Dissertations / Theses on the topic 'Uruguay del XX secolo'

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Del, Savio Alessandro <1990&gt. "Rivoluzione sessuale nella società capitalistica del XX secolo." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14713.

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Abstract:
La tesi ripercorre lo sviluppo storico, sociale e ideologico della Rivoluzione sessuale. Un periodo che nell’immaginario collettivo si concentra troppo superficialmente nell’iconico Sessantotto, in cui la sessualità è stata sdoganata da una morale sociale sentita troppo restrittiva e coercitiva. Tuttavia non è possibile pensare a una Rivoluzione sessuale senza fare riferimento al lavoro di Wilhelm Reich, iniziato tra gli anni Venti e Trenta, il quale attribuiva gran parte dei disturbi psichici alla repressione sessuale che è stata imposta dalla società borghese del tempo. Tema, quello della repressione delle pulsioni, che sarà ripreso da Marcuse sotto il concetto di principio di realtà al quale l’individuo si è dovuto adeguare così da permettere lo sviluppo della civiltà. Si concluderà con l’analisi del sociologo Zygmunt Bauman, secondo il quale l’uomo moderno, soggiogato dalla società dei consumi, ha perso la propria libertà diviso “tra il desiderio di emozioni e la paura del legame”.
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2

Telese, Raffaella. "Il restauro dell'architettura del XX secolo : il caso francese." Versailles-St Quentin en Yvelines, 2004. http://www.theses.fr/2004VERS029S.

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Abstract:
La première partie de ce travail de recherche est centrée sur l'analyse de la politique de protection et de sauvegarde du patrimoine du XXe siècle en France. Elle s'appuie sur le fond documentaire des archives de la médiathèque du patrimoine à Paris et sur l'examen de la très riche documentation relative aux activités des différents ministres de la culture et des nombreuses commissions d'étude constituées avec l'objectif précis de définir les lignes d'une programmation en adéquation avec l'état de conservation et les caractéristiques d'un patrimoine moderne en constante évolution, dont les limites chronologiques sont élargies. Les mesures prises dans ce domaine par la direction de l'architecture et du patrimoine, les rapports rédigés par les différentes commissions, associés à l'étude de dossiers de protection, ont permis de dépeindre un tableau clair des motivations culturelles et administratives. L'étude relate les phases d'un processus de maturation jusqu'au dispositif actuel de protection patrimoniale. La deuxième partie de la recherche procède à l'examen de onze cas choisis parmi les récents chantiers de restauration conduits sur des ouvrages français du XXe siècle. Ceux-ci constituent une base importante d'évaluation et de vérification du mode opératoire et des résultats concrets de la gestion du patrimoine moderne en France
Sebbene indagato da ricercatori e tecnici da almeno un ventennio, il tema del restauro dell'architettura moderna e contemporanea conserva a tutt'oggi immutata la sua attualità in ambito internazionale. Molto eterogene et sono infatti le posizioni teoriche ed ideologiche rispetto al patrimonio ed all'architettura moderna in ambito internazionale. Spesso contraddette da una pratica operativa troppo frettolosamente orientata verso soluzioni di ripristino dello stato originario, esse oscillano fra la linea dell' unita di metodo, per l'intervento tanto sia sul patrimonio antico che sul moderno, e quella della diversificazione specialistica, giustificata da una serie di caratteristiche e di fattori peculiari di volta attribuiti all'architettura del Novecento. In questo variegato panorama internazionale particolarmente interessante ci è sembrata la posizione francese, caratterizzata da un lungo processo di maturazione attraverso il quale è stata infine predisposta una precisa strategia di tutela e di valorizzazione dell'architettura del XX secolo. L'analisi della pratica del restauro dell'architettura del XX secolo in Francia, nel suo aspetto tecnico e metodologico, constituisce infatti il contributo centrale e originale di questo lavoro, concepito come una dettagliata indagine sul terreno attraverso l'esperienza concreta e attuale di undici cantieri di restauro condotti, fra la line degli anni Novanta e l'anno corrente. L'obiettivo di questo contributo è di fornire il supporto di conoscenze e di elementi indispensabili alla formulazione di considerazioni critiche sulla pratica francese del restauro del patrimonio recente
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3

Cavallaro, Alessia <1988&gt. "La persistenza dell'icona nell'arte russa del XX e XXI secolo." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10354.

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Abstract:
Il progetto si propone di indagare la presenza e la persistenza del modello culturale dell’icona nell’arte russa del XX e XXI secolo. Si cercherà di dimostrare come l'icona ortodossa sia sopravvissuta ai cambiamenti storici, politici e culturali che nei secoli hanno investito la Russia, costituendo un costante modello di riferimento stilistico e iconografico di artisti moderni e contemporanei. La ricerca partirà dall’analisi di una specifica raccolta di icone russe, quella conservata nel Palazzo Leone Montanari di Vicenza.
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4

Dimitrio, Laura <1974&gt. "L'influenza del Giappone sulla moda italiana dal XVI al XX secolo." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7308/1/dimitrio_laura_tesi.pdf.

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Abstract:
Questa ricerca ha per oggetto lo studio dell’influenza del Giappone sulla moda italiana, dalla metà del XVI alla fine del XX secolo. Le prime notizie sugli abiti giapponesi giunsero in Italia intorno al 1550, dopo che il Giappone era stato ‘scoperto’ nel 1543 da alcuni mercanti portoghesi naufragati sulle sue coste. Tuttavia i primi timidi influssi giapponesi nella moda italiana si manifestarono solo dopo la seconda metà del XVII secolo, quando i nobiluomini italiani cominciarono a indossare kimono giapponesi come vesti da camera. Inoltre in alcuni tessuti di produzione italiana furono introdotti schemi decorativi desunti dalle contemporanee stoffe nipponiche. Ma fu solo alla fine dell’Ottocento che scoppiò in Europa e in Italia una diffusa passione per il Giappone e per la sua cultura, che è stata definita giapponismo. Dal momento che la moda è lo specchio dei tempi, anche la moda italiana, tra gli anni Ottanta dell’Ottocento e gli anni Venti del Novecento, venne percorsa da insistiti riferimenti all’abbigliamento giapponese, in particolar modo al kimono. Dopo il giapponismo tardo ottocentesco, il secondo periodo in cui sono riscontrabili evidenti influssi giapponesi sulla moda italiana si colloca tra gli anni Settanta e gli anni Novanta del Novecento. Durante questa fase di neo-giapponismo, alcuni stilisti italiani come Mila Schön e Ken Scott hanno continuato a trarre ispirazione dai costumi giapponesi tradizionali. Altri, invece, come Romeo Gigli ed Ennio Capasa, sono stati influenzati dai fashion designers giapponesi contemporanei Kenzo Takada, Issey Miyake, Yohji Yamamoto e Rei Kawakubo, che proponevano abiti oversize, spesso informi e asimmetrici.
The aim of this paper is to investigate the influence of Japan on Italian fashion from the half of the XVIth century to the end of the XXth century. The first information on Japanese clothes reached Italy around 1550, after Japan was ‘discovered’ by some Portuguese sailors who arrived on Japanese coasts after a shipwreck in 1543. However, the first mild influences of Japan on Italian fashion can be seen only after the second half of the XVIIth century when Italian noblemen started wearing kimonos as night-gowns. In addition, at that time, Japanese-style patterns derived from Japanese fabrics were introduced in some Italian fabrics. But it was just at the end of the XIXth century that a sort of Japanese culture mania called Japonisme spread out in Europe and in Italy. Since fashion is a reliable mirror of its times, also Italian fashion between 1880 and 1920 experienced more than once the influence of Japanese clothing, especially of the kimono. After late XIXth century Japonisme, the second time when Italian fashion was profoundly influenced by Japan was between the Seventies and the Nineties of the XXth century. During that phase of neo-Japonisme, some Italian fashion designers such as Mila Schön and Ken Scott repeatedly drew inspiration from old Japanese clothes. Others, such as Romeo Gigli and Ennio Capasa were influenced by contemporary Japanese fashion designers such as Kenzo Takada, Issey Miyake, Yohji Yamamoto and Rei Kawakubo who designed over-size clothes, often shapeless and asymmetrical.
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Dimitrio, Laura <1974&gt. "L'influenza del Giappone sulla moda italiana dal XVI al XX secolo." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7308/.

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Abstract:
Questa ricerca ha per oggetto lo studio dell’influenza del Giappone sulla moda italiana, dalla metà del XVI alla fine del XX secolo. Le prime notizie sugli abiti giapponesi giunsero in Italia intorno al 1550, dopo che il Giappone era stato ‘scoperto’ nel 1543 da alcuni mercanti portoghesi naufragati sulle sue coste. Tuttavia i primi timidi influssi giapponesi nella moda italiana si manifestarono solo dopo la seconda metà del XVII secolo, quando i nobiluomini italiani cominciarono a indossare kimono giapponesi come vesti da camera. Inoltre in alcuni tessuti di produzione italiana furono introdotti schemi decorativi desunti dalle contemporanee stoffe nipponiche. Ma fu solo alla fine dell’Ottocento che scoppiò in Europa e in Italia una diffusa passione per il Giappone e per la sua cultura, che è stata definita giapponismo. Dal momento che la moda è lo specchio dei tempi, anche la moda italiana, tra gli anni Ottanta dell’Ottocento e gli anni Venti del Novecento, venne percorsa da insistiti riferimenti all’abbigliamento giapponese, in particolar modo al kimono. Dopo il giapponismo tardo ottocentesco, il secondo periodo in cui sono riscontrabili evidenti influssi giapponesi sulla moda italiana si colloca tra gli anni Settanta e gli anni Novanta del Novecento. Durante questa fase di neo-giapponismo, alcuni stilisti italiani come Mila Schön e Ken Scott hanno continuato a trarre ispirazione dai costumi giapponesi tradizionali. Altri, invece, come Romeo Gigli ed Ennio Capasa, sono stati influenzati dai fashion designers giapponesi contemporanei Kenzo Takada, Issey Miyake, Yohji Yamamoto e Rei Kawakubo, che proponevano abiti oversize, spesso informi e asimmetrici.
The aim of this paper is to investigate the influence of Japan on Italian fashion from the half of the XVIth century to the end of the XXth century. The first information on Japanese clothes reached Italy around 1550, after Japan was ‘discovered’ by some Portuguese sailors who arrived on Japanese coasts after a shipwreck in 1543. However, the first mild influences of Japan on Italian fashion can be seen only after the second half of the XVIIth century when Italian noblemen started wearing kimonos as night-gowns. In addition, at that time, Japanese-style patterns derived from Japanese fabrics were introduced in some Italian fabrics. But it was just at the end of the XIXth century that a sort of Japanese culture mania called Japonisme spread out in Europe and in Italy. Since fashion is a reliable mirror of its times, also Italian fashion between 1880 and 1920 experienced more than once the influence of Japanese clothing, especially of the kimono. After late XIXth century Japonisme, the second time when Italian fashion was profoundly influenced by Japan was between the Seventies and the Nineties of the XXth century. During that phase of neo-Japonisme, some Italian fashion designers such as Mila Schön and Ken Scott repeatedly drew inspiration from old Japanese clothes. Others, such as Romeo Gigli and Ennio Capasa were influenced by contemporary Japanese fashion designers such as Kenzo Takada, Issey Miyake, Yohji Yamamoto and Rei Kawakubo who designed over-size clothes, often shapeless and asymmetrical.
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Martino, Floriano. "Intellettuali del XX secolo : Garin e le Cronache di filosofia italiana." Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2017. http://hdl.handle.net/11384/86145.

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STRAZZI, FRANCESCA. "Il veicolo a due ruote nell'immaginario letterario italiano del XX secolo." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2008. http://hdl.handle.net/10280/295.

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Abstract:
Parlare dell'influenza dei mezzi di trasporto moderni, e in particolare della motocicletta, nella letteratura italiana permette di aprire nuove prospettive di studio, perché oggi ci si confronta giornalmente con veicoli potenti e tecnologicamente sempre più avanzati. In ambito culturale gli intellettuali riconoscono al veicolo a due ruote un ruolo importante per descrivere la società. Attraverso la motocicletta l'individuo avverte in sé una nuova forza che lo porta a sperimentare l'ansia d'infinito. Egli si sente un nuovo centauro che ha assunto in sé le medesime caratteristiche di forza e velocità del suo mezzo meccanico. Nei secoli passati il veicolo più usato era il cavallo, nell'era di navi, treni e aerei il mezzo che più gli si avvicina è la moto, non solo per la postura del cavaliere, ma perché essa lascia il pilota a contatto con il paesaggio esterno, con i vari fenomeni atmosferici (pioggia, sole e vento) e con i profumi della natura. Se in passato il moto del cavallo poteva diventare il pretesto per esprimere determinati processi narrativi, nel Novecento tale compito è affidato alla motocicletta che cha finito per condizionare il modo di vivere e di pensare degli uomini del XX secolo.
Speaking about the influence of modern means of transport (in particular about the motorcycle) in literature, fixes a new way of studying culture, because today we have to cope with more and more powerful and technologically advanced vehicles. Intellectuals acknowledge motorcycles an important role to describing society. Thanks to the motorcycle man exploits a new strength that enables him to overcome his limits. He feels a sort of divinity embodying the same peculiarities as his vehicle. In the past the horse was the most widespread means of transport while today, in an age of airplanes, ships and trains, it has been replaced by the motorcycle, both for the rider's posture and for his contact with the environment and its expressions: rain, sun and wind as well as the perfumes of the Earth. Just like the horse's motion was in the past a way to express narrative processes, the motorcycle has inherited this task today, therefore conditioning the contemporary way of living and thinking.
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STRAZZI, FRANCESCA. "Il veicolo a due ruote nell'immaginario letterario italiano del XX secolo." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2008. http://hdl.handle.net/10280/295.

