesti ipotetici di violenza viene predetto dalla tipologia della violenza. In particolare, la violenza psicologica viene perdonata in misura maggiore rispetto alla violenza fisica, in quanto percepita come meno grave, come rilevato nell’analisi di mediazione. Infatti abbiamo scoperto che la tipologia della violenza è predittiva del perdono soprattutto quando è mediata dalla percezione della gravità della condotta violenta. È emerso inoltre che la frequenza della violenza è una discriminante statisticamente significativa solo nel caso della violenza psicologica, tale per cui viene perdonato di più l’episodio di aggressione psicologica se è la prima volta che capita. Altresì sono state condotte delle analisi di mediazione e moderazioni per analizzare il ruolo l’attribuzione a sé delle violenze e della percezione della gravità della condotta abusiva, sull’intenzione di perdonare il partner. Queste scoperte si uniscono a pochi altri studi che potrebbero contribuire ad aumentare un piccolo gruppo di ricerche che ha dimostrato come il perdono del partner possa essere un fattore di rischio di ri-vittimizzazione per donne con esperienze di IPVAW. Limiti: i limiti del primo studio riguardano la difficoltà di reclutamento delle partecipanti al T2, tale per cui non è stato possibile confermare, attraverso la fase longitudinale, le scoperte riportate nella fase correlazionale, se non in forma preliminare. I limiti del secondo studio riguardano invece la scelta metodologica di proporre scenari ipotetici. Sarebbe opportuno svolgere ulteriori ricerche su giovani studentesse o giovani donne della popolazione generale che abbiano effettivamente subito forme lievi di violenza da parte del partner, in un’ottica preventiva, per verificare se effettivamente le variabili emerse in questo studio come determinanti rispetto all’intenzione di perdonare il partner, siano effettivamente centrali anche in situazioni di violenza reali. Prospettive future: Ulteriori ricerche, con un campione più ampio di donne vittime di IPV, potrebbero confermare questo risultato e quindi sottolineare la pericolosità della dimensione positiva di perdono del partner nei contesti di IPV. Inoltre, in un’ottica di supporto alla donna, sulla base di questi risultati, i programmi di intervento rivolti vittime di IPV potrebbero prevedere una fase in cui, pur lavorando sull’abbassamento dei livelli di rabbia e rancore verso il partner - in quanto connessi a un peggioramento della salute psicologica della donna - unforgiveness - si espliciti il rischio di avere atteggiamenti benevoli, concilianti e positivi nei confronti dell’abusante, in particolare nella fase iniziale dopo la separazione. Sarebbe opportuno, altresì, costruire interventi in grado di promuovere l’abbassamento dell’auto critica e del risentimento verso sé stesse per le esperienze dolorose e traumatiche sofferte all’interno della propria relazione, e favorire l’auto-accettazione della propria storia e del proprio passato, in un’ottica di miglioramento della propria salute psicologica. A partire invece dai risultati del secondo studio, gli sforzi futuri dovrebbero esaminare naturalisticamente questi processi valutando le attribuzioni e le percezioni di gravità successive agli eventi violenti reali, nelle giovani coppie, soprattutto per quanto riguarda la violenza psicologica, in quanto percepita come meno grave e non sempre considerata una forma di violenza.
Literature has shown that more than 30% of women, in the world, have reported violence experience by their partner or former partner (Devries et al., 2013; Stöckl et al., 2013). Several theories tried to explaine the causes of violence (Ali & Naylor, 2013) and especially, a wide range of research focused on the reasons why a woman remains or leaves an abusive partner and / or reconcile with him after a separation. Among the most developed theories in this context a model that provided explanations regarding the choice of women with IPV stories to continue or not the relationship is the Investment Model of Carol Rusbult (1983), (eg Choice & Lamke, 1997; Johnson & Ferraro, 2000; Rhatigan & Street, 2005). In the IPVAW context (Intimate Partner Violence Against Woman), some studies suggest thet women with IPV experience are strongly dependent from their partner (Bergman, Larsson, Brismar & Klang, 1988; Watson et al., 1997), reporting that higher levels of relational dependence predict un higher risk to continuate the abusive relationship (Choice & Lamke, 1997; Hydén, 2005) and to forgive the partner. Indeed, although the literature shows numerous positive implications of forgiveness in couples, scholars know very little about the potential negative implications of forgiveness in the context of domestic violence. A study conducted by McNulty (2011) on couples showed that spouses who reported "being relatively more forgiveness, suffered psychological and physical aggression that remained stable over 4 years" (McNulty, 2011: 770) . Furthermore, a study by Gordon, Burton & Porter (2004) showed - with a sample of women residing in an anti-violence refuge center - that the forgiveness mediated the relationship between attributions of responsibility for the violence to the partner and the intention to return with him. It is equally true that a range of studies on samples of the general and clinical population - differents than women who were victims of IPV - still exposed to one or more psychological traumas, showed the protective effects of forgiveness on people's psychological distress (Romero, Kalidas, Elledge, Chang, Liscum, and Friedman, 2006). Aim. The objective of the first study was twofold: analyzing the forgiveness of the partner within the model of commitment and dependence (Rusbult, 1983) on the woman's intention to return with the abusive partner; on the other hand, investigating the effects of forgiveness, especially self-forgiveness, on the reduction of the psychological symptomatology of the victims of IPV. The objective of the second study, which was developed from the results of the first, was to verify the predictive variables of the forgiveness of an abusive behavior acted by the partner, in a sample of young women who were not involved in an abusive relationship, so to analyze - in a preventive view - what contributes to forgive the partner's violent acts, especially at an early stage of the relationship, Methodology: with the first correlational study we have administered a questionnaire to a group of women victims of IPV who decided to seek help following the violence suffered by the partner. The questionnaire measured at T1 (time 1) the types and frequencies of violence suffered and the risk factors that we hypothesized to be linked to the recurrence of violence and at T2 (time 2) the actual reconciliations or separations with the maltreating partner. The second study, on the other hand, of an experimental type - between subjects - provided for the administration of hypothetical scenarios of different types of violent behavior of the partner - physical or psychological aggression acted for the first time or already happened in the past - then we measured the intentions of the students to forgive or not the partner, through a standardized forgiveness scale. Risultati: study 1 found that emotional dependence, in our sample of women with IPV experiences, predicts the intention to return with the partner. The forgiveness of the partner is a strong mediator able to explain this relationship, strengthening the association between emotional dependence and intention to return with the partner. Furthermore, high levels of forgiveness - especially when the hope of a partner change was high and when the risk perception to suffer further violenc was low, favored a clearer prediction of the intention to return with the partner. On the other hand, as regards the effects of partner's forgiveness and self-forgiveness on the well-being of women, in terms of reducing post traumatic and depressive symptoms, it has emerged that high levels of unforgiveness (negative dimension of partner forgiveness) were associated with an increase in PTSD and depressive symptoms. Furthermore - consistently with our hypotheses - self-forgiveness was a crucial variable to explain the psychological symptomatology of women, in particular the self-criticism is positively associated both to depressive symptoms and post-traumatic symptomatology, while the positive dimension of self-forgiveness, also defined self - acceptance, is inversely associated with PTSD. The results of the second study indicate that the forgiveness of the partner in hypothetical contexts of violence is predicted by the type of violence. In particular, psychological violence is more forgiven than physical violence, as perceived as less serious, as noted in the analysis of mediation. In fact we have discovered that the typology of violence is predictive of forgiveness, especially when it is mediated by the perception of the gravity of violent conduct. It also emerged that the frequency of violence is a statistically significant discriminant only in the case of psychological violence, such that the episode of psychological aggression is more forgiven if it is the first time that it happens. In addition, analyzes of mediation and moderation were conducted to analyze the role of the attribution of violence to oneself and of the perception of the severity of the abusive conduct, on the intention to forgive the partner. These findings are combined with a few other studies that could help increase a small group of research that has shown how partner forgiveness can be a risk factor for re-victimization for women with IPVAW experiences. Limits: the limits of the first study concern the difficulty of recruitment of participants in T2, such that it was not possible to confirm, through the longitudinal phase, the findings reported in the correlational phase; however, we reported also the results of the second phase of the study, but in a preliminary form. The limits of the second study concern the methodological choice to propose hypothetical scenarios. It would be advisable to carry out further research on young female students or young women in the general population who have effectively undergone mild forms of violence by the partner, in a preventive perspective, to verify whether the variables that emerged in this study are, actually, decisive with respect to the intention of forgive the partner, even in real context of IPV. Future perspectives: further research, with a larger sample of women victims of IPV, could confirm our results and therefore underline the danger of the positive dimension of partner forgiveness in IPV contexts. Moreover, with a view to supporting women, the IPV could foresee a phase in which, while working on the lower levels of anger and resentment towards the partner (unforgiveness) - as they are connected to worsening of the psychological health of the woman - attention could be focused on the risk of benevolent feelings, conciliatory and positive attitudes towards the abuser partner, especially in the first phase after separation. It would also be important to construct interventions able to promote the reduction of self-criticism and resentment towards oneself for the painful and traumatic experiences suffered within one's own relationship and increasing the self-acceptance of one's own history and just past, with positive effects on the psychological well-being. Starting from the results of the second study, future efforts should examine these processes in a natural context, evaluating the attributions and perceptions of gravity subsequent to real violent events, in young couples, especially as regards psychological violence, as perceived as less serious and not always considered a form of violence.
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CRAPOLICCHIO, ELEONORA. "IL RUOLO DEL PERDONO NEL CONTESTO DELLA VIOLENZA DOMESTICA CONTRO LE DONNE." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/39102.

