Dissertations / Theses on the topic 'Valorizzazione di percorsi culturali'

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Nuzzo, Marcella <1974&gt. "Turismo religioso: percorsi culturali-religiosi come leva di sviluppo territoriale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1019/1/Tesi_Nuzzo_Marcella.pdf.

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Abstract:
Il lavoro di tesi di dottorato, dal titolo “Turismo religioso: percorsi culturali-religiosi come leva di sviluppo territoriale”, ha preso in esame in particolare il tema dei percorsi culturali/religiosi, considerati “strategici” in una prospettiva di ricomposizione territoriale e di sviluppo locale, e considerati importanti per la promozione di nuovi flussi turistici e valorizzazione delle risorse storiche, artistiche e culturali del Salento leccese. Il lavoro di tesi affronta il tema del turismo culturale legato all’offerta del bene religioso inteso come potenziale fattore di attrazione turistica ed importante risorsa per lo sviluppo sostenibile del territorio. L’attenzione a santuari e luoghi di culto costituisce, infatti, una valida occasione di interesse per le opere d'arte in essi presenti, e rappresenta anche una possibilità di conoscenza del territorio in cui essi insistono, diventando la destinazione di un turismo colto e di qualità. Il lavoro di tesi, si propone di dimostrare come l’attenzione al motivo religioso creando mobilità, flussi di popolazione, di turisti possa diventare occasione di promozione del prodotto locale, mettendo a sistema tutte le risorse economiche presenti nel territorio. Più in dettaglio, dopo un iniziale approccio teorico al concetto di turismo culturale, turismo religioso e marketing territoriale, esso analizza lo stato dell’arte nel territorio provinciale leccese, individuando possibili itinerari turistico-religiosi nel Salento leccese rapportati ai “Cammini d’Europa”. Si propone l’itinerario turistico - e, in particolare, a quello Leucadense, noto come la “via della Perdonanza di Leuca”, che segue la via dei pellegrinaggi medioevali che si suffragavano di luoghi di sosta in chiese e cappelle dedicate alla Vergine Maria - come strumento verso cui si orientano le recenti strategie di competitività territoriale, definibile come uno strumento d’offerta turistica che mira a valorizzare elementi-risorse del territorio. Si tratta di percorsi utili a promuovere un prodotto competitivo, che presuppone l’enucleazione dell’offerta turistica locale integrata e la costruzione intorno ad essi di un territorio dotato di infrastrutture, ricettività, politiche dell’accoglienza, valorizzazione e fruizione del patrimonio culturale materiale, immateriale ed ambientale. Non mancano nel lavoro preoccupazioni legate alla sostenibilità di un tipo di turismo, che, se di massa (come è il caso delle visite al santuario di San Pio a San Giovanni Rotondo), produce gravi pressioni sull’ambiente e perciò necessita un forte impegno in termini di pubblicità, pianificazione investimenti e presume un’opportuna programmazione da parte degli enti locali in termini di offerta ricettiva, ristorativa e dotazione di infrastrutture. La coerenza degli interventi che promuovono il prodotto religioso non può prescindere da un’integrazione orizzontale tra il sistema territoriale (ambiente, paesaggio, sistemi socio-produttivi) e gli attori locali coinvolti, ai fini di un processo di valorizzazione del patrimonio culturale che produce sviluppo locale.
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Nuzzo, Marcella <1974&gt. "Turismo religioso: percorsi culturali-religiosi come leva di sviluppo territoriale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1019/.

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Abstract:
Il lavoro di tesi di dottorato, dal titolo “Turismo religioso: percorsi culturali-religiosi come leva di sviluppo territoriale”, ha preso in esame in particolare il tema dei percorsi culturali/religiosi, considerati “strategici” in una prospettiva di ricomposizione territoriale e di sviluppo locale, e considerati importanti per la promozione di nuovi flussi turistici e valorizzazione delle risorse storiche, artistiche e culturali del Salento leccese. Il lavoro di tesi affronta il tema del turismo culturale legato all’offerta del bene religioso inteso come potenziale fattore di attrazione turistica ed importante risorsa per lo sviluppo sostenibile del territorio. L’attenzione a santuari e luoghi di culto costituisce, infatti, una valida occasione di interesse per le opere d'arte in essi presenti, e rappresenta anche una possibilità di conoscenza del territorio in cui essi insistono, diventando la destinazione di un turismo colto e di qualità. Il lavoro di tesi, si propone di dimostrare come l’attenzione al motivo religioso creando mobilità, flussi di popolazione, di turisti possa diventare occasione di promozione del prodotto locale, mettendo a sistema tutte le risorse economiche presenti nel territorio. Più in dettaglio, dopo un iniziale approccio teorico al concetto di turismo culturale, turismo religioso e marketing territoriale, esso analizza lo stato dell’arte nel territorio provinciale leccese, individuando possibili itinerari turistico-religiosi nel Salento leccese rapportati ai “Cammini d’Europa”. Si propone l’itinerario turistico - e, in particolare, a quello Leucadense, noto come la “via della Perdonanza di Leuca”, che segue la via dei pellegrinaggi medioevali che si suffragavano di luoghi di sosta in chiese e cappelle dedicate alla Vergine Maria - come strumento verso cui si orientano le recenti strategie di competitività territoriale, definibile come uno strumento d’offerta turistica che mira a valorizzare elementi-risorse del territorio. Si tratta di percorsi utili a promuovere un prodotto competitivo, che presuppone l’enucleazione dell’offerta turistica locale integrata e la costruzione intorno ad essi di un territorio dotato di infrastrutture, ricettività, politiche dell’accoglienza, valorizzazione e fruizione del patrimonio culturale materiale, immateriale ed ambientale. Non mancano nel lavoro preoccupazioni legate alla sostenibilità di un tipo di turismo, che, se di massa (come è il caso delle visite al santuario di San Pio a San Giovanni Rotondo), produce gravi pressioni sull’ambiente e perciò necessita un forte impegno in termini di pubblicità, pianificazione investimenti e presume un’opportuna programmazione da parte degli enti locali in termini di offerta ricettiva, ristorativa e dotazione di infrastrutture. La coerenza degli interventi che promuovono il prodotto religioso non può prescindere da un’integrazione orizzontale tra il sistema territoriale (ambiente, paesaggio, sistemi socio-produttivi) e gli attori locali coinvolti, ai fini di un processo di valorizzazione del patrimonio culturale che produce sviluppo locale.
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Grossi, Luca, and Giusto Lorenzo Lo. "Progettare sulle rovine; proposta di valorizzazione del paesaggio culturale lungo l'antico percorso romano storico della Salaria Gallica." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/8689/.

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Abstract:
Nel dibattito riguardante la valorizzazione delle aree archeologiche il ruolo della museografia quale disciplina capace di conciliare saperi come quello archeologico e quello architettonico,e ancora, tra la cultura conservativa e quella progettuale. All' interno del laboratorio di laurea è stato sviluppato un progetto per il sito archeologico della città romana di Suasa che oltre a tenere conto delle tematiche generali attinenti alle più recenti posizioni della disciplina architettonica e museografica in rapporto all’archeologia, dia delle risposte progettuali calate all’interno di un preciso contesto culturale e territoriale. I nuovi manufatti devono sapersi relazionare ai caratteri del luogo in cui si collocano, aree poste in contesti esterni in una dimensione paesaggistica e culturale complessa e stratificata. Luogo e paesaggio costituiscono quindi i termini generali di un’indagine che assume il valore di una ricerca progressiva finalizzata alla conoscenza decisiva per la progettazione, di realtà fortemente caratterizzate dalla dimensione archeologica paesaggistica.
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Londei, Marina. "Un sistema di percorsi turistico-culturali personalizzati in contesti smart city." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/15524/.

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Abstract:
L’elaborato riguarda lo studio degli elementi fondamentali del crowdsourcing, del mondo dei beni culturali e delle mappe, e descrive la realizzazione dell’applicazione “C.I.C.E.” che si inserisce proprio in questi contesti. L’applicazione è stata progettata e sviluppata con l’idea di offrire all’utente finale la possibilità di creare percorsi personalizzati in ambito turistico-culturale, generando percorsi diversi a seconda delle preferenze espresse e dei vincoli indicati riguardo la lunghezza e durata del percorso. Oltre a questo, l’applicativo permette di entrare a far parte di una collettività che condivide informazioni e materiale sui luoghi storico-culturali presenti nella propria città. Questa attività di crowdsourcing si inserisce nell’ottica di una smart city, in cui la collaborazione tra persone e tecnologia permette di potenziare le risorse della città, favorendo la crescita urbana.
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Sansavini, Massimiliano. "L'osservatorio sulla collina. Progetto di conservazione e valorizzazione del sito di Castelnuovo." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/12170/.

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Abstract:
La tesi contiene un progetto per la conservazione e la valorizzazione del sito di Castelnuovo sito in Meldola (FC). Il progetto comprende tre livelli di intervento tra i quali c'è la progettazione di una struttura interna al mastio che comprende la funzione di osservatorio.
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Baravelli, Valentina <1978&gt. "Studio analitico sulla valorizzazione di biomasse tramite pirolisi reattiva." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/290/1/tesi_dottorato_Valentina_Baravelli.pdf.

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Baravelli, Valentina <1978&gt. "Studio analitico sulla valorizzazione di biomasse tramite pirolisi reattiva." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/290/.

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Tiozzo, Luca. "Vall3, riqualificazione dei percorsi ciclopedonali e valorizzazione delle aree naturali delle Valli di Comacchio." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/16307/.

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Abstract:
Il progetto si occupa della riqualificazione dei percorsi ciclo-pedonali delle Valli di Comacchio. L’intervento viene studiato nel dettaglio nell’area Nord delle valli, ambiente in parte già fertile sotto il punto di vista turistico, che però non presenta le attrezzature necessarie per garantire una visita esaustiva. Le soluzioni proposte rappresentano un punto di partenza per cominciare a riflettere su quale potrebbe essere una strategia di riqualifica delle Valli di Comacchio, una chiave di lettura per provare ad estendere il numero e la tipologia di potenziali visitatori dell’area. Il percorso ciclo-pedonale esistente viene dunque potenziato ed arricchito, così da invogliare i visitatori ad addentrarsi nelle valli con più serenità, seguendo una pista ben definita e sicura. La visita è inoltre allietata da numerosi inserimenti puntuali dislocati lungo il percorso, come le torri e le houseboat, nel tentativo di elevare l’esperienza ad un livello superiore, rendendola più ricca, interattiva ed interessante. Non si ha la pretesa di avere fornito soluzioni interamente attuabili nel breve termine, ma di certo vive la speranza che il presente lavoro possa fungere da stimolo, e perchè no da provocazione, per conoscere meglio un’area dalle grandi potenzialità inespresse.
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Murrone, Maria Giovanna <1982&gt. "La valorizzazione della professionalità nella contrattazione collettiva: sistemi classificatori e percorsi di mobilità professionale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/3645/1/murrone_maria_giovanna_tesi.pdf.

