Academic literature on the topic 'Valutazione clinica e radiologica'

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Journal articles on the topic "Valutazione clinica e radiologica"

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Cartolari, R., G. B. Scarfò, and S. Boni. "La TC con carico assiale nella instabilità del rachide lombo-sacrale." Rivista di Neuroradiologia 9, no. 2 (April 1996): 147–55. http://dx.doi.org/10.1177/197140099600900203.

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Abstract:
La diagnosi di instabilità del rachide lombo-sacrale è, a tutt'oggi, fondamentalmente clinica. Anche le più sofisticate tecniche di diagnostica radiologica consentono infatti solo una valutazione statica di questa entità nosologica (che, per definizione si manifesta durante la deambulazione e con la stazione eretta) la cui definizione dinamica è campo pressochè esclusivo della radiologia convenzionale. Presentiamo i risultati di uno studio condotto attraverso l'uso di uno strumento originale progettato per sviluppare un carico assiale variabile e riproducibile in un paziente supino: il Compressore assiale. Con questo strumento, compatibile con l'esecuzione di esami TC, sono stati valutati 24 pazienti con forte sospetto clinico-radiologico di instabilità lombare. La metodica di studio, denominata Axial Loaded - Computed Tomography (AL-CT) si basa sull'acquisizione successiva di esami TC basali e con carico assiale (AL), che vengono poi comparati. Il confronto avviene sia sulle scansioni assiali che su immagini ricostruite su piani sagittali e con «rendering» tridimensionale (3D-TC). La valutazione comparativa prevede sia l'uso di immagini statiche che l'organizzazione in sequenze cine (cine AL-CT) delle immagini 2D e 3D ottenute. Tutti i procedimenti di rielaborazione sono indispensabili nella valutazione dei risultati. I risultati mostrano con chiarezza reperti (numerosi e spesso simultanei) a carico di tutte le component le unità funzionali spinali; fra questi meritano una segnalazione: l'incremento o la accentuazione di protrusioni discali sotto carico; la scomparsa del vacuum discale e/o intraarticolare durante la compressione («segno del vacuum»); l'accentuazione della listesi sotto carico; la ottimale ed originale visualizzazione dell' ipermobilità delle faccette articolari. Proponiamo AL-CT e cine AL-CT come metodiche di scelta nello studio dell'instabilità lombare.
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2

Ruggiero, G., J. P. Jolivet, and R. Ricci. "Rapporto tra evoluzione clinica e modificazioni anatomiche nella lombalgia d'origine discale, dopo trattamento chiropratico." Rivista di Neuroradiologia 5, no. 3 (August 1992): 357–66. http://dx.doi.org/10.1177/197140099200500308.

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Abstract:
Lo scopo del lavoro è la valutazione, mediante tomografia computerizzata, delle modificazioni anatomiche e dell'evoluzione clinica delle discopatie, prima e dopo trattamento chiropratico. Dopo un'analisi critica della letteratura, gli autori presentano 13 casi esaminati con tecnica rigorosa. Il trattamento chiropratico si è rivelato sempre utile e molto spesso ha condotto alia guarigione. L'evoluzione clinica favorevole può verificarsi in presenza di modificazioni dell'aspetto del disco anche quando questo non appare retratto, rimettendo in discussione la necessità dell'asportazione chirurgica.
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Arcuri, T., F. Calabrò, S. Delucchi, and C. Capellini. "Il massiccio facciale superiore: Patologia non traumatica." Rivista di Neuroradiologia 13, no. 3 (June 2000): 459–74. http://dx.doi.org/10.1177/197140090001300315.

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Abstract:
Da sempre la componente ossea ha rappresentato una barriera per l'esplorazione radiologica del massiccio facciale superiore, barriera che è stata superata soltanto con l'avvento della tomografia computerizzata, che ha consentito di ottenere, oltre all'evidenziazione delle strutture ossee, anche importanti informazioni sui tessuti molli sia superficiali che profondi. La TC costituisce attualmente la modalità di scelta per la valutazione delle cavità nasali e paranasali, ove è in grado di delineare in particolare l'anatomia del complesso ostiomeatale: valutazione quest'ultima ormai indispensabile nello studio della patologia infiammatoria, specie ai fini della preparazione alla chirurgia funzionale endoscopica. La risonanza magnetica, pur con i limiti della non ottimale visualizzazione della componente ossea, permette, grazie alla sua sensibilità ed alla sua alta specificità, una differenziazione tissutale superiore rispetto alla TC come nel caso della patologia neoplastica ove consente spesso la distinzione tra tessuto neoplastico e materiale infiammatorio e/o da ritenzione specie endosinusale.
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Triulzi, F., M. Machado, A. Righi, and G. Scotti. "L'agenesia del corpo calloso: Valutazione mediante risonanza magnetica e correlazioni cliniche." Rivista di Neuroradiologia 2, no. 2 (June 1989): 113–24. http://dx.doi.org/10.1177/197140098900200203.

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Abstract:
Vengono riportati 11 casi di agenesia parziale o totale del corpo calloso studiati mediante risonanza magnetica in un arco di tre anni. Sono state valutate le anomalie congenite del corpo calloso e le eventuali ulteriori anomalie encefaliche ad esso associate. I risultati ottenuti dallo studio RM sono stati correlati con il quadro clinico, evidenziando una particolare rilevanza clinica di anomalie in strutture strettamente correlate al corpo calloso quali la sostanza bianca profonda ed il sistema limbico. La RM si è dimostrata di fondamentale importanza sia nella valutazione delle anomalie del corpo calloso, sia nel delineare le correlazioni anatomiche fra corpo calloso malformato e strutture ad esso correlate.
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5

D'Aprile, P., N. Medicamento, M. Stefanelli, L. Spagnolo, and A. Carella. "Studio dei nervi cranici con RM ad alta risoluzione." Rivista di Neuroradiologia 10, no. 3 (June 1997): 279–99. http://dx.doi.org/10.1177/197140099701000303.

