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Journal articles on the topic 'Vendita dei beni di consumo'

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1

Ortu, Rosanna. "Alle origini della tutela giuridica del consumatore: fondamenti romanistici della disciplina europea." Zeszyty Naukowe KUL 60, no. 3 (October 27, 2020): 281–97. http://dx.doi.org/10.31743/zn.2017.60.3.281-297.

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Abstract:
Nel presente contributo si sono voluti comparare taluni aspetti della disciplina della tutela del contraente debole nel contratto di compravendita, figura che attualmente coincide con quella del consumatore, concentrando l’attenzione su alcuni istituti presenti nel diritto romano, in cui emergono alcune situazioni di disparità contrattuale. Nella disciplina dell’Editto degli edili curuli, i magistrati repubblicani stabilirono una normativa speciale per la dichiarazione dei vizi occulti nelle vendite di schiavi ed animali, presupponendo una responsabilità oggettiva del venditore che non si fosse attenuto alle disposizioni edilizie. Un intervento importante che andò a definire una settorializzazione della materia, inquadrata all’interno della vendita in generale. Da ciò derivava una sovrapposizione in livelli della disciplina giuridica negoziale: sul piano orizzontale si collocava la regolamentazione della vendita prevista dal ius civile, mentre sul piano verticale si innestava quella speciale, di ius honorarium, prevista dall’Editto degli edili curuli. Tale modalità si riscontra anche in ambito europeo con la Direttiva 1999/44/CE, a proposito della vendita di beni di consumo, che rappresenta la manifestazione più eclatante del ruolo che il legislatore europeo ha nell’ambito della protezione del consumatore in materia contrattuale. Come nel mondo antico, nella Direttiva 1999/44/CE l’intervento normativo è giustificato dall’esigenza di creare uno spazio di tutele maggiori destinate a determinati soggetti, nonché delimitate per contenuto e ambito.
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2

Francesco, Menditto. "Il codice antimafia. Quale futuro per il giudice della prevenzione e per l'utilizzo a fini sociali dei beni confiscati?" QUESTIONE GIUSTIZIA, no. 6 (February 2011): 46–62. http://dx.doi.org/10.3280/qg2011-006005.

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Abstract:
1. La diffusa richiesta del codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione2. Gli obiettivi e i limiti della legge (delega) 13 agosto 2010 n. 1363. I gravi limiti dello schema di decreto delegato, le modifiche proposte, gli interventi del Governo4. Il contenuto complessivo del cd. codice antimafia (ovvero delle misure di prevenzione)5. I limiti delle disposizioni relative al procedimento di prevenzione, al sequestro e alla confisca dei beni6. I limiti (e le omissioni) delle disposizioni sull'amministrazione delle aziende sequestrate7. La tutela dei terzi: i limiti del procedimento, il giudice della prevenzione quale liquidatore dei beni sequestrati nell'interesse dei creditori8. I beni ipotecati: i limiti della nuova disciplina, l'assenza di norme transitorie9. L'incentivo alla vendita dei beni sequestrati e confiscati10. Verso una rapida modifica del cd. Codice antimafia.
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3

Ferraresi, Mauro. "Luoghi del consumo: una nuova organizzazione dello spazio." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 116 (April 2010): 74–90. http://dx.doi.org/10.3280/sl2009-116008.

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Abstract:
Questo saggio analizza i vari modi attraverso cui lo spazio diventa elemento comunicativo e di consumo all'interno dei punti vendita, dei centri commerciali e in generale dell'area cosiddetta della Consumosfera. L'analisi č condotta con esempi e casi specifici e include i risultati di una ricerca effettuata all'interno di alcuni centri commerciali dell'area di Milano.
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4

Abbamonte, Francesco, Antonia Arena, and Roberta Pacelli. "Le relazioni tra infrastruttura urbana e agentività imprenditoriale dei migranti a Napoli." TERRITORIO, no. 100 (November 2022): 119–25. http://dx.doi.org/10.3280/tr2022-100014.