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Abstract:
La tesi, che si articola in tre capitoli, analizza la rilevanza della professionalità del lavoratore nell’ambito del rapporto di lavoro subordinato con particolare riferimento all’interesse mostrato da parte della contrattazione collettiva nel settore privato e pubblico nella definizione dei sistemi classificatori e di inquadramento del personale. Nel primo capitolo, si dà conto dei fattori che hanno determinato l’emersione della professionalità quale bene giuridico meritevole di tutela da parte dell’ordinamento: si analizzano in particolare le trasformazioni organizzative e produttive, nonché le indicazioni provenienti dal testo costituzionale che si riverberano di poi nella legislazione ordinaria. Nel secondo si analizza quanto la professionalità, o le singole voci che la compongono, rilevi a fini classificatori: dunque in che termini le competenze, le conoscenze del lavoratore rilevino quali criteri classificatori. Nel terzo capitolo, viceversa, si pone maggiore attenzione rispetto all’ “importanza” della professionalità quale fattore che incide su meccanismi di progressione retributiva e in genere professionale (assumendosi tale espressione come una sorta di sinonimo del termine carriera, rispetto al quale si differenzia quanto al contesto organizzativo e produttivo in cui si svolge) del lavoratore. In un assetto simile, centrale è il rilievo della valutazione del lavoratore. I contratti collettivi analizzati sono per il settore privato quelli delle categorie chimici, terziario e tessile; per il settore pubblico, quelli del comparto sanità e regioni ed autonomie locali.
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Murrone, Maria Giovanna <1982&gt. "La valorizzazione della professionalità nella contrattazione collettiva: sistemi classificatori e percorsi di mobilità professionale." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/3645/.

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Abstract:
La tesi, che si articola in tre capitoli, analizza la rilevanza della professionalità del lavoratore nell’ambito del rapporto di lavoro subordinato con particolare riferimento all’interesse mostrato da parte della contrattazione collettiva nel settore privato e pubblico nella definizione dei sistemi classificatori e di inquadramento del personale. Nel primo capitolo, si dà conto dei fattori che hanno determinato l’emersione della professionalità quale bene giuridico meritevole di tutela da parte dell’ordinamento: si analizzano in particolare le trasformazioni organizzative e produttive, nonché le indicazioni provenienti dal testo costituzionale che si riverberano di poi nella legislazione ordinaria. Nel secondo si analizza quanto la professionalità, o le singole voci che la compongono, rilevi a fini classificatori: dunque in che termini le competenze, le conoscenze del lavoratore rilevino quali criteri classificatori. Nel terzo capitolo, viceversa, si pone maggiore attenzione rispetto all’ “importanza” della professionalità quale fattore che incide su meccanismi di progressione retributiva e in genere professionale (assumendosi tale espressione come una sorta di sinonimo del termine carriera, rispetto al quale si differenzia quanto al contesto organizzativo e produttivo in cui si svolge) del lavoratore. In un assetto simile, centrale è il rilievo della valutazione del lavoratore. I contratti collettivi analizzati sono per il settore privato quelli delle categorie chimici, terziario e tessile; per il settore pubblico, quelli del comparto sanità e regioni ed autonomie locali.
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Bigioli, Ambra. "Modelli digitali per la valorizzazione dei Beni Culturali. Applicazioni all'Eremo di Cerbaiolo." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022.

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Abstract:
La realizzazione di luoghi isolati di preghiera, comune a molteplici religioni, ha reso possibile la diffusione di un gran numero di eremi che costituiscono una grande parte del patrimonio culturale di interesse storico ed architettonico del nostro paese. Lo studio di questi impianti architettonici costituisce una tappa fondamentale nel doveroso impegno per la conservazione e la valorizzazione del nostro patrimonio. In risposta alla crescente richiesta di acquisizione dei manufatti antropici e del patrimonio paesaggistico si ricorre, sempre più, all’impiego di strumenti e tecniche innovative che permettono di rilevare e rappresentare con notevole accuratezza oggetti tridimensionali di qualsiasi ordine di grandezza. Nell'elaborazione della tesi si è scelto di documentare le parti del complesso dell’Eremo di Cerbaiolo con diversi metodi, per poi ricostruire un modello tridimensionale complessivo che fungerà da contenitore di memoria storica e fonte di conoscenza per le generazioni future. A causa dell’estensione, della presenza di più ambienti voltati, dell’irregolarità delle superfici e della presenza di diversi materiali costruttivi, sono state applicate le metodologie di rilevamento ritenute più idonee in termini di precisione ed accuratezza: quella laser scanner e quella fotogrammetrica, le quali forniscono dati tridimensionali compatibili ed integrabili con un rilievo tipo tradizionale. I risultati mostrano le applicazioni di queste tecniche, e i modelli relativi, soffermandosi poi su alcune procedure semi-automatiche di ottimizzazione dei modelli 3D e della loro integrazione in un unico modello complessivo. L'estrazione di elaborati tecnici bidimensionali dimostrano poi le potenzialità di documentazione dello "strumento" prodotto; partendo da questi la tesi tratteggia le possibilità di valorizzazione del manufatto a partire dal modello complessivo.
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Girlanda, Francesca <1990&gt. "Uno scrigno di arte e storia: la pieve di San Pietro di Tillida. Un progetto di valorizzazione del sito." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10852.

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Abstract:
Il mio elaborato vuole partire dallo studio delle pievi medievali in Italia ed in particolare nella zona del basso veronese, per concentrarsi sulla storia e la descrizione della pieve di san Pietro di Tillida che si trova a Bevilacqua(VR). Oltre a descriverne l'architettura ed analizzare i suoi restauri, propongo un progetto di promozione e valorizzazione della chiesetta, al fine di renderla più visibile e conosciuta ai residenti, alle persone di passaggio ed ai potenziali turisti. Il mio progetto, realizzabile concretamente, consta di segnaletica verticale e pannelli informativi per segnalare la pieve e l'organizzazione di serate culturali e programmi ludico-formativi per le scolaresche che visiteranno Bevilacqua e le sue attrazioni culturali.
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FERLA, LARA. "I percorsi delle cultural defenses tra garanzie di legalità e richieste di riconoscimento delle identità culturali." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2010. http://hdl.handle.net/10281/9456.

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Abstract:
In modern pluralistic society minorities and indigenous groups sometimes ask the legal system to recognize their cultural heritage and their costumary law in deciding criminal cases. This request is often rejected by the Courts, because of the difficulty of adopting solutions which appear prejudicial to the rights of victims and because of the need to solve conflicts that require special knowledge and expertise in cultural matter. Especially in United States of America there is an extraordinary range of cases in which individual attempted to invoke a special legale excuse, the "Cultural Defense", in order to avoid penalty or to obtain a mitigation of sanctions. This legal institute has appeared first in the judicial practise and then recently has become object of careful study by scholars, who have shown some features and characteristic, including arguments for and against the acceptance of this excuse. This study attempts to analyze the Cultural Defense and the Cultural Motivated Crime (Cultural Offense) precisely starting from the U.S. legal framework to reach Europe and Italy, where cultural diversity is mostly represented by immigrants and nomadic people. The aim is to understand the possible relevance in these Country, especially in Italy, of defendant's cultural background in explaining criminal behaviour. After examining the most recent legislative reforms in criminal law and judicial practise, it may be possible to underline some points of convergence or dissonance with U.S. context and to highlight the current trend in progress into Italian criminal justice system about the possibility for Courts to take into account cultural factors to consider and evaluate the personal culpability and to mitigate sanctions.
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Jakova, Gjulio. "Personalizzazione di percorsi urbani attraverso beni culturali tangibili e intangibili: un prototipo per device mobili." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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Abstract:
L’obiettivo di questo lavoro di tesi è studiare un prototipo di applicazione per device mobili che offra agli utenti la possibilità di personalizzare percorsi urbani attraverso punti di interesse identificabili come beni culturali tangibili e intangibili, utilizzando meccanismi di augmented reality per ottenere un maggiore engagement da parte loro. Il prototipo realizzato nell’ambito di questo lavoro di tesi, si basa sui punti di interesse geolocalizzati per le città di Bologna e Cesena, per cui l’utente avrà una panoramica dei principali beni culturali tangibili e intangibili. I target users individuati per questo tipo di prototipo non sono solo gli appassionati di beni culturali, viaggiatori, turisti, ma anche semplicemente i cittadini che desiderano raggiungere un punto di interesse in città. Per agevolare l’utilizzo si è deciso di creare una app cross-platform che funzioni sia su Android che su iOS, attraverso l’uso del framework React Native. Il volume di tesi presenta una rassegna delle applicazioni presenti nel panorama attuale che hanno obiettivi simili a quella oggetto di questa tesi, ovvero progetti di intangible cultural heritage, progetti di cultural heritage, augmented reality in ambiente mobile, progetti per il calcolo del percorso personalizzato, con possibilità di configurazione da parte dell’utente e descrive le fasi di design, di implementazione e di testing del prototipo realizzato.
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Barrella, Giovanni. "Percorsi di analisi delle politiche giovanili. Dal livello europeo a quello locale." Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2014. http://hdl.handle.net/10556/1419.

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Abstract:
2011 - 2012
La dissertazione analizza l’interconnessione tra i livelli europeo, nazionale, regionale e locale nella definizione e implementazione delle politiche giovanili, col fine di comprenderne le prospettive teoriche che le sottendono, i modelli adottati, i contenuti, gli strumenti e le forme organizzative. Comparando le normative, i documenti e la letteratura avente ad oggetto i giovani e le politiche giovanili, la ricerca si propone di chiarire l’impianto delle youth policies promosso dalle istituzioni e dalle organizzazioni della società civile, che, con differenti competenze, interessi, responsabilità amministrative, interpretazioni e modelli di cooperazione si collocano nella governance europea. [a cura dell’autore]
XI n.s.
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Artusa, Marina Susana <1969&gt. "Pratiche e percorsi di auto-organizzazione di vicinato: il fenomeno della social street a Bologna e la rete di prossimità (o di vicinato) a Buenos Aires." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7349/1/MARINA_ARTUSA_TESI_DI_DOTTORATO.pdf.

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Abstract:
L’auto-organizzazione dei cittadini è una pratica sociale oramai diffusa in tutto il mondo, in quanto risposta alla crisi. In un contesto di contrazione economica e peggioramento della qualità della vita quotidiana, organizzarsi, al di là delle risorse economiche pubbliche, è un’alternativa che permette alla popolazione colpita dalla disoccupazione, dalla recessione e dalla mancanza di futuro di soddisfare i propri bisogni fisici, emozionali e sociali. Questa ricerca analizza dunque le pratiche d’auto-organizzazione, sviluppatesi nei rapporti di prossimità e tesi alla costruzione di una cultura della responsabilità, attraverso lo studio di due esperienze che si stanno svolgendo in contesti urbani e sociali diversi come possono essere la città di Bologna, in Italia, e Buenos Aires, la capitale dell’Argentina. La chiave di lettura teorica per analizzare tali forme d’auto-organizzazione è quella di ripensarle nell’ottica della creazione del capitale sociale orientato al bene comune.
In a context of social crisis, economic contraction and devaluation of the quality of life, interaction and social self-organized networks of citizens are emerging practices worldwide today. They represent a strategy of social innovation that allows people affected by unemployment, recession and the lack of a future to satisfy their physical, emotional and social needs. This research analyzes these social self-help forms as a challenge to build social capital in the framework of theCommons. Through the study of two experiences that are taking place in different urban and social contexts as can be the city of Bologna in Italy, and Buenos Aires, the capital of Argentina, this theoretical interpretation aims to analyze these forms of social self-organization and to rethink them as resources to build a shared social responsibility paradigm.
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Artusa, Marina Susana <1969&gt. "Pratiche e percorsi di auto-organizzazione di vicinato: il fenomeno della social street a Bologna e la rete di prossimità (o di vicinato) a Buenos Aires." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7349/.

