Academic literature on the topic 'Valore economico della cultura'

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Journal articles on the topic "Valore economico della cultura"

1

Maria Samuelli, Anna. "Il diritto dei più vulnerabili e dei più deboli non è un diritto debole: povertà e difficoltà educative nel tempo della pandemia." MINORIGIUSTIZIA, no. 4 (June 2021): 27–36. http://dx.doi.org/10.3280/mg2020-004003.

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Abstract:
La pandemia ha reso visibile il tema della povertà educativa ereditato dal passato. Si parla di generazione Covid che vede il futuro come incognita. La mancanza di attenzione da parte della politica verso la scuola, la ricerca e la cultura non è nuova. Lo sviluppo economico teso alla conquista del benessere, ha subìto una accelerazione senza precedenti e ha determinato nel mondo globalizzato lo sfruttamento illimitato delle risorse naturali con la conseguenza di catastrofi umanitarie. La violazione dei diritti umani solo formalmente conquistati ma di fatto negati hanno reso più fragili le nostre democrazie. Urge una mobilitazione civile, possibile se si ripensa il processo di formazione della persona. La sollecitazione alla resilienza e il ripristino del valore della relazione per ricreare la dimensione comunitaria, è compito degli educatori. La scuola è il luogo della cura, non il problema. Gariwo, Il Giardino dei Giusti dell'Umanità, propone un diverso approccio al lavoro storico nelle scuole, fondato sulla memoria del bene. I giusti che riconoscono il volto dell'altro, esemplificano il valore del coraggio, della libertà, dell'autonomia di pensiero e ripropongono il tema della responsabilità personale per affrontare le sfide del presente. Aprono al cambiamento e al futuro.
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2

Carmagnola, Fulvio. "Prospettive etiche nell'estetica." EDUCAZIONE SENTIMENTALE, no. 16 (September 2011): 94–104. http://dx.doi.org/10.3280/eds2011-016007.

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Abstract:
Nel mondo contemporaneo la bellezza č ancora un valore in se stessa? Questa la questione che propongo nel saggio. La estetizzazione del mondo della vita, ovvero la sempre crescente quantitŕ di "bellezza" presente nei beni economici, č la situazione problematica che prendo in considerazione: come č possibile un punto di vista etico nel campo dell'estetica, se la bellezza oggi non ha solo un valore simbolico, secondo l'affermazione kantiana del paragrafo 59 della("Io dico che la bellezza č il simbolo del bene morale") ma ha piuttosto un sempre crescente significato economico? Sono dell'idea che ciň che il pensatore francese Jean-Francois Lyotard chiamava "condizione postmoderna" (1979) implichi una nuova condizione della bellezza, che va sotto il nome di estetizzazione: il design, inteso come un punto di vista che privilegia la forma e l'aspetto attraente dei beni economici o "la pelle della cultura" (D. De Kerkhove) assume la prioritŕ sull'Arte e sugli artefatti di alto livello, e diventa l'aspetto principale della bellezza. Dunque noi dobbiamo prendere in considerazione i processi di valorizzazione economica e le basi istituzionali dei sistemi (Sistema-Arte, Sistema-Design. Sistema-Moda e cosi via) come la vera sfera nella quale porre il problema della bellezza e del gusto. Questa situazione implica una significativa variazione storica della domanda etica circa la bellezza: come costruire una nuova specie di giudizio di gusto (in termini kantiani: Urtheilskraft) che sia in grado di sfuggire a una sorta di compulsione consumistica al piacere o all'attuale "imperativo estetico" che si presenta nella forma paradossale dell'ingiunzione: "Enjoy!". Giocare - con o contro - questo imperativo estetico, questa la via che propongo per un'etica dell'estetica.
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3

Biondi, Teresa. "Donne in rivalsa e nuove “simboliche dei corpi femminili” tra antropomorfismo filmico, moda e idealismo di genere nel primo periodo del cinema viscontiano." dObra[s] – revista da Associação Brasileira de Estudos de Pesquisas em Moda, no. 35 (July 29, 2022): 55–82. http://dx.doi.org/10.26563/dobras.i35.1414.

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Abstract:
Il verismo filmico viscontiano riguarda il racconto delle trasformazioni identitarie degli italiani dal dopoguerra al boom economico, e si basa sulla rappresentazione del contesto psico-socio-antropologico in cui “modelli di donne della contemporaneità” appaiono per tratti erotizzati, e sempre emblematici di tentativi di una rivalsa femminile ancora in germe. Nei primi film di Visconti questo particolare aspetto prende dunque forma in toni solo idealmente progressisti e non concreti, rappresentati in personaggi interpretati da dive del tempo quali Giovanna-Calamai in Ossessione (1943), Maddalena-Magnani in Bellissima (1951) e Pupe-Schneider ne Il lavoro (1962). Alla base dei potenziali espressivi di queste opere vi è il valore antropomorfico del cinema, descritto in un suo saggio famoso che sembra più una “dichiarazione di intenti”, un preambolo ai suoi film atto a evidenziare la capacità, tutta da costruire, di riprodurre il valore dell’autenticità umana nella recitazione attoriale e nella scena, o a partire dagli aspetti materiali di cui è composta. Proprio la teoria filmica alla base dei suoi film e la correlata rappresentazione scenica, sia nelle forme simboliche costruite dalla regia, sia in quelle materialistiche dell’insieme di scenografie, costumi e fabbisogno scena, inizialmente assumono i tratti del neorealismo, o come egli precisava del “verismo umano” del quale manterrà sempre il carattere, anche nei film del secondo periodo definito dalla critica barocco e decadentista. Questo cambiamento sarà determinato dalla comprensione che il boom economico e il correlato avvento di una nuova società capitalista hanno cambiato radicalmente la vita e la cultura degli italiani, e non sempre verso il meglio. Per narrare tale cambiamento Visconti definirà nuove forme del racconto “realisticamente pre-strutturate” che mostrano, nella ricchezza della materialità degli ambienti e dei costumi, gli aspetti simbolici di un nuovo verismo umano degenerato dal denaro e spesso celato dietro la maschera dell’apparente crescita sociale. A partire da questo discorso si analizzano i tre personaggi femminili citati sopra, con particolare attenzione a Pupe-Schneider, caso di studio scelto per le particolari connotazioni drammaturgiche costruite tramite elementi barocchi della scena e costumi/abiti del marchio Chanel.
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4

Monaci, Massimiliano. "L'innovazione sostenibile d'impresa come integrazione di responsabilitŕ e opportunitŕ sociali." STUDI ORGANIZZATIVI, no. 2 (April 2013): 26–61. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-002002.