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Abstract:
Attualmente la RM rappresenta la sola modalità di studio neuroradiologico dei nervi cranici e la sua introduzione nella pratica clinica ha rappresentato un grande progresso nella diagnostica in questo campo. Abbiamo effettuato una valutazione dell'anatomia RM dei nervi cranici utilizzando tecniche differenti, caratterizzate essenzialmente da alta risoluzione spaziale e di contrasto; esse (sia Turbo Spin Echo sia ad eco di gradiente) consentono di ottenere immagini di ridotto spessore, anche inferiore al mm, e risultano perciò di grande utilità nello studio delle fini strutture anatomiche. Nel nostro lavoro illustriamo le potenzialità diagnostiche di queste tecniche più recenti rispetto alle tradizionali tecniche Spin Echo nello studio dei nervi cranici la cui complessa patologia richiede al radiologo grande esperienza nella scelta delle sequenze e dei piani di studio più idonei per la valutazione del singolo nervo cranico.
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6

Rosa, M. L., M. A. Canevari, N. Mavilio, S. Ballerini, D. Capello, A. Dorcaratto, and E. Marinaro. "Tumori cerebrali primitivi." Rivista di Neuroradiologia 6, no. 4 (November 1993): 455–88. http://dx.doi.org/10.1177/197140099300600411.

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Abstract:
Nello studio delle neoplasie cerebrali primitive, anche ai fini di una indicazione per quanto riguarda la benignità o malignità delle lesioni, un adeguato inquadramento può essere ottenuto sulla scorta di conoscenze generali che si riferiscono — oltre ovviamente ai dati anamnestici — alla classificazione, al comportamento biologico-grado di malignità, alla localizzazione, ai segni di effetto massa e alla valutazione di elementi più specifici che hanno diretta espressività sulle immagini di TC e di RM quali: gli aspetti istologici, biologici e clinici. Per quanto riguarda gli aspetti istologici bisogna far riferimento alle basi patologiche delle immagini; per gli aspetti biologici alle indicazioni fornite dalle neuroimmagini che si riferiscono al tipo di accrescimento della neoplasia, all'eventuale presenza di metastasi per via liquorale e, più raramente, per via ematogena ed alla comparsa di una recidiva o meglio di una progressione della malattia. Infine è opportuno tenere in debita considerazione l'espressività clinica che comprende, oltre agli aspetti istologici e biologici, anche l'effetto compressivo sulle strutture nervose vitali (effetto massa ed ernie) e sulle vie liquorali ( idrocefalo ostruttivo) che costituiscono un elemento prognostico sfavorevole anche in caso di tumori benigni. Riteniamo quindi che l'espressività-biologica, clinica ed istopatologica in neuroradiologia rappresenti la strada da seguire per un ulteriore miglioramento nella diagnostica dei tumori cerebrali. Nel contempo è necessario ricercare una più approfondita valutazione degli aspetti funzionali mediante RM e PET ai fini di un più completo inquadramento delle lesioni anche sotto questo aspetto.
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Lupo, A., S. C. Perfetto, and G. Sticchi. "Sindrome di Vernet con miosi, una manifestazione di dissecazione della carotide interna." Rivista di Neuroradiologia 10, no. 2_suppl (October 1997): 245. http://dx.doi.org/10.1177/19714009970100s2110.

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Abstract:
La sindrome di Vernet o del foro lacero posteriore, affezione poco frequente, è caratterizzata da contemporanea omolaterale lesione dei tre nervi cranici IX,X,XI. Spesso è secondaria a fratture del basicranio o a compressioni da neoplasie o da adenolinfopatie. La S. è caratterizzata dalla paralisi dei muscoli innervati da questi tre nervi: paralisi del costrittore superiore del faringe (IX), paralisi dei velopendulo e del m. laringei (IX e X), paresi del trapezio e dello sternocleido-mastoideo (XI). Il quadro clinico è aspecifico, potendo orientare, in assenza di traumi, per una neoformazione della base cranica o compressione linfoadenomegalica, mentre la valutazione radiologica convenzionale è spesso negativa. Viene descritto in caso di Vernet, associato a miosi, secondario a dissecazione della carotide interna Sx nei tratti extra e intracranico, estendentesi da C1 al tratto intrapetroso, accorso in un paziente di anni 59 giunto alla nostra osservazione per disfonia, disfalgia, ageusia, paralisi dello sterno cleido mastoideo a Sx e miosi omolaterale, comparse acutamente, ad evoluzione ingravescente nelle prime 24 ore e risoltosi spontaneamente nei successivi 30 giorni. Il caso è stato studiato con tutte le metodiche neuroradiologiche a disposizione vale a dire, Rx cranio standard, tomografia computerizzata, angiografia digitale e risonanza magnetica. Vengono discussi gli aspetti clinici e iconografici della sindrome e sottolineato il ruolo chiave svolto dalla RM nella diagnosi e nella valutazione prognostica dell'affezione.
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Colombo, F., A. Benedetti, P. Dettori, L. Bernardi, F. Pozza, C. Marchetti, and G. Chierego. "Radiochirurgia con acceleratore lineare: 5 anni di esperienza clinica." Rivista di Neuroradiologia 1, no. 1 (April 1988): 17–35. http://dx.doi.org/10.1177/197140098800100104.