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Abstract:
L’auto-organizzazione dei cittadini è una pratica sociale oramai diffusa in tutto il mondo, in quanto risposta alla crisi. In un contesto di contrazione economica e peggioramento della qualità della vita quotidiana, organizzarsi, al di là delle risorse economiche pubbliche, è un’alternativa che permette alla popolazione colpita dalla disoccupazione, dalla recessione e dalla mancanza di futuro di soddisfare i propri bisogni fisici, emozionali e sociali. Questa ricerca analizza dunque le pratiche d’auto-organizzazione, sviluppatesi nei rapporti di prossimità e tesi alla costruzione di una cultura della responsabilità, attraverso lo studio di due esperienze che si stanno svolgendo in contesti urbani e sociali diversi come possono essere la città di Bologna, in Italia, e Buenos Aires, la capitale dell’Argentina. La chiave di lettura teorica per analizzare tali forme d’auto-organizzazione è quella di ripensarle nell’ottica della creazione del capitale sociale orientato al bene comune.
In a context of social crisis, economic contraction and devaluation of the quality of life, interaction and social self-organized networks of citizens are emerging practices worldwide today. They represent a strategy of social innovation that allows people affected by unemployment, recession and the lack of a future to satisfy their physical, emotional and social needs. This research analyzes these social self-help forms as a challenge to build social capital in the framework of theCommons. Through the study of two experiences that are taking place in different urban and social contexts as can be the city of Bologna in Italy, and Buenos Aires, the capital of Argentina, this theoretical interpretation aims to analyze these forms of social self-organization and to rethink them as resources to build a shared social responsibility paradigm.
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Bogani, Lara <1992&gt. "Violenza maschile nel panorama socio-culturale occidentale. Percorsi e pratiche di vita verso la decostruzione dei modelli socializzati e il cambiamento di percezione di genere." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13325.

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Abstract:
Indagare la violenza nelle relazioni, personali e quotidiane, tra uomini e donne necessita il riconoscimento di una pervasività della stessa nell'intero sistema economico globale. L'accettazione, in quanto individuazione, di un tale sistema permette di scendere nella quotidianità dell'elemento violento e analizzarne così l'enorme portata che influisce sul singolo individuo. Dunque, la volontà di questa trattazione sarebbe quella di ricalcare il punto di vista dell'uomo che agisce violenza nelle relazioni intrafamiliari, il maltrattante, in accordo con il lavoro che ogni giorno uomini e donne svolgono nella lotta contro la discriminazione e la violenza di genere. Il presupposto, dunque, del testo stesso è quello di identificare la violenza come fattore strutturale della società odierna ma senza sottovalutare la responsabilità del singolo nelle sue azioni: è necessario ammettere che si può andare verso un cambiamento, una trasformazione essenziale e profonda del pensiero e degli atti quotidiani.
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Sileci, Federica <1993&gt. "La valorizzazione del patrimonio culturale italiano attraverso il principio di sussidiarietà. Il caso del FAI." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17235.

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Abstract:
Nonostante siano disponibili numerosi studi che intendono misurare la portata del settore culturale e creativo, in Italia rimane ancora poco esplorato il ruolo specifico del patrimonio culturale, in particolare diffuso, come attivatore di sviluppo territoriale e sociale, in una logica non soltanto turistica, ma anche identitaria e valoriale. Lo scopo di questo contributo è quello di fornire uno spunto di riflessione sull’indagine del patrimonio culturale diffuso in quanto elemento strategico per il miglioramento del benessere della comunità attraverso il coinvolgimento della comunità stessa, in attuazione del principio di sussidiarietà orizzontale. L’analisi del miglioramento del benessere si svolge attraverso il ricorso ad indicatori in grado di quantificare l’impatto che il patrimonio culturale produce sulla comunità e sul contesto territoriale locale, non solo a livello monetario e di flussi di cassa, ma anche in termini sociali e culturali: si esaminano gli effetti della partecipazione attiva della comunità, in ottica sussidiaria, ai processi di valorizzazione del patrimonio culturale locale. L’originalità dell’elaborato consiste nel proporre come esempi virtuosi per le politiche di valorizzazione partecipate, le modalità di intervento del Fondo Ambiente Italiano (FAI), la sua struttura, la sua visione e missione. Il FAI può costituire un valido strumento per il miglioramento del benessere locale attraverso la partecipazione attiva degli individui, della comunità, in un’ottica di rete, collaborazione e scambio di risorse al fine di valorizzare non solo il patrimonio culturale del nostro Paese, ma anche il contesto territoriale e comunitario che con il patrimonio intreccia profondi legami di tipo identitario. Questo contributo si propone come riflessione teorica e, pertanto, non fornisce risultati pratici in merito alle metodologie proposte, ma potrebbe costituire un punto di partenza per analisi e ricerche più approfondite sul ruolo della comunità nel miglioramento del benessere sociale attraverso la valorizzazione del patrimonio culturale diffuso.
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GILLI, Enrica. "LA VALORIZZAZIONE DEI PAESAGGI CULTURALI. STRUMENTI ECONOMICO-AZIENDALI DI PIANIFICAZIONE, MISURAZIONE E CONTROLLO APPLICATI AL TERRITORIO." Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2012. http://hdl.handle.net/11392/2389453.

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Abstract:
The research addresses the issue of enhancement of cultural landscapes, with reference to economic and business planning tools, measurement and control systems and their possible application to the territory. The cultural landscape is presented not as a cultural asset to be protected and preserved but as a complex and culturally homogeneous system, with social and economic implications in the local area. Complexity and systemicity towards the cultural landscapes require the usage of a multi‐dimensional and interdisciplinary approach to management, in order to coordinate the research and analysis directly concerning the landscape. As part of this work, therefore, the concepts of protection, conservation and enhancement are fundamental in the definition of tools and models for managing the landscape. Besides the management and governance profiles, the function of the management and of business principles are fundamental to coordinate all the different areas of work which, through a managerial approach, become mutually related to pursuit shared cultural values.
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SIGHINOLFI, Luca. "Cultura cestistica. Le componenti psico-socio-culturali dei percorsi formativi e agonistici nei settori giovanili italiani d'eccellenza di pallacanestro." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2017. http://hdl.handle.net/10446/77162.

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Abstract:
The purpose of the present study was to analyze psychological, sociological and cultural variables of basketball performance in elite basketball sport systems, to understand which variables of young athletes’ experiences are trained and developed during youth sector. This research integrated a single-case analysis of Olimpia Milan Basketball sport system with Reyer Venice Basketball and Eagle Trent Basketball sport systems comparative analysis. It was conducted on teams of players between 13 and 19 years old, during basketball season 2014/15 and 2015/16. Qualitative methodologies, participant observation and back-talks analysis, were developed inside these sport systems for a total of more than 450 hours of field research. Results were express at three different levels. First, individual psychological variables of sport performance were analyzed identifying main psychological features, required to play at professional, A League, basketball level: mental toughness, consciousness and learning abilities, personal responsibility, task focus, emotional management, and social support. Second, frequent team interactions modalities were studied throw group dynamics observation: cohesion and social support, engagement behaviours, avoidance embarrassment strategies, roles and status definitions. Third, socio-cultural variables of basketball performance were investigated by: sport systems’ goal-setting, team training management, local basketball culture, italian and international basketball movement comparison. This study highlighted the necessity to invest on psycho-socio-cultural variables of basketball performance to improve youth sector programs.
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Caneva, E. "Adolescenza e migrazione : percorsi identitari e relazioni amicali nei giovani di origine straniera." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2008. http://hdl.handle.net/2434/53867.

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GILIBERTI, LUCA. "Una valle di frontiera. Percorsi neorurali, mobilitazioni sociali e solidarietà ai migranti in Val Roja." Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2020. http://hdl.handle.net/11567/1009638.