Full text
Abstract:
Studi epidemiologici hanno dimostrato che oltre il 30% delle donne, nel mondo, ha riportato esperienze di violenza fisica e/o sessuale dal proprio (ex) partner (Devries et al., 2013; Stöckl et al., 2013). Diverse teorie hanno cercato di spiegare le cause della violenza e la vastità del fenomeno (Ali & Naylor, 2013) e, in particolare, una vasta gamma di ricerche si è concentrata sui motivi che spingono una donna a rimanere o a lasciare un partner abusante e/o a riconciliarsi dopo una separazione. Tra le teorie più sviluppate in questo contesto un modello che ha fornito delle spiegazioni rispetto alla scelta delle donne con storie di IPV di continuare o meno la relazione è il modello di investimento di Carol Rusbult (1983), (ad esempio Choice & Lamke, 1997; Johnson & Ferraro, 2000; Rhatigan & Street, 2005). Nel caso di IPVAW (Intimate Partner Violence Against Woman), alcuni studi suggeriscono che le donne vittime di violenza domestica dipendono fortemente dai loro partner (Bergman, Larsson, Brismar & Klang, 1988; Watson et al., 1997), riportando che più alti livelli di dipendenza relazionale predicono un maggior rischio di continuare la relazione maltrattante (Choice & Lamke, 1997; Hydén, 2005) e di perdonare il partner. Infatti, nonostante la letteratura mostri numerose implicazioni positive del perdono di coppia, gli studiosi sanno molto poco sulle potenziali implicazioni negative del perdono nel contesto della violenza domestica. Uno studio condotto da McNulty (2011) sulle coppie ha dimostrato che i coniugi che riferivano di "essere relativamente più indulgenti, hanno subito un'aggressione psicologica e fisica che è rimasta stabile nell'arco di 4 anni" (McNulty, 2011: 770). Inoltre, uno studio di Gordon, Burton & Porter (2004) ha mostrato con un campione di donne residenti in un centro antiviolenza che il perdono mediava la relazione tra attribuzioni di responsabilità delle violenze al partner e intenzione di ritornare con il partner. Altrettanto vero che una gamma di studi su campioni della popolazione generale e clinica diversi dalle donne vittime di IPV, ma comunque esposte a uno o più traumi psicologici, hanno mostrato gli effetti protettivi del perdono sul malessere psicologico delle persone (Romero, Kalidas, Elledge, Chang, Liscum, and Friedman, 2006). Obiettivi l’obiettivo del primo studio era duplice, ovvero analizzare il perdono del partner entro il modello di impegno e dipendenza (Rusbult, 1983) rispetto all’intenzione della donna di tornare con il partner abusante; dall’altra parte indagare gli effetti del perdono, in particolare del perdono di sé, sulla riduzione della sintomatologia psicologica delle vittime di IPV. L’obiettivo del secondo studio, che è stato sviluppato a partire dai risultati del primo, era verificare cosa potesse determinare il perdono di condotte abusanti da parte partner, in un campione di giovani donne che non erano implicate in storie di IPV per analizzare, in un’ottica preventiva, cosa contribuisce a perdonare agiti violenti del partner, specialmente in una fase iniziale della relazione. Metodologia: il primo studio correlazionale ha previsto la somministrazione di un questionario a donne vittime di IPV che hanno deciso di chiedere aiuto in seguito alle violenze subite dal partner. Il questionario ha rilevato al T1 (tempo 1) le tipologie e le frequenze di violenza subita e i fattori di rischio che abbiamo ipotizzato essere legati alla recidiva della violenza e al T2 (tempo 2) le effettive riconciliazioni o separazioni con il partner maltrattante. Il secondo studio invece, di tipo sperimentale - between subject - ha previsto la somministrazione di scenari ipotetici di diverse tipologie di condotte violente del partner – aggressione agita per la prima volta oppure già avvenuta in passato - misurando poi le intenzioni delle studentesse di perdonare o meno il partner, attraverso una misura di perdono standardizzata. Risultati: lo studio 1 ha rilevato che la dipendenza emotiva, nel nostro campione di donne con esperienze di IPV, predice l’intenzione di tornare con il partner. Il perdono del partner è un mediatore forte in grado di spiegare questa relazione, rafforzando l’associazione tra dipendenza emotiva e intenzione di tornare con il partner. Inoltre, alti livelli di perdono, soprattutto quando la speranza di un cambiamento del partner era alta e quando la percezione del rischio futuro era bassa, favorivano una più chiara predizione dell’intenzione di tornare con il partner. Per quanto riguarda, invece, gli effetti del perdono del partner e del perdono di sé sul benessere della donna, in termini di riduzione della sintomatologia traumatica e depressiva, è emerso che alti livelli di unforgiveness (dimensione negativa di perdono del partner) erano associati ad un incremento di PTSD e sintomi depressivi. Altresì il perdono di sé sembra essere una variabile cruciale a spiegare la sintomatologia psicologica delle donne, in particolare la dimensione di auto critica è positivamente associata sia ai sintomi depressivi che alla sintomatologia post traumatica, mentre la dimensione positiva di perdono di sé, anche definita auto-accettazione, è inversamente associata al PTSD. I risultati del secondo studio indicano che il perdono del partner in contesti ipotetici di violenza viene predetto dalla tipologia della violenza. In particolare, la violenza psicologica viene perdonata in misura maggiore rispetto alla violenza fisica, in quanto percepita come meno grave, come rilevato nell’analisi di mediazione. Infatti abbiamo scoperto che la tipologia della violenza è predittiva del perdono soprattutto quando è mediata dalla percezione della gravità della condotta violenta. È emerso inoltre che la frequenza della violenza è una discriminante statisticamente significativa solo nel caso della violenza psicologica, tale per cui viene perdonato di più l’episodio di aggressione psicologica se è la prima volta che capita. Altresì sono state condotte delle analisi di mediazione e moderazioni per analizzare il ruolo l’attribuzione a sé delle violenze e della percezione della gravità della condotta abusiva, sull’intenzione di perdonare il partner. Queste scoperte si uniscono a pochi altri studi che potrebbero contribuire ad aumentare un piccolo gruppo di ricerche che ha dimostrato come il perdono del partner possa essere un fattore di rischio di ri-vittimizzazione per donne con esperienze di IPVAW. Limiti: i limiti del primo studio riguardano la difficoltà di reclutamento delle partecipanti al T2, tale per cui non è stato possibile confermare, attraverso la fase longitudinale, le scoperte riportate nella fase correlazionale, se non in forma preliminare. I limiti del secondo studio riguardano invece la scelta metodologica di proporre scenari ipotetici. Sarebbe opportuno svolgere ulteriori ricerche su giovani studentesse o giovani donne della popolazione generale che abbiano effettivamente subito forme lievi di violenza da parte del partner, in un’ottica preventiva, per verificare se effettivamente le variabili emerse in questo studio come determinanti rispetto all’intenzione di perdonare il partner, siano effettivamente centrali anche in situazioni di violenza reali. Prospettive future: Ulteriori ricerche, con un campione più ampio di donne vittime di IPV, potrebbero confermare questo risultato e quindi sottolineare la pericolosità della dimensione positiva di perdono del partner nei contesti di IPV. Inoltre, in un’ottica di supporto alla donna, sulla base di questi risultati, i programmi di intervento rivolti vittime di IPV potrebbero prevedere una fase in cui, pur lavorando sull’abbassamento dei livelli di rabbia e rancore verso il partner - in quanto connessi a un peggioramento della salute psicologica della donna - unforgiveness - si espliciti il rischio di avere atteggiamenti benevoli, concilianti e positivi nei confronti dell’abusante, in particolare nella fase iniziale dopo la separazione. Sarebbe opportuno, altresì, costruire interventi in grado di promuovere l’abbassamento dell’auto critica e del risentimento verso sé stesse per le esperienze dolorose e traumatiche sofferte all’interno della propria relazione, e favorire l’auto-accettazione della propria storia e del proprio passato, in un’ottica di miglioramento della propria salute psicologica. A partire invece dai risultati del secondo studio, gli sforzi futuri dovrebbero esaminare naturalisticamente questi processi valutando le attribuzioni e le percezioni di gravità successive agli eventi violenti reali, nelle giovani coppie, soprattutto per quanto riguarda la violenza psicologica, in quanto percepita come meno grave e non sempre considerata una forma di violenza.
Literature has shown that more than 30% of women, in the world, have reported violence experience by their partner or former partner (Devries et al., 2013; Stöckl et al., 2013). Several theories tried to explaine the causes of violence (Ali & Naylor, 2013) and especially, a wide range of research focused on the reasons why a woman remains or leaves an abusive partner and / or reconcile with him after a separation. Among the most developed theories in this context a model that provided explanations regarding the choice of women with IPV stories to continue or not the relationship is the Investment Model of Carol Rusbult (1983), (eg Choice & Lamke, 1997; Johnson & Ferraro, 2000; Rhatigan & Street, 2005). In the IPVAW context (Intimate Partner Violence Against Woman), some studies suggest thet women with IPV experience are strongly dependent from their partner (Bergman, Larsson, Brismar & Klang, 1988; Watson et al., 1997), reporting that higher levels of relational dependence predict un higher risk to continuate the abusive relationship (Choice & Lamke, 1997; Hydén, 2005) and to forgive the partner. Indeed, although the literature shows numerous positive implications of forgiveness in couples, scholars know very little about the potential negative implications of forgiveness in the context of domestic violence. A study conducted by McNulty (2011) on couples showed that spouses who reported "being relatively more forgiveness, suffered psychological and physical aggression that remained stable over 4 years" (McNulty, 2011: 770) . Furthermore, a study by Gordon, Burton & Porter (2004) showed - with a sample of women residing in an anti-violence refuge center - that the forgiveness mediated the relationship between attributions of responsibility for the violence to the partner and the intention to return with him. It is equally true that a range of studies on samples of the general and clinical population - differents than women who were victims of IPV - still exposed to one or more psychological traumas, showed the protective effects of forgiveness on people's psychological distress (Romero, Kalidas, Elledge, Chang, Liscum, and Friedman, 2006). Aim. The objective of the first study was twofold: analyzing the forgiveness of the partner within the model of commitment and dependence (Rusbult, 1983) on the woman's intention to return with the abusive partner; on the other hand, investigating the effects of forgiveness, especially self-forgiveness, on the reduction of the psychological symptomatology of the victims of IPV. The objective of the second study, which was developed from the results of the first, was to verify the predictive variables of the forgiveness of an abusive behavior acted by the partner, in a sample of young women who were not involved in an abusive relationship, so to analyze - in a preventive view - what contributes to forgive the partner's violent acts, especially at an early stage of the relationship, Methodology: with the first correlational study we have administered a questionnaire to a group of women victims of IPV who decided to seek help following the violence suffered by the partner. The questionnaire measured at T1 (time 1) the types and frequencies of violence suffered and the risk factors that we hypothesized to be linked to the recurrence of violence and at T2 (time 2) the actual reconciliations or separations with the maltreating partner. The second study, on the other hand, of an experimental type - between subjects - provided for the administration of hypothetical scenarios of different types of violent behavior of the partner - physical or psychological aggression acted for the first time or already happened in the past - then we measured the intentions of the students to forgive or not the partner, through a standardized forgiveness scale. Risultati: study 1 found that emotional dependence, in our sample of women with IPV experiences, predicts the intention to return with the partner. The forgiveness of the partner is a strong mediator able to explain this relationship, strengthening the association between emotional dependence and intention to return with the partner. Furthermore, high levels of forgiveness - especially when the hope of a partner change was high and when the risk perception to suffer further violenc was low, favored a clearer prediction of the intention to return with the partner. On the other hand, as regards the effects of partner's forgiveness and self-forgiveness on the well-being of women, in terms of reducing post traumatic and depressive symptoms, it has emerged that high levels of unforgiveness (negative dimension of partner forgiveness) were associated with an increase in PTSD and depressive symptoms. Furthermore - consistently with our hypotheses - self-forgiveness was a crucial variable to explain the psychological symptomatology of women, in particular the self-criticism is positively associated both to depressive symptoms and post-traumatic symptomatology, while the positive dimension of self-forgiveness, also defined self - acceptance, is inversely associated with PTSD. The results of the second study indicate that the forgiveness of the partner in hypothetical contexts of violence is predicted by the type of violence. In particular, psychological violence is more forgiven than physical violence, as perceived as less serious, as noted in the analysis of mediation. In fact we have discovered that the typology of violence is predictive of forgiveness, especially when it is mediated by the perception of the gravity of violent conduct. It also emerged that the frequency of violence is a statistically significant discriminant only in the case of psychological violence, such that the episode of psychological aggression is more forgiven if it is the first time that it happens. In addition, analyzes of mediation and moderation were conducted to analyze the role of the attribution of violence to oneself and of the perception of the severity of the abusive conduct, on the intention to forgive the partner. These findings are combined with a few other studies that could help increase a small group of research that has shown how partner forgiveness can be a risk factor for re-victimization for women with IPVAW experiences. Limits: the limits of the first study concern the difficulty of recruitment of participants in T2, such that it was not possible to confirm, through the longitudinal phase, the findings reported in the correlational phase; however, we reported also the results of the second phase of the study, but in a preliminary form. The limits of the second study concern the methodological choice to propose hypothetical scenarios. It would be advisable to carry out further research on young female students or young women in the general population who have effectively undergone mild forms of violence by the partner, in a preventive perspective, to verify whether the variables that emerged in this study are, actually, decisive with respect to the intention of forgive the partner, even in real context of IPV. Future perspectives: further research, with a larger sample of women victims of IPV, could confirm our results and therefore underline the danger of the positive dimension of partner forgiveness in IPV contexts. Moreover, with a view to supporting women, the IPV could foresee a phase in which, while working on the lower levels of anger and resentment towards the partner (unforgiveness) - as they are connected to worsening of the psychological health of the woman - attention could be focused on the risk of benevolent feelings, conciliatory and positive attitudes towards the abuser partner, especially in the first phase after separation. It would also be important to construct interventions able to promote the reduction of self-criticism and resentment towards oneself for the painful and traumatic experiences suffered within one's own relationship and increasing the self-acceptance of one's own history and just past, with positive effects on the psychological well-being. Starting from the results of the second study, future efforts should examine these processes in a natural context, evaluating the attributions and perceptions of gravity subsequent to real violent events, in young couples, especially as regards psychological violence, as perceived as less serious and not always considered a form of violence.
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La, Cara Roberta. ""Dalla violenza endofamiliare allo stalking. Instaurazione del legame di coppia, processi culturali tradizionali e vulnerabilità"." Doctoral thesis, Università di Catania, 2014. http://hdl.handle.net/10761/1587.