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Abstract:
Gli autori utilizzano una tecnica di radiochirurgia con acceleratore lineare dal 1982. La tecnica è basata su irradiazioni multiple ad archi intersecantisi focalizzate stereotassicamente su un bersaglio. Dopo che una valutazione meccanica e dosimetrica ha dimostrato la validità della procedura, la tecnica è stata impiegata su un gruppo selezionato di pazienti. Dal novembre 1982 al marzo 1988 sono stati trattati 155 casi. Tra loro 72 erano affetti da malformazioni arterovenose cerebrali, 16 da gliomi a bassa malignità, 8 da neurinoma dell'acustico, 8 da meningiomi e 11 da tumori maligni radiosensibili: in questi gruppi di pazienti la tecnica si è dimostrata sicura ed efficace. I risultati vengono paragonati a quelli ottenuti con la Gamma Unit di Leksell e col Ciclotrone di Kjellberg.
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Bassi, P., R. Menozzi, P. Piazza, and P. Scagnelli. "La TC nello studio dei processi tumorali maligni delle cavità nasali e dei seni paranasali." Rivista di Neuroradiologia 4, no. 3_suppl (December 1991): 135–40. http://dx.doi.org/10.1177/19714009910040s324.

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Abstract:
Gli autori sulla base dell'esperienza personale e dei dati della letteratura, hanno esaminato il problema della diagnosi radiologica delle neoplasie maligne delle cavità nasali — paranasali con T.C. In particolare hanno considerato l'efficacia della metodica nell'evidenziare la lesione, la sua sede ed estensione, il tipo di crescita e la via di propagazione; nella dimostrazione delle lesioni ossee secondarie; nella valutazione delle caratteristiche diagnostiche differenziali delle neoplasie maligne e benigne. In questa patologia la TC dopo iniezione di m.d.c. è metodica affidabile, di prima istanza data la diffusione sufficiente delle attrezzature. I limiti della T.C. risiedono nella difficoltà di evidenziare le infiltrazioni durali iniziali e nel differenziare i confini della neoplasia rispetto agli epifenomeni infiammatori associati; settori nei quali la R.M. ha dimostrato la sua superiorità.
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Nella, A., P. Ladisa, T. Popolizio, C. G. Lasalandra, and A. Calace. "Ernie operate: Tipo di intervento chirurgico e quadro clinico." Rivista di Neuroradiologia 6, no. 3 (August 1993): 291–94. http://dx.doi.org/10.1177/197140099300600306.

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Abstract:
Nel tentativo di evidenziare una correlazione clinica in rapporto al tipo di intervento chirurgico, sono stati riesaminati 182 pazienti operati di ernia discale lombo-sacrale, sottoposti a valutazione RM negli ultimi 2 anni per recidiva della sintomatologia dolorosa. L'approccio chirurgico è stato sia di «tipo tradizionale» che di «tipo microchirurgico». La cicatrice epidurale è stata la situazione più frequentemente riscontrata, mentre la recidiva di ernia discale si è evidenziata maggiormente negli interventi di tipo tradizionale. Sulla scorta dei dati rilevati si è ricercata, in questo lavoro, una possibile correlazione tra situazione sintomatologica e trattamento chirurgico, sulla base, soprattutto, di alcuni rilievi statistici.
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Dissertations / Theses on the topic "Valutazione clinica e radiologica"

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Kondo, Lorena <1983&gt. "Valutazione clinica e radiologica di manifestazioni a livello di distretto cefalico in pazienti affetti da neurofibromatosi." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2814/1/kondo_lorena_tesi_pdf.pdf.

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Abstract:
Con il termine neurofibromatosi (NF) si comprendono almeno sette malattie genetiche diverse ma accomunate dalla presenza di neurofibromi localizzati nei distretti cutaneo, orale, viscerale e scheletrico. Dal momento che la NF1 (malattia di Von Recklinghausen), una delle più diffuse malattie genetiche, può avere manifestazioni a livello orale, gli odontoiatri devono essere a conoscenza delle sue caratteristiche patognomoniche. Obiettivo della tesi è la ricerca di manifestazioni della NF1 a livello dell’apparato stomatognatico. Materiali e metodi 98 pazienti affetti da NF1 (44 maschi, 54 femmine dai 2 ai 24 anni; età media di 8,6 anni) sono stati indagati clinicamente e radiograficamente; clinicamente si sono valutati: prevalenza della patologia cariosa (dmft; DMFt), indice parodontale di comunità (CPI), anomalie dentali, presenza di lesioni a livello dei tessuti molli intraorali, presenza di patologie ortopedico-ortodontiche; presenza di abitudini viziate; sulle ortopantomografie eseguite su 49 pazienti (23 maschi, 26 femmine dai 6 ai 19 anni; età media di 10 anni) si sono valutate manifestazioni ossee e dentali caratteristiche della sindrome. Risultati Dallo studio è emerso che i pazienti affetti da NF1 presentano: dmft/DMFt e CPI elevati (dmft = 2,1; DMFt = 1,6; tessuti gengivali con sanguinamento nel 50% dei casi; eruzione dentale anticipata nel 10%; eruzione dentale ritardata nel 10%; taurodontismo nel 16%; patologie ortopedico-ortodontiche nel 40% (tendenza alla terza classe scheletrica, palato ogivale, morso aperto anteriore, morso coperto, morso crociato posteriore monolaterale, morso crociato posteriore bilaterale, linea mediana deviata, incompetenza labiale); abitudini viziate nel 27% (respirazione orali e deglutizione infantile); lesione neurofibromatosa della gengiva in un caso; per quanto riguarda la valutazione delle ortopantomografie, manifestazioni ossee caratteristiche della sindrome sono state evidenziate nel 28% dei casi (incisura coronoide deformata, processo coronoide ipoplasico o pseudoallungato, condilo ipoplasico, condilo iperplasico, canale mandibolare allargato, forame mandibolare allargato e alto, bordo inferiore della mandibola deformato). La necessità di programmi ed interventi di screening e follow-up periodici (visite odontoiatriche a partire dal momento della diagnosi a cadenza semestrale, esami radiografici a partire dai 6 anni di età a cadenza stabilita individualmente in funzione del livello di rischio) è supportata dall’elevato rischio di patologie cariosa e parodontale e dalla presenza di manifestazioni a livello dei tessuti duri e molli del distretto cefalico a documentato rischio di trasformazione maligna. Parole chiave: neurofibromatosi, patologie orali, distretto cefalico.
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Kondo, Lorena <1983&gt. "Valutazione clinica e radiologica di manifestazioni a livello di distretto cefalico in pazienti affetti da neurofibromatosi." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2814/.