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Abstract:
La presente ricerca etnografica studia una valle rurale attraversata dal confine tra la Francia e l’Italia – la Val Roja – al tempo della “crisi dell’accoglienza”, dal 2017 al 2019. La ricerca esplora gli effetti della “chiusura” della frontiera politica su questo territorio, con i controlli sistematici e la militarizzazione, e sul tessuto sociale locale; a partire da uno studio delle relazioni tra i diversi universi culturali della popolazione emergono le modalità con cui le frontiere sociali si riconfigurano. Una rete di abitanti solidale ai migranti – in maggioranza una popolazione neorurale già attiva nella vita culturale e nelle mobilitazioni sul territorio – prende forma nella valle; contemporaneamente, mentre un’altra parte della popolazione, costituita principalmente dalle native familles de souche, si erge contro le azioni solidali, tale antagonismo genera una serie di conseguenze e di conflitti sociali sul territorio. In questo “dramma sociale” la ricerca analizza nel dettaglio i percorsi neorurali, le mobilitazioni sociali pre-esistenti nella valle e la solidarietà ai migranti. Prendendo le mosse da una letteratura in scienze sociali sulle migrazioni e sui confini, oltreché sugli studi rurali, la ricerca si costruisce su un approccio etnografico, guidato da diverse questioni di ricerca. Qual è il legame tra l’impegno per una vita culturale rurale attiva, le mobilitazioni per la difesa del territorio e la solidarietà ai migranti bloccati in frontiera? Quale significato dare all’espressione “difesa del territorio”, rivendicata da diverse parti in disaccordo? Come si riorientano nelle risposte alla questione migratoria gli universi culturali pre-esistenti in valle e le loro frontiere sociali? In che misura la caratteristica rurale della valle genera un’influenza sulle conseguenze della questione migratoria? Come prende forma e che con quali registri di azione l’universo delle pratiche solidali? In che maniera diversi territori rurali, a partire da diverse forme di mobilitazione collettiva, stanno partecipando a processi di resistenze locali alle politiche neoliberali? Il metodo che ha guidato la ricerca è induttivo, orientato da tali questioni di ricerca, e implementato attraverso un intenso processo etnografico, basato sull’immersione nel territorio studiato, attraverso tecniche quali l’osservazione partecipante e la raccolta di fonti orali, in particolare le interviste semi-strutturate. L’originalità del lavoro è duplice: in primis, riporta i risultati di una ricerca su un territorio rurale effervescente, in un momento storico in cui alcuni luoghi di campagna sembrano proporsi come scenari di trasformazione sociale e culturale, attraverso processi di mobilitazione e di alternative di vita ancora poco documentati dalla letteratura in scienze sociali. In secondo luogo, in uno scenario in cui sempre più studi sociologici prendono piede sulla moltiplicazione delle frontiere in Europa, la ricerca osserva il fenomeno attraverso le lenti, finora poco esplorate, dei territori rurali.
This ethnographic research studies a rural valley crossed by the border between Italy and France – the Roya Valley – at the time of the "reception crisis", from 2017 to 2019. The research explores the effects of the “closure” of the political border throught systematic controls and militarization of the area, on the local social fabric. It shows how social boundaries are reconfigured through a study of the relationships between different cultural universes of the population. A network of inhabitants in solidarity with migrants – mostly a neorural population already active in cultural life and in the mobilization of the territory – emerge in the valley. At the same time, another part of the population, mainly made up of native familles de souche, stands up against solidarity actions. This antagonism gives rise to a series of consequences and social conflicts take shape in the territory. In this “social drama” the research analyzes in detail the neorural paths, the pre-existing social mobilizations in the valley and the solidarity with migrants. Drawing on social science literature on migration and borders, as well as rural studies, the research is guided by a series of research questions. What is the link between the commitment to an active rural cultural life, the mobilizations for the defense of the territory and solidarity with migrants stuck at the border? What meaning should be given to the expression “defense of the territory” claimed by various social parties in disagreement with each other? How are the pre-existing cultural universes of the valley and their social boundaries reoriented? To what extent and how does the rural characteristic of the valley influence the consequences of the migration question? How is this universe of solidarity practices taking shape and with wich registers of action? How do different rural areas, from multiple collective mobilization processes, participate in the processes of local resistance to neoliberal policies? The method that guided the research is inductive, oriented by these research questions, and developed through an intense ethnographic process, based on immersion in the studied territory, through techniques such as participant observation and collection of oral sources, in particular semi-structured interviews. The originality of the thesis is twofold: in primis, it accounts for the results of research on an effervescent rural territory, at a historic moment when certain marginal places seem to present themselves as scenarios of social and cultural transformation, through mobilizations and alternative life practices, until now little documented in the social science literature. Secondly, in a scenario where more and more sociological studies are taking over the multiplication of borders in Europe, this research observes the phenomenon through the lenses, hitherto little explored, of rural territories.
Cette enquête ethnographique étudie une vallée rurale traversée par la frontière entre l'Italie et la France – la Vallée de la Roya – à l’époque de la “crise de l’accueil”, de 2017 à 2019. La recherche explore les effets de la "fermeture" de la frontière politique sur ce territoire, par des contrôles systématiques et une militarisation de la zone, et sur le tissu social local. On montre comment les frontières sociales se reconfigurent à partir d’une étude des relations entre divers univers culturels de la population. Un réseau d'habitants solidaires avec les migrants – en majorité une population néorurale déjà active dans la vie culturelle et dans la mobilisation du territoire – prend forme dans la vallée; simultanément, tandis qu’une autre partie de la population, constituée principalement par les familles de souche, s’érige contre les actions solidaires, cet antagonisme donne lieu à une série de conséquences et de conflits sociaux sur le territoire. Dans ce “drame social” la recherche analyse en détail les parcours néoruraux, les mobilisations sociales préexistantes dans la vallée et la solidarité avec les migrants. S'appuyant sur une littérature en sciences sociales sur la migration et les frontières, ainsi que sur les études rurales, la recherche est guidée par un ensemble de questions de recherche. Quel est le lien entre l'engagement pour une vie culturelle rurale active, les mobilisations pour la défense du territoire et la solidarité avec les migrants bloqués à la frontière? Quel sens donner à l'expression "défense du territoire" revendiquée par diverses parties en désaccord ? Comment les univers culturels préexistants de la vallée et leurs frontières sociales se réorientent-ils? Dans quelle mesure et comment la caractéristique rurale de la vallée influence-t-elle les conséquences de la question migratoire? Comment se dessine cet univers de pratiques solidaires et avec quels registres d'action? Comment différents territoires ruraux, à partir de diverses formes de mobilisation collective, participent-ils aux processus de résistance locale aux politiques néolibérales? La méthode qui a guidé la recherche est inductive, orientée par ces questions de recherche, et développée au travers d’un intense processus ethnographique, basé sur l'immersion dans le territoire étudié, au travers des techniques telles que l'observation participante et la collecte de sources orales, en particulier entretiens semi-structurés. L'originalité de la thèse est double: in primis, elle rend compte des résultats d'une recherche sur un territoire rural effervescent, dans un moment historique où certains lieux marginaux semblent se proposer comme scénarios de transformation sociale et culturelle, à travers des mobilisations et des pratiques alternatives de vie, encore peu documentées dans la littérature en sciences sociales. Deuxièmement, dans un scénario où de plus en plus d'études sociologiques s'emparent de la multiplication des frontières en Europe, la recherche observe le phénomène à travers les lentilles, jusqu'ici peu explorées, des territoires ruraux.
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Bonacini, Elisa. "La valorizzazione digitale del patrimonio culturale in Europa e in Italia. Forme di fruizione e di valorizzazione museale attraverso le nuove tecnologie e i social media. Una proposta di turismo wireless per Catania." Doctoral thesis, Università di Catania, 2014. http://hdl.handle.net/10761/1611.

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Abstract:
Questo lavoro si organizza in tre parti. Nella Parte I, dopo un inquadramento generale su Internet, sulle nuove tecnologie e sul loro impatto nel settore dalla comunicazione e valorizzazione culturale, con una particolare attenzione al fenomeno del divario digitale in Italia e in Sicilia, agli sviluppi del Web 2.0 e alle forme di partecipazione digitale dell utenza alla produzione di contenuti culturali, l interesse si focalizza dapprima sulle politiche culturali di valorizzazione digitale del patrimonio culturale europeo, dunque sulle corrispondenti politiche culturali italiane e siciliane, valutando anche i dati statistici sulla penetrazione delle ICT nella popolazione (europea, italiana e siciliana), sull uso di Internet e dei dispositivi portatili, per il consumo di beni e servizi culturali. La Parte II della ricerca si apre con una presentazione delle tecnologie digitali variamente utilizzate nel settore della comunicazione mobile e delle possibilità di interazione che le nuove piattaforme digitali offrono nel campo della comunicazione culturale, con un ampio repertorio di esempi di dispositivi ad applicativi per la fruizione in modalità mobile del patrimonio culturale, sia all estero che, soprattutto, in Italia e in Sicilia. Nella Parte III viene proposto il progetto CataniaPocketWifi, un progetto di fruizione mobile integrato e georefenziato del patrimonio culturale, ricettivo ed informativo di Catania attraverso l utilizzo di una guida mobile, sviluppata secondo specifici itinerari tematico-cronologici, che si presenti dunque come una sorta di navigatore, non solo nello spazio ma anche nel tempo, e che costituisca per l utente uno strumento utile a identificare il significato della vita stratificata e a trasformare Catania in un Museo Digitale Diffuso. Nell ambito di questo progetto più ampio, qui delineato nelle sue linee generali, si presenta il progetto MuDiCtWifi: un percorso di guida wireless per la fruizione e comunicazione multimediale del circuito culturale e artistico formato dal Museo Diocesano con le Terme Achilliane e il Duomo di Catania.
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Bianco, Angela <1979&gt. "Esperto in processi di valorizzazione, conservazione e gestione del patrimonio artistico culturale del "distretto" veneziano." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1239.

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Abstract:
Il presente lavoro si suddivide sostanzialmente in tre nuclei. Il primo capitolo indaga il così detto "distretto" dell'arte contemporanea veneziana e lo confronta con le più aggiornate teorie di valorizzazione del patrimonio culturale. Il secondo capitolo, definisce il nodo nevralgico della tesi e tratta il tema delle professioni museali. Il terzo nucleo, suddiviso in altrettanti capitoli, descrive i progetti realizzati: Mediatori Culturali, A.Mu.C- Archivio multimediale del contemporaneo e Art Night Venezia. Attraverso il metodo della actionresearch sono state concretamente testate alcune nuove figure professionali intese come ponte e collante tra le differenti istituzioni, sempre in funzione di una più efficace fruizione del patrimonio storico-artistico. L'esito della ricerca ha definito strategie e procedure atte a potenziare le competenze culturali e professionali di una serie di figure già dotate di un alto livello formativo ma non ancora assorbibili nello scomparto del "distretto" culturale veneziano dell'arte contemporanea, ma in prospettiva configurabili per un mercato del lavoro più ampio.
This work focuses mainly on three parts. The first chapter investigates the so called venetian “district” of contemporary art, in comparison with the most updated theories for the valorisation of the cultural heritage. The second chapter, defines the key point of the thesis and deals with the topic of the museum professions. The third part, subdivided in as many chapters, describes the projects carried out: Cultural Mediators, A.Mu.C – Multimedia Archive of Contemporary art, and Art Night Venice. Through the actionresearch method, some new professionals, intended to bridge between the different institutions, have been positively tested, aiming to a better fruition of the historical and artistic heritage. The outcome of the research has defined strategies and procedures suitable to enhance the cultural and professional expertises of highly trained subjects, who are not yet absorbable in the compartment of the venetian cultural “district” of contemporary art, but in prospect, configurable for a broader labour market.
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Nannini, Maite. "Le comunità culturali come driver per la progettazione di servizi di accoglienza museale e lo sviluppo di sistemi di fruizione e valorizzazione del patrimonio culturale bolognese mediante strategie di attivazione dei visitatori." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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Abstract:
Il progetto vede il suo sviluppo a partire dalla ricerca sul tema dell’interattività tra gli utenti e negli spazi fisici delle istituzioni museali quale fattore chiave dell’esperienza culturale, nel suo frontline e nei suoi servizi di fruizione e promozione. Il percorso progettuale, seguendo le metodologie proprie del service design, si compone innanzitutto di due parti macro-tematiche: la ricerca e il progetto. La prima introduce una premessa alle teorie e alle pratiche della progettazione e dell'implementazione di servizi nell’ambito dei beni culturali, poi delinea la metodologia utilizzata nell’affrontare il lavoro nella sua complessità, e presenta le rilevazioni e le ricerche effettuate per comprendere contesto, attori, utenti coinvolti e si conclude con l’analisi di una serie di casi studio. La seconda invece delinea il vero e proprio progetto: rielaborando gli elementi utili della fase di ricerca sono state definite le basi su cui sviluppare la domanda progettuale, dando origine a due livelli di sviluppo, quello dei servizi relativi all’accoglienza fisica per le istituzioni museali e quello dei servizi con cui ottimizzare ed implementare con nuove funzioni uno strumento già attivo. Questi due asset si concretizzano nell'elaborazione di una strategia decisionale come processo per la definizione dei servizi che meglio si adeguano ad ogni realtà museale e una applicazione digitale quale estensione, sia per funzione ed interazione con l'utente che dal lato gestionale, dello strumento già attivo. L’intero percorso ha come focus l’importanza dell’utente, in questo caso il visitatore e il potenziale visitatore, nell’approccio progettuale di servizi, sistemi e attività di fruizione e valorizzazione del patrimonio culturale e dei suoi luoghi.
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Della, Puppa Francesco. "Uomini in cammino. Percorsi di istituzione della vita adulta e trasformazioni della maschilità nella diaspora bangladese." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2012. http://hdl.handle.net/11577/3422541.

