Academic literature on the topic 'Una storia semplice'

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Journal articles on the topic "Una storia semplice"

1

Ania, Gillian. "Leonardo Sciascia: Una storia vernmente semplice." Italian Culture 15, no. 1 (January 1997): 325–34. http://dx.doi.org/10.1179/itc.1997.15.1.325.

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2

Mortara, Ariela. "La pubblicitŕ č ancora l'anima del commercio? Vecchie e nuove strategie per vendere i prodotti." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 116 (April 2010): 45–52. http://dx.doi.org/10.3280/sl2009-116005.

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Abstract:
Questo saggio ripercorre le tappe evolutive della comunicazione pubblicitaria soffermandosi sull'evoluzione delle teorie che sono state applicate alla pubblicitŕ per comprenderne il funzionamento. Dopo una breve introduzione sulla storia della pubblicitŕ, vengono tratteggiate le fasi che hanno portato all'attuale scenario in cui la pubblicitŕ, da semplice supporto alle vendite, č diventata un fenomeno complesso e multiforme.
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3

Cortiana, Fiorello. "Conoscenza e partecipazione al tempo di Internet." QUESTIONE GIUSTIZIA, no. 3 (September 2011): 29–37. http://dx.doi.org/10.3280/qg2011-003004.

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Abstract:
Internet sta cambiando - in parte ha giŕ cambiato - i confini della conoscenza, il sistema delle relazioni, la politica. Lungi dall'essere un semplice supporto informativo che succede al telegrafo, al telefono, alla radio, al televisore, al calcolatore elettronico, esso realizza una estensione delle relazioni sociali con una potenzialitŕ di elaborazione mai conosciuta prima nella storia dell'umanitŕ, uno spazio pubblico illimitato, un bene pubblico decisivo all'interno dei processi che la comunitŕ umana sta vivendo in questo passaggio di millennio. Anche se non mancano i tentativi di controllarlo...
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4

Braović Plavša, Mira, and Nina Sirković. "I tratti storici e culturali del mediterraneo nel fumetto Favola di Venezia di Hugo Pratt." Hum, no. 25 (February 4, 2022): 67–86. http://dx.doi.org/10.47960/2303-7431.25.2021.67.

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Abstract:
Il fumetto Favola di Venezia è una storia apparentemente semplice sull' avventura di Corto Maltese alla ricerca di uno smeraldo perduto da qualche parte in questa bellissima città. Tuttavia, da un' analisi dei simboli e delle personalità sia nei disegni che nella parte testuale del fumetto si può dedurre che si tratta, di fatto, della storia del Mediterraneo come uno spazio in cui diverse culture, non solo geograficamente ma anche culturalmente, sono state legate da secoli. Essendo sempre in contatto, si mescolano e cambiano, si influenzano a vicenda, ma riescono comunque a mantenere la loro autenticità. Sebbene facciano parte del patrimonio culturale dell' intero Mediterraneo, i simboli, le leggende e le persone citati in questo fumetto sono associati principalmente a Venezia, in modo che, con una sola passeggiata per la città, il lettore possa facilmente immaginare la storia dell' intero territorio del Mediterraneo. Nell`articolo si cerca di provare che la lettura di questa opera non può essere passiva perché Pratt chiede dal lettore di esplorare attivamente simboli, personaggi ed eventi menzionati in Favola. Parole chiave: civiltà; Favola di Venezia; Hugo Pratt; leggende; Mediterraneo; simboli
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ARCHINARD, MARGARIDA. "LES CADRANS SOLAIRES RECTILIGNES." Nuncius 3, no. 2 (1988): 149–81. http://dx.doi.org/10.1163/182539178x00358.

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Abstract:
Abstract<title> RIASSUNTO </title>Gli orologi solari rettilinei, sia quelli per fasce di latitudini particolari che quelli universali, derivano da una concezione assai complessa, nonostante oggi sia abbastanza semplice verificarne la validità astronomica grazie alla trigonometria sferica.Eppure, il processo intellettuale che, all'epoca, portò alla loro creazione fu certamente di natura geometrica.Sistematicamente trascurato negli antichi trattati di gnomonica, tale processo viene qui ricostituito, partendo dal menaeus di Vitruvio, che sta alla base della struttura geometrica di tali meridiane.Abbiamo altresì esaminato tutte le fonti storiche, attualmente conosciute, per cercare di scoprire l'origine degli orologi solari rettilinei e di tracciarne la storia.
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Marini, Alessandro. "Sciascia on screen, tra pamphlet e thriller. Due riletture postume: 'Porte aperte' e 'Una storia semplice'." Incontri. Rivista europea di studi italiani 27, no. 2 (December 31, 2012): 23. http://dx.doi.org/10.18352/incontri.8288.