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Abstract:
Scopo di questa ricerca è una descrizione di alcune dinamiche che si riscontrano all interno delle famiglie che presentano delle problematiche di violenza domestica e di stalking, inteso non come un fenomeno isolato e determinato ma come un punto lungo un continuum preceduto da vessazioni e violenze di varie forme. Gli studi di cui la letteratura ci porta a conoscenza di stampo psicologico e criminologico si sono incentrati, perlopiù, sull individuazione di un certo profilo del reo, su dipendenze patologiche e su analisi circa la complementarità dei profili personologici dei membri della coppia patogena, che appaiono avere un significato rilevante sull andamento della spirale di violenza. Soprattutto, essi si sono soffermati sulla presenza degli script che si identificano all interno di queste famiglie e come questi si ricolleghino alla formazione dei legami di attaccamento che si creano tra i membri della famiglia stessa. I risultati più significativi emersi da tali analisi indicano che esiste una correlazione tra tipo di legame stabilito dai soggetti con i genitori, tipologia di famiglia di provenienza e la condizione attuale. Nello specifico, essi concludono che stile di attaccamento e tipologia familiare sono determinanti nella spiegazione dell aggressività all interno della famiglia. In questi studi emerge una complementarità del tipo di seguito riportato: lo stile di attaccamento della vittima è di tipo insicuro-evitante. Detto attaccamento è tipico della famiglia disimpegnata-rigida e si accoppierebbe, in maniera complementare, allo stile insicuro-ambivalente dell aggressore, proveniente quest ultimo da una tipologia familiare invischiata-caotica . Gli studi sulla formazione della coppia basati sulla teoria dell attaccamento confermano che gli accoppiamenti avvengono tra sicuri e tra insicuri: i sicuri tenderebbero, dunque, ad avere compagni altrettanto sicuri, cosi come gli insicuri evitanti si accoppierebbero con gli insicuri ambivalenti, salvo poi concludere, nonostante le correlazioni esplicitate, che lo stile di attaccamento può variare nel corso della vita e che tutti gli accoppiamenti sono possibili. La nostra ricerca, alla luce di analisi secondarie delle storie delle vittime di violenza intrafamiliare unitamente ai fatti riportati dalla cronaca, ha mostrato qualche perplessità circa la necessaria complementarità degli stili di attaccamento tra vittima e reo e circa la correlazione tra il loro attaccamento e la tipologia familiare percepita, ritenendo dubbia l inferenza all universo di riferimento, dal momento che la stessa teoria riserva margini di mutamento che rendono problematica, a nostro avviso, ogni tipo di classificazione. L indagine empirica condotta ha tentato di testare le classificazioni fornite dai succitati studi, giungendo ad allontanarsene per pervenire all emersione di una realtà trasversale declinata in termini prevalentemente culturali.
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Succurro, Antonella <1995&gt. "Vivere e uscire da una relazione con partner violento: un’etnografia su esperienze e pratiche nel Cosentino." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/18967.

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Abstract:
Il presente elaborato è frutto di una ricerca etnografica condotta, secondo le disposizioni governative anti-Covid19, in contatto diretto e “mediato” in due centri antiviolenza del Cosentino, di cui uno gestisce una casa rifugio. La ricerca si è sviluppata seguendo due punti di vista sulla violenza di genere: quello delle donne con partner violento, nei loro vissuti e “percorsi di uscita dalla violenza”, e quello delle operatrici, nel lavoro che portano avanti nelle due strutture di cui vengono presentate le due differenti modalità d’azione. L’obiettivo della ricerca è stato quello di indagare le esperienze delle donne, le pratiche delle operatrici e i rapporti che si creano tra le due parti, con l’intento di restituire, in prospettiva antropologica, la complessità e le connessioni che si creano tra i vissuti di violenza, i “percorsi di uscita”, il lavoro svolto nei centri antiviolenza e l’attuazione delle politiche pubbliche “contro la violenza di genere”.
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Hernández, Hidalgo Patricia. "La victimización en la pareja y la respuesta del Sistema de Justicia Penal." Doctoral thesis, Universitat de Lleida, 2016. http://hdl.handle.net/10803/393860.

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Abstract:
La violencia de pareja en sentido amplio y la respuesta del sistema de justicia penal es el objeto de estudio de la tesis. Desde una perspectiva conceptual, el trabajo se inicia abordando la victimización entre personas próximas y unidas por un vínculo emocional así como sus diferentes tipologías, reflexionando acerca de la idoneidad de la actual respuesta del sistema de justicia penal. El análisis de la violencia de pareja se lleva a cabo desde una perspectiva victimológica y jurídica, revisando los datos oficiales, encuestas e investigaciones internacionales sobre prevalencia o factores de riesgo así como las principales aportaciones teóricas de la criminología, la victimología y el derecho penal, desde una perspectiva crítica. Como aportaciones, se propone la introducción de una atenuante que tenga en cuenta la participación de la víctima en la creación del riesgo penalmente relevante así como la articulación de un proceso restaurativo a aplicar en aquellos casos en los que exista voluntad de las partes y en los que concurra, también, el criterio favorable del equipo de profesionales.
d'una perspectiva conceptual, el treball s'inicia abordant la victimització entre persones properes i unides per un vincle emocional i les seves diferents tipologies, reflexionant sobre la idoneïtat de l'actual resposta del sistema de justícia penal. L'anàlisi de la violència de parella es duu a terme des d'una perspectiva victimològica i jurídica, revisant les dades oficials, enquestes i recerques internacionals sobre prevalença o factors de risc així com les principals aportacions teòriques de la criminologia, la victimología i el dret penal, des d'una perspectiva crítica. Com a aportacions, es proposa la introducció d'una atenuant que tingui en compte la participació de la víctima en la creació del risc penalment rellevant així com l'articulació d'un procés restauratiu a aplicar en aquells casos en els quals existeixi voluntat de les parts i en els quals concorri, també, el criteri favorable de l'equip de professionals.
Intimate partner violence in a general sense and the response of the criminal justice system is the subject matter of the thesis. From a conceptual perspective, the work begins addressing victimization among closeness people joined by an emotional attachment as well as its different types, reflecting on the adequacy of the current response of the criminal justice system. The analysis of intimate partner violence takes place from a victim and legal perspective, reviewing official data, surveys and international research on the prevalence or risk factors as well as the main theoretical contributions of criminology, victimology and criminal law, from a critical perspective. As inputs, the introduction of a mitigating factor that takes into account the participation of the victim in the creation of relevant criminal risk and the articulation of a restorative process to be used in cases where there is will of the parties is proposed and the attend, also, the favorable judgment of the professional team.
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Sánchez, Lorente Segunda. "Estudio longitudinal del impacto de la violencia de pareja sobre la salud física y el sistema inmune de las mujeres." Doctoral thesis, Universitat de València, 2009. http://hdl.handle.net/10803/10204.

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Abstract:
Introducción: Diversos estudios transversales han demostrado el impacto negativo quela violencia de pareja tiene en la salud mental, en la salud física y en el funcionamientode los sistemas fisiológicos de las mujeres. Si bien, han sido pocos los estudioslongitudinales realizados para establecer la evolución de dicho impacto en la salud delas mujeres a lo largo del tiempo. Objetivos: En este estudio se pretendió, en primerlugar, determinar la evolución del estado de salud física y del funcionamiento delsistema inmune de las mujeres víctimas de violencia de pareja y, en segundo lugar,establecer los factores personales y sociales que contribuyen a la recuperación de lasalud o la perjudican. Métodos: Las mujeres (n=91) que participaron en un estudiotransversal previo (T-1) fueron evaluadas tres años después (T-2): mujeres víctimas deviolencia psicológica (n=23), mujeres víctimas de violencia física/psicológica (n=33) ymujeres control en cuya relación de pareja no existía violencia (n=35). Tanto en elestudio transversal (T-1) como en el estudio longitudinal (T-2) se llevaron a caboentrevistas estructuradas a través de las cuales se recogió información sobrecaracterísticas sociodemográficas, relaciones de pareja, características de la violencia depareja, historial de victimización, salud física, apoyo social y acontecimientos vitales. Elestado de salud física de las mujeres se midió a través de tres indicadores: incidencia desíntomas físicos, incidencia de enfermedades físicas y utilización de servicios de salud.Finalmente, en ambos momentos temporales se recogieron muestras de saliva paraevaluar el control del sistema inmune sobre el virus Herpes simple tipo 1 (HS-1) através de tres medidas: neutralización del virus HS-1, cantidad de inmunoglobulina A(IgA) específica contra el virus HS-1 (IgA HS-1) y cantidad total de IgA en la saliva(IgA total). Resultados: La incidencia de síntomas físicos disminuyó significativamentea lo largo del tiempo en ambos grupos de mujeres víctimas de violencia de pareja,psicológica y física/psicológica, si bien se observó una mayor disminución en lasmujeres víctimas de violencia física/psicológica. Los factores que contribuyeron a estarecuperación fueron el estado de salud física de las mujeres en T-1, el grado de apoyosocial percibido y el cese de la violencia física. Por el contrario, los factoresperjudiciales para su recuperación fueron el consumo de psicofármacos, la convivenciacon el agresor, las experiencias de victimización en la edad adulta durante T-2, lapercepción negativa de los acontecimientos vitales y el mantenimiento de la violenciapsicológica. Por otro lado, en las mujeres víctimas de violencia física/psicológica seprodujo una disminución a lo largo del tiempo en la cantidad total de enfermedadesagudas padecidas, así como en el número de veces que utilizaron los servicios deurgencia por motivos de violencia. En cuanto al funcionamiento del sistema inmune a lolargo del tiempo, las mujeres víctimas de violencia física/psicológica mostraron unaumento tanto en la capacidad para neutralizar el virus HS-1 como en los niveles de IgAHS-1. El cese de la violencia física fue el principal factor predictor de dicharecuperación. Conclusiones: Este estudio muestra que es posible la recuperación de lasalud física previamente deteriorada en mujeres que han sido víctimas de violencia depareja, psicológica o física/psicológica. Además, indica que es posible la recuperacióndel control inmune sobre el virus HS-1 en mujeres que han estado expuestas a violenciafísica/psicológica a pesar de su baja capacidad antiviral inicial. Son necesarios otrosestudios longitudinales para determinar los factores que mejor predicen la recuperaciónde la salud de las mujeres con la finalidad de diseñar programas de intervención máseficaces.
Introduction: Several cross-sectional studies have demonstrated the negative impactthat intimate partner violence (IPV) has on women's health. However, few longitudinalstudies have been carried out to establish the course of this impact over time.Objectives: This study pretended to determine the course of the physical health and theimmune system function on women victims of IPV and to establish the factors thatcontribute or impair to its recovery. Methods: Women (n=91) who took part in aprevious cross-sectional study (T-1) were evaluated three years later (T-2): victims ofpsychological IPV (n=23), victims of physical/psychological IPV (n=33) and controlwomen (n=35). Information about characteristics of IPV, physical health and lifestylevariables was obtained by structured interviews. Finally, saliva samples were collectedto assess the immune system control over Herpes simplex virus type 1 (HSV-1).Results: The incidence of physical symptoms decreased in time in both groups ofwomen, psychological and physical/psychological victims of IPV. Factors thatcontributed to this recovery were the women's health condition in T-1, the socialsupport and the physical IPV cessation. On the contrary, factors that impaired thisrecovery were the psychopharmacological treatment, the cohabitation with theaggressor, the experiences of victimization during T-2, the negative perception of lifeevents and the continuation of psychological IPV. Furthermore, the amount of acutediseases suffered by women and the visits to emergency rooms because of violencereasons decreased in time in physical/psychological IPV victims. With regard to thecourse of immune system over time, women who were victims ofphysical/psychological IPV had a significant improvement in both the capacity toneutralize HSV-1 and HSV-sIgA levels. Physical IPV cessation was the main predictorof this recovery. Conclusions: This study shows that physical health recovery ispossible in women that have been IPV victims. Furthermore, it shows that recovery ofimmune control over HSV-1 is possible in women who have been exposed tophysical/psychological IPV. Other longitudinal studies are needed to determine whichfactors best predict the restoration of health in order to design effective interventionprograms.
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Eriksson, Fändriks Emelie, and Sanna Wilgodt. "Att få frågan om våldsutsatthet som en del av anamnesen : en integrativ litteraturöversikt." Thesis, Uppsala universitet, Institutionen för folkhälso- och vårdvetenskap, 2017. http://urn.kb.se/resolve?urn=urn:nbn:se:uu:diva-334136.