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Abstract:
Le dinamiche territoriali, economiche e sociali delle popolazioni migranti impattano le - e contribuiscono alle - trasformazioni della città. Il contributo presenta una prima indagine, condotta in una porzione di centro città di Napoli, sul fenomeno della grande diffusione delle attività per la vendita di beni di uso quotidiano con titolarità extra-ue. Lo studio è finalizzato a indagare, in termini di opportunità o limitazioni, da un lato le implicazioni che tali attività hanno sulle dinamiche territoriali, dall'altro il ruolo che l'apertura di questi piccoli negozi può avere nei percorsi migratori.
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5

Bonazzi, Michele. "Il calcio nelle dinamiche di consumo: le forme del marketing e la costruzione di un'identitŕ condivisa." SOCIOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE, no. 41 (May 2012): 193–216. http://dx.doi.org/10.3280/sc2011-041013.

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Abstract:
Identificarsi con una squadra di calcio č un processo in grado di costruire una comunitŕ che unisce e distingue allo stesso tempo coloro che vi aderiscono. L'acquisizione di una comune identitŕ si manifesta anche nella proprietŕ di beni che sono un segno inequivocabile di appartenenza. La promozione di questi oggetti avviene attraverso l'adozione di pratiche di marketing tradizionale e di quelle forme di marketing non convenzionale che permettono al consumatore di assumere un ruolo attivo nei meccanismi di produzione. Il calcio č una parte di questa nuova dinamica che coinvolge produttori e consumatori nella vendita del prodotto-calcio e dell'intero universo di consumo che vi ruota intorno.
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Lupo, Eugenia. "Non riconoscibilità del trust liquidatorio istituito da società insolvente successivamente dichiarata fallita (Trib. Como, 15 marzo 2022)." Trusts, no. 4 (August 4, 2022): 677–80. http://dx.doi.org/10.35948/1590-5586/2022.152.

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Abstract:
Massima Il trust liquidatorio in cui una S.r.l. in liquidazione, successivamente fallita, conferisce il proprio patrimonio è nullo in quanto istituito quando la società era insolvente. Il guardiano è esonerato da responsabilità per la restituzione dei beni segregati in siffatto trust e dell’importo realizzato tramite la loro vendita qualora la persona designata non abbia mai ricoperto tale carica, non avendo sottoscritto l’atto istitutivo e avendo rifiutato l’incarico a mezzo pec. La mancanza di un guardiano, qualora tale figura sia prevista nell’atto istitutivo, importa la nullità del trust.
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Paltrinieri, Roberta. "L'uso dei beni: il rapporto tra consumi e felicitŕ." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 116 (April 2010): 118–31. http://dx.doi.org/10.3280/sl2009-116011.

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Abstract:
Il saggio discute sull'attualitŕ dell'homo oeconomicus e sulla teoria del consumo di matrice economica, proponendo alcune riflessioni sociologiche sui modelli di consumo nella societŕ globale alternative a quelle proposte dall'economia. A partire dai processi di individualizzazione si profila una nuova soggettivitŕ capace di scegliere responsabilmente, che fonda una teoria dell'azione valida per l'economia della responsabilitŕ sociale. Il cittadino-consumatore come homo civicus, cioč come soggetto dotato di senso morale diventa il presupposto per modelli di sviluppo economici e sociali sostenibili e comprensivi.
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8

Stevanato, Dario. "Su un’operazione di vendita di partecipazioni «affrancate» tramite trust (Risposta a interpello 2 agosto 2022, n. 401)." Trusts, no. 6 (December 1, 2022): 1128–34. http://dx.doi.org/10.35948/1590-5586/2022.225.

