Journal articles on the topic 'Valorizzazione di percorsi culturali'

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Vitale, Carmen. "Percorsi di valorizzazione sostenibile del patrimonio culturale e promozione turistica: la disciplina degli itinerari enogastronomici per lo sviluppo dei territori." AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, no. 2 (January 2021): 43–61. http://dx.doi.org/10.3280/aim2018-002004.

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Abstract:
Il presente contributo si propone di ricostruire la disciplina degli itinerari enogastronomici, attraverso l'analisi delle fonti regionali, nazionali ed europee per ricostruirne le principali questioni applicative e le prospettive. Come si dirà, gli itinerari eno-gastronomici e più in generale quelli culturali possono diventare un importante strumento di valorizzazione e sviluppo locale, poiché sono in grado di mettere insieme pubblico e privato, turismo, paesaggio e patrimonio culturale.
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2

Mantini, Silvia, Fabio Graziosi, Fabio Franchi, and Stefano Boero. "La tecnologia 5G e i beni culturali: percorsi di storie e architetture all’Aquila." DigItalia 15, no. 2 (December 2020): 117–25. http://dx.doi.org/10.36181/digitalia-00019.

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Abstract:
All’indomani del terremoto del 2009, l’Università dell’Aquila ha realizzato progetti di tutela e valorizzazione dei beni culturali che rispondono a esigenze di comunicazione dell’invisibile, di fruizione del visibile differentemente collocato e del recupero di facies sparite. Con particolare riferimento al patrimonio storico-artistico della città, la tecnologia 5G ha permesso la sperimentazione di soluzioni di realtà aumentata e virtuale che hanno riguardato chiese e palazzi ricostruiti. La traduzione delle ricerche d’archivio in approcci storici digitali, in pratiche di public history e in esperienze di editoria aumentata ha consentito, attraverso le ICT, una più ampia accessibilità ai contenuti multimediali da parte di diversi pubblici di fruitori.
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3

Pepe, Dunia, and Debora Vitali. "Il patrimonio culturale metafora dell'interdisciplinarità: storie, conoscenze, tecnologie e professioni." EDUCAZIONE SENTIMENTALE, no. 36 (February 2022): 103–19. http://dx.doi.org/10.3280/eds2021-036010.

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Abstract:
Il patrimonio culturale rappresenta un settore strategico per lo sviluppo della società, dell'economia e del lavoro. Una dimensione essenziale della gestione e della fruizione del patrimonio culturale è il processo della sua digitalizzazione. Accanto al patrimonio culturale esiste ormai un patrimonio culturale digitale che ne garantisce la conservazione, la diffusione e la valorizzazione. Le nuove tecno-logie hanno trasformato l'organizzazione di musei, gallerie, siti d'arte e siti archeologici. Queste stesse tecnologie hanno consentito la diffusione e l'operabilità a livello internazionale di infrastrutture digitali di informazione e ricerca. La digitalizzazione ha consentito ai luoghi della cultura di sperimentare nuovi legami, con i territori e con i cittadini, già dall'inizio degli anni 2000 e soprattutto a seguito del lockdown imposto dalla pandemia da Covid 19. Le tante attività di digitalizzazione volte a valorizzare i beni culturali richiedono sia co-noscenze umanistiche che scientifiche. Da un lato, esse implicano la creazione di realtà virtuali e modellizzazioni per una diversa e più profonda conoscenza, dall'altro lato, richiedono l'uso dell'intelligenza artificiale e dei big data per ricostruire il passato delle culture o per conoscere i flussi turistici nei siti d'arte. Anche le professioni, le competenze ed i percorsi formativi legati alla digitalizzazione dei beni culturali nascono dalle interazioni tra sistemi fisici e sistemi virtuali, da conoscenze ed esperienze di diversa natura.
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4

Monaci, Massimiliano. "L'innovazione sostenibile d'impresa come integrazione di responsabilitŕ e opportunitŕ sociali." STUDI ORGANIZZATIVI, no. 2 (April 2013): 26–61. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-002002.

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Abstract:
Le concezioni e le prassi di responsabilitŕ sociale d'impresa (CSR, corporate social responsibility) che si sono affermate sino a tempi molto recenti riflettono prevalentemente una logica reattiva, incentrata sulla necessitŕ delle aziende di rilegittimarsi nei confronti dei loro stakeholder corrispondendo alla richiesta di riduzione e prevenzione dei costi sociali legati all'attivitŕ d'impresa (degrado ecologico, disoccupazione conseguente a ristrutturazioni, ecc.). Tuttavia l'attuale periodo, anche per le incertezze e questioni poste dalla crisi economica, rappresenta una fase singolarmente feconda per andare oltre questo approccio adattivo e raccogliere la sfida di una visione piů avanzata della dimensione sociale dell'agire d'impresa come innovazione sostenibile. Tale modello si basa sulla valorizzazione di beni, risorse ed esigenze di significato sociale ed č indirizzato alla creazione di valore integrato - economico, umano-sociale e ambientale - nel lungo termine. La caratteristica centrale di questo profilo d'impresa č la tendenza a operare in maniera socialmente proattiva, sviluppando un'attitudine a cogliere o persino anticipare le direzioni del cambiamento sociale con i suoi bisogni e problemi emergenti e facendo sě che l'integrazione di obiettivi economici e socio-ambientali nei processi strategico-produttivi si traduca in fattore di differenziazione dell'offerta di mercato e in una reale fonte di vantaggio competitivo. Nel presente lavoro si indica la praticabilitŕ di un simile modello riferendosi ai risultati di una recente indagine condotta su un campione di dieci imprese italiane, eterogenee per dimensioni, collocazione geografica, fase del ciclo di vita e settori di attivitŕ, che si estendono da comparti tradizionali (come quelli alimentare, edilizio, sanitario, dell'arredamento e della finanza) a campi di piů recente definizione e a piů elevato tasso di cambiamento tecnologico (quali l'ingegneria informatica, la comunicazione multimediale, il controllo dei processi industriali e il risanamento ambientale). La logica di azione di queste organizzazioni sembra ruotare intorno a una duplice dinamica di "valorizzazione del contesto": da un lato, l'internalizzazione nella strategia d'impresa di richieste e al contempo di risorse sociali orientate a una maggiore attenzione per l'ambiente naturale, per la qualitŕ della vita collettiva nei territori, per i diritti e lo sviluppo delle persone dentro e fuori gli ambienti di lavoro; dall'altro lato, la capacitŕ, a valle dell'attivitŕ di mercato, di produrre valore economico e profitti generando anche valore per la societŕ. Nei casi analizzati č presente la valorizzazione delle risorse ambientali, che si esprime mediante la riprogettazione di prodotti e processi e politiche di efficienza energetica di rifornimento da fonti di energia rinnovabile, raccordandosi con nuove aspettative sociali rispetto alla questione ecologica. Č coltivato il valore umano nel rapporto spesso personalizzato con i clienti e i partner di business ma anche nella vita interna d'impresa, attraverso dinamiche di ascolto e coinvolgimento che creano spazi per la soddisfazione di svariati bisogni e aspirazioni che gli individui riversano nella sfera lavorativa, aldilŕ di quelli retributivi. C'č empowerment del "capitale sociale" dentro e intorno all'organizzazione, ravvisabile specialmente quando le condotte d'impresa fanno leva su risorse relazionali e culturali del territorio e si legano a meccanismi di valorizzazione dello sviluppo locale. Troviamo inoltre il riconoscimento e la produzione di "valore etico" per il modo in cui una serie di principi morali (quali la trasparenza, il mantenimento degli impegni, il rispetto di diritti delle persone) costituiscono criteri ispiratori dell'attivitŕ di business e ne escono rafforzati come ingredienti primari del fare impresa. E c'č, naturalmente, produzione di valore competitivo, una capacitŕ di stare e avere successo nel mercato che si sostiene sull'intreccio di vari elementi. Uno di essi coincide con l'uso della leva economico-finanziaria come risorsa irrinunciabile per l'investimento in innovazione, piuttosto che in un'ottica di contenimento dei costi relativi a fattori di gestione - come la formazione - che possono anche rivelarsi non immediatamente produttivi. Altrettanto cruciali risultano una serie di componenti intangibili che, oltre alla gestione delle risorse umane, sono essenzialmente riconducibili a due aspetti. Il primo č lo sviluppo di know-how, in cui la conoscenza che confluisce nelle soluzioni di business č insieme tecnica e socio-culturale perché derivante dalla combinazione di cognizioni specializzate di settore, acquisite in virtů di una costante apertura alla sperimentazione, e insieme di mappe di riferimento e criteri di valutazione collegati alla cultura aziendale. L'altro fattore immateriale alla base del valore competitivo consiste nell'accentuato posizionamento di marchio, con la capacitŕ di fornire un'offerta di mercato caratterizzata da: a) forte specificitŕ rispetto ai concorrenti (distintivi contenuti tecnici di qualitŕ e professionalitŕ e soprattutto la corrispondenza alle esigenze dei clienti/consumatori e al loro cambiamento); b) bassa replicabilitŕ da parte di altri operatori, dovuta al fatto che le peculiaritŕ dell'offerta sono strettamente legate alla particolare "miscela" degli altri valori appena considerati (valore umano, risorse relazionali, know-how, ecc.). Ed č significativo notare come nelle imprese osservate questi tratti di marcata differenziazione siano stati prevalentemente costruiti attraverso pratiche di attenzione sociale non modellate su forme di CSR convenzionali o facilmente accessibili ad altri (p.es. quelle che si esauriscono nell'adozione di strumenti pur importanti quali il bilancio sociale e il codice etico); ciň che si tratti - per fare qualche esempio tratto dal campione - di offrire servizi sanitari di qualitŕ a tariffe accessibili, di supportare gli ex-dipendenti che avviano un'attivitŕ autonoma inserendoli nel proprio circuito di business o di promuovere politiche di sostenibilitŕ nel territorio offrendo alle aziende affiliate servizi tecnologici ad alta prestazione ambientale per l'edilizia. Le esperienze indagate confermano il ruolo di alcune condizioni dell'innovazione sostenibile d'impresa in vario modo giŕ indicate dalla ricerca piů recente: la precocitŕ e l'orientamento di lungo periodo degli investimenti in strategie di sostenibilitŕ, entrambi favoriti dal ruolo centrale ricoperto da istanze socio-ambientali nelle fasi iniziali dell'attivitŕ d'impresa; l'anticipazione, ovvero la possibilitŕ di collocarsi in una posizione di avanguardia e spesso di "conformitŕ preventiva" nei confronti di successive regolamentazioni pubbliche in grado di incidere seriamente sulle pratiche di settore; la disseminazione di consapevolezza interna, a partire dai livelli decisionali dell'organizzazione, intorno al significato per le strategie d'impresa di obiettivi e condotte operative riconducibili alla sostenibilitŕ; l'incorporamento strutturale degli strumenti e delle soluzioni di azione sostenibile nei core-processes organizzativi, dalla ricerca e sviluppo di prodotti/ servizi all'approvvigionamento, dall'infrastruttura produttiva al marketing. Inoltre, l'articolo individua e discute tre meccanismi che sembrano determinanti nei percorsi di innovazione sostenibile osservati e che presentano, per certi versi, alcuni aspetti di paradosso. Il primo č dato dalla coesistenza di una forte tradizione d'impresa, spesso orientata sin dall'inizio verso opzioni di significato sociale dai valori e dall'esperienza dell'imprenditore-fondatore, e di apertura alla novitŕ. Tale equilibrio č favorito da processi culturali di condivisione e di sviluppo interni della visione di business, da meccanismi di leadership dispersa, nonché da uno stile di apprendimento "incrementale" mediante cui le nuove esigenze e opportunitŕ proposte dalla concreta gestione d'impresa conducono all'adozione di valori e competenze integrabili con quelli tradizionali o addirittura in grado di potenziarli. In secondo luogo, si riscontra la tendenza a espandersi nel contesto, tipicamente tramite strategie di attraversamento di confini tra settori (p.es., alimentando sinergie pubblico-private) e forme di collaborazione "laterale" con gli interlocutori dell'ambiente di business e sociale; e al contempo la tendenza a includere il contesto, ricavandone stimoli e sollecitazioni, ma anche risorse e contributi, per la propria attivitŕ (p.es., nella co-progettazione dei servizi/prodotti). La terza dinamica, infine, tocca piů direttamente la gestione delle risorse umane. Le "persone dell'organizzazione" rappresentano non soltanto uno dei target destinatari delle azioni di sostenibilitŕ (nelle pratiche di selezione, formazione e sviluppo, welfare aziendale, ecc.) ma anche, piů profondamente, il veicolo fondamentale della realizzazione e del successo di tali azioni. Si tratta, cioč, di realtŕ organizzative in cui la valorizzazione delle persone muove dagli impatti sulle risorse umane, in sé cruciali in una prospettiva di sostenibilitŕ, agli impatti delle risorse umane attraverso il loro ruolo diretto e attivo nella gestione dei processi di business, nella costruzione di partnership con gli stakeholder e nei meccanismi di disseminazione interna di una cultura socialmente orientata. In tal senso, si distingue un rapporto circolare di rinforzo reciproco tra la "cittadinanza nell'impresa" e la "cittadinanza dell'impresa"; vale a dire, tra i processi interni di partecipazione/identificazione del personale nei riguardi delle prioritŕ dell'organizzazione e la capacitŕ di quest'ultima di generare valore molteplice e "condiviso" nel contesto (con i clienti, il tessuto imprenditoriale, le comunitŕ, gli interlocutori pubblici, ecc.). In conclusione, le imprese osservate appaiono innovative primariamente perché in grado di praticare la sostenibilitŕ in termini non solo di responsabilitŕ ma anche di opportunitŕ per la competitivitŕ organizzativa. Questa analisi suggerisce quindi uno sguardo piů ampio sulle implicazioni strategiche della CSR e invita a riflettere su come le questioni e i bisogni di rilievo sociale, a partire da quelli emergenti o acuiti dalla crisi economica (nel campo della salute, dei servizi alle famiglie, della salvaguardia ambientale, ecc.), possano e forse debbano oggi sempre piů situarsi al centro - e non alla periferia - del business e della prestazione di mercato delle imprese.
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Landi, Alessandra. "Sviluppo sostenibile. Percorsi di rilocalizzazione." SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no. 99 (November 2012): 12–16. http://dx.doi.org/10.3280/sur2012-099002.