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Abstract:
Parlare dell'influenza dei mezzi di trasporto moderni, e in particolare della motocicletta, nella letteratura italiana permette di aprire nuove prospettive di studio, perché oggi ci si confronta giornalmente con veicoli potenti e tecnologicamente sempre più avanzati. In ambito culturale gli intellettuali riconoscono al veicolo a due ruote un ruolo importante per descrivere la società. Attraverso la motocicletta l'individuo avverte in sé una nuova forza che lo porta a sperimentare l'ansia d'infinito. Egli si sente un nuovo centauro che ha assunto in sé le medesime caratteristiche di forza e velocità del suo mezzo meccanico. Nei secoli passati il veicolo più usato era il cavallo, nell'era di navi, treni e aerei il mezzo che più gli si avvicina è la moto, non solo per la postura del cavaliere, ma perché essa lascia il pilota a contatto con il paesaggio esterno, con i vari fenomeni atmosferici (pioggia, sole e vento) e con i profumi della natura. Se in passato il moto del cavallo poteva diventare il pretesto per esprimere determinati processi narrativi, nel Novecento tale compito è affidato alla motocicletta che cha finito per condizionare il modo di vivere e di pensare degli uomini del XX secolo.
Speaking about the influence of modern means of transport (in particular about the motorcycle) in literature, fixes a new way of studying culture, because today we have to cope with more and more powerful and technologically advanced vehicles. Intellectuals acknowledge motorcycles an important role to describing society. Thanks to the motorcycle man exploits a new strength that enables him to overcome his limits. He feels a sort of divinity embodying the same peculiarities as his vehicle. In the past the horse was the most widespread means of transport while today, in an age of airplanes, ships and trains, it has been replaced by the motorcycle, both for the rider's posture and for his contact with the environment and its expressions: rain, sun and wind as well as the perfumes of the Earth. Just like the horse's motion was in the past a way to express narrative processes, the motorcycle has inherited this task today, therefore conditioning the contemporary way of living and thinking.
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Bottaro, Marica. "Il saxofono nell’orchestra italiana e francese della prima metà del secolo XX." Thesis, Paris 8, 2017. http://www.theses.fr/2017PA080023.

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Abstract:
La thèse se propose de vérifier la présence du saxophone dans le répertoire français et italien pour orchestre de la première moitié du XXème siècle, avec le but de confirmer la possibilité d’intégrer le saxophone à l’orchestre de façon permanente.Le choix d’étudier le répertoire pour saxophone dans l’orchestre en France et en Italie des premières décennies du XXème siècle a été fait car cet instrument, créé par Adolphe Sax, facteur d’instrument d’origine belge, a sa première diffusion sur le territoire français pendant la seconde moitié du XIXème siècle, avant de « s’expatrier » dans d’autres pays. C’est à la France donc de vanter les premières compositions pour le saxophone, et c’est au XXème siècle que cette production augmente considérablement. La France, avec son goût pour la couleur du timbre des instruments, influence l’Italie d’une façon particulière, pays où cet instrument est déjà présent au milieu du XIXème siècle, aussi grâce aux appréciations de Gioachino Rossini (qui à l’époque est à Paris), qui poussent le Lycée Musical de Bologna à acheter les produits de la maison Sax. La thèse est subdivisée en trois parties : la première, d’empreinte théorique, dédiée à la présence du saxophone dans les traités d’instrumentation et d’orchestration français et italiens, ainsi que d’autres pays des XIXe et XXe siècle ; la seconde, de caractère illustratif, dans laquelle on analyse les partitions de trois compositeurs français (Ravel, Honegger et Ibert) ; la troisième, toujours de nature illustratif, dédiée à l’étude des compositions de deux auteurs italiens (Marinuzzi et Zandonai)
The thesis’ purpose is to examine the presence of the saxophone in the French and Italian repertoire for orchestra in the first half of the 20th century, and aims at confirming its possible, permanent inclusion in the orchestra. The decision of investigating the repertory of the saxophone in the orchestra in France and Italy in the first decades of the 20th century was made because this instrument, created by the inventor of plenty of other musical instruments, Adolphe Sax (born in Belgium), spreads out for the first time in France during the second half of the 19th century and then ‘expatriates’ to other countries. It is France that can boast the first compositions for this instrument and it is in the 20th century that its production grows excessively. France, with its taste for the color of the instruments’ timbre, influences especially Italy, where the instrument is already present in the first half of the 19th century, thanks to Gioachino Rossini’s appreciations (who was in Paris at that time), pushing the Liceo Musicale in Bologna to buy the maison Sax’s products. My thesis is divided into three parts: the first, with a theoretical purpose, is dedicated to the presence of the saxophone in instrumentation and orchestration treatises published in France, Italy and other countries in the 19th and in the 20th century. In the second part, of explicative kind, the scores of three French composers (Ravel, Honegger and Ibert) are analyzed. Finally, the third section, of explicative kind as well, is dedicated to the study of some compositions by two Italian authors (Marinuzzi and Zandonai)
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Bottaro, Marica <1987&gt. "Il saxofono nell’orchestra italiana e francese della prima metà del secolo XX." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10353.

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Abstract:
L’elaborato si propone di sondare la presenza del saxofono all’interno delle partiture orchestrali francesi e italiane della prima metà del secolo XX, con lo scopo di confermare la legittimità della sua inclusione in pianta stabile fra le fila dell’orchestra. La scelta di indagare il repertorio saxofonistico orchestrale delle nazioni Francia e Italia e dei primi decenni del secolo XX è stata fatta poiché lo strumento, nato per mano di Adolphe Sax, costruttore di strumenti musicali di origine belga, ha la sua prima diffusione in terra francese durante la seconda metà dell’Ottocento, per poi “espatriare” anche negli altri paesi. È la Francia, dunque, a vantare il primato compositivo per lo strumento, ed è nel Novecento che questa produzione aumenta a dismisura. La Francia, con il suo gusto per il colore timbrico degli strumenti, contagia in particolar modo l’Italia in cui lo strumento è già presente a metà Ottocento, grazie anche alla sollecitazione di Gioachino Rossini, che da Parigi consiglia al Liceo Musicale di Bologna di adottare quanto prima il nuovo strumento di Sax. La prima parte della tesi, intitolata Teoria. I trattati di strumentazione e di orchestrazione, ha come obiettivo quello di fornire una vera e propria ricognizione mai effettuata prima d’ora della presenza del saxofono all’interno dei trattati di strumentazione e di orchestrazione sia francesi sia italiani, ma anche del Belgio, dell’Inghilterra, della Svizzera e degli Stati Uniti per dimostrare la diffusione dello strumento al di fuori dei due paesi che se ne sono occupati maggiormente. La seconda parte (Composizioni francesi) e la terza (Composizioni italiane) contemplano la presenza di alcune indagini su compositori che hanno incluso il saxofono all’interno delle loro partiture per orchestra. La scelta dei musicisti e delle composizioni da analizzare è stata fatta sulla base della portata e della rilevanza della parte dedicata al saxofono, nonché del peso della singola partitura e del compositore presi in esame, selezionando i titoli prescelti dall’elenco delle partiture che prevedono il saxofono allegato nella tesi.
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Brachi, Vittoria <1995&gt. "Educare all'immagine. Proposte artistiche per un vocabolario visivo del XX-XXI secolo." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19646.

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Abstract:
Il presente elaborato vuole definire il rapporto tra parola e immagine a partire dalla seconda metà del XX secolo; si vuole capire quale sia l’impatto della comunicazione iconica sullo spettatore come individuo sociale e come osservatore, valutando la possibilità dello sviluppo di una alfabetizzazione visiva. Partendo dalla definizione di svolta iconica, si esaminerà l’evoluzione di media quali fotografia e cinema in campo artistico e sociale, prestando attenzione agli spazi in cui avvengono gli incontri uomo-immagine. Ciò tenterà di definire la capacità del singolo di memorizzare le informazioni ivi contenute e la nuova concezione di memoria che ad essa si collega. Si tratterà in particolare l’opera di Martha Rosler, Jenny Holzer e Barbara Kruger, collocata tra gli anni 60 e 80 del secolo scorso. La loro generazione artistica si è rivelata cruciale nel dimostrare la grande importanza che il medium figurativo investe nella società, problematizzando la sua recezione da parte dello spettatore. Successivamente, si tratterà questa trasformazione di ruoli tra immagine e parola tramite gli artisti Steve McQueen e Arthur Jafa. Il focus si sposterà all’analisi dell’immagine in movimento, mantenendo il legame con la Storia, la Memoria, l’identità. Infine, si definirà se l’immagine sia capace di una comunicazione più genuina rispetto alla parola scritta per i suoi caratteri di concisione e raccoglimento e come ciò possa influire sulla nostra percezione. Il ruolo dell’artista dovrebbe rivelarsi fondamentale nel definire un vero e proprio vocabolario visivo.
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Ventoruzzo, Diana <1986&gt. "Le parole del diritto tra tradizione e innovazione in Cina alla soglia del XX secolo." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4755.

Full text
Abstract:
A cavallo tra XIX e XX secolo, agli occhi degli osservatori occidentali, il Celeste Impero diventò l’emblema di una cultura immobile e arretrata, chiusa nella strenua difesa del suo conservatorismo. Smembrata sotto il controllo delle potenze coloniali, e tuttavia forte della sua tradizione culturale, la Cina Qing cercò di riaffermare la propria autorità dotandosi di leggi di matrice occidentale, e iniziando così un processo di studio e di traduzione di testi giuridici stranieri. Questa tesi prende in esame alcuni termini per ricostruire il ruolo e la funzione che la Cina assegnò al diritto e per analizzare come la lingua cinese, solo apparentemente impenetrabile e chiusa ai prestiti stranieri, abbia in realtà elaborato molti neologismi, assimilando nuovi concetti giuridici, pur mediati da una tradizione millenaria che, benché assegnasse al diritto un ruolo secondario nel mantenimento dell’ordine sociale, stabiliva delle norme per moltissimi aspetti di vita quotidiana.
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Zanzottera, Ferdinando <1969&gt. "L’edilizia residenziale popolare pubblica di Milano nei primi tre decenni del XX secolo." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/3896/1/zanzottera_ferdinando_tesi.pdf.

