Journal articles on the topic 'TUMORE TESTA-COLLO'

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Dinapoli, N., T. Tartaglione, F. Bussu, R. Autorino, F. Miccichè, M. Sciandra, E. Visconti, C. Colosimo, G. Paludetti, and V. Valentini. "Modelling tumour volume variations in head and neck cancer: contribution of magnetic resonance imaging for patients undergoing induction chemotherapy." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 1 (February 2017): 9–16. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-906.

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Abstract:
La valutazione del volume del tumore primitivo ha mostrato un valore predittivo per la stima dei risultati della sopravvivenza. Usando i dati volumetrici acquisiti con la Risonanza Magnetica (RM) nei pazienti sottoposti a chemioterapia di induzione (CI), tali risultati sono stati stimati nei pazienti con tumore del testa e collo, prima del trattamento radiante. Le immagini RM acquisite prima e dopo CI in 36 pazienti con tumore avanzato della testa e del collo sono state analizzate per valutarne il volume del tumore primitivo. I due volumi sono stati correlati utilizzando la regressione lineare locale tra i volume valutati nelle immagini della prima e quelli della seconda RM. Sono stati definiti i modelli di rischio proporzionale di COX per la valutazione del controllo locoregionale, la sopravvivenza libera da malattia e la sopravvivenza globale. La regressione lineare locale ha mostrato un buon valore predittivo per tutti i risultati di sopravvivenza nei modelli di rischio proporzionale di COX. I modelli predittivi per il controllo locoregionale di malattia e la sopravvivenza libera da malattia a 24 mesi ha mostrato una ottima discriminazione e capacità di previsione. La valutazione delle variazioni dei volumi dei tumori primitivi della testa e del collo dopo CI fornisce un esempio di modello che può essere facilmente utilizzato per altri approcci terapeutici. Una valutazione completa delle variabili nelle covariate è un prerequisito necessario per la creazione di modelli clinicamente attendibili.
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Bianchini, C., M. Malagò, L. Crema, C. Aimoni, T. Matarazzo, S. Bortolazzi, A. Ciorba, S. Pelucchi, and A. Pastore. "Dolore post-operatorio nei pazienti affetti da neoplasia testa-collo: fattori predittivi ed efficacia della terapia." Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no. 2 (April 2016): 91–96. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-499.

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Abstract:
Negli anni è aumentata l’attenzione verso i molteplici aspetti associati alla “sfera” dolore, anche nei pazienti oncologici sottoposti a chirurgia testa-collo. Il dolore, definito infatti da diverse caratteristiche, quali l’esperienza personale, gli aspetti qualitativi della percezione, l’intensità, l’impatto emotivo, riconosce un’eziologia “multifattoriale”. Scopo del presente lavoro è stato: (i) valutare l’efficacia della terapia analgesica in pazienti affetti da tumore testa-collo e sottoposti a trattamento chirurgico; (ii) studiare le possibili variabili ed i fattori predittivi che possano influenzare l’insorgenza di dolore. Sono stati studiati 164 pazienti, affetti da neoplasia maligna del distretto testa-collo, trattati chirurgicamente tra il dicembre 2009 ed il dicembre 2013. I dati raccolti comprendono l’età, il sesso, la valutazione del rischio anestesiologico, la sede del tumore, la stadiazione TNM, il tipo di intervento effettuato, la complessità e la durata dell’intervento, le eventuali complicanze post-operatorie, i giorni di degenza post-intervento, la valutazione del dolore nei giorni 0, 1, 3 e 5 post-chirurgia. L’adeguatezza della terapia analgesica è stata espressa in termini di incidenza e prevalenza del dolore post-operatorio, le variabili legate al paziente, alla malattia, al trattamento chirurgico e farmacologico, sono state poi associate all’insorgenza del dolore così da poter descrivere eventuali fattori predittivi. Dai dati ottenuti emerge che la popolazione studiata ha ricevuto un’adeguata terapia antalgica, sia nell’immediato post-operatorio che nei giorni successivi. Non sono risultate associazioni statisticamente significative tra sesso, età ed incidenza del dolore post-chirurgico, mentre lo stadio del tumore, la complessità dell’intervento chirurgico e la sede della neoplasia hanno presentano correlazione significativa con il rischio di insorgenza di dolore post-operatorio. L’elevata prevalenza del dolore in ambito oncologico testa-collo, fa sì che un’appropriata ed attenta gestione del dolore risulti fondamentale. Nel futuro pertanto si auspica una sempre migliore comprensione dei fattori biologici, sociali e psicologici che caratterizzano la percezione del dolore ai fini di migliorarne il controllo.
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Mahieu, R., S. Russo, T. Gualtieri, G. Colletti, and A. Deganello. "Ricostruzione del cavo orale con lembo massetere." Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no. 2 (April 2016): 139–43. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-890.