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Abstract:
Il contributo dŕ conto delle principali riflessioni elaborate da Colin Campbell nella sua intervista, costruita all'interno della cornice tematica della sostenibilitŕ ambientale e articolata intorno a tre questioni principali: le origini socio-culturali dell'odierna crisi climaticoambientale, la rilocalizzazione come possibile risposta alle degenerazioni della globalizzazione, il movimento delle Transition Towns in un'ottica culturalista.
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Lingiardi, Vittorio, and Nuccia Vono. "Scarti di genere: percorsi diagnostici, paesaggi umani." EDUCAZIONE SENTIMENTALE, no. 18 (September 2012): 65–79. http://dx.doi.org/10.3280/eds2012-018008.

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Abstract:
Il rapporto tra sesso, genere e orientamento sessuale non č scontato. Esso viene condizionato dalle disposizioni biologiche, dalla storia individuale e dai contesti socio-culturali. A partire da questa complessitŕ, come dobbiamo considerare la diagnosi di Disturbo dell'Identitŕ di Genere? Il prodotto di una cultura normativa in tema di genere? La conseguenza nosografica di una declinazione "imprevista" dell'appartenenza al genere assegnato alla nascita? Una diagnosi da mantenere, da modificare o da rimuovere? E che legame c'č, se c'č un legame, tra le variazioni di genere e l'orientamento sessuale?
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Pierri, Carmela. "La formazione delle professioni sanitarie e le esigenze di cambiamento del sistema. Riflessioni sullo sviluppo di un nuovo modello." MECOSAN, no. 115 (January 2021): 95–116. http://dx.doi.org/10.3280/mesa2020-115006.

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Abstract:
L'articolo delinea un percorso di miglioramento del sistema di formazione e aggiornamento per i professionisti che operano nelle strutture sanitarie, in una prospettiva evolutiva, che si auspica partecipato in maniera proattiva dagli utenti-pazienti. Si propone una rivisitazione anche terminologica piu aderente alla reale impostazione della formazione continua, una variazione semantica che evoca cambiamenti sostanziali. Viene dedicato un focus specifico alla valorizzazione dell'apprendimento non formale, con la proposta di istituire dei centri di certificazione di competenze per validare i crediti acquisiti anche con l'autoformazione e a cui affidare la rilevazione del fabbisogno formativo, fondante per una valida progettazione dell'offerta di percorsi professionalizzanti. Nella trattazione viene dato rilievo alla dimensione tecnologica, che, adeguatamente adottata, potrebbe efficientare l'attuale sistema per gli aspetti di valutazione della qualita dei percorsi formativi e il monitoraggio della coerenza tra i percorsi di aggiornamento realizzati e il ruolo funzionale dei professionisti nelle strutture sanitarie.
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Lupo, Eleonora. "Design, beni culturali immateriali e “attivazione dell’autentico”: progettare il valore delle eredità culturali come “open-ended knowledge system”." i+Diseño. Revista Científico-Académica Internacional de Innovación, Investigación y Desarrollo en Diseño 4 (January 9, 2011): 44–54. http://dx.doi.org/10.24310/idiseno.2011.v4i.12662.

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Abstract:
Quando si parla di design per i beni culturali, più che di competenze di design e ambito di applicazione del progetto, è opportuno parlare di processi di design per i beni culturali. In questa visione, la valorizzazione dei beni culturali può essere vista come un insieme di processi di design (Lupo 2009). In un ideale ciclo di vita del bene culturale, materiale o immateriale (Lupo 2009), che proponiamo come lineare (si noti che questa semplificazione viene attuata solo come artificio retorico ed espediente comunicativo) si ha all’inizio un bene culturale ancora potenziale (che non esiste in quanto non ha forma), che si concretizza in forme di bene e che, quando è collettivamente socializzato riconosciuto, diventa bene esplicito, e quindi successivamente bene fruito o attivato da una comunità nel momento in cui se ne ‘appropria’ o vi partecipa in varie forme. Nel passaggio da uno stadio all’altro si verificano dei processi che sono chiamati rispettivamente di produzione (della forma) bene culturale, riconoscimento (del senso) del bene culturale e di attivazione (della funzione) del bene culturale.
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Lupo, Eleonora. "Design e beni culturali: creare sistemi di valore per connettere cultura, luoghi, conoscenza, comunità, impresa." i+Diseño. Revista Científico-Académica Internacional de Innovación, Investigación y Desarrollo en Diseño 8 (April 7, 2013): 30–39. http://dx.doi.org/10.24310/idiseno.2013.v8i.12594.

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Abstract:
La valorizzazione dei beni culturali oggi è un asset privilegiato per lo sviluppo sostenibile e l’innovazione del sistema paese. La fruizione collettiva di cultura si è evoluta, parallelamente alla società dei servizi e delle esperienze, verso la democratizzazione moltiplicazione di momenti e occasioni di appropriazione e accesso a beni, prodotti, servizi ed attività culturali e creative, in termini di circuito di senso identitario di una comunità, di rigenerazione e ridistribuzione del valore di un territorio, di strumento di partecipazione, integrazione e coesione sociale.In questa logica, in coerenza con le indicazioni promosse dalla comunità Europea e dall’Unesco, i modelli di sviluppo culture oriented, hanno l’obiettivo di generare, attivare e incrementare il valore del bene culturale nella sua funzione patrimoniale, storica, civile, simbolica, sociale e di sviluppo, e sono finalizzati allo sviluppo di piattaforme e sistemi di connessione in grado di connettere le comunità attraverso cultura e conoscenza.
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Brignoli, Chiara. "Costruire spazio pubblico con la cultura." TERRITORIO, no. 93 (January 2021): 70–72. http://dx.doi.org/10.3280/tr2020-093011.

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Abstract:
L'attivazione di pratiche di partecipazione a Romano di Lombardia è descritta nella sua capacità di ripensare le forme e i modi degli spazi e delle attività culturali all'interno della città. Gli eventi e le iniziative, nati da percorsi di cittadinanza attiva che hanno saputo coinvolgere e valorizzare in prima persona i giovani, hanno funzionato da innesco per la costruzione di spazio pubblico attraverso la riqualificazione di luoghi prima abbandonati o la riqualificazione di spazi esistenti.
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Friso, Valeria. "Quali trasformazioni per un'inclusione reale a scuola. Disabilità e migrazione ci interrogano." EDUCATIONAL REFLECTIVE PRACTICES, no. 2 (December 2021): 59–69. http://dx.doi.org/10.3280/erp2-special-2021oa12912.