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Tagliagambe, Silvano. "Il Metaverso come ambiente e risorsa." EDUCAZIONE SENTIMENTALE, no. 37 (September 2022): 28–42. http://dx.doi.org/10.3280/eds2022-037003.

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Abstract:
Il concetto di Metaverso è introdotto come antidoto a un pensare per modelli. Una definizione accettabile di Metaverso è la seguente: "una rete massicciamente scalata e interoperabile di mondi virtuali 3D renderizzati in tempo reale, che possono essere sperimentati in modo sincrono e persistente da un numero effettivamente illimitato di utenti, e con continuità di dati, come identità, storia, diritti, oggetti, comunicazioni e pagamenti". La definizione proposta sottolinea il Metaverso come uno spazio di interazione, capace di far convergere e la dimensione fisica e quella virtuale: parlare nel caso del Metaverso di "gemelli" ha il significato non di una semplice rappresentazione/simulazione, come nel caso dei modelli, ma di un flusso bidirezionale di dati, capace di generare una relazione non trascurabile tra le due dimensioni. Nel Metaverso, differentemente da ciò che avviene in qualunque modello, non solo si vive, ma si è posti di fronte a un "gemello digitale", capace di condensare tutti gli aspetti e tutte le pieghe della personalità. Se è vero che la vita non ha bisogno di perfezione, secondo l'insegnamento di Jung, ma di completezza, completezza significa sapersi osservare e vedere anche il proprio lato oscuro, la propria ombra. Nel Metaverso l'Io è nudo: questa circostanza può indurre più facilmente a riflettere sulla realtà della propria ombra e del rapporto con essa.
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Colombo, Alessandro. "ORDINE E MUTAMENTO NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 27, no. 2 (August 1997): 373–401. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200024862.

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Abstract:
IntroduzioneSe è vero che i silenzi e le omissioni di una disciplina dicono, a volte, più di quanto dicano le sue parole, la riflessione post-bellica delle relazioni internazionali ha meno da dire sul mutamento internazionale di quanto questo abbia da dire sulle relazioni internazionali.Quando si tireranno le somme della storia della politica internazionale del nostro secolo, infatti, essa apparirà come una successione di mutamenti colossali: dalla fine degli imperi asburgico, ottomano e germanico all'indomani della prima guerra mondiale, a quella degli imperi coloniali dopo la seconda, fino a quella dell'impero russo-sovietico che ha chiuso anche simbolicamente il Novecento. Tanto più sorprendente, quindi, è il fatto che di questi processi non sia rimasta quasi traccia nell'analisi scientifica della politica internazionale. Con alcune lodevoli eccezioni, fino alla fine degli anni settanta la gran parte dell'analisi della politica internazionale si concentrò su elementi statici, quando non finì per essere pura e semplice teoria del bipolarismo. Diversi elementi giocarono a favore di questa scelta (Gilpin 1989, 4-6): la priorità, consueta nelle scienze sociali, dell'analisi statica rispetto all'analisi dinamica (Schumpeter 1979), resa ancora più pervasiva dal successo della teoria dei sistemi; il progressivo declino di quella che K.J. Holsti definì la «grande teoria» (Holsti 1971), cioè dei tentativi di costruire una teoria generale delle relazioni internazionali; la contraddizione tra i colossali mutamenti che avvenivano nel Terzo Mondo e la matrice euro-occidentale della disciplina; la mancanza, soprattutto, di una «domanda» di teorie del mutamento, annullata anch'essa nel «lungo presente» del confronto bipolare.
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Dall'Olmo, Christian, Roberto Gallo, and Nereo Zamperetti. "Il Comitato di Etica per la Pratica Clinica dell’Aulss 8 Berica di Vicenza e la Legge 219/2017: storia di un impegno informativo e formativo. La nascita dello spazio di Consulenza Etica per le DAT." Medicina e Morale 70, no. 2 (July 26, 2021): 167–82. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2021.935.