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Abstract:
This research aims at analysing the process of establishing an adult life of men immigrated from Bangladesh to Italy. For this purpose, it was focused on the population of Bangladeshi origin residing in Alte Ceccato, a fraction of the Municipality of Montecchio Maggiore in the Province of Vicenza. On 1 January 2011 Alte Ceccato consisted of 6,782 residents, 2,263 of which were foreigners, representing 33 % of the population. A national immigrated community with major representation is the one coming from Bangladesh. They have chosen this Municipality and precisely this fraction as their secondary destination of the migratory journey, generally after Rome and/or Palermo, which helped to preserve the economic, demographic and social tissue of the locality. Indeed, the data provided by the municipal registry proves that Bangladeshi migratory experience contributed to the population growth in Alte Ceccato, as well as their stabilisation demonstrated by large numbers of purchased properties, family reunifications and children attending schools. The legal construction of adult male identity represents a topic which is less present in the sociological literature, both in the framework of the migration studies as well as in the sociological studies of gender and family. The topic interlaces all these areas analysing the modalities according to which the construction of adult male life is inscribed in the migration experience starting with two pivotal events: professional stabilisation and family reunification, in particular with wife. The family reunification was observed as a reunification experience in order to understand the meaning that this event represents for Bangladeshi men, how they live this experience during their migratory and biographic journey, how it shapes and reshapes their gender identity and the modalities through which they enter the adult life. The experiences of Bangladeshi male immigrants in Alte Ceccato were interpreted through different meanings they attribute to this phenomenon, while being aware of the discrepancy between their representations of these experiences and representations of the same experiences from other parties involved in the process of reunification (spouse and possibly their children), in marriage and family life, in other events constituting their adult life in the context of immigration. Subsequently, it was studied in depth how these events can be perceived, interpreted and represented by immigrants’ family members in Bangladesh and how the progression of the emigrated family members towards adulthood influences male family members (brothers, fathers, fathers-in-law and brothers-in-law) that remained in the country of origin. This research provided extended periods of participant observation both in Alte Ceccato (lasting more than one year and a half) and in Bangladesh (approximately two months) which helped to collect 64 in-depth interviews. In Italy the interviews were carried out with 25 Bangladeshi immigrants residing in Alte Ceccato and 11 privileged witnesses, while in Bangladesh with 19 male relatives of interviewees from Alte Ceccato, 5 immigrants that came back – more or less temporarily – to their country of origin, 4 researchers specialised in migration and 1 Italian man married to a Bangladeshi woman, both residing in Bangladesh. In order to collect different attributions of meaning viewed from the male perspective, the male narrations and the male gender were under the spotlight, unveiling how men represent themselves and women. Thus, observing male immigrants and adopting their perspective allowed to discover relationships that men interweave with women. The research work targeted representations that men – who, both in Italy and Bangladesh, are generally considered responsible for safeguarding the reputation of the family group at the forefront of the public attention – provided from the background of their private life and their family ties, which were generally, in the framework of the research, analysed from female perspective. This results in an unanimous representation composed of collective subject that through personal stories casts light on the ambivalences and contradictions of a male multifaceted, multidimensional identity which is changing and is not always at ease when it comes to exercising its power. In addition to the multi-dimensionality of the men’s biographical and family trajectories and the plurality of men's transitions to adult life, other important questions emerged from this research: the relationship of continuity and discontinuity between models of masculinity represented by fathers in Bangladesh on the one hand and by migrating sons on the other, between migrating and non migrating brothers, and finally the redefinition of the intergenerational debt and socio-cultural affiliations through parenthood and projections towards the future of their sons. Three main axes were individuated in multiple migration experiences and taken into consideration in the process of the redefinition of so called intergenerational mandates and collective expectations: first, the expectations and unfulfilled social mobility in ascending direction as a starting point for respondents and as a projection towards the future of sons and daughters, also in the light of the current economic crisis; then the relations of gender and generation viewed through the lens of the men’s experiences and representations; and last but not least, relations between the dimensions of the private and intimate life and representations of adult male life in the public sphere as well as in the community context. The crucial interpretive construction used in the research was adopted from Pierre Bourdieu. In fact, the establishing of adult male life was observed through consecration rites where the subject interprets social regulatory and establishing demands relative to the models of masculinity from the context of origin and passing through the extended family, but also in the context of immigration and interpreted through the community of compatriots. Goffman’s dramatic realisation was used for the first time, in addition to the Bourdieu’s construction of the founding rite. It proved to be particularly useful, in one multi-site study, in stitching the scientific and epistemological fracture between the immigration and emigration society and in preventing falling into stereotypical approaches when decoding gender contracts and representations of masculinity. Indeed, the research presents on the scene a complex network of relationships inside the vertical and horizontal family, between genders and generations, but also a dense web of transnational relations between migrants and non-migrants, between the context of origin of the interviewees and the context of arrival from which the subjects are projected towards the English speaking Europe. Despite the fragmented experiences, the globalised social life of migrants is thus basically interpreted as a total social event which shows both the individual agency of the migrants – that emerge as global and cosmopolitan citizens - and the collective intentionality of their families and communities
Questa ricerca è volta ad analizzare il processo di istituzione della vita adulta degli uomini immigrati dal Bangladesh all’Italia. Per fare ciò si è preso in considerazione il caso della popolazione di origine bangladese residente ad Alte Ceccato, una frazione del Comune di Montecchio Maggiore in Provincia di Vicenza. Al 1 Gennaio 2011 Alte Ceccato contava 6.782 residenti di cui 2.263 stranieri, pari a oltre il 33% della popolazione. La comunità nazionale immigrata maggiormente rappresentata è quella originaria dal Bangladesh che ha eletto il Comune e soprattutto la sua frazione come mete secondarie del percorso migratorio, solitamente dopo Roma e/o Palermo, e che ha reso possibile la sopravvivenza del tessuto economico, demografico e sociale della località. Dai dati forniti dall’anagrafe comunale, infatti, emerge come all’incremento dei residenti ad Alte Ceccato abbia contribuito l’esperienza migratoria dei bangladesi e la loro stabilizzazione dimostrata dall’alto tasso di immobili acquistati, dalla numerosità dei ricongiungimenti familiari, dall’ampia presenza dei figli nelle scuole. La costruzione processuale dell’identità adulta maschile costituisce un tema poco frequentato nella letteratura sociologica sia nell’ambito degli studi sulle migrazioni che in quelli della sociologia del genere e della sociologia della famiglia. Il tema incrocia tutti questi ambiti analizzando le modalità in cui l’istituzione della vita adulta degli uomini si inscrive nell’esperienza migratoria a partire da due eventi-cardine: la stabilizzazione lavorativa e residenizale e il ricongiungimento familiare, nello specifico della moglie. Il ricongiungimento familiare è stato osservato come esperienza del ricongiungersi per comprendere il senso che gli uomini bangladesi attribuiscono a tale evento, come viene da essi collocato all’interno del percorso migratorio e biografico, come configura e riconfigura la loro identità di genere e le modalità attraverso le quali fanno ingresso nella vita adulta. Si è tentato di interpretare le esperienze degli uomini bangladesi immigrati ad Alte Ceccato attraverso la costellazione dei significati che essi stessi vi attribuiscono, pur nella consapevolezza della divergenza tra le loro rappresentazioni delle esperienze e le rappresentazioni delle stesse esperienze da parte degli altri soggetti coinvolti nel processo del ricongiungimento (il coniuge ed, eventualmente i figli), nella vita matrimoniale e familiare, negli altri eventi istitutivi della loro vita adulta nel contesto di immigrazione. Successivamente è stato approfondito, in Bangladesh, come tali eventi possano essere percepiti, interpretati e rappresentati dai familiari dei migranti e come la progressione verso l’età adulta dei familiari emigrati intervenga su quella dei familiari maschi (fratelli, padri, suoceri e cognati) rimasti nel Paese di origine. La ricerca ha previsto prolungati periodi di osservazione partecipante tanto ad Alte Ceccato (oltre un anno) quanto in Bangladesh (circa due mesi) e la raccolta di 64 interviste in profondità. In Italia sono stati intervistati 25 immigrati bangladesi residenti ad Alte Ceccato e 11 testimoni privilegiati, In Bangladesh sono stati intervistati 19 parenti di genere maschile degli intervistati ad Alte, 5 migranti che hanno fatto rientro – più o meno temporaneamente – nel Paese di origine, 4 ricercatori che hanno studiato le migrazioni e un italiano sposato con una donna bangladese e residente in Bangladesh. Per raccogliere le attribuzioni di significato degli uomini si è cercato di lavorare sulle narrazioni maschili e di leggere il genere dal maschile per tematizzare come gli uomini rappresentano se stessi e le donne; osservando gli immigrati uomini e assumendone la loro prospettiva si è avuto modo di osservare le relazioni che gli uomini intessono con le donne. Il lavoro di ricerca si è concentrato sulle rappresentazioni che gli uomini - a cui, tanto in Italia, quanto in Bangladesh, è solitamente attribuita la responsabilità di salvaguardare la reputazione dell’aggregato domestico sulla ribalta pubblica - fornivano del retroscena della propria vita privata e dei propri legami familiari, ambiti che la ricerca ha maggiormente affrontato dal femminile. Il risultato è una rappresentazione corale costruita da un soggetto collettivo che, raccontando se stesso, mette in luce le ambivalenze e le contraddizioni di un'identità maschile sfaccettata, multidimensionale, in mutamento, non sempre a suo agio nell’agire il suo dominio. Oltre alla multidimensionalità delle traiettorie biografiche e familiari degli uomini e la pluralità delle transizioni maschili alla vita adulta, dalla ricerca sono emerse altre questioni significative: il rapporto di continuità e discontinuità tra modelli di maschilità dei padri in Bangladesh e dei figli migranti, tra i fratelli migranti e quelli non migranti, la ridefinizione del debito intergenerazionale e delle appartenenze socio-culturali attraverso la paternità e le proiezioni sul futuro dei figli. Nelle ridefinizioni di quelli che sono i mandati intergenerazionali e le attese collettive sono stati presi in considerazione tre assi principali individuati nella molteplicità delle diverse esperienze di migrazione: le attese e le disattese di mobilità sociale in senso ascendente osservate come punto di partenza per gli intervistati e come proiezione verso il futuro dei figli e delle figlie anche alla luce della crisi economica in atto; i rapporti di genere e generazione osservati attraverso la lente delle esperienze e delle rappresentazioni maschili; le relazioni tra la dimensioni della vita privata e intima e le rappresentazioni della vita adulta maschile nella sfera pubblica e nel contesto comunitario. Il costrutto interpretativo cruciale utilizzato nella ricerca è stato ripreso da Pierre Bourdieu; il percorso di costruzione della vita adulta maschile, infatti, è stato osservato attraverso rituali di consacrazione in cui il soggetto reinterpreta domande sociali di tipo normativo e istitutivo relativamente ai modelli di maschilità attesi dal contesto di origine e transitanti attraverso la famiglia allargata, ma anche dal contesto di immigrazione e reinterpretati attraverso la comunità dei connazionali. Oltre al costrutto bourdiesiano del rituale di istituzione è stato fatto un uso inedito dei costrutti drammaturgici goffmaniani che si sono rivelati particolarmente utili, nella conduzione di uno studio multisituato, per cucire la frattura scientifica ed epistemologica tra la società di immigrazione e quella di emigrazione e per prevenire la caduta in approcci stereotipati nella lettura dei contratti di genere e delle rappresentazioni della maschilità. La ricerca, infatti, mette in scena una complessa trama di relazioni internamente alla famiglia verticale e orizzontale, tra i generi e le generazioni, ma anche un fitto intreccio di relazioni transnazionali tra migranti e non migranti, tra il contesto di origine degli intervistati e quello di arrivo da cui i soggetti si proiettano verso l’Europa anglofona. La vita sociale globalizzata dei migranti, pur nella frammentazione dei vissuti, quindi, viene interpretata tendenzialmente come un fatto sociale totale da cui emerge sia l’agency individuale dei singoli migranti - che si configurano come dei veri e propri cittadini globali e cosmopoliti - e sia l’intenzionalità collettiva, familiare e comunitaria
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Roncarati, Giulia. "Il valore unitario dei portici nelle trasformazioni urbane di Bologna. Un museo diffuso alla riscoperta della diversità nell'omogeneità." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/21436/.