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Abstract:
Le concezioni e le prassi di responsabilitŕ sociale d'impresa (CSR, corporate social responsibility) che si sono affermate sino a tempi molto recenti riflettono prevalentemente una logica reattiva, incentrata sulla necessitŕ delle aziende di rilegittimarsi nei confronti dei loro stakeholder corrispondendo alla richiesta di riduzione e prevenzione dei costi sociali legati all'attivitŕ d'impresa (degrado ecologico, disoccupazione conseguente a ristrutturazioni, ecc.). Tuttavia l'attuale periodo, anche per le incertezze e questioni poste dalla crisi economica, rappresenta una fase singolarmente feconda per andare oltre questo approccio adattivo e raccogliere la sfida di una visione piů avanzata della dimensione sociale dell'agire d'impresa come innovazione sostenibile. Tale modello si basa sulla valorizzazione di beni, risorse ed esigenze di significato sociale ed č indirizzato alla creazione di valore integrato - economico, umano-sociale e ambientale - nel lungo termine. La caratteristica centrale di questo profilo d'impresa č la tendenza a operare in maniera socialmente proattiva, sviluppando un'attitudine a cogliere o persino anticipare le direzioni del cambiamento sociale con i suoi bisogni e problemi emergenti e facendo sě che l'integrazione di obiettivi economici e socio-ambientali nei processi strategico-produttivi si traduca in fattore di differenziazione dell'offerta di mercato e in una reale fonte di vantaggio competitivo. Nel presente lavoro si indica la praticabilitŕ di un simile modello riferendosi ai risultati di una recente indagine condotta su un campione di dieci imprese italiane, eterogenee per dimensioni, collocazione geografica, fase del ciclo di vita e settori di attivitŕ, che si estendono da comparti tradizionali (come quelli alimentare, edilizio, sanitario, dell'arredamento e della finanza) a campi di piů recente definizione e a piů elevato tasso di cambiamento tecnologico (quali l'ingegneria informatica, la comunicazione multimediale, il controllo dei processi industriali e il risanamento ambientale). La logica di azione di queste organizzazioni sembra ruotare intorno a una duplice dinamica di "valorizzazione del contesto": da un lato, l'internalizzazione nella strategia d'impresa di richieste e al contempo di risorse sociali orientate a una maggiore attenzione per l'ambiente naturale, per la qualitŕ della vita collettiva nei territori, per i diritti e lo sviluppo delle persone dentro e fuori gli ambienti di lavoro; dall'altro lato, la capacitŕ, a valle dell'attivitŕ di mercato, di produrre valore economico e profitti generando anche valore per la societŕ. Nei casi analizzati č presente la valorizzazione delle risorse ambientali, che si esprime mediante la riprogettazione di prodotti e processi e politiche di efficienza energetica di rifornimento da fonti di energia rinnovabile, raccordandosi con nuove aspettative sociali rispetto alla questione ecologica. Č coltivato il valore umano nel rapporto spesso personalizzato con i clienti e i partner di business ma anche nella vita interna d'impresa, attraverso dinamiche di ascolto e coinvolgimento che creano spazi per la soddisfazione di svariati bisogni e aspirazioni che gli individui riversano nella sfera lavorativa, aldilŕ di quelli retributivi. C'č empowerment del "capitale sociale" dentro e intorno all'organizzazione, ravvisabile specialmente quando le condotte d'impresa fanno leva su risorse relazionali e culturali del territorio e si legano a meccanismi di valorizzazione dello sviluppo locale. Troviamo inoltre il riconoscimento e la produzione di "valore etico" per il modo in cui una serie di principi morali (quali la trasparenza, il mantenimento degli impegni, il rispetto di diritti delle persone) costituiscono criteri ispiratori dell'attivitŕ di business e ne escono rafforzati come ingredienti primari del fare impresa. E c'č, naturalmente, produzione di valore competitivo, una capacitŕ di stare e avere successo nel mercato che si sostiene sull'intreccio di vari elementi. Uno di essi coincide con l'uso della leva economico-finanziaria come risorsa irrinunciabile per l'investimento in innovazione, piuttosto che in un'ottica di contenimento dei costi relativi a fattori di gestione - come la formazione - che possono anche rivelarsi non immediatamente produttivi. Altrettanto cruciali risultano una serie di componenti intangibili che, oltre alla gestione delle risorse umane, sono essenzialmente riconducibili a due aspetti. Il primo č lo sviluppo di know-how, in cui la conoscenza che confluisce nelle soluzioni di business č insieme tecnica e socio-culturale perché derivante dalla combinazione di cognizioni specializzate di settore, acquisite in virtů di una costante apertura alla sperimentazione, e insieme di mappe di riferimento e criteri di valutazione collegati alla cultura aziendale. L'altro fattore immateriale alla base del valore competitivo consiste nell'accentuato posizionamento di marchio, con la capacitŕ di fornire un'offerta di mercato caratterizzata da: a) forte specificitŕ rispetto ai concorrenti (distintivi contenuti tecnici di qualitŕ e professionalitŕ e soprattutto la corrispondenza alle esigenze dei clienti/consumatori e al loro cambiamento); b) bassa replicabilitŕ da parte di altri operatori, dovuta al fatto che le peculiaritŕ dell'offerta sono strettamente legate alla particolare "miscela" degli altri valori appena considerati (valore umano, risorse relazionali, know-how, ecc.). Ed č significativo notare come nelle imprese osservate questi tratti di marcata differenziazione siano stati prevalentemente costruiti attraverso pratiche di attenzione sociale non modellate su forme di CSR convenzionali o facilmente accessibili ad altri (p.es. quelle che si esauriscono nell'adozione di strumenti pur importanti quali il bilancio sociale e il codice etico); ciň che si tratti - per fare qualche esempio tratto dal campione - di offrire servizi sanitari di qualitŕ a tariffe accessibili, di supportare gli ex-dipendenti che avviano un'attivitŕ autonoma inserendoli nel proprio circuito di business o di promuovere politiche di sostenibilitŕ nel territorio offrendo alle aziende affiliate servizi tecnologici ad alta prestazione ambientale per l'edilizia. Le esperienze indagate confermano il ruolo di alcune condizioni dell'innovazione sostenibile d'impresa in vario modo giŕ indicate dalla ricerca piů recente: la precocitŕ e l'orientamento di lungo periodo degli investimenti in strategie di sostenibilitŕ, entrambi favoriti dal ruolo centrale ricoperto da istanze socio-ambientali nelle fasi iniziali dell'attivitŕ d'impresa; l'anticipazione, ovvero la possibilitŕ di collocarsi in una posizione di avanguardia e spesso di "conformitŕ preventiva" nei confronti di successive regolamentazioni pubbliche in grado di incidere seriamente sulle pratiche di settore; la disseminazione di consapevolezza interna, a partire dai livelli decisionali dell'organizzazione, intorno al significato per le strategie d'impresa di obiettivi e condotte operative riconducibili alla sostenibilitŕ; l'incorporamento strutturale degli strumenti e delle soluzioni di azione sostenibile nei core-processes organizzativi, dalla ricerca e sviluppo di prodotti/ servizi all'approvvigionamento, dall'infrastruttura produttiva al marketing. Inoltre, l'articolo individua e discute tre meccanismi che sembrano determinanti nei percorsi di innovazione sostenibile osservati e che presentano, per certi versi, alcuni aspetti di paradosso. Il primo č dato dalla coesistenza di una forte tradizione d'impresa, spesso orientata sin dall'inizio verso opzioni di significato sociale dai valori e dall'esperienza dell'imprenditore-fondatore, e di apertura alla novitŕ. Tale equilibrio č favorito da processi culturali di condivisione e di sviluppo interni della visione di business, da meccanismi di leadership dispersa, nonché da uno stile di apprendimento "incrementale" mediante cui le nuove esigenze e opportunitŕ proposte dalla concreta gestione d'impresa conducono all'adozione di valori e competenze integrabili con quelli tradizionali o addirittura in grado di potenziarli. In secondo luogo, si riscontra la tendenza a espandersi nel contesto, tipicamente tramite strategie di attraversamento di confini tra settori (p.es., alimentando sinergie pubblico-private) e forme di collaborazione "laterale" con gli interlocutori dell'ambiente di business e sociale; e al contempo la tendenza a includere il contesto, ricavandone stimoli e sollecitazioni, ma anche risorse e contributi, per la propria attivitŕ (p.es., nella co-progettazione dei servizi/prodotti). La terza dinamica, infine, tocca piů direttamente la gestione delle risorse umane. Le "persone dell'organizzazione" rappresentano non soltanto uno dei target destinatari delle azioni di sostenibilitŕ (nelle pratiche di selezione, formazione e sviluppo, welfare aziendale, ecc.) ma anche, piů profondamente, il veicolo fondamentale della realizzazione e del successo di tali azioni. Si tratta, cioč, di realtŕ organizzative in cui la valorizzazione delle persone muove dagli impatti sulle risorse umane, in sé cruciali in una prospettiva di sostenibilitŕ, agli impatti delle risorse umane attraverso il loro ruolo diretto e attivo nella gestione dei processi di business, nella costruzione di partnership con gli stakeholder e nei meccanismi di disseminazione interna di una cultura socialmente orientata. In tal senso, si distingue un rapporto circolare di rinforzo reciproco tra la "cittadinanza nell'impresa" e la "cittadinanza dell'impresa"; vale a dire, tra i processi interni di partecipazione/identificazione del personale nei riguardi delle prioritŕ dell'organizzazione e la capacitŕ di quest'ultima di generare valore molteplice e "condiviso" nel contesto (con i clienti, il tessuto imprenditoriale, le comunitŕ, gli interlocutori pubblici, ecc.). In conclusione, le imprese osservate appaiono innovative primariamente perché in grado di praticare la sostenibilitŕ in termini non solo di responsabilitŕ ma anche di opportunitŕ per la competitivitŕ organizzativa. Questa analisi suggerisce quindi uno sguardo piů ampio sulle implicazioni strategiche della CSR e invita a riflettere su come le questioni e i bisogni di rilievo sociale, a partire da quelli emergenti o acuiti dalla crisi economica (nel campo della salute, dei servizi alle famiglie, della salvaguardia ambientale, ecc.), possano e forse debbano oggi sempre piů situarsi al centro - e non alla periferia - del business e della prestazione di mercato delle imprese.
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Parin, Paul. "La dipendenza dal potere. Appunti per una politologia psicoanalitica." PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no. 1 (February 2012): 35–64. http://dx.doi.org/10.3280/pu2012-001002.

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Abstract:
Viene esaminato, da un punto di vista psicoanalitico, il problema della brama di potere (politico, economico, sociale, ecc.) e viene fatta la proposta che essa possa configurarsi come una vera e propria dipendenza, come nel caso della tossicodipendenza o del gioco d'azzardo patologico. L'Autore riflette su vari aspetti della "dipendenza dal potere", proponendo una scienza psicoanalitica del potere politico, ovvero una politologia psicoanalitica, che in questo settore utilizzi anche le conoscenze provenienti dalle ricerche sulle dipendenze patologiche. Viene fatta una critica alla teoria freudiana della libido, considerata riduttiva come chiave esplicativa del fenomeno della dipendenza dal potere, la cui origine è più radicata nella cultura e nei valori della società piuttosto che nella natura umana. Anche la teoria evoluzionistica è ritenuta insufficiente come chiave esplicativa della dipendenza dal potere. L'etnopsicoanalisi è considerata uno strumento imprescindibile per l'analisi di questo complesso fenomeno.
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Torrieri, Francesca, Alessandra Oppio, and Marco Rossitti. "Damage assessment for architectural heritage: the Cavallerizza Reale complex in Turin / La stima dei danni al patrimonio architettonico: il caso della Cavallerizza Reale di Torino." Valori e Valutazioni 30 (August 2022): 71–84. http://dx.doi.org/10.48264/vvsiev-20223005.

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Abstract:
Damage assessment for architectural heritage stands as a relevant issue from an appraisal perspective due to heritage properties’ peculiar technological and building techniques and their complex social values. The specificity of Italian cultural heritage, widespread on the national territory, even in high environmental risk (landslides, earthquakes, and floods) areas, calls for dealing with the damage assessment theme by considering tangible and intangible features. Indeed, architectural heritage value is not limited only to its market or use value but must be expressed as a Total Economic Value, in its tangible and intangible components, that can be destroyed or affected by damages. In this context, the paper provides a relevant case study concerning the assessment of fire, lack of maintenance, and occupation damages for the ‘Pagliere’ buildings, located within the building complex ‘Cavallerizza Reale’ in Turin, which is included in the Unesco World Heritage list. Thanks to the specificities and the historical-architectural significance of the properties under analysis, this case study provided an interesting reflection on the methodological approach for the total damage assessment, given by the sum of its three different components: fire damage, lack of maintenance damage, and abandonment damage. Based on the discussion of the results, the paper proposes some possible insights for future research focusing on assessing architectural heritage damages. La stima dei danni al patrimonio storico-architettonico rappresenta una questione interessante da un punto di vista estimativo in considerazione delle particolari caratteristiche tecnologiche-costruttive dei manufatti in oggetto e dei valori sociali complessi di cui essi sono espressione. La specificità del modello italiano di patrimonio culturale, diffuso sul territorio in modo capillare, anche in aree dove sono presenti alti rischi ambientali (frane, terremoti ed alluvioni), pone il tema della stima dei danni rispetto sia alle componenti tangibili sia a quelle intangibili. Il valore del patrimonio architettonico, pertanto, non si limita ai soli valori di mercato e ai valori d’uso, ma si estende al Valore Economico Totale, nelle sue dimensioni tangibili e intangibili, che possono essere distrutte o compromesse dal danno. In questo quadro, il paper presenta un caso studio di rilevante interesse, relativo alla stima dei danni da incendio, da mancata manutenzione e da abbandono del compendio delle Pagliere, sito all’interno del complesso immobiliare, patrimonio dell’Unesco, della Cavallerizza Reale a Torino. Data la particolarità dell’immobile oggetto di analisi e le caratteristiche storico-architettonico di evidente rilievo, il caso ha sollecitato interessanti riflessioni in merito alla metodologia da adottare per la stima del danno nel suo complesso, nonché alla stima delle sue singole componenti, ossia danno da incendio, occupazione e abbandono. A partire da una discussione dei risultati, il contributo traccia potenziali spunti per avviare ricerche che possano essere di supporto all’esercizio della stima del danno arrecato al patrimonio culturale.
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Lodigiani, Rosangela. "I nuovi termini della socializzazione (alla cittadinanza) lavorativa." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 117 (May 2010): 59–73. http://dx.doi.org/10.3280/sl2010-117005.

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Abstract:
La transizione al lavoro dei giovani si realizza attraverso percorsi lunghi, flessibili, individualizzati. Ciň influisce sulla socializzazione lavorativa nonché sulla cultura e sull'etica del lavoro dei giovani, rendendo piů difficile la costruzione di una carriera occupazionale stabile e di una solida identitŕ professionale. I processi di socializzazione lavorativa divengono ricorsivi, discontinui, frammentati; non riescono piů a trasmettere il senso di una appartenenza, ma - inquadrati nel paradigma europeo dell'attivazione e dell'occupabilitŕ - richiamano a una cittadinanza occupazionale nei fatti difficile da conquistare e mantenere e spesso incapace di rispondere ai bisogni di realizzazione di sé e riconoscimento sociale. Ne derivano nuove disuguaglianze tra i giovani e una ridefinizione del significato del lavoro nel corso di vita. Emerge dunque la necessitŕ di politiche tese a supportare le transizioni lavorative affinché conservino un profilo professionalizzante, consentano la capitalizzazione di competenze, siano sostenibili dentro la biografia individuale. Occorre perň ridare valore al lavoro dei giovani, integrando l'obiettivo dell'occupabilitŕ con quello della capability di scegliere un lavoro che abbia valore per sé.
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De Caprio, Lorenzo, and Annalisa Di Palma. "La medicina e la morte." Medicina e Morale 46, no. 6 (December 31, 1997): 1139–54. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1997.862.