Full text
Abstract:
Lo stabilirsi di nuovi criteri abitativi nella Lombardia di fine Ottocento e dei primi decenni del XX secolo, ha fatto emergere, nel vasto tema dell’abitazione popolare, componenti meritevoli di essere analizzate nelle loro differenti declinazioni. Nella ricerca sono quindi stati analizzati: gli studi tipologici di quel periodo, l’impiego di differenti materiali edili, il linguaggio compositivo, le interrelazioni dei manufatti architettonici con il contesto urbano, l’apporto delle cooperative alla realizzazione degli interventi, lo sviluppo e l’impiego della prefabbricazione e la tutela, valorizzazione e trasformazione del patrimonio edilizio esistente. Presupposto di quest’analisi è stata l’ampia ricostruzione storiografica delle fasi germinali e del dibattito ottocentesco sulla casa operaia e popolare, che hanno condotto (all’inizio del novecento) alla creazione dell’Istituto Autonomo Case Popolari od Economiche di Milano. Sono state enucleate anche le principali caratteristiche formali e tecnologiche dell’edilizia residenziale popolare milanese di quel periodo. La ricerca inoltre è stata finalizzata alla definizione di strategie gestionali del patrimonio storiografico esistente (documentario, iconografico e bibliografico) rivolto a una migliore fruizione dei beni architettonici considerati e a supporto di conoscenza per la sua valorizzazione, tutela, trasformazione e recupero. Per questa ragione l’analisi delle fonti documentarie e archivistiche, si è basata sull’indagine di alcuni progetti originari (quasi mai in possesso dell’Aler e parzialmente dispersi in archivi comunali e privati). La ricostruzione del patrimonio storico-visuale dell’edilizia residenziale d’inizio secolo, ha dedicato attenzione anche agli aspetti architettonici e di vita degli spazi comuni, dello stato di conservazione e delle trasformazioni delle strutture originarie. Accanto a questi filoni di indagine è stata sviluppata un’attenta analisi della letteratura esistente, studiando sia la pubblicistica sia la letteratura scientifica coeva alle costruzione e gli studi, anche di grande portata, compiuti nei decenni successivi. L’indagine propone anche una periodizzazione delle fasi realizzative dell’edilizia popolare, relazionandole a contesti architettonici e storiografici di più ampio respiro. Si sono indagate, ad esempio, le ragioni del costituirsi di una forte interdipendenza delle varie realtà sociali urbane e si sono posti a confronto gli elementi prettamente architettonici con il quadro tematico connesso al concetto di modernità. La ricerca non ha neppure trascurato gli studi chiarificatori delle istanze sociali, che hanno trovato particolari riferimenti nelle analisi scientifiche (pubblicate su riviste specialistiche, in qualche caso di difficile reperibilità) o nelle ricerche commissionate dal Comune di Milano nel primo decennio del XX secolo. Grande importanza è stata riposta anche nell’analisi delle delibere comunali (verificate e documentate in modo organico e complessivo) che, a partire dal 1861, trattano il tema dell’impegno pubblico nella realizzazione di edilizia operaia a basso costo.
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Zanzottera, Ferdinando <1969&gt. "L’edilizia residenziale popolare pubblica di Milano nei primi tre decenni del XX secolo." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/3896/.

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Abstract:
Lo stabilirsi di nuovi criteri abitativi nella Lombardia di fine Ottocento e dei primi decenni del XX secolo, ha fatto emergere, nel vasto tema dell’abitazione popolare, componenti meritevoli di essere analizzate nelle loro differenti declinazioni. Nella ricerca sono quindi stati analizzati: gli studi tipologici di quel periodo, l’impiego di differenti materiali edili, il linguaggio compositivo, le interrelazioni dei manufatti architettonici con il contesto urbano, l’apporto delle cooperative alla realizzazione degli interventi, lo sviluppo e l’impiego della prefabbricazione e la tutela, valorizzazione e trasformazione del patrimonio edilizio esistente. Presupposto di quest’analisi è stata l’ampia ricostruzione storiografica delle fasi germinali e del dibattito ottocentesco sulla casa operaia e popolare, che hanno condotto (all’inizio del novecento) alla creazione dell’Istituto Autonomo Case Popolari od Economiche di Milano. Sono state enucleate anche le principali caratteristiche formali e tecnologiche dell’edilizia residenziale popolare milanese di quel periodo. La ricerca inoltre è stata finalizzata alla definizione di strategie gestionali del patrimonio storiografico esistente (documentario, iconografico e bibliografico) rivolto a una migliore fruizione dei beni architettonici considerati e a supporto di conoscenza per la sua valorizzazione, tutela, trasformazione e recupero. Per questa ragione l’analisi delle fonti documentarie e archivistiche, si è basata sull’indagine di alcuni progetti originari (quasi mai in possesso dell’Aler e parzialmente dispersi in archivi comunali e privati). La ricostruzione del patrimonio storico-visuale dell’edilizia residenziale d’inizio secolo, ha dedicato attenzione anche agli aspetti architettonici e di vita degli spazi comuni, dello stato di conservazione e delle trasformazioni delle strutture originarie. Accanto a questi filoni di indagine è stata sviluppata un’attenta analisi della letteratura esistente, studiando sia la pubblicistica sia la letteratura scientifica coeva alle costruzione e gli studi, anche di grande portata, compiuti nei decenni successivi. L’indagine propone anche una periodizzazione delle fasi realizzative dell’edilizia popolare, relazionandole a contesti architettonici e storiografici di più ampio respiro. Si sono indagate, ad esempio, le ragioni del costituirsi di una forte interdipendenza delle varie realtà sociali urbane e si sono posti a confronto gli elementi prettamente architettonici con il quadro tematico connesso al concetto di modernità. La ricerca non ha neppure trascurato gli studi chiarificatori delle istanze sociali, che hanno trovato particolari riferimenti nelle analisi scientifiche (pubblicate su riviste specialistiche, in qualche caso di difficile reperibilità) o nelle ricerche commissionate dal Comune di Milano nel primo decennio del XX secolo. Grande importanza è stata riposta anche nell’analisi delle delibere comunali (verificate e documentate in modo organico e complessivo) che, a partire dal 1861, trattano il tema dell’impegno pubblico nella realizzazione di edilizia operaia a basso costo.
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Salaris, Stefania <1987&gt. "Il New York Times racconta: lo sviluppo economico del Giappone nel XX secolo." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/5768.

Full text
Abstract:
L'obiettivo di questa tesi è quello di delineare le tappe principali dello sviluppo economico del Giappone durante il XX secolo. Si è scelto di utilizzare però una prospettiva particolare, quella del New York Times, che ci fornisce l'idea di come una parte dell'opinione pubblica USA abbia interpretato lo sviluppo economico di un paese di industrializzazione non europea.
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Civai, Sara <1988&gt. "Immagini letterarie del Ghetto di Venezia tra il XX e il XXI secolo." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/9599.

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Abstract:
La tesi si pone come obiettivo quello di indagare le visioni letterarie del Ghetto di Venezia e della sua comunità immaginata, provando a far dialogare i tanti sguardi di scrittori e giornalisti che nel corso del Novecento e degli anni Duemila hanno attraversato e variamente interpretato questo spazio dalla forte vocazione storica e identitaria, luogo di coscienza che racchiude al suo interno un cortocircuito di memorie. Dal Ghetto vagheggiato di Zangwill e Cecil Roth, al Ghetto trasfigurato in Oriente di Comisso e Parise, fino al Ghetto metafora della precarietà dell'esistenza nel romanzo di Fruttero e Lucentini e della ricerca delle radici in un'autrice come Anita Desai. Ma anche spazio scenico e teatro, emblema dei destini di una città intera nella scrittura di Paolo Barbaro e forse mise en abyme della sua fine annunciata. Refugium. Un luogo circoscritto ma in relazione profonda col mondo intero, come ha suggerito uno dei suoi più recenti visitatori, il fotografo Ferdinando Scianna. La tesi, oltre a cercare di interpretare le diverse prospettive attraverso cui questo spazio è stato rappresentato in età contemporanea da autori "canonici", si occuperà di analizzare alcuni racconti inediti prodotti dagli scrittori coinvolti nel progetto del Dipartimento di Studi Linguistici, «Reimmaginare il Ghetto per il XXI secolo», che ha l'ambizione di ritrasformare il Ghetto «da luogo della memoria locale a luogo di riflessione globale sui temi della tolleranza e della convivenza».
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Pelosato, Camilla <1993&gt. "L’IMMAGINE DELL’ARMENIA NELLA CULTURA E LETTERATURA RUSSA DEL XIX E DEI PRIMI DECENNI DEL XX SECOLO." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12190.

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Abstract:
La tesi cercherà di delineare l'immagine dell'Armenia, in particolare della popolazione armena cosiddetta orientale, all'interno della cultura e letteratura russa del XIX e dei primi decenni del XX secolo. Dopo aver tracciato le basi del rapporto storico-politico costituitosi tra Russia e Armenia, vedremo che considerazione, che ruolo e che importanza aveva la popolazione armena all'interno della cultura russa e di come tutto ciò si sia riflettuto nelle opere di grandi autori russi. In particolare verranno analizzate alcune produzioni di Puškin, Griboedov, Lermontov e Tol'stoj, per poi concentrarsi sul particolare interesse sviluppato per la popolazione armena, a cavallo tra il XIX e il XX secolo, da parte di alcuni studiosi, come Veselovskij, e di alcuni poeti russi, come Brjusov e Gorodeckij. L'analisi verrà effettuata mettendo inoltre a confronto le tesi di studiosi anglosassoni e di studiosi russi che si sono spesso trovati in contrasto sulla natura e sul significato della questione dell'orientalismo all'interno dei rapporti culturali russo-armeni.
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Favaretto, Giulia <1988&gt. "Modernità e Restauro. Materialità e divenire dell'architettura razionalista forlivese nello scenario del restauro del patrimonio del XX secolo." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amsdottorato.unibo.it/9062/1/favaretto_giulia_tesi.pdf.

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Abstract:
Documentare la vicenda progettuale, esecutiva e trasformativa di architetture razionaliste forlivesi di grande significato, illustrandone i moventi progettuali, descrivendone gli esiti materiali e ricomponendone la sequenza delle modificazioni, ha l’obiettivo di fornire un contributo utile alla conoscenza finalizzata alla trasmissione al futuro di tale patrimonio. Ripartendo dalle fonti d’archivio e giungendo alla lettura diretta del costruito, lo studio converge l’attenzione sull’arco temporale del Ventennio e, nel farlo, documenta quattro esperienze architettoniche forlivesi, emblematiche nella ridefinizione di un territorio profondamente segnato dalle vicende del fascismo: la Casa del Balilla, l’Asilo Santarelli, l’Istituto Tecnico Industriale e il Collegio Aeronautico. Approfondire il quadro conoscitivo di architetture costruite risulta tuttavia necessario ma non sufficiente per garantire la permanenza in essere di un patrimonio unico e non ripetibile: una solida indagine di conoscenza non ha senso in mancanza di un ordine metodologico. Collocandosi nello scenario del restauro del patrimonio del XX secolo, la ricerca sviluppa l’argomento da un punto di vista ancora poco esplorato: il rapporto tra Modernità e Restauro. Infatti, pur focalizzando l’attenzione sulle questioni ruotanti attorno alla materialità e al divenire di significative architetture della Forlì razionalista, la tesi amplia lo sguardo sull’incontro con la modernità, per domandarsi se il restauro possa esserne espressione. Così facendo, l’indagine giunge a una riflessione sulle questioni critico-metodologiche dell’operazione, per poi effettuare un affondo sugli aspetti tecnico-operativi dell’intervento, diretta conseguenza dell’orientamento di metodo. Ad emergere sono le sollecitazioni che i fermenti della modernità possono offrire al presente, configurando il restauro come sua effettiva espressione. L’intento è quello di delineare un quadro di approfondita conoscenza di rilevanti testimonianze materiali della Forlì razionalista e di sviluppare una trattazione utile, in termini teorici ed operativi, all’individuazione di strategie orientate alla conservazione e all’uso contemporaneo dell’architettura del XX secolo.
The recording of the planning, executive and transformative processes of significant rationalist architectures in Forlì aims at providing a useful contribution for a deep knowledge of this heritage with the purpose of its future transmission. Starting from the archive sources and getting to the direct reading of the buildings, the study focuses on the Fascist period and it provides documentary evidence of four architectures in Forlì: the Casa del Balilla, the Santarelli Kindergarten, the Industrial Technical Institute and the Aeronautical College. Nevertheless, the detailed study of built architectures is necessary but not enough to guarantee the safeguard of a unique and unrepeatable heritage: a solid investigation of knowledge doesn’t make sense without a methodological order. Placing itself in the scenario of the restoration of the 20th century heritage, the research develops the topic from a point of view that has been little explored: the relationship between Modernity and Restoration. Indeed, although the thesis draws attention to the issues concerning the materiality and the transformation of significant rationalist architectures in Forlì, it provides a broader overview of the encounter with modernity in order to wonder whether restoration could be an expression of it. The investigation first gets to a reflection that involves the critical-methodological questions of the operation and then deepens the technical-operational aspects of the intervention that are the direct consequence of the orientation of method. It is the solicitations which the ferments of modernity can offer to the present that emerge configuring restoration as an effective expression of it. The aim is to outline a picture of deep knowledge of relevant material proofs in Forlì and to develop a treatise that might be useful, in theoretical and operative terms, to the identification of strategies oriented to the conservation and contemporary use of the 20th century architecture.
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Mannino, Francesco. "Genesi di periferie storiche tra retaggi e paesaggi nella Catania del XIX-XX secolo." Thesis, Universita' degli Studi di Catania, 2011. http://hdl.handle.net/10761/307.

