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Journal articles on the topic 'Valutazione Neuropsicologica'

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1

Eusop-Roussel, E., and P. Colliot. "Valutazione neuropsicologica nell’adulto." EMC - Medicina Riabilitativa 21, no. 1 (March 2014): 1–12. http://dx.doi.org/10.1016/s1283-078x(14)66737-7.

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2

Sozzi, Matteo, Lorella Algeri, Matteo Corsano, Davide Crivelli, Maria Angela Daga, Francesca Fumagalli, Paola Gemignani, et al. "Il ruolo dello psicologo nella presa in carico di pazienti con alterazioni delle funzioni cognitive." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 3 (December 2021): 1–10. http://dx.doi.org/10.3280/rip2021oa12257.

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Abstract:
L'intervento degli psicologi è risultato, nella risposta alla pandemia COVID-19, fin da subito essenziale a seguito del dilagare dell'epidemia. Ora che, per alcuni aspetti, l'emergenza per la salvaguardia delle vite umane è in regressione, emerge un altro settore di intervento degli psicologi: l'ambito neuropsicologico. Le più recenti evidenze empiriche suggeriscono, infatti, che l'infezione da COVID-19 possa comportare, come conseguenza del tropismo del virus per il Sistema Nervoso Centrale e dei prolungati periodi di ipossia da grave desaturazione, importanti sequele sul sistema nervoso centrale. Tali conseguenze comportano compromissioni delle funzioni cognitive, emotive e comportamentali, un quadro noto con il nome neuroCOVID. Con questo lavoro si intendono delineare indicazioni per le pratiche di valutazione e riabilitazione neuropsicologica di pazienti con COVID-19 e compromissioni cognitive-affettive-comportamentali, oltre che delineare il ruolo del neuropsicologo nel gestire la presa in carico e la cura di tale popolazione clinica.
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3

Cocchini, Attilio, Giovanni Maria Luca Galimberti, Barbara Pagliari, Simona Mennuni, Luca Milanese, and Rosario Privitera. "La valutazione del funzionamento cognitivo in soggetti tossicodipendenti detenuti. Uno studio esplorativo in contesto carcerario." MISSION, no. 57 (August 2022): 12–17. http://dx.doi.org/10.3280/mis57-2022oa13587.

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Abstract:
La predisposizione di un programma terapeutico alternativo alla detenzione è uno degli obiettivi principali della presa in carico all'interno del carcere. Spesso gli operatori dei servizi incontrano notevoli difficoltà che spesso vengono attribuite alla scarsa motivazione alla cura da parte dei loro pazienti, mentre può essere sottovalutata la complessità cognitiva di questo compito. Lo scopo dello studio è di verificare la consistenza e l'influenza di eventuali deficit neuropsicologici sul funzionamento cognitivo al momento della definizione di un progetto terapeutico. Per questo è stato somministrato ad un campione di tossico/alcoldipendenti detenuti il Test ENB 2, al fine di valutare la memoria a breve e lungo termine, l'attenzione, le abilità esecutive, la fluenza di linguaggio e alcune abilità prassico-costruttive. Il 50% del campione presenta un funzionamento cognitivo globale deficitario. Il risultato appare in linea con quanto evidenziato dalla letteratura neuroscientifica precedente, che pone sempre più l'attenzione sulle modificazioni neurali correlate alle addiction. Le condizioni contingenti (stress, abuso di psicofarmaci in carcere) possano inoltre influire negativamente sulla performance. Da queste evidenze possono scaturire ulteriori ricerche di natura diacronica sugli stessi soggetti che di natura sincronica su altre popolazioni di tossico/alcoldipendenti non detenuti, nonché possibili sviluppi della riabilitazione neuropsicologica nel corso del trattamento
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4

Andreula, C. F., and A. Carella. "Lesioni cerebrali focali in corso di AIDS Studio della dinamica dell'accentuazione di contrasto per la diagnosi di lesione elementare." Rivista di Neuroradiologia 2, no. 1 (February 1989): 33–42. http://dx.doi.org/10.1177/197140098900200104.