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Abstract:
Il Comitato Etico per la Pratica Clinica (CEPC) dell’Aulss N. 8 Berica di Vicenza si fatto promotore nei due anni che hanno seguito la pubblicazione della Legge 219/2017, di una intensa attivit di formazione e informazione sulle importanti novit da essa introdotte. In particolare stato redatto un testo, pubblicato sul sito aziendale, avente l’obiettivo da un lato di spiegare ai non addetti ai lavori il senso e lo scopo della legge, dall’altro di fornire una indicazione semplice e concreta del percorso da fare per redigere una Disposizione Anticipata di Trattamento (DAT) e cos registrarla in via ufficiale. Molte altre attivit formative, rivolte in alcuni casi ai professionisti sanitari, in altri alla cittadinanza in generale, sono seguite alla pubblicazione del documento. Una iniziativa particolarmente innovativa stata la creazione di uno spazio di Consulenza Etica per le DAT, uno sportello di ascolto dove un componente del CEPC, un professionista sanitario in possesso di una laurea in filosofia e di un master in consulenza etica, per una mattina al mese si rende disponibile a fornire informazioni sulle DAT, ad aiutare nella redazione di una nuova DAT oppure a leggere e analizzare una DAT gi predisposta. Un piccolo gruppo di lavoro del CEPC, allo scopo di rispondere alla richiesta di un gran numero di utenti di uno strumento che potesse aiutarli a redigere una DAT, ha elaborato e sottoposto all’approvazione del Comitato un documento intitolato “Guida per preparare e personalizzare una Disposizione Anticipata di Trattamento”, pubblicato anch’esso sul sito aziendale.
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Jardilino Maciel, Antonio Frank. "Uno sguardo sulla questione della temporalità." Perspectivas 4, no. 2 (March 23, 2020): 23–51. http://dx.doi.org/10.20873/rpv4n2-58.

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Abstract:
Nel contesto scientifico la plasticità e l’epigenesi sono divenuti due dei concetti più pregnanti del nostro tempo. Il primo, dislocato dal suo ambito originario, cioè l’estetica, continua a rivelare il suo potenziale filosofico, scientifico ed epistemologico. Nel pensiero di Catherine Malabou, la plasticità ha subito una vera e propria metamorfosi concettuale – dalla plasticità della temporalità alla plasticità cerebrale –, riferendosi alla capacità di ricevere e dare una forma. Allo stesso tempo, la “bomba al plastico” è una sostanza che provoca violentissime deflagrazioni. Nel primo caso, la plasticità ha una valenza positiva, venendo concepita come una sorta di lavoro “scultoreo” in senso biologico. La plasticità struttura l’identità, costituisce la sua storia, la temporalità e l’avvenire di una soggettività vivente. Nel secondo, la plasticità è una pura negazione. Nessuno pensa alla “plasticità cerebrale” come il lavoro radicale del negativo all’opera nelle lesioni cerebrali, nella deformazione o nella rottura delle connessioni neuronali, nelle sofferenze psichiche, nelle strutturazioni che avvengono nel vivente, nei traumi vari, nelle catastrofi naturali e politiche, nelle malattie neurodegenerative. Nella sua evoluzione teorica la plasticità verrà articolata in stretta relazione con lo sviluppo neuronale. La neuroplasticità, come concetto scientifico, ci consente di stabilire un ancoraggio biologico alla questione della formazione e decostruzione della soggettività e della temporalità. In questo senso, la plasticità non è il semplice riflesso del mondo, ma è frutto di un’istanza biologica conflittuale che rivela la forma di un altro mondo possibile. Da un lato, l’elaborazione di un pensiero dialettico in ambito neuronale, inteso come sviluppo neuroplastico, ci permette di uscire dalla stretta alternativa tra riduzionismo e antiriduzionismo, la quale è sempre rappresento il limite teorico della filosofia occidentale degli ultimi anni. Dall'altro, è possibile assumere il carattere trascendentale del pensiero totalmente connessa alla sua materialità. La nozione di epigenesi, in questo caso, si afferma come una “nuova forma di trascendentale”. Come figura biologica l’epigenesi si pone come condizione di possibilità della conoscenza e della razionalità rivelando, pertanto, la sua caratteristica a priori. Per mezzo delle nozioni di plasticità ed epigenesi il tempo può essere indagato in stretta connessione con la vita, con lo sviluppo organico del vivente, oltre che a permetterci una nuova visione della soggettività.
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Dissertations / Theses on the topic "Una storia semplice"

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Qiu, Shiyu <1994&gt. "Una storia semplice di Leonardo Sciascia: Proposta di traduzione e commento traduttologico." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19452.