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Abstract:
La ricerca condotta sul tema "Genesi di periferie storiche tra retaggi e paesaggi nella Catania del XIX-XX secolo" ha puntato a soddisfare alcuni quesiti relativi alle dinamiche territoriali che portarono, tra Otto e Novecento, allo sviluppo di quel territorio oggi convenzionalmente descritto da quartieri quali Angeli Custodi, San Cristoforo e parte del Fortino. Il caso di studio di Catania sud e dei quartieri rappresenta un utile esempio di applicazione della categoria di Paesaggio Urbano Storico in un contesto di citta' mediterranea contemporanea. Gli elementi di urbanizzazione connessi allo sviluppo industriale, la condizione di periferia con netta valenza storica, la caratteristica di spazio capace di attirare popolazioni provenienti da aree rurali di retroterra ed entroterra, sommate alla percezione che la citta' tutta sviluppo' nei suoi confronti, permette di leggere l'area dei tre quartieri sia dal punto di vista degli outsiders che da quello degli insiders, nel contesto del dibattito sulla storia dei quartieri, sul paesaggio e sulla pianificazione urbana.
The research titled "Genesi di periferie storiche tra retaggi e paesaggi nella Catania del XIX-XX secolo" intended to answer some questions about territorial behaviors and history, that played a role "in nineteenth and twentieth century " in the development of the urban space corresponding to the districts Angeli Custodi, San Cristoforo and a part of Fortino. The case study of south of Catania and its districts is a useful example to apply the category of Historic Urban Landscape to a contemporary Mediterranean city. The urban development related to industrial growth; the condition of a historical suburb; the capacity to attract the people from rural areas; peopleâ s perception have of this area: all these help us to understand the south area considering the insiders and outsidersâ point of view, in the international discussion about districts history, urban landscape and planning.
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Fabris, N'Ai' <1987&gt. ""Le esposizioni d’arte a Udine tra la fine del XIX e la prima metà del XX secolo"." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14605.

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Abstract:
L’elaborato prevede lo studio delle attività espositive a Udine a cavallo tra il XIX e il XX secolo e precisamente dal 1853 al 1951, prendendo in considerazione una trentina di mostre d’arte analizzate attraverso i relativi cataloghi e periodici dell’epoca. L’indagine coinvolge gli artisti più importanti di questo periodo di passaggio ed ha lo scopo di tracciare una storia dell’arte contemporanea a Udine. A partire quindi dalla Prima esposizione delle belle arti in Udine svoltasi nel 1853 in cui si nota una forte restrizione ai temi ed agli stili accademici espressi dagli artisti Michelangelo Grigoletti, Filippo Giuseppini e Giuseppe Malignani, si passa gradualmente ad una apertura verso nuove forme artistiche, anche grazie al collegamento della realtà udinese verso i maggiori avvenimenti artistici italiani quali la Biennale d’Arte di Venezia e la Quadriennale Nazionale di Roma. Le nuove tendenze trovano la loro affermazione alla I Mostra della Scuola Friulana d’Avanguardia del 1928, organizzata dal giovane gruppo composto da Dino, Mirko e Afro Basaldella, accompagnati da Angilotto Ermacora Modotto e Alessandro Filipponi. Il percorso attraversa gli anni tra le due guerre con le prolifiche mostre promosse dal Sindacato fascista artisti e professionisti, per concludersi con le mostre organizzate dal Circolo artistico friulano sostenitore del movimento neorealista conosciuto con il nome di Vicolo Florio e capeggiato da Giuseppe Zigaina.
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Lanteri, Minet Tomaso <1985&gt. "Mario Labò. La produzione architettonica e il ruolo di promotore culturale nella prima meta del XX secolo." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amsdottorato.unibo.it/7961/1/TOMASO%20LANTERI%20MINET%20-%20MARIO%20LABO%20-%20TESI.pdf.

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Abstract:
La ricerca si propone di indagare la figura di Mario Labò (1884-1961), architetto-progettista, attento mediatore culturale impegnato negli studi storiografici, nella critica dell’arte, nella politica e protagonista dell’avanguardia razionalista. Si intende definirne il profilo culturale eseguendo una lettura critica e consapevole delle numerose fonti scritte, dell’opera progettuale, studiando i rapporti intrapresi con i contesti nazionali e internazionali delle avanguardie culturali di inizio Novecento. La ricerca vuole raccontare, attraverso l’attenta analisi delle fonti di archivio e lo studio approfondito dell’opera culturale di Mario Labò, le prime sei decadi del XX secolo. Inoltre, l’obbiettivo di questa tesi è quello di fornire un primo contributo sugli elementi compositivi della sua architettura in rapporto agli anni della formazione e agli scritti da lui prodotti.
The research aims at exploring the activity of Mario Labò (1884-1961), architect, designer, cultural mediator, representative of the rationalist avant-garde, committed in historiographical studies, art criticism and politics. The objective is to define his cultural profile through a critical reading of the numerous written sources, to study his architectural works and the relationships established with the cultural national and international avant-garde of the beginning of the 20th century. The current bibliography and the limited number of studied carried on Mario Labò are insufficient to point out the importance of his architectural production and, above all, of Labò himself as “man of culture”, with his relationships and his active role in the dialogue with other representatives of modern architecture. The research wants to describe the first six decades of the 20th century through a detailed analysis of Labò’s archives and cultural works.
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Vianello, Eugenia <1975&gt. "La letteratura come specchio dei cambiamenti della società: tre ritratti di donna nel Giappone del XX secolo." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2423.

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Abstract:
L’argomento trattato in questa tesi e’ l’evoluzione della figura femminile nella letteratura giapponese moderna e contemporanea, e si basa sull’analisi di tre romanzi prodotti da altrettante famose scrittrici: Inazuma (1936) di Hayashi Fumiko 林芙美子 (1903-1951), Sanbiki no kani (1968) di Ōba Minako 大庭みな子 (1930-2007) e Kasha (1992) di Miyabe Miyuki 宮部みゆき (1960). Sono state scelte tre autrici appartenenti a tre momenti storici diversi del secolo scorso in quanto, attraverso la presentazione dei personaggi da loro ideati, si vuole evidenziare l’evoluzione in letteratura della riflessione sulla condizione della donna nella società giapponese del ventesimo secolo. Nei romanzi trattati, infatti, si riscontrano diversi livelli di approfondimento dell’analisi della condizione femminile in Giappone, legati sia alle contingenze storico-culturali, sia a tre diversi punti di osservazione delle scrittrici dai quali trapela una diversa consapevolezza dell’essere donna e individuo appartenente alla società.
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Cugnata, Cristina <1987&gt. "Elizaveta Ivanovna De-Vitte. Uno sguardo al femminile sulla condizione degli Slavi europei all'inizio del XX secolo." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2537.

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Rossin, Francesco <1985&gt. "AIDS e letteratura: come è stata raccontata la peste del xx° secolo nei romanzi e nei film." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/9415.

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Abstract:
La tesi è una ricerca sugli scrittori e i registi che hanno affrontato il tema dell'Aids. Partendo dall'analisi dei testi di Pier Vittori Tondelli, Cyril Collard, Hervè Guibert, Brett Shapiro, Alessandro Golinelli, Maurizio Gregorini e Nicola Gardini si studia il loro pensiero e il ruolo che hanno avuto come testimoni della “peste del ventesimo secolo”. Viene valutata la loro posizione in relazione ai movimenti letterari preminenti (specialmente il postmodernismo) e la loro contro-reazione a quest'ultimi. Si passa poi al confronto col pensiero dei sociologi Marco Binotto e Susan Sontag sullo stesso argomento. A questo si aggiunge lo studio delle autrici femminili che hanno trattato il tema dell'Aids nei loro romanzi: Simona Ferraresi, Isabelle Muller, Valeria Piassa Polizzi, Charlotte Valandrey e Banana Yoshimoto. Fatto questo si passa al cinema analizzando attraverso i personaggi come è stato proposto il tema dell'Aids al pubblico negli anni ottanta/novanta e ai giorni nostri. Segue il confronto fra la letteratura e il cinema sullo stesso tema.
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De, Benetti Sarah <1987&gt. "Le mostre di Paul Klee in Italia. La fortuna espositiva dell'artista svizzero nel corso del XX secolo." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/18497.

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Abstract:
Il presente contributo di ricerca intende ripercorrere le tappe che hanno portato alla nascita, e al successivo sviluppo, della ricerca critica riguardante l’opera di Paul Klee in Italia. Partendo da un breve excursus relativo alla vita dell’artista che, nello specifico, indaga il rapporto personale che ebbe con il nostro paese, l’elaborato sviluppa la sua ricerca dalla prima presentazione in Italia dell’arte di Paul Klee, fatta risalire al 1920, grazie ad un articolo del giovane critico tedesco Leopold Zahn nella rivista d’avanguardia Valori Plastici. Vengono quindi passate in rassegna le occasioni espositive offerte dalle Biennali, sia durante la vita dell’artista (1928 e 1930), sia dopo la morte (1948, 1950 e 1954), unitamente alle mostre e ai rapporti intrecciati con la Galleria de’ Il Milione e all’uscita dell’edizione italiana della monografia di Will Grohmann, che permisero una penetrazione ampia e diramata della sua ricerca nell’arte e nella critica italiane. Attraverso una indagine diretta effettuata presso l’archivio della Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma, vengono presi in considerazione gli approfondimenti dello studio dell’universo kleeniano nell’ambiente artistico della capitale a partire dalla seconda metà degli anni Cinquanta e le relative mostre realizzate presso tale istituto. La tesi si conclude con un regesto delle opere di Paul Klee attualmente presenti nelle collezioni pubbliche italiane, oltre ad un elenco di disegni e dipinti passati per esposizioni realizzate nel nostro paese dal 1920 al 2018.
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Muzio, Gaia <1998&gt. "Anchoring effect nelle aste di opere d'arte: uno studio empirico sulle aste d'arte italiana del XX secolo." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21984.

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Abstract:
Nelle aste d’arte sono molteplici le informazioni disponibili circa un’opera d’arte – i prezzi precedenti di aggiudicazione, le stime prevendita, le caratteristiche del lotto. Ognuna di queste variabili ha il potere di condizionare i processi di ragionamento degli attori in asta – esperti d’arte, bidder e seller. Questo studio si pone come obiettivo analizzare il fenomeno dell’anchoring effect dei prezzi di aggiudicazione e delle stime prevendita di opere d’arte, esplorando in quale misura gli attori in asta siano ancorati a tali variabili. A partire da una revisione delle letteratura scientifica, sono stati descritti e confrontati alcuni lavori sull’effetto ancoraggio in diversi settori del mercato, tra cui le aste d’arte, le aste di vino pregiato e le negoziazioni immobiliari. Successivamente, si è sviluppato un modello empirico di regressione per verificare la sussistenza di effetti d’ancoraggio su un database di 62 opere di artisti italiani del XX secolo rivendute almeno due volte da Sotheby’s e Christie’s dal 1993 al 2021.
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Marcenta, Chiara <1990&gt. "LO SGUARDO DIVINO DEL BAZAAR La potenza figurativa delle iconografie divine hindū e la riproducibilità artistica nell’India del XIX-XX secolo." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16284.