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Abstract:
Nei pazienti affetti da Sindrome di Immunodeficienza Acquisita (AIDS) la cornparsa di sintomatologia neurologica è riportata nell'ordine di circa il 30%. Gli studi autoptici rilevano, altresì, un'incidenza del 75–80% di coinvolgimento del sistema nervoso centrale. In tal senso per poter ridurre tale discrepanza di dati, è stata adottata la tecnica di tomografia computerizzata con doppia dose di contrasto ed esecuzione di scansioni ritardate. Tale tecnica consente il rilievo di lesioni non svelate da uno studio tradizionale standard, anche in uno studio preclinico di sintomatologia focale neurologica e permette, inoltre, una valutazione in senso maturativo delle lesioni flogistiche e/o infettive. Inoltre nello studio longitudinale è possibile valutare l'efficacia della terapia adottata e l'eventuale comparsa di recidive. Il nostro studio si basa su una casistica di 83 pazienti portatori di AIDS con sintomatologia neurologica e neuropsicologica. Nel 14.45% dei pazienti sono state rilevate lesioni focali con la tecnica speciale, in numero maggiore meglio definite e con maggiore accuratezza di stadiazione maturativa.
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5

De Giacomo, Andrea, Alessandra Murri, Emilia Matera, Francesco Pompamea, Francesco Craig, Francesca Giagnotti, Roberto Bartoli, and Nicola Quaranta. "Executive Functions and Deafness: Results in a Group of Cochlear Implanted Children." Audiology Research 11, no. 4 (December 15, 2021): 706–17. http://dx.doi.org/10.3390/audiolres11040063.

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Abstract:
Objects: This study aimed to evaluate the Executive Function (EF) domains in a group of profoundly deaf children treated with cochlear implant (CI) in comparison to normal hearing (NH) children. The secondary aim was to evaluate the influence exerted by the age at cochlear implant activation on EFs. Materials and Methods: 32 children were enrolled into two groups: group A of 17 CI users with a mean age of 8.78 years and group B of 15 NH subjects with a mean age of 7.99 years (SD + 2.3). All subjects were tested using the following tests: the subtests for working memory of the neuropsychological evaluation battery for the developmental age (Batteria di valutazione neuropsicologica per l’età evolutive), inhibition and control of the impulsive response—CAF, and the tower of London test. Results: No children with CIs scored within the normal range in the tests administered for the evaluation of EF domains. The same scores were significantly lower when compared with scores obtained by NH children. Children with younger age at CI activation showed better executive performances in planning, working memory (backward digit span), and cognitive flexibility (categorical fluency). Conclusion: The results of this study highlight that cochlear implantation plays a role in improving hearing and consequently influences the development of EFs in deaf children.
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6

Duca, S., G. L. Lobello, L. Melossi, S. Angeli, and A. Bacci. "Correlazioni RM-clinico-elettroencefalografiche nei postumi di coma postraumatico." Rivista di Neuroradiologia 8, no. 3 (June 1995): 429–35. http://dx.doi.org/10.1177/197140099500800309.

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Abstract:
In una popolazione di 34 pazienti con trauma cranico chiuso e periodo di coma di durata variabile tra 1 e 236 giorni, sono state compiute valutazioni comparative tra il quadro neurologico, EEGrafico e RM. Si riscontra una stretta relazione tra la gravità del quadro clinico, neurofisiologico e RM con la durata del coma; in particolare si rileva una corrispondenza tra le lesioni del tronco e l'idrocefalo con la gravità della sintomatologia neurologica. Si osserva un'incongruenza nella relazione dei «reperti normali», che rappresentano il 32% nella valutazione clinica neurologica e il 44% degli esami EEG, ma che non sono presenti nell'indagine RM. Si ipotizza che tale incongruenza dipenda dalla tuttora incerta relazione tra struttura anatomica e funzione neurologica, e può essere spiegata sia considerando i danni della sfera neuropsicologica e cognitiva che l'effetto di copertura esercitato dalla terapia anticomiziale sul quadro elettrofisiologico. Nerve injuries following head trauma constitute a dynamic process in which primary lesions are accompanied by secondary changes which many continue to evolve for years. This study aimed to establish a correlation between lesions detected by MR and the clinical and electrophysiological findings (duration of coma, neurological damage and EEG) for the purposes of prognostic and forensic assessment. The series comprises 34 patients in coma for periods ranging from 1 to 236 days following closed head injury who did not undergo neurosurgery. The patients were divided into 2 groups according to coma duration. A comparative assessment of neurological, EEG and MR findings was made in all cases. Clinical assessment was confined to motor injury as it was easiest to quantify as tetraparesis and tetraplegia, hemiparesis and hemiplegia. EEG assessment was based on focal or diffuse electrical changes, while MR findings included isolated and associated mono and bilateral focal lesions to the cortex and white matter, lesions to the brainstel and corpus callosum as a sign of primary brain injury and diffuse cortical atrophy and hydrocephalus as secondary damage.
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7