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Abstract:
La morte ha occupato in ogni epoca una posizione centrale nella medicina, e la sua stessa storia dimostra come l’impegno del medico a difendere ad oltranza la vita sia una peculiarità della moderna medicina scientifica. D’altra parte, nel passaggio da una società retta da valori tradizionali a quella moderna, gli storici registrano profondi mutamenti nel rapporto tra l’uomo e la morte. Mentre la cultura dominata dalla tradizione religiosa, pur difendendo la vita, accettava la morte come limite dell’uomo e parte integrante della condizione umana; la cultura della Modernità, nella sua ansia di dominare il mondo, ha rimosso e combattuto la morte. Quindi, solo interventi tesi ad introdurre valori umani e morali nella formazione del medico potrebbero riportare “senso” in una pratica medica che rispecchia fedelmente l’ideologia ed i valori di una società dominata dalla ragione tecnico-scientifica. I1 progresso tecnologico ha messo a disposizione dei medici mezzi capaci di salvare vite umane, ma, per l’oblio di misure umane e morali, con gli stessi mezzi, i medici si accaniscono prolungando inutilmente l’agonia del morente. I1 progresso tecnologico sembra così ritorcersi contro l’uomo. I1 dibattito bioetico aspira a ridare dignità al morente, ma s’è arrestato sul lacerante problema dell’eutanasia. Gli autori giudicano grave e pericolosa questa situazione di stallo; infatti, in un’epoca di limiti nelle risorse, la decisione sulla vita e sulla morte s’avvia ad essere condizionata unicamente da valutazioni d’ordine economico.
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Torrieri, Francesca, Federica Cadamuro Morgante, and Alessandra Oppio. "The social discount rate in cost-benefit analysis for flood risk management: reasoning on the intertemporal preferences." Valori e Valutazioni 29 (January 2022): 103–22. http://dx.doi.org/10.48264/vvsiev-20212908.

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Abstract:
About the Flood Risk Management Plans (PGRA) the European Community (DIR. 2007/60; Regulation No. 1303/2013) introduces the need to provide an assessment of the prevention and mitigation measures for the hydraulic risk through a Cost-Benefit Analysis (CBA), (Cohesion Fund, 2014-2020). Indeed, the CBA helps identifying a priority ranking of structural and non-structural interventions to be implemented so to reduce the probability of flooding and the negative consequences for human health, the environment, cultural heritage and economic activities. In Cost-Benefit Analysis (CBA) application, the Social Discount Rate (SDR) covers a fundamental role in revealing the intergenerational concern and the willingness to pay for environmental protection and debt inheritance of a society into a specific territorial-time dimension. In particular, scientific research on the hydraulic risk area like the national and international guidelines demonstrates no agreement about the methodologies for estimating the SSS and the (SSS) value adopted in different territorial contexts. For this reason, this paper aims at investigating literature debates about SDR effectiveness on a value-based assessment and how it is applied in CBA analysis dealing with intergenerational environmental costs redistribution and human heath protections. The theoretical explanation is supported by applying CBA analysis to the real case study of Olbia city, where relevant flood events occurred in the last fifty years and, in particular, the last one in 2013, causing significant losses in economic welfare and human lives. First results from the empirical application show how the choice of the SSS and the time-frame of the interventions have a strong impact on the effectiveness of the strategic decisions from a social point of view. In particular, these two factors' influence is more evident in long-term scenarios due to intertemporal prices' cumulative and multiplicative effects, which reduce future values such as environmental and social benefits if discounted to date. Nell’ambito dei Piani di Gestione del Rischio Alluvioni (PGRA), la Comunità Europea (Dir. 2007/60; Regulation No. 1303/2013) ha introdotto la necessità della valutazione delle misure di prevenzione del rischio alluvioni sulla base di una Analisi Benefici-Costi (ACB), al fine di individuare una graduatoria di priorità degli interventi strutturali e non strutturali da attuarsi per ridurre la probabilità di inondazione e le conseguenze negative per la salute umana, l’ambiente, il patrimonio culturale e le attività economiche. Rispetto all’applicazione dell’ACB, la stima del Saggio Sociale di Sconto (SSS) rappresenta uno degli aspetti più critici per esprimere il valore delle preferenze intertemporali, la disponibilità a pagare per la tutela dell’ambiente e la qualità della vita, nonché il peso attribuito all'eredità del debito futuro intergenerazionale in una specifica dimensione spazio-temporale. In particolare, le applicazioni al settore del rischio idraulico così come le linee guida nazionali e internazionali mostrano come non vi sia ancora una convergenza di opinioni sulle metodologie da applicare per la stima del SSS e sul valore da adottare in differenti contesti territoriali. A partire da un’analisi della letteratura sul ruolo del SSS nelle ACB applicate al settore della prevenzione del rischio idraulico, il presente articolo propone un quadro ampio di casi di studio in differenti contesti geografici, che sottopone a una riflessione critica in merito agli aspetti teorici e operativi. Le riflessioni teoriche sono poi sperimentate attraverso un’applicazione dell’ACB alla città di Olbia, dove si sono verificate grandi alluvioni negli ultimi cinquant'anni, l'ultima delle quali nel 2013, che hanno causato perdite significative in termini di benessere economico e vite umane. I primi risultati ottenuti mostrano come la scelta del SSS, così come la temporalizzazione degli interventi, sia determinante per l’efficacia delle scelte dal punto di vista sociale, soprattutto in scenari di lungo periodo, a causa dell’effetto cumulato e moltiplicativo dei prezzi intertemporali che porta a ridurre i valori futuri, quali per esempio i benefici ambientali e sociali, se scontati all’attualità.
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Chiodo, Emanuela. "Generare legami. Inclusione sociale ed educativa in una periferia del Mezzogiorno." WELFARE E ERGONOMIA, no. 1 (June 2020): 29–38. http://dx.doi.org/10.3280/we2020-001004.

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Abstract:
La povertà di bambini e adolescenti in famiglie deprivate del Mezzogiorno è sia la più invisi-bile, perché spesso occultata dalla più generale condizione di svantaggio del nucleo di appar-tenenza, sia la più estrema, per l'intensità con cui essa si lega a radicate disuguaglianze nella sfera dell'istruzione, della cultura e, in generale, nelle loro chances di vita al presente e nel futuro. In particolare, la povertà educativa è quella che meglio rappresenta lo svantaggio cumulativo che si genera a partire da condizioni di deprivazione materiale ed economica e trova nell'esclusione dall'accesso ad una formazione e a competenze adeguate, ma anche a spazi e ambienti di vita degni, a opportunità ludiche, culturali e di socializzazione più ampia le sue espressioni più evidenti. Napoli e le sue periferie più disagiate costituiscono un caso paradigmatico di tale scenario sia per la povertà multi-generazionale da cui sono interessate sia per l'elevata incidenza del-la popolazione minorile proprio nei quartieri più difficili. Ed è proprio nel contesto urbano e sociale della periferia est della città che l'articolo si cala per definire i contorni di quella «comunità educante» volta al contrasto della vulnerabilità sociale e dei rischi di esclusione per i tanti bambini e adolescenti in condizione di svantaggio economico e sociale. Alla luce della direttrice teorica sui legami sociali come fonte di protezione e riconoscimento (Paugam, 2008) e sulla base di un approccio di ricerca micro-sociologico basato su studi di caso, l'articolo descrive la qualità delle relazioni di social support (Meo, 1999) create, promosse, rafforzate da alcuni enti di terzo settore (associazioni e cooperative sociali) provando a sotto-linearne il valore embedded nel contrasto della povertà educativa. Già a partire dal recupero di spazi vuoti o abbandonati in cui le attività socio-educative promosse si radicano e realiz-zano le loro attività, i centri socioeducativi considerati nella ricerca appaiono in grado di ri-pristinare relazioni e significati plurimi. A partire dalle rappresentazioni raccolte tramite la voce e le parole degli attori intervistati la comunità educante prende forma nei vincoli e nelle risorse, nei limiti e nelle opportunità evidenziate da enti di terzo settore (associazioni e coo-perative sociali) che realizzano advocacy, affiancamento scolastico dei minori, accompagna-mento sociale per le loro famiglie. In particolare, nel testo si evidenzia come, non solo rico-noscendo la «responsabilità educativa» come principio cardine ma anche "agendo" tale principio come orientamento nella prassi concreta di intervento, organizzazioni diverse che abitano e animano la periferia est sono in grado di rendere permeabili tra loro sfere di inclu-sione diverse (culturale, educativa, sociale). Intervenendo nel contrasto della povertà minorile ed educativa tramite azioni di bridging con la famiglia, la scuola, i servizi sociali, le esperien-ze di affiancamento socio-educativo descritte interrogano e allo stesso tempo costruiscono il senso di quella «comunità educante e generativa», capace di «agire in comune» adottando «un modo di fare le cose inclusivo, integrativo e abilitante» (Magatti e Giaccardi, 2014).
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Dissertations / Theses on the topic "Valore economico della cultura"

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Bernardi, Erika. "Gestione della diversità. Modelli ed evidenze empiriche." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2009. http://hdl.handle.net/11577/3426533.