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Abstract:
Posizionate nei complessi templari e negli ambienti religiosi fin dalle epoche più antiche, le rappresentazioni delle divinità hindū hanno da sempre goduto di un notevole prestigio, giungendo a conquistare – in epoca moderna – gli spazi del mercato popolare e diffondendosi, in forma di stampe litografiche, cromolitografiche e fotografiche, nei maggiori esercizi commerciali indiani, con un posto di riguardo nel bazaar. Un tale inserimento di mercato è stato reso possibile dalle innovazioni tecnologiche che in epoca coloniale hanno animato e suggestionato la produzione artistica in India, conducendola - in ambito figurativo - a soluzioni nuove, originali, di successo, e per certi versi con sviluppi difformi rispetto quanto stava avvenendo in Europa. Difatti, se qui la riproduzione meccanica minava l’unicità dell’opera d’arte, nel contesto indiano, nel periodo oggetto di indagine, i mezzi tecnologici sembrano operare in senso inverso, assicurando la popolarizzazione e al contempo il successo delle opere d’arte. Il presente studio, pertanto, intende analizzare gli sviluppi tecnici che segnarono la scena artistica indiana tra il XIX e il XX secolo, con particolare riferimento all’elaborazione della specifica iconografia delle divinità hindū. Prendendo in esame il ruolo e la potenza figurativa delle rappresentazioni antiche e analizzandone gli sviluppi iconografici - temi ai quali è dedicata una trattazione teorico-concettuale nei capitoli preliminari del lavoro -, ci si propone di esaminare le modalità attraverso le quali le iconografie religiose hanno acquisito popolarità grazie alla riproducibilità meccanica e grazie alla loro diffusione attraverso i mezzi a stampa. Allo scopo di soddisfare tali intenti, la ricerca prende come riferimento principale l’opera di Raja Ravi Varma (1848-1906), uno dei primi pittori accademici indiani del XIX secolo. La popolarità dell’artista si amplifica quando, nel 1894, istituisce la propria stamperia d'arte a Bombay (Mumbai), allo scopo di sfruttare le moderne tecnologie meccaniche per riprodurre e diffondere copie cromolitografiche dei propri lavori, in particolare dei dipinti a soggetto puranico e mitologico. La stamperia di Raja Ravi Varma - tra i pionieri dell’attività di riproduzione a stampa - e le altre che vanno fiorendo negli anni successivi saranno responsabili della nascita di un nuovo genere artistico tuttora molto apprezzato, la cosiddetta calendar art, disseminata nei bazaar delle maggiori città indiane e principalmente animata dalle rappresentazioni delle divinità hindū. Tale successo nel Subcontinente conferma il ruolo delle nuove tecniche di riproduzione nel determinare la fortuna iconografica di peculiari soggetti artistici. È su questa base, dunque, che il principio guida della ricerca si è avvalso della tesi elaborata dall’intellettuale tedesco Walter Benjamin ne L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica (1935), nel tentativo di operare una distinzione tra le conseguenze che i mezzi meccanici hanno attuato nelle produzioni d’arte di Europa e India. Infatti, se l’argomentazione del critico berlinese – che ravvisa nella riproducibilità la causa della perdita dell’aura dell’opera d’arte - è applicabile all’arte moderna europea del XIX secolo, ciò potrebbe essere messo in discussione nel caso indiano, dove la riproduzione si rivela essere un’occasione di consacrazione per gli artisti, come dimostrato dall’attività di Raja Ravi Varma. Proprio in virtù dell’ampia diffusione odierna di tali stampe iconografiche, che dal primo contesto d’origine, il bazaar, hanno occupato innumerevoli spazi pubblici e privati, il presente lavoro intende gettare le basi per studi e ricerche future che potrebbero guardare alle modalità del consumo popolare di tali rappresentazioni e alla tipologia del pubblico fruitore.
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Pizzigatti, Cesare. "Degrado e restauro dei materiali dell'architettura del XX secolo: il caso dell'ex discoteca "Woodpecker" di Milano Marittima (RA)." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Abstract:
La tesi in oggetto riguarda lo studio del degrado dei materiali della cupola dell’ex discoteca Woodpecker di Milano Marittima (RA), realizzata nel 1968 su progetto dall’arch. Filippo Monti; il locale versa in stato di abbandono da circa 40 anni e, a seguito dell’iter ultimamente intrapreso dal Comune di Cervia, sembra destinato a un prossimo recupero che prevede anche la riproposizione della destinazione d’uso originaria. La suddetta cupola, costruita a copertura dell’ambiente che era deputato a ospitare l’orchestra e la pista da ballo, ha una forma semisferica ed è costituita dall’assemblaggio di 23 vele in vetroresina nervate con profili in acciaio, in stato di avanzato degrado; sull’intradosso è presente un graffito dello street artist Blu, realizzato agli inizi degli anni 2000 e attualmente alquanto deteriorato. L’assenza di esaurienti elaborati progettuali originali (accentuata dal fatto che per la realizzazione delle vele ci si affidò a un’azienda che realizzava barche in vetroresina) ha reso necessaria una lunga e accurata fase di analisi per avanzare una verosimile ipotesi in merito alle tecniche di realizzazione; particolare attenzione è stata dedicata anche a una classificazione dei vari tipi di degrado che interessano la cupola. Sono quindi state condotte analisi di laboratorio (microscopio ottico, microscopio elettronico e FTIR) su campioni di tinta, di acciaio e di vetroresina, che hanno permesso la caratterizzazione materica e il confronto con le ipotesi avanzate in fase di anamnesi. Sono state infine proposte delle possibili linee guida per l'intervento di restauro. Il restauro delle architetture del XX secolo implica una serie di problematiche inerenti l’approccio di intervento, sia per la differente percezione di “bene culturale” relativo a tali opere rispetto a quelle dell’antichità, sia per il carattere innovativo, e talvolta sperimentale, dei materiali e delle tecniche costruttive usate, di cui il Woodpecker costituisce un esempio emblematico.
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Sgobbi, Manuela <1980&gt. "Studio dei trattamenti superficiali del XIX-XX secolo su manufatti lapidei a Venezia mediante tecniche chimico-fisiche d'indagine." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2010. http://hdl.handle.net/10579/68.

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Paparelli, Rubina <1989&gt. "Insegnamento e apprendimento della lingua araba. Analisi di alcune grammatiche moderne alla luce delle tendenze glottodidattiche del XX secolo." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4555.

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Abstract:
Il presente studio si propone di  analizzare da un punto di vista glottodidattico alcune grammatiche di lingua araba letteraria, sia essa classica (Classical Arabic) o moderna (Modern Standard Arabic), scritte in italiano. Una prima parte sarà dedicata all'illustrazione del campo d'indagine della glottodidattica e delle tendenze che hanno contrassegnato il processo di insegnamento/apprendimento delle lingue nel XX secolo. Si procederà quindi a delineare le metodologie che sono alla base dell'impostazione di un manuale rivolto ai discenti di lingua araba e di madrelingua italiana, al fine di illustrare come diversi modi di concepire l'insegnamento e l'apprendimento della lingua diano origine ad impostazioni didattiche e attitudini all'apprendimento differenti.
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Araya, Ibacache Claudia. "Pensamiento feminista en la primera mitad del siglo XX en Paraguay, Uruguay y Chile: Serafina Dávalos, María Abella de Ramírez y Amanda Labarca." Tesis, Universidad de Chile, 2006. http://repositorio.uchile.cl/handle/2250/108897.

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NOCETO, FILIPPO. "Impostazione della causa nell’esperienza codificatoria spagnola e italiana fra XIX e XX secolo – Premesse storico-ricostruttive." Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2022. http://hdl.handle.net/11567/1082400.

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Abstract:
Abstract Il presente lavoro intende realizzare una ricostruzione critica dell’evoluzione storico-normativa concernente la disciplina dell’introduzione e trattazione della controversia negli ordinamenti italiano e spagnolo fra XIX e XX secolo. In questa prospettiva si dedica particolare attenzione alla genesi dei rispettivi modelli di codificazione ‘moderna’ e al successivo dibattito sulle riforme e tentativi di riforma precedenti l’emanazione dei codici attualmente in vigore. Il tutto nell’ottica di evidenziare significative affinità fra esperienze evolutive tradizionalmente considerate a sé stanti.
Abstract This work intends to provide a critical reconstruction of historical development concerning the legal framework of civil pre-trial procedure in Italian and Spanish legal systems between the 19th and 20th century. In this perspective special attention is focused on respective models of ‘modern’ codification as well as on subsequent reforms until the enactment of current civil procedure codes. All with a view to highlighting relevant similarities between historical evolutions traditionally considered in their own right.
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Carpisassi, Daniela. "La strategia discorsiva dell'ironia nella narrativa "muliebre" agli inizi del XX secolo : Clelia Pellicano (Jane Grey) e Gabrielle Willy (Collette)." Paris 3, 2008. http://www.theses.fr/2008PA030169.

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Abstract:
Ce travail présente la réflexion sur la comparaison de la stratégie de l'ironie dans les oeuvres des deux auteures du début du XX siècle l'italienne Clelia Romano Pellicano et la française Colette. Nous avons comparé le cycle des Claudine de cette dernière avec les recueils de nouvelles Coppie et Novelle calabresi signées par Pellicano, retraçant aussi une biographie de cette femme écrivain méconnue. Pour cette étude, une notion sexuée d'ironie et d'humour au féminin a été créée, reconstituant le cadre des théories existantes que l'on a mis en relation aux études sur les dimensions interdiscursives et relationnelles propres à l'ironie littéraire. Notre discours a aussi été contextualisé par une reconstruction des aspects dominants de l'esprit de la Belle Époque. Nous avons identifié les termes du débat sur la surabondance et la qualité de la littérature féminine, qui était (dis)qualifiée de « muliebre » ; débat dans lequel Colette figurait comme élément principal de comparaison par rapport aux auteures italiennes. L'ironie de Pellicano et Colette s'est révélée être la stratégie discursive qui amorce un conflit (amoureux) avec l'Autre. Par l'ironie elles ont dénoncé les contradictions de leur temps et évoqué des sujets sensibles ou considérés scabreux (dans la relation entre les deux sexes, par exemple). Elles se sont aussi rapportées au canon littéraire réaliste de façon désacralisée ; aspect que nous avons étudié en analysant la relation de l'ironie au naturalisme-vérisme. Les auteures ont, en outre, instauré une relation de complicité avec leurs lecteurs notamment grâce à l'ironie et à l'auto-ironie dont elles font preuve quant à leur propre statut d'écrivaines
We have compared how irony was used by two women writers at the beginning of the 20th century: the French Colette and the Italian Clelia Romano Pellicano. We have examined the navels of Claudine's series by Colette, and the two collections of short-stories Coppie and Novelle calabresi by Pellicano. The missing biography of the Italian writer has also been reconstructed. For this analysis we have revised the notion of feminine irony (and humor) and of women's comedy, reconstrueting the panorama of the existing theories and reconsidering some studies about the interdiscursive and relational dimensions proper of literary irony. We have historically contextualised our analysis identifying the characteristics of Belle Epoque's esprit and the relationship between caricatures and literary charge. We have picked out the ternis of the debate of this period about the excess and the quality of that female literature disqualified by the adjective « muliebre ». In this debate Colette has appeared as term of comparison for the works of the Italian women witers. Pellicano and Colette's irony emerges as a discursive strategy through which it is possible to inaugurate a "caring" conflict with the Other, in order to uncover the contradictions of their time and to deal with delicated subjets or themes considered awkward (i. E. The authorities' corruption or the relationship between sexes). Both women writers were related to the literary realistic model of their time by an irreverent way. We have studied it also reflecting upon the relationship between irony and Naturalism. Through irony and even self-irony about their status as women writers, they have created a relation with their readers
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Lagorio, Valeria <1988&gt. "La luce e la rappresentazione del doppio. Studio dell’impiego della luce nel teatro del XX secolo per la rappresentazione del tema del doppio in Edward Gordon Craig e Josef Svoboda." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/5705.

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Abstract:
L’elaborato analizza la rappresentazione della tematica del doppio a teatro attraverso l’uso della luce e dei fenomeni ottici nei casi specifici delle scenografie di Edward Gordon Craig e Josef Svoboda. Dopo la descrizione dello sviluppo storico dell’illuminotecnica nel corso dell’età moderna si approda al XX secolo, analizzato attraverso personaggi chiave per l’evoluzione dell’uso della luce a teatro. La trattazione oltre ad offrire un excursus tecnico e storico sull'illuminotecnica, evidenzia le problematiche che dal Rinascimento hanno caratterizzato il dibattito sulla natura della rappresentazione teatrale e sui cambiamenti dei rapporti tra scena, attore e pubblico con il cambiare delle tecniche di illuminazione. La sconfinata tematica del doppio, viene introdotta attraverso precisi riferimenti a figure archetipiche, al fine di evidenziarne i caratteri peculiari tramandati sino all’epoca contemporanea e ritrovati nelle messe in scena analizzate. Particolare attenzione è stata rivolta alla tragedia di William Shakespeare, Amleto, la cui analisi è funzionale alla successiva trattazione monografica rivolta a Gordon Craig e Svoboda, entrambi impegnati con la messa in scena della tragedia. Di Craig sono state messe in evidenza le caratteristiche d’avanguardia e la sua percezione inedita della luce che gli offre la possibilità di progettare scenografie rivoluzionarie. Di Svoboda è stato necessario evidenziare il suo carattere di inventore e di grande esperto di illuminotecnica per procedere con l’analisi delle sue scenografie. Gli allestimenti di Craig e Svoboda per Amleto indagano il tema del doppio, per approdare a soluzioni scenografiche innovative. Le tematiche contenute nella tragedia sono profonde, interpretabili su più piani di lettura ed il tema del doppio è dominante. Nello spazio costruito di luci, colori e riflessi il doppio prende vita grazie alla luce e ai fenomeni ottici. Il percorso si conclude con il ritorno allo specchio, simbolo archetipico di duplicità, come espediente scenografico rafforzato negli effetti dallo sviluppo tecnologico e dall’evoluzione dell’illuminotecnica teatrale. Attraverso arditi giochi di luci si connette il mondo mitico di Narciso al mondo contemporaneo, abbandonando la mimesi e liberando le grandi potenzialità dell’evocazione.
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Franzin, Chiara <1987&gt. "terrorismo e marketing. Evoluzione della filosofia terroristica europea e mediorientale e dei sistemi di divulgazione del messaggio terroristico dall'inizio del XX secolo ai giorni nostri." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/7443.