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Abstract:
Bakgrund: Nästan hälften av de svenska kvinnorna har blivit utsatta för våld eller hot om våld någon gång under sin livstid. Våld mot kvinnor i nära relation är ett globalt hälsoproblem och ett av de största hoten mot kvinnors hälsa. Syfte: Att undersöka patienters upplevelse av att få frågan om våldsutsatthet som en del av anamnesen. Metod: En integrativ litteraturöversikt av elva vetenskapliga artiklar. Sökningar gjordes med hjälp av databaserna PubMed och CINAHL. Resultat: Det huvudsakliga resultatet var att patienter ställer sig positiva till att rutinmässigt bli tillfrågade om erfarenheter av våld. Patienternas åsikter och upplevelser av att få frågor om våldsutsatthet som en del av anamnesen påverkas av frågeställningarnas kontext - vem som ställer frågor, hur frågorna ställs och i vilket sammanhang. Sammanfattning: Våld är ett strukturellt, organisatoriskt och individuellt problem. Våldet är ett folkhälsoproblem och ett utbrett samhällsproblem och vården misslyckas i många fall att fånga upp och hjälpa våldsutsatta. Vårdpersonal känner sig osäkra på att ställa frågor om patienters erfarenheter av våld och större kunskap inom ämnet kan stävja den osäkerhet och rädsla som finns för att beröra våld i nära relation.
Background: Nearly half of the Swedish women have been victims of abuse or threat of abuse during their lifetime. Intimate partner violence is a global health problem and one of the greatest threats to women’s health. Aim: To investigate patient’s experience of being asked about abuse as part of medical history taking. Method: A integrative review of eleven scientific articles. Searches were made using the PubMed and CINAHL databases. Results: Patients were positive about being routinely asked about experiences of abuse. Patients’ opinions and experiences of getting questions about violence as a part of medical history taking are influenced by the context of these questions – who asks, how the questions are asked and in what context. Conclusion: Violence is a structural, organizational and individual problem. Abuse is a public health problem and a widespread social problem. In many cases, healthcare fails to identify and help affected women. Healthcare professionals feel insecure about asking questions about patients’ history of abuse and larger knowledge can curb the uncertainty and fear that exist in order to deal with intimate partner violence.
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Halldén, Jenny. "Att möta barn som bevittnat våld i nära relationer : En kvalitativ studie om hur behandlare inom socialtjänsten och barnpsykiatrin bemöter och skapar förtroendefulla relationer till barn som upplevt våld i nära relationer." Thesis, Linnéuniversitetet, Institutionen för pedagogik (PED), 2015. http://urn.kb.se/resolve?urn=urn:nbn:se:lnu:diva-43282.

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Abstract:
Denna kvalitativa studie undersöker hur behandlare inom socialtjänsten och barnpsykiatrin möter och skapar förtroende tillbarnsom har bevittnat våld i nära relationeroch vilka metoder som sätts in. Studien baseras på intervjuer med fyra yrkesverksamma personer medstor erfarenhetavatt möta barn som bevittnat våld. Metodentolkas i en form från Antonovskys salutogena modell, känslan av sammanhang, KASAM.Resultatet visaratt som behandlare så måste mötet med barnet sker i sittsammanhang och att det är deras sanning somska vara vägledande. Vidare är det av stor vikt att skapa goda relationer till barnets omsorgsgivare.
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SCOLARI, BALDASSARE. "State Martyr Representation and Performativity of Political Violence." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251176.

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Abstract:
L’indagine prende in esame l’uso e la funzione politica della figura del martire nello spazio pubblico contemporaneo. La ricerca, pur nel riferimento consapevole alla consolidata letteratura ormai classica sull'argomento, ha tra i propri riferimenti filosofici specificatamente la teoria del discorso di Michel Foucault, con la sua metodologia dell’analisi discorsiva, e segue un approccio transdiscipli¬nare fra scienze culturali e filosofia. Essa ha come punto di partenza, come caso di studio, la rappresentazione mediale del politico e statista democristiano Aldo Moro quale martire di stato durante e dopo il suo assassinio per opera delle Brigate Rosse nel 1978. La ricerca si sviluppa sulla scorta dell’ipotesi di una connessione fra procedure di legittimazione dell’autorità politica e delle strutture di potere e l’emergere della figura del martire di Stato. Le rappresentazioni martirologiche sono considerate pratiche discorsive performanti, attraverso le quali la morte di Moro viene ad assumere il significato di un martirio per lo Stato, la Repubblica Italiana e i valori democratici. L’ipotesi di lavoro è che, attraverso l’allocazione dello statuto di martire, la morte di Moro acquisisca il significato di un atto (volontario) di testimonianza della verità assoluta e trascendentale dei diritti umani, garantiti dalla costituzione (in particolare articolo 2 della Costituzione Italiana), così come della necessità dello Stato come garante di tali diritti. Attraverso questa significazione, la figura di Moro assurge inoltre a corpo simbolico dello Stato-nazione, legittimando lo stesso e fungendo da simbolo d’identificazione collettiva con la nazione. Si tratta qui di mettere in luce il rapporto intrinseco fra la figura del martire e una narrazione mitologica dello Stato, dove mito sta a indicare un «assolutismo del reale» (Absolutismus der Wirklichkeit). La ricerca vuole altresì mettere in luce la dimensione strumentale delle rappresentazioni martirologiche di Aldo Moro, le quali hanno mantenuto e tuttora mantengono un’efficacia performativa nonostante il chiaro ed evidente rifiuto, espresso da Moro stesso, di essere sacrificato «in nome di un astratto principio di legalità.» La ricerca si propone di dimostrare la valenza di tale ipotesi di lavoro attraverso l’analisi dell’apparizione e diffusione delle rappresentazioni martirologiche di Aldo Moro in forme mediali differenti nell’intervallo temporale di quattro decenni. Il corpus delle fonti preso in esame include: articoli di giornali e riviste, i documenti prodotti da Moro e della Brigate Rosse durante i 55 giorni di sequestro, trasmissioni televisive (documentari e reportage), opere letterarie e cinematografiche. La teoria discorsiva e l’analisi archeologico-genealogica sviluppate da Michel Foucault fungono da base teorico-metodologica del lavoro. Il taglio transdisciplinare dell’indagine rende necessaria la distinzione di due diversi piani di ricerca. In primo luogo, ci si pone come obiettivo di individuare e analizzare le diverse rappresentazioni come elementi di una formazione discorsiva il cui tema comune è la morte di Aldo Moro. Si tratta di operare una ricognizione, attraverso il lavoro empirico, dei modi di rappresentare l’uccisione di Aldo Moro e di individuare le regole che determinano ciò che può essere detto e mostrato a tale riguardo. In secondo luogo, a partire da qui, ci si propone di fare un’analisi critica dell’uso e della funzione del linguaggio e della simbologia di matrice religiosa all’interno della forma¬zione discorsiva presa in esame. L'obiettivo è di mettere così in luce non solo il dispositivo di legittimazione politica che presiede alla costruzione della figura del martire, ma anche la sua polivalenza.
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VALENTE, LAURA. "GREGORIO NAZIANZENO Eij" ejpiskovpou" [carm. II,1,13. II,1,10] Introduzione, testo critico, commento e appendici." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251619.

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Abstract:
Invitato a Costantinopoli da una delegazione nicena, che ne chiedeva l’intervento a sostegno della comunità ortodossa locale, Gregorio di Nazianzo accantonò il desiderio di dedicarsi alla vita contemplativa e si recò nella Neja ÔRwvmh: non poteva certo immaginare che negli anni trascorsi nella capitale (dagli inizi del 379 al luglio del 381) avrebbe conosciuto, a distanza di breve tempo, l’apice e il fallimento della sua attività politico-ecclestiastica. Alla guida di un piccolo gruppo di fedeli, radunati in una sala udienze privata ribattezzata Anastasia, Gregorio esercitò con impegno i suoi doveri pastorali, spendendosi soprattutto nella lotta dottrinale contro l’eresia ariana. L’elezione come vescovo della città, avvenuta per volere dell’imperatore Teodosio, rappresentò il riconoscimento dei meriti del Cappadoce nella restaurazione e nel consolidamento dell’ortodossia nicena, ma, allo stesso tempo, aprì la strada a una stagione tutt’altro che scevra di asprezze, destinata a lasciare amari ricordi nel cuore dell’autore. Chiamato a presiedere il concilio episcopale del 381, indetto con l’obiettivo di risolvere lo scisma antiocheno e condannare le eresie del tempo, il Nazianzeno sperimentò sulla propria i conflitti interni ed i giochi di potere cui si era ridotto l’episcopato. Alla malattia, che debilitò il fisico dell’autore e ne ostacolò la partecipazione a svariate attività pubbliche, si aggiunse l’ostilità dei colleghi, in particolare di alcuni vescovi egiziani, che contestarono la legittimità della sua elezione sul seggio di Costantinopoli, in quanto già vescovo nella sede di Sasima. Stanco e malato, amareggiato dai continui scontri e dall’ennesimo attacco subito dagli avversari, Gregorio decise di farsi da parte e, rassegnate le dimissioni dalla cattedra episcopale, lasciò Costantinopoli, senza neppure aspettare la conclusione del sinodo. Nella natia Cappadocia, lontano fisicamente dal clima tumultuoso e dai dispiaceri della capitale, ma turbato dalle calunnie e dalle ingiustizie subite da coloro che riteneva amici, il Nazianzeno sfogò le proprie delusioni nella scrittura poetica. All’esperienza costantinopolitana e in particolare al contesto delle dimissioni dalla cattedra vescovile fanno riferimento i carmi oggetto di questa tesi di dottorato: II,1,10 (Ai sacerdoti di Costantinopoli e alla città stessa) e II,1,13 (Ai vescovi), rispettivamente di 18 distici elegiaci e 217 esametri. In essi si intrecciano più suggestioni: la meditazione e il riecheggiamento interiore degli eventi che hanno coinvolto l’autore, la difesa del suo operato, ma soprattutto la violenta invettiva contro i vescovi, scaturita non solo dal risentimento per le vicende personali, ma dallo sdegno dell’autore per la corruzione morale e l’impreparazione della gerarchia ecclesiastica. La tesi di dottorato si apre con una bibliografia ricca e aggiornata degli studi concernenti il Cappadoce; in essa sono indicati i diversi contributi, cui si fa riferimento nel mio lavoro. Segue un’ampia introduzione che presenta i carmi sotto molteplici aspetti. Dal momento che l’invettiva contro i vescovi costituisce l’argomento principale di entrambi i componimenti, ho approfondito innanzitutto questo aspetto, ripercorrendone le testimonianze nell’esperienza biografica e nell’opera letteraria dell’autore: da quanto emerso, la polemica contro la gerarchia ecclesiastica raggiunge certamente il suo apice negli eventi costantinopolitani, ma non va ad essi circoscritta, dal momento che se ne ha traccia anche negli scritti gregoriani riconducibili ai primi anni del sacerdozio e al periodo successivo al ritorno a Nazianzo. Si è cercato poi di stabilire la data di composizione dei carmi in analisi, che, dati i contenuti, furono sicuramente scritti dall’autore nel periodo di ritorno in patria, fase in cui gli studiosi collocano buona parte della produzione poetica del Cappadoce. Più precisamente ho individuato il terminus post quem nel luglio del 381, mese in cui la cattedra costantinopolitana lasciata vacante dal Nazianzeno fu affidata a Nettario: in entrambi i testi, infatti, si fa riferimento a questo personaggio, sebbene non sia menzionato esplicitamente. Segue un’analisi dettagliata della struttura compositiva e delle tematiche dei carmi, nella quale si mostra come, pur nella loro diversità, le due poesie presentino moltissime consonanze e parallelismi a livello strutturale, in particolare nella parte incipitaria, in cui si registra la condivisione dello stesso verso iniziale, e nella sezione conclusiva. Sempre nell’introduzione è affrontato lo studio della tradizione manoscritta e dei rapporti tra i codici: i carmi in oggetto risultano attestati in 34 manoscritti (di cui 17 fondamentali per la costituzione del testo) databili dall’XI al XVI secolo e riconducibili alle raccolte antiche Σ e Δ, nei quali sono traditi sempre uno di seguito all’altro: nello specifico II,1,13 precede immediatamente II,1,10. La parte centrale della tesi è costituita dal testo critico di ciascun carme, seguito da traduzione e commento. La tesi costituisce il primo lavoro di questo tipo per il carme II,1,13; II,1,10 è stato invece oggetto di studio di due recenti edizioni: quella dei primi undici poemata de seipso del Nazianzeno curata da Tuilier - Bady - Bernardi per LesBL ed edita nel 2004 e un’edizione commentata di Simelidis, pubblicata nel 2009. Suddetti lavori non hanno rappresentato un ostacolo al progetto. Nessuno di essi infatti ha previsto lo studio simultaneo dei due testi poetici, che, a mio giudizio, non possono essere compresi a fondo se svincolati l’uno dall’altro; non sono risultati immuni da pecche sotto il profilo della critica testuale; il commento è assente nell’edizione francese, scarno e non sempre condivisibile in quella del Simelidis. La tesi è infine corredata da tre appendici che permettono di seguire la fortuna dei componimenti poetici. La prima di esse è dedicata al Commentario di Cosma di Gerusalemme ai Carmi del Nazianzeno, collocato tra la fine del VII e inizio l’VIII secolo. Il commentario, tradito da un unico manoscritto, il Vaticanus graecus 1260 del XII secolo, ha visto la sua editio princeps nel 1839 a cura del cardinale Angelo Mai nel secondo volume del suo Spicilegium Romanum, ristampata con lievi modifiche nel volume 38 della Patrologia Graeca. Una più recente edizione è stata curata da Lozza nel 2000. Nell’opera di Cosma vengono analizzati trentaquattro versi di carme II,1,13 e due di carme II,1,10; l’ampiezza delle citazioni va da un minimo di un verso a un massimo di 5. Segue un’appendice dedicata alle parafrasi bizantine, che in alcuni manoscritti contenenti i carmi, accompagnano il testo poetico. Tali spiegazioni in prosa, composte in un momento non precisabile della trasmissione dell’opera gregoriana, sono anonime, di diverso livello letterario e da intendere come un testo in continua evoluzione, oggetto di modifiche da parte di ciascun copista. Nel caso dei testi in oggetto le parafrasi trasmesse sono tre, chiamate, sulla scia di studi precedenti, Paraphr. 1, Paraphr. 2, Paraphr. 3 e delle quali la tesi fornisce l’editio princeps. L’ultima appendice è costituita dalla traduzione latina dei carmi di Giacomo Oliva da Cremona, redatta nella seconda metà del XVI secolo per incarico del Cardinal Guglielmo Sirleto e testimonianza del grande interesse per il Cappadoce in questo periodo storico. Il lavoro dell’Oliva, rimasta inedito per la morte del committente e probabilmente anche per il suo scarso valore letterario, è trasmesso da due manoscritti autografi, il Vaticanus Barberinianus lat. 636 (B) e il Vaticanus lat. 6170 (V) e trova nella tesi la sua editio princeps.
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Books on the topic "Violenza del partner"