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Abstract:
Tesi Il riconoscimento dei valori fiscali per il trust è purtroppo privo di una specifica regolamentazione. Ciononostante, ragioni ed esigenze di ordine sistematico, quali l’evitare doppie imposizioni dello stesso reddito e vuoti d’imposta, militano in generale a favore dell’operare del principio di «continuità» dei valori fiscalmente riconosciuti, con conseguente subentro, da parte dell’avente causa, negli stessi valori fiscalmente riconosciuti al dante causa antecedentemente al trasferimento. Appare proprio questa la soluzione più plausibile anche con riguardo al trust: il costo fiscale dei beni di cui il trust viene dotato – e al quale giungono senza contropartita – dovrebbe ragionevolmente corrispondere all’ultimo costo fiscalmente riconosciuto in capo al disponente. Solo così, in effetti, verrebbe garantita la tassazione effettiva dei plusvalori rimasti allo stato latente, evitando il verificarsi di salti o duplicazioni d’imposta.   The author’s view The recognition of tax values for trust is unfortunately lacking specific regulation. Nevertheless, there are reasons of a systematic nature that underpin the «roll-over» of the values recognised for tax purposes, with the transferee taking over the same values recognised for tax purposes to the transferor. This finding is in keeping with the need of avoiding both double taxation of the same income and undue tax benefits: with respect to trust, the tax value of the assets transferred under trust at no cost should reasonably be equal to the last cost recognised for tax purposes to the settlor. This way, the taxation of capital gains would occur upon the sale of the asset, thus avoiding the occurrence of double or no taxation.
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Luceri, Beatrice. "L'influenza della politica assortimentale sul comportamento d'acquisto nel settore grocery." MERCATI & COMPETITIVITÀ, no. 3 (September 2009): 33–52. http://dx.doi.org/10.3280/mc2009-003003.

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Abstract:
- The author aims to understand its role in channel and retail choice, consumers interest for diversification into products categories handled by specialist shops, the factors influencing a clear reading of the assortment, the relationship between brand and store loyalty. The objectives are attained through a survey involving loyal customers of a retailer, leader in the Italian supermarket and hypermarket market. As a result, marketing considerations and guidelines aimed at maximizing the effectiveness of the assortment policy have been outlined.Keywords: assortment, purchasing behaviour, grocery, store loyalty, brand loyaltyParole chiave: assortimento, comportamento d'acquisto, beni di largo consumo, fedeltÀ alla marca, fedeltÀ al punto vendita
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Cappello, Sonja, and Linda Manzone. "Farmer's market: una nuova forma di socialitŕ metropolitana." SOCIOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE, no. 43 (September 2012): 190–202. http://dx.doi.org/10.3280/sc2012-043013.

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Abstract:
All'interno del campo di indagine sul consumo e le reti sociali, contesti che sembrano assumere un particolare rilievo sono i farmer's markets, ovvero i mercati contadini, luoghi nei quali vengono messi in vendita prodotti ortofrutticoli, direttamente dal produttore al consumatore. La finalitŕ principale della ricerca č stata comprendere le ragioni alla base della presenza e della durata nel tempo dei farmer's market e le relazioni sociali che si instaurano all'interno di questi luoghi. Questi mercati, infatti, non costituiscono solamente luoghi in cui si scambiano merci, ma questo scambio assume un significato sociologicamente rilevante, tale da ricondurre i visitatori a tornare. E si caratterizzano come spazi di convivialitŕ, dove il consumo non č piů solamente inteso come un atto funzionale e alienante, ma un tempo riconquistato al piacere e alla socialitŕ.
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Moyo, Sam. "Transizione agraria mancata e sotto-consumo in Africa." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 128 (December 2012): 106–21. http://dx.doi.org/10.3280/sl2012-128007.