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Abstract:
Con il termine neurofibromatosi (NF) si comprendono almeno sette malattie genetiche diverse ma accomunate dalla presenza di neurofibromi localizzati nei distretti cutaneo, orale, viscerale e scheletrico. Dal momento che la NF1 (malattia di Von Recklinghausen), una delle più diffuse malattie genetiche, può avere manifestazioni a livello orale, gli odontoiatri devono essere a conoscenza delle sue caratteristiche patognomoniche. Obiettivo della tesi è la ricerca di manifestazioni della NF1 a livello dell’apparato stomatognatico. Materiali e metodi 98 pazienti affetti da NF1 (44 maschi, 54 femmine dai 2 ai 24 anni; età media di 8,6 anni) sono stati indagati clinicamente e radiograficamente; clinicamente si sono valutati: prevalenza della patologia cariosa (dmft; DMFt), indice parodontale di comunità (CPI), anomalie dentali, presenza di lesioni a livello dei tessuti molli intraorali, presenza di patologie ortopedico-ortodontiche; presenza di abitudini viziate; sulle ortopantomografie eseguite su 49 pazienti (23 maschi, 26 femmine dai 6 ai 19 anni; età media di 10 anni) si sono valutate manifestazioni ossee e dentali caratteristiche della sindrome. Risultati Dallo studio è emerso che i pazienti affetti da NF1 presentano: dmft/DMFt e CPI elevati (dmft = 2,1; DMFt = 1,6; tessuti gengivali con sanguinamento nel 50% dei casi; eruzione dentale anticipata nel 10%; eruzione dentale ritardata nel 10%; taurodontismo nel 16%; patologie ortopedico-ortodontiche nel 40% (tendenza alla terza classe scheletrica, palato ogivale, morso aperto anteriore, morso coperto, morso crociato posteriore monolaterale, morso crociato posteriore bilaterale, linea mediana deviata, incompetenza labiale); abitudini viziate nel 27% (respirazione orali e deglutizione infantile); lesione neurofibromatosa della gengiva in un caso; per quanto riguarda la valutazione delle ortopantomografie, manifestazioni ossee caratteristiche della sindrome sono state evidenziate nel 28% dei casi (incisura coronoide deformata, processo coronoide ipoplasico o pseudoallungato, condilo ipoplasico, condilo iperplasico, canale mandibolare allargato, forame mandibolare allargato e alto, bordo inferiore della mandibola deformato). La necessità di programmi ed interventi di screening e follow-up periodici (visite odontoiatriche a partire dal momento della diagnosi a cadenza semestrale, esami radiografici a partire dai 6 anni di età a cadenza stabilita individualmente in funzione del livello di rischio) è supportata dall’elevato rischio di patologie cariosa e parodontale e dalla presenza di manifestazioni a livello dei tessuti duri e molli del distretto cefalico a documentato rischio di trasformazione maligna. Parole chiave: neurofibromatosi, patologie orali, distretto cefalico.
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Masi, Daniele. "Valutazione sperimentale della risposta strutturale di una macchina radiologica odontoiatrica." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amslaurea.unibo.it/5068/.

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Abstract:
L’obiettivo del presente lavoro è verificare l’affidabilità di una parte di macchina radiologica di Cefla Dentale, nello specifico del gruppo di fissaggio paziente, attraverso la valutazione sperimentale della risposta strutturale della stessa. Partendo dall’analisi dell’architettura e del funzionamento dei singoli sottosistemi del gruppo, sono stati definiti gli obiettivi (in relazione alle prestazioni desiderate) e la tipologia di prova; a seguire, si è passati alla pianificazione dei test, comprendente l’individuazione dei parametri da monitorare per la verifica finale, la definizione dei carichi nominali, del numero di cicli di funzionamento (corrispondenti alla vita utile media) e la definizione di attrezzature idonee allo scopo specifico. L’intento è stato quello di eseguire i test con contrazione dei tempi di prova, utilizzando come fattori di accelerazione la frequenza di funzionamento unitamente all’applicazione di opportuni sovraccarichi, con il duplice scopo di fare emergere eventuali elementi critici ma in un tempo nettamente inferiore a quello reale di funzionamento della macchina.
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Bagatin, Ericson 1947. "Avaliação clinica, radiologica e da função pulmonar em trabalhadores expostos a poeira de silica." [s.n.], 1988. http://repositorio.unicamp.br/jspui/handle/REPOSIP/310136.