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Audrey, Mullender, and Aris Rosemary, eds. Is anyone listening?: Accountability and women survivors of domestic violence. London: Routledge, 2003.

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Hard knocks: Domestic violence and the psychology of storytelling. New York, NY: Routledge, 2010.

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Haaken, Janice. Hard knocks: Domestic violence and the psychology of storytelling. New York, NY: Routledge, 2010.

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Liz, Kelly, and Siddiqui Hannana, eds. Moving in the shadows: Violence in the lives of minority women and children. Burlington, VT: Ashgate, 2013.

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Cantini, Federico, and Francesco Salvestrini, eds. Vico Wallari – San Genesio ricerca storica e indagini archeologiche su una comunità del medio Valdarno inferiore fra alto e pieno medioevo. Florence: Firenze University Press, 2010. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-8453-598-6.

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Abstract:
Il volume raccoglie le relazioni presentate nel corso della giornata di studio tenutasi a San Miniato il primo dicembre 2007, dedicata all'indagine storiografica e ad un bilancio della lunga ricerca archeologica condotte sul sito di San Genesio nel Valdarno inferiore, villaggio che ebbe continuità insediativa dall'Antichità al pieno Duecento e che venne definitivamente abbandonato a seguito di una violenta distruzione da parte degli abitanti della vicina San Miniato al Tedesco. La località è nota dalle fonti scritte per alcune assemblee e incontri politici ad alto livello ivi tenutisi fra XI e XII secolo, incontri destinati a svolgere un ruolo significativo nel più ampio contesto della Toscana comunale. L'abitato è stato riportato alla luce nel corso di una quasi decennale campagna di scavo che ha fornito risultati di grande rilievo, tali da farne un interessantissimo case-study. Il volume si pone come momento di confronto fra metodologia storica e archeologica ed ha l'ambizione di evidenziare la grande utilità della collaborazione interdisciplinare sul terreno di realtà campione particolarmente propizie. Nel contempo esso fornisce un primo quadro complessivo circa la storia di un centro abbandonato ma dal passato ricco ed eccezionalmente documentato, proponendo un punto di riferimento per altre analoghe indagini destinate a far luce sulle vicende politiche, sulle istituzioni eclcesiastiche e sulle dinamiche del popolamento nell'Italia medievale.
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In search of a safe place: Abused women and culturally sensitive services. Toronto: University of Toronto Press, 1998.

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1945-, Williams Sue, and Quaker Peace & Service., eds. Being in the middle by being at the edge: Quaker experience of non-official political mediation. London: Quaker Peace & Service, in association with Sessions Book Trust, 1994.

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KHARLIE, Khloe. Mondo con Violenza Sessuale e DisabilitÀ Intellettuali: Una Guida Che Risponde Alla Violenza Sessuale e Intima Del Partner Nella Società. Independently Published, 2022.

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KHARLIE, Khloe. Mondo con Violenza Sessuale e DisabilitÀ Intellettuali: Una Guida Che Risponde Alla Violenza Sessuale e Intima Del Partner Nella Società. Independently Published, 2022.

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Bullismo, Mobbing e Molestie Morali: La Guida Completa per Riconoscere e Sopravvivere All'abuso Sul Posto Di Lavoro, Alla Violenza Domestica, All'abuso Del Partner e All'abuso Sessuale. Independently Published, 2022.

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Book chapters on the topic "Violenza del partner"

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"4. La violenza del partner/ex prima del Covid." In Pensare la violenza contro le donne, 79–95. Rosenberg & Sellier, 2021. http://dx.doi.org/10.4000/books.res.8837.

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"7. Violenza del partner e paura delle donne." In Pensare la violenza contro le donne, 133–50. Rosenberg & Sellier, 2021. http://dx.doi.org/10.4000/books.res.8852.

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3

"2. La violenza del partner contro le donne: sintesi delle conoscenze e questioni aperte." In Pensare la violenza contro le donne, 31–61. Rosenberg & Sellier, 2021. http://dx.doi.org/10.4000/books.res.8827.

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4

López Cantero, Ever José, Angie Borda Montenegro, Luis Orlando Jiménez Ardila, José Raúl Jiménez Molina, Sandra Milena Ruiz Guevara, Magaly Calderón Uribe, and Frank Steward Orduz Gualdrón. "Análisis victimológico de la violencia de género: un énfasis en el contexto intrafamiliar." In Atención a víctimas de violencia basada en género, 99–122. Editorial Universidad Católica de Colombia, 2022. http://dx.doi.org/10.14718/9786287554306.2022.4.

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Abstract:
El abordaje de la violencia basada en género (VBG) muestra una prevalencia de este tipo de violencia en el contexto intrafamiliar. Como parte del marco teórico de la investigación sobre violencia de género y su atención, se ha podido identificar que existen factores asociados al riesgo de ser víctimas de violencia de género, especialmente en el relacionamiento familiar; por ello, este capítulo presenta algunos hallazgos del marco teórico, en particular sobre las características victimológicas asociadas a este tipo de violencia, y las complementa con la revisión de estadísticas oficiales del Instituto Nacional de Medicina Legal y Ciencias Forenses (INMLCF), con el fin de estructurar un análisis que favorezca una mirada integral a la problemática de interés y que complemente la perspectiva criminológica que le dio a la investigación la comprensión de las características asociadas al perfil del agresor como parte de la relación victimal. Entre los resultados de interés se destaca la prevalencia de la violencia física, seguida de la violencia sexual y en menor proporción la violencia psicológica, ante lo cual se proponen posibles interpretaciones alrededor de la invisibilización de la violencia psicológica y una cifra negra, considerando que estas estadísticas toman como referencia la denuncia.
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JIménez Molina, José Raúl, Deisy Alejandra Cárdenas Carrillo, Rosa Angélica Jaramillo Hernández, Angie Juanita Londoño Osorio, Daniel Ricardo Riaño García, and Frank Steward Orduz Gualdrón. "Perspectiva psicojurídica de la violencia de género." In Atención a víctimas de violencia basada en género, 19–40. Editorial Universidad Católica de Colombia, 2022. http://dx.doi.org/10.14718/9786287554306.2022.1.

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Abstract:
El presente capítulo desarrolla una mirada a la violencia de género como resultado de un análisis operacional y jurídico, fundamentado en la relevancia que tiene para toda la sociedad y disciplinarmente para los psicólogos, en especial aquellos que se desempeñan en áreas de incidencia de la política pública y la atención directa a las víctimas. Para ello, se realizó una revisión documental como soporte del marco teórico y el marco jurídico de la investigación, presentando en la primera parte del capítulo un abordaje conceptual sobre el tema, su operacionalización, las características asociadas al perfil de sus actores y los principales mitos respecto al mismo. Como resultado, este capítulo recoge el marco jurídico y parte del marco conceptual de la investigación. Se tomó como referencia para el marco jurídico una revisión y análisis de la legislación nacional e internacional que orienta las respuestas ante la violencia y la atención a las víctimas y un referente ético para el ejercicio profesional del psicólogo.
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"Arquitectura, violencia, justicia y paz La participación en la producción social del espacio." In Reflexiones sobre la violencia desde América Latina, 61–86. Universidad Santiago de cali, 2021. http://dx.doi.org/10.35985/9789585147652.3.

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Abstract:
En el presente trabajo se establece la relación entre la producción social del espacio (en particular de la arquitectura y la ciudad) y el eje de reflexión filosófica: violencia, justicia y paz. Se estructura en tres partes: en la primera, se plantea la estructuración de la violencia a diferentes niveles a través de una mirada crítica del sistema vigente. La segunda muestra interpelación legítima de los oprimidos como primer acto de justicia. Y, el tercer apartado consiste en plantear a manera esencial la consistencia de la participación en la producción social del espacio con miras a una ciudad y hábitat más democráticos y justos.
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Mata Malpica, Ana, María Santos Sebastián, Maylin Almonte Becerril, and Nancy Parra Torres. "VIOLENCIA OBSTÉTRICA EN POBLACIÓN INDÍGENA: CASO HUEHUETLA, PUEBLA." In Salud intercultural: Condiciones y perspectivas desde los pueblos originarios de la Sierra Nororiental. CID - Centro de Investigación y Desarrollo, 2021. http://dx.doi.org/10.37811/cl_w766.11.