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Abstract:
La trasformazione agraria in Africa non č riuscita a causa di una combinazione di fattori, tra cui l'alienazione della terra che si č verificata soprattutto nell'Africa dei settler, e sta crescendo altrove, e il super-sfruttamento del lavoro agricolo nelle economie contadine dell'Africa non settler. Negli anni sessanta, l'alienazione dei terreni č stata interrotta, ma la cattiva integrazione del continente nel sistema capitalista mondiale ineguale, in particolare il sistema alimentare mondiale, č cresciuta sotto il neoliberismo dagli anni ottanta. Gli errori nelle politiche di aggiustamento si sono intensificati dopo la recente crisi finanziaria mondiale portando a un aumento di privatizzazioni e concentrazione dei terreni agricoli, anche sotto il controllo del capitale straniero. La persistenza della produzione di beni agricoli per l'esportazione ha minato la produzione alimentare per il consumo locale, mentre gli investimenti pubblici nelle tecnologie agricole sono diminuite. L'alternativa della sovranitŕ alimentare centrata su piccoli produttori autonomi richiede un intervento significativo dello stato e lo sviluppo del capitale umano, per ristrutturare il sistema alimentare e per migliorare la protezione dei consumatori e del commercio. Il caso dello Zimbabwe viene presentato come esempio di resistenza agraria al neoliberismo.
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Menditto, Francesco. "L'Agenzia per i beni sequestrati e confiscati: quale futuro per i beni sottratti alle mafie?" QUESTIONE GIUSTIZIA, no. 2 (June 2010): 33–45. http://dx.doi.org/10.3280/qg2010-002004.

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Abstract:
Gli interventi cd. di riduzione del danno sono da oltre vent'anni al centro del dibattito e del conflitto sulla politica delle droghe. In questo arco di tempo il contesto storico-politico ha suběto trasformazioni di grande intensitŕ. Ciň pone alcune domande a cui si cerca qui di dare risposta: quali sono i punti forza che guidano la capacitŕ di espansione, ben oltre il continente europeo, delle politiche di riduzione del danno? E quali i punti critici che provocano le perduranti resistenze ad abbandonare la retorica bellica della lotta alla droga, per abbracciare la via pragmatica del contenimento dei rischi legati al consumo. La questione aperta č - e resta - quella di ri-orientare la politica delle droghe, passando dalla "soluzione finale" del problema alla "convivenza" con i consumi (e con i consumatori) di sostanze psicoattive.1. L'impatto delle norme processuali sulle sorti della giustizia civile2. Due approcci3. Aspetti critici4. Il protocollo di "Valore Prassi" di Verona5. Osservazioni conclusive.
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Di Vittorio, Arianna. "Turismo 2.0: le community on line dei viaggiatori e la condivisione dell'esperienza turistica." MERCATI & COMPETITIVITÀ, no. 4 (December 2011): 147–67. http://dx.doi.org/10.3280/mc2011-004010.

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Abstract:
Il paper affronta il tema della condivisione dell'esperienza turistica tramite lo strumento del web. Dallo studio di questo fenomeno emerge come aspetto chiave il significato e il ruolo che hanno le comunitÀ on line di viaggiatori nell'ottica di un nuovo scenario: il turismo 2.0. Il paper, costruito su un'ampia rassegna della letteratura č di tipo positivo-descrittivo, ma offre implicazioni prescrittive di management e policy per le imprese che operano nel settore turistico. Esso intende dimostrare il crescente valore delle attivitÀ di viral marketing in un contesto, quale quello turistico, dove il consumo del viaggio č diventato esperienza di vita che genera "valore". Tale "valore", se trasferito ad altri consumatori tramite il web, diventa fonte di informazione ed arricchimento per le altrui scelte di acquisto. Nella sua strutturazione il paper parte dal presupposto secondo cui il viaggio č esperienza e il consumatore cerca esperienze positive, per poi sostenere la tesi secondo cui le esperienze degli altri possono notevolmente influenzare le nostre scelte decisionali. Alla luce di questa rivoluzione globale dei nuovi consumatori, anche le organizzazioni turistiche colgono i nuovi risvolti di un nuovo processo d'acquisto, formulando nuove modalitÀ di promozione e vendita dei propri prodotti turistici.
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Doria, Mario. "Sulla storia del toponimo Istriano Rabac." Linguistica 28, no. 1 (December 1, 1988): 49–51. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.28.1.49-51.

