Academic literature on the topic 'TUTELA PENALE DEL PATRIMONIO'

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Journal articles on the topic "TUTELA PENALE DEL PATRIMONIO"

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Valentini, Vico. "Tutela penale del made in Italy." Archivio penale, no. 2 (2020): 569–80. http://dx.doi.org/10.12871/978883339449712.

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Pighi, Giorgio. "La tutela penale del minore migrante in Italia." Miscellanea Historico-Iuridica 19, no. 1 (2020): 267–87. http://dx.doi.org/10.15290/mhi.2020.19.01.12.

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Abstract:
Providing specific criminal protection for migrant minors requires the balance of two legal aspects related to the specific weaknesses of the children; on the one hand, the condition of the minor is characterized by the inadequate experience and specific risks of victimization; on the other hand, the migrant status is related to the lack of social and family references, economic need and diversity of culture. The protection the two mentioned legal aspects requires the enforcement of both different rules to be combined; the application of existing regulations, with the evaluation of the crime’s circumstances, as well as the definition of new criminal figures, who identify some peculiar forms of possible aggression or endangerment, are both useful solutions for the very problematic balance of the two goods. In order to provide effective protection for migrant minors, it is essential to fully implement the principle of “last resort”. Criminal protection, in fact, should only intervene in support and completion of priority preventive administrative safeguards; the administrative protection has to intervene before the commission of serious crimes, which risk compromising, even irremediably, the personality of the vulnerable minor. Otherwise, the administrative action would provide only indirect protection, with no effects on weak persons; an efficient intervention aims to preserve the fragility of the migrant child taking into account the objective risks, often very serious, due to the simultaneous of the two conditions (minor age and migration status). Criminal protection alone would not prevent the maturing of trauma, harassment, exploitation, material and educational deprivation. The law of 7 April 2017, n. 47 «Provisions regarding the protection measures for unaccompanied foreign minors» is significant in this regard.
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D’Alessandro, Chiara A. "Il patrimonio culturale immateriale." Società e diritti 7, no. 13 (July 25, 2022): 136–51. http://dx.doi.org/10.54103/2531-6710/18455.

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Abstract:
RiassuntoLa tutela giuridica del patrimonio culturale immateriale è il risultato di un lungo e complesso percorso che è culminato nella Convenzione UNESCO del 2003 sulla tutela del patrimonio culturale immateriale, ed è tuttora in fieri in molti ordinamenti. A questo percorso non è estraneo il ruolo e il contributo culturale dell'antropologia culturale e in particolare di uno dei suoi più eminenti esponenti, Claude Lévi Strauss, che negli anni ha mantenuto un lungo e proficuo rapporto con l'UNESCO
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Macri, Francesco. "VIOLENZA DOMESTICA E MALTRATTAMENTI IN FAMIGLIA: l’art. 572 del codice penale." Revista Direitos Sociais e Políticas Públicas (UNIFAFIBE) 9, no. 1 (April 2, 2021): 888. http://dx.doi.org/10.25245/rdspp.v9i1.884.

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Abstract:
In questa sede, si analizzerà la fattispecie dell'art. 572 c.p. da una prospettiva “integrata”, inquadrandola come parte di un apparato di tutela penale nei confronti della violenza sessuale, fisica e psicologica nei confronti delle donne. Si conclude che la figura criminosa summenzionata è reato abituale proprio ed ha il dolo generico come elemento soggettivo. Vi sono problemi di concorso (reale o apparente) di reati con quelli di lesioni personali (art. 582 e – per quelle gravi e gravissime – 583 c.p.), e di atti persecutori (art. 612-bis), con il quale si individuano controversie di rilievo. I livelli sanzionatori prevedibili indicano la possibilità, per gli autori, di beneficiare frequentemente della sospensione condizionale della pena, o dell'affidamento in prova ai servizi sociali. Ciò si traduce in un apparato di tutela penale non sempre perfettamente coerente e, soprattutto, efficace.
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Mazzanti, Edoardo. "Brevi note sulla tutela penale della produzione alimentare locale." AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, no. 2 (January 2021): 63–76. http://dx.doi.org/10.3280/aim2018-002005.

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Abstract:
Il lavoro offre una breve rassegna delle fattispecie penali applicabili a difesa della produzione alimentare locale. Introdotto il tema dell'origine dei prodotti alimentari ai fini penali, il contributo dà conto, prima, dei delitti del Titolo VIII Capo II del codice penale; poi, della complessa disciplina a difesa del made in Italy, contenuta nella legge n. 350/2003. Evidenziate le principali criticità dell'assetto attuale, nella parte finale si prospettano schematicamente alcune possibili direttrici di riforma.
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Nascimbene, Bruno. "Lo spazio di libertŕ, sicurezza e giustizia a due anni dall'entrata in vigore del Trattato di Lisbona." DIRITTO, IMMIGRAZIONE E CITTADINANZA, no. 4 (March 2012): 13–26. http://dx.doi.org/10.3280/diri2011-004002.

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Abstract:
1. La definizione di spazio di libertà, sicurezza e giustizia2. La comunitarizzazione e il Trattato di Lisbona. Le residue competenze degli Stati3. Le situazioni di compromesso politico: immigrazione, cooperazione giudiziaria penale, accordi di Schengen4. Lo spazio e la tutela dei diritti fondamentali5. Le realizzazioni compiute. Le azioni necessarie6. Il principio del mutuo riconoscimento. La sua rilevanza, in particolare, nella cooperazione giudiziaria penale e nella politica di immigrazione e asilo
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Jordano Fraga, Jesús. "El Derecho contra el Ruido." Revista Andaluza de Administración Pública, no. 86 (August 31, 2013): 419–22. http://dx.doi.org/10.46735/raap.n86.1023.

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Abstract:
La obra recensionada estudia las grandes temáticas del ruido: los dispositivos jurídicos establecidos en la Ley 37/2003, del Ruido en relación con la calidad acústica, la prevención y corrección del ruido ambiental y el régimen sancionador; las diferentes formas de protección jurídica ante el ruido: la tutela constitucional, la civil, la penal y la laboral. Finalmente, y el ruido en la jurisdicción contencioso-administrativa, con especial atención a la responsabilidad patrimonial de la Administración.
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Zendri, Liliana. "La protección del patrimonio cultural de Argentina." Derecho y Ciencias Sociales, no. 16 (May 30, 2017): 004. http://dx.doi.org/10.24215/18522971e004.

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Abstract:
Esta cuestión puede encararse de distintas aristas, trabajamos un concepto multívoco que incluye múltiples categorías (patrimonio urbano, urbanístico, edificado, artístico, histórico, etc.) y es pilar de desarrollo local y regional. Su régimen jurídico es relevante porque su dimensión desborda la tutela municipal y la legislación especial (donde cada ley atiende determinado objeto). Cuando debe analizarse de manera integral sea en el ordenamiento interno, en normas internacionales (cartas e instrumentos emanadas de organismos internacionales especializados) como la recepción en constituciones europeas y latinoamericanas, para atender adecuadamente la incorporación por nuestra Constitución Nacional (y cartas provinciales), en armonía con principios generales y normas rectoras globales. En la tutela jurídica resalta la importancia del tránsito operado desde las variadas leyes especiales (legislación patrimonial) a la incorporación con rango constitucional del "Derecho al patrimonio cultural y a la identidad cultural", ya que la reforma positivizó el derecho con rango constitucional ordenando dictar una ley de presupuestos mínimos. Es importante dictar una Ley General de Patrimonio Cultural pero hacerlo en sintonía al nuevo derecho, que ponga eje en las misiones y funciones de las instituciones de preservación, conservación, difusión, y especialmente de tutela jurídica, atendiendo obligaciones del Estado, del colectivo social y la responsabilidad de las instituciones de enseñanza, para generar espacios académicos, cooperación y estudios (locales, regionales e internacionales).
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Barbara, Sibilio Parri. "Uno strumento di gestione del patrimonio culturale: il caso dei siti UNESCO." ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, no. 2 (January 2012): 307–33. http://dx.doi.org/10.3280/ed2011-002006.