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Abstract:
El presente trabajo visibiliza la violencia obstétrica en mujeres indígenas de la comunidad de Huehuetla, situada en la Sierra Nororiental del Estado de Puebla. Un total de 100 mujeres madres de familia con hijos menores de 10 años fueron entrevistadas. Los resultados mostraron que la mayoría de las participantes eran casadas y hablantes de lengua materna “Tutunakú”. El 73% desconoce sobre el tema de violencia obstétrica. El 100% de las mujeres encuestadas mencionó que tuvieron al menos entre 1-2 partos. El 57% presentó algún procedimiento sin su consentimiento, tales como: cesárea, episiotomía, compresión en el abdomen, rasurado genital y administración de medicamentos. Sin embargo, la percepción sobre el trato a la atención por parte del personal de salud refirió que fue bueno. El 82% de las mujeres percibió haber sufrido de violencia psicológica, seguida de la física y verbal. Al correlacionar la presencia de violencia obstétrica se encontró que se asocia a la edad, la escolaridad, el conocimiento sobre violencia obstétrica y el trato por parte del personal de salud. Por ello, es importante informar mediante la promoción de salud, acerca del tema de violencia obstétrica, ya que el desconocimiento respecto al tema hace que las mujeres indígenas de la región sean vulnerables a los malos tratos por el personal de salud; llegando a violar sus derechos reproductivos mediante algunos procedimientos, lo que conlleva a la presencia de violencia física, psicológica y verbal.
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Avellaneda Báez, Raúl. "La estética de la individualidad y la violencia en el cuento El atravesado de Andrés Caicedo." In Ciudad y rebeldía: Estudios sobre la obra de Andrés Caicedo, 11–28. Editorial Universidad Santiago de Cali, 2019. http://dx.doi.org/10.35985/9789585522268.1.

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Abstract:
La literatura establece un entramado de planos textuales, una conversación de escrituras que dan como resultado la identificación de valores culturales a partir de su mensaje; es por esto que ella necesita de elementos que le permitan su resignificación fuera del contexto de una cultura específica. Andrés Caicedo, autor del cuento El atravesado, objeto del presente análisis, es un ejemplo de esta perspectiva.
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Staniland, Paul. "How Armed Orders Change." In Ordering Violence, 38–55. Cornell University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.7591/cornell/9781501761102.003.0003.

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Abstract:
This chapter examines how the core variables introduced in the previous chapter—ideological alignment and tactical overlap—can make sense of mechanisms of change. Both armed groups and governments can shift their ideological positions, altering their political relationship. These are the most consequential changes, affecting the core contours of the political system and the group's place within it. Yet they are also not common: for both groups and governments, major shifts in ideological position are slow, difficult, and usually contested processes. More common, though less dramatic, are changes in tactical overlap. These can be quite fluid, as governments and groups deal with highly dynamic on-the-ground challenges. This suggests that most of the change in groups' political roles we see will be within ideological categories, especially shifts between business partner and undesirable roles within the “gray zone.” But the most important changes in group roles will be across ideological categories.
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Borges Blázquez, Raquel. "Docencia con perspectiva de género: un must en la sociedad actual." In IX Buenas Prácticas de Innovación Docente en el Espacio Europeo de Educación Superior, 45–54. Universidad San Jorge, 2022. http://dx.doi.org/10.54391/123456789/799.

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Abstract:
Aplicar la perspectiva de género en las clases de Derecho Procesal es un must en la sociedad actual. Para llevar a cabo este proceso de deconstrucción utilizo la tecnología como aliada. Realizamos un Kahoot! previo a la impartición de la parte procesal de la asignatura de Género y Violencia donde repasamos los principios procesales básicos. Estos Kahoots! se han realizado en los Grupos de la asignatura de Género y Violencia del Grado en Criminología (35072). El porcentaje de respuestas correctas fue del 64% en el grupo de Valenciano y del 66,06% en el grupo de castellano. Estas respuestas nos muestran la pervivencia de mitos erróneos en el imaginario colectivo, inclusive en el alumnado de Derecho.
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Conference papers on the topic "Violenza del partner"

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González Rodríguez, Shyrley Doris, Eulalia Dolores Pino Losa, and Eulalia Pino. "Domestic violence in partner relations." In 1er Congreso Universal de las Ciencias y la Investigación Medwave 2022;. Medwave Estudios Limitada, 2022. http://dx.doi.org/10.5867/medwave.2022.s2.uta175.

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Martínez Morales, María. "Propuesta de arte comunitario como acción en contra de la violencia de género." In III Congreso Internacional de Investigación en Artes Visuales :: ANIAV 2017 :: GLOCAL. Valencia: Universitat Politècnica València, 2017. http://dx.doi.org/10.4995/aniav.2017.4861.

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Abstract:
Las prácticas colectivas enfocadas desde el arte comunitario son el punto de partida en el trabajo de investigación que abordo desde una perspectiva a/r/tográfica en la presente comunicación. Por tanto, la comunicación tiene como finalidad dar cuenta través de una propuesta desarrollada en contextos comunitarios, de un caso de práctica artística colectiva como forma de reivindicación social. Para ello, la propuesta se divide en tres partes, una primera donde se da cuenta del origen y puesta en marcha del proyecto desde el trabajo colaborativo con diferentes comunidades e instituciones con la intención de intervenir en un espacio público como forma de acción artística colectiva en contra de la violencia de género. A continuación, en la siguiente parte, se desarrolla el proyecto con referentes en el ámbito del artivismo. Finalmente se expone, a modo de conclusión, una un vídeo sobre la acción desarrollada como experiencia artográfica.http://dx.doi.org/10.4995/ANIAV.2017.4861
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"O-027 - EMPLEO DE METODOLOGÍA VIOLENTA EN LOS INTENTOS DE SUICIDIO EN PACIENTES CON PROBLEMÁTICA DE CONSUMO DE TÓXICOS." In 24 CONGRESO DE LA SOCIEDAD ESPAÑOLA DE PATOLOGÍA DUAL. SEPD, 2022. http://dx.doi.org/10.17579/abstractbooksepd2022.o027.

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Abstract:
Material y métodos: Se estudia una muestra de pacientes con trastorno por uso de sustancias que realizan intentos de suicidio. Se divide la población según empleo de metodología violenta o no. Se considera metodología violenta: cortes, ahorcamiento, precipitación, defenestración, ahogamiento, armas de fuego, etc. Se considera metodología no violenta, por el contrario, la sobreingesta de fármacos sedantes y no sedantes. Se revisan las variables sociodemográficas, clínicas y evolutivas asociadas a la metodología distinguiendo también cada grupo según el tipo de consumo (alcohol, cocaína, heroína, cannabis, etc.). El estudio fue aprobado por el Comité de Ética e Investigación Clínica del Hospital Universitario Arnau de Vilanova. Resultados y conclusiones: Se trata de una muestra de 553 pacientes con conducta suicida y diagnóstico de trastorno por uso de sustancias. Respecto al consumo, observamos que, 85.5% consumía alcohol, el 26.2% THC, el 10.7% Cocaína, el 0.7% heroína y el 19.9% presentaban policonsumo de tóxicos. El alcohol lo consumían 47.1% mujeres, el THC 50.3% mujeres, la cocaína el 50.8% mujeres, la heroína 25% mujeres y el policonsumo 38.1% mujeres (p=0.002). La edad del primer intento también varió (OH, 39.2 años; THC, 30.7 ; cocaína, 36.9; heroína, 45.1; policonsumo, 34.4 años) p<0.001. A parte del diagnóstico por TUS (p<0.001), presentaban diagnóstico de trastorno de inicio en la infancia sobre todo los consumidores de cocaína (p=0.001) y trastorno del ánimo los consumidores de cocaína (33.8%), THC (31.7%), OH (29.1%) y policonsumo (12.7%), p=0.005. La metodología no violenta (sobreingesta de sedantes/no sedantes), la emplearon el 86% de los consumidores de OH, el 91% del THC, el 83.1% de los consumidores de cocaína, el 100% de los consumidores de heroína y el 77.3% de los policonsumidores.
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Fonseca, Jéssica Andrade da, and Giovanna Burgos Souto Maior E. Viviane Colares. "INFECÇÕES SEXUALMENTE TRANSMISSÍVEIS EM ADOLESCENTES: UMA REVISÃO SISTEMÁTICA." In I Congresso Brasileiro de Saúde Pública On-line: Uma abordagem Multiprofissional. Revista Multidisciplinar em Saúde, 2021. http://dx.doi.org/10.51161/rems/2854.

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Abstract:
Introdução: As infecções sexualmente transmissíveis (IST´s) estão acometendo cada vez mais a população adolescente. Entre os fatores responsáveis, é possível citar a diminuição da idade para início da vida sexual, não uso de preservativo e o aumento no número de parceria sexual. Alguns estudos relatam ainda a relação entre a violência e o risco para as IST´s. Objetivo: Avaliar a violência como fator de risco as infecções sexualmente transmissíveis em adolescentes. Materiais e métodos: A busca bibliográfica foi realizada nas bases de dados BVS, LILACS, PubMed e SciELO, a partir da estratégia PECO, na qual, P (população) é composta por adolescentes; E (exposição) à violência; C (comparação), não houve e, no O (outcomes ou desfecho), temos infecções ou doenças sexualmente transmissíveis. A partir disso, utilizou-se a seguinte estratégia de busca: ((adolescent OR teen OR child) AND (violence OR sex offenses OR exposure to violence OR child abuse OR violence against women OR gender-based violence OR domestic violence OR intimate partner violence)) AND (sexually transmitted infections OR sexually transmitted disease). Foram incluídos: estudos clínicos, estudos comparativos, teste clínico controlado, estudo multicêntrico, estudo observacional e ensaio clinico randomizado. A revisão sistemática foi registrada no PROSPERO sob o número CRD42021273079. Os revisores foram cegos e independentes durante as fases de seleção por títulos/resumos e leitura do artigo na íntegra. Resultados: Foram encontrados 502 artigos nas bases de dados selecionadas, destes 18 (duplicados) foram excluídos. Resultando em 484 artigos para triagem de títulos e resumos por 2 (duas) autoras, realizou-se o teste de KAPPA que apresentou um índice de concordância entre as autoras de 0,9, considerado excelente. Restando 78 artigos para leitura na integra. Considerações finais: Com o seguimento das próximas etapas do presente estudo, avaliaremos a violência como fator de risco para IST´s.
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Martín, Sergio. "Sturm der Bilder: Registros Videográficos de las Actitudes Iconoclastas." In II Congreso Internacional Estéticas Híbridas de la Imagen en Movimiento: Identidad y Patrimonio. Valencia: Universitat Politàcnica de València, 2021. http://dx.doi.org/10.4995/eshid2021.2021.13238.

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Abstract:
La propuesta de Sturm der Bilder es un recorrido por el gesto destructivo del ser humano hacia las imágenes y, en consecuencia, sobre sus contextos identitarios. Tradicionalmente, los fenómenos iconoclastas son reducidos a ciertas crisis de la imagen que no abarcan las complejidades de esta actitud frente a lo ideológico. Es así como las políticas visuales hegemónicas se ven disueltas frente a la ruina de su representación, mostrando la violencia de los relatos institucionales. Para ello, este vídeo documenta esos registros que se trasladan desde el patrimonio cultural hasta los mismos cuerpos humanos. Por otra parte, el propio vídeo se relaciona directamente con el debate de la herencia patrimonial, dominada a través de estrategias iconoclastas que inciden en el asesinato simbólico. No obstante, estos mismos actos han logrado abrir en cada ocasión el análisis de la conservación y la gestión cultural. Este hecho, a su vez, señala cómo los nuevos medios, como el vídeo y la fotografía, pueden ser tecnologías del registro para la documentación y preservación a falta del referente, como sucedió con el fotolibro de Jean Cocteau “La muerte y las estatuas” (1946). Por ende, el vídeo preservaría a las imágenes como fragmentos, fugaces e hirientes como recuerdos, a modo de resguardar la memoria desde la copia y la reproductibilidad. Por todo ello, el cortometraje busca las huellas fenomenológicas a través de los gestos reflejados en la gestión de la violencia hacia las imágenes en la historia. Un viaje del pensamiento crítico en manos de una vehemencia que falla en ocultar la posibilidad de verdad tras el acto de lo conocido como “la destrucción del arte”.
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García de Mateos Sanchis, Claudia. "Retrato de una Cerilla. El Ensayo Audiovisual como Posicionamiento Crítico en la Sociedad del Rendimiento." In II Congreso Internacional Estéticas Híbridas de la Imagen en Movimiento: Identidad y Patrimonio. Valencia: Universitat Politàcnica de València, 2021. http://dx.doi.org/10.4995/eshid2021.2021.13219.