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Abstract:
Il presente articolo propone riflessioni legate a traiettorie possibili che la scuola potrebbe percorrere nelle risposte a domande sempre più frequenti provenienti da alunni con disabilità figli di migranti. Rete, professionalità specializzate, valorizzazione della scuola da parte del contesto e del territorio sono alcune delle sollecitazioni che ci arrivano dalle ricerche più recenti in quest'ambito di indagine. Come renderli strumenti per una trasformazione generativa ed evitare che la scuola debba rispondere sempre con urgenza e senza percorsi condivisi?
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Maggiore, Giulio, and Immacolata Vellecco. "I distretti culturali: modelli concettuali e processi di creazione del valore." ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, no. 1 (October 2011): 95–132. http://dx.doi.org/10.3280/ed2011-001006.

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Abstract:
Il lavoro sostiene la tesi che il modello del distretto culturale possa rappresentare un valido riferimento per orientare le politiche di sviluppo locale. Tale modello non costituisce una semplice variante del distretto industriale o del distretto turistico, ma assume tratti distintivi specifici nonché una notevole ricchezza di concettualizzazioni che si differenziano riguardo alle modalitŕ attraverso le quali il distretto crea valore. Esso appare dotato di una sua coerenza di fondo e di una sua originalitŕ, nonché capace di dar vita a dinamiche di sviluppo innovative, grazie alla possibilitŕ di attivare dinamiche di valorizzazione fondate sulla cultura - asset centrale e catalizzatore dei processi di sviluppo - da misurare in un'ottica di lungo periodo e non solo in termini economici, ma anche in termini di creativitŕ, attrattivitŕ del territorio e moltiplicazione del capitale sociale.
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Foscoli, Vanessa. "Nuove strategie di inclusione al Museo del Tessuto di Prato." Babylonia Journal of Language Education 3 (December 23, 2022): 40–45. http://dx.doi.org/10.55393/babylonia.v3i.212.

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Abstract:
Il contributo intende rendicontare i risultati principali ottenuti dal progetto Tessuti SOCIALI” (SOCIal Learning, Allestimenti museali, Lingue, Interazioni): percorsi conoscitivi per il Museo del Tessuto di Prato, coordinato dall'Università per Stranieri di Siena e finanziato dalla Regione Toscana. A Prato, la seconda città più grande della Toscana, la popolazione straniera residente rappresenta il 22% della popolazione totale. In una realtà sociale plurilingue e pluriculturale come quella pratese è indispensabile migliorare i servizi legati al settore museale e aumentare l'accessibilità alle iniziative culturali. “Tessuti SOCIALI” è un progetto di inclusione che intende favorire lo sviluppo delle competenze linguistiche e della consapevolezza interculturale, con l’ausilio delle nuove tecnologie.
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Barbara, Sibilio Parri. "Uno strumento di gestione del patrimonio culturale: il caso dei siti UNESCO." ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, no. 2 (January 2012): 307–33. http://dx.doi.org/10.3280/ed2011-002006.

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Abstract:
I siti inseriti nella Lista del Patrimonio Mondiale posti sotto la tutela dell'UNESCO sono caratterizzati dalla presenza di un ricco patrimonio culturale immerso in un ambiente naturale e/o in localizzazioni urbane di alta qualitŕ. In ognuno di essi gli operatori sono impegnati nella progettazione, prima, e nella realizzazione, poi, di un processo di valorizzazione, processo particolarmente complesso per piů motivi. Per affrontare questa complessitŕ e superare le difficoltŕ che ne derivano puň risultare efficace l'attivazione di un processo di pianificazione, programmazione e controllo. In questa direzione si č mosso il nostro Paese - ma non solo - rendendo obbligatorio, con la legge 77 del 20 febbraio 2006, la redazione del Piano di Gestione il cui obiettivo primario č quello di "garantire l'identificazione, la tutela, la conservazione, la valorizzazione e la trasmissione alle generazioni future del patrimonio". In sostanza, il Piano di gestione č proposto come uno strumento di governo politico ed economico nel medio-lungo termine del sito, strumento che puň agevolare e guidare l'ideazione, la progettazione, l'attuazione e il controllo di progetti di tutela e valorizzazione del patrimonio. Il suo impiego si č tradotto prevalentemente nella programmazione di iniziative culturali di tutela e conservazione affiancate da azioni di valorizzazione, per lo piů a breve termine, con un apprezzabile impatto economico sul territorio. La sensazione che si ricava dall'osservazione della realtŕ č che ancora manca la capacitŕ e la sensibilitŕ di utilizzare il Piano di gestione in modo adeguato: non č stata formulata una pianificazione che coniughi nel lungo termine le tante dimensioni interessate e non č compresa la sua natura di meccanismo operativo. Sembra che la sua redazione sia effettuata soprattutto per adempiere ad un obbligo normativo.
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Adornato, Francesco. "Agricoltura plurale paradigma dell’Europa." Przegląd Prawa Rolnego, no. 1(30) (June 8, 2022): 13–24. http://dx.doi.org/10.14746/ppr.2022.30.1.2.

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Abstract:
L’articolo si propone di affrontare il tema dell’agricoltura plurale paradigma dell’Europa. Il ruolo assegnato alla funzione agricola è stato soggetto a cambiamenti i cui confini sono stati notevolmente ampliati al di là della produzione alimentare. In tal contesto sono emerse problematiche paesaggistiche e ambientali legate ad aspetti sociali e culturali combinati con il rapporto urbano-rurale. A livello dell’UE appaiono nuovi percorsi di sviluppo dell’agricoltura in correlazione con il cibo, l’ambiente, il benessere degli animali (welfare).
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Parisio, Enrico, and Fabio Mongelli. "Place identity design nel quartiere San Lorenzo a Roma." ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, no. 3 (January 2022): 103–17. http://dx.doi.org/10.3280/es2021-003008.

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Abstract:
L'emergenza sanitaria da Covid-19 ha modificando la tessitura delle relazioni sociali e l'approccio allo studio e al lavoro. Il ruolo del designer e, più in generale dell'artista, in que-sto contesto storico così imprevedibile, coincide oggi con quello dell'esploratore che abban-dona i processi di ricerca e sperimentazione individuale, per inseguire una nuova vocazione collettiva che guarda al domani. Città, parchi, piazze, agorà culturali dovranno confrontarsi con stravolgimenti che andranno ad incidere sulle abitudini dei cittadini. Gli spazi pubblici saranno rimodellati con progetti che tengano conto delle esigenze culturali connesse alla socia-lità e all'ambiente. È possibile immaginare un processo di rigenerazione urbana che, coinvol-gendo giovani studenti e ricercatori nella valorizzazione di una determinata identità territoriale, possa trasformarsi in un modello operativo aperto da innestare in altre aree. Roma prova a dare una prima risposta, con uno dei suoi quartieri simbolo: San Lorenzo, dando forma ad un'azione di co-design partecipativo che declina storia e futuro.
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Finzi, Ida. "Il dispositivo gruppale di psicoterapia transculturale con le famiglie migranti nell'esperienza della Cooperativa Crinali." GRUPPI, no. 1 (October 2020): 122–33. http://dx.doi.org/10.3280/gruoa1-2020oa10487.

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Abstract:
A partire dai principi dell'approccio dell'etnopsicoanalisi, viene descritta in questo lavoro un'esperienza ormai pluriennale di terapia transculturale di gruppo per famiglie migranti. Si tratta di un servizio pubblico al quale le famiglie vengono inviate da parte dei servizi territoriali. Il gruppo è composto da una terapeuta principale, un'interprete, alcuni coterapeuti e mediatrici linguistico-culturali. Il gruppo è multiculturale e la terapia si svolge in madrelingua e in italiano. Si descrivono i principi ispiratori, il setting, le tecniche utilizzate, e le finalità terapeutiche orientate principalmente all'accoglienza e alla valorizzazione dell'alterità culturale e all'elaborazione dei meccanismi di scissione presenti a seguito del trauma migratorio.
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Angelucci, Anna. "La scuola di tutti e per ognuno. Meritocrazia selettiva e cooperazione inclusiva." SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), no. 45 (February 2013): 45–52. http://dx.doi.org/10.3280/las2012-045004.

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Abstract:
La cooperazione appare, sia da un punto di vista biologico sia da un punto di vista culturale, come una modalitÀ comportamentale che gli esseri umani hanno sviluppato per garantirsi vantaggi evoluzionistici di tipo individuale e/o sociale. Anche nell'attivitÀ pedagogica e formativa, l'approccio cooperativo, centrato sulla costante valorizzazione dei processi di apprendimento nel percorso d'istruzione, costituisce la scelta privilegiata dai docenti italiani, nelle scuole di ogni ordine e grado. Tuttavia, negli ultimi anni, con l'istituzione di un sistema di valutazione nazionale (Invalsi), il Miur sta introducendo nuove forme di competizione tra docenti, studenti, classi e scuole, adottando modelli anglosassoni basati sul paradigma della meritocrazia misurata attraverso test standardizzati. Forme di competizione che favoriscono la diffusione di comportamenti opportunistici e individualistici e che impediscono la realizzazione del fine ultimo dell'istruzione e della conoscenza: l'emancipazione da condizioni di partenza svantaggiose o inique e l'acquisizione di un ventaglio di capacitÀ soggettivamente significativo per formulare e realizzare il nostro progetto di vita.
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Zampino, Giuseppe, Angelo Selicorni, and Roberta Onesimo. "La disabilità e il bambino." MINORIGIUSTIZIA, no. 4 (July 2022): 13–21. http://dx.doi.org/10.3280/mg2021-004002.