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Abstract:
Orientador: Jose Roberto de Brito Jardim
Tese (doutorado) - Universidade Estadual de Campinas, Faculdade de Ciencias Medicas
Made available in DSpace on 2018-07-20T08:41:05Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Bagatin_Ericson_D.pdf: 3335202 bytes, checksum: 4fbcf362a8c485645f980ff37cb8d6a5 (MD5) Previous issue date: 1988
Resumo: A silicose pulmonar é considerada uma das principais pneumoconioses, com alta incidência principalmente nos países em desenvolvimento e um dos maiores problemas da saúde ocupacional. Por estarmos envolvidos com uma população de indivíduos que estiveram e muitos ainda estão expostos à poeira de sílica, associado à escassez de estudos clínicos sobre essa doença, resolvemos estudar 139 indivíduos, com tempo médio de exposição à sílica de 22,9 ± 5,7 anos, todos do sexo masculino, com média de idade de 48,5 ± 7,2 anos. Em sua grande maioria possuíam estudo radiológico e de função pulmonar em dois períodos distintos,variando" de 1973 a 1982 e entre 1982 e 1984. Quanto aos aspectos clínicos considerou-se apenas a queixa de dispnéia que foi classificada em graus de 0 (7,9%), I (23,0%), II (58,3%) e III (10,8%) respectivamente aos indivíduos sem queixa,e com dispnéia aos grandes, médios e pequenos esforços. Encontramos 10 indivíduos com antecedentes de tuberculose pulmonar, três com bronquite, 21 eram hipertensos ao exame, 59 eram fumantes (27,2 ± 19,4 anos/maço), 53 não fumantes e 27 ex-fumantes o Em relação aos exames radiológicos, classificados de acordo com a Classificação Internacional das Radiografias de Pneumoconioses (OIT-80), encontramos nos 103 radiogramas anteriores cinco normais (O/O), 57 com profusão 1/1, 34 com 2/2 e 7 com 3/3. Dos 103 indivíduos, oito apresentavam grandes opacidades (3 "A"t 3 "B" e 2 "e"). Entre os 139 radiogramas atuais, cinco eram normais (O/O), 67 apresentavam-se com profusão 1/1, 42 com 2/2 e 25 com 3/3. Do total, 25 eram portadores de grandes opacidades (6 "A", 14 "B" e 5 "C"). Quanto aos aspectos do estudo da função pulmonar, as 128 espirometrias realizadas na primeira avaliação mostraram--se normais em 61% dos indivíduos e entre as alteradas o predomínio era do tipo obstrutivo em aproximadamente 25% delas. No estudo da função pulmonar efetuado. mais recentemente, realizou-se a espirometria pré e pós-broncodilatador e a curva fluxo-volume. Entre as 137 espirometrias efetuadas, 63,3% eram normais e,quando alteradas,o predomínio também foi do tipo obstrutivo em aproximadamente 24% delas. Ap6s o uso de broncodilatador, 60% dos indivíduos aumentaram o valor do FEF 25-75%, em media 44%, sendo que destes 71% tinham espirometria previa normal, denotando o aumento do tônus brônquico nestes trabalhadores. A curva fluxo--volume, ao contrário da espirometria, mostrou-se alterada em 60% desses indivíduos. O volume de iso-fluxo (visoV) cujo valor normal é considerado até 10% da capacidade vital estava alterado em aproximadamente 60% dos exames, com valor médio em torno de 15%. Considerando-se que tal parâmetro é talvez o mais sensível desses testes, podemos inferir o comprometimento das pequenas, vi as aéreas presente nos indivíduos que compõem este estudo. Observação: O resumo, na íntegra, poderá ser visualizado no texto completo da tese digital
Abstract: Pulmonary silicosis is the most frequent pneumoconiosis and a very important problem of occupational health with a high incidence particularly in developing countries. As we are involved with a population of workers exposed to silica dust we became interested in studying the association of clinical, radiological and lung function aspects of silicosis with the aim of reaching an earlier diagnosis of silicosis in exposed individuaIs. In order to do this study we analyzed 139 male individuaIs, with a mean + SD of 48.5 + 7.2 years of age and a mean exposure time to silica dust of 22.9 + 5.7 years. AlI individuaIs had a chest radiogram and spirometry carried out between 1973 and 1982 and were again seen in a prospective manner between 1982 and 1984 when, besides the chest radiogram and spirometry, a clinical examination was done. At this time we observed that exertion dyspnea to mininum efforts was seen in 10.8% of the individuaIs; to medium effort, 58.3%; to large effort, 23.0% and 7.9% of them had no complain of dyspnea. We observed 10 individuaIs with a past history of pulmonary tuberculosis, three with chronic bronchitis and 21 with arterial hypertension. Among the group, 59 were smokers (27.2 ~ 19.4 pack-years), 53 were non smokers and 27 ex-smokers. Chest radiograms were classified according to the International Classification of Radiographs of pneumoconiosis (ILO-80). We observed that in the first period five radiograms were normal, 57 had a 1/1 profusion, 34 had a 2/2 profusion and 7, a 3/3 profusion. Eight of the 103 individuaIs had large opacities (3 11Ali , 3 "B" and 2 "C"). Among the 139 individuaIs of the second period, 5 had normal chest radiograms, 67 had a 1/1 profusion, 42 had a 2/2 profusion and 25 a 3/3 profusion. Twenty five had large opacities (6 "A", 14 "B" e 5 "C"). Concerning the 128 pirometric studies of the first period, 65% were normal while an obstructive pattern was the predominarit finding among the abnormal testsi this pattern was seen in 25% of the individuaIs. The second period lung function tests included a pre and post bronchodilator spirometry and flow volume curve breathing air and a helium-oxygen mixture. Considering the 137 spirometric tests done, 64.2% were normaIs and 24% had an obstructive pattern. Sixty percent of the individuais had an average increase of 44% in FEF 25-75% after a 82 adrenergic drug inhalationi 71% of these responders had,a normal spirometry. The overall flow volume values were abnormal in 60% of the individuaIs. Isoflow volume (visoV), a test for early diagnosis of small airway disfunction, had an abnormal value (over 10% of vital capacity) in 60% of the individuaIs with an average of 15%. The individuaIs were divided into groups, one with exposure to silica between 10 and 20 years and another with more than 20 years. There was no difference in the chest radiograms between the two groups. When we analyzed the lung function of the two groups we also did not find any difference between them
Doutorado
Mestre em Medicina
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Mallmann, Elaine Sangali. "Hiperprolactinemia : expressao clinica, hormonal e radiologica em pacientes femininas, antes e durante o tratamento clinico." reponame:Biblioteca Digital de Teses e Dissertações da UFRGS, 1993. http://hdl.handle.net/10183/139210.