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Abstract:
I siti inseriti nella Lista del Patrimonio Mondiale posti sotto la tutela dell'UNESCO sono caratterizzati dalla presenza di un ricco patrimonio culturale immerso in un ambiente naturale e/o in localizzazioni urbane di alta qualitŕ. In ognuno di essi gli operatori sono impegnati nella progettazione, prima, e nella realizzazione, poi, di un processo di valorizzazione, processo particolarmente complesso per piů motivi. Per affrontare questa complessitŕ e superare le difficoltŕ che ne derivano puň risultare efficace l'attivazione di un processo di pianificazione, programmazione e controllo. In questa direzione si č mosso il nostro Paese - ma non solo - rendendo obbligatorio, con la legge 77 del 20 febbraio 2006, la redazione del Piano di Gestione il cui obiettivo primario č quello di "garantire l'identificazione, la tutela, la conservazione, la valorizzazione e la trasmissione alle generazioni future del patrimonio". In sostanza, il Piano di gestione č proposto come uno strumento di governo politico ed economico nel medio-lungo termine del sito, strumento che puň agevolare e guidare l'ideazione, la progettazione, l'attuazione e il controllo di progetti di tutela e valorizzazione del patrimonio. Il suo impiego si č tradotto prevalentemente nella programmazione di iniziative culturali di tutela e conservazione affiancate da azioni di valorizzazione, per lo piů a breve termine, con un apprezzabile impatto economico sul territorio. La sensazione che si ricava dall'osservazione della realtŕ č che ancora manca la capacitŕ e la sensibilitŕ di utilizzare il Piano di gestione in modo adeguato: non č stata formulata una pianificazione che coniughi nel lungo termine le tante dimensioni interessate e non č compresa la sua natura di meccanismo operativo. Sembra che la sua redazione sia effettuata soprattutto per adempiere ad un obbligo normativo.
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Perillo, Danilo. "GDPR: diritto alla privacy e tutela del patrimonio aziendale." SICUREZZA E SCIENZE SOCIALI, no. 3 (March 2018): 197–98. http://dx.doi.org/10.3280/siss2017-003015.

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Dissertations / Theses on the topic "TUTELA PENALE DEL PATRIMONIO"

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VARESANO, BRIGIDA. "I CRIMINI CONTRO IL PATRIMONIO CULTURALE: NUOVE PROSPETTIVE DI TUTELA DEI DIRITTI UMANI." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2020. http://hdl.handle.net/2434/791194.

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Abstract:
Tra le strategie di contrasto ai multiformi fenomeni criminosi afferenti al patrimonio culturale, riveste un ruolo cruciale l’affermarsi, a livello internazionale, del principio della responsabilità penale individuale. A fronte dell’attuale scenario internazionale, in cui i beni culturali sono stati sovente oggetto della furia iconoclasta di gruppi estremisti, la presente ricerca si propone di acclarare quale rilevanza penale sia riconosciuta dal diritto internazionale, in una prospettiva de iure condito, alla distruzione intenzionale del patrimonio culturale quand’anche questa sia svincolata dai conflitti armati. Onde risolvere tale queastio iuris, la ricerca adotta quel preciso ragionamento giuridico, sviluppato dai tribunali internazionali penali, al fine di affermare la responsabilità penale individuale per la violazione di norme internazionali. In specie l’indagine si occupa di verificare la sussistenza dei tre requisiti che, in ossequio alla giurisprudenza internazionale penale, sono necessari affinché un individuo possa ritenersi penalmente responsabile a livello internazionale per la distruzione di beni culturali: ovverosia, (a) l’esistenza di una norma internazionale che imponga un determinato obbligo di tutela dei beni culturali; (b) la produzione di serious conseguenze in seguito alla violazione della suddetta norma; (c) la generalizzata comminatoria della sanzione penale negli ordinamenti nazionali. Ciò posto, la prima parte del lavoro – avente perlopiù carattere introduttivo – è volta a fornire un inquadramento sistematico del corpus normativo posto a tutela del patrimonio culturale all’interno del sistema di garanzia dei diritti umani. In questo contesto, viene in evidenza come l’interesse del legislatore internazionale in materia si sia declinato in diversi approcci connotati, sia da una progressiva estensione della nozione di bene giuridico protetto, che dall’evoluzione della ratio di tutela perseguita. Al fine di dimostrare quanto detto, si analizza: in primo luogo il diritto internazionale umanitario, le cui disposizioni hanno riconosciuto un’immunità al patrimonio culturale nella sua consistenza materiale, salvaguardandolo dai danni, seppur collaterali, derivanti dalle ostilità armate; e in secondo luogo, la normativa di più ampio respiro che, abbracciando la più estesa nozione di cultural heritage, ha inteso la tutela del bene culturale quale componente essenziale del rispetto dei diritti umani. Una volta chiarita la genesi del sistema normativo, ci si sofferma funditus sulla evoluzione dello stesso, prestando particolare attenzione all’emersione di nuove finalità di tutela. Tramite l’analisi del law enforcement attuato dalla Corte di Strasburgo e dalla Corte interamericana dei diritti umani, in materia di diritti culturali dell’uomo, si provvede ad inquadrare gli obblighi internazionali a protezione dei beni culturali sotto la lente dei diritti umani. Passaggio, questo, che appare centrale onde comprendere la reale portata del divieto di distruggere il patrimonio culturale in qualsivoglia contesto, e non solo in quello bellico. Esaurita la trattazione concernente le norme primarie, ed individuata dunque la sussistenza di specifici obblighi internazionali, l’indagine si concentra poi sulle conseguenze scaturenti, sul piano secondario, in caso di violazioni. Avendo riguardo alle reazioni poste in essere nella Comunità internazionale, essenzialmente realizzate tramite forme istituzionalizzate, quali quelle dell’UNESCO e delle Nazioni Unite, ci si occupa di appurare il grado di gravità riconosciuto alla rottura della legalità in materia. Sicché, guardando al dato fattuale, cioè all’azione solidale ed istituzionale attuata dagli omnes in risposta alla distruzione iconoclasta, si ricostruisce la natura erga omnes del divieto di distruggere il patrimonio culturale, e più in generale degli obblighi protettivi a questo relativi. Acclarato che la distruzione deliberata del patrimonio culturale integra una violazione grave del diritto internazionale, l’ultima parte dell’indagine – che rappresenta forse quella più innovativa – è volta ad accertarne la rilevanza penale nell’ambito dei sistemi giuridici nazionali. Infine, seguendo un ragionamento induttivo, che muove quindi dalle esperienze nazionali, e che si colloca comunque in una prospettiva de iure condito, potrà evincersi l’esistenza o meno di un principio generale, comune agli ordinamenti interni, volto a responsabilizzare penalmente l’individuo per la distruzione deliberata del patrimonio culturale in tempo di pace.
The principle of individual criminal responsibility plays a crucial role among all the different strategies to face the manifold criminal phenomena which currently undermine cultural heritage. Against the recent historical background, where the cultural heritage has been intentionally injured because of iconoclastic waves, the present research pursues a main objective, which can be summarized into the following query: is it possible to affirm the consolidation of the principle of the individual criminal responsibility vis-à-vis the intentional destruction of cultural property committed during peace time? In order to solve this question, the research follows the reasoning adopted by international criminal courts in order to affirm the principle of individual criminal responsibility for violations of international law. In particular the present work, which consists of two parts, aims to ascertain the fulfillment of the three criteria enunciated by the international criminal courts: (a) the existence of rules of international law laying down a specific obligation to protect cultural property; (b) the production of serious consequences in case of violation of such rules; (c) the generalized criminalization, into national legal systems, of a such offence. Consequently, the first part of the work – of an introductive character – is addressed to a systematic overview of the relevant legal framework, whose evolution highlights how the international tools have been characterized by either a progressive extension of cultural good notion, or an evolution of the pursued ratio legis. Therefore, the analysis takes moves from the ius in bello norms which have granted an immunity to cultural property, based on its civilian character and aiming to prevent those damages which are typically caused by armed conflicts. Finally, and especially, it considers those norms of a wider scope which – embracing the broader notion of cultural heritage – have interpreted the cultural property protection as a constituent part of the human rights protection system. Thus, addressing the attention on the most recent achievements of this evolutional process, the research turns to those legal instruments – such as Article 27 of the Universal Declaration of Human Rights (1948) and Article 15 of the International Covenant on Economic, Social and Cultural Rights (1966) – whereby the international obligations related to cultural property could be interpreted as tools to defend a humankind interest, namely the peaceful enjoyment of the cultural rights: i.e. the right to take part to cultural life, as well as the right to have a cultural identity. However, the pivot of the present research is its second part, which is focused on the consequences deriving from the violations of the relevant international rules protecting cultural property and, consequently, from the cultural rights infringements. Indeed, the second part intends to establish whether the Rome Statute provisions has been overtaken by new rules of customary international law, according to which the intentional destruction of cultural heritage constitutes, besides a war crime, even a crime against humanity. To this scope, the analysis deals with the reactions that international actors have implemented for facing the iconoclasm plague. In order to ascertain the criminalization degree, the work firstly focuses on the pertinent case-law of the international criminal tribunals: indeed it is known that the International Criminal Tribunal for the former Yugoslavia before, and the Extraordinary Chambers in the Courts of Cambodia then, have already condemned the intentional attacks directed against cultural sites as crimes against humanity sub specie of persecution. Ultimately, the object of the last part is represented by the national legal systems, whereby it is given to retrace the criminal relevance degree which is recognized to the destruction of cultural heritage.
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BANDIERA, EDOARDO. "I terzi nel procedimento di prevenzione patrimoniale finalizzato alla confisca. Diritti, poteri e tutela dei soggetti coinvolti nel procedimento alla luce della direttiva 2014/42/UE e del regolamento 2018/1805/UE." Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2020. http://hdl.handle.net/11392/2488047.