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Abstract:
Il pregio della città di Bologna non è dato dai singoli monumenti ma dal segno del portico che, declinato secondo diverse forme e linguaggi, dona coesione e compattezza al tessuto urbano. Il portico rappresenta la continuità di una tradizione stratificata nel tempo che coinvolge, non solo l’edilizia monumentale, ma anche quella minore dando luogo ad una visione unitaria, un unicum in cui è la città stessa a presentarsi come monumento, un museo diffuso da preservare, tutelare e valorizzare. Sebbene gli episodi porticati siano caratterizzati da un’eterogeneità di dimensioni, forme e materiali, il loro valore storico culturale è legato unicamente alla presenza del portico. Edifici monumentali e edifici seriali dialogano nel continuum contribuendo in egual modo alla definizione dell’identità della città. Il seguente lavoro di tesi si pone quindi l’obiettivo di analizzare il ruolo assunto dal portico nel tessuto urbano bolognese attraverso lo studio dell’evoluzione delle tecniche costruttive e dei materiali impiegati che ne hanno portato alla formazione di molteplici forme e stili. La ricerca in parallelo sull’origine e lo sviluppo del portico, sull’evoluzione del linguaggio e dell’apparato decorativo, affiancata con i dati relativi ai rilievi diretti eseguiti sugli edifici porticati, ha permesso analizzare i vari elementi morfologici che lo compongono e comprendere la varietà urbana. A conclusione della tesi, per favorire la lettura del museo diffuso costituito dal sistema porticato si sono individuati una serie di itinerari tematici interconnessi tra loro. Questi ultimi sono articolati in diversi ambiti culturali e tecnici che possono aiutare il visitatore a prendere consapevolezza della ricchezza del patrimonio culturale della città. In particolare, i percorsi sono i seguenti: lo storico, dei portici ecclesiastici, dei palazzi senatori, degli elementi costruttivi: colonne e capitelli, degli elementi costruttivi: decorazioni in cotto e gli imperdibili: le singolarità.
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Li, Qi, and Lorenzo Mazzi. "La Rocca Malatestiana di Verucchio: proposte per un nuovo utilizzo del manufatto e una diversa fruizione dei resti archeologici." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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Abstract:
L'oggetto del progetto di restauro è la Rocca Malatestiana di Verucchio, antica fortezza da cui si ipotizza sia nata la famiglia Malatesta. A seguito di un’approfondita campagna di rilievo si è elaborato un progetto i cui obbiettivi sono la ridefinizione delle zone esterne alla rocca, la valorizzazione dei resti archeologici presenti, rendendoli partecipi dell'esperienza museale, e della sala principale trasformandola in uno spazio polifunzionale flessibile che si adatti a diverse possibili destinazioni d’uso.
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Gasparini, Federica, and Nicolas Terenzi. "Parco archeologico di Urbs Salvia. Proposte per una nuova gestione e fruizione del Parco." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/18307/.

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Abstract:
La città romana di Urbs Salvia emerge a fatica dal terreno che la ricopre, consentendo a stento di comprenderne le parti, in pessimo stato di conservazione, annebbiate dalla polvere e dal fitto intreccio della vegetazione, che tenta di riappropriarsi della nuda pietra che ne rimane. La leggibiltà alterata dei resti porta alla mancata comprensione del luogo e alla perdita della sua storia. È necessario, perciò, restituire una linea narrativa a tali frammenti, con l’intento di recuperare un’unità perduta e legare nuovamente insieme le parti. È importante che la città antica accolga la città moderna e si crei uno scambio continuo tra le due, all’interno di un sistema culturale più ampio. Queste cosiderazioni hanno posto le basi per lo sviluppo di un progetto che ha come scopo il potenziamento delle connessioni e delle relazioni con l’intero territorio. Il progetto si è fatto carico di tutti quei temi caratteristici di un Parco Archeologico definendo un nuovo approccio, mirato alla risoluzione di problematiche di fruizione, gestione e valorizzazione del luogo. Il legame, ormai inscindibile, tra rudere e natura e il fascino di questa unione spontanea, ha indirizzato l’azione progettuale verso la conservazione di tale armonia, tramite interventi di salvaguardia della materia archeologica e del sistema ecologico-ambientale. Le risposte alle innumerevoli problematiche del sito hanno trovato una sintesi nell’area templare, fulcro ed origine dell’antico insediamento, oltre che monumento cardine e peculiare del panorama archeologico marchigiano. Il tema principale ha riguardato la valorizzazione dei resti archeologici scavati, prevedendo una musealizzazione diffusa che consentisse una piena comprensione e consapevolezza di tale luogo. I frammenti delle mura e delle strade basolate, divengono le parole mancanti che ricompongono il brano antico, da resti marginali e dimenticati diventano gli interpreti principali dell’azione progettuale, elementi chiave di rilettura della città.
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Scarabello, Serena. ""Non è solo una questione di colore!" L' africanità attraverso interazioni, pratiche e rappresentazioni sociali." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2016. http://hdl.handle.net/11577/3421805.

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Abstract:
This research thesis focuses on the recent emergence of the “African-Italian” category of self- identification among young people in Italy with African origin. It explores how and to what extent the notion of Africanness is made and unmade, contested, reinterpreted and hyphenated in everyday practices, interactions and social representations. A common tendency shown by Italian-born youth with different African backgrounds is the increasing reference to Africa and African identity in cultural, social and entrepreneurial initiatives. This reveals their search for a new sense of their shared African heritage and at the same time a growing desire for public exposure and recognition of their Africanness. Moreover, the multiple intersections of notions of Africanness, Blackness and Italianness in daily social interactions and in the local “politics of naming” shows that young people of African descent associate their “being African” with positioning themselves to local public debates about racism and in relation to transnational Blackness. Therefore, “being African” is not only an issue at the cultural and political levels, but it also represents a category of difference or belonging, which is an important matter for people in different relational contexts. Indeed, African-Italian youth politics of self-definition is situated at different spatial levels: the level of circulation of categories across the Black Atlantic, the European level of an increasing awareness of Afro-Europeanness, the national level of specific colonial histories and racial formations, and the local level of everyday interaction. This PhD research aims at contributing to the emerging field of Afro-European studies in two ways. On the one hand it explores a specific South-European socio-historical context, Italy, on the other hand it proposes to approach Africanness and Blackness as categories of practices (Brubaker 2012). Firstly, the Italian specific colonial history together with the postcolonial African trajectories of migration and local integration consolidate the concept of alterity based on the colour of the skin as well as the “tribal clichés” on Africa and Africans. Both the social and historical elements have affected the evolution of the Italian-African diaspora, the racialization processes and the strategies to resist to racism. Secondly, this research intends to consider Africanness as an “identity of relation” (Glissant 1990) and a process of self-design (De Witte 2014). According to Palmié, in this research Africa and Africanness are not considered as analytical categories or ontological givens, but as “problems to be empirically investigated in regard to both the historical forces and discursive formations that lastingly 'Africanized' the continent and its inhabitants” (Palmié 2007). Therefore, understanding whether an element is authentically African becomes less important than explore, through social practices, interactions and socials representation, when and where the social actor claims his/ her Africanness or not (Chivallon 2004). This research seeks to answer the following set of questions drawing on empirical data collected through ethnographic observations and narrative interviews. Who can be identified as an African? What does it entail to be a person with African origin in Italy and in Europe? When and to what extent does “being African” become (or cease to be) important? When does this dimension prevail over other levels of affiliations, i.e. national or ethnic, local or transnational? When is it contested? How does the notion of Africanness intersect with the notion of Blackness? During the three-year project, the researcher collected 51 narrative gender-balanced interviews with young adults aged 20-35 with different national origins – i.e.⅓ from West Africa, ⅓ from East Africa, ⅓ from Central and South Africa- who were born or have lived in Italy for at least ten years. These interviewees are young professionals, entrepreneurs, artists, social activists or university students. They can be considered as young people with great aspirations, involved in a process of social mobility and who improve their skills and knowledge through education or self-entrepreneurship. In addition, the author has ethnographically observed relevant events dedicated to the whole African diaspora – i.e. beauty pageants, association meetings, trainings and other events – as well as family contexts and online conversations. This methodology allowed to observe the elaboration of Africanness at different cultural and social levels. In the first part (ch.3) the research explored how Africanness emerges in social interactions within the Italian context, focusing on how this dimension appears as a category of alterity or as one of the aspects of the actors’ multiple identity, which is socially redefined and strategically used in daily life by the interviewees of this research. As a reaction to racism, young African-Italians appropriate the power to define what is African for themselves. This phenomenon challenges the “invention of Africa” (Mudimbe 1988), a notion relating Africanness to a paradigm of alterity. The transnational and diasporic levels of interactions carry a remarkable significance for social actors, allowing them to realize the instability of notions such as Blackness and Whiteness, as well as the process of “re-branding” Africa (De Witte 2014) occurring at the global level. In the second part the research explored some corporeal practices: male circumcision (ch.4), haircare (ch.5), use of African textiles and accessories (ch.6). On the one hand, the Black body is the intersection of the social and historical experiences of youth in Africa and in the diaspora. On the other hand, the analysis of corporeal practices shows how social actors position themselves in relation to traditional habits and consolidated aesthetic styles. The making of Africanness is here explored as a process of self-design. The individual experience and definition of Africanness are embedded in the continuous tensions between intergenerational transmission, individual appropriation, performance and creativity. The exploration of practices that involve these dimensions of social and individual life - i.e. male circumcision, haircare, use of African textiles and accessories – elucidates how the meaning of “being African” changes within evolving biographies. It becomes therefore important for self-understanding but also in the processes of self-promotion. In the last chapter (ch.7) this contribution underlined the interconnections between professional aspirations and the elaboration of Africanness. To face the lack of equal opportunities, African-Italian young people can capitalize the “African part” of their social networks or cultural backgrounds, allowing for new economic spaces and consumer niches. Contested or celebrated, the appropriation of Africanness arises as an act “of self-making” and “of self-promotion” that reduces racial categories and discrimination practices to be regarded only as one of the aspects of social life. The research showed that African-Italian young people express their subjectivities in relation both to racial paradigms and to what is considered “the African heritage”. They therefore underline the versatility of their “being African”, which appears a social construction not to be strictly related to the skin, but to a reserve of symbols, aesthetic styles and cosmopolitan competences usable, also strategically, in different life stages and relational contexts.
Questa ricerca prende avvio dalla crescente diffusione del termine “afroitaliano” come categoria di auto-rappresentazione tra i giovani di origine africana in Italia ed esplora come la nozione di africanità venga costruita o decostruita, reinterpretata o “usata con il trattino” nelle pratiche di vita quotidiana, nelle interazioni e nelle rappresentazioni sociali. Il crescente riferimento all’ Africa e all’identità africana in iniziative di stampo culturale, sociale e imprenditoriale mostra infatti che i giovani nati e cresciuti in Italia, con diversi background africani, ricercano un patrimonio culturale africano condiviso (De Witte & Meyer 2012) e desiderano esibirlo pubblicamente, lottando per un suo riconoscimento all’interno del panorama culturale nazionale. Le molteplici intersezioni delle categorie di africanità, blackness e italianità nei contesti di vita quotidiana e nelle “politics of naming” locali mettono in luce che i giovani afrodiscendenti si appropriano del loro “essere africani” posizionandosi rispetto a più livelli storici e socio-culturali: quello del Black Atlantic e della blackness transnazionale, quello europeo dove vi è una crescente consapevolezza dell’afro-europeità, quello nazionale delle specifiche storie coloniali e formazioni razziali, infine quello locale delle interazioni della vita quotidiana. Questa ricerca intende contribuire all’emergente campo di studi sull’Afro-Europa in due modi: analizzando la costruzione sociale dell’africanità in uno specifico contesto sud-europeo, quello italiano, e proponendo di considerare l’africanità come categorie di pratiche (Brubaker 2012) rilevante in vari contesti relazionali. All’interno dello spazio culturale europeo, il contesto italiano presenta delle specificità dovute alla sua storia coloniale e alle traiettorie dell’immigrazione postcoloniale. Il lascito coloniale ha contribuito al consolidamento di rappresentazioni dell’alterità basate sul dispositivo del colore e su “cliché tribali” sugli africani, ma non ha determinato le mappe delle migrazioni, che non hanno seguito le rotte del colonialismo ma perlopiù progetti economici. In tale cornice storica e socio- culturale, l’africanità viene qui intesa come un’identità relazionale (Glissant 1990) che emerge in vari contesti sociali e nei processi di self-design (De Witte 2014). L’ Africa e l’africanità non possono essere considerate categorie analitiche, tantomeno ontologiche: sono nozioni che esistono solamente nelle produzioni discorsive e nelle politiche egemoniche che hanno “africanizzato” il continente e le persone che lo abitano (Palmié 2007). Perciò, osservare quando e dove gli attori sociali reclamano e si appropriano – anche creativamente - della propria africanità è più importante del tentativo di comprendere se un elemento, o un soggetto, è “autenticamente” africano (Chivallon 2004). Questa ricerca si basa sia basa sul materiale empirico raccolto attraverso osservazioni etnografiche e 51 interviste narrative. Le interviste sono state condotte con giovani adulti di diverse origini africane (⅓ dall’Africa Occidentale, ⅓ dall’Africa Orientale, ⅓ dall’Africa centrale o meridionale), tra i 20 e i 35 anni, nati o residenti da almeno dieci anni in diverse regioni italiane. Nella scelta del campione è stato mantenuto un equilibrio di genere e tutti gli intervistati sono giovani professionisti, artisti, imprenditori o studenti universitari. Sono persone che, nonostante le umili origini o la scarsità di pari opportunità, cercano di attivare un processo di mobilità sociale facendo leva su molteplici competenze e sull’auto-imprenditorialità. Le osservazioni etnografiche sono state svolte in occasione di alcune feste familiari ed eventi rivolti all’intera diaspora africana (concorsi di bellezza, incontri di associazioni, festival, attività formative e convegni), ponendo la dovuta attenzione anche alle conversazioni online precedenti o successive agli eventi. Questo approccio al campo ha consentito di osservare la costruzione dell’africanità a diversi livelli sociali e culturali. Nella prima parte (cap.3) la ricerca esplora come questa dimensione emerge nelle interazioni sociali in contesto italiano, come categoria di alterità etero-attribuita o come una delle molteplici identità che gli attori sociali creativamente ridefiniscono o utilizzano nei vari contesti della vita quotidiana. I giovani afrodiscendenti reagiscono infatti ai processi di razzializzazione anche riprendendosi il potere di definire cosa è, o non è, africano, e in che termini, rompendo anche con l’“idea di Africa” (Mudimbe 1988, 1994) come paradigma di alterità. Il livello transnazionale e diasporico diventa importante per gli attori sociali perché permette loro di sperimentare l’instabilità delle categorie razziali di blackness e whiteness, ma anche di partecipare, declinandolo localmente, al processo di re-branding dell’Africa che rende le produzioni culturali ed artistiche “afro” sempre più “cool” (De Witte 2014). La seconda parte è dedicata alle pratiche del corpo (cap.4,5,6). Il “corpo nero” si trova infatti all’intersezione delle esperienze storiche e sociali delle popolazioni dell’Africa e della sua diaspora. Tuttavia, l’analisi dei processi di trasmissione e incorporazione di tecniche e norme estetiche ci permette di osservare i molteplici significati che i corpi assumono, al di là dell’esperienza della loro razzializzazione. I soggettivi percorsi di riscoperta e riappropriazione dell’africanità si inseriscono perciò nella continua tensione che lega trasmissione generazionale, creatività individuale e performance nello spazio pubblico. Nel corso dei capitoli sono state analizzate pratiche del corpo che toccano tutte queste dimensioni della vita sociale: la circoncisione maschile, le tecniche di cura dei capelli e l’uso di tessuti e accessori “africani”. Questo percorso ha permesso di analizzare come il significato dell’“essere africano” e dell’essere “nero” cambi nel corso delle biografie individuali e venga continuamente negoziato nelle interazioni sociali e nei processi di trasmissione. Nell’ultimo capitolo, viene sottolineata la stretta interconnessione tra riappropriazione dell’africanità, aspirazioni e percorsi professionali, mostrando anche come il “lato africano” delle reti sociali e del personale bagaglio culturale possa essere capitalizzato e tradursi in nicchie di consumo e mercato. Ridefinita, contestata o celebrata, il recupero della propria africanità rientra perciò un processo di stilizzazione e promozione del sé, nello spazio pubblico come nelle politiche culturali ed economiche locali e globali. In conclusione, la ricerca mette in evidenza come i giovani afrodiscendenti, ritrovando l’orgoglio nel “dirsi africano”, negoziano il significato sociale della nerezza e della “tradizione africana”. L’ “essere africano/a” appare una dimensione non esclusivamente collegata al colore della pelle, nemmeno ad una presunta autenticità, ma a repertori simbolici ed estetici e a competenze – spesso cosmopolite - continuamente ridefinite e riscostruite.
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MORETTI, MICHELA. "La molteplicità delle componenti della percezione nell'interpretazione del paesaggio. Ipotesi di valorizzazione di percorsi nel Monte Amiata." Doctoral thesis, 2010. http://hdl.handle.net/2158/592726.