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Abstract:
In questo articolo gli autori delineano la disabilità nel contesto del bambino con bisogni assistenziali speciali. Evidenziano quanto la disabilità impatti in termini di costi diretti ed indiretti, compreso l'isolamento sociale, sulla famiglia. Analizzano gli elementi che generano un punto di equilibrio per la famiglia. Definiscono l'importanza del contributo che il paziente e la famiglia possono dare nello strutturare percorsi di trattamento più efficaci e chiari. Sottolineino l'importanza dei fattori ambientali, compresi quelli culturali nel divenire barriere o facilitatori e che politiche di integrazione e di sostegno alla disabilità per l'infanzia sono un investimento che riguarda tutti.
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Sulfaro, Nino. "La dismissione delle fortificazioni urbane in Italia: percorsi bibliografici." STORIA URBANA, no. 136 (March 2013): 225–40. http://dx.doi.org/10.3280/su2012-136008.

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Abstract:
Sono pochi i testi che offrono una sintesi di ampio respiro sugli stretti legami che intercorrono tra dismissione delle fortificazioni, trasformazioni urbane e realtŕ socioeconomica, in Italia tra XIX e inizi del XX secolo. Uno dei primi problemi che si pone alla ricerca su questo tema č, quindi, il dover far fronte alla frammentarietŕ del materiale disponibile. Al fine di rendere piů agevole la consultazione del materiale proposto, il saggio presenta tre percorsi bibliografici sul tema. Il primo riguarda gli aspetti normativi, amministrativi e finanziari della dismissione. Esso fa riferimento a pubbli- cazioni riguardanti le procedure di demilitarizzazione di quelle fortificazioni urbane che, perso il loro ruolo militare, sono acquisite dalle amministrazioni comunali. In particolare, vengono richiamati studi e ricerche che evidenziano alcuni aspetti finanziari del tema, come la valorizzazione della rendita fondiaria dei terreni precedentemente occupati dalle cinte urbane, e l'ampliamento delle cinte daziarie. Il secondo percorso si basa su pubblicazioni che pongono l'accento sul rapporto tra demolizione delle mura e trasformazioni urbane, come nel caso dell'insediamento degli scali ferroviari, del miglioramento della viabilitŕ e, in generale, dell'attuazione degli strumenti urbanistici. Inoltre, si fa riferimento al tema della conversione delle cinte urbane in pubblici passeggi e viali di circonvallazione. L'ultimo percorso si muove lungo una serie di riferimenti bibliografici che pongono in risalto l'incidenza di alcune problematiche, come la pressione demografica, la crisi occupazionale, il decollo industriale e il rapporto tra cultura igienista e istanze di conservazione, sui processi di demolizione delle cinte urbane
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Ridolfi, Maurizio. "Per una storia del "sentimento repubblicano". Il 2 giugno nel calendario civile." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 296 (August 2021): 174–92. http://dx.doi.org/10.3280/ic2021-296008.

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Abstract:
Nel testo si discute il rapporto tra storiografia e public history nella costruzione di un "sentimento repubblicano" nell'Italia del secondo dopoguerra. Si indagano i percorsi di ricerca e le nuove fonti grazie a cui ritessere una trama di narrazioni storico-culturali capaci di coniugare linguaggi, simboli e rituali civili nella storia del "patriottismo repubblicano". La data e l'anniversario della nascita della Repubblica - il 2 giugno - divengono l'occasione per prefigurare la "storia vissuta" di piu generazioni di uomini e donne. L'idea e l'immagine della Repubblica ritornano al centro del calendario civile, nel suo rapporto continuo e mutevole tra storie (individuali e di gruppo) e memorie pubbliche.
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Cervia, Silvia. "Governare la salute. Una riflessione sul modello di network toscano." RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, no. 4 (November 2011): 101–20. http://dx.doi.org/10.3280/sa2011-004007.

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Abstract:
Le trasformazioni dell'epoca post-moderna hanno inciso tanto profondamente sui sistemi sanitari da metterne in discussione il meccanismo stesso di legittimazione. Guardare alla salute come al risultato di un complesso sistema di variabili biologiche, fisiologiche, economiche, culturali e sociali implica infatti un ripensamento del tradizionale assetto di, fondato sulle gerarchie burocratiche e sui saperi esperti. Emergono cosě nuove forme di regolazionein grado di agire sulle diverse variabili intervenienti attraverso percorsi e processi di cooperazione tra i diversi attori pubblici e privati (). A partire dai diversi assetti di potere che un sistema a rete puň descrivere, l'articolo esplora i cambiamenti intervenuti sull'assetto dei poteri regolativi in ambito sanitario per individuare i principi ispiratori del modello didefinito dalla Regione Toscana attraverso le "Societŕ della Salute".
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Veninata, Chiara. "Dal Catalogo generale dei beni culturali al knowledge graph del patrimonio culturale italiano: il progetto ArCo." DigItalia 15, no. 2 (December 2020): 43–56. http://dx.doi.org/10.36181/digitalia-00013.

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Abstract:
Le attività dell’ICCD sono da sempre indirizzate ad una maggiore condivisione e valorizzazione sia dei modelli di strutturazione della conoscenza sul patrimonio culturale sia dei dati prodotti nelle campagne di catalogazione. Negli ultimi anni l’ICCD ha concentrato le proprie attività sull’analisi e sull’applicazione delle potenzialità offerte dal semantic web e dai suoi strumenti. Uno dei risultati è il progetto ArCo, il grafo della conoscenza del patrimonio culturale italiano, costituito da una rete di ontologie e da oltre 169 milioni di triple riferite a oltre a 800 mila schede catalografiche. ArCo si basa sui dati del Catalogo generale dei beni culturali dell’Istituto centrale per il catalogo e la documentazione del MiBACT e sui dati dei suoi archivi fotografici. ArCo è distribuito congiuntamente con uno SPARQL endpoint, un software per convertire i record di catalogo in RDF e una ricca suite di materiale di documentazione (test, valutazione, istruzioni, esempi ecc.).
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Turco, Federica. "Le femmine restano e i maschi partono. Dinamiche spaziali e diritti nelle moderne storie per l'infanzia." MINORIGIUSTIZIA, no. 3 (January 2021): 13–22. http://dx.doi.org/10.3280/mg2020-003002.

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Abstract:
In che modo le narrazioni e la realtà sociale interagiscono tra loro nella costruzione di significati condivisi? Questa sembra essere la domanda di partenza per cercare di inquadrare il problema della rappresentazione in generale, e della rappresentazione femminile in particolare, in tutti quei testi che forniscono, a livello simbolico e quindi semiotico, dei modelli d'identificazione per i loro fruitori (dai film ai cartoni animati, passando attraverso romanzi, fiabe, spot pubblicitari e così via). Si tenterà, nel breve saggio che segue, d'inquadrare la relazione tra rappresentazioni e modelli culturali, considerando principalmente alcune storie per bambine e bambini e il modo in cui queste forniscono dei percorsi d'interpretazione e stratificazione dei diritti dell'infanzia (e della loro violazione).
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Piazza, Ornella, Renato Gammaldi, Giorgio Iaconetta, and Vincenzo De Paola. "Modello operativo di valutazione e trattamento del paziente con dolore cronico che necessita di cure palliative." La Sanità Pubblica. Ricerca applicata 2, no. 2 (July 25, 2021): 49–56. http://dx.doi.org/10.48268/dolorecronico/2021/0001.1.

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Abstract:
Per garantire un’adeguata assistenza ai malati domiciliarizzati e già inseriti nel percorso delle cure palliative è talora necessario garantire un ricovero temporaneo, in ambito ospedaliero, per il tempo necessario ad eseguire manovre assistenziali non sempre facilmente realizzabili al domicilio come, ad esempio, il posizionamento di un catetere venoso centrale ad inserimento periferico (PICC) o la somministrazione di terapie antalgiche che possono richiedere manovre minimamente invasive. Per affrontare il “dolore totale” di un individuo nel proprio contesto socio-culturale e familiare il medico deve porre in atto quell’”approccio globale” che tiene conto di tutti gli aspetti fisici, psicologici, sociali, relazionali e spirituali del dolore, e attivare le possibili risorse che da tali valutazioni possono emergere (valorizzazione di approcci sistemici, delle reti amicali e di sostegno, organizzazione delle più appropriate reti di cura). Il dolore da cancro ha delle peculiarità rispetto al “dolore cronico” tout-court, spesso chiamato impropriamente dolore cronico “benigno” in quanto non provocato da patologia oncologica. Nel dolore oncologico il dolore non è l’unico sintomo ma fa parte di un corteo sintomatologico complesso, talora aggregato in cluster, talora meno prevedibile, per cui il trattamento del dolore si è rivelato più efficace quando inserito in una cura palliativa di più ampio respiro.
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Mennella, Stefano. "Attraversamento dei confini e percorsi di inclusione: il piccolo gruppo psicoterapico come osservatorio di confronti culturali e fenomeni di integrazione." GRUPPI, no. 1 (October 2020): 56–70. http://dx.doi.org/10.3280/gruoa1-2020oa10482.

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Abstract:
Chi vive, sia dalla parte di chi si sposta che da quella di chi accoglie, esperienze di integrazione all'interno di fenomeni migratori, sperimenta le difficoltà di un lungo, a volte impossibile, sforzo per mediare, con una congiunta assunzione di responsabilità, tra esaltanti emozioni umane e amari compromessi, tra accessi a opportunità e risorse e crisi psicologiche, affettive e culturali. Nella parte introduttiva sono descritte ipotesi relative al ruolo dello straniero rispetto alla terra che lo ospita e alle fantasie che stimola il suo arrivo. L'autore è interessato, in questo scritto, a focalizzare l'attenzione sui fenomeni relativi all'attraversamento dei confini del gruppo da parte di nuovi arrivati e alle dinamiche, nell'ordine, di ospitalità, di acquisizione edi apparentamento; l'autore propone che all'interno del piccolo gruppo psicoterapico sia possibile osservare dinamiche collegate ai fenomeni di ingresso relative non solo alla condizione del nuovo come ultimo nato di una fratria ma, da un altro punto di vista, come straniero portatore di una cultura diversa. Attraverso il contributo di vignette cliniche viene evidenziato l'aspetto relativo al lavoro di ridefinizione dei confini del gruppo che si attiva a ogni nuovo ingresso, ma anche al lavoro, attraverso il confronto con il nuovo arrivato, di ridefinizione e riplasmatura dell'identità e degli elementi della cultura del gruppo. Infine, così come nei fenomeni migratori chi migra acquisisce, dal punto di vista relazionale, una posizione rispetto a chi rimane nella terra di origine, anche nel piccolo gruppo il nuovo arrivato attiva fantasie relative ai fratelli che hanno lasciato il gruppo.
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Gelli, Bianca R. "L'asimmetria dei generi come problema politico. Uno sguardo sulle attuali teorie femministe." PSICOLOGIA DI COMUNITA', no. 2 (February 2011): 11–20. http://dx.doi.org/10.3280/psc2010-002002.