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Abstract:
Anche se il termine terrorismo è tornato prepotentemente di moda in questi tempi moderni ha una storia antica come l’umanità stessa. Ammettendo che è impossibile eseguire un’analisi esauriente di tutto il fenomeno terroristico intercorso tra gli ultimi anni del XIX secolo ai giorni nostri in queste poche pagine, si cercherà di indagare i principali movimenti terroristici a vocazione internazionale che hanno agito e che tutt’ora agiscono nell’area europea, mediterranea e nord-africana. In questo primo capitolo si intende fare una panoramica generale di questi movimenti in quanto si ritiene che essi siano genitori del terrorismo che è esploso nel corso del XX secolo e che ci sta accompagnando, divenendo sempre più motivo di preoccupazione, in questo inizio di XXI secolo. Ogni gruppo terroristico che verrà portato ad esempio si distingue per caratteristiche peculiari che possono aiutare a comprendere come il terrorismo si sia evoluto nel corso di questi cento anni di storia e soprattutto di come sia esploso a partire dagli anni 80’ del 1900. Si cercherà, per quanto possibile, di tracciare un filo conduttore che parta dell’inizio del 900’ periodo in cui il principale gruppo terroristico era il Narodna Volja, il cui motto era “no one drop of superfluous blood”, e che arrivi alle odierne decapitazioni che avvengono in diretta tv mondiale. Come è facilmente deducibile vi è stato un completo rovesciamento della filosofia terroristica e questo è avvenuto a causa di nuove potentissime armi a cui i gruppi terroristici hanno avuto accesso negli ultimi anni: I mass media, l’opinione pubblica e la propaganda. La globalizzazione economica, la tecnologia, la rinnovata facilità negli spostamenti e lo sconfinato potere della rete di internet non hanno solamente migliorato la vita delle persone, hanno altresì incredibilmente facilitato il lavoro dei terroristi che, consci dell’importanza di queste risorse, le hanno fatte loro, imparando alla perfezione come sfruttarle e dando una dimensione globale al fenomeno. Partendo quindi, come abbiamo detto, dall’inizio del XX secolo avremo modo di parlare del Narodna Volja, gruppo terroristico che non voleva in nessun modo causare danni alla popolazione civile, i suoi obbiettivi erano mirati e circoscritti e la sua propaganda del fatto risiedeva nell’assassinare i potenti al fine di portare qualche cambiamento positivo alla popolazione. Dopo aver parlato del terrorismo russo si parlerà dell’IRA irlandese; Questo movimento è interessante perché per la prima volta un gruppo terroristico puntò a creare terrorismo a livello mediatico e psicologico prendendo quindi come obbiettivi anche edifici dediti alla commemorazione e la popolazione civile. Come vedremo l’IRA getterà le basi per lo sviluppo del terrorismo come è inteso oggi. Dal terrorismo nord europeo si passerà a parlare dei movimenti terroristici sponsorizzati dagli stati (come l’ORIM) altro tassello importante del terrorismo odierno, ed infine dei cosiddetti movimenti di liberazione nazionale di stampo anticolonialista; Si parlerà quindi dell’IRGUN sionista, del FLN Algerino e dell’OLP palestinese. Questi movimenti sono di primaria importanza ai fini di questa tesi perché sarà proprio l’OLP, organizzazione nata e cresciuta grazie allo spirito nazionalista degli arabi palestinesi scaturito dalle continue pressioni fatte dai gruppi come l’IRGUN, negli anni 80’ del 1900 a far fare il salto di qualità al terrorismo intuendo l’importanza della globalizzazione e dei nuovi mezzi di comunicazione e a seminare la nuova logica del terrore. A raccogliere i frutti di quella semina saranno gruppi come Hamas, Hezbollah, Al Quaeda e il modernissimo ISIS.
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Achilli, Andrea <1989&gt. "Dall’Hindii-Chinii bhai-bhai alla guerra di frontiera: la crisi diplomatica tra Cina e India nello scenario asiatico del XX secolo." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/7484.

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Abstract:
Obiettivo di questa tesi di laurea magistrale è quello di prendere in considerazione come argomento centrale la guerra di frontiera tra Cina e India che scoppiò nel 1962 la cui scintilla, però, può essere fatta risalire alla fine degli anni ‘40 del XX secolo. Seppur l’argomento sia a prima vista di carattere storico, ciò che si cerca di porre in primo piano è la questione della difficile diplomazia come principale vettore di comunicazione, accordi e dissapori tra le due grandi potenze del panorama asiatico di quegli anni. Oltre alle pure vicissitudini storiche che hanno caratterizzato il rapporto di “amore e odio” tra Cina e India, ciò che emerge è la questione delle proposte e delle controproste da ambo le parti in gioco, così come il punto cruciale delle omissioni e dei fraintendimenti contenuti nelle note diplomatiche che il primo ministro indiano Jawaharlal Nehru e il primo ministro cinese Zhou Enlai si sono scambiati a più riprese per l’intera durata di questo periodo storico. Le varie proposte che sono state presentate di volta in volta per la risoluzione della questione dei confini hanno sempre avuto lo scopo di mantenere un certo status quo nelle rispettive zone di influenza o in quelle che si presupponevano essere tali anche se le posizioni assunte dai due Paesi raramente convergevano. Le omissioni e i fraintendimenti, invece, possono essere considerati quasi la chiave di volta per comprendere l’intera questione: fin dall’inizio, infatti, sono stati essi che hanno progressivamente contribuito ad acuire le divergenze tra i due Paesi fino alla conclusione caratterizzata dallo scontro aperto tra le truppe indiane e quelle cinesi, quest’ultime uscite vincitrici, sia sul versante occidentale che su quello orientale dei confini sino-indiani. Ci si chiede, infine, quali siano stati i problemi alla base dell’organizzazione politico-militare che hanno portato alla disfatta delle truppe indiane e quale sia il significato manifesto e latente da attribuire all’inaspettato “cessate il fuoco” che la Cina propose immediatamente dopo gli scontri del 1962.
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Prieto, Millán María Soledad. "Los rostros de la locura: la producción discursiva e iconográfica de la locura en la mujer en Uruguay a comienzos del siglo XX." Tesis, Universidad de Chile, 2016. http://repositorio.uchile.cl/handle/2250/147172.

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Abstract:
Tesis para optar al grado de Magíster en Estudios de Género y Cultura en América Latina mención Humanidades
La investigación tiene por objeto analizar desde una perspectiva de género la construcción discursivo-iconográfica de la locura en la mujer por el saber psiquiátrico uruguayo a principios de siglo XX. Para ello se realizará un análisis discursivo de los casos psiquiátricos publicados por los psiquiatras que ejercían la enseñanza en la Universidad de Montevideo y que atendían a las mujeres encerradas en el Manicomio Nacional de Montevideo, para posteriormente realizar un análisis de los retratos fotográficos de aquellas mujeres captados por los mismos psiquiatras. A su vez, se hará una revisión del rol que tuvo la fotografía para el saber científico uruguayo para la construcción de aquellos diagnósticos, así como para el control y disciplinamiento de los cuerpos y psiquis de las mujeres. Se propondrá que la locura en la mujer, más específicamente la histeria, habría sido un diagnóstico construido por la psiquiatría, con el objetivo de patologizar a las mujeres que se alejaban del ideal de mujer esperado por la sociedad de aquella época; así también, se planteará que las escrituras de casos clínicos junto con la realización de retratos fotográficos de las mujeres encerradas en el Manicomio Nacional de Montevideo constituyeron un medio para construir aquella imagen de la locura y validarla. Creemos que este estudio sería relevante al considerar al saber médico uruguayo como un símil a la realidad chilena, dado el constante contacto que mantenían los psiquiatras y médicos del Cono Sur por medio de los congresos médicos y científicos, compartiendo conocimientos y paradigmas.
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Manzini, Alberto. "Forme e sviluppo del welfare aziendale nella siderurgia italiana e spagnola del XX secolo: i casi dei centri siderurgici a ciclo integrale di Genova e Sagunto." Doctoral thesis, Universidad de Alicante, 2016. http://hdl.handle.net/10045/73467.

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Mazzurana, Michela <1994&gt. "Per una ricostruzione del contesto delle donazioni e dei legati testamentari a favore della GAM Achille Forti di Verona: le opere della prima metà del XX secolo." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14556.

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Abstract:
Dopo aver delineato la storia della Galleria d'Arte Moderna Achille Forti di Verona, si è voluto ricostruire il percorso attraverso il quale le opere della prima metà del Novecento sono entrate nella collezione permanente, dagli inizi del XX secolo fino ad oggi, ponendo il focus su quelle che sono pervenute tramite donazioni e legati testamentari. A tale scopo, è stata effettuata una ricerca d'archivio presso le principali istituzioni cittadine, dalla quale sono emersi documenti di varia natura, quali delibere della Giunta comunale, lettere e carteggi, che hanno permesso d'indagare il contesto e le motivazioni che hanno spinto gli artisti o i singoli collezionisti a destinare quanto in loro possesso. Infine, tutto ciò è stato posto in relazione alla politica intrapresa dal direttore in carica in ogni periodo storico, verificando la presenza di correlazioni che abbiano contribuito alla costituzione di tali donazioni o legati.
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Buttignol, Serena <1991&gt. "Studio di formulazioni commerciali di pitture ad olio a base di blu di cobalto del XX-XXI secolo: caratterizzazione chimica ed invecchiamento di stesure pittoriche." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/9195.

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Abstract:
Questo lavoro di tesi ha lo scopo di studiare le formulazioni di alcuni tubetti ad olio commerciali contenenti il pigmento blu di Cobalto del XX-XXI secolo e di approfondirne gli eventuali fenomeni di degrado legati al fattore igrometrico. Infatti, da studi recenti è stato messo in luce che l’umidità relativa promuove l’idrolisi dell’olio e la formazione dei saponi, responsabili della variazione di alcune proprietà chimico-fisiche delle pitture ad olio moderne. L’oggetto di questo studio sono i materiali pittorici moderni e contemporanei ed, in particolare, si è scelto di approfondire tubetti ad olio contenenti il pigmento blu di cobalto, provenienti da linee di colori per artisti degli anni ’60-’70 - Bodson & Nélis (Belgio) e Talens (Olanda) – e del 2014 - Titan (Spagna), Royal Talens (Olanda), Winsor & Newton (Regno Unito), Maimeri (Italia). E’ stato scelto questo pigmento poiché è stato largamente impiegato in arte dal XIX secolo ad oggi per la sua stabilità e bellezza. Il lavoro sperimentale è stato suddiviso in due fasi. La prima fase di caratterizzazione chimica delle componenti dei tubetti, quali pigmento, legante, riempitivi ed eventuali additivi, mediante tecniche spettroscopiche nell’infrarosso sia non invasive (ER-FT-IR e μATR) che invasive (μFT-IR e FT-IR in trasmissione) e tecniche di analisi composizionale e morfologica (SEM-EDS). In particolare, per la tecnica in μATR, è stata ottimizzata una metodologia innovativa per la preparazione di sezioni per lo studio di frammenti pittorici. La conoscenza delle formulazioni moderne in esame ci ha permesso di approfondire i fenomeni di degrado nella seconda fase. Gli invecchiamenti accelerati sono stati scelti variando i parametri di umidità relativa (UR 30% e 90%), temperatura (22° e 50° C) e in presenza e assenza di luce, al fine di investigare i meccanismi d’interazione a livello chimico fra il legante ed i composti inorganici e relazionandoli ai fenomeni osservati nelle opere moderne e contemporanee di precedenti lavori presenti in letteratura. I cambiamenti morfologici sono stati monitorati prima e dopo gli invecchiamenti attraverso l’osservazione ad occhio nudo e al microscopio ottico, analisi spettroscopiche puntuali con μATR e analisi colorimetriche (mediante i parametri L*a*b*) ed analisi di riflettanza nel visibile. I cambiamenti interni sono stati studiati attraverso la preparazione di sezioni per il SEM e il μATR. A tal proposito, l’obiettivo era indagare e capire quali fossero le reazioni e le condizioni che innescavano in particolare la formazione di carbossilati, nello specifico di saponi metallici prodotti dall’interazione fra olio e componenti inorganiche.
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Ghezzi, Francesco. "Il restauro del Monumento ai Caduti (1932) di Forlì: rilievo del degrado e indagini diagnostiche." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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Abstract:
Il lavoro di Tesi si occupa del restauro sul Monumento ai Caduti di Forlì, programmato in seguito ad un intervento di pulitura del bene non del tutto adeguato. Il presente elaborato include molteplici aspetti d'indagine sull'opera: un breve studio sulle problematiche degli interventi sul moderno, un approfondimento storico sulla nascita dell’opera e sulla sua composizione, un accurato rilievo dei materiali e del degrado e, infine, una campagna di indagini diagnostiche. Le considerazioni sul restauro del moderno hanno permesso di sottolineare il valore e l’importanza di un approccio consono a questo tipo di patrimonio da proteggere e riscoprire. La ricostruzione della storia dell’opera, insieme alla descrizione delle sue parti, hanno impostato le basi per iniziare ad indagare il monumento nelle parti più importanti e significative. Le osservazioni e il rilievo delle parti più degradate e sensibili hanno messo in luce la presenza di una serie di fenomeni di degrado su cui intervenire con i futuri interventi e una serie di aspetti da indagare sperimentalmente. Le macro-aree coinvolte nello studio sono l'interno della cappella votiva centrale, il rivestimento esterno dell'opera e il gruppo statuario in sommità, tutti affetti anche se in modo diverso da numerosi fenomeni di degrado. Le indagini di laboratorio hanno permesso di analizzare e comprendere aspetti del bene fondamentali per l'elaborazione di conclusioni significative per il progetto di restauro sul Monumento.
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BRESSANELLI, RENATA GIOVANNA. "«L’INTRAPRESA ARDITA». GENESI E STORIA DEL PERIODICO D’INSEGNAMENTO «PRO INFANTIA» NEL SUO PRIMO VENTENNIO DI VITA (1913-1933)." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2021. http://hdl.handle.net/10280/97173.