Sève-Ferrieu, N., and V. Barray. "Valutazione dell’aprassia gestuale e della disprassia nel quadro dei disturbi neuropsicologici." EMC - Medicina Riabilitativa 19, no. 4 (December 2012): 1–14. http://dx.doi.org/10.1016/s1283-078x(12)63274-x.

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8

Sève-Ferrieu, N., and V. Barray. "Valutazione dell’aprassia gestuale e della disprassia nel contesto dei disturbi neuropsicologici." EMC - Medicina Riabilitativa 27, no. 3 (August 2020): 1–14. http://dx.doi.org/10.1016/s1283-078x(20)43785-x.

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9

Marri, Marcello. "Valutazione e terapia del dolore nel disabile grave." CHILD DEVELOPMENT & DISABILITIES - SAGGI, no. 3 (April 2012): 49–54. http://dx.doi.org/10.3280/cdd2010-003008.

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Abstract:
Negli ultimi anni la ricerca di laboratorio e quella clinica hanno aperto nuovi scenari nella fisiopatologia del dolore, permettendo un'approfondita comprensione di numerosi eventi presenti nella persona sofferente. La trasformazione del dolore da "sintomo-segnale d'allarme" caratteristico dell'evento acuto in una vera e propria sindrome "dolore-malattia" caratteristica del quadro cronico č in funzione della "persistenza nel tempo" o della "alta intensitŕ non controllata". All'evoluzione temporale del dolore č associato l'impatto negativo sulla persona. Differenze di ordine neurofisiologico, neuropsicologico e comportamentale giustificano la distinzione dolore acuto-sintomo/dolore cronico-sindrome [4]. Queste scoperte, insieme ad una nuova sensibilitŕ culturale che si č fatta strada nella societŕ civile, hanno permesso a molti operatori sanitari di porre il dolore al centro dell'attenzione della loro attivitŕ assistenziale. Pertanto si sono predisposti e vengono seguiti in molti Centri di cura protocolli e/o procedure che prevedono l'utilizzazione di scale per la valutazione dell'intensitŕ percepita del dolore o della inabilitazione che ne consegue e per la misurazione della componente affettiva, in diversi tipi di soggetti e/o in diversi quadri patologici, utilizzando, come nel caso dei neonati/lattanti o di condizioni cliniche estreme (coma farmacologico), il rilievo del cambiamento di alcuni parametri vitali o fisiologici. Queste scale possono essere distinte, semplificando e dal punto di vista della modalitŕ di "somministrazione", in due gruppi: quelle di Autovalutazione e quelle di Eterovalutazione. Numerose équipe hanno lavorato per trovare i segni comportamentali e fisici idonei a reperire e misurare il dolore nel bambino con disabilitŕ complessa e che non puň esprimersi verbalmente [3]. In Francia l'équipe dell'Ospedale "San Salvadour" (Hyčres) ha messo a punto una scala di 10 item, la DESS (Douleur Enfant San Salvadour), sul modello della DEGR (Douleur Enfant Gustave Roussy). I 10 punti si riferiscono alle modificazioni, in presenza di dolore, di segni neurologici abituali [2]. Un gruppo canadese ha messo a punto e validato una lista di 30 item molto semplici (pianto, grido, gemito, smorfia ecc.) che non necessita di conoscenza preliminare del bambino con disabilitŕ: č la NCCPC (Non-Communicating Children's Pain Checklist) [1]. Per trattare il dolore abbiamo a disposizione due approcci: cercare di interferire con il Sistema Eccitatorio filtrando o inibendo la trasmissione del messaggio "dolore" o rinforzare il Sistema Inibitorio. I mezzi a disposizione per ridurre il dolore sono numerosi e complementari. Per ottenere buoni risultati č sovente necessario associarne molti.
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Beltramello, A., and E. Piovan. "Malattie degenerative encefaliche." Rivista di Neuroradiologia 4, no. 3_suppl (December 1991): 47–49. http://dx.doi.org/10.1177/19714009910040s310.