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Abstract:
L’indagine ha ad oggetto la tutela procedimentale che l’ordinamento riconosce ai terzi coinvolti in un procedimento finalizzato all’adozione di un provvedimento di confisca di prevenzione; dunque, si concentra sui diritti ed i poteri che questi soggetti possono esercitare nel corso del procedimento. L’assunto da cui prende abbrivio la ricerca è quello per cui negli ultimi anni l’attenzione del legislatore, in materia penale, è stata catalizzata sempre più dai patrimoni e dalle ricchezze illecitamente accumulate dalle organizzazioni criminali, che sono così divenute il bersaglio privilegiato dell’intervento punitivo. Accanto a un diritto penale patrimoniale si è, così, edificato un “processo al patrimonio” che ha visto nelle forme di incapacitazione patrimoniali, recte nella confisca, la forma privilegiata di risposta coercitiva statale. In particolare, il modello italiano si è connotato per un ricorso parossistico all’utilizzo della confisca misura di prevenzione, una sanzione dalla natura non penale. La considerazione per cui i provvedimenti ablatori, siano essi cautelari, oppure definitivi, rischiano di coinvolgere beni formalmente nella proprietà o nella disponibilità di soggetti terzi ha mosso il legislatore, nazionale . È questo il motivo per cui la più recente normativa europea (la direttiva 2014/42/UE relativa al congelamento e alla confisca dei beni strumentali e dei proventi da reato nell’Unione europea) chiede agli Stati membri di garantire uno statuto minimo di tutela dei diritti dei terzi in sede di trasposizione (artt. 6 e 7). Peraltro, in sede di recepimento della direttiva (d.lgs. 29 ottobre 2016, n. 202) il legislatore domestico non ha apportato alcuna modifica al nostro ordinamento in merito alle garanzie che devono essere riconosciute ai soggetti terzi coinvolti in un procedimento penale all’esito del quale sarà comminata la sanzione della confisca. Dal punto di vista della teoria generale del processo, infatti, il terzo non essendo una parte del processo penale, ma un estraneo, non può proporre alcuna impugnazione avverso la sentenza di primo grado che prevede la confisca di beni su cui vanti, a qualsiasi titolo, una pretesa. La tutela dei soggetti terzi, invece, è da tempo “croce e delizia” del procedimento di prevenzione patrimoniale. Si sono così esaminate le differenti posizioni e gli strumenti di tutela corrispondenti a ciascuna di esse, che le diverse tipologie di terzi possono azionare, pur nell’unicità del procedimento.
The investigation has as its object the procedural protection that the system recognizes to third parties involved in a procedure aimed at the adoption of a measure of confiscation of prevention; therefore, the analysis focuses on the rights and powers that these subjects can exercise during the procedure. The assumption from which the research is taken into consideration is that, in recent years, the attention of the Legislator, in the criminal matter, has been catalyzed more and more by the patrimonies and riches illegally accumulated by the criminal organizations, which have become the privileged target of the punitive intervention. Alongside a criminal patrimonial law, a "trial of the patrimony" has been built up, which has seen in the forms of patrimonial incapacitation, recte in the confiscation, the privileged form of coercive state response. In particular, the Italian model has been characterized by a paroxysmal recourse to the use of the confiscation measure of prevention, a sanction of a non-criminal nature. The consideration for which the dispositions of attorney, whether precautionary or definitive, risk involving property formally in the ownership or availability of third parties, has moved the legislator, national and European, to prepare a minimum statute of guarantee in respect of these subjects. This is why the most recent European legislation (Directive 2014/42/EU on the freezing and confiscation of instrumental property and the proceeds from crime in the European Union) calls on the Member States to guarantee a minimum statute for the protection of the rights of third parties when transposing it (Articles 6 and 7). From the point of view of the general theory of the trial, in fact, the third party, not being a part of the criminal trial, but a stranger, cannot propose any appeal against the sentence of first instance which provides for the confiscation of goods and properties on which, for whatever reason, a claim is made. The protection of third parties, on the other hand, has long been a "cross and delight" of the procedure of patrimonial prevention. The research has been characterized by two poles: on the one hand, the process of patrimonial prevention; on the other, the participation of the third party in the same. In conclusion, particular attention was paid to the issue of evidence, differentiating with regard to the object of evidence that each category of third party is required to demonstrate.
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Rocchi, Filippo Giuseppe <1997&gt. "Il trust tra tutela del patrimonio familiare ed elusione fiscale." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19746.

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Abstract:
I trusts nascono nei paesi di common law come strumento protettivo, approdano nel contesto internazionale grazie alla globalizzazione che spinge i giuristi ad affrontare tale argomento negli studi giuridici comparati, e il primo riconoscimento che rende tale disciplina applicabile anche in paesi in cui gli ordinamenti non prevedono questo istituto è la convenzione dell’Aja del 1985 che identifica la materia e ne inquadra l’applicazione (Lupoi, 1994). Tale strumento che per sua natura si presta ad una funzione di tutela proiettato in un contesto internazionale, in cui le normative di molteplici paesi presentano falle, sia nella cooperazione che nello scambio di informazioni finanziarie e fiscali, diventa particolarmente efficacie nella finanza offshore col fine di tutelare, o più correttamente occultare, ingenti patrimoni in paradisi fiscali per le più molteplici ragioni, dalla provenienza illecita del denaro, come ai proventi del narcotraffico, alla tutela del patrimonio dalle agenzie fiscali, si pensi alle imposte di successione particolarmente alte in alcuni paesi. L’obbiettivo dell’elaborato è quello di analizzare la disciplina di tale strumento sia dal punto di vista civilistico, analizzando la struttura e le funzioni sia nelle legislazioni di common law sia nell’ottica comparata, analizzando altri strumenti protettivi offerti dai vari ordinamenti, con un particolare focus sulle intersezione con l’industria bancaria e finanziaria, si pensi alla possibilità di formare istituti di credito il cui capitale viene detenuto da trusts e le implicazioni che tale strutturazione societaria possono avere sul riciclaggio ed autoriciclaggio di denaro in ottica transnazionale, sia dal punto di vista della disciplina fiscale, che rappresenta uno dei temi principali di tale strumento dal momento che viene tradizionalmente utilizzato oltre che per occultare i capitali anche per farli fruttare sfuggendo il più possibile alla tassazione. Con tale impostazione si vuole dare una visione complessiva di tale strumento e come viene tutt’ora utilizzato sia per fini legittimi e sia per fini abusivi, analizzando le normative internazionali tipicamente di fonte convenzionale come le convenzioni contro le doppie imposizioni, che prevedono il regime di tassazione in ottica transnazionale dei trusts ed altri istituti assimilati, le recenti convenzioni per lo scambio delle informazioni ai fini fiscali, che prevedono un regime di cooperazione tra i vari stati che le ratificano, analizzando anche la normativa commerciale e finanziaria attinente a tale istituto, sia delle legislazioni di common law sia in ottica comparata con un riferimento ad altri strumenti tutelativi previsti nel nostro ordinamento ed in altri affini. Ciò mira inoltre ad offrire una visione di come la normativa, e più in generale la cooperazione finanziaria, potrebbe evolversi negli anni al fine di garantire l’efficacia protettiva dello strumento, che resta il fattore chiave dell’esistenza stessa dei trusts, e annullare, o almeno attenuare il più possibile, le finalità abusive per le quali viene utilizzato.
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Cadamuro, Elena. "Tutela penale e soglia dell'offensività: il regime del "€œreato bagatellare"€ e del "fatto irrilevante"." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2017. http://hdl.handle.net/11577/3423136.