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MARTINO, VALENTINA. "Non solo media. La prospettiva del tempo libero: scenari, fonti e percorsi di indagine." Doctoral thesis, 2005. http://hdl.handle.net/11573/388535.

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Giacomo, Buoncompagni. "Migranti digitali tra dimensione locale e globale. Percorsi d’inclusione e strategie di comunicazione istituzionale." Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/11393/282779.

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Abstract:
La situazione emergenziale connessa al fenomeno migratorio, resa ancora più critica dagli effetti della pandemia di Covid-19 ha posto in rilievo la necessità di garantire nuove strategie di integrazione culturale per agevolare l’accoglienza degli stranieri, assicurare l’accesso ai servizi pubblici e prevenire ogni forma di discriminazione. Tra le sfide più complesse che le istituzioni devono oggi affrontare vi è quella di promuovere una comunicazione di servizio, in sinergia con i media locali-digitali, per favorire l’inclusione sociale di migranti e rifugiati alla vita della comunità e limitare le disuguaglianze sociali e culturali. Tali aspetti sono stati affrontati all’interno della ricerca con il fine di analizzare strumenti di dialogo più efficaci tra operatori sociali e dell’informazione, tra i centri servizi immigrati e la comunità autoctona. L'aspetto originale del lavoro qui presentato risiede nella valutazione di possibili nuove strategie socio-comunicative che gli enti locali potrebbero attuare per favorire l’integrazione culturale, nell’analisi dei rischi e delle conseguenze derivanti dall'uso improprio della tecnologia digitale, al fine di identificare azioni correttive ed educative da promuovere attraverso i social media. Lo studio è stato condotto utilizzando una metodologia multi-metodo (attraverso cioè l’adozione di metodologie miste quantitative e qualitative) e organizzato in due principali fasi: esplorativa e applicativa. La fase esplorativa si è aperta inizialmente con una lettura dei dati di scenario attraverso un attento studio della letteratura nazionale e internazionale in un’ottica interdisciplinare; in un secondo momento si è proceduto con un’analisi quanti-qualitativa all'interno delle piattaforme digitali Facebook e Twitter.. Attraverso la ricerca di parole chiave, particolarmente significative, si è voluto delineare in linea generale il livello di discussione, negativa o positiva, del fenomeno immigrazione online. I risultati emersi sono stati poi utilizzati come base per la costruzione di un questionario online, somministrato a studenti universitari al fine di comprendere innanzitutto se il discorso pubblico in Rete sull'immigrazione sia composto esclusivamente da contenuti che mirano a costruire un'immagine distorta dell’Altro, focalizzata sulla paura, o al contrario, se negli ultimi anni ci siano stati segni di "disintossicazione" in termini di comunicazione e informazione. Nella fase applicativa, invece, attraverso l’analisi di uno specifico caso di studio, si è riflettuto in modo particolare sul ruolo dei media locali - digitali e sul loro rapporto con le istituzioni, esplorando strumenti e modalità con cui quest’ultime possono entrare in contatto con i migranti per promuovere la crescita personale, l’inclusione sociale e la partecipazione alla vita pubblica e, allo stesso tempo, individuando quelle strategie comunicative adottate dagli enti locali per favorire l’accoglienza. Più precisamente la seconda parte della ricerca ha preso in esame il caso specifico della Regione Marche per comprendere come, in un conteso locale, la comunicazione di servizio, attraverso i media locali, potesse essere uno strumento utile a creare percorsi d’integrazione e a sostenere iniziative di carattere interculturale. L’analisi ha previsto innanzitutto 15 interviste in profondità rivolte ai Responsabili dei principali Uffici Politiche Sociali e dei Centri Servizi Immigrati presenti nella Regione Marche con competenze in attività di informazione e comunicazione; tali istituzioni sono state scelte in quanto enti capofila dei progetti di inclusione in corso o promotori di particolari iniziative promosse sul proprio territorio. Sulla base di quanto emerso dalle interviste l’attenzione si è spostata infine sui soggetti stranieri e il loro rapporto con i nuovi media nelle varie fasi del percorso migratorio. Sono stati cosi condotti 10 focus group rivolti a gruppi di immigrati inseriti in strutture di accoglienza presenti nel territorio marchigiano. La ricerca dunque evidenzia l’importanza di riflettere su nuova forma di “capitale sociale digitale” applicata al tema dell’immigrazione e a un uso più partecipativo dei devices digitali, senza però trascurare quei rischi derivanti da un uso improprio e superficiale delle nuove tecnologie sociali e digitali e le recenti strategie adottate da numerosi organi istituzionali per una maggiore gestione “digitale” del fenomeno migratorio.
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PERUZZI, GAIA. "Unioni non comuni. I percorsi di integrazione delle coppie miste in Toscana." Doctoral thesis, 2004. http://hdl.handle.net/11573/383244.