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Abstract:
The importance of diversity management subjects is growing more and more in these last years, because migration phenomena, business internationalization and globalization create a diverse workforce. The main objective of this research is to identify which are the major and necessary requirements to implement diversity management policies in organizations successfully. The research project is divided into four steps. First of all a preliminary and extensive literary review has been realized. It has allowed defining the subjects of biological, social and economic diversities and of diversity management, their main streams of research and their key characteristics. Then it has been possible to map and to classify the main models for diversity management. The models are characterized by the typology of diversity policies implemented and by the types of diversity managed (gender or cultural diversities). The analysis of models allows highlighting an important research gap: the all models analyzed study marginally the necessary requirements to manage diversity successfully. This gap draws this research in that direction. In the second step of analysis it has been realized a second literary review dedicated to the major elements which are the main requirements to manage diversity efficiently. This second literary analysis allows identifying organizational culture, integration cultural values and the managerial skills as main requirements. Afterwards the theoretical model of study for this research has been carried on. This model has guided the empirical research. The model is made up of three variables identified in literature: organizational culture, integration cultural values and managerial skills. Among these variables some causal relations have been hypothesized. Also the causal relations have been verified in the empirical research. The theoretical model of study is made up of other two variables – diversity integration instruments and organizational implementation of diversity. These last two variables haven’t been studied in this research because they are much more analyzed in the existent literature. In order to verify the validity of the model, of its variables and of the causal hypothesized relations among variables, it has been conducted an empirical research. The research methodology is the multiple case studies, while the semi-structured interview and questionnaire are the instruments utilized for data collection. The companies involved in the research project are four important international and multinational ones. The research unit of case studies is the multicultural working groups, located in Italy or in foreign countries. The empirical research was articulated into two phases. The fist one is a preliminary analysis realized by semi-structured interviews directed to human resource managers. It allows testing that organizational culture, integration cultural values and managerial skills are the major requirements for implementing diversity management policies successfully. The study of some multicultural working groups of companies was the second phase of empirical research; data collection instrument was the questionnaire. The data collected have been analyzed with SPSS®. In order to test the model, it has been developed a measurement model with the statistical techniques as linear bivariate correlation and linear multiple regression. The two phases of empirical research allow obtaining important results of research with both theoretical and managerial implications: from the theoretical point of view: it has been verified that organizational culture, integration cultural values and managerial skills are the major requirements to implement diversity management policies successfully and efficiently; the validity of theoretical model of study has been verified empirically as well; from the managerial point of view: the research allows identifying the best organizational culture and managerial skills that facilitate the introduction of an organizational culture of integration.
Il tema della gestione della diversità sta acquistando sempre maggiore importanza in un momento come questo in cui fenomeni migratori, internazionalizzazione delle aziende e globalizzazione dei mercati rendono la forza lavoro caratterizzata da una notevole diversità. L'obiettivo principale della ricerca è stato individuare quali fossero i requisiti necessari per implementare con successo politiche di gestione della diversità all’interno delle organizzazioni. Il progetto di ricerca è stato suddiviso in quattro fasi. Durante la prima fase è stata eseguita una ricerca bibliografica che ha permesso di realizzare un quadro di sintesi sui temi della diversità – biologica, sociale ed economica – e della gestione della diversità evidenziandone i principali filoni di studio e le caratteristiche più importanti. Inoltre in questa prima fase di analisi sono stati mappati e classificati i principali modelli per la gestione della diversità che si differenziano per le pratiche implementate e per le diversità affrontate (di genere e culturale). Lo studio dei modelli ha consentito di evidenziare un importante gap: tutti i modelli affrontano solo marginalmente lo studio dei requisiti necessari per una gestione efficace delle diversità. Tale incompletezza ha spinto a concentrare la ricerca proprio su questi aspetti. Nella seconda fase della ricerca è stata eseguita una seconda analisi della letteratura maggiormente focalizzata sugli elementi che costituiscono i requisiti principali per un’efficace gestione delle diversità. L’analisi ha permesso di identificare nella cultura organizzativa, nei valori culturali di integrazione e nelle competenze del management tali requisiti. Successivamente il progetto di ricerca si è esplicitato nell’elaborazione del modello teorico di studio che ha guidato tutta l’analisi empirica. Il modello elaborato è costituito dalle tre variabili individuate in letteratura: cultura organizzativa, valori culturali di integrazione e competenze manageriali. Tra queste sono stati ipotizzati nessi causali che sono stati verificati nella successiva fase empirica della ricerca. Infine il modello è completato da altre due variabili – strumenti per l’integrazione delle diversità e implementazione delle diversità. Queste ultime variabili e le loro relazioni non sono state studiate in questa ricerca in quanto ampiamente analizzate in letteratura. Al fine di testare la validità del modello, delle variabili che lo costituiscono e dei nessi causali ipotizzati è stata condotta una ricerca empirica. La metodologia di ricerca utilizzata è quella dei casi studio multipli, mentre la raccolta dei dati è stata eseguita mediante interviste semi-strutturate e questionario. Le aziende coinvolte nel progetto di ricerca sono quattro importanti realtà industriali internazionali e multinazionali. I casi studio hanno avuto come unità di indagine i gruppi di lavoro multiculturali dislocati in Italia e all’estero. La verifica empirica si è articolata in due fasi. Una prima indagine preliminare condotta mediante interviste semi-strutturate rivolte ai responsabili delle risorse umane ha permesso di verificare che effettivamente cultura organizzativa, valori culturali di integrazione e competenze manageriali sono dei fattori importanti su cui agire per implementare le politiche di gestione della diversità. La seconda parte della ricerca empirica si è focalizzata sullo studio di alcuni gruppi di lavoro multiculturali; la raccolta delle informazioni è avvenuta mediante questionario. I dati raccolti sono stati analizzati con l’ausilio del software statistico SPSS®. Per il test è stato sviluppato un modello di misura mediante l’utilizzo di tecniche statistiche quali la correlazione lineare e l’analisi di regressione lineare multipla. Le due fasi della ricerca hanno permesso quindi di pervenire a importanti risultati che hanno sia implicazioni teoriche che manageriali: da un punto di vista teorico: è stato verificato che cultura organizzativa, valori culturali di integrazione e competenze manageriali costituiscono i principali requisiti per una efficace implementazione di politiche di gestione della diversità; inoltre è stata verificata empiricamente la validità del modello teorico che lega tra loro tali variabili; da un punto di vista pratico: la ricerca ha permesso di individuare la cultura organizzativa e le competenze manageriali che meglio di altre facilitano l’introduzione di una cultura organizzativa di integrazione.
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Seleni, Martina. "Le nuove frontiere per il fund raising per la cultura. Il distretto culturale evolutivo. Esempi tecnici di progettazione culturale sul territorio." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2011. http://hdl.handle.net/10077/4497.

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Abstract:
2009/2010
Questo lavoro, che ha preso avvio dall’idea di approfondire il tema del fundraising, successivamente è confluito in un ambito di studio più vasto: quello della produzione di cultura che testimonia l’interesse della società nel suo complesso a costruire un assetto di rapporti che assicuri e diffonda un benessere generale. Ci si è resi conto che il valore economico è sempre più sottoposto ad un giudizio da parte della società civile, la quale ormai pretende che le produzioni accrescano la qualità dell’esistenza e la coesione sociale. Tutto ciò esalta il ruolo della cultura prodotta direttamente o indirettamente, e mostra come questa – sviluppata in tutte le sue forme – alimenti il valore economico e l’utilità presente nella polis di cui siamo parte. Si tratta di una problematica generale che però assume speciale rilevanza per i soggetti che producono professionalmente cultura e cioè per le cosiddette industrie culturali. Di certo il decremento della spesa pubblica per la cultura perpetratosi negli ultimi vent’anni ha spinto chi opera nel settore a ricorrere a nuove modalità di finanziamento per sostenere le proprie attività istituzionali. Ecco, quindi, il fiorire di tutta una serie di innovative strategie di raccolta fondi per la cultura. Alcune di queste, vengono mutuate direttamente dalle tecniche di fundraising tradizionalmente utilizzate dalle organizzazioni non profit per il sostegno delle più svariate cause sociali. Altre, invece, affondano le loro radici nelle politiche si sviluppo territoriali e vanno di pari passo con percorsi di partnership pubblico-privato (PPP) avviati allo scopo di rendere più competitivi determinati territori. Nel primo capitolo di questo lavoro abbiamo classificato i beni artistici e culturali ed abbiamo elencato i tradizionali finanziatori del settore in Italia. Abbiamo descritto, in particolar modo, il ruolo dei privati, delle imprese e delle Fondazioni di origine bancaria nel sostegno alla cultura. Si è poi analizzato il quadro normativo entro cui si inseriscono le sponsorizzazioni e le erogazioni liberali, ponendo particolare attenzione agli incentivi fiscali all’investimento privato in cultura. Nel secondo capitolo abbiamo invece descritto le principali tecniche del “fundraising”, la “scienza della sostenibilità finanziaria di una causa sociale”. Il fundraising non coincide solo con il momento della raccolta di fondi, ma va inteso anche come processo di sviluppo dei fondi. Abbiamo cercato quindi di fornire dei criteri per la stima del tasso di rendimento del fundraising, tramite il calcolo dell’indice FACE (Fundraising, Administration Cost and total Expenditure) e del tasso di rendimento sugli investimenti (ROI), e per l’applicazione di metodologie di valutazione della convenienza di un investimento di fundraising. Nel terzo capitolo abbiamo ampliato la definizione di “fundraising” al nuovo concetto di “fundraising territoriale per la cultura”. Le tecniche di raccolta fondi che caratterizzano il fundraising, vengono, infatti, tradizionalmente adottate dalle aziende non profit per garantire sostenibilità economica a progetti con finalità sociali, inseriti nell’ambito di attività di cooperazione allo sviluppo. Ma le stesse tecniche possono essere vantaggiosamente utilizzate anche dai sistemi territoriali interessati a sostenere determinati progetti culturali in loco. Da qui, siamo passati alla definizione dei concetti di “distretto culturale” e “distretto culturale evoluto”. Si tratta di sistemi, territorialmente delimitati, di relazioni che integrano il processo di valorizzazione delle dotazioni culturali, con le infrastrutture e con gli altri settori produttivi che a quel processo sono connesse. La chiave del successo dell’attività di fundraising in un distretto culturale sta nella collaborazione tra le imprese, i privati cittadini e gli Enti Pubblici che lo compongono. In questo modo, si creano rapporti che non si esauriscono nella mera raccolta di danaro, ma che sfociano in una vera e propria partecipazione alle attività ed ai progetti culturali. Una forma di collaborazione efficace, tipica delle politiche dei sistemi territoriali come il Distretto Culturale Evoluto, è la Partnership Pubblico Privata (PPP), dove Enti Pubblici, imprese, privati cittadini ed organizzazioni non profit uniscono le loro forze al fine di valorizzare le caratteristiche strategiche del territorio, tra cui naturalmente le sue eccellenze culturali. Nel quarto capitolo siamo andati a descrivere il valore in senso generale derivante da un investimento in cultura. Tale valore presenta sia un aspetto quantitativo che un aspetto qualitativo: se per il primo si può tentare una valutazione con l’utilizzo delle tecniche proprie della finanza, il secondo si fonda su strumentazioni concettuali assai stilizzate di matrice scientifica più recente. Abbiamo spiegato come l’investimento in cultura sia un’importante componente della corporate social responsability delle imprese che lo sostengono, e come determini un impatto positivo sulla loro performance d’investimento, generando un valore misurabile attraverso i flussi di cassa incrementali derivanti dal progetto: le vendite possono aumentare sia per effetto del miglioramento dell’immagine aziendale, che si traduce in una crescita del giro di affari, sia per effetto della nascita di nuovi punti vendita o della creazione di nuovi mercati, come conseguenza dell’attivazione del progetto. L’attività culturale, inoltre, non si limita a generare flussi incrementali di progetto, ma comporta un vero e proprio aumento del valore di mercato dell’impresa. Il valore di un’impresa che segue detta logica aggiungerà al valore di mercato ottenuto attualizzando il proprio Free Cash Flow secondo i criteri della teoria classica del valore, una componente +/-ΔU che rappresenterà la produzione di utilità sociale. I fatti dimostrano che i valori dell’integrazione cultura/economia possiedono un’utilità sociale per l’impresa, le altre imprese ed il territorio, in quanto sostengono l’occupazione, la legalità, la fiducia, generano l’aiuto verso le realtà sociali svantaggiate o bisognose, ed il mondo dei giovani. In conclusione la cultura genera flussi di ricchezza, crea valore economico ed aggiunge a tutto ciò un’utilità sociale fondata su un’intesa tra i soggetti che appartengono alla polis. Detto questo, abbiamo applicato l’analisi teorica esposta ad alcuni casi pratici. Nel quinto capitolo, si sono analizzate le politiche di fundraising del FAI, il Fondo Ambiente Italiano. Si è descritto l’indice FACE della Fondazione e si è poi passati all’analisi del ROI delle principali modalità di raccolta fondi utilizzate. Proprio sulla base di tale analisi, siamo arrivati ad una interessante conclusione: le modalità di raccolta fondi che, come le corporate membership, non prevedono una vera e profonda partecipazione, emotiva ma anche imprenditoriale, alla causa culturale, possono rivelarsi instabili, insicure, specialmente in periodi di crisi. Tecniche di raccolta fondi che invece prevedono la partecipazione delle imprese nel capitale dell’organizzazione (vedi ad esempio “I 200 del FAI”) o il loro coinvolgimento nella gestione dell’attività culturale, saranno destinate a generare ottimi risultati. Le nuove frontiere del fundraising per la cultura, insomma, consistono nella partecipazione attiva di chi finanzia un determinato progetto artistico al capitale della realtà che lo promuove o alla sua gestione e sviluppo. Nell’ultimo capitolo abbiamo trattato l’esperienza del Distretto Culturale della Valle Camonica, che ha intrapreso un investimento in cultura concepito come volano di sviluppo del territorio. Si è ipotizzata, infine, la creazione di un Distretto Culturale in provincia di Trieste, ed abbiamo motivato l’opportunità di realizzare al suo interno un Polo della Musica. Si tratta della proposta ideata dallo studio ARTEMA per il riutilizzo di alcuni magazzini del Porto Vecchio di Trieste a favore di iniziative culturali particolarmente significative e aventi peraltro un’intrinseca capacità di stimolo nei confronti di ulteriori attività, potendo con ciò contribuire all’auspicato processo di rivitalizzazione della realtà locale. Tale studio è stato avviato su incarico di un’aggregazione di dieci soggetti - tra istituzioni, fondazioni e associazioni - operanti a Trieste nel settore musicale (tra di loro spiccano il Conservatorio Giuseppe Tartini ed il teatro lirico Giuseppe Verdi), tutti qualificati da un notevole impegno e dall’alta riconoscibilità nel settore artistico e della formazione. Per l’avvio di questo progetto, abbiamo ideato una proposta di fundraising che coinvolge sì gli Enti pubblici e le Fondazioni bancarie presenti sul territorio, ma si rivolge anche e soprattutto alle imprese ed ai privati cittadini, nell’ottica di un coinvolgimento diretto ed attivo al progetto.
XXIII Ciclo
1979
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Ferronato, Federica <1988&gt. "Il contributo della sostenibilità alla creazione del valore economico: il caso Favini." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3679.