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Abstract:
After a long season in which the need for reordering the justice system resulted in multiple decriminalising laws, the persisting need for renovating the penal system seems to require something different than mere radical elision of penal sanctions, that is, of the instruments through which the response of the penal system should be adjusted to the peculiarity of the typified act in its concrete realisation. We wanted, therefore, to assess, in the first place, whether in the logic of a penal system inspired to the principle of necessary harmfulness, whereby the crime shall consist of harm to a legal good, significant margins of functioning of the penal irrelevance of the fact were possible. The study of the irrelevance clauses already established in our penal system, in juvenile trial and in the proceedings before the justice of the peace, together with the solutions adopted in other European systems, allowed us to develop a critical analysis of the new cause of exclusion of punishability for particular triviality of the fact, as introduced in the penal code. The legislator located the new cause of non-punishability in a context certainly characterised by harmfulness, save the following punitive waiver by the judge. The triviality of the criminal fact is therefore assumed as criterion of selection, on a concrete level, of facts not deserving to be penalized. The research, therefore, moved on to the analysis of the several "indexes of triviality" that characterise the fact as petty, in both the objective and subjective element. We noticed then how the "threads" of petty crimes and of the irrelevant fact are intertwined, precisely, in the logic of introducing in the penal system instruments to individuate in the lesser concrete seriousness of criminal offences the reason for giving up the application of a sanction through mechanisms of extinction of punishability. The research, also through a comparative approach, has been further extended to the exam of the influence of post-factum reparatory behaviours on the harmful dimension of crime, coming to detect in the practically inexistent consideration of such behaviours, the most lacking element of the present law. A missed occasion to pave the way to a conciliatory and reparative penal justice conceived as the most advanced frontier for an adequate response to crimes of low and medium seriousness, capable of remedying the penal inflation and of giving appropriate value to a gradualist conception of crime, as well as to the dimension of penal "triviality".
Dopo una lunga stagione in cui la necessità di riordino del sistema-giustizia si è tradotta in molteplici leggi di depenalizzazione, l'esigenza persistente di rinnovamento del sistema penale sembra richiedere qualcosa di diverso dalla semplice elisione, in radice, della risposta sanzionatoria penale, ossia degli strumenti attraverso cui adeguare la risposta dell'ordinamento penale alla peculiarità del fatto tipico nella sua concreta realizzazione. Abbiamo così voluto appurare, in primo luogo, se nella logica di un sistema penale ispirato al principio della necessaria offensività, in forza del quale il reato deve sostanziarsi nell'offesa del bene giuridico, fosse comunque possibile ritagliare un margine significativo di operatività all'istituto dell'irrilevanza penale del fatto. Lo studio delle clausole di irrilevanza già previste nel nostro ordinamento penale, nel processo minorile e nel rito avanti il giudice di pace, nonché delle soluzioni adottate in altri ordinamenti europei, ha permesso di svolgere un'analisi critica della nuova causa di esclusione della punibilità per particolare tenuità del fatto, introdotta nel codice penale. La nuova causa di non punibilità ha trovato collocazione in un contesto certamente caratterizzato dall'offensività, salvo il successivo esonero punitivo da parte del giudice. L'esiguità del fatto-reato viene così assunta come criterio di selezione in concreto dei fatti non meritevoli di risposta sanzionatoria. La ricerca si è dunque di seguito rivolta all'analisi dei vari indici di esiguità che caratterizzano il fatto come bagatellare, sia sotto il profilo oggettivo che soggettivo. Si è rilevato dunque come i fili del reato bagatellare e del fatto irrilevante si intrecciano nella logica, appunto, di introdurre nel sistema penale degli istituti che individuino nella scarsa gravità in concreto dell'illecito penale la ragione di rinuncia all'applicazione della sanzione attraverso meccanismi di estinzione della punibilità. L'indagine, anche attraverso un approccio comparato, si è poi estesa ad esaminare l'incidenza delle condotte riparatorie post-factum sulla portata offensiva del reato, pervenendo ad individuare nella pressoché inesistente valorizzazione di tali condotte, l'elemento più carente dell'attuale disciplina normativa. Un'occasione mancata per dare spazio ad una giustizia penale conciliativa e riparativa concepita ormai come la frontiera più avanzata per una risposta adeguata ai reati di lieve e media gravità, in grado di ovviare all'inflazione penalistica e di valorizzare una concezione gradualistica del reato, nonché la dimensione dell'œesiguità penale.
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BOGA, VICTORIA ALLEGRA. "La retroattività nel sistema penale: prospettive di tutela dell'affidamento." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2022. http://hdl.handle.net/10281/366466.

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Abstract:
Il consociato vanta nei confronti dello Stato un'aspettativa in ordine alla (tendenziale) stabilità delle scelte normative, che si ricollega alla tutela della sicurezza giuridica dei cittadini e alla calcolabilità delle scelte d’azione degli individui. Muovendo dal presupposto che la tutela di tale aspettativa è un elemento indispensabile dello Stato di diritto, nel presente elaborato si approfondiscono gli strumenti predisposti a difesa dell’affidamento, anche in considerazione dei mutamenti che hanno interessato il diritto penale post-moderno. Se, infatti, nell’ambito del diritto penale si è a lungo ritenuto che la tutela di tale aspettativa necessariamente passasse per il perseguimento dell’ideale – inizialmente ritenuto realizzabile – della certezza del diritto, gli studi più recenti consentono di abbandonare questa illusione. Il tempio di garanzie volte a perseguire l’ideale della certezza, individuate nel divieto di retroattività, nel principio di precisione e di tassatività, nonché nel divieto di applicazione analogica della norma penale, ha mostrato importanti cedimenti. La certezza del diritto è, infatti, messa in crisi dalla progressiva processualizzazione che ha interessato il sistema penale, da intendersi sia come aumento del ruolo del diritto processuale rispetto a quello sostanziale – che ha portato al superamento della sua concezione come servo muto per arrivare ad una sua qualificazione in termini di socio tiranno – sia come crescente aumento del ruolo del diritto giurisprudenziale a dispetto del diritto di produzione legislativa. Questi fattori hanno così messo in luce l’impossibilità di perseguire l’ideale della certezza del diritto. Tale maturata consapevolezza consente di far emergere la problematica della disciplina intertemporale del diritto processuale e del diritto giurisprudenziale nel sistema penale, tema, peraltro, di crescente interesse in considerazione dell’aumento del tasso di volatilità del diritto, sia in generale, sia nel settore penale. Il presente elaborato, dopo aver circoscritto l’ambito di interesse dello studio, ovverosia le modalità di tutela dell’affidamento rispetto alle modifiche legislative processuali e ai mutamenti giurisprudenziali, approfondisce gli strumenti di tutela elaborati negli altri settori dell’ordinamento. A differenza di quello penale, in tali ambiti la tutela dell’aspettativa della sicurezza giuridica è passata per elaborazioni proprie della dottrina, oltre che della giurisprudenza costituzionale, europea e convenzionale, in ragione della mancanza di una norma costituzionale che, analogamente a quanto accade con l’art. 25, co. 2, Cost. per la materia penale, assicurasse una tutela ex ante.
The citizen has an expectation towards the State regarding the stability of legislative choices. This legitimate expectation is linked to the protection of the legal security of citizens and the calculability of the choices of action of individuals. Assuming that the protection of this expectation is a fundamental element of the rule of law, this thesis examines in depth the instruments set up to defend this expectation, also considering the developments in post-modern criminal law. From a criminal law perspective it has long been assumed that the protection of such an expectation would necessarily be achieved by the ideal of legal certainty, which was initially considered feasible. However, recent studies have shown that this illusion should be discarded. The traditional legal guarantees (such as the ideal of certainty, the prohibition of retroactivity, the principle of precision and the prohibition of analogical application) have shown significant weaknesses. The principle of certainty of law is, in fact, threatened by the progressive processualisation of the criminal system, as well as by the case law. Furthermore, by virtue of the increasing rate of volatility of the law, this topic is of growing interest. Therefore, the present study deals with the instruments of protection developed in other fields of the legal system, in which the lack of a constitutional prohibition of ex post facto laws has led scholars as well as constitutional, European and conventional case law to find new routes to protect the legitimate expectations of the citizen.
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INGRAO, Cristina. "Un altro volto del diritto penale: la vittima nei reati contro il patrimonio." Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2022. https://hdl.handle.net/10447/563387.