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Abstract:
Lo scopo di questo lavoro è quello di evidenziare come una metodica ricostruttiva inusuale, datata ed impopolare come il lembo di massetere possa invece rappresentare, per casi selezionati, una soluzione affidabile, semplice ed efficace nelle ricostruzioni del cavo orale. Riportiamo di seguito l’utilizzo del lembo di massetere in due pazienti che presentavano un secondo tumore del cavo orale e che in precedenza erano già stati sottoposti ad intervento chirurgico nel distretto testa collo; in entrambi i casi sono stati ottenuti eccellenti risultati funzionali e soddisfacenti risultati estetici. In letteratura, fino ad oggi, sono stati riportati solo 60 casi di ricostruzione del cavo orale e dell’orofaringe con il lembo di massetere. L’utilità clinica del lembo di massetere, anche nell’ambito di un approccio moderno alle ricostruzioni del distretto testa collo, viene discussa approfonditamente in questo articolo. Riteniamo che il lembo di massetere debba far parte del bagaglio culturale di ogni chirurgo del testa-collo ed essere considerato fra le alternative proponibili, in quanto ha dimostrato di essere una metodica elegante ed estremamente semplice in casi in cui sussistono delle perplessità sulle procedure microvascolari.
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Cadoni, G., L. Giraldi, L. Petrelli, M. Pandolfini, M. Giuliani, G. Paludetti, R. Pastorino, et al. "Prognostic factors in head and neck cancer: a 10-year retrospective analysis in a single-institution in Italy." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 6 (December 2017): 458–66. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1246.

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Abstract:
È stata condotta un’analisi retrospettiva su 482 pazienti con diagnosi di tumore testa-collo arruolati presso l’ ospedale “Agostino Gemelli” di Roma. L’associazione tra fattori demografici, clinici e comportamentali con la overall survival (OS), il rischio di ricorrenza ed il rischio di un secondo tumore primitivo è stata stimata usando gli Hazard Ratio (HR) e gli intervalli di confidenza al 95% (CIs). La OS considerando tutte le sedi tumorali è stata del 60%, mentre considerando le singole sedi tumorali è risultata del 49.0% per il cavo orale, 54.8% per l’orofaringe, 50.0% per l’ipofaringe e 63.4% per la laringe. Un’età avanzata alla diagnosi (HR = 1.04; 95% CI: 1.02-1.05) ed un avanzato stadio del tumore (HR = 2.00; 95% CI: 1.41-2.84) sono risultati fattori significativamente associati con la OS. Il rischio di ricorrenza è risultato associato con il consumo di alcolici (HR = 1.73; 95% CI: 1.00-2.97). Il rischio di sviluppare un secondo tumore primitivo è risutlato associato con uno stadio avanzato del tumore primario (HR = 2.75; 95% CI: 1.39-5.44) e con l’aver fumato per più di 40 anni (HR = 3.68; 95% CI: 1.10-12.30). In conclusione abbiamo notato che la OS differisce tra le sedi tumorali del tumore testa-collo. Lo stadio tumorale è risultato essere associato sia con la OS che con il rischo di sviluppare un secondo tumore primitivo. Il consumo di alcol e di tabacco sono risultati essere fattori prognostici, rispettivamente, per la ricorrenza e per l’insorgenza di un secondo tumore primitivo.
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Roncallo, F., I. Turtulici, A. Bartolini, R. Corvò, G. Sanguineti, V. Vitale, G. Margarino, M. Scala, P. Mereu, and F. Badellino. "Tomografia computerizzata e risonanza magnetica nella patologia del distretto testa collo." Rivista di Neuroradiologia 9, no. 4 (August 1996): 471–91. http://dx.doi.org/10.1177/197140099600900421.