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Abstract:
Per lungo tempo le industrie si sono sviluppate ponendosi come obiettivo prioritario la generazione di profitto, senza considerare le ripercussioni negative che i loro processi generavano sull’ambiente e sulle persone. Era convinzione diffusa che il pianeta avrebbe assorbito tutto, rigenerandosi all’infinito. La situazione attuale, invece, contraddice in maniera inconfutabile queste supposizioni. Di fronte a questo modello, ormai non più sostenibile, di sviluppo socio-economico risulta indispensabile l’adozione di misure concrete. Le imprese in questo senso hanno una grossa responsabilità e devono iniziare a perseguire una strategia orientata ad uno sviluppo sostenibile. È proprio questa l’ottica in cui si sta muovendo l’azienda presa in esame in questo elaborato, che ispirandosi a questo fondamentale principio cerca di operare realizzando il giusto equilibrio tra responsabilità economica, ambientale e sociale, tutelando in questo modo anche le generazioni future. Dopo una presentazione generale dell’azienda si procede all’identificazione dei principali interventi messi in atto in campo di sostenibilità. A tal fine vengono ripercorse, secondo una logica temporale, le tappe salienti, indagando l’origine di questo nuovo orientamento, dalle prime fasi fino ad arrivare alla situazione attuale. Sulla base di quanto è emerso, e avvalendosi di alcuni modelli teorici, è stato possibile identificare le strategie messe in atto in campo ambientale e la sua posizione all’interno del “viaggio” verso forme più evolute di sostenibilità. Successivamente si avanzeranno alcune ipotesi su potenziali interventi che l’azienda potrebbe mettere in atto per giungere ad un concetto di “Cradle to cradle”, secondo alcuni principi identificati da McDonough e Braugart, che ne hanno fatto di questo approccio il loro pensiero dominante.
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Vallati, Ludovica <1997&gt. "Capitali Italiane della Cultura e Capitali Europee della Cultura - progetti per lo sviluppo economico e culturale." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/20431.

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Abstract:
L'elaborato vuole indagare i ritorni economici e sociali delle due manifestazioni "Capitale Italiana della Cultura" e "Capitale Europea della Cultura". Si analizzeranno i due percorsi che hanno portato alla creazione delle manifestazioni, i diversi processi di selezione ed i diversi meccanismi di sostegno economico. Nel secondo capitolo si farà una rassegna delle teorie economiche a sostegno delle manifestazioni culturali e della rigenerazione urbana ed economica con al centro la cultura, analizzando anche le criticità sollevate a riguardo dagli studiosi. Nel terzo capitolo si analizzeranno due case study relativi alle precedenti Capitali Italiana della Cultura, ossia Pistoia 2017 e Palermo 2018, focalizzando l'attenzione sul dossier di candidatura, analisi delle attività portate a termine durante la manifestazione ed analisi dei ritorni economici registrati post manifestazione. La stessa metodologia verrà adottata nel quarto capitolo dove si analizzerà la Capitale Europea della Cultura Matera 2019.
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Perrotti, Eva <1990&gt. "IL VALORE DELLA CULTURA NELLA PUBBLICITA' INTERNAZIONALE Uno sguardo alla Cina." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/7358.

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Abstract:
Il grande 'paese di mezzo' è tornato alla ribalta. Grazie alla sua crescita esponenziale registrata negli ultimi trent'anni, la Cina è passata da paese in via di sviluppo a seconda economia mondiale in tempi record. Con le riforme di Deng Xiaoping il paese si è aperto all'occidente e l'economia pianificata ha gradualmente lasciato il posto a quella di mercato con caratteristiche cinesi (controllata dal Partito). I prodotti occidentali si sono diffusi a macchia d'olio. Come hanno fatto le grandi aziende occidentali a catturare l'attenzione di consumatori dalle necessità e abitudini lontane? La tesi mira ad esaminare la cultura della Cina in un'ottica interculturale e ad analizzare l'influenza che fattori e codici culturali cinesi esercitano sulla comunicazione pubblicitaria delle aziende straniere. In primo luogo, sono stati introdotti i concetti di cultura, secondo le teorie di G. Hofstede, E. T. Hall e F. Trompenaars, di comunicazione e di pubblicità. Alla luce di ciò, si è proceduto ad inquadrare la Cina. Quest'ultima è stata raccontata attraverso le teorie definite in precedenza e l'analisi delle scelte comunicative di diverse pubblicità. E' stata poi fatta una panoramica sull'evoluzione della pubblicità commerciale nel paese e definiti i maggiori canali di comunicazione persuasiva. In seguito, si sono definite le strategie più adatte e sono stati analizzati casi di standardizzazione e adattamento sia del messaggio pubblicitario che del prodotto.
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Pellizzari, Sonia <1978&gt. "Nuove frontiere del mercato: la cultura della responsabilità nell’agire economico." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1095/1/Tesi_Pellizzari_Sonia.pdf.

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Abstract:
La tesi di dottorato focalizza su quei fenomeni nei quali è particolarmente visibile una diffusa propensione all’assunzione di responsabilità nei confronti del significato e delle conseguenze del proprio agire di mercato. La tesi esamina le implicazioni connesse ad una nuova etica del consumo sia dal punto di vista del consumatore sia da quello dell’impresa, in particolare indaga l’atteggiamento di consumatori e produttori rispetto a pratiche di responsabilità sociale di impresa. Nel primo capitolo “Dimensioni di un consumo in evoluzione” le griglie concettuali interpretative del fenomeno del consumo vengono distinte da quelle peculiari del sistema produttivo, arrivando all’individuazione di strumenti che svelano le logiche proprie del fenomeno indagato. In questo scenario la società complessa corrisponde alla società dei consumi e il consumo diventa area esperienziale, capace anche di creare senso, orizzonti valoriali e di assumere valenze interattive e simboliche. Nel secondo capitolo “Il cittadino consumatore” è stato rappresentato il variegato mondo del consumatore, quel cittadino che si esprime politicamente non solo con il voto ma anche attraverso le proprie pratiche di consumo che veicolano scelte, ideali, valori. Sono rappresentati i tanti volti del consumatore “responsabile”, “critico” ed “etico”, attraverso lo studio del commercio equo e solidale, i Gas, la finanza etica, tutti significativi segnali di mutamento con cui governi e imprese sono chiamati a confrontarsi. Vengono prese in esame ricerche nazionali e internazionali per meglio comprendere quanto e con quali modalità sono diffuse, nella popolazione, pratiche di consumo responsabile rispetto a ben identificate pratiche di Rsi. Nel terzo capitolo “La Responsabilità Sociale d’Impresa” si approfondisce il concetto di responsabilità sociale di impresa: sono illustrate le evoluzioni che questa prassi ha subito nel corso della storia, le sue differenti declinazioni attuali, gli elementi che la distinguono, i suoi strumenti. Nel quarto capitolo “La responsabilità sociale di impresa e la grande distribuzione” vengono analizzate le relazioni esistenti tra la grande distribuzione (Coop e Conad) e la Rsi, considerando anche il ruolo della grande distribuzione, nella metropoli, nelle scelte di consumo. Nello specifico si vogliono comprendere le strategie aziendali, la struttura organizzativa, i servizi, i prodotti “etici” distribuiti e la loro relazione con il consumatore. Il quinto capitolo “La ricerca” contiene la ricerca empirica, 60 interviste in profondità somministrate a consumatori di Coop e Conad e a elementi rappresentativi (dirigenti) delle aziende in questione; l’elaborazione dei dati avviene con l’analisi di contenuto attraverso la costruzione di frasi chiave. Le conclusioni finali a cui perveniamo cercano di fare luce sul mondo del consumo e su quello dell’impresa nel momento in cui si confrontano con la responsabilità del proprio agire. Emergono diversi elementi per sostenere che la cultura della responsabilità assume un peso tutt’altro che marginale nelle strategie di azione delle imprese e nell’analisi del comportamento dei consumatori. Il sistema impresa assume la responsabilità come elemento qualificante la propria politica industriale, legandolo alla sostenibilità, alla reputazione, al rapporto fiduciario con il cliente. Analizzando il ruolo dei cittadini consumatori nello spazio di riferimento, nell’impegno e nel tentativo di decidere, attraverso determinati consumi, il modo di vivere il proprio territorio, abbiamo forse compreso qualcosa in più. Si veicola attraverso le scelte di consumo un’idea di vivere la città per cui è imprescindibile la qualità della vita, perseguita anche attraverso l’approvazione o, di converso, il disconoscimento delle imprese e dei rispettivi prodotti. Nell’analisi dell’atteggiamento partecipativo del cittadino verso la propria sfera pubblica possiamo sostenere che la dimensione del consumo tracima di gran lunga il mercato prefigurando un differente modello di società.
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Pellizzari, Sonia <1978&gt. "Nuove frontiere del mercato: la cultura della responsabilità nell’agire economico." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1095/.