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Abstract:
Nell'ambito delle malattie degenerative encefaliche viene compreso tutto quell'eterogeneo spettro di condizioni in cui il neurone muore, per cause sconosciute, e viene sostituito da glia. Qual è l'apporto della TC in queste manifestazioni patologiche? Normalmente il rilievo non va al di là del riconoscimento di un allargamento più o meno marcato del sistema ventricolare e degli spazi subaracnoidei, basali e corticali: il grado di perdita neuronale è solo inferito, è un rilievo indiretto. Le modificazioni rilevate alla TC cerebrale non hanno dimostrato alcuna correlazione con i test neuropsicologici. Nella valutazione del deterioramento mentale la TC è utile non tanto per stabilire una diagnosi di Alzheimer, quanto per escludere le altre cause di demenza che possono essere cause ad eziopatogenesi nota, quali l'AIDS, la demenza multinfartuale o le leucoaraiosi sostenute da demielinizzazione e ialinosi microvascolare della malattia di Bingswanger o, meglio, da cause note e chirurgicamente curabili, come l'ematoma sottodurale cronico o l'idrocefalo idiopatico dell'anziano cosiddetto «pacchetto» o da lesioni espansive gliali, quali il glioma del corpo calloso o l'oligodendroglioma frontale, o ancora da lesioni espansive benigne, a lenta crescita, quali i meningiomi della convessità frontale o della doccia olfattoria.
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Serra, A., G. Spinato, S. Cocuzza, L. Licciardello, P. Pavone, and L. Maiolino. "Adaptive psychological structure in childhood hearing impairment: audiological correlations." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 3 (June 2017): 175–79. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1291.

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Abstract:
La presente ricerca affronta i problemi clinici e sociali che riguardano lo sviluppo linguistico e cognitivo nei bambini sordi. Attualmente, lo sviluppo della “Teoria della mente” rappresenta un importante campo di ricerca nello studio della sordità. Questi studi internazionali hanno evidenziato nei bambini sordi una significativa alterazione nello sviluppo della “Teoria della Mente”, soprattutto in caso di perdita congenita o preverbale dell’udito. In particolare, la ricerca si concentra sulle competenze dei bambini sordi nel riconoscere emozioni e desideri, attraverso metodi sia cognitivi che percettivi, per la valutazione delle capacità psico-cognitiva attraverso una serie di domande composte da alcuni test adeguati, da somministrare ai pazienti con perdita uditiva. L’esperimento è stato condotto su un gruppo composto da 10 bambini (5 maschi e 5 femmine), di età compresa tra 4 e 9 anni e tra 54 e 108 mesi), affetti da perdita uditiva congenita bilaterale (da grave a cofosi), o da perdita uditiva preverbale sviluppata sia in bambini che attendono l’ultimo anno prima di frequentare la scuola elementare, sia in quelli che frequentano il quarto anno di scuola elementare. I criteri di selezione sono stati basati su: valutazione audiologica, somministrazione di test neuropsicologici al fine di valutare, in generale, le capacità cognitive e percettive e osservazioni cliniche effettuate, al fine di valutare la psicopatologia del campione, attraverso dei test che valutano più facilmente lo sviluppo sia della percettività visiva (Coloured Progressive Matrices), sia della rappresentazione grafica (Test di disegno sulla figura umana e il Test di disegno sulla famiglia). Lo strumento di misurazione “cognitiva” è stato il “Deaf Children Series”, test strutturato da noi, che consiste in un esame dello stato mentale (MSE), capace di valutare: il livello di capacità cognitiva (conoscenza-correlato), l’umore e modelli di discorso e di pensiero di un paziente al momento della valutazione. I bambini sordi mostrano sul lato percettivo una sensibilità ridotta alle espressioni di tristezza. Nel test possiamo osservare un meccanismo di difesa psicodinamico per quanto riguarda la prestazione percettiva. Al contrario, per quanto riguarda i bambini normoudenti, la paura è l’emozione più difficile da identificare. I bambini sordi sembrano essere maggiormente predisposti al riconoscimento di emozioni visive. Inoltre, i bambini sordi presentano notevoli capacità di “problem solving”, capacità di riconoscimento emotivo, probabilmente a causa del loro problema.
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De Ronchi, Diana, Elisa Bucchi, Monica Pederzini, Sara Scaini, Carmine Petio, Giuseppe Ferrari, and Edoardo Dalmonte. "The prevalence of dementia in a population-based study carried out in Granarolo, Ravenna." Epidemiology and Psychiatric Sciences 11, no. 4 (December 2002): 258–65. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00005832.