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Abstract:
La tesi intende analizzare il tema classico dei reati contro il patrimonio da una nuova prospettiva, quella della vittima, per troppo tempo solo una comparsa tanto del diritto penale sostanziale, che processuale, allo scopo di comprendere se e come le novità che l'hanno riguardata negli ultimi anni le abbiano davvero giovato o se, invece, sia necessario intervenire ancora, in modo più incisivo.
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Pirocco, Katrin. "Tutela e sicurezza del patrimonio architettonico del Novecento. L'Istituto di Zoologia dell'Università di Bologna (1934)." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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Abstract:
L’obiettivo del seguente elaborato di tesi è l’individuazione di una metodologia di intervento volta alla tutela e alla conservazione del patrimonio del primo Novecento, prendendo come caso studio l’Istituto di Zoologia dell’Università di Bologna. L’Istituto, edificato tra il 1932 e il 1934, è caratterizzato da un utilizzo ancora primordiale del calcestruzzo armato, non concepito sottoforma di telai continui, ma utilizzato in accostamento alla muratura, o compenetrato all’interno di quest’ultimo. In prima fase è stata condotta una ricerca archivistica e bibliografica. Si è poi proceduto alla caratterizzazione muraria, all’individuazione di eventuali pilastri in c.a. e allo studio delle tipologie di solai presenti. È stato analizzato il degrado e realizzato l’abaco degli infissi. In ultimo è stata modellata la struttura mista tramite un software di calcolo al fine di effettuare la valutazione di vulnerabilità sismica con analisi sismica non lineare (analisi pushover). L’attenzione è stata focalizzata sulla muratura, della quale si hanno dati più certi. Tra le varie ipotesi di intervento che sono state confrontate tramite la realizzazione di analisi pushover, si è scelto quello che oltre a migliorare l’indice di rischio sismico dell’edificio, rispondesse a tutte le necessità di conservazione dell’integrità dell’Istituto. L’intervento che si propone ha il fine di migliorare la resistenza della muratura ad azioni di taglio. Inoltre, il progetto di tutela dell’edificio riguarda anche il ripristino degli infissi originali, ma con caratteristiche prestazionali migliori, e interventi volti al risanamento del degrado. Il presente elaborato di tesi si pone come base per successivi lavori che, una volta ottenuto un buon grado di conoscenza dell’edificio, potranno portare a soluzioni di intervento strutturale più mirate ed efficaci oltre che alla realizzazione di modelli HBIM utili alla gestione del patrimonio immobiliare da parte dell’Università.
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8

Secco, Stefano <1988&gt. "Il ruolo del patrimonio forestale nella tutela dell'ambiente e per la valorizzazione del territorio rurale." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2450.

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Abstract:
Le scelte di politica agricola comunitaria hanno indirizzato negli anni i comportamenti degli agricoltori, con conseguenze talvolta positive ed altre volte negative. Il presente lavoro intende analizzare alcuni strumenti di politica forestale adottati dalla Regione Veneto con finalità differenti. Si tratta di misure intraprese per favorire l’imboschimento di superfici agricole e non, con particolare riguardo alle zone di pianura, mentre nelle aree montane sono stati promossi altri incentivi con lo scopo di limitare l’avanzamento del bosco dovuto a fenomeni di abbandono dei suoli. Gli altri strumenti che si andranno ad analizzare sono quelli volti ad incentivare la produzione di energia rinnovabile, ed in particolare quella da biomassa legnosa con il recupero del legname nei boschi locali. Il progetto Carbomark, inoltre, che ha sviluppato un mercato locale e volontario dei crediti di carbonio con il duplice obiettivo di contrastare l’effetto serra e creare valore economico per i proprietari delle foreste e non solo, permetterà di valorizzare tutto il contesto territoriale locale.
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PROVERA, ALESSANDRO. "TUTELA DEL SENTIMENTO RELIGIOSO E REATI CULTURALMENTE ORIENTATI. IL DIRITTO PENALE E IL CONFINE DEL MULTICULTURALISMO." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1228.

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Abstract:
L’ordinamento giuridico e il diritto penale non possono rimanere estranei alle dinamiche del multiculturalismo, per poter garantire effettivamente la pacifica convivenza. Il sentimento religioso e quello di appartenenza culturale, che sono modalità cognitive e presupposti per la formazione identitaria, caratterizzano la società multiculturale e plurireligiosa. L’analisi di tali sentimenti in rapporto con i principi dell’ordinamento liberale e del diritto penale, come elaborati dalla dottrina italiana e tedesca, dimostra la loro tutelabilità a livello penale. Sul versante sanzionatorio lo studio giunge per tali reati a prevedere un percorso di restorative justice. Il diritto penale deve affrontare anche il problema dei reati che sono orientati dall’appartenenza culturale (cultural offence) o religiosa. Nell’esperienza statunitense il reato culturalmente orientato è stato disciplinato mediante la cultural defense, ovvero l’applicazione di diversi istituti di diritto positivo in funzione attenuante o di esclusione della responsabilità. Il presente lavoro si propone di individuare i caratteri essenziali di una riforma legislativa per attribuire riconoscimento all’orientamento culturale o religioso nelle categorie del diritto penale italiano. Elemento essenziale in questa valutazione è la considerazione dell’orientamento culturale o religioso come una delle finalità proprie dell’ordinamento, caratteristica che permette di valutare l’illiceità dei reati culturalmente o religiosamente orientati.
The legal system and criminal law can not remain strangers to the dynamics of multiculturalism, if they want to effectively ensure the peaceful coexistence. The feeling of religious and cultural belonging, which is both a cognitive procedure and a prerequisite for the formation of identity, does characterize multicultural and multireligious society. This feeling has been considered in relation with the principles of the liberal legal system and of the criminal law, as developed by the Italian and German doctrine. The research has shown that it can be protected by criminal law itself. From the sanctionatory point of view the analysis leads to deem appropriate paths of restorative justice. Criminal law also needs to face the problem represented by crimes which are caused by cultural or religious affiliation (so called cultural offences). The American experience has dealt with such crimes through the so called cultural defences. This means that various institutions of positive law are used in order to mitigate or even exclude liability. This work aims to identify the essential characteristics of a legislative reform in order to give recognition, within the categories of Italian criminal law, to the cultural or religious orientation. An essential element in this evaluation is the consideration of the cultural orientation or religious order as one of the true purposes of the legal system, which would help to assess the wrongfulness of crimes which are culturally or religiously oriented.
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PROVERA, ALESSANDRO. "TUTELA DEL SENTIMENTO RELIGIOSO E REATI CULTURALMENTE ORIENTATI. IL DIRITTO PENALE E IL CONFINE DEL MULTICULTURALISMO." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1228.