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Abstract:
Scopo del lavoro è quello di delineare le indicazioni generali alla radioterapia, definitiva o in associazione alla chirurgia, nei pazienti affetti da carcinoma del distretto testa-collo, anche sulla base delle informazioni TC ed RM, e di descrivere le alterazioni morfologiche radiologiche che emergono, differenziando quelle suggestive di persistenza o recidiva neoplastica, da quelle indotte dalla radioterapia. Sono stati selezionati 95 pazienti che hanno praticato radioterapia come unico trattamento o in associazione alla chirurgia. Il primo controllo radiologico è stato effettuato di norma in un periodo di tempo compreso tra i 3 e i 4, 5 mesi dal termine della radioterapia. I pazienti sono stati seguiti nel tempo con esami seriati rispettivamente a 6, 9 e 12 mesi a distanza dal termine della radioterapia, a seconda dei rilievi emersi al primo controllo a ciclo terapeutico ultimato. Per quanto concerne la valutazione della risposta del tumore primitivo alla radioterapia sono stati distinti tre gruppi di pazienti. Il primo gruppo comprende soggetti nei quali il tumore primitivo, valutato alla TC e/o RM prima del trattamento radioterapico, ha dimostrato una regressione volumetrica superiore al 75% nei controlli tra i 3 ed i 12 mesi dalla fine del ciclo terapeutico (31 pazienti). Il secondo gruppo comprende soggetti nei quali il volume tissutale residuo dopo radioterapia, nei controlli a tre mesi, ha dimostrato una regressione inferiore al 50%, una persistenza o addirittura una progressione (44 pazienti). Un terzo gruppo è costituito da soggetti nei quali la regressione volumetrica del tessuto neoplastico nel controllo a tre mesi dal termine del ciclo terapeutico radioterapico è compresa tra il 50 ed il 75%. Quest'ultimo gruppo è quello che pone i maggiori problemi diagnostici e che viene seguito con controlli seriati ogni tre mesi, anche in presenza di negatività degli esami clinici ed endoscopici (20 pazienti). Le alterazioni tissutali post-radioterapiche sono state distinte in transitorie e permanenti. Quelle transitorie hanno raggiunto il massimo della loro espressività al termine del ciclo di trattamento, con visualizzazione di una massa conglomerata più estesa del tumore primitivo. Quelle permanenti si sono verificate a carico dei tessuti superficiali (ispessimenti della cute e del platisma, addensamenti nel tessuto adiposo sottocutaneo), nei piani fasciali profondi periviscerali (fibrosi del connettivo lasso adiposo parafaringeo, cervicale anteriore e posteriore, pericarotideo), nelle logge salivari (scialoadenite reattiva e degenerazione grassa), a livello degli spazi mucosi profondi (ispessimento simmetrico e infiltrazione delle pliche ariepiglottiche e delle corde vocali false, obliterazione dei piani adiposi pre- e paraglottici). La difficoltà di interpretazione delle immagini, con particolare riguardo ai possibili falsi positivi e falsi negativi, rappresenta soltanto una delle diverse facce della complessa problematica in corso di carcinoma del distretto testa-collo. Infatti i quesiti da risolvere coinvolgono anche il clinico, il chirurgo, il radioterapista oltre che il radiologo, il cui sforzo comune deve essere quello di garantire al paziente la migliore terapia possibile a fronte di una qualità di vita accettabile.
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Roncallo, F., I. Turtulici, A. Bartolini, G. Margarino, P. Mereu, F. Scasso, L. Scotto Di Santillo, A. Santelli, G. Garaventa, and A. Tedeschi. "Tomografia computerizzata e risonanza magnetica nella patologia del distretto testa-collo." Rivista di Neuroradiologia 9, no. 3 (June 1996): 301–20. http://dx.doi.org/10.1177/197140099600900306.