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Abstract:
In recent years, China’s cultural and entertainment industry has been thriving, and many works of mystery themes have charmed many in the audience. Affected by this, the publishing industry has paid more attention on mystery novels. Leonardo Sciascia is a famous Italian novelist, essayist, and politician. He was born in a small town on Sicily in 1921. Sciascia gathers materials from surroundings to depict Sicilian customs, uses acute words to expose the crime of the Mafia, satirizes the incompetence of the government and ugly ethos of the society. Therefore, I choose to translate Sciascia’s short mystery novel A Simple Story into Chinese. The story starts with a phone call received by the police at the night, and then a seemingly simple case of “suicide”, an unfinished sentence, a famous painting that has been missing for many years and reappeared... The novel is inspired by real stories and is short in length, very fluid, easy to understand, while the plot is fascinating. These can attract more readers. This thesis is divided into three parts: the first part introduces the author’s life, works and writing style, and analyzes the writing background of the novel; the second part is the translation of A Simple Story; the last part is a detailed analysis of the novel, the strategies used in the translation process and reasons, as well as the difficulties encountered. This thesis aims to broaden the knowledge of translation theory and improve literary translation ability in practice by completing the translation of the novel. At the same time, it tries to make Chinese readers notice Sciascia and his works, thereby triggering their interest in Italian mystery novels and literature.
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RIMA, Matteo. "Il romanzo testamento." Doctoral thesis, 2012. http://hdl.handle.net/11562/396537.