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Abstract:
La ricerca ha inteso ripercorrere la storia di “Pro Infantia” nel suo primo ventennio di vita (1913-1933). Il lavoro ha preso avvio dall’analisi dei dibattiti politico-scolastici e dall’approfondimento del contesto pedagogico e culturale in cui si collocava la decisione dei vertici dell’editrice La Scuola di avviare una rivista per educatrici d’asilo. Il lavoro è entrato nel vivo con la messa a fuoco delle prese di posizione del periodico in merito alle novità introdotte dai provvedimenti legislativi coevi, quali, ad esempio, i Programmi per le istituzioni infantili emanati da Credaro nel 1914, la Riforma Gentile e i Programmi elaborati da Giuseppe Lombardo Radice nel 1923. Sono state altresì analizzate le valutazioni espresse circa le prassi didattiche e i metodi pedagogici adottati nelle istituzioni infantili del tempo, l’associazionismo di categoria, i percorsi formativi per le educatrici. Lo spoglio della rivista ha consentito inoltre di fare ulteriore luce sulle scelte dell’editrice La Scuola e sull’atteggiamento assunto dal periodico di fronte ad alcuni momenti chiave non solo della storia dell’educazione infantile in Italia, ma anche di quella politica e sociale, come ad esempio il primo conflitto mondiale, il dopoguerra, l’ascesa del fascismo e la successiva affermazione della dittatura.
The aim of this research was to reconstruct the history of "Pro Infantia" over its initial twenty years of publication (1913-1933). The first step in the study was to analyse the political debate on education and the cultural and educational backdrop against which the publishing house, La Scuola, decided to set up a journal for infant school teachers. The core of the research work involved examining the journal’s positions on the legislation of the period – such as the programs for infant schools issued by Credaro in 1914, the Gentile reform and the programs drawn up by Giuseppe Lombardo Radice in 1923 – and its assessments of the teaching practices and educational methods adopted in contemporary infant schools, as well as of teachers’ associations, and infant teacher training courses. Finally, scrutiny of the journal’s content also shed light on the policies adopted by La Scuola and "Pro Infantia"’s stance concerning both key historical developments in Italian early childhood education and broader political and social events, such as World War One, the post-war period, the rise of fascism and the advent of the fascist dictatorship.
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BRESSANELLI, RENATA GIOVANNA. "«L’INTRAPRESA ARDITA». GENESI E STORIA DEL PERIODICO D’INSEGNAMENTO «PRO INFANTIA» NEL SUO PRIMO VENTENNIO DI VITA (1913-1933)." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2021. http://hdl.handle.net/10280/97173.

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Abstract:
La ricerca ha inteso ripercorrere la storia di “Pro Infantia” nel suo primo ventennio di vita (1913-1933). Il lavoro ha preso avvio dall’analisi dei dibattiti politico-scolastici e dall’approfondimento del contesto pedagogico e culturale in cui si collocava la decisione dei vertici dell’editrice La Scuola di avviare una rivista per educatrici d’asilo. Il lavoro è entrato nel vivo con la messa a fuoco delle prese di posizione del periodico in merito alle novità introdotte dai provvedimenti legislativi coevi, quali, ad esempio, i Programmi per le istituzioni infantili emanati da Credaro nel 1914, la Riforma Gentile e i Programmi elaborati da Giuseppe Lombardo Radice nel 1923. Sono state altresì analizzate le valutazioni espresse circa le prassi didattiche e i metodi pedagogici adottati nelle istituzioni infantili del tempo, l’associazionismo di categoria, i percorsi formativi per le educatrici. Lo spoglio della rivista ha consentito inoltre di fare ulteriore luce sulle scelte dell’editrice La Scuola e sull’atteggiamento assunto dal periodico di fronte ad alcuni momenti chiave non solo della storia dell’educazione infantile in Italia, ma anche di quella politica e sociale, come ad esempio il primo conflitto mondiale, il dopoguerra, l’ascesa del fascismo e la successiva affermazione della dittatura.
The aim of this research was to reconstruct the history of "Pro Infantia" over its initial twenty years of publication (1913-1933). The first step in the study was to analyse the political debate on education and the cultural and educational backdrop against which the publishing house, La Scuola, decided to set up a journal for infant school teachers. The core of the research work involved examining the journal’s positions on the legislation of the period – such as the programs for infant schools issued by Credaro in 1914, the Gentile reform and the programs drawn up by Giuseppe Lombardo Radice in 1923 – and its assessments of the teaching practices and educational methods adopted in contemporary infant schools, as well as of teachers’ associations, and infant teacher training courses. Finally, scrutiny of the journal’s content also shed light on the policies adopted by La Scuola and "Pro Infantia"’s stance concerning both key historical developments in Italian early childhood education and broader political and social events, such as World War One, the post-war period, the rise of fascism and the advent of the fascist dictatorship.
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Aprile, Alessandro [Verfasser], Claus [Gutachter] Arnold, and Thomas M. [Gutachter] Schmidt. "In bilico tra fede e scienza : il confronto di Giovanni Gentile con il modernismo nel contesto storico-ecclesiastico e storico-filosofico italiano ed europeo degli inizi del XX secolo / Alessandro Aprile ; Gutachter: Claus Arnold, Thomas M. Schmidt." Frankfurt am Main : Universitätsbibliothek Johann Christian Senckenberg, 2017. http://d-nb.info/1124901280/34.

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Alaimo, Cristina <1975&gt. "Mariano Fortuny y Madrazo scenografo wagneriano Il contributo di Fortuny nella fase di rinnovamento dei Teatri d'Opera, nella prima metà del XX secolo: testimonianze e considerazioni Analisi dei progetti scenografici wagneriani di Fortuny: Tristano e Isotta, I Maestri Cantori di Norimberga e L'anello del Nibelungo, per il Teatro alla Scala di Milano e per il Teatro Reale dell'Opera di Roma." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/20676.

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Abstract:
Attraverso un'indagine e una rilettura delle fonti in materia teatrale, il presente studio propone un'analisi dell'attività creativa di Mariano Fortuny y Madrazo, relativa ai drammi musicali di Richard Wagner, nel contesto del rinnovamento dei Teatri d'Opera, nella prima metà del XX secolo. Vengono analizzate le vicende riguardanti l'ideazione del Sistema Fortuny, il dispositivo d'illuminazione nato come soluzione per le peculiari esigenze sceniche dei drammi wagneriani, e sviluppato in collaborazione con l'ingegnere aeronautico Enrico Forlanini e la Società Leonardo Da Vinci di Milano, negli anni Venti. L'attenzione è posta sui progetti scenografici wagneriani di Fortuny: Tristano e Isotta, per il Teatro alla Scala di Milano, nella stagione teatrale 1900-1901 e I Maestri Cantori di Norimberga, per il Teatro Reale dell'Opera di Roma, nella stagione 1931-1932, rimasto in repertorio fino al 1947, per il quale si propone un approfondimento in relazione al contesto storico d'appartenenza e un'analisi iconografica. Viene inoltre affrontato il progetto per L'anello del Nibelungo, commissionato per la stagione 1949-1950 dal Teatro alla Scala e rimasto incompiuto a causa della morte dello scenografo. Le scelte estetiche e tecniche delle creazioni di Fortuny sono prese in esame alla luce del vivace dibattito sostenuto in ambito teatrale dagli intellettuali e tecnici dell'epoca, tra cui Adolphe Appia e Gino Gori e Pericle Ansaldo. Le collaborazioni con i professionisti coinvolti con Fortuny nelle diverse produzioni, documentate da lettere private e articoli in quotidiani e riviste, vengono investigate allo scopo di comprenderne la relazione con Arturo Toscanini, Caramba, Gino Marinuzzi e in particolare Giovacchino Forzano.
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Pirisino, Claudio. "Autour de la "regìa". La mise en scène en Italie : 1893-1943. Protagonistes, histoires, débats." Thesis, Sorbonne Paris Cité, 2017. http://www.theses.fr/2017USPCA153.

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Abstract:
Cette thèse s'inscrit dans une dynamique de recherche qui seulement récemment a commencé à remettre en discussion une doxa de l'historiographie théâtrale un peu simpliste: dans le contexte italien, l'avènement de la mise en scène moderne serait un phénomène tardif, par rapport à d'autres Pays, comme par exemple l'Allemagne, la France, la Russie. Ce « retard » trouverait son origine dans la persistance d'une tradition autoréférentielle de l'acteur. Le système dans lequel il se produit - un système de troupes nomades, en l'absence d'un pôle théâtral hégémonique comme pouvait l'être Paris pour la France - serait inévitablement réfractaire à l'intrusion d'une figure artistique perçue comme étrangère: le metteur en scène. Il faudrait attendre l'après-guerre pour assister en Italie à l'affirmation de ce qu'on appelle la regìa. Ce lieu commun de l'historiographie a véhiculé une série d'équivoques et d'approximations qui aplatissent un phénomène comme l'affirmation de la mise en scène moderne, nourrissant ainsi un discours téléologique de progrès qualitatif.Une série de recherches menées à partir des années 2000 nous invite cependant à considérer la mise en scène comme un aspect de l'art théâtral dans toute sa complexité. Des concepts comme ceux de proto-regia (proto-mise en scène, Perrelli, 2005), de continuité/discontinuité (Sarrazac-Consolini, 2010), montrent les limites d'une définition univoque de cet art. Sous cette lumière, le contexte italien apparaît alors comme un terrain en friche. Une étude récente a justement montré la sensibilité du système italien envers l'œuvre des maîtres européens de la scène, en tournée dans la Péninsule entre 1911 et 1940 (Schino, 2008).Nous nous proposons alors de revenir d'une part sur la construction de l'idée du « retard », et sur les raisons qui ont fait de la mise en scène un véritable graal, d'une autre part nous souhaitons souligner de quelle façon cet art émerge en Italie justement à partir de la présupposée cause du retard: l'acteur. L'avènement de la mise en scène ne serait donc pas une épiphanie brusque, mais un art qui s'exprime de manière différente, selon le modus operandi des artistes et en fonction des caractéristiques du système théâtral
This doctoral thesis challenges the simplistic doxa in theatre historiography that views genesis of theatre direction in Italy as a late phenomenon in comparison to other countries such as Germany, France, and Russia. This “delay” is thought to be due to the actor’s persistent self-referential tradition. According to the doxa, the Italian theatre system would have been resistant to the introduction of the new role of director, which was perceived as extraneous. This situation would have been caused in Italy by the popularity of wandering companies and the absence of a dominant theatrical focal point such as Paris was in France. The phenomenon of a strictly speaking regìa would have only emerged after the Second World War. This view has led to a series of misinterpretations and misunderstandings that oversimplify the phenomenon of the development of modern direction, favouring a teleological argument of qualitative progress. However, a number of studies carried out from the 2000’s encourage us to consider the direction as a complex aspect of the theatrical art. Concepts such as ‘proto-direction’ (Perrelli, 2005) and continuity/discontinuity (Sarrazac-Consolini, 2010), show the limits of an univocal definition of this art. In light of these studies, the Italian panorama appears as an uncharted territory. A recent study of the European directors’ tours in Italy for the years from the 1911 to 1940, has actually demonstrated the Italian system’s responsiveness (Schino, 2008).My research investigates the origin of the concept of “delay”, and the reasons by which theatre direction in Italy came to be considered by scholars as some sort of grail. I also highlight how direction in Italy emerges from the main source of the supposed delay itself: the actor. Indeed, the appearance of theatre direction is not abrupt; but rather a multifaceted art, which changes according to artists’ modus operandi and is dependent on the characteristics of the theatrical system
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FEDERICO, LUCA. "L'apprendistato letterario di Raffaele La Capria." Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2020. http://hdl.handle.net/11567/1005664.