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Abstract:
L’ordinamento giuridico e il diritto penale non possono rimanere estranei alle dinamiche del multiculturalismo, per poter garantire effettivamente la pacifica convivenza. Il sentimento religioso e quello di appartenenza culturale, che sono modalità cognitive e presupposti per la formazione identitaria, caratterizzano la società multiculturale e plurireligiosa. L’analisi di tali sentimenti in rapporto con i principi dell’ordinamento liberale e del diritto penale, come elaborati dalla dottrina italiana e tedesca, dimostra la loro tutelabilità a livello penale. Sul versante sanzionatorio lo studio giunge per tali reati a prevedere un percorso di restorative justice. Il diritto penale deve affrontare anche il problema dei reati che sono orientati dall’appartenenza culturale (cultural offence) o religiosa. Nell’esperienza statunitense il reato culturalmente orientato è stato disciplinato mediante la cultural defense, ovvero l’applicazione di diversi istituti di diritto positivo in funzione attenuante o di esclusione della responsabilità. Il presente lavoro si propone di individuare i caratteri essenziali di una riforma legislativa per attribuire riconoscimento all’orientamento culturale o religioso nelle categorie del diritto penale italiano. Elemento essenziale in questa valutazione è la considerazione dell’orientamento culturale o religioso come una delle finalità proprie dell’ordinamento, caratteristica che permette di valutare l’illiceità dei reati culturalmente o religiosamente orientati.
The legal system and criminal law can not remain strangers to the dynamics of multiculturalism, if they want to effectively ensure the peaceful coexistence. The feeling of religious and cultural belonging, which is both a cognitive procedure and a prerequisite for the formation of identity, does characterize multicultural and multireligious society. This feeling has been considered in relation with the principles of the liberal legal system and of the criminal law, as developed by the Italian and German doctrine. The research has shown that it can be protected by criminal law itself. From the sanctionatory point of view the analysis leads to deem appropriate paths of restorative justice. Criminal law also needs to face the problem represented by crimes which are caused by cultural or religious affiliation (so called cultural offences). The American experience has dealt with such crimes through the so called cultural defences. This means that various institutions of positive law are used in order to mitigate or even exclude liability. This work aims to identify the essential characteristics of a legislative reform in order to give recognition, within the categories of Italian criminal law, to the cultural or religious orientation. An essential element in this evaluation is the consideration of the cultural orientation or religious order as one of the true purposes of the legal system, which would help to assess the wrongfulness of crimes which are culturally or religiously oriented.
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Books on the topic "TUTELA PENALE DEL PATRIMONIO"

1

Allotta, Gaetano. Tutela del patrimonio archeologico subacqueo. Agrigento: Edizioni Centro studi Giulio Pastore, 2001.

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2

Agnino, Francesco. Clausola penale e tutela del consumatore. Milano: Giuffrè, 2009.

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3

Zannotti, Roberto. La tutela penale del mercato finanziario. Torino: G. Giappichelli, 1997.

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4

Scomparin, Laura. Tutela del testimone nel processo penale. Padova: CEDAM, 2000.

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5

Giavazzi, Stefania. La tutela penale del segreto industriale. Milano: Giuffrè editore, 2012.

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6

Agnino, Francesco. Clausola penale e tutela del consumatore. Milano: Giuffrè, 2009.

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7

Massimo, Rossi, ed. La tutela del patrimonio archeologico nazionale. Roma: Gangemi, 2006.

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8

Gualdani, Annalisa. Tutela e gestione del patrimonio librario. Padova: CEDAM, 2004.

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9

Taormina, Fabio. La tutela del patrimonio artistico italiano. Torino: G. Giappichelli, 2001.

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10

1965-, Maniscalco Fabio, ed. La tutela del patrimonio culturale in Algeria. Napoli: Massa, 2003.

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Book chapters on the topic "TUTELA PENALE DEL PATRIMONIO"

1

Ruffia, Anna Maria Pentimalli Biscaretti di. "Proporzionalità (nella tutela del patrimonio culturale architettonico)." In Teorie dell’architettura, 323–27. Quodlibet, 2022. http://dx.doi.org/10.2307/j.ctv2gvdn9s.46.

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2

Zanetti, Melania. "Dalla tutela al restauro." In Dalla tutela al restauro del patrimonio librario e archivistico. Venice: Edizioni Ca' Foscari, 2018. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-215-4/001.

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3

Tatò, Grazia. "Gli archivisti e la tutela del patrimonio archivistico." In Dalla tutela al restauro del patrimonio librario e archivistico. Venice: Edizioni Ca' Foscari, 2018. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-215-4/007.

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Abstract:
ANAI’s goal is right now to formulate working hypotheses for a new conservative dimension and protection of the archival sector, where ‘conservation’ does not only mean the technical and logistical problem of physical or virtual storage and application tools to be developed, but first of all issues concerning the role and authority of archival administration, and the need to establish strategic alliances within, and especially outside, the specific area and the reference ministry. The matter is also creating a network among the operators, and clamping the ranks and working closely in order to enforce the extraordinary heritage that all countries have and do not always know how to fully exploit. And even in view of this, on 12th June 2012 the presidents of national professional associations of librarians (AIB), museum (ICOM) and archivists (ANAI) created the MAB (Museums, Archives, Libraries), a coordination of Associations.
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4

Zanetti, Melania. "Biblioteche e archivi tra valorizzazione e tutela." In Dalla tutela al restauro del patrimonio librario e archivistico. Venice: Edizioni Ca' Foscari, 2018. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-215-4/011.

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Abstract:
Italian Regions were responsible for the safekeeping of historical library holdings from 1972 to 2015, when a State law returned such duties to the State. However, that law did not provide for specific training of the officials on the subjects they are supposed to deal with. The paper focuses on some of the critical issues deriving from that institutional reform, which has had a negative impact on the preservation and conservation activities that, in accordance with the Italian legislation (Codice dei beni culturali e del paesaggio), play an important role in the protection of our cultural heritage.
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5

Giovè Marchioli, Nicoletta. "Il patrimonio archivistico e librario fra tutela, conservazione, restauro." In Dalla tutela al restauro del patrimonio librario e archivistico. Venice: Edizioni Ca' Foscari, 2018. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-215-4/009.

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6

Infelise, Mario. "Ha ancora senso parlare di tutela e conservazione?" In Dalla tutela al restauro del patrimonio librario e archivistico. Venice: Edizioni Ca' Foscari, 2018. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-215-4/010.

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7

Dal Poz, Lorena. "La costruzione delle competenze regionali nella tutela del patrimonio bibliografico." In Dalla tutela al restauro del patrimonio librario e archivistico. Venice: Edizioni Ca' Foscari, 2018. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-215-4/003.

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Abstract:
The essay focuses upon the issues and the evolution of protecting library materials by the Italian Regions since 1972, when the state law delegated to them this activity. The activities carried out by the regional authority had a positive outcome until 6 August 2015 when through a State law n.125 the authority regarding the protection of library material returned to the central competence.As well as the printed bibliography, also sources from the regional archives and the direct experience of the author have been used, as she was from 2006 Head of Regional Office of the Superintendent Book Heritage of the Veneto Region. Successful examples since 2003 carried out by the Office activities to protect the library cultural heritage will also presented. The author hopes for close cooperation between the National office who has now taken the responsibility to take care of the library heritage material in Veneto and the and regional Office in order to keep the knowledge and expertise developed by the latter throughout years of close collaboration with the institutions based on its territory.
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8

Manenti, Enrica. "Note sui bibliotecari e la tutela dei beni librari." In Dalla tutela al restauro del patrimonio librario e archivistico. Venice: Edizioni Ca' Foscari, 2018. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-215-4/005.

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Abstract:
The aim of this contribution is to try to highlight how competencies about preservation and conservation are considered by Italian librarians, especially after some new rules and in reference to some recent documents and position papers, with a specific focus on public libraries.
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9

Gambogi, Pamela. "Strumenti per la tutela e la ricerca del patrimonio sommerso in Toscana." In Comunicare la memoria del Mediterraneo, 177–88. Publications du Centre Jean Bérard, 2007. http://dx.doi.org/10.4000/books.pcjb.4000.

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10

Manfredi, Antonio. "Finalità e significato del restauro dei manoscritti nel secolo XV." In Dalla tutela al restauro del patrimonio librario e archivistico. Venice: Edizioni Ca' Foscari, 2018. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-215-4/013.