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Abstract:
La tesi si propone di individuare e di definire una sorta di (sotto)genere letterario fin qui mai trattato, quello del romanzo-testamento. Con questa definizione mi riferisco a tutte le opere scritte all’interno della “dimensione della morte”, ovvero la fase della vita in cui il pensiero della morte diviene dominante. Questo accade solitamente per tre possibili motivi: per l’età avanzata, per una grave malattia o per una precisa volontà suicida; a queste tre motivazioni corrispondono altrettanti capitoli, ognuno dei quali approfondisce quattro diversi testi (romanzi, racconti o fumetti che siano). La situazione nelle quali gli autori realizzano le rispettive opere è estremamente differente: chi affronta la morte in tarda età può permettersi di scrivere con una certa serenità, nella consapevolezza di avere completato naturalmente il proprio percorso; chi muore anzitempo, per malattia, rimpiange gli anni che non potrà vivere e realizza opere animate da una notevole tensione narrativa; chi sceglie di darsi volontariamente la morte si rivolge al mondo con atteggiamento di sfida, per quanto il suo sguardo si dimostri freddo e distaccato. Segue quindi un’appendice nella quale si analizzano altri tre romanzi: originariamente contenuti nei tre capitoli iniziali, essi sono stati successivamente stralciati in quanto sfuggivano a una precisa categorizzazione e male si amalgamavano agli altri; peraltro, tali romanzi erano troppo pertinenti per ignorarli, per cui sono stati trattati in un’apposita sezione. Capitolo 1. Il vecchio scrittore e la morte. I romanzi analizzati sono Deux anglaises et le continent (Henri-Pierre Roché, 1956), Mercy of a Rude Stream (Henry Roth, 1994-1998), The Captain Is Out to Lunch and the Sailors Have Taken Over the Ship (Charles Bukowski, 1998) e Ravelstein (Saul Bellow, 2000). Quattro opere realizzate da autori piuttosto avanti con l’età (si va dai 72 anni di Bukowski agli 89 di Roth) che si rivelano interamente o parzialmente autobiografiche: Roché rivive una fase della propria giovinezza, romanzandola; Roth ripercorre i tredici anni vissuti ad Harlem tra il 1914 e il 1927 dedicandovi ben quattro volumi (per un totale di circa 1500 pagine); Bukowski tiene un vero e proprio diario in cui racconta le proprie esperienze quotidiane; Bellow narra la propria amicizia con Abe Ravelstein, intellettuale ebreo morto qualche anno prima. L’unico dei quattro a usare il proprio vero nome è Bukowski; gli altri tre ricorrono ad altrettanti alter-ego che peraltro nascondono poco o nulla della reale identità dei personaggi. Capitolo 2. Lo scrittore e la malattia. Il capitolo si apre con l’analisi degli ultimi romanzi di Leonardo Sciascia, Il cavaliere e la morte (1988) e Una storia semplice (1989). Si prosegue con il testo più breve esaminato nella presente ricerca: “Nel frattempo”, racconto a fumetti di sei pagine realizzato da Magnus (nome d’arte di Roberto Raviola) nel 1996; si termina quindi con Le soleil des mourants, scritto da Jean-Claude Izzo nel 1999. Si tratta di opere realizzate nell’imminenza della morte (Una storia semplice, “Nel frattempo”) o comunque nella piena consapevolezza che la vita sta per giungere al termine (Il cavaliere e la morte, Le soleil des mourants). Nonostante ognuno dei quattro scritti contenga elementi autobiografici, nessuno di essi è puramente autobiografico: Sciascia scrive due polizieschi, Magnus una commedia, Izzo un dramma on the road. I quattro protagonisti sono accomnati da un fatto: tutti loro si confrontano con la malattia, reale (Il cavaliere e la morte, Le soleil des mourants) o metaforica (Una storia semplice, “Nel frattempo”) che sia. L’unico a uscire vincitore da questo confronto è il personaggio di Magnus; gli altri risultano tutti sconfitti, seppure in misura diversa (la sconfitta è totale per Izzo e lo Sciascia del Cavaliere e la morte, mentre è solo parziale in Una storia semplice). Capitolo 3. Lo scrittore e il suicidio. I testi analizzati nel terzo capitolo sono Le feu follet (Pierre Drieu la Rochelle, 1931), Dissipatio H.G. (Guido Morselli, 1973), “Good Old Neon” (David Foster Wallace, 2004) e Suicide (Édouard Levé, 2008). Realizzate da autori poi suicidatisi, queste quattro opere narrano le storie di altrettanti suicidi: tre sono biografie che ricostruiscono l’esistenza di persone realmente vissute (Feu follet racconta, romanzandola, la fine di Jacques Rigaut; “Good Old Neon” e Suicide si ispirano alla scomparsa di due conoscenti dei rispettivi autori), mentre la quarta (Dissipatio H.G.) è una vicenda di pura invenzione. Nonostante la presenza dei suddetti rimandi biografici, i quattro protagonisti sono caratterizzati in modo tale da divenire dei parziali alter-ego degli scrittori: la fedeltà biografica non è mai una priorità. Due di queste opere (Feu follet e Suicide) hanno uno sfondo estremamente realistico, mentre le altre due (Dissipatio H.G. e “Good Old Neon”) si svolgono in suggestivi scenari fantastico/fantascientifici, come a suggerire la volontà di abbandonare questo mondo che contraddistingue gli autori. Appendice. (In)consapevolezza di morire. I romanzi qui raccolti sono tre: Palomar (Italo Calvino, 1983), Gli ultimi giorni di Pompeo (Andrea Pazienza, 1987) e Camere separate (Pier Vittorio Tondelli, 1989). L’ultimo è stato scritto da un autore che sapeva di essere affetto da AIDS e che, pertanto, era consapevole che non sarebbe sopravvissuto molto (per quanto la natura della malattia lo autorizzasse a sperare che la fine fosse ancora lontana); gli altri due sono invece opera di scrittori che erano in buone condizioni di salute e non sospettavano che di lì a poco sarebbero morti; eppure, al termine dei rispettivi romanzi, essi uccidono i propri protagonisti (entrambi alter-ego). Il capitolo si occupa appunto di individuare la connessione, evidente o sotterranea che sia, tra il destino del personaggio e quello del suo autore. La condizione nella quale si giunge al termine della vita influenza inevitabilmente l’approccio alla scrittura. La relativa serenità che contraddistingue chi si avvia a morire in tarda età fa sì che il vecchio scrittore si dedichi principalmente a una narrativa apertamente autobiografica che ricorda il passato, in modo che egli lo possa rivivere ancora una volta prima di andarsene. Chi muore anzitempo e incolpevole, a causa di una malattia, guarda con rimpianto agli anni futuri che non avrà la possibilità di vivere: scrivere in questo stato d’animo conduce alla realizzazione di opere con una componente didattica, che mirano a trasmettere un messaggio universale. Il desiderio di raggiungere un ampio numero di lettori fa sì che l’autore ricorra alla narrativa di genere; alla base di tale atteggiamento c’è la volontà di esercitare una forma di controllo su un futuro a cui non si potrà assistere in prima persona. Lo scrittore suicida, infine, realizza con il proprio ultimo romanzo una lunga lettera d’addio: egli dimostra la propria volontà di evadere dal mondo dando vita a elaborati scenari di fantasia oppure descrivendo una realtà all’interno della quale si trova spaesato, fuori posto. In un caso come nell’altro, egli vuole fuggire da questo mondo per andare alla scoperta dell’altro. A prescindere dal tipo di morte che li attende, gli scrittori che hanno raggiunto l’ultima fase della propria vita non usano metafore o giri di parole: nelle proprie opere, essi presentano direttamente la propria situazione. Pertanto, i protagonisti dei loro romanzi-testamento sono anziani che riflettono sulla loro prossima morte, oppure persone mortalmente malate, oppure giovani uomini dalle chiare tendenza suicide: in poche parole, personaggi che sono alter-ego totali o parziali dei rispettivi creatori.