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Abstract:
La patologia neoplastica maligna del distretto-testa collo presenta un notevole polimorfismo istologico, in rapporto ai diversi tessuti fisiologicamente presenti. La grande maggioranza concerne comunque i carcinomi e tra questi prevale il carcinoma a cellule squamose. Nella prognosi e nella scelta e pianificazione del trattamento assumono una importanza decisiva l'estensione del tumore primitivo e l'eventuale presenza ed entità del coinvolgimento linfonodale. In base al quesito clinico sono stati preliminarmente distinte diverse categorie di esami TC e RM. Le immagini ottenute sono state interpretate sulla base di un criterio anatomo-topografico che separa diversi spazi fasciali nell'ambito delle regioni sopra- e sottoioidea del distretto testa- collo. È stata quindi effettuata una valutazione comparativa delle informazioni ottenute dagli esami clinico-endoscopici e dalla diagnostica per immagini. TC e RM consentono una stadiazione completa dei carcinomi sia su T, perchè sono in grado di documentare lo sviluppo profondo sottomucoso e nell'ambito degli spazi fasciali limitrofi, nonchè la diffusione perineurale, perivascolare e le erosioni osteocartilaginee, parametri non analizzabili dall'endoscopia, sia su N, perchè svelano linfoadenopatie che per dimensioni e soprattutto per sede sono occulte all'esame clinico. Al contrario lesioni non rilevate mucose superficiali possono risultare del tutto mute alla diagnostica per immagini, così come è pressochè impossibile formulare una corretta caratterizzazione tissutale delle ipertrofie anche spiccate degli spazi mucosi rino- ed orofaringeo, informazioni che sono esaustivamente ottenibili dagli esami endoscopico-bioptici. Pertanto TC e RM hanno un notevole impatto nella stadiazione dei carcinomi del distretto testa-collo, ma il loro utilizzo va effettuato sempre complementariamente e successivamente ad esame clinico specialistico del paziente ed indagine endoscopica delle vie aerodigestive superiori.
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Franzen, A., A. Buchali, and A. Lieder. "The rising incidence of parotid metastases: our experience from four decades of parotid gland surgery." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 4 (August 2017): 264–69. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1095.