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Abstract:
RIASSUNTOScopo – Valutare la prevalenza della demenza e dei diversi tipi di demenza tra i soggetti con più di 60 anni d'eta residenti a Granarolo (RA) alia data del 31.12.1991. Disegno – Studio di popolazione, articolato in due fasi. Nella prima fase l'intera popolazione anziana e stata studiata mediante test di screening, nella seconda i soggetti positivi ai test sono stati sottoposti ad indagini più specifiche. Principali misure utilizzate – Nella prima fase sono stati utilizzati il Mini Mental State Examination (MMSE) e la Global Deterioration Scale (GDS). Nella seconda fase erano previste una visita medica, una valutazione neurologica, la somministrazione di test neuropsicologici e la diagnosi di demenza in accordo con i criteri del DSM-III-R. Risultati – Dei 557 partecipanti allo studio, 56 risultarono dementi. Per 29 persone fu formulata la diagnosi di Malattia di Alzheimer (AD) e per 14 pazienti la diagnosi di demenza di tipo vascolare (VaD). Il tasso di prevalenza della demenza era 11.1%, 9.1% per gli uomini (95% CI=5.29−12.89) e 12.7% per le donne (95% CI=8.84−16.6). La prevalenza della demenza nel suo insieme, cosi come dell'ad, aumentava in modo esponenziale ogni cinque anni in entrambi i sessi fino ai 90 anni di eta. Le donne evidenziavano una più elevata prevalenza della demenza in generale e di AD rispetto agli uomini e tale dato era più evidente nelle eta più avanzate. Conclusioni – I nostri dati concordano con quelli emersi in altri studi europei ed evidenziano come la prevalenza della demenza aumenti con l'elevarsi dell'eta. Se pensiamo che in Italia i grandi anziani (coloro con più di 80 anni) sono la parte di popolazione che aumenta più rapidamente rispetto alle altre fasce di eta, possiamo attenderci che la demenza diventera sempre più un problema di salute pubblica di grandissima rilevanza, essendo la più frequente patologia della popolazione molto anziana e causa primaria di disabilità e mortalità.
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Cucinotta, D., M. A. Aveni Casucci, F. Pedrazzi, O. Ponari, M. Capodaglio, P. Valdina, I. Toxiri, et al. "Multicentre Clinical Placebo-Controlled Study with Buflomedil in the Treatment of Mild Dementia of Vascular Origin." Journal of International Medical Research 20, no. 2 (April 1992): 136–49. http://dx.doi.org/10.1177/030006059202000206.

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Abstract:
A study was carried out in 73 male or female patients suffering from mild vascular dementia. The experimental protocol involved an initial run-in period (14 days) and subsequent double-blind, randomized treatment with 300 mg buflomedil or placebo given orally twice daily for 90 days. At the end of this treatment period, all patients received buflomedil for a further 90 days and, thereafter, patients received buflomedil or no further treatment for another 90 days. The efficacy of buflomedil was monitored using rating scales and neuropsychological tests. The findings of the study indicate that buflomedil improved the symptoms of vascular dementia; the most improvement was recorded in patients who had received buflomedil for the longest period. Inadequacy, cooperation, psycho-affective disorders, self-care and somatic complaints were positively influenced by buflomedil. The efficacy of buflomedil may be due to its effects on platelet aggregation and improvement in blood flow distribution to the ischaemic brain and oxygenation of brain tissue. E' stato condotto uno studio su 73 pazienti maschi o femmine affetti da leggera demenza vascolare. Il protocollo sperimentale comportava un periodo iniziale preliminare (14 giorni) ed un successivo trattamento randomizzato in doppio cieco con somministrazione orale di 300 mg di buflomedil o di placebo due volte al giorno per 90 giorni. Al termine di tale periodo di trattamento, tutti i pazienti ricevettero buflomedil per ulteriori 90 giorni e poi, per altri 90 giorni, alcuni pazienti continuarono la terapia con buflomedil mentre altri non vennero sottoposti ad alcun trattamento. L'efficacia del buflomedil venne controllata usando scale di valutazione e test neuropsicologici. I risultati dello studio indicano che il buflomedil allevia i sintomi della demenza vascolare. I maggiori miglioramenti vennero riportati nei pazienti ai quali era stato somministrato buflomedil per il periodo più lungo. Problemi di inadeguatezza, cooperazione, psico-affettività, cura della propria persona e disturbi somatici furono tutti positivamente influenzati dal buflomedil. L'efficacia di questo farmaco potrebbe essere attribuita ai propri effetti sull'aggregazione delle piastrine, sulla migliore distribuzione del flusso ematico nel cervello ischemico e sull'ossigenazione dei tessuti cerebrali.
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Valorio, Patrizia, Simona Giribone, Valentina Manfredi, Monica Franscini, Antonio Pepoli, Rossella Sterpone, Fabiana Vercellino, and Maurizio Cremonte. "Aspetti cognitivi, emotivi e psico-educativi dell’epilessia in età evolutiva: revisione della letteratura e prospettive future." Working Paper of Public Health 10, no. 1 (November 18, 2022). http://dx.doi.org/10.4081/wpph.2022.9533.