The aim of this doctoral thesis is to identify and to define a new and previously unseen literary sub-genre: the “testamentary novel”. By saying so, I embrace all the works of literature that have been written by an author who is living within the “dimension of death”, that is to say the stage of life in which the idea of death has become overwhelming. This may happen because of three main reasons: old age, severe illness or suicidal tendencies. Three different situations that originate three different kinds of narratives: a man who faces death in his old age writes relatively peacefully, knowing that he has naturally come to the end of his life; a man who dies prematurely, by illness, regrets all the future years that he won’t be able to live and writes works of literature that vibrate with narrative tension; a man who voluntarily gives an end to his own life addresses the whole world as if to defy it, and yet writes in a cold and detached style. After these three chapters there is an appendix in which I analyze three other novels: they were initially meant for the already existing chapters, but then I realized that they didn’t belong there, being quite eccentric and avoiding every clear classification, so I left them out. However, they were too pertinent to be totally ignored, so I put them in this separate section (that so became a sort of fourth chapter). Chapter 1. The old writer and death. In this first chapter I analyze the following novels: Deux anglaises et le continent (Henri-Pierre Roché, 1956), Mercy of a Rude Stream (Henry Roth, 1994-1998), The Captain Is Out to Lunch and the Sailors Have Taken Over the Ship (Charles Bukowski, 1998) and Ravelstein (Saul Bellow, 2000). Written by aged authors (spanning the age range 72 to 89, Bukowski being the “youngest” and Roth the oldest), these four narratives are either entirely or partially autobiographical: Roché tells a story about his long gone youth; Roth retraces (in a four-volumes and 1500 pages novel) the thirteen years he lived in Harlem as a kid, between 1914 and 1927; Bukowski keeps an actual diary in which he writes about his daily life; Bellow gives an accout of his friendship with the recently deceased Abe Ravelstein. The only writer who uses his real name in the narrative is Bukowski, whereas the other ones adopt three well recognizable alter-egos. Chapter 2. The writer and the illness. The second chapter begins with the last two novels written by Leonardo Sciascia, Il cavaliere e la morte (1988) and Una storia semplice (1989). These novels are followed by the shortest story analyzed in this thesis: “Nel frattempo”, a six-pages graphic novel that Magnus (Roberto Raviola’s nom de plume) wrote and drew in 1996; the second chapter is completed by Le soleil des mourants, a novel by Jean-Claude Izzo (1999). These narratives have been written by authors who were severely ill and were fully aware that they would die shortly. Each one of the four stories is partly autobiographical, but no one of them is completely autobiographical: Sciascia writes two detective novels, Magnus writes a sort of dark comedy and Izzo writes an extremely dramatic story which resembles a classic tragedy. The four protagonists have one thing in common: they all face illness, sometimes actual (Il cavaliere e la morte, Le soleil des mourants) and sometimes metaphorical (Una storia semplice, “Nel frattempo”). The only one of them who clearly wins this peculiar battle is Magnus’ character; the other ones all suffer a defeat (a total defeat in Le soleil des mourants and Il cavaliere e la morte, a partial defeat in Una storia semplice). Capitolo 3. The writer and suicide. The four works of literature analyzed in the third chapter are the following ones: Le feu follet (Pierre Drieu la Rochelle, 1931), Dissipatio H.G. (Guido Morselli, 1973), “Good Old Neon” (David Foster Wallace, 2004) and Suicide (Édouard Levé, 2008). Written by authors who have actually committed suicide, these narratives tell the stories of four suicidal men: three of them are biographical accounts (Feu follet tells about Jacques Rigaut’s suicide, while “Good Old Neon” and Suicide are inspired by the suicides committed some years before by two acquaintances of the authors), the fourth one is entirely fictional. However, these biographical accounts are deliberately inaccurate, so the characters portrayed by the writers become eventually their partial alter-egos. Two of the four narratives take place in a completely realistic setting; on the other hand, the background of the other two is imaginary and fantastic, as if to suggest the authors’ desire to leave the world he’s still living in. Appendix. (Un)aware to die. In this appendix, which is a sort of fourth chapter, three novels are analyzed: Palomar (Italo Calvino, 1983), Gli ultimi giorni di Pompeo (Andrea Pazienza, 1987) and Camere separate (Pier Vittorio Tondelli, 1989). The third one has been written by a man who was suffering from AIDS and was therefore aware that he wouldn’t survive much longer (even if he couldn’t foresee the specific moment of his future demise, of course); on the contrary, the two other novels have been written by two healthy men who couldn’t imagine that they would die a few months after having completed their works; nevertheless, at the end of their narratives they both kill their main character (who is clearly their alter-ego). There is indeed a connection between the death of the character and the death of the author, and this appendix aims to identify it. After having analyzed these fifteen narratives I realized that different kinds of death originate different kinds of writing. The man who dies in the relative peacefulness of his old age is naturally encouraged to write about his past life, so he can relive it one last time. When a man dies prematurely, because of an incurable disease, he regrets all the future years that he won’t be able to live: he writes a somehow educational work of literature, a novel containing a universal message that aims to teach something to the ones who will survive him; in order to reach the maximum amount of readers, he makes use of an “easy” genre, such as comedy or detective novel. He does so because he wants to use his narrative in order to exert a sort of influence over the future (even if, or just because, he knows that he won’t be there in person). The suicidal man writes his final novel as if it were a long suicide letter: he shows off his strong desire to leave this life by making up imaginary worlds or else describing a reality that doesn’t fit him, a world in which he just can’t find his proper place. Apart from the kind of death that awaits them, the writers who have reached the final stage of their life don’t use metaphors or circumlocution: in their novels, they plainly present their own situation. So, the main characters of their testamentary works of literature are old men who muse about dying, or persons severely ill, or young men with suicidal tendencies: in short, these characters are total or partial alter-egos who have the specific duty of standing in for their creators.
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Books on the topic "Una storia semplice"