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Abstract:
The present contribution is aimed at shedding focused light on some, or at least a few aspects of a (possibly) heightened ‘Humanistic’ awareness of the fact that manuscript materials are in constant need of a preservation policy. During the Humanistic period, within the frame of a renewed interest in Ancient Paganism and Christianity, an increasing amount of hardly well-known, if not almost entirely forgotten antique writings emerged. A question arises: did Humanists show a somewhat concern on material aspects such as restoration and conservation of written documents? We firstly examine the Latin technical terminology; then we discuss a passage from a letter by Ambrogio Traversari, in which an apparent allusion to an incipient, though stilly rudimentary preservation practice is detectable. Eventually, we endeavour to establish if such a practice is somewhat retraceable within the library of Nicholas the fifth, and then within the early Vatican Library.
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Conference papers on the topic "TUTELA PENALE DEL PATRIMONIO"

1

Torres Mas, Miguel. "La localidad de Daimiel (Ciudad Real): una apuesta por el patrimonio a través de la investigación, conservación y difusión." In I Simposio anual de Patrimonio Natural y Cultural ICOMOS España. Valencia: Editorial Universitat Politècnica de València, 2020. http://dx.doi.org/10.4995/icomos2019.2020.11596.

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Abstract:
La localidad de Daimiel (Castilla-La Mancha/España) cuenta con un patrimonio excepcional representado en espacios naturales como Las Tablas de Daimiel o Navaseca, o desde una perspectiva cultural contando con enclaves como la Motilla del Azuer, Venta de Borondo, las Caleras o Puente Viejo. Los trabajos en torno al estudio, conservación y difusión de estos bienes proporciona amplias posibilidades desde el punto de vista económico, social y cultural. Por esta razón, el Ayuntamiento de Daimiel, dentro de la misión de tutela que debe implicar a una institución pública, ha impulsado una línea estratégica para la gestión de estos recursos. Asimismo, debido a las características y particularidades de estos vestigios, la experiencia generada necesita del planteamiento de una experiencia que sea sostenible, viable y eficaz. A través de estas páginas presentamos los proyectos que se han efectuado en los últimos años en una serie de conjuntos arqueológicos de esta localidad. Las labores emprendidas están significando un activo provechoso para la dinamización y el desarrollo de este territorio, así como para el aprovechamiento y promoción de este patrimonio.
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Mifsut García, César Damián. "Estrategias de intervención pública en la regeneración urbana: el caso de Ciutat Vella (Valencia, E)." In ISUF-h 2019 - CIUDAD COMPACTA VERSUS CIUDAD DIFUSA. Valencia: Editorial Universitat Politècnica de València, 2019. http://dx.doi.org/10.4995/isufh2019.2019.9665.

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Abstract:
El centro histórico de Valencia -Ciutat Vella- fue objeto de diversas intervenciones de regeneración desde los años 90 del siglo XX con la implicación y tutela directa de la adminsitración pública. El gran deterioro alacanzado a final de los años 80 propició el acuerdo de un convenio de colaboración, denominado Plan RIVA, firmado entre las administraciones municipal (Ayuntamiento) y regional (Generatlitat Valenciana) para detener la degradación y destrucción de amplias áreas del centro histórico. El plan proponía la recuperación del patrimonio urbano y arquitectónico de Ciutat Vella de lo que parecía una imparable destrucción, estableciendo una inicial estrategia de intevención centrada en la regeneración del tejido urbano que se plasmaría en diversos planes especiales de protección por barrios. Si bien con diferente definición formal, las propuestas plantearon una actualización de los viejos espacios de la ciudad con una sistemática de intervención urbano-arquitectónica que pronto se vió afectada por la publicación de una nueva ley autonómica de patrimonio. La nueva protección del espacio público resultó mucho más restrictiva, y dejó sin aplicación amplias zonas de la ordenación pormenorizada de esos planes, muchas de cuyas ya comenzadas. En este artículo se analiza tanto la estrategia general de intervención en el conjunto urbano protegido de Ciutat Vella, como la redefinición detallada de algunos espacios públicos. Muchas de las nuevas ordenaciones urbanísticas de regeneración suponen ejemplos de una intervención respetuosa centrada en la lectura del lugar como escena urbana y como nuevas alineaciones que tiene en cuenta el parcelario histórico objeto de intervención.
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Mifsut García, César Damián. "Estrategias de intervención pública en la regeneración urbana: el caso de Ciutat Vella (Valencia, E)." In ISUF-h 2019 - CIUDAD COMPACTA VERSUS CIUDAD DIFUSA. Valencia: Editorial Universitat Politècnica de València, 2020. http://dx.doi.org/10.4995/isufh2019.2020.9665.

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Abstract:
El centro histórico de Valencia -Ciutat Vella- fue objeto de diversas intervenciones de regeneración desde los años 90 del siglo XX con la implicación y tutela directa de la adminsitración pública. El gran deterioro alacanzado a final de los años 80 propició el acuerdo de un convenio de colaboración, denominado Plan RIVA, firmado entre las administraciones municipal (Ayuntamiento) y regional (Generatlitat Valenciana) para detener la degradación y destrucción de amplias áreas del centro histórico. El plan proponía la recuperación del patrimonio urbano y arquitectónico de Ciutat Vella de lo que parecía una imparable destrucción, estableciendo una inicial estrategia de intevención centrada en la regeneración del tejido urbano que se plasmaría en diversos planes especiales de protección por barrios. Si bien con diferente definición formal, las propuestas plantearon una actualización de los viejos espacios de la ciudad con una sistemática de intervención urbano-arquitectónica que pronto se vió afectada por la publicación de una nueva ley autonómica de patrimonio. La nueva protección del espacio público resultó mucho más restrictiva, y dejó sin aplicación amplias zonas de la ordenación pormenorizada de esos planes, muchas de cuyas ya comenzadas. En este artículo se analiza tanto la estrategia general de intervención en el conjunto urbano protegido de Ciutat Vella, como la redefinición detallada de algunos espacios públicos. Muchas de las nuevas ordenaciones urbanísticas de regeneración suponen ejemplos de una intervención respetuosa centrada en la lectura del lugar como escena urbana y como nuevas alineaciones que tiene en cuenta el parcelario histórico objeto de intervención.
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Cedroni, Anna Rita. "Roadmap per una citta sostenibile: Vienna." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7915.

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Abstract:
Al di là di più di duemila anni di tradizione storica, l’Austria, ha mostrato con coraggio, fin dall’entrata nella Comunità Europea, il suo sviluppo economico così come la sua modernità e la sua apertura verso l’esterno. La dinamicità culturale e tecnologica della sua capitale, l’ha resa uno degli esempi più apprezzati da tutta l’Europa fin dall’inizio di questo secolo. In poco più 15 anni, Vienna è diventata di fatto la città europea con la migliore qualità della vita. Il merito di tale successo è dato sicuramente da due componenti fondamentali: la stabilità politica del Paese e il metodo di gestione dei processi di pianificazione territoriale e urbana. L’attuale sviluppo del territorio mostra come alla base di tale qualità i fattori prevalenti siano l’architettura, ma anche le politiche urbanistiche territoriali. Sta di fatto, spiega un recente rapporto del comune di Vienna sul tema risparmio energetico e sostenibilità, che per garantire e mantenere una tale qualità della vita, occorre tener conto di tre costanti essenziali nelle dinamiche dei processi di sviluppo urbano: il rinnovamento, la ristrutturazione e l’espansione. Tali elementi consentono poi il confronto con modelli europei culturalmente più avanzati. La tutela dell’ambiente e del patrimonio ambientale si inseriscono in questo processo come una delle sfide più importanti che scaturiscono da tale confronto. Questo paper si prefigge di trattare l’esperienza viennese, ripercorrendo il lungo, ma rapido processo di cambiamento cominciato all’inizio degli anni Ottanta. Strumento generale di pianificazione urbanistica, il Piano di Sviluppo della Città (Stadtentwicklungsplan), ha costituito e costituisce tuttora lo strumento decennale di previsione e di programmazione energetica a livello urbano e territoriale, stabilendo le direttrici strategiche di espansione, di ristrutturazione e di rinnovamento della Città e del suo hinterland. Ma l’esclusività di tale strumento, è da vedere nell’anticipazione di temi come il consumo energetico, la sostenibilità e nell’individuazione della tutela ambientale, come questione prioritaria da includere nei programmi d’intervento da attuare a breve termine. Infatti, con la formulazione del primo Programma KliP (Klimaschutzprogramm) (1999–2009) e, successivamente, del secondo Programma KliP (2010-2020), vengono elaborati dei “pacchetti” di provvedimenti con obiettivi ben definiti, come per esempio la riduzione del 21%, a persona, dei gas di emissione e di gas propellenti rispetto ai valori rilevati nel 1990. Gli strumenti con i quali raggiungere tali obiettivi sono: la riduzione del fabbisogno energetico, l’introduzione di fonti di energia ecosostenibile, l’uso di materiali biologici nell’edilizia pubblica e privata a grande e piccola scala, ma soprattutto, gli interventi sulla mobilità, sulla gestione dei rifiuti e sulla protezione del paesaggio. Accanto ai Piani di Sviluppo, Il Programma SEP (Städtische Energieeffizienz-Programm), definisce le linee generali da seguire nella gestione della politica dei consumi energetici a lungo termine, ovvero fino alla fine del 2015. I risultati portano già nel 2011 ad un aumento della quota di energia rinnovabile del 10% del volume totale del consumo di energia. Tra gli incentivi ci sono quelli rivolti alla realizzazione di centrali elettriche, inceneritori per il riciclo di materie dalle quali ricavare energia, mentre un ruolo sempre più importante è dato dall’uso della geotermia, e dell’energia solare. La continuità programmatica culmina nella formulazione di un progetto unitario, SMART CITY WIEN, che riunisce ben dieci gruppi differenti di interessi, istituzioni pubbliche, enti privati, centri universitari di ricerca, ecc., attorno ad una visione a lunga scadenza: Smart Energy vision 2050. Al centro della tavola rotonda le tematiche: lo sviluppo della popolazione, l’ambiente, i metodi di gestione, l’economia, l’energia e la mobilità. Accanto a queste, sostenibilità, partecipazione, diversità, efficienza di risorse, sviluppo regionale integrato come pure sviluppo economico equilibrato sono gli elementi fondamentali per la preparazione delle decisioni future.
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5