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Abstract:
La neoplasia secondaria nella ghiandola parotide è un reperto sempre più frequente nella chirurgia parotidea. Vengono qui presentati i nostri risultati in quaranta anni di chirurgia parotidea, analizzando le modalità di metastasi in pazienti con lesioni metastatiche della ghiandola parotide, le procedure operatorie e la gestione dei pazienti. Sono stati esaminati retrospettivamente 772 casi consecutivi di chirurgia parotide in un ospedale universitario tra il 1975 e il 2015 e valutate le variazioni di incidenza e di gestione della patologia nel corso di quattro decenni (I: 1975-1985; II: 1986-1995; III: 1996-2005; IV: 2006-2015). Sono stati diagnosticati complessivamente 683 tumori della parotide, di cui il 15,8% (n = 108) sono rivelati essere di natura maligna; a loro volta, il 44% (n = 48) di tutte le lesioni maligne si sono rivelate essere metastasi. Si è inoltre potuto constatare come, con l’andare del tempo, i tumori maligni della ghiandola parotide abbiano incrementato la loro incidenza con un aumento dall’8% nel primo decennio, del 14% nel secondo, del 17% nel terzo fino al 21% nel quarto decennio. L’incidenza di metastasi alla ghiandola parotide è altresì ulteriormente aumentata dal 10% nella prima decade fino al 57% nell’ultimo decennio. Il 71% per cento dei pazienti era di sesso maschile e il 29% era di sesso femminile, con un’età compresa tra i 23 ei 93 anni (media di 68 anni). La diagnosi istopatologia più frequente era quella di metastasi di carcinoma a cellule squamose (79%). La grande maggioranza delle lesioni primarie era localizzata in lesioni sopra la clavicola (87%), delle quali 30 tumori primari erano localizzati nel cuoio capelluto e nella cute del collo. Nella maggior parte di questi casi, il tumore primario è stato rimosso tra 6 e 24 mesi prima della metastasi parotidea e i pazienti sono stato seguiti in modo subottimale. La gestione consisteva in intervento chirurgico di dissezione del collo. 48 pazienti (67%) sono stati sottoposti a terapia adiuvante, ma nonostante il trattamento multimodale aggressivo la malattia è progredita nella maggior parte dei casi, nel 57% dei casi di metastasi da carcinoma a cellule squamose cutaneo, nel 67% da metastasi di tumore primario della mucosa sopra la clavicola e l’83% dei casi di metastasi da primitivo infraclaveare. I tumori maligni parotidei registrano un progressivo aumento di incidenza, in gran parte dovuto ad un incremento delle lesioni metastatiche parotidee. I più frequenti tumori primitivi sono melanomi maligni precedentemente asportati, e i carcinomi a cellule squamose del cuoio capelluto e del collo precedentemente operati. Nonostante la terapia multimodale il tasso di recidiva e di progressione rimane alto. È auspicabile per i tumori della testa e del collo un programma di follow-up, come già in atto per i tumori della mucosa della testa e del collo.
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Morbini, P., and M. Benazzo. "Papillomavirus umano e carcinomi del tratto aerodigestivo: il punto sulle evidenze nella babele dei dati scientifici." Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no. 4 (August 2016): 249–58. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-853.

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Abstract:
I carcinomi squamosi dell'orofaringe associati all'infezione da papillomavirus umano (HPV) costituiscono ormai una entità ben caratterizzata, che interessa prevalentemente maschi, giovani adulti o di mezza età, non fumatori. Essi hanno generalmente una prognosi più favorevole rispetto alla controparte non associate ad infezione, e per questo è stato proposto di dedicare a questo gruppo di pazienti un approccio terapeutico meno aggressivo. L'incidenza dei carcinomi dell'orofaringe associati a HPV è in rapido aumento nella maggior parte dei paesi occidentali, ma per quanto riguarda la popolazione italiana non sono disponibili dati epidemiologici in merito. Per quanto riguarda le altre regioni del distretto testa-collo, una più modesta porzione di lesioni displastiche di alto grado e di neoplasie appare essere correlata all'infezione da HPV, mentre il ruolo del virus nei tumori della laringe è stato parzialmente ridimensionato. HPV determina la trasformazione neoplastica delle cellule infettate tramite l'espressione dei suoi due oncogeni, E6 ed E7, che interagiscono con i meccanismi di apoptosi e regolazione del ciclo cellulare della cellula ospite. L'unica metodica in grado di documentare con certezza l'espressione degli oncogeni virali è attualmente l'amplificazione dell'RNA messaggero trascritto dai due oncogeni. Il consenso riguardo la strategia per l'identificazione dei pazienti affetti da carcinoma dell'orofaringe associato a HPV dal punto di vista clinico e diagnostico è tuttora limitato. Le metodiche diagnostiche più utilizzate, singolarmente o in combinazione, comprendono l'immunocolorazione con anticorpi diretti contro p16, l'ibridazione in situ per genotipi virali ad alto rischio e l'amplificazione del DNA virale mediate PCR. La possibilità di ottenere una diagnosi precoce grazie all'identificazione dell'infezione virale nelle cellule epiteliali esfoliate dal cavo orale o dall'orofaringe non ha finora fornito risultati soddisfacenti, tuttavia la persistenza del virus nel cavo orale in pazienti trattati per carcinoma dell'orofaringe ha dimostrato una significativa associazione con il rischio di recidiva del tumore. Non sono ancora disponibili sufficienti dati che documentino in maniera dettagliata la storia naturale dell'infezione a la sua progressione verso lo sviluppo di una neoplasia, e che definiscano con chiarezza le modalità di trasmissione e i fattori di rischio, comunque è chiaro che i comportamenti sessuali hanno un peso rilevante nel determinare il rischio di sviluppo di neoplasia dell'orofaringe HPV-correlata. La progressive diffusione nelle giovani generazioni del vaccino contro HPV, e soprattutto la sua estensione agli adolescenti di entrambi i generi è sicuramente destinata a modificare in maniera rilevante anche l'epidemiologica dei tumori HPV-correlati nel distretto testa-collo nel prossimo futuro.
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Di Dia, A., L. Strigari, S. Bresciani, A. Maggio, A. Miranti, S. Strolin, E. Delmastro, D. Gabriele, P. Gabriele, and M. Stasi. "178. Trial prospettico per predire la correlazione dose risposta nei muscoli costrittori faringei in pazienti con tumore testa-collo Prospective trial to predict the pharyngeal constrictor muscle dose-response correlation in head and neck cancer patients." Physica Medica 56 (December 2018): 172. http://dx.doi.org/10.1016/j.ejmp.2018.04.189.