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Abstract:
Superati «novant’anni d’impazienza» e dopo un lungo periodo votato all’autocommento e all’esplorazione delle proprie intenzioni, Raffaele La Capria ha raccolto le sue opere in due Meridiani curati da Silvio Perrella. La Capria ne ha celebrato l’uscita nella prolusione inaugurale di Salerno Letteratura, poi confluita nel breve autoritratto narrativo "Introduzione a me stesso" (2014). In questa sede, l’autore è tornato su alcuni punti essenziali della sua riflessione sulla scrittura, come la relazione, reciproca e ineludibile, fra tradizione e contemporaneità. All’epilogo del «romanzo involontario» di una vita, La Capria guarda retrospettivamente alla propria esperienza come ad un’autentica educazione intellettuale. Perciò, muovendo da un’intervista inedita del 2015, riportata integralmente in appendice, la tesi ha l’obiettivo di ricostruire l’apprendistato letterario di La Capria dai primi anni Trenta, quando l’autore ancora frequentava il ginnasio, fino all’inizio dei Sessanta, quando ottenne il premio che ne avrebbe assicurato il successo. Il percorso, che riesamina l’intera bibliografia lacapriana nella sua varietà e nella sua stratificazione, si articola in una serie di fasi interdipendenti: la partecipazione indiretta alle iniziative dei GUF (intorno alle riviste «IX maggio» e «Pattuglia»); l’incursione nel giornalismo e l’impegno culturale nell’immediato dopoguerra (sulle pagine di «Latitudine» e di «SUD»); l’attività di traduttore dal francese e dall’inglese (da André Gide a T.S. Eliot); l’impiego alla RAI come autore e conduttore radiofonico (con trasmissioni dedicate a Orwell, Stevenson, Saroyan e Faulkner); la collaborazione con «Il Gatto Selvatico», la rivista dell’ENI voluta da Enrico Mattei e diretta da Attilio Bertolucci; e le vicende editoriali dei suoi primi due romanzi, “Un giorno d’impazienza” (1952) e “Ferito a morte” (1961), fino alla conquista dello Strega. La rilettura dell’opera di uno scrittore semi-autobiografico come La Capria, attraverso il costante riscontro di fonti giornalistiche, testimonianze epistolari e documenti d’archivio che avvalorano e occasionalmente smentiscono la sua versione dei fatti, diventa allora un’occasione per immergersi nella sua mitografia personale e avventurarsi in territori finora poco esplorati: come la ricostruzione del suo profilo culturale, a partire dal milieu in cui La Capria vive e opera, o l’incidenza delle letture e delle esperienze giovanili sulla sua prassi letteraria.
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SPADOLA, CARMELO. "El paisaje literario en las voces femeninas del Uruguay del Novecientos." Doctoral thesis, 2016. http://hdl.handle.net/2158/1043468.

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Abstract:
La tesi di dottorato verte sullo studio della tematica paesaggistica in quattro autrici rappresentative dell'Uruguay del Novecento: María Eugenia Vaz Ferreira, Delmira Agustini, Juana de Ibarbourou e Amanda Berenguer. Nella nostra ricerca il concetto di paesaggio letterario è analizzato dalla prospettiva della critica letteraria della Scuola di Ginevra. The PhD thesis is about the study of landscape theme in four representative female Uruguayan authors of the XX century: María Eugenia Vaz Ferreira, Delmira Agustini, Juana de Ibarbourou e Amanda Berenguer. The approach we use in our research for the literary landscape concept is based on the literary criticism of the Geneva School.
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ROTONDO, BIANCA MARIA. "ISOLITUDINI: STORIA DEL SARDISMO NEL XX SECOLO." Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11570/3104652.

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Abstract:
Il presente lavoro si struttura come terreno di verifica euristica delle tesi postulate nella premessa ed è teso alla ricostruzione dei tre tempi della questione sarda durante il XX secolo . Il percorso sceglie, come termine iniziale, l’irrompere della scena internazionale e nazionale nell’alveo dell’isolatezza sarda, all’indomani dello scoppio della prima guerra mondiale . Tale evento determina la riattivazione di riflessioni ed esperienze politiche, maturate nel lungo Ottocento che, nel nuovo contesto, configurano, secondo la prospettiva storiografica che si ha intenzione di seguire, il primo tempo dell’autonomismo sardo . La cifra distintiva, per dimensioni e tono politico, del movimento dei combattenti in Sardegna, la novità storica del Partito sardo d’Azione come partito a base contadina, l’autonomia formulata come progetto politico concreto sono tutti fattori che hanno fatto del primo dopoguerra in Sardegna un caso storiografico di rilevanza nazionale . Ai fini di questa riflessione è importante rilevare come l’elaborazione politica del combattentismo sardo assuma i tratti di una storica cesura dall’illustre tradizione politica ottocentesca. Il movimento autonomistico, secondo la celebre interpretazione lussiana, si configura, infatti, come prima esplicazione di una «nazione fallita» . L’esperienza del combattentismo sardo è senza dubbio la prima mobilitazione popolare in grado di sollevare e risvegliare la coscienza sarda . Tuttavia questa coscienza non può più costituirsi come nazione: il nuovo autonomismo, mentre contesta le strutture centralizzate e burocratiche dello Stato, non ne ridiscute la sostanziale unità . Di contro la tradizione politica precedente, a seguito delle dinamiche complesse che erano confluite nella fusione perfetta al regno piemontese del 1847, aveva espresso la propria assoluta specificità attraverso la creazione di un’elaborazione politica oscillante tra autonomismo e separatismo . La maturazione novecentesca di questa impostazione istituzionale e culturale apre le porte a uno studio complesso, incapace di superare la sua intrinseca arbitrarietà e, pur tuttavia, vitale per la comprensione stessa della vita politica dell’isola sarda nella cosiddetta Europa delle Regioni . Il primo tempo dell’autonomismo sardo, dunque, si autorealizza nella dimensione interna allo Stato italiano, configurando il federalismo come possibilità estrema del risveglio sardo e precludendo sostanzialmente la strada del separatismo. Di grande importanza nell’architettura del discorso assume la singolare parabola del sardo-fascismo . Rivisitando un quadro storiografico frastagliato e ancora segnato da pesanti ipoteche ideologiche, la vicenda del sardo-fascismo è stata descritta come pericoloso avvicinamento della riflessione sardista alle strutture del fascismo di Stato e contemporaneamente come eclissi dell’ipotesi propriamente autonomista . Se nel sardismo l’anima combattentista conviveva con quella autonomista, il fascismo, ipostatizzando in una dimensione folklorica la prima, fu abile nel fagocitare la seconda. Il termine dell’esperienza sardo-fascista e la sua finale confluenza nelle fila di un regime statolatrico, pronto a soffocare il vento di rinnovamento istituzionale, segna il primo momento di una lunga pausa durante la quale, sotto la cristallizzata e uniforme adesione al nuovo centralismo fascista, scorrono incunaboli di una riflessione pronta a regalare i suoi frutti all’indomani della riscoperta democratica . Durante il fascismo, dunque, la Sardegna cessa di essere un laboratorio politico in grado di contribuire al rinnovamento culturale e istituzionale dell’intera nazione e viene dalla retorica di regime sacralizzata al rango di “avamposto italiano nel Mediterraneo” . In maniera speculare al raggelarsi di ogni iniziativa politica endogena, durante gli anni più cupi della dittatura, si profilano fievoli e destrutturate voci che sembrano invocare più che richiedere, come unica fonte di salvezza , la separazione definitiva dell’isola dallo Stato italiano. Proprio questa considerazione ha aperto, all’analisi che si tenta di operare, un interessante e nuovo orizzonte interpretativo. È il tacere e l’ecclissarsi della riflessione autonomista a creare, infatti, il terreno per la diffusione di sentimenti e azioni politiche separatiste. Le due posizioni istituzionali si pongono in relazione dialettica, supplendo l’una ai silenzi dell’altra. Non è aleatorio che l’assenza di un partito autonomistico siciliano dalle salde tradizioni determini la virulenza con cui, alla caduta del fascismo, si sviluppa il movimento per l’Indipendenza della Sicilia. Si può dunque sostenere che l’Isolitudine, ossia quella complessa categoria storiografica che si è tentato di costruire attraverso l’uso di fonti letterarie, si declini, per precise circostanze storico-strutturali, in elaborazioni politiche diverse, eppure irrorate da medesime e imprescindibili rivendicazioni. Proprio la forza della tradizione autonomistica sarda, nonostante l’operazione di neutralizzazione operata dalla dittatura, impedisce la nascita di un movimento separatista paragonabile per forza e influenza a quello siciliano. Tuttavia la complessità della tematica affrontata non permette facili schematismi e tale indirizzo deve essere temperato da ulteriori precisazioni. Come, infatti, può essere spiegato che sia proprio la profondità di una tradizione politica di lungo corso a portare alla creazione di uno Statuto regionale molto meno forte rispetto a quello siciliano? Come mai in sostanza la classe politica sarda fu meno determinata nella precisazione delle autonomie regionali rispetto a quella siciliana ? Rispondere a tali interrogativi significa comprendere che la potenza contrattuale maturata da una regione animata da un forte vento separatista sia enormemente maggiore e argomentare come proprio la radicalità di una corrente possa, anche se in modo indiretto, decretarne il successo. In estrema sintesi: il primo tempo dell’elaborazione politica sarda considera l’avventura della Brigata Sassari e la fondazione del Partito Sardo d’Azione come fomiti del passaggio dal separatismo all’autonomismo novecentesco, prima affermazione di una soggettività regionale su un orizzonte nazionale ormai organizzato. Il secondo tempo si manifesta come rielaborazione di questo patrimonio ideologico, tutta interna alla costruzione della Repubblica, che la classe politica isolana operò in un clima di altissima tensione morale e civile e che, nonostante le sue non trascurabili acquisizioni, resta incompleta. Su tale incompletezza s’innesterà la rivolta nazionalitaria che, dopo il fallimento del Piano di Rinascita per la Sardegna, segnerà profondamente la storia isolana fino ai nostri giorni . L’itinerario si concluderà dunque con un ideale ritorno al principio: la questione sarda riprenderà, naturalmente declinandoli alla nuova modernità, temi archiviati durante l’edificazione dottrinaria dell’autonomismo. Tali temi, postulando la necessità di una definitiva uscita dall’organizzazione statuale, richiameranno stilemi retorici tipici della propaganda sicilianista nel secondo dopoguerra. La storia dell’autonomismo sardo sembra dunque esaurirsi nella riscoperta delle tematiche indipendentiste da cui era nato, in un moto circolare che denuncia, con bruciante attualità, i fallimenti di secolari politiche tese a riparare guasti e imposizioni di un Risorgimento strozzato . La Nazione abortiva di Bellieni diventa, nella rivolta nazionalitaria degli anni ‘70, terzo tempo del sardismo, la patria possibile di Simon Mossa . Sarà dunque necessario stabilire in sede storiografica quanto questa riscoperta identitaria sarda sia ascrivibile alla balcanizzazione delle culture territoriali, reazione e momento di violenti processi di globalizzazione, e quanto invece a un retroterra ideologico strutturatosi nel corso della via sarda alla modernità . Tale interrogativo mostrerà dunque le peculiarità di una storia regionale troppo spesso appiattita in un’onnicomprensiva e confusa questione meridionale . L’ipotesi di ricerca iniziale, che nella forza delle tematiche separatiste e del loro contraltare autonomistico ritrova elementi che accomunano, seppur con tempi e modi differenti, le vicende politico-istituzionali delle due grandi isole e le differenziano da altre elaborazioni del Meridione italiano, sembra dunque trovare nella categoria letteraria di isolitudine evocativa e fertile conferma . Mi sembra sia questa categoria il contributo che la presente ricerca può consegnare al successivo dibattito storiografico. È certo vero che sono state molte le opere monografiche dedicate a specifiche parti della storia sarda novecentesca così come non mancano monografie di ampia prospettiva che si distinguono grazie alla ricchezza dell’apparato documentaristico e al rigore dell’analisi storica. Tuttavia è a tutt’oggi assente un lavoro che, sintetizzando momenti significativi della questione sarda durante il corso del Novecento, abbia interrogato le fonti seguendo un dialogo incessante con le parallele vicende siciliane. Quanto andrà perduto in merito alla specificità di alcune questioni sarà facilmente recuperato attraverso precisi rimandi bibliografici; quanto, si spera, possa essere acquisito è uno sguardo complessivo sull’isolitudine che si nutra degli spiragli aperti dalla ricerca d’archivio e contemporaneamente da idealtipi plastici e proteiformi che riescano a ordinare intellettualmente il magma caotico della nostra modernità.
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MORGESE, GIORGIA. "LO STUDIO SCIENTIFICO DEL SOGNO TRA LA FINE DEL XIX SECOLO E L'INIZIO DEL XX." Doctoral thesis, 2016. http://hdl.handle.net/11573/861993.

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