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La tesi di dottorato focalizza su quei fenomeni nei quali è particolarmente visibile una diffusa propensione all’assunzione di responsabilità nei confronti del significato e delle conseguenze del proprio agire di mercato. La tesi esamina le implicazioni connesse ad una nuova etica del consumo sia dal punto di vista del consumatore sia da quello dell’impresa, in particolare indaga l’atteggiamento di consumatori e produttori rispetto a pratiche di responsabilità sociale di impresa. Nel primo capitolo “Dimensioni di un consumo in evoluzione” le griglie concettuali interpretative del fenomeno del consumo vengono distinte da quelle peculiari del sistema produttivo, arrivando all’individuazione di strumenti che svelano le logiche proprie del fenomeno indagato. In questo scenario la società complessa corrisponde alla società dei consumi e il consumo diventa area esperienziale, capace anche di creare senso, orizzonti valoriali e di assumere valenze interattive e simboliche. Nel secondo capitolo “Il cittadino consumatore” è stato rappresentato il variegato mondo del consumatore, quel cittadino che si esprime politicamente non solo con il voto ma anche attraverso le proprie pratiche di consumo che veicolano scelte, ideali, valori. Sono rappresentati i tanti volti del consumatore “responsabile”, “critico” ed “etico”, attraverso lo studio del commercio equo e solidale, i Gas, la finanza etica, tutti significativi segnali di mutamento con cui governi e imprese sono chiamati a confrontarsi. Vengono prese in esame ricerche nazionali e internazionali per meglio comprendere quanto e con quali modalità sono diffuse, nella popolazione, pratiche di consumo responsabile rispetto a ben identificate pratiche di Rsi. Nel terzo capitolo “La Responsabilità Sociale d’Impresa” si approfondisce il concetto di responsabilità sociale di impresa: sono illustrate le evoluzioni che questa prassi ha subito nel corso della storia, le sue differenti declinazioni attuali, gli elementi che la distinguono, i suoi strumenti. Nel quarto capitolo “La responsabilità sociale di impresa e la grande distribuzione” vengono analizzate le relazioni esistenti tra la grande distribuzione (Coop e Conad) e la Rsi, considerando anche il ruolo della grande distribuzione, nella metropoli, nelle scelte di consumo. Nello specifico si vogliono comprendere le strategie aziendali, la struttura organizzativa, i servizi, i prodotti “etici” distribuiti e la loro relazione con il consumatore. Il quinto capitolo “La ricerca” contiene la ricerca empirica, 60 interviste in profondità somministrate a consumatori di Coop e Conad e a elementi rappresentativi (dirigenti) delle aziende in questione; l’elaborazione dei dati avviene con l’analisi di contenuto attraverso la costruzione di frasi chiave. Le conclusioni finali a cui perveniamo cercano di fare luce sul mondo del consumo e su quello dell’impresa nel momento in cui si confrontano con la responsabilità del proprio agire. Emergono diversi elementi per sostenere che la cultura della responsabilità assume un peso tutt’altro che marginale nelle strategie di azione delle imprese e nell’analisi del comportamento dei consumatori. Il sistema impresa assume la responsabilità come elemento qualificante la propria politica industriale, legandolo alla sostenibilità, alla reputazione, al rapporto fiduciario con il cliente. Analizzando il ruolo dei cittadini consumatori nello spazio di riferimento, nell’impegno e nel tentativo di decidere, attraverso determinati consumi, il modo di vivere il proprio territorio, abbiamo forse compreso qualcosa in più. Si veicola attraverso le scelte di consumo un’idea di vivere la città per cui è imprescindibile la qualità della vita, perseguita anche attraverso l’approvazione o, di converso, il disconoscimento delle imprese e dei rispettivi prodotti. Nell’analisi dell’atteggiamento partecipativo del cittadino verso la propria sfera pubblica possiamo sostenere che la dimensione del consumo tracima di gran lunga il mercato prefigurando un differente modello di società.
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Maggi, Stefano. "Martket - creazione di valore economico e culturale per la città attraverso l'arte invisibile." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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Abstract:
Una panoramica sulle dinamiche del mondo dell’arte e in particolare su quelle del mercato. Dal lavoro di ricerca affiancato al confronto con professionisti del settore è nata una proposta di servizio, offerta di valore coerente con quelli che sono gli attuali bisogni del mondo dell’arte. E' stata fatta al fine di dare al lettore una base, il più possibile completa, sulle cause e le conseguenze del problema dell’arte invisibile, quella abbandonata nei caveau. MARTKET è quindi un servizio che si occupa di creare valore economico e culturale attraverso l’arte invisibile, pubblica e privata, offrendo servizi fisici e digitali.Per i primi è prevista una struttura all’interno della quale sono pensati spazi dedicati alle esposizioni, al deposito, al restauro, allo studio e alla produzione artistica; per le opere esposte è prevista la possibilità di noleggio, prestito e compra-vendita, godendo di vantaggi fiscali e la revisione della legge della notifica per le opere messe sul mercato attraverso il servizio. Per quanto riguarda il ramo digitale del servizio, tutte le opere vengono digitalizzate e archiviate in un database che cataloga ogni opera indicizzandola in base a specifici parametri e legandola a tutte le documentazioni relative, creando un vero e proprio passaporto dell’opera d’arte. Le opere digitalizzate possono essere esposte e fruite in una viewing room digitale e le stesse possono essere convertite in NFT: vengono create delle copie digitali dell’ opera autenticate tramite tecnologia blockchain che possono essere vendute in un marketplace dedicato.
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Mazzucco, Veronica <1987&gt. "CULTURA E SVILUPPO ECONOMICO. Le vocazioni di alcuni territori del Nordest nella candidatura a Capitale Europea della Cultura." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2622.

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Abstract:
Nel presente lavoro di tesi si intende andare a valutare in quali termini è possibile parlare di cultura come driver dello sviluppo economico per un territorio. In un periodo in cui molto si è parlato a livello globale di industrie culturali e creative per rendere manifesto l’impatto economico della cultura, diventa fondamentale guardare all’origine del processo per capire come esso si inneschi. Si andranno ad analizzare inizialmente le offerte culturali di tre province del Nordest d’Italia, ovvero, Belluno, Pordenone e Treviso. Per ciascuna si cercherà di capire quale sia la sua predisposizione culturale, se vi siano delle realtà che assumono un ruolo caratterizzante per il territorio e quali effetti queste ultime abbiano dal punto di vista economico. La scelta di tali province è funzionale alla seconda parte di analisi, nella quale viene sviluppato un confronto con le riflessioni avviate in sede di candidatura di Venezia con il Nordest (“Le Venezie 2019”), a Capitale Europea della Cultura nel 2019. Lo scopo della tesi è quello di riflettere criticamente, rispetto ai tre territori considerati, sui punti principali di tale candidatura, il cui tema caratterizzante è imperniato sul binomio economia-cultura.
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Grigolon, Matilde <1993&gt. "Cultura Nazionale e Cultura Organizzativa: Come la cultura di una Nazione influenzi la gestione aziendale. La Svezia: la spiegazione del “Soft Swedish Management Style” attraverso l’analisi di valori, tradizioni e pensieri." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13798.

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Abstract:
la Tesi indaga il concetto di Cultura cercando di definire la relazione esistente tra Cultura Nazionale e Cultura Organizzativa, con l’intento di cogliere le dimensioni culturali che più influenzano le attività gestionali. Per comprendere tale relazione viene considerato il ruolo svolto dal management cross culturale sottolineando l’importanza della comprensione culturale per la gestione aziendale nelle sue fasi di internazionalizzazione. Il successo mondiale di numerose aziende Svedesi hanno spinto a ricercare le fonti che conducono a tali risultati, e ad indagare i segreti che definiscono il così-detto “Swedish Model”. Con il supporto di espatriati italiani in Svezia, si è cercato dunque di scoprire in che modo si strutturino le loro scelte e le loro attività aziendali. L’indagine ha portato a dover svolgere una ricerca culturale che mettesse in luce valori, abitudini e tradizioni svedesi che chiarissero il perché di determinate “practices” nel contesto lavorativo . Nel fare ciò sono inoltre emerse le maggiori sfide comunicative affrontate dagli espatriati e il modo con cui sono state abbattute quelle barriere culturali che impediscono l’adattamento ad una cultura differente.
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Books on the topic "Valore economico della cultura"

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Barin, Franco. Brain in Italy: Il valore economico della creatività e dell'identità italiana. Milano: Guerini next, 2015.

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Il valore della classicità nella cultura del giardino e del paesaggio. Palermo: Grafill, 2010.

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3

Il valore della persona: Aspetti e figure della cultura torinese tra le due guerre. Soveria Mannelli: Rubbettino, 2011.

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Azzari, Margherita, and Laura Cassi. Itinerari turistico culturali in Toscana. Florence: Firenze University Press, 2002. http://dx.doi.org/10.36253/88-8453-027-x.

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Abstract:
Nella convinzione che gli itinerari culturali debbano assumere una crescente importanza nell'ambito di un turismo basato su criteri di sostenibilità, sono stati elaborati tre esempi di valorizzazione della cultura locale in aree di grande interesse per tradizioni storiche e per particolari valori territoriali. La crescita del mercato turistico e del tempo libero forniscono un efficace stimolo alla maturazione di proposte volte a prospettare nuovi itinerari e ad alleggerire i flussi più consolidati, inserendo un vasto patrimonio di valori paesaggistici e culturali in trame territoriali significative. E questo anche nell'ottica di crescenti sinergie fra economia e cultura.
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Claudio, Siniscalchi, and Pontificia Studiorum Universitas a Sancto Thoma Aquinate in Urbe, eds. Uomini o macchine?: Il valore della vita e il potere della tecnologia nella cultura, nella comunicazione sociale e nel cinema del Terzo Millennio. Roma: Ente dello spettacolo, 2002.

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Paolo, Tanda, ed. Criminalità, economia e cultura della legalità: Atti dei convegni : Criminalità organizzata e sviluppo economico, 4 giugno 2005, Ariano Irpino-Avellino, Legalità, giustizia e sviluppo economico, 27 maggio 2006, Aversa-Caserta. Napoli: Jovene, 2007.

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Cingari, Salvatore, ed. Cultura democratica e istituzioni rappresentative. Florence: Firenze University Press, 2007. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-8453-561-0.