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Abstract:
Le conseguenze a livello cognitivo, psicologico, comportamentale e sociale dell’epilessia in età evolutiva hanno un ruolo importante nell’inquadramento diagnostico, nel monitoraggio e nella predisposizione di interventi successivi. Nel presente lavoro viene effettuata una panoramica delle principali caratteristiche cognitive e psicologiche dei bambini e adolescenti con epilessia, con particolare riferimento alla valutazione neuropsicologica e psico-comportamentale effettuata presso l’SSD di Psicologia di questa Azienda Ospedaliera. Tale lavoro si inserisce all’interno di un continuum, con un richiamo alle radici scientifiche e cliniche da cui il gruppo di lavoro ha preso l’avvio, verso prospettive future di assessment e intervento, con denominatore comune il concetto di una presa in carico globale del soggetto e della sua famiglia.
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Amendola, G., S. Caprioglio, E. Mantia, S. Spagna, M. Zoppi, S. Mombello, G. Montobbio, A. Pepoli, and M. Palermo. "Studio descrittivo delle evidenze neuropsicologiche in un gruppo di pazienti HIV positivi afferenti al reparto malattie infettive dell’ospedale di Alessandria." Working Paper of Public Health 1, no. 1 (June 15, 2012). http://dx.doi.org/10.4081/wpph.2012.6785.

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Abstract:
Obiettivi: Le ormai note complicanze neurologiche nell’infezione da HIV comportano la necessità di introdurre la figura del neuropsicologo nel team dedicato, con l’obiettivo iniziale di definire un modello di presa in carico per l’utenza e descriverne le caratteristiche e i bisogni rilevati. Metodologia: data la particolare caratterizzazione sottocorticale del danno neuro-cognitivo secondario a HIV, che interessa in modo trasversale un po’ tutti i sistemi neurocognitivi, è stato necessario ricorrere, sul campione iniziale che qui descriviamo, composto da 31 pazienti, ad un’ampia batteria di prove neuropsicologiche, in linea con i protocolli internazionali, completata da un questionario di valutazione dell’umore (Beck Depression Inventory) e un’intervista sulla tipologia, qualità e livelli di soddisfazione all’interno dei principali legami di appartenenza. Risultati: i dati fino oggi raccolti hanno mostrato specifiche difficoltà a livello di funzioni esecutive. Alcuni indici di confronto, che dovranno essere sottoposti a successive conferme e più fini analisi, sono risultati suggestivi per la possibilità di individuare e selezionare, tra quelli comunemente usati in questo campo, alcuni paradigmi neuropsicologici dotati della più alta validità di costrutto e di specificità predittiva. Conclusioni: le azioni neuropsicologiche sembrano poter rappresentare, oltre ché un fattore preventivo per i pazienti con HIV, una verifica ed eventuale adeguamento dei livelli di aderenza alle terapie, utile al fine di ottimizzare le risorse. Garantiscono inoltre, grazie all’offerta di un possibile “contenitore” dato dallo specialista, di ridurre il gravoso carico emotivo della malattia.
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