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Karatayli-Ozgursoy, S., J. A. Bishop, A. T. Hillel, L. M. Akst, and S. R. Best. "Tumori maligni delle ghiandole salivari della laringe: un'unica review istituzionale." Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no. 4 (August 2016): 289–94. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-807.

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Abstract:
I tumori a istotipo salivare della laringe sono molto rari, con pochi report in letteratura in merito al loro andamento clinico. Nel presente manoscritto discutiamo un'esperienza di 10 anni presso una singola struttura. Abbiamo condotto una review retrospettiva della casistica di un centro di oncologia della testa e del collo di terzo livello. I pazienti sono stati individuati mediante analisi di un database e sono stati revisionati da un Anatomo Patologo testa collo. I dati inerenti la clinica, le modalità di trattamento e gli esiti sono stati prelevati da archivi elettronici. Sono stati inclusi sei pazienti nello studio, con un range di età dai 44 ai 69 anni. Tutti e sei erano affetti da neoplasie maligne a istotipo salivare della laringe. Gli istotipi includevano: tre carcinomi adenoido-cistici (2 sopraglottico, 1 sottoglottico), un carcinoma mucoepidermoidale (sopraglottico), un carcinoma epiteliale-mioepiteliale (sopraglottico), e un adenocarcinoma (transglottico). Tutti sono stati sottoposti a trattamento chirurgico (2 chirurgie laser, 4 open) e 5 dei 6 pazienti sono stati successivamente sottoposti a terapia adjuvante (4 a radioterapia, 1 a radio-chemioterapia concomitante). Un paziente era fumatore; nessun paziente aveva storia di abuso di alcolici. A un follow-up con mediana di 4,5 anni nessuno dei pazienti ha presentato recidiva o metastasi locali o a distanza. I tumori a istotipo salivare della laringe si presentano solitamente in pazienti della seconda/terza età, e possono essere trattati con successo mediante approcci multimodali, con un ottimo controllo locoregionale di malattia.
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Mascia, V. "Docetaxel: Una Nuova Arma Nel Trattamento Dei Tumori Della Testa E Collo." Tumori Journal 87, no. 6 (November 2001): 9–10. http://dx.doi.org/10.1177/030089160108700649.

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Casasco, A., N. Caputo, E. Ciorba, M. Hamam, E. Houbart, D. Herbreteau, and J. J. Merland. "Puntura percutanea ed embolizzazione dei tumori ipervascolarizzati della testa e del collo." Rivista di Neuroradiologia 7, no. 1_suppl (May 1994): 179–83. http://dx.doi.org/10.1177/19714009940070s136.

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Roncallo, F., I. Turtulici, C. Calautti, I. Ferrea, G. Garrone, I. Gorni, A. Ilariucci, M. Zucchini, and A. Bartolini. "Tomografia Computerizzata e Risonanza Magnetica nella patologia del distretto testa-collo." Rivista di Neuroradiologia 10, no. 2 (April 1997): 189–218. http://dx.doi.org/10.1177/197140099701000207.