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Abstract:
A hiperprolactinemia constitui-se num achado laboratorial que quando resultante de secreção inapropriada, pode indicar tanto um processo patológico orgânico, como uma desordem funcional reversível. Representa o distúrbio hipofisário mais frequentemente encontrado na prática clinica e constitui um dos aspectos mais importantes no estudo da endocrinologia da reprodução. As hiperprolactinemias de causas não fisiológicas são secundárias mais frequentemente a efeito farmacológico, presença de tumor hipofisário, disfunção tireoideana, insuficiência renal crônica e distúrbios do SNC. Quando as situações acima citadas são excluídas, a hiperprolactinemia é considerada de origem funcional, um diagnóstico que representa particular interesse, pois seu estudo tem permitido maior conhecimento sobre os mecanismos implicados no controle neuroendócrino do eixo hipotálamo-hipófise-ovário. O manejo das diferentes causas de hiperprolactinemia tem se modificado à medida que nos familiarizamos com os recursos oferecidos pelos métodos diagnósticos e se amplia o conhecimento das características evolutivas de cada caso em particular. O reconhecimento deste distúrbio nas suas formas leves de apresentação pode ser o caminho para um melhor controle destas pacientes, com melhor-seleção de pacientes que necessitam de tratamento e possibilidade de utilização de medidas cada vez mais conservadoras. Os agonistas da dopamina representam o principal recurso no controle da hiperprolactinemia. Deste grupo a droga mais utilizada é a bromocriptina, que apesar de comprovadamente eficaz em reduzir os níveis de prolactina, não pode ser aplicada na totalidade dos casos porque algumas pacientes apresentam hiperprolactinemia resistente ao tratamento ou intolerância à medicação. O objetivo deste trabalho foi descrever as características clinicas, hormonais e radiológicas em pacientes portadoras de hiperprolactinemia, e observar as alterações clinicas e hormonais que ocorrem durante o tratamento com bromocríptina e com acetato de noretisterona, um progestágeno do grupo noresteróide, cuja atividade antiestrogênica pode determinar redução nos níveis de prolactina.
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Cartolano, Carola <1981&gt. "Valutazione clinica della vitalità del neonato e valutazione istologica della placenta nella specie canina." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7648/1/Cartolano_Carola_tesi.pdf.

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Abstract:
La placenta è stata descritta come il "diario di vita intrauterina" e ha il potenziale per chiarire molti aspetti del periodo pre- e post-natale. La presente inchiesta mira a studiare e descrivere aspetti patologici macroscopici e istologici di placente canine a termine gravidanza, con le relative correlazioni clinico-patologiche tra i risultati placentari e outcome neonatale. Lo scopo di questo studio è stato applicare, per la prima volta nella specie canina, tecniche di analisi d'immagine (ImagJ) per andare a valutare alcuni aspetti istologici placentari, in particolare la microvascolarizzazione placentare. Lo studio ha anche lo scopo di verificare se queste modificazioni placentari possano influenzare lo stato di salute del cucciolo, nonché mettere in relazione parametri clinici del cucciolo, quali Apgar score, temperatura, glicemia e lattatemia a tempo zero e a due ore dalla nascita , tra di loro e con il tipo di parto svolto (spontaneo, cesareo d’urgenza e cesareo programmato). Sono rientrati nello studio dati clinici e materiale istologico placentare raccolto da 33 cagne e 144 cuccioli nel periodo gennaio 2013 - dicembre 2015. Ne è emerso che la placenta è un organo plastico e adattabile che risente “dell’effetto dimensione cucciolata” con aumento della densità capillare nelle placente più piccole ottenute in cucciolate più numerose. L’influenza delle lesioni istologiche lobulari sull’outcome del neonato sono da considerarsi irrilevanti, la stessa cosa non si può affermare per le lesioni multilobulari. Pare quanto riguarda i parametri clinici del cucciolo pare siano influenzate dal tipo di parto affrontato. Infatti la lattatemia e la temperatura alla nascita risultano essere più alte nel parto spontaneo, la glicemia alla nascita è più alta invece nel parto cesareo programmato. Al contrario, per quanto riguarda l’Apgar score e la sopravvivenza a 24 ore, pare che questi non siano influenzati dai diversi tipi di parto.
Placenta has been described as the "diary of intrauterine life" and it has the potential to clarify many aspects of pre- and post-natal period. The following investigation aims to study and describe the pathological macroscopic and histological aspects of canine placentas at the end of the pregnancy, with the related clinical and pathological correlations between placental findings and neonatal outcome. The purpose of this study was to apply, for the first time in the canine species, an image analysis technique (ImagJ) in order to assess some histological features of placenta, in particular the placental microvasculature. The study also aims to verify if these placental modifications can affect the puppy's health, as well as to correlate the clinical parameters of the newborn, such as Apgar score, temperature, blood glucose and lactate assessed at birth and two hours later, among themselves and with the type of delivery (spontaneous, emergency cesarean and planned caesarean). This study includes clinical data and histological material from placentas collected from 33 bitches and 144 puppies between January 2013 and December 2015. It emerged that placenta is a plastic and adaptable organ that suffers of the "effect of litter size" with an increase of the capillary density in smaller placentas obtained in bigger litters. The influence of lobular histological lesions on the outcome of the puppy should be considered irrelevant, the same cannot be said for multi-lobular ones. Moreover, it seems that the clinical parameters of the puppy are affected by the type of delivery. In fact, lactatemia and body temperature at birth appear to be higher in case of natural delivery, while glycaemia at birth is higher in case of planned caesarean section. On the contrary, it seems that the Apgar score and the survival at 24 hours are not influenced by the different types of birth.
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Cartolano, Carola <1981&gt. "Valutazione clinica della vitalità del neonato e valutazione istologica della placenta nella specie canina." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7648/.