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Abstract:
Byung-Chul Han, en La sociedad de la transparencia (2013), describe el síndrome psíquico de Burnout. En resumen, es un estado de agotamiento físico, emocional o mental, un cansancio emocional que provoca la despersonalización, con consecuencias para la autoestima así como la pérdida del interés y el sentido de la responsabilidad. Esta situación ha sido provocada y aprovechada por el neocapitalismo liberal, ofreciendo la oportunidad de suplir ese vacío existencial con la realización personal a través del trabajo, de la producción. Sin embargo, para hacer esto posible, no se ejerce una violencia física externa que obliga, propia de una sociedad disciplinaria, sino que viene de una voz interna identificada como personal y propia que repite en bucle que siempre es posible hacer un poco más para llegar un poco más alto y ser un poco mejor que ayer. ¿Cuál es el origen de esta necesidad? ¿Es natural la constante propuesta de superación y mejora? ¿Es posible detectar y parar esos mecanismos neuronales que obligan al sujeto a rendir hasta límites insanos física y mentalmente? Retrato de una cerilla. Bloque I: Identificación es un ensayo audiovisual que conforma la primera parte de una investigación audiovisual compuesta de cuatro bloques transdisciplinares en relación con los mecanismos individuales y sociales que potencian la violencia neuronal derivada del autorrendimiento. El proyecto nos plantea una cuestión clara: ¿la autoexigencia que se ha llegado a comprender como parte intrínseca de la personalidad es natural o es, por el contrario, un comportamiento inducido y naturalizado hasta el punto de hacerlo pasar como propio? A través de las aportaciones conceptuales y formales de lenguajes audiovisuales tales como el apropiacionismo y el uso de montajes de corte rítmico e intelectual, Retrato de una cerilla defiende el arte como crítica y resistencia al nuevo modelo de sociedad derivado del neocapitalismo postmoderno.
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Lopera, Steve, Tatiana Isaza, Catira Vargas, Melissa Valdés, and Jhon García. "Cuerpo vestido para la expresión sensible." In Encuentros Diseño Social RAD 2020. Bogotá, Colombia: Red Académica de Diseño - RAD, 2021. http://dx.doi.org/10.53972/rad.etrads.2020.1.123.

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Abstract:
Nuestra propuesta fue creada a partir de una iniciativa del semillero de Interrelaciones de la Corporación Universitaria Colegiatura Colombiana con el fin de contribuir a la necesidad de promover acciones comunitarias que conecten y sensibilicen la sociedad civil con relación a la violencia producto del conflicto armado y otros conflictos sociales. Para ello nos basamos en recursos simbólicos a través del arte, el vestido y la memoria de los conflictos y las diversas violencias que enfrentamos en nuestro país, en particular el conflicto armado y las violencias derivadas del mismo. En síntesis, se hicieron tres grandes propuestas: Metamorfosis (enfocada en conflicto y memoria), Desastres naturales en Medellín y El Teatro de la Memoria (enfocado en la desaparición forzada). Sin embargo, por cuestiones de espacio no se expondrán en detalle.
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Gil Alzate, Alejandro. "Moda, identidad y consumo en Apartadó Antioquia." In Encuentro de investigación formativa en Diseño – Semilleros y Grupos de investigación RAD 2022. Cali, Colombia: Red Académica de Diseño - RAD, 2022. http://dx.doi.org/10.53972/rad.eifd.2022.4.8.

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Abstract:
El interés de esta investigación se centra en analizar la comunidad de la feria artesanal del CC Plaza del Rio en Apartadó Antioquia y reconocer mediante sus labores manuales y comportamentales elementos identitarios y coherentes que convergen allí. Por otro lado, de manera específica se busca comprender como se ha conformado el tejido social en esta feria para proponer relaciones entre sistema moda, consumo y comercio justo. Por último, como parte del proceso de elaboración de sus piezas artesanales se busca Identificar cómo estas se ven modificadas por la mezcla de culturas y técnicas que convergen en la feria del centro comercial y a su vez entender esta confluencia como proceso de reconstrucción del lazo social que se ha roto por años de violencia y desplazamiento que ha sufrido la región.
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Huerta Jiménez, Mayra, and Claudia Vicari Zanatta. "La mediación artística en comunidades de mujeres con riesgo vulnerabilidad social a partir del audiovisual." In III Congreso Internacional de Investigación en Artes Visuales :: ANIAV 2017 :: GLOCAL. Valencia: Universitat Politècnica València, 2017. http://dx.doi.org/10.4995/aniav.2017.5796.

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Abstract:
El audiovisual cobra cada vez más relevancia en la actualidad, puesto que permite demostrar argumentos significativos que involucran emociones que no son sencillas de enunciar, permitiendo narrativas que simulan y atestan realidades complejas. En este sentido, las mujeres que pasan por procesos violentos en ciertas ocasiones se puede tomar una distancia para evidenciar aspectos más controlados ahora en un ambiente más familiar y de cooperación; si están en este tipo de ambientes, o por el lado contrario enfrentándose todos los días a su situación cotidiana en continua vulnerabilidad. El propósito de este ensayo es mostrar el proyecto “Porto Alegre-Tijuana: mujeres mirando su vida cotidiana y más allá” en una red de colaboración entre grupos de investigación: Ciudadanía y Arte (UFGRS, Brasil) e Imagen y Creación (UABC, México). Sumado a esto, el procedimiento consistió en ambos casos en acercarse a este grupo de mujeres que comparten situaciones de riesgo (violencia doméstica, pocos recursos financieros, algunas con muy baja escolaridad y con dificultad para entrar en el mercado del trabajo). En el caso de Porto Alegre se trabajo con mujeres que habitan en un barrio de baja renta, con características de favela (chabolas). En el caso de Tijuana, se trabajo con mujeres en el Centro de Rehabilitación Casa Corazón. Durante varios meses se dialogó a través de talleres de video que derivaron en diversos audiovisuales realizados por las participantes, los cuales hablan de su vida y también de las ciudades en que viven. Se planteó un aproximación a la cotidianidad de esas mujeres de estos dos grupos focales a partir de la utilización del video como herramienta de comunicación, ya que este promueve un acercamiento más íntimo desde la mirada de las propias participantes y a la vez narra situaciones que las constituyen a partir de sus especificidades. Aspectos que el video formula desde el lenguaje audiovisual.http://dx.doi.org/10.4995/ANIAV.2017.5796
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Espinosa, Francisca Roger. "La no violencia de género en secundaria a través de la educación visual y plástica." In INNODOCT 2020. Valencia: Editorial Universitat Politècnica de València, 2020. http://dx.doi.org/10.4995/inn2020.2020.11859.

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Abstract:
Como seres racionales, autónomos y a la vez sociales, sentimos la necesidad de recluirnos en nuestro interior para reflexionar acerca de nuestros sentimientos, pero, a la vez, necesitamos compartir nuestras emociones con los demás. A través de la docencia, en la materia de educación visual y plástica (EVP) que forma parte del currículo de la educación secundaria obligatoria (ESO), se adopta como hilo conductor de los trabajos a desarrollar a lo largo de un curso lectivo, el tema de la “No violencia de género”. Con esta idea presente, se marcan unas actividades hito para deliberar sobre dicha propuesta y los resultados obtenidos de cada uno de esos ejercicios se exponen en el hall de entrada al centro y en el monitor de conserjería, así como también se difunden a través de sus canales de comunicación digital por la página web del instituto y por Instagram. Además, desde la comisión de imagen, donde está representado el departamento artístico al que está adscrita la materia que nos ocupa, se da traslado a las organizaciones locales, comarcales e institucionales que forman parte de su base de contactos para que hagan efectiva su trasmisión en otros ámbitos de la sociedad. En definitiva, el trabajo del alumnado se extiende más allá de los límites del centro por los medios convencionales y por el uso de las nuevas tecnologías para participar en el debate social, para mostrar su mirada, para transmitir su preocupación y para reflejar su postura.
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Reports on the topic "Violenza del partner"

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Biehl, María Loreto, Raquel Fernández-Coto, and Hazel Elizondo Barboza. Menos violencia, más aprendizaje: Un análisis neurocientífico de jóvenes en Honduras. Inter-American Development Bank, February 2021. http://dx.doi.org/10.18235/0003229.

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Abstract:
La violencia en Latinoamérica forma parte de la cotidianeidad de muchos jóvenes en edad de asistir a la secundaria. Además del efecto que esto acarrea en su rendimiento y asistencia escolar, resulta de interés conocer los efectos a nivel cerebral y las implicaciones que esto puede generar en sus funciones cognitivas. Honduras se perfila como uno de los países con los mayores índices de violencia y criminalidad no solamente a nivel Latinoamericano sino también a nivel mundial. Enmarcado en el contexto anterior, el presente documento presenta los principales hallazgos del estudio neurocientífico El Cerebro Adolescente Expuesto a la Violencia Escolar (2019), realizado por la Universidad Nacional Autónoma de Honduras, específicamente por el Grupo de Investigación de Neurociencias Aplicadas de la Universidad, en colaboración con el Banco Interamericano de Desarrollo. Dicho estudio incluyó 117 estudiantes de edades entre 14 y 17 años de tres centros educativos de secundaria. Los resultados arrojan que efectivamente aquellos estudiantes con exposición más alta a la violencia producen en promedio más cortisol, conocida como la hormona del estrés, que aquellos expuestos a un nivel de violencia bajo. Aunado a lo anterior, se generó evidencia de que la alta exposición a la violencia genera hiperconectividad en las redes neuronales del cerebro, lo que repercute en el desempeño de funciones cognitivas relevantes como son la memoria, la percepción y la atención. Por último, en el área de aprendizaje, los estudiantes con mayor exposición a la violencia obtuvieron resultados más bajos en pruebas estandarizadas de español y matemática, al compararse con aquellos estudiantes con niveles más bajos de exposición a la violencia.
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Flores, Iván, Miguel Székely, and Viviana Vélez-Grajales. La violencia intrafamiliar y su transmisión intergeneracional: el caso de México. Edited by Karelia Villa-Mar and Bárbara Cedillo. Inter-American Development Bank, September 2021. http://dx.doi.org/10.18235/0003603.

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Abstract:
La violencia es un obstáculo para el desarrollo de América Latina y el Caribe y una de las principales preocupaciones de su población. Los jóvenes son las principales víctimas y victimarios. Este estudio contribuye a expandir el conocimiento sobre la transmisión intergeneracional de la violencia intrafamiliar, considerada como una de las posibles causas del crimen y la violencia juvenil. En el estudio se establece la importancia de la transmisión de violencia intrafamiliar de padres/madres a hijos/as e incluso de abuelos/as a nietos/as como un factor de riesgo del desarrollo de comportamientos violentos a futuro. El análisis parte de los datos de la Encuesta de Movilidad Social de los Jóvenes en la Zona Metropolitana de la Ciudad de México 2017. La violencia intrafamiliar se midió construyendo tres variables: violencia observada, sufrida y ejercida, cuantificándolas de las respuestas de encuestas a padres e hijos para medir la violencia a la que estuvieron expuestas ambas generaciones. Los resultados revelan que las asociaciones de la transmisión intergeneracional de la violencia intrafamiliar sobreviven a controles por violencia geográfica; existe una relación positiva entre la violencia juvenil y haber crecido en un hogar donde había violencia intrafamiliar reflejada en violencia de pareja, maltrato infantil y actitudes que favorecen la violencia; y la probabilidad de ejercer violencia contra la pareja es mayor de mujer a hombre. El estudio concluye que las políticas públicas para prevenir y atender la violencia intrafamiliar deben considerar servicios de prevención social de la violencia atendiendo a todos integrantes de la familia con antecedentes criminales y conductas de violencia intrafamiliar con programas específicos y adecuados según su perfil de riesgo.
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Luciano, Dinys, Nidia Hidalgo, and Rene Navarrete. Servicios en línea para mujeres sobrevivientes o en riesgo de violencia sexual y basada en género. Banco Interamericano de Desarrollo, November 2021. http://dx.doi.org/10.18235/0003791.