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Abstract:
Scopo del lavoro è quello di descrivere le caratteristiche morfologiche TC ed RM delle patologie espansive benigne nel soggetto adulto, correlando le alterazioni di densità alla TC e segnale alla RM, alle lesioni anatomo-patologiche presenti. Queste lesioni espansive benigne, infatti, rivestono un particolare interesse non solo perchè sono piuttosto rare, ma soprattutto perchè possono mimare patologia di altra natura, specie neoplastica maligna. Viene pertanto proposto uno schema di interpretazione delle immagini sulla base delle nozioni embriologiche e di sviluppo, allo scopo di effettuare una corretta diagnosi differenziale tra le lesioni congenite e quelle acquisite benigne nei confronti di quelle maligne. Sono stati valutati retrospettivamente i quadri morfologici TC e RM, eseguiti negli ultimi due anni ed effettuati secondo protocollo iniziale standardizzato, di 350 pazienti (174 maschi, 126 femmine, di età compresa tra i 16 e i 77 anni), con patologia espansiva del distretto testa-collo, accertata con esame clinico e/o strumentale endoscopico. Nella nostra casistica abbiamo riscontrato anche nell'adulto un discreto numero di soggetti affetti da patologia espansiva benigna nell'ambito delle regioni sopra- e sottoioidea del distretto testa-collo, confermata con la biopsia e/o dopo intervento chirurgico (47 casi). Abbiamo distinto diverse categorie principali di lesioni: Lesioni cistiche congenite: cisti di Tornwaldt (6), del dotto tireoglosso (5), delle tasche branchiali (5); Lesioni cistiche acquisite: laringoceli (2), laringomucopioceli (3); Lesioni Vascolari: malformazioni vascolari venose (3), linfangiomi (4); Lesioni neoplastiche benigne: paragangliomi (4), lipomi (2), tumori ghiandolari misti (3), neurinomi (2); Pseudotumori: vascolari: giugulare ectasica (2) e dissezione della carotide interna (2); ossei: osteofitosi vertebrale somatica ed interapofisaria (4). Non deve essere allora dimenticato che nel soggetto adulto si possano manifestare patologie espansive benigne, anche congenite, a primitiva localizzazione negli spazi fasciali profondi periviscerali, oppure in quelli sede delle principali stazioni linfoghiandolari del distretto testa-collo, il cui aspetto clinico-semeiologico è nella maggioranza dei casi del tutto aspecifico e pertanto pone seri problemi diagnostico-differenziali se non addirittura erronee diagnosi di natura. Viene quindi suggerito un razionale ricorso alla diagnostica per immagini TC e/o RM, tenuto conto che una corretta diagnosi differenziale di queste lesioni con effetto massa non può prescindere da una precisa identificazione dello spazio fasciale primitivo di origine e dall'analisi degli aspetti morfologici caratteristici, uniti a nozioni embriologiche, che possono aiutare ad escludere la natura maligna ed a formulare infine una corretta caratterizzazione etiologica, con ovvie conseguenze sulla prognosi e sulla pianificazione di un'idonea terapia.
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Mesolella, M., B. Iorio, M. Landi, M. Cimmino, G. Ilardi, M. Iengo, and M. Mascolo. "Overexpression of chromatin assembly factor-1/p60 predicts biological behaviour of laryngeal carcinomas." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 1 (February 2017): 17–24. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-867.