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Abstract:
Il volume è un testo interdisciplinare a più autori che effettua una comparazione fra le due differenti vie novecentesche alla modernizzazione di Italia e Romania - variamente ispirate da modelli esterni di riferimento -, dal punto di vista politologico, culturale-politico, politico-istituzionale e politico-economico, con particolare riferimento al problema della rappresentanza. Il volume si compone di sei saggi di diversa ispirazione metodologica ed ideologica ma accomunati dalla tematizzazione dei contesti culturali e giuridico-politici dei due paesi, intesi come sistemi in "transizione", sospesi fra ricerca delle proprie caratteristiche storiche e l'attenzione ai modelli più avanzati del mondo occidentale.
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Guerrini, Mauro. De bibliothecariis. Edited by Tiziana Stagi. Florence: Firenze University Press, 2017. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-559-3.

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Abstract:
Nell’attività del bibliotecario la dimensione tecnica, essenziale per lavorare con competenza, non può prescindere o separarsi dall’impegno, dall’attenzione ai diritti civili e al modo in cui questi vengono vissuti e praticati nell’ambito della comunità di appartenenza. Garantire l’accesso alle informazioni non può essere limitato alla ‘nostra’ biblioteca, ma dev’essere una responsabilità che riguarda il territorio dove viviamo e dove operiamo, guardando ai nostri colleghi che possono trovarsi in situazioni più difficili della nostra e soprattutto alle persone che si trovano in difficoltà nell’esercitare i propri diritti. L’auspicio è che la trasmissione della conoscenza registrata contribuisca sempre più alla libertà, ai diritti, al benessere di tutti. Quando si capirà che investire in biblioteche significa investire per la democrazia, lo sviluppo economico e la qualità della vita? Il quadro di riferimento per comprendere e interpretare le problematiche delle biblioteche è, come sempre, quello del confronto con le tradizioni bibliotecarie internazionali, a partire dal continente europeo, proprio perché la professione ha oggi un impianto teorico e una dimensione operativa di valore globale.
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Capo, Lidia, and Antonio Ciaralli, eds. Per Enzo. Studi in memoria di Vincenzo Matera. Florence: Firenze University Press, 2016. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6655-886-6.

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Abstract:
La miscellanea raccoglie quindici saggi, disposti sull’arco cronologico dell’intero medioevo e della prima età moderna, e dedicati a questioni di interesse archeologico, documentario, codicologico, economico, numismatico, sociale: una varietà che è un riflesso, seppure parziale, della cultura, degli interessi, dell’umanità che furono di Vincenzo Matera.
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Cambi, Franco, Paolo Federighi, and Alessandro Mariani, eds. La pedagogia critica e laica a Firenze: 1950-2015. Florence: Firenze University Press, 2016. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6655-840-8.

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Abstract:
Il volume si occupa dell’attualità del messaggio pedagogico della ‘scuola fiorentina’ creatasi intorno al magistero di Codignola e di Borghi e intorno alla rivista Scuola e Città già nel 1950, ispirato a una pedagogia critico-razionale, laica e progressista, con al centro la lectio deweyana, quasi sessantacinque anni dopo. In un tempo storico-culturale e socio economico-politico così profondamente diverso da quello post-bellico degli anni Cinquanta, un tempo che vede democrazia, laicità e progresso posti sub judice e che viene a delineare orizzonti del tutto nuovi (nel conoscere, nel comunicare, nel produrre, nel fare-cultura etc.), siamo davanti a un modello cresciuto e sfumatosi nel corso di vari decenni, ma che oggi è ancora di grande rilevanza ed attualità.
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Book chapters on the topic "Valore economico della cultura"

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Corallo, Angelo, Anna Trono, Laura Fortunato, Francesco Pettinato, and Laura Schina. "Cultural Event Management and Urban E-Planning Through Bottom-Up User Participation." In Smart Cities and Smart Spaces, 1011–30. IGI Global, 2019. http://dx.doi.org/10.4018/978-1-5225-7030-1.ch046.

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Abstract:
Cultural events are an important driver of socio-cultural-economic transformation. The growth of Information and Communication Technologies (ICTs) has affected the ways in which people can play an active role in cultural event management and urban planning. This work proposes a methodological approach that identifies the key elements for building bottom-up urban e-planning strategies. After a brief theoretical analysis of the impact of cultural activities, tourism and ICTs on urban planning, this paper presents the results of an empirical study carried out in the Puglia region (south of Italy) during the cultural event known as “La Notte della Taranta”, in which the crowd created added-value information via comments posted on social media. Data were collected using a mobile application specifically created for this event as part of the Folkture project, as well as from Facebook and Twitter posts. Using network-analytic and sentiment/semantic algorithms, the work aims to support the event management decisional process and produce results valuable to the field of urban planning.
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Corallo, Angelo, Anna Trono, Laura Fortunato, Francesco Pettinato, and Laura Schina. "Cultural Event Management and Urban E-Planning Through Bottom-Up User Participation." In E-Planning and Collaboration, 1059–78. IGI Global, 2018. http://dx.doi.org/10.4018/978-1-5225-5646-6.ch050.

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Abstract:
Cultural events are an important driver of socio-cultural-economic transformation. The growth of Information and Communication Technologies (ICTs) has affected the ways in which people can play an active role in cultural event management and urban planning. This work proposes a methodological approach that identifies the key elements for building bottom-up urban e-planning strategies. After a brief theoretical analysis of the impact of cultural activities, tourism and ICTs on urban planning, this paper presents the results of an empirical study carried out in the Puglia region (south of Italy) during the cultural event known as “La Notte della Taranta”, in which the crowd created added-value information via comments posted on social media. Data were collected using a mobile application specifically created for this event as part of the Folkture project, as well as from Facebook and Twitter posts. Using network-analytic and sentiment/semantic algorithms, the work aims to support the event management decisional process and produce results valuable to the field of urban planning.
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Cretescu, Igor, Zsofia Kovacs, Liliana Lazar, Adrian Burada, Madalina Sbarcea, Liliana Teodorof, Dan Padure, and Gabriela Soreanu. "Danube Delta: Water Management on the Sulina Channel in the Frame of Environmental Sustainability." In River Deltas - Recent Advances [Working Title]. IntechOpen, 2021. http://dx.doi.org/10.5772/intechopen.97877.

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Abstract:
The Danube Delta is the newest land formed by both transporting sediments brought by Danube River, which flows into the Black Sea and by traversing an inland region where water spreads and deposits sediments. Diurnal tidal action is low (only 8–9 cm), therefore the sediments would wash out into the water body faster than the river deposits it. However, a seasonal fluctuation of water level of 20 cm was observed in the Black Sea, contributing to alluvial landscape evolution in the Danube Delta. The Danube Delta is a very low flat plain, lying 0.52 m above Mean Black Sea Level with a general gradient of 0.006 m/km and only 20% of the delta area is below zero level. The main control on deposition, which is a combination of river, wind-generated waves, and tidal processes, depends on the strength of each one. The other two factors that play a major role are landscape position and the grain size distribution of the source sediment entering the delta from the river. The Danube Delta is a natural protected area in the South-Eastern part of Romania, declared a Biosphere Reserve through the UNESCO “Man and Biosphere” Programme. Water is a determining factor for all the human settlements in the Biosphere Reserve, the whole Danube Delta being structured by the three branches of the Danube (Chilia, Sulina and Sfantu Gheorghe (Saint George)). Our case study is focused on the Sulina branch, also named Sulina Channel, which offers the shortest distance between the Black Sea (trough Sulina Port) and Tulcea (the most important city of the Danube Delta from economic, social and cultural points of view) for both fluvial and marine ships. The improvement of water resources management is the main topic of this chapter, in terms of water quality indicators, which will be presented in twenty-nine monitoring points, starting since a few years ago and updated to nowadays. During the study period, significant exceedances of the limit value were detected in case of nitrate-N (3.9–4.6 mg/L) at the confluence (CEATAL 2) with the Saint George branch and in the Sulina Channel after the Wastewaters Treatment Plant (WWTP) discharge area, as well as near two settlements, namely Gorgova and Maliuc. The higher concentrations of Nitrogen-based nutrients were caused by the leakage from the old sewage systems (where these exist) and the diffuse loads.
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Conference papers on the topic "Valore economico della cultura"

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Cerasoli, Mario, and Biancamaria Rizzo. "Il futuro tecnologico dei centri storici." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7979.

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Abstract:
Parlare di recupero e valorizzazione dei centri storici può essere quanto mai attuale in un’epoca in cui, forse per la prima volta, si mettono in discussione alcuni modelli insediativi e di sviluppo volti prevalentemente alla espansione delle aree urbane. A cinquant’anni di distanza da quando si è cominciato a parlare in modo organico di centri storici, in un periodo caratterizzato da una delle più gravi crisi economiche globali dopo quella del 1929, com’è cambiato il rapporto tra le città e i propri Centri Storici? Come sono visti i centri storici da chi li abita e da chi non li abita? Quale può essere allora il ruolo potenziale delle nuove tecnologie per la tutela e la valorizzazione dei Centri Storici? Le nuove tecnologie possono non solamente cambiare significativamente la qualità di chi abita e vive nei centri storici ma anche aumentare la competitività degli stessi, aumentando così la loro capacità di attrarre risorse umane e finanziarie e favorendone lo sviluppo economico e socio-culturale. Tuttavia, come si coniuga il valore della storia con le mutevoli esigenze della vita contemporanea? Quali le potenziali applicazioni delle nuove tecnologie per il miglioramento della vita nei centri antichi? Il Centro Storico costituisce un ambito territoriale estremamente delicato, con una precisa identità urbanistica e un elevato valore storico e testimoniale riferibile sia al tessuto urbano, sia a elementi del patrimonio edilizio di rilevante valore, sia ai suoi abitanti. Ma può in realtà rivelarsi una risorsa importante in un progetto di trasformazione virtuosa dell'intera compagine urbana, rafforzandone sia l'identità propria che la capacità di attrazione verso l'esterno. E le nuove tecnologie in questo progetto possono assumere un ruolo determinante. Talk about recovery and valorisation of the historic centers can be as timely as ever at a time when, perhaps for the first time, are put into question some settlement and development models principally aimed to the expansion of urban areas. After fifty years since it been started talking about in an organic way of historical centers, in a period characterized by one of the most serious global economic crisis after the one of 1929, as the relationship between the city and its historical centers has changed? As the historical centers are seen by those who live there and those who do not live in them? Which then can be the potential role of new technologies for the protection and valorisation of historical centers? The new technologies can not only significantly change the quality whose inhabits and lives in the historic centers but also increase the competitiveness of the same, thus increasing their ability to attract human and financial resources and promoting the economic development and socio-cultural. However, how it combines the value of history with the changing needs of contemporary life? What are the potential applications of new technologies for the improvement of life in the ancient centers? The historical center constitutes a territorial field extremely delicate, with a specific urban identity and an high historical and testimonial value referable both to the urban texture, both to elements the building heritage of significant value, both to its inhabitants. But it can actually become an important resource in a virtuous transformation project of the whole urban structure, strengthening both the its own identity that the attractiveness to the outside. And the new technologies in this project can play a decisive role.
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Rossi, Gabriele, Massimo Leserri, and Alma Benitez Calle. "Dry stone architecture: the survey as a tool to safeguard the risk of morphological or formal homologation." In HERITAGE2022 International Conference on Vernacular Heritage: Culture, People and Sustainability. Valencia: Universitat Politècnica de València, 2022. http://dx.doi.org/10.4995/heritage2022.2022.15606.