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Abstract:
Il discorso, prendendo le mosse dall'elaborazione teorica femminista, si incentra sull'uomo/donna tuttora presente nel privato come nei vari ambiti del sociale, pur in presenza delle trasformazioni culturali e politiche. Data per affermata l'incoercibile differenza uomo/donna, due i percorsi teorici lungo i quali l'A si muove, passando dall'uno all'altro: - evidenziare, partendo dalla differenza, uno spazio intermedio dove il confronto e il dialogo possano articolarsi declinando Io/Tu nel. Il che prelude, passando dal rapporto individuale a quello di comunità allargata, a una politica di pacificazione e democrazia (Irigaray); - considerando la differenza come differenza, individuare, in una nuova forma di materialismo, nel ritorno al corpo come mente incarnata, il luogo della enunciazione della parola della Donna, come soggetto in divenire (Braidotti). Le profonde trasformazioni del postmoderno portano al realizzarsi di un utopia ovvero al divenire maggioranza delle donne e deglicomedall'uomo, attualmente in crisi.
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Cattunar, Alessandro. "Confine, memorie, identitŕ Il Governo militare alleato nella Venezia Giulia tra politiche pubbliche e percorsi privati." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 258 (September 2010): 26–56. http://dx.doi.org/10.3280/ic2010-258002.

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Abstract:
Il saggio propone un'analisi dei legami tra confine, identitŕ e memorie nella Venezia Giulia, e in particolare nel Goriziano, durante l'amministrazione del Governo militare alleato (Gma). In qust'area questo periodo č cruciale per la definizione della linea di confine tra Italia e Jugoslavia. Per la popolazione, č un momento di passaggio da un sistema di identitŕ plurime, fluide e cangianti a una contrapposizione nazionale e politica alquanto netta. Anche in seguito ai traumi subiti negli anni precedenti, infatti, gli individui e i gruppi riformulano i parametri per definire se stessi e "gli altri" selezionando eventi e momenti della storia passata e ponendoli a fondamento della propria identitŕ. Tali dinamiche si riflettono sull'affermazione di memorie differenti e spesso antitetiche. L'autore studia sia la dimensione pubblica/istituzionale, sia quella privata delle emozioni, dei sentimenti, delle singole scelte quotidiane principalmente attraverso l'analisi delle interviste e dei racconti di vita dei testimoni: fonti orali che vengono confrontate e fatte interagire con i documenti ufficiali che descrivono l'attivitŕ del Gma e le relazioni tra questo e i diversi gruppi nazionali e culturali presenti sul territorio.
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del Gobbo, Giovanna. "I professionisti dell'educazione alla sostenibilità ambientale." QUADERNI DI ECONOMIA DEL LAVORO, no. 112 (March 2021): 83–102. http://dx.doi.org/10.3280/qua2020-112007.

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Abstract:
La riconversione e riorganizzazione dei processi economici (greening) e una dif-fusa responsabilità, anche individuale, rispetto all'ambiente e al territorio nella direzione di una "green society" oltre che della "green economy" sembrano poter aprire un potenziale mercato del lavoro dei professionisti dell'educazione alla sostenibilità ambientale. Le unità professionali operanti in attività di educazione, formazione e sensibilizzazione ambientale ad oggi sono varie. Le attività sono svolte, per lo più, da figure operanti in ambiti e settori diversi (public utilities, turismo, servizi culturali, escursionismo, tutela del patrimonio ambientale, agricoltura, educazione e istruzione, ecc.) vanno a definire una famiglia dai contorni indistinti, senza una univoca definizione di ruoli, aree di attività, competenze e percorsi for-mativi. Il presente contributo intende offrire uno sguardo introduttivo su un pro-blema che richiede necessariamente un approccio sistemico e sollecita la riflessione pedagogica sull'ambiente ad una interlocuzione più forte e mirata con il mercato del lavoro a garanzia di processi di professionalizzazione la cui utilità sociale ed economica sembra indiscutibile.
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Porcarelli, Cristiana. "Prime riflessioni su modalità, percorsi e nuovi spazi di cooperazione per garantire l’apprendimento permanente di giovani e adulti." Contesti. Città, territori, progetti 1, no. 1 (October 27, 2022): 88–99. http://dx.doi.org/10.36253/contest-13455.

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Abstract:
Se l’orientamento europeo appare quantomai centrato sulla persona e sulla sua unicità anche in termini di sviluppo delle competenze e di opportunità formative, di pari passo si stanno sviluppando nuovi e sempre più interconnessi spazi di apprendimento che implicano il coinvolgimento di varie tipologie di attori, diversi livelli di governance, di partnership pubblico/privato e di una rinnovata attenzione al territorio. Interventi co-progettati e multi-attoriali (scuola, famiglia, organizzazioni del Terzo settore, privato sociale, istituzioni pubbliche) sembrano sempre più necessari ma con peculiari caratteristiche di flessibilità e adeguatezza al territorio di riferimento. Inoltre, il miglioramento della qualità della vita nei centri urbani passa quasi obbligatoriamente attraverso la cultura e l'educazione e varie sono le iniziative focalizzate su questi temi a partire dal programma dell’UNESCO Global Network of Learning Cities. In questa prospettiva anche la scuola si rinnova e anela a diventare un learning hub attraverso peculiari accordi denominati “Patti educativi di comunità” che rappresentano un esempio di buona pratica caratterizzato da un approccio orientato alla co-progettazione e alla valorizzazione della dimensione territoriale. If the European orientation appears to be focused on people also from the point of view of skills development and training opportunities, at the same time new and increasingly interconnected learning spaces are being developed with the consequent involvement of various types of actors, different levels of governance, public private partnerships as well as a renewed attention to the territory. Co-designed and multi-actor interventions (school, family, third sector organizations, private social, public institutions) are more and more necessary but with characteristics of flexibility and adequacy to territorial needs. In addition, the improvement of the quality life within urban centres must go through culture and education; there are various initiatives focused on these issues starting from the UNESCO Global Network of Learning Cities program. In this perspective, the school also renews itself and yearns to become a learning hub through specific agreements called "Community agreements for education" which represent an example of good practice characterized by a co-planning approach and the enhancement of the territorial dimension.
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Kowalski, Marcin. "Rhetoric in the Service of the Gospel in “Inesperto nell'arte di parlare” (2 Cor 11,6) by A. M. Gieniusz, CR." Biblical Annals 9, no. 1 (January 4, 2019): 191–212. http://dx.doi.org/10.31743/biban.3548.

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Abstract:
The article reviews the book by Andrzej M. Gieniusz, CR, “Inesperto nell'arte di parlare”? (2 Cor 11, 6). Retorica al servizio del Vangelo (Percorsi culturali 25; Roma: Urbaniana University Press 2018). The author begins by discussing the publication in detail, and then proceeds to the specific issues related to it. These include Rom 7:1-6 read as transitio, Rom 8:12 as the test case of orality and literacy in Paul, the category of “religious experience” in Paul, the apocalyptic background of Paul’s attitude toward work, and the role of 1 Cor 15:8 in constructing the apostle’s ethos. The main characteristic of the book by Prof. Gieniusz is a creative combination of rhetoric and theology, discussed in the last part of the article. The book shows how to do theology focused on the newness of the Christian life, the primacy of grace and the uniqueness of Christ’s way (solus Christus).
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Gallo, Anna, and Sergio Leon Guerrero. "Juan María Montijano." Revista Eviterna, no. 10 (September 28, 2021): 55–66. http://dx.doi.org/10.24310/eviternare.vi10.12956.

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Abstract:
A partire da una riflessione maturata da Juan María Montijano riguardo la natura metafisica del design, intesa quale custode del reale significato degli oggetti che ci circondano, lo studio approfondisce il ‘valore immateriale dei prodotti materiali' con l’intento di invitare a porre attenzione non solo sul binomio forma-funzione ma anche sulla stratificazione intangibile che lo sostiene. Una dimensione considerata privilegiata in quanto qui si incontrano il processo progettuale e l’esperienza d’uso contribuendo entrambi a liberare gli oggetti dall’anonimato della standardizzazione e dai rischi della spersonalizzazione, dotandoli di una sorta di ‘biografia’. In questo modo le cose si trasformano in storie, linguaggi, relazioni. A supporto della tesi della ‘metafisica del disegno’, il terzo paragrafo indaga il pensiero di studiosi del Novecento – da Barthes, Baudrillard, Selle, Kopytoff, De Fusco, le cui ricerche convergono da prospettive differenti verso l’idea di una dimensione culturale del quotidiano costruita mediante i significati e i segni appartenenti alle sue componenti piccole e grandi. In tal senso anche il termine ‘patrimonio’ viene considerato nell’accezione inglese di Cultural Heritage, ovvero come giacimento attivo da continuare ad alimentare nel tempo attraverso strumenti in grado di valorizzarne i contenuti aggiornandoli e rendendoli accessibili e fruibili. Tra questi la tecnica dello storytelling, canale narrativo che pone in evidenza in particolar modo l’immateriale, ritrovando quindi nei contenitori culturali come archivi e biblioteche delle dimensioni in grado di favorire lo sviluppo di azioni strategiche finalizzate a incrementare conoscenza e cultura. Da qui la parte finale del testo è dedicata ad esaminare l’opera di valorizzazione portata avanti da Juan María Montijano per oltre quindici anni nella Biblioteca e nell’Archivio del san Carlo alle Quattro Fontane a Roma al fine di tutelare, raccontare e trasmettere nel tempo la memoria storica custodita al suo interno.
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Guerra, Giovanni. "La relazione medico paziente: dialogo tra psicologia e medicina sull'adattamento." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 1 (May 2021): 137–51. http://dx.doi.org/10.3280/rip1-2021oa11606.