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Abstract:
CAF-1 è una proteina istonica trimerica implicata sia nella replicazione che nella riparazione del DNA, con il compito essenziale di stabilizzare la cromatina durante la replicazione; presenta un’ azione di assemblaggio del tutto tipica, poiché unisce solo DNA che è andato incontro a replicazione. Di recente la proteina CAF-1p60 è stata proposta come marker della proliferazione cellulare nei tumori solidi, in particolare nel distretto testa- collo in virtù della sua iper-espressione nelle cellule in stato di proliferazione rispetto a quelle quiescenti in cui è down- regolata. Questa relazione con l’attività mitotica ha inoltre permesso di considerarla come possibile indice prognostico di aggressività neoplastica. In precedenti lavori, effettuati presso il nostro dipartimento, abbiamo documentato che tale proteina risulta essere iper-espressa nei tumori del cavo orale, delle ghiandole salivari e della tiroide. In questo studio abbiamo analizzato e confrontato l’espressività immunoistochimica della proteina CAF-1/p60 nelle neoformazioni laringee precancerose, nei carcinomi in situ e nei tumori maligni, in particolare: in 30 casi di displasia moderata e/o severa, 30 casi di carcinoma in situ e 30 casi di SCCs. CAF-1/p60 è iperespressa nelle cellule neoplastiche; l’espressione di CAF-1/p60 aumenta significativamente in correlazione all’alto indice di replicazione cellulare; inoltre la sua iperespressione moderata-severa è correlata con una prognosi peggiore comparata con la lieve e l’iperespressione della proteina CAF-1/p60 è correlata con un più alto rischio di morbilità e mortalità rappresentando un reale indice prognostico delle neoplasie laringee. CAF-1/p60 assume, pertanto, un valore prognostico indipendente nelle neoplasie laringe. Riteniamo, dunque, che l’iperespressione della proteina CAF-1/p60 che possa essere usata come indicatore di aggressività nell’evoluzione maligna specie dei carcinomi in situ ed impiegata nel follow-up per identificare le forme a più alto rischio prognostico che necessitano quindi controlli più ravvicinati nel tempo.
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Paccagnella, A., A. Orlando, C. Marchiori, P. L. Zorat, G. Cavaniglia, V. C. Sileni, A. Jirillo, et al. "Phase III Trial of Initial Chemotherapy in Stage III or IV Head and Neck Cancers: a Study by the Gruppo di Studio sui Tumori della Testa e del Collo." JNCI Journal of the National Cancer Institute 86, no. 4 (February 16, 1994): 265–72. http://dx.doi.org/10.1093/jnci/86.4.265.

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Squillace, Nicola. "L’infezione da HPV e le sue conseguenze sulla popolazione generale e sulle persone con infezione da HIV: un update alla luce ..." JHA - Journal of HIV and Ageing, September 2022. http://dx.doi.org/10.19198/jha31538.

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Abstract:
Il virus del papilloma umano (HPV) è la l’infezione a trasmissione sessuale più comune al mondo. <br />è stato dimostrato che il tasso di incidenza dell’infezione da HPV aumenta rapidamente entro il primo anno di attività sessuale, sia nel sesso femminile che maschile. I genotipi di HPV ad alto rischio (hr-HPV) sono responsabili dello sviluppo dei tumori ano-genitali e dei tumori della regione testa-collo. <br />La vaccinazione per HPV, introdotta nel 2007, ha dimostrato di ridurre l’incidenza di displasia della cervice uterina, soprattutto se somministrato prima dei 25 anni ed in donne con pap-test negativo per HPV-DNA. La riduzione significativa è stata confermata anche per la displasia anale sia nei soggetti di sesso maschile che femminile. Anche la recidiva di neoplasia intraepiteliale cervicale e anale viene drasticamente ridotta se il vaccino viene effettuato dopo trattamento chirurgico delle lesioni. <br />Il rischio di tumori ano-genitali e della regione testa-collo è maggiore nelle persone con infezione da HIV (PLWH). Tuttavia, l’efficacia del vaccino nel ridurre la recidiva di lesioni preneoplastiche anali e cervicali, nelle PLWH, è ancora molto discusso. <br />La vaccinazione anti HPV deve essere implementata in tutto il momento privilegiando la somministrazione prima dell’inizio dell’attività sessuale. Sono necessari ulteriori studi nelle PLWH per confermare, anche in tale setting, l’efficacia nel ridurre le recidive di lesioni precancerose.
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