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Abstract:
En las últimas décadas, las tecnologías de la información y la comunicación (TIC) se han sumado a las líneas telefónicas de emergencia como parte de la respuesta para atender a sobrevivientes de violencia. Sin embargo, muchas iniciativas de atención en línea carecen de lineamientos, normativas o procedimientos para poner en marcha servicios multidisciplinarios en plataformas digitales. La presente herramienta tiene como objetivo proveer orientaciones básicas para el diseño y la implementación de servicios integrales en línea dirigidos a mujeres y a otras poblaciones sobrevivientes de violencia sexual y basada en género (VSBG) en toda su diversidad, prestados por un equipo interdisciplinario a través de plataformas digitales y basadas en directrices de atención remota. Se describe el proceso y los componentes clave para la atención en línea de mujeres sobrevivientes de VSBG que fueron usados para desarrollar las plataformas digitales como parte de la cooperación técnica del BID en El Salvador y Honduras. Aunque esta iniciativa se desarrolló en el contexto de la pandemia de COVID-19, se prevé que esta modalidad de servicios se establecerá como una opción permanente y complementaria a los servicios presenciales en varios países de América Latina.
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Marchais, Gauthier, Sweta Gupta, and Cyril Owen Brandt. Améliorer l’accès à l’éducation des filles marginalisées dans les zones de conflit. Institute of Development Studies, August 2021. http://dx.doi.org/10.19088/ids.2021.060.

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Abstract:
Une grande partie des enfants non scolarisés dans le monde vivent dans des zones de conflit. Un des principaux défis dans l’élimination des obstacles à l’instruction des filles marginalisées dans ces contextes réside dans la compréhension des formes multiples et croisées de la marginalisation et des changements dans leurs dynamiques au cours des conflits violents. Les recherches menées en République démocratique du Congo (RDC) dans le cadre du projet d’éducation REALISE identifient des éléments clés à prendre en compte dans les programmes d’éducation destinés aux filles marginalisées dans les zones de conflit, tels que l’éducation inclusive pour les filles et les garçons, les liens entre l’éducation et la consolidation de la paix, et les activités périscolaires favorisant les liens sociaux.
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Rojas, Nastassja, Sergio Angel, Germán Quintero, Claudia González, Maria Camila Herrera, Daniela Serna, Lina Muñoz, and Valentina Bohórquez. Derecho a la alimentación, gestación y lactancia. Aproximación al caso Cuba. 4Métrica, January 2023. http://dx.doi.org/10.56650/9786289521399.

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Abstract:
El informe “Derecho a la alimentación, gestación y lactancia” presenta las condiciones que atraviesan las personas durante estas etapas y las afectaciones que se producen ante la inseguridad alimentaria vivida en el mundo, particularmente en Cuba. Por lo cual, hay una clara evidencia de la invisibilización de la violencia contra las mujeres durante la gestación y la lactancia, una etapa que supone un ejercicio más amplio de las comprensiones de las dinámicas sociales, las dificultades, las precariedades, y las responsabilidades del Estado. Además, se señala que la protección a las personas gestantes es un componente esencial para prevenir y reducir la pobreza y la vulnerabilidad, promover la salud, la nutrición, el bienestar, y para proporcionar un trabajo digno para las mujeres y los hombres. Por su parte, las personas gestantes migrantes o con dificultades económicas tienen una situación incrementada de vulnerabilidad.
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de Biolley, Magali. Le Leadership Humanitaire Local au Burkina Faso : Passer de belles paroles aux actes. Oxfam, December 2021. http://dx.doi.org/10.21201/2021.8588.

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Abstract:
Ce rapport s’intéresse d’abord aux causes et défis qui permettent d’expliquer la marginalisation des acteurs locaux en faisant notamment remonter leurs perceptions. Une deuxième partie met en valeur les bonnes pratiques existantes et proposer des actions concrètes pour renforcer la place des acteurs locaux et éventuellement le leadership humanitaire local (LHL) dans la réponse au Burkina Faso. Cette étude permet la proposition de pistes pour une réponse dirigée par les acteurs humanitaires locaux et qui soit plus adaptée aux besoins, plus rapide, plus durable, plus appropriée, et qui réponde enfin au changement de réalité imposé par l’augmentation des violences, tout en maintenant les populations au centre de la réponse. This report looks at the marginalization faced by local actors in the humanitarian response in Burkina Faso. It examines the causes and challenges of their experience, in particular by foregrounding their perceptions. The report highlights existing good practice and proposes specific actions to strengthen the role of local actors and potentially local humanitarian leadership in the response. The study suggests ways of developing a response led by local humanitarian actors that better meets needs and is faster, more sustainable, more relevant and, finally, more responsive to the changing reality dictated by increased violence, while keeping people at the centre.
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Acosta Restrepo, Patricia, and Clara Isabel Gómez García. Elusive Urban - Regional Governance: The Sustainable Development Challenge of Megacities in Latin America. Universidad del Rosario, January 2023. http://dx.doi.org/10.12804/issne.2745-2085_10336.37999_feipu.

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Abstract:
Cuatro de las megaciudades del mundo se han consolidado en la región de América Latina (LatAm): Ciudad de México, Sao Paulo, Río de Janeiro y Buenos Aires, mientras que hay dos más en proceso: Lima y Bogotá. Estas grandes aglomeraciones urbanas no solo son motores económicos nacionales esenciales de gran importancia demográfica; pero se han extendido a las ciudades-región que encarnan los desafíos de desarrollo más agudos: degradación ambiental, ineficiencia de los recursos, exclusión social, desigualdad de ingresos, empobrecimiento, inseguridad, violencia, vulnerabilidad social y económica al cambio climático y los correspondientes problemas de habitabilidad. En resumen, las megaciudades de LatAm están lidiando con los impactos acumulativos y los bucles de retroalimentación de megaproblemas que han sido descuidados durante mucho tiempo. Este documento explora las estrategias o arreglos institucionales utilizados para enfrentar los problemas de desarrollo de estas ciudades y ciudades-región y las prácticas de gobernanza implícitas en diferentes enfoques utilizados para gestionar sectores clave. Una revisión de estudios y casos comparativos existentes, complementada con varias entrevistas con expertos locales, sugiere que los contextos nacionales políticos, administrativos y legales específicos definen en gran medida las opciones para abordar formalmente estos desafíos a una escala geográfica adecuada. Sin embargo, nuestro análisis destaca tres problemas para superar los obstáculos políticos e institucionales, que dificultan la planificación integrada, las políticas coordinadas y las inversiones a escala de megaciudad, y la implementación limitada de esquemas formales de gestión integrada, como áreas metropolitanas, para abordar los problemas dentro y fuera de las metrópolis de manera efectiva. La evaluación sugiere que ambas situaciones han promovido el surgimiento de arreglos alternativos, a veces informales, paralelos de gobernanza de redes entre una diversidad de partes interesadas.
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Abizanda, Beatriz, Gonzalo Almeyda, Elena Arias Ortiz, Cecilia Berlanga, Iván Bornacelly, María Soledad Bos, Ela Díaz, et al. ¿Como reconstruir la educación postpandemia? Soluciones para cumplir con la promesa de un mejor futuro para la juventud. Edited by Elena Lafuente. Inter-American Development Bank, May 2022. http://dx.doi.org/10.18235/0004241.

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Abstract:
Durante la pandemia de COVID-19, 165 millones de estudiantes de América Latina y el Caribe se vieron abruptamente desconectados de la educación. A finales de 2021, las escuelas habían estado cerradas una media de 237 días, más que en cualquier otra parte del mundo. Aunque la pandemia de COVID-19 ha afectado las vidas de mucha gente en todo el mundo, no lo ha hecho de manera uniforme. Tal vez uno de los legados más devastadores de la pandemia sea su efecto sobre los jóvenes. Durante uno de los periodos de desarrollo más críticos de la vida, un gran número de jóvenes se han visto privados de educación y expuestos a mayores niveles de inseguridad social, sanitaria, económica, violencia doméstica y abusos. A pesar de los esfuerzos de toda la comunidad educativa para garantizar que los estudiantes mantuvieran algún nivel de aprendizaje, las pruebas recogidas en este informe muestran que muchos escolares no participaron en actividades de aprendizaje significativas y que el parón en la acumulación de habilidades y capital humano tendrá consecuencias inmediatas y a largo plazo para el bienestar de los países. ¿Por qué? No fue sólo la pandemia. Fue el hecho de que la región y sus sistemas educativos no estaban bien preparados para soportar un choque de esta magnitud. Los efectos a corto y largo plazo de la crisis sanitaria no pueden entenderse si el relato no incluye las condiciones de partida. El objetivo de este informe es proporcionar a los responsables de la política educativa de toda la región una idea de la magnitud de los daños, sus consecuencias si no se toman medidas inmediatas, sustanciales y eficaces, y las prioridades de la política educativa teniendo en cuenta el punto de partida y los efectos de la pandemia. Y lo que es más importante, el informe también constituye una brújula para que el sector educativo desarrolle respuestas basadas en la evidencia dirigidas a las necesidades inmediatas de los jóvenes, así como las medidas a medio plazo que se necesitan para reconstruir nuestros sistemas educativos para que sean más resistentes, equitativos y eficientes a la hora de desarrollar estudiantes eficaces a lo largo de toda la vida. Si no hacemos nada, dejaremos atrás a toda una generación. Los gobiernos tienen que utilizar todas las palancas de las que dispongan para recuperarse, y la educación es clave en ese proceso.
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Memorias Foro Internacional Neogranadino. ¿Gobernanza global o gobierno globalista? 2020. Universidad Militar Nueva Granada, April 2021. http://dx.doi.org/10.18359/docinst.5696.

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Abstract:
El 23 de julio del 2020, en el marco de la celebración del aniversario treinta y ocho de la Universidad Militar Nueva Granada y en medio de las vicisitudes propias que se despliegan al enfrentar una pandemia como la que ha aquejado al mundo durante más de un año, se desarrolló el Foro Internacional Neogranadino: ¿gobernanza global o gobierno globalista?, con la participación de panelistas de alto nivel tales como el TG (r) Frederick Rudesheim, director del Centro de Estudios Hemisféricos de Defensa William J. Perry; el Dr. Alexis Osvaldo López Tapia, investigador y director de radio y TV; el señor Rafael Nieto Loaiza, abogado, columnista y analista político; el Dr. Joseph Humire Cubides, director del Centro para una Socie- dad Libre Segura (SFS); el Dr. Jaime García Covarrubias, analista internacional; el Dr. Omar Bula Escobar, analista internacional; y la Dra. Celina B. Realuyo, profesora del Centro William J Perry. Además, contó con intervenciones magistrales por parte del Dr. Carlos Holmes Trujillo García (Q. E. P. D.), ministro de Defensa Nacional; el señor BG Adolfo Clavijo Ardila, exrector de la Universidad Militar Nueva Granada; y el señor BG Luis Fernando Puentes Torres, actual rector de este claustro universitario. Entre los temas más relevantes tratados durante el foro se encuentran la pandemia generada por el COVID-19, los desafíos de la gobernanza nacional frente a las amenazas externas, el debilitamiento integral de las Fuerzas Armadas, la política exterior de los Estados Unidos con respecto a elementos de seguridad nacional y cooperación internacional, y la revolución molecular disipada como una explicación a la generalización de la violencia urbana y el anarquismo que, derivados de fenómenos globalizadores, ponen en riesgo a los Estados.
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