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Abstract:
Il rapporto medico-paziente, tema ampiamente dibattuto in letteratura, viene qui proposto indicando l'adattamento come terreno di incontro nel quale medicina e psicologia possano dialogare, condividendo lo stesso punto di osservazione, pur mantenendo le loro specificità di lettura dei fenomeni e di intervento.La vita è un continuo processo adattativo la cui storia è il risultato deterministico e imprevedibile del gioco delle risorse, delle possibilità, dei vincoli, dei limiti, delle occasioni propri sia del soggetto sia della realtà.Questa formulazione dell'adattamento si applica tanto allo sviluppo biologico quanto allo sviluppo psicologico e, pur nella differenza dei "materiali" osservabili, offre un comune vertice di osservazione.La malattia è un evento quasi inevitabile della vita e coinvolge il soggetto in tutta la sua complessità bio-psico-sociale. Da qui, la sollecitazione a includere il malato con la sua soggettività (valori, storia, emozioni, fantasie …) all'interno del campo clinico. Tale inclusione, peraltro, pone due domande: da una parte, sulle ragioni dell'eclissi dell'interesse per la soggettività e, da un'altra parte, sul potenziale valore aggiunto apportato dalla presenza della soggettività del paziente nel campo clinico.La logica dello sviluppo del sapere e delle tecniche in medicina spiega le ragioni del progressivo disinteresse per la soggettività, ma lo stesso sviluppo implica la valorizzazione dell'individualità biologica. L'individualità non è, di per sé, la soggettività ma costituisce indubbiamente la via per prendere in considerazione la singolarità dei processi adattativi alla malattia.L'inclusione della soggettività se appare evidentemente vantaggiosa per il paziente, offre anche al clinico il vantaggio di una partecipazione attiva e di adesione ai percorsi diagnostici e terapeutici. Nella narrazione che il paziente fa della storia della malattia, infatti, si può rintracciare e comprendere anche la sua strategia adattativa. In particolare, si avanza la proposta di lettura della narrazione ipotizzando il vissuto della malattia e le aspettative nei confronti del curante come organizzatori della narrazione.
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Frey, Luigi, and Stefania Marcozzi. "Cultura, turismo culturale, sviluppo e occupazione giovanile: la valorizzazione dei giovani in un territorio ricco di risorse naturali, storico-culturali, turistiche e sociali. L'area del comune di cupra marittima nella regione marche." QUADERNI DI ECONOMIA DEL LAVORO, no. 100 (October 2013): 79–102. http://dx.doi.org/10.3280/qua2013-100004.

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Broccolini, Alessandra, and Katia Ballacchino. "La zuppa, il fuoco e il lago. Cibo e identitŕ intorno al lago di Bolsena." CULTURE DELLA SOSTENIBILITA ', no. 6 (June 2010): 102–33. http://dx.doi.org/10.3280/cds2009-006007.

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Abstract:
Il saggio prende spunto da un lavoro di ricerca e documentazione relativo ai beni demoetnoantropologici immateriali promosso dall'Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione (ICCD) del Ministero per i Beni e le Attivitŕ Culturali, che č stato condotto sui saperi e le pratiche alimentari nell'area del lago di Bolsena (provincia di Viterbo). In particolare il saggio analizza il ruolo che occupa un piatto tradizionale dell'alimentazione lacustre denominato sbroscia - una zuppa di pesci di lago - nella definizione dell'identitŕ locale entro pratiche e saperi della contemporaneitŕ. Questo piatto che, a causa di un sapore denso e di una natura poco adatta ai palati turistici non si č trasformato in prodotto commerciale, rappresenta per molti aspetti un elemento narrativo e uno strumento catalizzatore di sentimenti di appartenenza al lago, grazie alla sua origine mitica e arcaica, al suo rapporto intimo e solido con l'ambiente naturale lacustre e con la cultura locale della pesca tradizionale, di natura prettamente maschile. La riflessione antropologica proposta vuole riflettere sulle problematiche insite nei processi di patrimonializzazione della cultura immateriale locale prodotti dalle pratiche ministeriali di catalogazione (attraverso la scheda BDI), che a fatica riescono a restituire la complessitŕ del rapporto cibo/identitŕ in quello che viene da piů parti definito il lago "che si beve", proprio per l'uso alimentare delle acque lacustri che si faceva e che si fa ancora nella preparazione locale della sbroscia. Sono proprio le acque del lago, infatti, insieme ad un uso tutto maschile del fuoco "non domestico" e all'utilizzo del "pignatto" per cucinare la sbroscia che rendono la preparazione e la consumazione di questo piatto un rito significativo sul piano simbolico per i pescatori che vivono questo territorio. Persino l'abitudine di mangiare la sbroscia con le mani entra nel confine identitario, nella memoria narrativa dei pescatori che si rifanno ad un passato premoderno. Nell'uso quotidiano contemporaneo della sbroscia si rileva il suo rapporto opaco con altri luoghi del consumo alimentare: i paesi lontani dal lago, le sagre e i ristoranti del luogo, confermando la sua forte caratteristica di piatto "intimo" e non commerciale, privato, selettivo e di retroscena. In che modo quindi, questo cosě complesso bene effimero, in bilico tra materiale e immateriale, si puň inserire in un processo di valorizzazione del territorio e delle comunitŕ locali legato al loro sviluppo sostenibile? A questo e ad altri interrogativi relativi al patrimonio etnografico, tenta di rispondere il saggio in questione.
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Acampa, Giovanna, and Claudia Mariaserena Parisi. "Cultural heritage management: optimising procedures and maintenance costs." Valori e Valutazioni 29 (January 2022): 79–102. http://dx.doi.org/10.48264/vvsiev-20212907.

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Abstract:
The management of maintenance activities is an ongoing concern for facility managers in the existing building sector due to its complexity and uncertainty. This applies all the more to cultural heritage as protection, preservation and enhancement are a priority in order to keep the artistic and cultural value of historical assets for future generations. In addition, problems related to the increasingly limited economic resources complicate maintenance management processes. Therefore, it has become a common standard to carry out maintenance activities only when actual emergencies occur, thus causing inefficiencies in the planning of Facility Management activities and an increase in maintenance costs. This paper shows a method to support the management decision-making in maintenance activities through Building Condition Assessment (BCA) processes integrated with Building Information Modeling (BIM) systems. The main objective is to develop a maintenance management strategy and support technicians in identifying maintenance priorities in a practical, simple and automated way in order to optimise procedures and costs. To achieve such a goal, the method proposes a BCA process that uses the following tools: 1) building breakdown structure according to UNI 8290 adapted to historic buildings; 2) a degradation level index and a technological and operational connection matrix to assess opportunity maintenance; 3) field inspections and data collection on Excel spreadsheets acting as external Database; 4) data management in BIM environment using Revit as BIM Authoring Software and Dynamo scripts as visual programming language (VPL) to link external Database to BIM model. The results highlight the important role of BIM in Facility Management of existing buildings and buildings of historical and cultural value by allowing the continuous update of information in a single BIM model for BCA purposes and shows a great potential to support facility managers in managing building maintenance activities and optimising costs. La natura complessa, incerta e dinamica della gestione delle attività di manutenzione è fonte di continua preoccupazione per i facility managers che operano nel settore del patrimonio edilizio esistente. In particolare, nel campo dei beni culturali, la tutela, conservazione e valorizzazione sono una priorità per preservare il valore artistico-culturale dei beni storici alle generazioni future. Purtroppo, alla complessa gestione della manutenzione si aggiungono problemi relativi alle risorse economiche sempre più limitate. In questa situazione infatti, sembra essere diventato uno standard comune intervenire con attività di manutenzione solo quando si presentano effettivi casi di emergenza, causando così inefficienze nella pianificazione delle attività del Facility Management e, conseguentemente, un aumento dei costi della manutenzione. Questo paper espone un metodo per supportare le scelte decisionali dei gestori nelle attività di manutenzione attraverso i processi di Building Condition Assessment (BCA) integrati ai sistemi di Building Information Modeling (BIM). L'obiettivo principale è sviluppare una strategia di gestione della manutenzione, dando ai tecnici il necessario supporto per individuare le priorità di intervento di manutenzione in modo pratico, semplice e automatizzato al fine di ottimizzare procedure e costi della manutenzione. Per raggiungere questo obiettivo, il metodo propone un processo di BCA che utilizza i seguenti strumenti: 1) scomposizione dell’edificio secondo la norma UNI 8290 adattata agli edifici storici; 2) un indice del livello di degrado e una matrice di connessione tecnologica e operativa per valutare manutenzioni di opportunità; 3) ispezioni in situ e raccolta dei dati su fogli di calcolo Excel che fungono da Database esterno; 4) gestione dei dati in ambiente BIM utilizzando Revit come BIM Authoring Software e scripts in Dynamo come linguaggio di programmazione visiva per il collegamento tra Database esterno modello BIM. I risultati della ricerca evidenziano l'importanza del ruolo del BIM nel Facility Management degli edifici esistenti e di pregio storico-culturale consentendo l'aggiornamento permanente delle informazioni in un unico modello BIM ai fini del BCA e mostra un grande potenziale per supportare i facility managers nella gestione delle attività di manutenzione degli edifici e nell’ottimizzazione dei costi.
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Мингазов, Шамиль Рафхатович. "БУЛГАРСКИЕ РЫЦАРИ ЛАНГОБАРДСКОГО КОРОЛЕВСТВА." Археология Евразийских степей, no. 6 (December 20, 2020): 132–56. http://dx.doi.org/10.24852/2587-6112.2020.6.132.156.