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Abstract:
La placenta è stata descritta come il "diario di vita intrauterina" e ha il potenziale per chiarire molti aspetti del periodo pre- e post-natale. La presente inchiesta mira a studiare e descrivere aspetti patologici macroscopici e istologici di placente canine a termine gravidanza, con le relative correlazioni clinico-patologiche tra i risultati placentari e outcome neonatale. Lo scopo di questo studio è stato applicare, per la prima volta nella specie canina, tecniche di analisi d'immagine (ImagJ) per andare a valutare alcuni aspetti istologici placentari, in particolare la microvascolarizzazione placentare. Lo studio ha anche lo scopo di verificare se queste modificazioni placentari possano influenzare lo stato di salute del cucciolo, nonché mettere in relazione parametri clinici del cucciolo, quali Apgar score, temperatura, glicemia e lattatemia a tempo zero e a due ore dalla nascita , tra di loro e con il tipo di parto svolto (spontaneo, cesareo d’urgenza e cesareo programmato). Sono rientrati nello studio dati clinici e materiale istologico placentare raccolto da 33 cagne e 144 cuccioli nel periodo gennaio 2013 - dicembre 2015. Ne è emerso che la placenta è un organo plastico e adattabile che risente “dell’effetto dimensione cucciolata” con aumento della densità capillare nelle placente più piccole ottenute in cucciolate più numerose. L’influenza delle lesioni istologiche lobulari sull’outcome del neonato sono da considerarsi irrilevanti, la stessa cosa non si può affermare per le lesioni multilobulari. Pare quanto riguarda i parametri clinici del cucciolo pare siano influenzate dal tipo di parto affrontato. Infatti la lattatemia e la temperatura alla nascita risultano essere più alte nel parto spontaneo, la glicemia alla nascita è più alta invece nel parto cesareo programmato. Al contrario, per quanto riguarda l’Apgar score e la sopravvivenza a 24 ore, pare che questi non siano influenzati dai diversi tipi di parto.
Placenta has been described as the "diary of intrauterine life" and it has the potential to clarify many aspects of pre- and post-natal period. The following investigation aims to study and describe the pathological macroscopic and histological aspects of canine placentas at the end of the pregnancy, with the related clinical and pathological correlations between placental findings and neonatal outcome. The purpose of this study was to apply, for the first time in the canine species, an image analysis technique (ImagJ) in order to assess some histological features of placenta, in particular the placental microvasculature. The study also aims to verify if these placental modifications can affect the puppy's health, as well as to correlate the clinical parameters of the newborn, such as Apgar score, temperature, blood glucose and lactate assessed at birth and two hours later, among themselves and with the type of delivery (spontaneous, emergency cesarean and planned caesarean). This study includes clinical data and histological material from placentas collected from 33 bitches and 144 puppies between January 2013 and December 2015. It emerged that placenta is a plastic and adaptable organ that suffers of the "effect of litter size" with an increase of the capillary density in smaller placentas obtained in bigger litters. The influence of lobular histological lesions on the outcome of the puppy should be considered irrelevant, the same cannot be said for multi-lobular ones. Moreover, it seems that the clinical parameters of the puppy are affected by the type of delivery. In fact, lactatemia and body temperature at birth appear to be higher in case of natural delivery, while glycaemia at birth is higher in case of planned caesarean section. On the contrary, it seems that the Apgar score and the survival at 24 hours are not influenced by the different types of birth.
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PULZATO, ILARIA. "Correlazioni clinico radiologiche nella diagnosi di fibrosi polmonare idiopatica: il ruolo degli score di valutazione nelle nuove linee guida Fleischner." Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2020. http://hdl.handle.net/11567/1010290.