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Abstract:
Il nome della nota località balneare istriana Rabac (in grafia italianeggiante Rabaz) è attestato già nel 1341 sotto la forma Rabaç, precisamente negli Statuti di Albona [Labin] (cfr. P. Kandler "L'Istria" III, 1848, pp. 14 s.). A questo Rabaç fa riscontro, nel '500, Rabaz, che incontriamo nell'Itinerario Bragadin-Lando-Morosini dell'a. 1554 (ed. M. Bertoša VHARP 17, 1972, p. 41) e nel Catastico di Fabio da Canal dell'a. 1566 (ed. D. Klein, ib. 11-12, 1966-67, pp. 16- bis, 62). Rabaz ricompare in Carlo Donadoni, a. 1719 (P. Kandler Emporio p. 96, in "Miscellanea Conti" 1861-62), in un documento dell'a. 1749 (P. Kandler cit. p. 282), nonché nel Catasto di V. Morosini IV, a. 1775-76 (ed. M. Bratulić, Trieste-Fiume 1980, pp. 349-352). Anche la cartografia veneta di fine '700 attesta la forma Rabaz, così la nota carta dell'Istria Meridionale di Giov. Valle (Venezia 1784). Rabaz ricompare nel Reperto-Bargnani dell'a. 1806' (ed. E. Apih, ACRSR 12, 1981-82, p. 219), nell "' A vviso della Commissione per la vendita dei beni dello Sta to del Litorale", Trieste 15-1-1825 (Archivio di Stato, per gentile informazione del dott. Pierpaolo Dorsi), in Carlo Combi a. 1858-59 (cfr. E. Apih cit. p. 321) ecc. Rammenteremo anche la forma Rabatz (alternante con Rabaz) in R. P. Burton Note sopra i Castellieri (Capodistria 1877) p. 35 e Rabas (nella locuzione Porto Rabas in alcune carte geografiche del 1753 e 1780, Lago-Rossit OH indici), nonché in P. Tedeschi Viaggio fantastico in Oga Magoga, 1863, su cui v. P. Blasi "Voce Giul." 1-6-1984 p. 4). Abbastanza comune anche la locuzione Porto Rabaz, soprattutto nella cartografia istriana a partire dall'a. 1620 fino al 1797 (vedi gli indici in Lago-Rossit cit.): ricorderemo fra queste la Carta Geografka del Coronelli (Venezia 1696) nonché la Carta Santini ("à Venise" ante 1780, cfr. fot. in E. Schwarzenberg Plstr. 44 s. V, f. 8-9, 1980, p. 12); fra i moderni citeremo M. Gerbini Quaderni di Fianona (Trieste 1976) p. 41 e M. Catano, "In Strada Granda" N. 27 (aprile 1986) p. 26 e qualche altro.
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Broccolini, Alessandra, and Katia Ballacchino. "La zuppa, il fuoco e il lago. Cibo e identitŕ intorno al lago di Bolsena." CULTURE DELLA SOSTENIBILITA ', no. 6 (June 2010): 102–33. http://dx.doi.org/10.3280/cds2009-006007.