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Abstract:
Настоящая работа является первым общим описанием на русском языке двух некрополей Кампокиаро (Кампобассо, Италия) – Виченне и Морионе, датируемых последней третью VII в. – началом VIII в. Культурное содержание некрополей показывает прочные связи с населением центральноазиатского происхождения. Важнейшим признаком некрополей являются захоронения с конем, соответствующие евразийскому кочевому погребальному обряду. Автор поддержал выводы европейских исследователей о том, что с большой долей вероятности некрополи оставлены булгарами дукса–гаштальда Алзеко, зафиксированными Павлом Диаконом в VIII в. на территориях Бояно, Сепино и Изернии. Аналогии некрополей Кампокиаро с погребениями Аварского каганата показывают присутствие в аварском обществе булгар со схожим погребальным обрядом. Из тысяч погребений с конем, оставленных аварским населением, булгарам могла принадлежать большая часть. Авары и булгары составляли основу и правящую верхушку каганата. Народ Алзеко являлся той частью булгар, которая в 631 г. боролась за каганский престол, что указывает на высокое положение булгар и их большое количество. После поражения эта группа булгар мигрировала последовательно в Баварию, Карантанию и Италию. Несколько десятков лет проживания в венедской, а затем в лангобардской и романской среде привели к гетерогенности погребального инвентаря, но не изменили сам обряд. Булгары лангобардского королевства составляли новый военный слой, который представлял из себя профессиональную кавалерию, получивший землю. Эта конная дружина является ранним примером европейского феодального воинского и социального сословия, которое станет называться рыцарством. Библиографические ссылки Акимова М.С. Материалы к антропологии ранних болгар // Генинг В.Ф., Халиков А.Х. Ранние болгары на Волге (Больше–Тарханский могильник). М.: Наука, 1964. С. 177–191. Амброз А.К. Кинжалы VI – VIII вв, с двумя выступами на ножнах // СА. 1986. № 4. С. 53–73. 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Butera, Federico, and Fernando Alberti. "Il governo delle reti inter-organizzative per la competitivitŕ." STUDI ORGANIZZATIVI, no. 1 (December 2012): 77–111. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-001004.

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Abstract:
I policy maker sono costantemente alla ricerca delle forme e degli strumenti per contribuire ad aumentare la prosperitŕ economica e sociale del proprio territorio. Gli studi a livello internazionale ci dicono che la prosperitŕ di un territorio č direttamente riconducibile alla sua competitivitŕ, e quindi in primis al livello di produttivitŕ e innovazione del sistema delle imprese. Come verrŕ ampiamente illustrato in questo articolo, le reti inter-organizzative - nella varietŕ di forme che l'evidenza empirica ci suggerisce - attraverso una flessibilitŕ senza precedenti, una piů veloce circolazione delle informazioni, la condivisione di visioni, saperi e conoscenza, l'efficiente e rapido scambio di risorse e competenze per competere, assicurano al tempo stesso specializzazione, efficienza e alti livelli di produttivitŕ. La configurazione e la natura di tali reti č in via di continua ridefinizione ed espansione e l'uso del termine rete č spesso generico o inappropriato. Anche i confini delle reti vanno continuamente ridefiniti, in un continuum che va dalle imprese tradizionali che esternalizzano e delocalizzano parte della loro produzione fino al puro networking di varia natura. Noi ci concentreremo solo su quelle reti interorganizzative che rappresentano forme nuove di impresa, di quasi impresa, di sistemi di imprese che consentono una gestione competitiva e innovativa della catena del valore e dei processi fondamentali, conseguendo risultati economici e sociali, in una parola prosperitŕ. Ci occuperemo in particolare del fenomeno piů nuovo che caratterizza l'Italian way of doing industry, ossia lo sviluppo e i successi delle medie imprese, nodi di reti inter-organizzative che coinvolgono non solo imprese piccole, ma anche imprese grandi, in una proiezione spesso globale. Su queste nuove forme di reti inter-organizzative, si apre uno spazio di intervento straordinario per i policy maker in azioni di attivazione, incentivazione e supporto, capaci di condurre a superiori livelli di competitivitŕ le imprese componenti le reti, le reti stesse e i territori da cui esse muovono, ovvero capaci di favorire una maggiore prosperitŕ. Tali spazi di governo delle reti inter-organizzative possono avere natura infrastrutturale (trasporti, edilizia, tecnologie, credito, servizi, ecc.), relazionale (governo della catena del valore, dei processi, dei flussi, delle architetture d'impresa, dei sistemi informativi e di comunicazione, dei sistemi professionali ecc.) e cognitiva (capitale umano, capitale intellettuale, sistema di valori e norme, ecc.). Tutte e tre queste dimensioni sono importantissime e vanno gestite congiuntamente in nuove forme di management assicurate dalle imprese "pivotali" e nell'ambito di quello che nell'articolo č definito come meta-management, ovvero quelle posizioni di attori pubblici e privati - spesso in raccordo fra loro - che assicurano supporto e guida strategica alle reti. Nuovi modelli di management e di meta-management implicano una conoscenza profonda della rete e, di conseguenza, una visione d'insieme attuale e futura sicura e convincente e una capacitŕ di execution che sappia consolidare o riorientare la rete; valorizzare le risorse, materiali e personali, lě racchiuse e soprattutto perseguire obiettivi e misurare risultati. Meta-management non significa favorire il mero networking tra imprese, ma attivarsi come agenzie strategiche e provvedimenti concreti capaci di disegnare politiche di accompagnamento e sostegno alla creazione e alla valorizzazione di robusti network tra imprese e tra imprese e istituzioni, che trascendano le consuete filiere e agglomerazioni locali. Una economia e una societŕ fatta di reti inter-organizzative non č uguale a quella fatta prevalentemente di singole imprese "castello". Sulle reti di impresa e sull'impresa rete incombono alcune rilevanti questioni a cui il nostro lavoro tenta di dare alcune risposte Vediamole qui di seguito. 1. Diagnosi. L'organizzazione a rete č oggi scarsamente riconoscibile. Come diagnosticarla, come identificarne le caratteristiche strutturali e comprenderne i problemi critici? 2. Sviluppo e progettazione. L'organizzazione a rete si puň supportare con adeguati servizi, sviluppare intenzionalmente o addirittura progettare, come qui si sostiene? E se sě, in che modo? I metodi da adoperare per gestire questo sviluppo sono certo diversi da quelli adottati da strutture accentrate, sono meno top-down e meno razionalistici: ma quali possono essere? 3. Stabilitŕ e mutamento. Ogni nodo o soggetto della rete fa parte di reti diverse, in alcuni casi abbandona in rapida successione le une per legarsi ad altre. Come combinare l'estrema mutevolezza di queste multiple appartenenze con l'esigenza di stabilitŕ e crescita di ogni singolo nodo, come far sě che l'intera rete si comporti come un "attore collettivo" capace di un governo? 4. Risultati. Se e come definire obiettivi o ri-articolarli velocemente nel tempo? Come valutare i risultati delle diverse dimensioni economiche e sociali? 5. Decisioni e misura. L'organizzazione a rete - come e piů dell'impresa tradizionale - cambia per repentine innovazioni, per adattamento, per micro-decisioni, per miglioramento continuo, č il risultato di scelte su cosa fare dentro e cosa comprare, su quali funzioni accentrare e quali decentrare, su quando acquisire o vendere unitŕ aziendali e su quando fare accordi, dove allocare geograficamente le attivitŕ. Vi sono criteri e metodi da adottare, per operare in questi contesti di agilitŕ, velocitŕ e rapiditŕ di processi decisionali? 6. Sistemi. Quali tecniche o sistemi operativi adatti all'impresa rete dovranno essere sviluppati? Quali sistemi di pianificazione e controllo di gestione dell'impresa rete, if any? Č possibile stabilire standard di qualitŕ per la rete? Come sviluppare dimensioni quali linguaggi, culture, politiche di marchio e di visibilitŕ, come potenziare le comunitŕ, come promuovere formazione e apprendimenti? 7. Strutture. Le reti di impresa includono una grande varietŕ di forme, come vedremo. La rete di imprese puň includere una parte di gerarchia: quali modelli di organigrammi sono compatibili? Quali sistemi informativi, di telecomunicazioni, di social network sono adatti per la rete di imprese? Quali sistemi logistici? Quali regole e contratti formali? Quali flussi finanziari? Le risorse umane si possono gestire e sviluppare lungo la rete? E in che modo? E che dire dei sistemi di controllo della qualitŕ? 8. Nascita e morte. La rete di imprese e soprattutto i suoi "nodi" hanno un tasso di natalitŕ/ mortalitŕ piů elevato dell'impresa tradizionale. Gestire la nascita e la morte delle imprese diventerŕ ancora piů importante che gestire le imprese. Chi lo farŕ e come? 9. Vincoli e opportunitŕ. La legislazione, le relazioni industriali, la cultura manageriale sono oggi vincoli e opportunitŕ allo sviluppo di forme di rete di imprese. La globalizzazione dell'economia, lo sviluppo dei servizi, le nuove tecnologie, la cultura dei giovani, invece, sembrano operare piů come fattori facilitanti quando addirittura non cogenti. Come gestire (e non subire) vincoli e opportunitŕ? Cosa puň fare l'impresa, e cosa possono fare le istituzioni pubbliche? Vi sono nuovi programmi e regole nazionali e regionali per la costituzione delle reti di impresa: quale č la loro efficacia e impatto? In tale quadro, un'Agenzia Strategica (una grande impresa, una media impresa, un ente governativo, una Camera di commercio, un'associazione imprenditoriale, un istituto di credito) puň esercitare un ruolo centrale nella promozione e governo delle reti inter-organizzative per la competitivitŕ dei territori, mettendo a fuoco i propri interventi di policy avendo come oggetto prioritario queste nuove forme di impresa, quasi-impresa, sistemi di impresa usando diverse leve: - innanzitutto, fornendo o favorendo l'accesso a risorse chiave, come credito, finanziamenti, sgravi fiscali, servizi per l'internazionalizzazione, conoscenze, marketing ecc.; - agendo da fluidificatore delle reti tra imprese, che sappia rimuovere ostacoli nelle strutture relazionali e irrobustire nodi, processi, strutture di governance laddove necessario; inserendosi direttamente nelle strutture relazionali come ponte per connettere nodi disconnessi; - esercitando a pieno il ruolo di meta-manager di reti inter-organizzative ossia imprimendo al sistema un indirizzo strategico di fondo, governando i processi "politici" interni alla rete ossia la distribuzione di potere e risorse e creando le condizioni culturali, strategiche organizzative e tecnologiche; - facendo leva sull'essere un policy maker cross-settoriale e multi-territoriale. Le reti di impresa hanno successo se si integrano entro "piattaforme industriali" (ad es. IT, Green economy, portualitŕ e logistica), entro cluster territoriali (es. distretti, economie regionali, etc.), sistemi eterogenei interistituzionali (che includono imprese pubbliche, amministrazioni, istituzioni e associazioni). La nostra tesi č che azioni di governo della rete attraverso nuove forme di management e di meta-management sono tanto piů efficaci quanto piů contribuiscono a supportare e strutturare reti organizzative robuste o che tendono a diventare tali, ossia imprese reti e reti di impresa governate; sono tanto meno efficaci o quanto meno misurabili quanto piů supportano solo processi di networking poco definiti destinati a rimanere tali. Nei termini di Axelsson, policy e management hanno effetto su reti che esprimono a) modelli di relazione fra diverse organizzazioni per raggiungere fini comuni. Hanno un effetto minore o nullo quando le reti di cui si parla sono solo b) "connessioni lasche fra organizzazioni legate da relazioni sociali" o c) un insieme di due o piů relazioni di scambio.
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Argelli, Brunella. "Gli archivi dell’Udi nell’organizzazione bibliotecaria e archivistica regionale." Clionet 06 (December 19, 2022). http://dx.doi.org/10.30682/clionet2206ah.