Hugony, Cecilia, and Juan Carlos Espada Suárez. "Proyecto PATUR: herramientas innovadoras para la gestión participativa de la ciudad histórica." In International Conference Virtual City and Territory. Barcelona: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2009. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7562.

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Abstract:
En los últimos 30 años el debate sobre la gestión de los centros históricos ha ido apuntando a la necesidad de experimentar e incorporar los procesos participativos, un reto de primordial importancia para la planificación urbana en la agenda del desarrollo local sostenible. Si bien existe un interés general hacía los procesos de toma de decisión de forma participativa en la planificación urbana y territorial, se aprecia una falta de métodos y protocolos para su aplicación a la gestión del patrimonio histórico. Asimismo, se reclama la necesidad de reformular los objetivos de la intervención en las ciudades históricas, acompañando la tutela del patrimonio arquitectónico y urbano con políticas de regeneración socioeconómica que garanticen la vitalidad de los centros históricos además de su conservación. El proyecto de investigación PATUR, desarrollado por Labein Tecnalia en los años 2007-2009 con financiación del gobierno Vasco, se propone desarrollar herramientas específicas de apoyo a la gestión y planificación de las ciudades históricas que permitan por una parte racionalizar y “objetivar” los procesos de toma de decisiones, facilitando la participación ciudadana e interinstitucional, y, por otra, garantizar el seguimiento de la implementación de los planes y proyectos evaluando de forma continuada el estado de “salud” de la ciudad. La definición de las herramientas a desarrollar se realizó a partir de la propuesta de un modelo de gobernanza de la ciudad histórica que se desarrolla como un proceso dialéctico y continuo entre la definición de la estrategia de intervención –la implementación en planes y programas – el seguimiento de la los mismos. Dicho modelo se construyó sobre la base del estudio de buenas prácticas y se validó mediante reuniones con expertos y agentes activos en la gestión de los centros históricos. A partir de dicho modelo, se ha profundizado en 5 instrumentos de especial interés para la gestión participativa de los centros históricos: 1. Herramientas de diagnóstico expeditivo integral del casco histórico (con especial atención a la accesibilidad); 2. Herramienta de edición colaborativa para la gestión y acceso compartido de la información basado en tecnologías Web 2.0 y GIS; 3. Sistema de indicadores específico para la evaluación de la calidad urbana de los centros históricos; 4. Herramienta participativa de selección de alternativas apoyada en tecnologías de realidad virtual y aumentada; 5. Guía de gestión de la ciudad histórica. La guía de gestión desarrolla la fase de implementación de las políticas definidas en la elaboración de la estrategia. Su estructura se adapta a la normativa europea de control de calidad, siguiendo una metodología desarrollada por el centro de investigación LEMA de la Universidad de Lieja, que colaboró activamente en el proyecto. Para ello, la guía se construyó a partir del análisis de un caso real, la ciudad de Segovia. Durante un año, los investigadores analizaron los mecanismos de gestión y seguimiento de la ciudad histórica trabajando conjuntamente con los técnicos destinados a su aplicación. A partir del desarrollo de un Diagnóstico Compartido de la situación de la ciudad y a través de dinámicas participativas de análisis inter-sectoriales e inter-institucionales, se identificaron las oportunidades de mejora y se definieron los procesos a desarrollar para facilitar su implementación. Como resultado del trabajo se redactó un prototipo de guía de gestión para la ciudad histórica.
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Cerasoli, Mario, and Biancamaria Rizzo. "Il futuro tecnologico dei centri storici." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7979.

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Abstract:
Parlare di recupero e valorizzazione dei centri storici può essere quanto mai attuale in un’epoca in cui, forse per la prima volta, si mettono in discussione alcuni modelli insediativi e di sviluppo volti prevalentemente alla espansione delle aree urbane. A cinquant’anni di distanza da quando si è cominciato a parlare in modo organico di centri storici, in un periodo caratterizzato da una delle più gravi crisi economiche globali dopo quella del 1929, com’è cambiato il rapporto tra le città e i propri Centri Storici? Come sono visti i centri storici da chi li abita e da chi non li abita? Quale può essere allora il ruolo potenziale delle nuove tecnologie per la tutela e la valorizzazione dei Centri Storici? Le nuove tecnologie possono non solamente cambiare significativamente la qualità di chi abita e vive nei centri storici ma anche aumentare la competitività degli stessi, aumentando così la loro capacità di attrarre risorse umane e finanziarie e favorendone lo sviluppo economico e socio-culturale. Tuttavia, come si coniuga il valore della storia con le mutevoli esigenze della vita contemporanea? Quali le potenziali applicazioni delle nuove tecnologie per il miglioramento della vita nei centri antichi? Il Centro Storico costituisce un ambito territoriale estremamente delicato, con una precisa identità urbanistica e un elevato valore storico e testimoniale riferibile sia al tessuto urbano, sia a elementi del patrimonio edilizio di rilevante valore, sia ai suoi abitanti. Ma può in realtà rivelarsi una risorsa importante in un progetto di trasformazione virtuosa dell'intera compagine urbana, rafforzandone sia l'identità propria che la capacità di attrazione verso l'esterno. E le nuove tecnologie in questo progetto possono assumere un ruolo determinante. Talk about recovery and valorisation of the historic centers can be as timely as ever at a time when, perhaps for the first time, are put into question some settlement and development models principally aimed to the expansion of urban areas. After fifty years since it been started talking about in an organic way of historical centers, in a period characterized by one of the most serious global economic crisis after the one of 1929, as the relationship between the city and its historical centers has changed? As the historical centers are seen by those who live there and those who do not live in them? Which then can be the potential role of new technologies for the protection and valorisation of historical centers? The new technologies can not only significantly change the quality whose inhabits and lives in the historic centers but also increase the competitiveness of the same, thus increasing their ability to attract human and financial resources and promoting the economic development and socio-cultural. However, how it combines the value of history with the changing needs of contemporary life? What are the potential applications of new technologies for the improvement of life in the ancient centers? The historical center constitutes a territorial field extremely delicate, with a specific urban identity and an high historical and testimonial value referable both to the urban texture, both to elements the building heritage of significant value, both to its inhabitants. But it can actually become an important resource in a virtuous transformation project of the whole urban structure, strengthening both the its own identity that the attractiveness to the outside. And the new technologies in this project can play a decisive role.
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