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Abstract:
Il saggio prende spunto da un lavoro di ricerca e documentazione relativo ai beni demoetnoantropologici immateriali promosso dall'Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione (ICCD) del Ministero per i Beni e le Attivitŕ Culturali, che č stato condotto sui saperi e le pratiche alimentari nell'area del lago di Bolsena (provincia di Viterbo). In particolare il saggio analizza il ruolo che occupa un piatto tradizionale dell'alimentazione lacustre denominato sbroscia - una zuppa di pesci di lago - nella definizione dell'identitŕ locale entro pratiche e saperi della contemporaneitŕ. Questo piatto che, a causa di un sapore denso e di una natura poco adatta ai palati turistici non si č trasformato in prodotto commerciale, rappresenta per molti aspetti un elemento narrativo e uno strumento catalizzatore di sentimenti di appartenenza al lago, grazie alla sua origine mitica e arcaica, al suo rapporto intimo e solido con l'ambiente naturale lacustre e con la cultura locale della pesca tradizionale, di natura prettamente maschile. La riflessione antropologica proposta vuole riflettere sulle problematiche insite nei processi di patrimonializzazione della cultura immateriale locale prodotti dalle pratiche ministeriali di catalogazione (attraverso la scheda BDI), che a fatica riescono a restituire la complessitŕ del rapporto cibo/identitŕ in quello che viene da piů parti definito il lago "che si beve", proprio per l'uso alimentare delle acque lacustri che si faceva e che si fa ancora nella preparazione locale della sbroscia. Sono proprio le acque del lago, infatti, insieme ad un uso tutto maschile del fuoco "non domestico" e all'utilizzo del "pignatto" per cucinare la sbroscia che rendono la preparazione e la consumazione di questo piatto un rito significativo sul piano simbolico per i pescatori che vivono questo territorio. Persino l'abitudine di mangiare la sbroscia con le mani entra nel confine identitario, nella memoria narrativa dei pescatori che si rifanno ad un passato premoderno. Nell'uso quotidiano contemporaneo della sbroscia si rileva il suo rapporto opaco con altri luoghi del consumo alimentare: i paesi lontani dal lago, le sagre e i ristoranti del luogo, confermando la sua forte caratteristica di piatto "intimo" e non commerciale, privato, selettivo e di retroscena. In che modo quindi, questo cosě complesso bene effimero, in bilico tra materiale e immateriale, si puň inserire in un processo di valorizzazione del territorio e delle comunitŕ locali legato al loro sviluppo sostenibile? A questo e ad altri interrogativi relativi al patrimonio etnografico, tenta di rispondere il saggio in questione.
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Varanese, Giovanni. "Rezension zu Mantovani: La vendita dei beni di consumo." Zeitschrift für Gemeinschaftsprivatrecht 9, no. 2 (January 24, 2012). http://dx.doi.org/10.1515/gpr.2012.9.2.74b.

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Nanni, Silvio. "“Credo nel progresso non nello sviluppo”. Alcune riflessioni sul rapporto tra pedagogia, economia e comunità a partire da Pier Paolo Pasolini." MeTis. Mondi educativi. Temi, indagini, suggestioni 10, no. 2 (December 2020). http://dx.doi.org/10.30557/mt00144.

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Abstract:
Il contributo intende approfondire il rapporto tra pedagogia, economia e comunità a partire dalle “inattuali” riflessioni di Pier Paolo Pasolini intorno a due termini: progresso e sviluppo, così come le riporta in un suo articolo del 1973 inserito in Scritti Corsari. Il progresso (economico e sociale) lo vogliono coloro che non hanno interessi immediati da soddisfare, è dunque una nozione sociale e politica all’opposto dello sviluppo che invece è un fatto pragmatico e economico, poiché riguarda la produzione dei beni e dei valori legati al consumo di quei beni. La formazione del soggetto-persona deve contemperare una visione teleologica al “bene comune”, a quel senso di comunità che più espropria, in parte o per intero, gli uomini dalla loro “proprietà” più intima e più li tiene uniti da una “mancanza”, da un limite che assurge a collante etico-politico. La riflessione pedagogica, precipuamente se legata all’economia, ha il compito di veicolare leggi e valori legati all’educazione democratica: equità, uguaglianza di genere, senso del limite, partecipazione contro le logiche di mercato omologanti e neoliberiste.
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Silvestrelli, Paola. "Problematiche socio-economiche dei processi produttivi e distributivi di beni contraffatti." ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, no. 3 (May 2018). http://dx.doi.org/10.3280/edt3-2017oa6264.