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Abstract:
La Convenzione del 1989 tra la Regione Emilia-Romagna e il Coordinamento regionale dell’Udi per la valorizzazione dei propri archivi, dei centri di documentazione e delle biblioteche costituisce la base di un solido percorso di integrazione della memoria documentaria dei movimenti delle donne nel patrimonio culturale regionale. Con l’adesione degli archivi dell’Udi all’organizzazione bibliotecaria e archivistica regionale e con il recente progetto di partecipazione al sistema informativo IBC Archivi si profila una rete articolata di strutture per assolvere ai compiti di documentazione e informazione specialistica sul territorio.
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Sani, Roberto. "La ricerca sul patrimonio storico-educativo in Italia." Revista Linhas 20, no. 44 (October 11, 2019). http://dx.doi.org/10.5965/1984723820442019053.

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Abstract:
Il presente contributo si propone di indagare e ricostruire le ragioni che sono alla base dello sviluppo, all’interno degli atenei della Penisola italiana, di una specifica linea di ricerca scientifica e di didattica universitaria incentrata sul recupero, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio storico-educativo. L’autore presta altresì una particolare attenzione alla nascita in Italia, sul modello di quanto già accaduto in altre realtà accademiche europee, della S.I.P.S.E., la Società Italiana per lo studio del Patrimonio Storico-Educativo.Parole chiave: Storia dell'istruzione. Cultura materiale della scuola. Beni culturali. Italia. XX secolo.
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Scorrano, Silvia. "Dalla sacralità delle acque alla patrimonializzazione del sacro attraverso un percorso letterario." Bollettino della Società Geografica Italiana, September 29, 2022, 45–55. http://dx.doi.org/10.36253/bsgi-1671.

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Abstract:
La sacralità delle acque s'inserisce all'interno di una più ampia tematica di interesse multidisciplinare focalizzata sullo studio di un particolare aspetto del rapporto uomo-natura in cui il singolo e/o la collettività riconoscono ed attribuiscono un valore sacro agli elementi della natura imprimendo sul territorio un messaggio culturale relativo al loro rapporto con la divinità. In relazione a quest'ultimo aspetto l'acqua ha generato percorsi cultuali esplicitati in rappresentazioni artistiche e narrative in grado di arricchire di valenze culturali il territorio. Il percorso di ricerca inizia con una sintetica disamina sulla sacralità della natura e dell'acqua, per poi includere alcune riflessioni sull'opportunità di utilizzare lo strumento letterario per valorizzare le fonti del periodo di precristiano ricordate in o o poemi. La notevole mole di “spa” letterari ha suggerito come caso di studio la fonte romana dedicata alla Ninfa Egegeria.
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Brianso, Isabelle. "Percorsi culturali e patrimonio religioso: Multi-dinamica di una categoria trasversale in un contesto turistico." Via Tourism Review, no. 20 (December 15, 2021). http://dx.doi.org/10.4000/viatourism.7870.

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Pamela Giorgi and Ramón Reig. "Chiavi metodologiche per migliorare la democrazia: sistema scolastico, media education e uso formativo del patrimonio culturale." IUL Research 2, no. 3 (July 17, 2021). http://dx.doi.org/10.57568/iulres.v2i3.112.

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Abstract:
Quello del rapporto fra scuola e beni culturali è un tema di ricerca su cui Indire e Grecchio (Università di Siviglia) pongono da tempo molta attenzione, e che ha visto sviluppare il suo focus a partire da un iniziale lavoro critico-ermeneutico sulle fonti (estesamente intese), valorizzate nella loro funzione diacronica tra passato e presente, per poi ampliarsi progressivamente al loro uso in ambito didattico e formativo, anche grazie all’impiego del digitale. Nel presente saggio gli autori si chiedono se la scuola abbia il compito di orientarsi ad essere ‘crocevia’ e stimolo per una cultura del bene culturale e della memoria come bene comune. E come questo, a sua volta, possa essere occasione per la trasformazione, l’innovazione e il cambiamento del modello formativo. Modello che, auspicabilmente, dovrà avviarsi ad attuare percorsi di esplorazione del patrimonio culturale con metodologie co-creative basate sull’interazione docenti/studenti, con l’obiettivo ulteriore di trovare nuove modalità di collaborazione tra il terzo settore culturale e le scuole.
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Iannone, Maria Teresa, Federica Lerro, Giuseppe Casale, and Dario Sacchini. "Il dibattito in Bioetica - I moduli informativi e di espressione del consenso in cure palliative: una valorizzazione dei percorsi relazionali. L’esperienza di Antea." Medicina e Morale 65, no. 5 (November 23, 2016). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2016.459.

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Greco, Ilaria, and Angela Cresta. "Digital Tourism and Local Networks: New Models and Methods of Integrated Tourism Planning. The Irpinia Case." Euro-Asia Tourism Studies Journal 2021, Special Issue in Italian (November 28, 2021). http://dx.doi.org/10.58345/dozp9055.

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Abstract:
The article deals the topic of digital tourism, concentrating on the new interaction trends among territories, technologies and communities in a tourism context, in other words how tourism information, which is the basis of the image and tourist attraction of a location and therefore of competiveness, is created increasingly by the interaction between territory and the tourism community in an era of digital communication and social networks. Beginning with the changes caused by the application of new technologies and digital innovations to tourism practices, from the viewpoint of both demand and offer, which the literature quoted provides an accurate summary of, we aim to provide a detailed examination of the models and methods of integrated tourism planning that may derive from these changes, especially for destination which, although without major tourist attractions, have in the identity of the territory the critical factors for success capable of responding to a new demand for experiential, authentic, plural and community tourism. In terms of the methodology used, the theoretical examination of the reasoning behind the topics specifically dealt with is supplemented by the presentation of an especially significant experience of applied geographical research and tourism planning, the Irpinia case, as an example of an innovative model in terms of understanding the value of the network (local and virtual) and the digital technologies in the processes of integrated tourism planning for lesser tourist attractions.
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Di Rienzo, Paolo, Aline Sommerhalder, Massimo Margottini, and Concetta La Rocca. "Apprendimento permanente, saperi e competenze strategiche: approcci concettuali nel contesto di collaborazione scientifica tra Brasile e Italia (Lifelong learning, knowledge and Strategic Competence: conceptual approaches in the context of scientific collaboration between Brazil and Italy)." Revista Eletrônica de Educação 12, no. 3 (October 7, 2019). http://dx.doi.org/10.14244/198271993584.

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Abstract:
This essay aims to show some approaches in the understanding of the lifelong learning concepts, knowledge, competence, from a literature review with the contributions of Dewey, Bruner, Freire, Schon and Tardif among others. Coming from theoretical studies carried out by Italian researchers and a Brazilian researcher, through their Research Centers/Laboratories and international collaborative partnership between Brazilian and Italian Universities, this text addresses from the undertake scientific literature, key terms which support the held studies. From the considerations, it is highlighted the regular understanding around lifelong learning concept, which considers the human condition for the permanent learning and valuing experiences from different contexts, such as family and school (basic and higher education). In view of this, the approximation between the concepts of competence and knowledge was also highlighted, recognized and valued as fundamental elements for the learning process and for the development of critical and reflexive thinking, and consequently transforming daily problems and challenges. The task reinforces the research network, pursuing the improving theoretical knowledge to subsidize the scientific research production in the educational field, besides Brazilian or Italian academic walls.SommarioQuesto saggio ha l’obiettivo di presentare gli approcci sulla definizione dei concetti di apprendimento permanente, saperi e competenze, partendo da una revisione della letteratura, con i contributi,tra gli altri, di Dewey, Bruner, Freire, Schon e Tardif. A partire dall’analisi teorica condotta da ricercatori italiani e una ricercatrice brasiliana, mediante i loro centri di ricerca/laboratório, e l’accordo di collaborazione internazionale tra l’università brasiliana e italiana, questo testo affronta, in base alla letteratura scientifica, i termini chiave che supportano gli studi realizzati. Dalle argomentazioni espresse, emerge la posizione comune sul concetto di apprendimento permanente o per tutta la vita, che considera l’approccio umanistico e la valorizzazione delle esperienze provenienti da diversi contesti come la famiglia e la scuola (in particolare di base e superiore). In questa prospettiva, si mette in evidenzia anche l'approssimazione semantica tra i concetti di competenza e saperi, riconosciuti e valorizzati come elementi fondamentali per il processo di apprendimento e per lo sviluppo del pensiero critico e riflessivo, e di conseguenza trasformatore rispetto ai problemi e alle sfide quotidiane della vita. Il presente contributo rafforza la rete di ricerca congiunta, con l'obiettivo di migliorare le conoscenze teoriche per supportare lo sviluppo di ricerche in campo educativo, al di là delle mura accademiche brasiliane o italiane.Keywords: Lifelong learning, Knowledge, Strategic competence, Reflexive competence.Parole chiave: Apprendimento permanente, Saperi, Competenze strategiche, Competenze di riflessione.Palavras-chave: Aprendizagem permanente, Conhecimento, Competência estratégica, Competência reflexiva.ReferencesALBERICI, A. La possibilità di cambiare. Apprendere ad apprendere come risorsa strategica per la vita. Milano: Franco Angeli, 2008.ALBERICI, A.; DI RIENZO, P. Learning to learn for individual and society. In: R. Deakin CRICK, C. S.; K. REN (Eds), Learning to Learn. International perspectives from theory and practice. New York: Routledge, 2014, p. 87-104.BALDACCI M. Trattato di pedagogia generale, Roma: Carocci Editore, 2002.BANDURA A. 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