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Abstract:
La fibrosi polmonare idiopatica (IPF) è definita come una forma specifica di fibrosi polmonare ad andamento progressivo ad eziologia sconosciuta. Nel 2018 la Fleischner Society ha modificato la classificazione diagnostica della malattia introducendo quattro categorie di possibilità diagnostica con livelli di specificità e confidenza diversi, rivalutando il valore predittivo delle alterazioni HRTC fibrosanti quali reticoli e bronchiectasie anche in assenza di honeycombing. Le linee guida definiscono l’HRTC come una componente essenziale e fondamentale per la diagnosi che nell’adeguato setting clinico e laboratoristico permette di evitare al paziente la biopsia chirurgica o alternativamente la criobiopsia transbonchiale. Le linee guida Fleischner confermano il ruolo centrale della biopsia chirurgica, definita il gold standard per la diagnosi, ed in attesa di raccogliere maggiori evidenze scientifiche in merito riservano tale metodica a centri esperti L’obiettivo di questo studio è di valutare la correlazione tra lo studio HRTC e i dati spirometrici in al fine di determinare la capacità della diagnostica per immagini di determinare la severità della malattia in pazienti sottoposti a terapia antifibrotica per IPF alla prima rivalutazione dopo la terapia (media di 6 mesi di terapia). Sono stati inclusi nello studio 30 pazienti di cui 17 uomini e 13 donne, età media di 60,7 anni, tra gennaio 2016 e giugno 2019 sono stati sottoposti presso il Policlinico San Martino di Genova a valutazione multidisciplinare e successivo iter diagnostico per confermare la diagnosi di IPF. Alla valutazione HRTC la totalità dei pazienti (100%) presentava come segno di fibrosi, di grado variabile, la presenza di alterazioni subpleuriche a reticolo, a seguite il 99% dei pazienti presentava bronchiectasie da trazione nel contesto di tali alterazioni fibrotiche. A seguire l’honeycombing (86%) a piccole cisti, presente nel 96% dei pazienti. Nel gruppo di studio abbiamo riscontrato un aumento del rapporto FEF25-75/FCV, come aspetto funzionale di fibrosi, in accordo con quanto riportato in letteratura. L’indice TID correla positivamente con i valori di FEF25-75/FCV. Nell’esaminare le correlazioni nella totalità della popolazione di studio secondo il coefficiente di correlazione dei Karl Pearson si è stabilita una correlazione significativa tra l’indice TID e la DLCO (correlazione negativa) (p=0.001). Non si sono riscontrate correlazioni significative tra il FIB score, i diametri di PA e gli indici funzionali. I limiti del nostro studio sono dettati dalla singola valutazione retrospettiva delle HRTC, la valutazione e quantificazione delle alterazioni degli score proprio a tutti gli score semiquantitativi. Per quanto si tratti di una valutazione retrospettiva il TID score può essere considerato un indice surrogato di monitoraggio della malattia e di valutazione della gravità.
Idiopathic pulmonary fibrosis (IPF) is defined as a specific form of progressive pulmonary fibrosis of unknown etiology. In 2018 the Fleischner Society modified theclassification of the disease by introducing four categories of diagnostic possibilities with different levels of specificity and confidence, re-evaluating the predictive value of HRTC findings such bronchiectasis even in the absence of honeycombing. The guidelines define HRTC as an essential and fundamental component for the diagnosis which, in the appropriate clinical and laboratory setting. The objective of this study is to evaluate the correlation between the study HRTC and spirometric data in order to determine the ability of imaging to determine disease severity in patients undergoing antifibrotic therapy for IPF at the first reassessment after therapy (average of 6 months of therapy). Thirty patients (17 men and 13 women, average age of 60.7 years), were included in the study between January 2016 and June 2019 underwent a multidisciplinary evaluation at the Policlinico San Martino in Genoa and subsequent diagnostic procedure to confirm the diagnosis of IPF. At the HRTC assessment, all patients (100%) presented signs of fibrosis of varying degrees but 99% of the patients presented traction bronchiectasis in the context of these fibrotic alteration followed by small-cyst honeycombing (86%). In the study group we found an increase in the FEF25-75 / FCV ratio, as a functional aspect of fibrosis. The TID index correlates positively with the values ​​of FEF25-75 / FCV. In examining the correlations in the whole study population according a significant correlation was established between the TID index and the DLCO (negative correlation) (p = 0.001). The limits of our study are the retrospective evaluation of the HRTC, and the use of semi-quantitative score, although, the TID score can be considered a surrogate index of disease monitoring and severity assessment.
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Addis, A. M. "VALUTAZIONE BIOLOGICA DI NUOVI MATERIALI PER APPLICAZIONI ENDOSSEE." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2006. http://hdl.handle.net/2434/182654.

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Abstract:
The in vivo testing provides essential information: biocompatibility hemocompatibility biodegradability reaction device / biomaterial host organism The study regards matrices and scaffolds for regenerative medicine. These implants are subject to the following evaluation: Subcutaneous implantation in vivo first step (polyurethane) Endosseous implant in vivo second step provide qualitative and quantitative study of the properties of a biomaterial applied to surgically created defects in bone (silk, bioactive glass, titanium)
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Canavese, Federico <1975&gt. "Artrodesi vertebrale dorsale in conigli New-Zealand White da 1 a 18 mesi: valutazioni clinico-radiologiche e fisio-anatomo-istopatologiche." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/3504/1/Canavese_Federico_Tesi.pdf.

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Books on the topic "Valutazione clinica e radiologica"

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Rossella, Bedini, ed. Valutazione meccanica, ultrastrutturale e clinica di ricostruzioni endodontiche eseguite con vari tipi di adesivi smalto-dentinali e perni in fibra di carbonio. Roma: Istituto superiore di sanità, 1998.

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Book chapters on the topic "Valutazione clinica e radiologica"

1

Rovaris, Daniele, Stefano Cugno, Valentina Forni, Paola Cuzziol, Enrico Molinari, and Gianluca Castelnuovo. "La valutazione e la misurazione del dolore." In Psicologia clinica del dolore, 57–66. Milano: Springer Milan, 2010. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-1469-5_7.

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2

Simon, R. I. "Gestione del rischio basata sulla clinica nei pazienti potenzialmente violenti." In Valutazione e gestione della violenza, 501–10. Milano: Springer Milan, 2014. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-1738-2_28.

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3

Giovagnoni, Andrea, and GianMario Raggetti. "La complessità nella valutazione economica per l’adozione dei sistemi PACS." In La comunicazione radiologica nella società del benessere, 147–58. Milano: Springer Milan, 2012. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-2504-2_16.

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4

Bellandi, Tommaso. "La valutazione del rischio e l’analisi degli eventi avversi." In Prevenire gli eventi avversi nella pratica clinica, 31–40. Milano: Springer Milan, 2013. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-5450-9_4.

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"L’informazione clinica per un buon referto." In La comunicazione radiologica, 21–27. Milano: Springer Milan, 2009. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-1108-3_6.

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