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Abstract:
Ci sono esempi unici e variegati di costruzioni in pietra a secco nella regione mediterranea, il cui interesse, in Puglia (Italia) e attestato negli ultimi decenni, ha determinato un atteggiamento speculativo che ha permesso a queste architetture vernacolari di acquisire un notevole valore economico. Di conseguenza, oltre alle azioni supportate dai regolamenti comunali e dagli strumenti di pianificazione sia locale che regionale, è necessario individuarne il valore culturale e le peculiarità, tutte necessarie per attuare politiche consapevoli per una corretta tutela e conservazione. Ci proponiamo in particolare di concentrarci sul rilievo di queste architetture all'interno di questo contributo, un argomento trascurato di una certa complessità, al fine di proporre una serie di riflessioni che supportino l'attività di coloro che intendono intervenire su questi manufatti. Infatti, la loro componente plastica e l'unicità morfologica permettono loro di fondersi con sculture che richiedono l'utilizzo di metodologie e tecnologie moderne e raffinate per la loro documentazione. Pertanto, il mancato riconoscimento su caratteristiche e peculiarità ha portato ad azioni riguardanti il loro restauro con un'omologazione formale generale e la perdita della singolarità morfologica originale durante gli interventi per la loro conservazione.
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Carallo, Sara. "Valorizzazione e tutela delle aree verdi periurbane per il recupero dell’identità culturale e della memoria storica del territorio." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7940.

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Abstract:
Il progetto di ricerca ha riguardato la progettazione di una greenway nel territorio comunale di Anzio e Nettuno al fine di comprendere come le aree verdi periurbane acquisiscono un ruolo di primaria importanza nell’ambito di attività di pianificazione territoriale. Esse infatti, in qualità di aree multifunzionali, consentono di innescare processi di riequilibrio dei flussi turistici e valorizzazione delle aree urbane. L’obiettivo principale del progetto si è concentrato sulla definizione di un’interazione dinamica tra sistemi sociali ed economici e sistemi ambientali basata su una funzione territoriale compatibile con gli obiettivi di tutela e delle risorse intendendo il territorio come substrato del processo di sedimentazione di valori storici, culturali e sociali. This research project focused on the design of a greenway in the municipality of Anzio and Nettuno in order to understand how green peri-urban areas acquire a role of primary importance within the activities of a territorial planning. As a matter of fact these multifunctional areas allow to trigger processes aimed at balancing tourist flows and enhancing urban areas. The project aims at defining a dynamic interaction between socio-economic and environmental systems based on a territorial function compatible with the objectives of protection of resources, being territory a substrate of the process of settling of historical, cultural and social values.
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Lecardane, Renzo, and Zeila Tesoriere. "Patrimonio militare e progetti di rigenerazione urbana: l’infrastruttura bellica dell’Atlantic Wall e di Saint-Nazaire." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7908.

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Abstract:
Nel 2010, la base sottomarina di Saint-Nazaire è stata dichiarata «Patrimonio del XX secolo» dal Ministère de la Culture et de la Communnication francese ed è divenuta il simbolo di un nuovo approccio patrimoniale che riconosce il patrimonio materiale e immateriale in tutte le sue forme, non limitandosi soltando al manufatto certificato come monumento. La memoria, i beni materiali o i luoghi poco conosciuti hanno così contribuito a definire una nuova dimensione urbana proiettata verso il futuro. Riferirsi esplicitamente al tema del rapporto tra waterfront e patrimonio militare, attraverso l’esempio di Saint-Nazaire, ci porta a riflettere sul ruolo del progetto urbano nella trasformazione della città contemporanea. Gli stessi principi collegano tale caso di studio a molte altre operazioni di rigenerazione della città europea e, in particolare, delle città portuali francesi. A partire dagli anni ‘80, per far fronte alla crisi del settore industriale, alcune città portuali, tra cui Marsiglia, Le Havre, Saint-Nazaire e Dunkerque, hanno elaborato numerosi studi e progetti sulle loro aree industriali obsolete o abbandonate, al fine di potenziare le attività portuali e di destinare gli spazi resi liberi a nuove attività. Il riconoscimento del valore di risorsa urbana e patrimoniale a tali aree portuali ha consentito di riattivare dinamiche economiche, sociali e spaziali spesso interrotte o in disuso. In 2010 the submarine base in Saint-Nazaire was declared ‘Heritage of the XX century’ by the French Ministère de la Culture et de la Communnication. Thereafter it became the symbol of a new approach related to heritage that recognises the tangible and intangible heritage in all its forms, not only restricted to the artifact acknowledged as a ‘monument’. Remembrance, the material assets or the little known places have thus contributed to defining a new urban dimension projected toward the future. The case of Saint-Nazare, relating clearly to the relationship between waterfront and military heritage, encourages us to meditate on the role of urban design in the transformation of the contemporary city. The same principles connect this case study to several other redevelopment operations in the European city and, in particular, the French port cities. Starting from the '80s, in order to face the crisis in the industrial sector, several port cities, including Marseille, Le Havre, Dunkirk and Saint-Nazaire, produced diverse studies and projects regarding their obsolete or abandoned industrial areas, in order to boost port activities and to allocate the vacant places to new activities. Acknowledgment of the value of these port areas as urban resources (as well as cultural heritage) has consented the regeneration of (often previously interrupted or abandoned) economic, social and spatial activity.
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Cedroni, Anna Rita. "Roadmap per una citta sostenibile: Vienna." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7915.

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Abstract:
Al di là di più di duemila anni di tradizione storica, l’Austria, ha mostrato con coraggio, fin dall’entrata nella Comunità Europea, il suo sviluppo economico così come la sua modernità e la sua apertura verso l’esterno. La dinamicità culturale e tecnologica della sua capitale, l’ha resa uno degli esempi più apprezzati da tutta l’Europa fin dall’inizio di questo secolo. In poco più 15 anni, Vienna è diventata di fatto la città europea con la migliore qualità della vita. Il merito di tale successo è dato sicuramente da due componenti fondamentali: la stabilità politica del Paese e il metodo di gestione dei processi di pianificazione territoriale e urbana. L’attuale sviluppo del territorio mostra come alla base di tale qualità i fattori prevalenti siano l’architettura, ma anche le politiche urbanistiche territoriali. Sta di fatto, spiega un recente rapporto del comune di Vienna sul tema risparmio energetico e sostenibilità, che per garantire e mantenere una tale qualità della vita, occorre tener conto di tre costanti essenziali nelle dinamiche dei processi di sviluppo urbano: il rinnovamento, la ristrutturazione e l’espansione. Tali elementi consentono poi il confronto con modelli europei culturalmente più avanzati. La tutela dell’ambiente e del patrimonio ambientale si inseriscono in questo processo come una delle sfide più importanti che scaturiscono da tale confronto. Questo paper si prefigge di trattare l’esperienza viennese, ripercorrendo il lungo, ma rapido processo di cambiamento cominciato all’inizio degli anni Ottanta. Strumento generale di pianificazione urbanistica, il Piano di Sviluppo della Città (Stadtentwicklungsplan), ha costituito e costituisce tuttora lo strumento decennale di previsione e di programmazione energetica a livello urbano e territoriale, stabilendo le direttrici strategiche di espansione, di ristrutturazione e di rinnovamento della Città e del suo hinterland. Ma l’esclusività di tale strumento, è da vedere nell’anticipazione di temi come il consumo energetico, la sostenibilità e nell’individuazione della tutela ambientale, come questione prioritaria da includere nei programmi d’intervento da attuare a breve termine. Infatti, con la formulazione del primo Programma KliP (Klimaschutzprogramm) (1999–2009) e, successivamente, del secondo Programma KliP (2010-2020), vengono elaborati dei “pacchetti” di provvedimenti con obiettivi ben definiti, come per esempio la riduzione del 21%, a persona, dei gas di emissione e di gas propellenti rispetto ai valori rilevati nel 1990. Gli strumenti con i quali raggiungere tali obiettivi sono: la riduzione del fabbisogno energetico, l’introduzione di fonti di energia ecosostenibile, l’uso di materiali biologici nell’edilizia pubblica e privata a grande e piccola scala, ma soprattutto, gli interventi sulla mobilità, sulla gestione dei rifiuti e sulla protezione del paesaggio. Accanto ai Piani di Sviluppo, Il Programma SEP (Städtische Energieeffizienz-Programm), definisce le linee generali da seguire nella gestione della politica dei consumi energetici a lungo termine, ovvero fino alla fine del 2015. I risultati portano già nel 2011 ad un aumento della quota di energia rinnovabile del 10% del volume totale del consumo di energia. Tra gli incentivi ci sono quelli rivolti alla realizzazione di centrali elettriche, inceneritori per il riciclo di materie dalle quali ricavare energia, mentre un ruolo sempre più importante è dato dall’uso della geotermia, e dell’energia solare. La continuità programmatica culmina nella formulazione di un progetto unitario, SMART CITY WIEN, che riunisce ben dieci gruppi differenti di interessi, istituzioni pubbliche, enti privati, centri universitari di ricerca, ecc., attorno ad una visione a lunga scadenza: Smart Energy vision 2050. Al centro della tavola rotonda le tematiche: lo sviluppo della popolazione, l’ambiente, i metodi di gestione, l’economia, l’energia e la mobilità. Accanto a queste, sostenibilità, partecipazione, diversità, efficienza di risorse, sviluppo regionale integrato come pure sviluppo economico equilibrato sono gli elementi fondamentali per la preparazione delle decisioni future.
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Mancini, Francesco Maria, and Tanja Glusac. "Void of Power." In 24th ISUF 2017 - City and Territory in the Globalization Age. Valencia: Universitat Politècnica València, 2017. http://dx.doi.org/10.4995/isuf2017.2017.6172.

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Abstract:
The history of built environment reflects the rise and fall of political systems, their conflicts, social contradictions and ultimately, the state of being of particular civic societies over time. Former symbols of power, such as ancient monuments, palaces and churches still express their symbolic, economic, cultural and political value which constituted in different ages the motivation for their being. Today these are replaced by new symbols of contemporary economic forces which through skyscrapers express global tendency and power shifts. While such edifices are recognizable embodiments of power and political systems of their time, less visible, yet equally potent, are the shifts and voids in power relations. To fully comprehend the role of architecture in expressing and supporting power structures, it is important to question the concept of architecture as a mere act of presence (construction) and consider instead the void and its complementary aspects: absence, erasure and ideological need for demolition, as expressions of power. This paper considers power within the parameters of void, which extend beyond the notion of “tabula rasa” that has characterized many urban transformations. By considering the emblematic case of Via dell’ Impero, analyzing various ‘iconic’ works of architecture for their role in expressing power of institutions and individuals, and identifying dispersion as an underhanded way of exercising power, this paper proposes a more complex reading of urban transformations. It offers moments of reflection and a shift in research focus in terms of how the void is used today to express and support present power relations.
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