1

Sciascia, Leonardo. Una storia semplice. Milano: Adelphi, 1989.

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2

Sciascia, Leonardo. Una storia semplice. 8th ed. Milano: Adelphi, 1992.

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3

"Confine non è una semplice linea, storie e memorie tra antislavismo, foibe ed esodo (Conference) (2021 Online). Una vicenda del Novecento: Nazionalismi, foibe ed esodo tra storia e narrazione pubblica : atti del seminario "Il confine non è una semplice linea, storie e memorie tra antislavismo, foibe ed esodo," Pistoia, 10 febbraio 2021. Pistoia - Italia: I.S.R.Pt editore, 2022.

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4

Una storia semplice. 3rd ed. Milano: Adelphi Edizioni, 2017.

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5

Parise, Goffredo. UNA Storia Semplice. Rizzoli - RCS Libri, 2001.

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6

Sciascia, Leonardo. Una Storia Semplice. 3rd ed. Adelphi, 2018.

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7

Kergroach, William. Storia Di Maghreb: Una Guida Semplice e Completa. Independently Published, 2021.

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8

Londi, Luca. Aldo Londi Ceramista: Storia Semplice Di una Vita Complicata. Independently Published, 2018.

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9

Iovino, Stefano. VIAGGIO per la FELICITA? ?una Storia Pi? o Meno Semplice? Lulu Press, Inc., 2019.

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10

Iovino, Stefano. Viaggio per la Felicita -Una Storia Piu o Meno Semplice-. Lulu Press, Inc., 2017.

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