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Abstract:
La tesi è dedicata al fenomeno delle coppie miste, all'epoca emergente in italia, e pochissimo esplorato dalla letteratura sociologica nazionale. La ricerca è condotta contemporaneamente su due piani: teorico ed empirico. La prima parte è una disamina accurata sul significato che i concetti di mixité e coppia mista assumono nella società eterogenee e frammentate di oggi. Nella seconda parte, dapprima un'indagine statistica condotta sulla base dei dati forniti da tre anagrafi comunali toscane illustra le dinamiche di interazione matrimoniale dei diversi gruppi nazionali residenti sul territorio; a seguire, un viaggio di esplorazione con strategie qualitative penetra all'interno dei contesti coniugali di diverse coppie, per indagare i meccanismi della comunicazione e del conflitto interculturale. 1/11/2004, Firenze. Conseguimento del Dottorato di Ricerca in “Sociologia della Comunicazione” (durata triennale) dell’’Università degli Studi di Firenze. Commissione giudicatrice: prof. Giovanni Bechelloni (Università di Firenze), prof. Anna Lucia Natale (Università del Molise), prof. Luciano Benadusi (Università di Roma La Sapienza). Titolo della dissertazione finale: Unioni non comuni. I percorsi di integrazione delle coppie miste in Toscana. Giudizio finale conseguito: “Le ricerche oggetto della tesi sono originali e basate su statistiche sociali ed interviste qualitative. Le metodologie appaiono corrette rispetto agli scopi della ricerca difficile e complessa. I risultati sono interessanti ed analizzati con senso critico e degni di essere pubblicati. Nel colloquio la candidata dimostra conoscenza delle problematiche trattate con proprietà di lessico e forza argomentativa”.
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Alfano, Iole, and Eleonora Bilotta. "Il ruolo delle nuove tecnologie nella comunicazione e valorizzazione del patrimonio culturale: il caso studio di Grotta della Monaca (CS)." Thesis, 2011. http://hdl.handle.net/10955/961.

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dell'amico, anna. "La sperimentazione di procedure di modellazione parametrica per i beni culturali. Dal rilievo digitale al modello HBIM per la valorizzazione e gestione di alcuni esempi del patrimonio storico architettonico." Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/2158/1232138.

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Abstract:
The research developed within the doctoral thesis addresses the issue related to the introduction of new BIM (Building Information Modeling) processes and tools in the architectural representation of built heritage. The evolution of Building Information Modeling protocols in the AEC sector changes the related representation methods and a change in the design process structure. Over the last few years, the conceptual approach of Building Information Modeling has had a substantial impact on traditional workflows, radically transforming standard professional protocols and practices. Digital information communication applied to cultural heritage (HBIM, Historical Building Information Modeling) uses specific workflows for coordinating the entire process, from data collection to the final interactive model, the data to query the model elements based on different structured information levels. This trend is the object of criticism and study by the scientific sector of representation, investigating the possibilities of applying these methodologies to the world of representation and management of built historical heritage. The research was aimed at investigating HBIM methodological protocols and the relationships between 3D databases and BIM models. The construction of a multidimensional and multidisciplinary representation model, in which the representation of the elements results from the model structuring and critical reading of the real digitized space. As part of the research, reference was made to different scales of detail to distinguish between the types of models proposed for specific objectives and purposes to investigate the types of modeling and representation that can be performed in the reading levels’ gradual development. The act of transposing the architectural heritage into its virtual “double” implies a comparison of experiences and an in-depth evaluation of digital acquisition methodologies to make choices. Implementing meanings in the virtual context of digital expression implies granting a second life to the dimension of places, a life whose laws are dictated by information technology. The investigation is structured in a system of case studies chosen for the difference in detail scale to set up a granular research protocol, starting from the micro object scale to the architectural scale of the building, arriving at the representation of the relationship between buildings and territorial system at a macro-scale level. The analysis involves a breakdown of the representation problem, identifying protocols that can be applicable at different levels and scales of reading to represent and discretize parts and elements linked together in a hierarchical or interconnected relationship, outlining their criticality potential. This determines a process of simplification of the complexity of the real space. Through the construction of the image, digital transposition replicates in all respects the act of drawing. The products produced become tools from which to derive simplified and critically interpreted information. The research proposes a reflection between the relationship between digital survey and the development of 3D databases and the connection of these with modeling platforms and digital enhancement supported by analyzing the different data transformation steps. Information is processed from the three-dimensional database to produce drawings capable of transmitting and documenting the artifact’s historical value. The collection of this data will flow into an HBIM management model resulting from a critical and interpretative process of the architectural complex. This system is adapted, constituting itself as a valid data container for the cataloging and semantic qualification of the modeled elements that flow into the structuring of schedules of indexed elements. Research remains an open and constantly evolving topic, subject to criticism and developments. The necessary relationship between data acquired through reality-based technologies and the contradictory nature between identity and uniqueness of the historical heritage elements is evident. The search for a standardized catalog of elements typical of the BIM modeling concept aims to make a useful contribution to understanding technical and theoretical terms of the possibilities of the BIM tool applied to the Cultural Heritage sector.
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Vazzano, Sonia, and Giuliana Mocchi. "Tra amor dei e amor sui. Percorsi culturali del Seicento francese e inglese: Madeleine de Souvré, marchesa di Sablé e Damaris Cudworth, lady Masham." Thesis, 2013. http://hdl.handle.net/10955/180.

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RECCHI, Simonetta. "THE ROLE OF HUMAN DIGNITY AS A VALUE TO PROMOTE ACTIVE AGEING IN THE ENTERPRISES." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251122.

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Abstract:
Ogni azienda che si riconosca socialmente responsabile deve occuparsi dello sviluppo delle carriere dei propri dipendenti da due punti di vista: quello individuale e personale e quello professionale. La carriera all’interno di un’azienda coinvolge, infatti, la persona in quanto individuo con un proprio carattere e una precisa identità e la persona in quanto lavoratore con un bagaglio specifico di conoscenze e competenze. L’azienda ha, quindi, il compito di promuovere carriere professionalmente stimolanti che si sviluppino in linea con i suoi stessi valori, la sua visione e la sua missione. Nel panorama moderno, aziende che sviluppano la propria idea di business nel rispetto dei lavoratori proponendo loro un percorso di crescita, si mostrano senza dubbio lungimiranti. Un tale approccio, però, non basta a far sì che vengano definite socialmente responsabili. I fattori della Responsabilità Sociale d’Impresa sono infatti numerosi e, ad oggi, uno dei problemi principali da affrontare è quello del progressivo invecchiamento della popolazione. Dal momento che la forza lavoro mondiale sta invecchiando e che si sta rispondendo al problema spostando la linea del pensionamento, tutte le aziende sono obbligate a mantenere le persone il più a lungo possibile attive e motivate a lavoro. L’età è spesso visto come un fattore di diversità e di discriminazione, ma nello sviluppare la mia argomentazione, cercherò di dimostrare che una politica del lavoro che supporti l’idea dell’invecchiamento attivo può trasformare questo fattore da limite in opportunità. Il rispetto degli esseri umani, a prescindere dalle differenze legate all’età, dovrebbe essere uno dei valori fondanti di ogni impresa. Nel primo capitolo della tesi, svilupperò il tema della dignità umana così come è stato concepito a partire dalla filosofia greca fino alla modernità. La dignità intesa come valore ontologico, legato all’essenza dell’uomo, diventerà con Kant il fattore di uguaglianza tra tutti gli esseri viventi, la giustificazione del rispetto reciproco. Il concetto di dignità verrà, poi, definito nel secondo capitolo come il principale valore che deve ispirare l’azione sociale delle imprese, come l’elemento che garantisce il rispetto di ogni dipendente che prima ancora di essere un lavoratore è un essere umano. La dignità è ciò che rende l’essere umano degno di essere considerato un fine in se stesso piuttosto che un mezzo per il raggiungimento di un fine esterno. Nell’era della globalizzazione, dove il denaro è il valore principale, gli esseri umani rischiano di diventare un mezzo al servizio dell’economia. A questo punto, il rispetto della dignità deve divenire il fondamento di un ambiente di lavoro che promuove la crescita e la fioritura dell’essere umano. Nel secondo capitolo cercherò quindi di dimostrare come l’idea di dignità possa promuovere un management “umanistico” centrato sul rispetto dell’essere umano. Un’impresa socialmente responsabile può promuovere il rispetto di ogni lavoratore se fa propri i valori di dignità e uguaglianza. Attraverso la teoria dello Humanistic Management che veicola tali valori, il lavoro diventa un luogo in cui l’uomo può esprimere se stesso, la sua identità, le sue conoscenze e competenze. Inoltre, dal momento che la popolazione sta invecchiando, le aziende devono farsi carico della forza lavoro più anziana, come è emerso sopra. A questo punto, nel terzo capitolo, il concetto della Responsabilità Sociale d’Impresa sarà analizzato nel suo legame con i temi dell’invecchiamento attivo e della diversità sul posto di lavoro. Conosciamo diverse ragioni di differenza a lavoro: genere, cultura, etnia, competenze, ma qui ci concentreremo sul fattore età. È naturale che i lavoratori anziani abbiano un’idea di lavoro diversa da quella dei giovani e che le loro abilità siano differenti. Ma questa diversità non deve essere valutata come migliore o peggiore: essa dipende da fattori che analizzeremo e che l’impresa socialmente responsabile conosce e valorizza per creare un ambiente di lavoro stimolante e collaborativo, eliminando possibili conflitti intergenerazionali. Alcune delle teorie che permettono di raggiungere tali obiettivi sono il Diversity Management e l’Age Management: ogni impresa può promuovere pratiche per valorizzare gli anziani, permettendo loro di rimanere più a lungo attivi e proattivi a lavoro e di condividere le proprie conoscenze e competenze. L’ultimo capitolo della tesi si concentrerà su un caso di azienda italiana che ha sviluppato uno strumento di valorizzazione di collaboratori over 65. Sto parlando della Loccioni, presso cui ho svolto la ricerca applicata e che promuove il progetto Silverzone, un network di persone in pensione che hanno conosciuto l’azienda nel corso della loro carriera e che continuano a collaborare con essa ancora dopo il pensionamento. Per capire l’impatto qualitativo e quantitativo che il progetto ha sull’azienda, ho portato avanti un’analisi qualitativa dei dati ottenuti grazie a due tipi di questionari. Il primo ha visto il coinvolgimento dei 16 managers della Loccioni a cui sono state sottoposte le seguenti domande: 1. Chi sono i silver nella tua area di business? Quali i progetti in cui essi sono coinvolti? 2. Qual è il valore del loro supporto per l’azienda? E, allo stesso tempo, quali sono le difficoltà che possono incontrarsi durante queste collaborazioni? 3. Qual è la frequenza degli incontri con i silver? 4. Perché l’azienda ha bisogno di questo network? Successivamente, ho sottoposto un altro questionario agli 81 silver della rete. Di seguito i dettagli: 1. Qual è il tuo nome? 2. Dove sei nato? 3. Dove vivi? 4. Qual è stato il tuo percorso formativo? 5. Qual è stata la tua carriera professionale? 6. Come e con chi è avvenuto il primo contatto Loccioni? 7. Come sei venuto a conoscenza del progetto Silverzone? 8. Con quali dei collaboratori Loccioni stai lavorando? 9. In quali progetti sei coinvolto? 10. Potresti descrivere il progetto in tre parole? 11. Che significato ha per te fare parte di questa rete? 12. Nella tua opinione, come deve essere il Silver? 13. Che tipo di relazioni hai con i collaboratori Loccioni? 14. Quali dimensioni umane (dono, relazione, comunità, rispetto) e professionali (innovazione, tecnologia, rete) emergono lavorando in questo progetto? Il progetto Silverzone è sicuramente una buona pratica di Age Management per mantenere più a lungo attivi i lavoratori over 65. I progetti in cui i Silver sono coinvolti hanno un importante impatto economico sull’impresa, in termini di investimento ma anche di guadagno. Ad ogni modo, qui la necessità di fare profitto, stando a quanto è emerso dai risultati delle interviste, è subordinata al più alto valore del rispetto dei bisogni umani che diventa garante di un posto di lavoro comfortable, dove si riesce a stringere relazioni piacevoli, collaborative e produttive.
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