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Abstract:
Negli ultimi trenta anni è stata rilevata una consistente espansione della produzione e della distribuzione di beni contraffatti a livello globale, in concomitanza allo sviluppo delle imprese industriali del Made in Italy e alla crescente attrattività dei prodotti "di marca". Sono numerosi i settori merceologici colpiti dalla contraffazione di prodotti e di marchi, la quale si configura come un fenomeno "strutturale" degli attuali sistemi economici, coinvolgendo imprese di produzione (regolari e illegali), differenti tipologie di intermediari commerciali (soprattutto quelli abusivi) e cittadini.Il presente lavoro è diretto ad analizzare i fattori-causa e le caratteristiche tecniche, economiche e sociali della contraffazione, collegando tali variabili alle trasformazioni verificatesi nelle strutture produttive, nei sistemi di distribuzione e nei modelli di consumo del nostro Paese. A tal fine, si evidenziano le interdipendenze tra questi fenomeni e i comportamenti dei soggetti economici, alla luce dell'evoluzione del modus operandi di fare affari, indotta dalla globalizzazione economica.Si delinea così uno "schema interpretativo" del fenomeno, che appare ormai come un insieme di attività illegali non del tutto avulse dalle filiere e dai distretti produttivi. Analizzando le ripercussioni socio-economiche della contraffazione e i danni da questa provocati ai vari soggetti (imprese, lavoratori, Stato e cittadini), vengono presentati alcuni strumenti per contrastare i comportamenti illeciti delle organizzazioni criminali; ciò al fine di tutelare i prodotti Made in Italy e le strategie di investimento delle imprese virtuose italiane.
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Contino, Alessia, and Alejandro Quevedo. "CONTESTI TARDOANTICHI DI PORTUS (FIUMICINO–IT): NOVITÀ DAI C.D. MAGAZZINI TRAIANEI." Papers of the British School at Rome, November 18, 2021, 1–31. http://dx.doi.org/10.1017/s006824622100026x.

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Abstract:
Il contributo si propone di presentare i reperti provenienti da un saggio effettuato all’interno dei cosidetti Magazzini Traianei a Portus (Fiumicino) e in particolare nel corridoio prospicente la darsena in corrispondenza della cella 9 e all’interno di essa. L’intervento di ricerca era principalmente volto a definire le diverse fasi edilizie della struttura dei magazzini, è tuttavia stato possibile mettere in luce livelli datati tra il IV e il V secolo d.C., connessi alle fasi di frequentazione a scopo funerario della cella. Lo studio preliminare dei materiali offre un primo panorama delle produzioni attestate nell’area in età tardoantica e del rapporto percentuale intercorrente tra di loro, restituendo un’immagine delle dinamiche commerciali. In particolare è stato possibile verificare la presenza di alcuni contenitori da trasporto degni di nota, come ad esempio le anfore Keay LII e affini, che testimoniano la rinnovata produzione di vino calabro–siculo nel corso del V sec. L'incremento di questi beni di consumo si deve alla crisi della produzione viticola che investì l’Italia centro–settentrionale e alla conseguente imposizione del titulus canonicus vinarius alle regioni del Bruzio e della Sicilia. Tali contesti tardi si caratterizzano inoltre per la presenza di ceramica da fuoco di Pantelleria e di produzioni africane di ceramica da cucina, comune e terra sigillata. Si segnala infine la presenza dell’anfora ispanica Mojón 1, imitazione degli spatheia africani. Il panorama delle attestazioni permette di istituire confronti all’interno del sito stesso, con i reperti provenienti dagli scavi dell’Antemurale e della Basilica Paleocristiana, e con i contesti ostiensi e romani, sia per quanto riguarda la prevalenza dei contenitori da trasporto sul resto del vasellame, che in relazione alla preponderanza del materiale d’importazione, all’interno del quale spicca la ceramica africana.
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