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Dissertations / Theses on the topic 'Tratti'

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1

Fabris, Clarissa. "Tratti Arcaici nei dialetti calabro lucani: l’area Lausberg." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/7183/.

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Abstract:
In questo elaborato ho tentato di dare un quadro generale dei dialetti arcaici calabro-lucani: l'area Lausberg. Nella prima parte del mio elaborato ho tentato di ricostruire la storia dialettale della Calabria, dai Bruzi ai Romani, individuando le quattro aree dialettali che si sono venute a formare. In seguito, nella seconda parte mi propongo di enumerare i fenomeni fonolinguistici che si verificano nell’area Lausberg. Per ultimo mi sono occupata di analizzare un'opera di teatro in dialetto cassanese mettendo in evidenza le componenti lessicali, i fenomeni fonetici e le tradizioni salienti.
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Beghelli, Valentina <1982&gt. "Studio di alcuni tratti del temperamento nel cane." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6239/1/beghelli_valentina_tesi.pdf.

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Abstract:
Il temperamento può essere definito come l’attitudine che un cane esprime verso le persone e verso altri animali, la combinazione di tratti fisici e mentali, acquisiti e non, che determinano il comportamento del cane. Tale parametro delinea perciò il carattere di un individuo, inclinazioni e tendenze, eccitabilità, tristezza, rabbia e il modo caratteristico di comportarsi di un individuo, con particolare riferimento alle interazioni sociali. La presente tesi di Dottorato rappresenta uno studio su alcuni tratti del temperamento nel cane domestico elaborato in 3 progetti sperimentali. Nei primi due progetti sono state analizzate le differenze attitudinali tra alcune razze canine attraverso l’applicazione di un test di temperamento in cuccioli di 60 giorni e in cani adulti, per valutare e confrontarne il temperamento, la socialità ed identificare profili tipici di razza. Nel terzo progetto un campione di cani morsicatori di canile e di proprietà è stato confrontato con due rispettivi gruppi di controllo. Analizzando i risultati è stato possibile mettere in evidenza caratteristiche di razza omogenee nell’interazione con stimoli inanimati, nelle interazioni sociali e in relazione alla possessività e sono stati delineati profili di razza sia nei cuccioli sia negli adulti. Si sono tuttavia, osservate variabilità individuali, intra-razza e intra-cucciolata, a testimonianza dell’influenza complessa e multifattoriale delle componenti genetica e ambientale sul comportamento dei cani. Il confronto tra cani morsicatori di canile e di proprietà ha messo in luce interessanti differenze tra i soggetti in termini di reattività, socievolezza, propensione all’interazione con il proprietario o con un estraneo, comportamenti di evitamento e velocità di reazione agli stimoli presentati. Il test applicato è risultato un valido strumento per valutare il temperamento di cani dichiarati aggressivi che sono stati sottoposti a situazioni nuove e a stimoli sconosciuti per poter ottenere una migliore visione d’insieme del temperamento del soggetto.
Temperament has been defined as the attitude expressed by the dog toward people or other animals, the combination of physical and mental traits, acquired or not, which determine the behavior of the dog and therefore delineates the character of an individual, his inclinations, trends and the characteristic way of behaving, with particular reference to social interactions. This work represents a study of temperamental traits in the Domestic Dog, developed in 3 experimental projects. In the first two projects the attitudinal differences between some dog breeds are analyzed, through the application of a temperament test in puppies 60 days old and adult, in order to evaluate and compare their temperament and sociability and to identify specific breed profiles. In the third project, a sample of biters dogs coming from different kennel of and pet biters dogs were tested and compared with two respective control groups. Analyzing the results, it was possible to highlight consistent breed characteristics in the interaction with inanimate stimuli, in social interactions and in relation to possessivness and a first breed profile has been outlined for both puppies and adults. However, individual variabilities were observed, relative to breed and litter, reflecting the complex and multifactorial influence of genetic and environmental components on the behavior of the dog. Furthermore, the study allowed us to evaluate dogs biters and compare them with the control groups, on the base of temperament traits. The comparison between biters coming from kennels and pet ones underlined differences in terms of reactivity, sociability, attitude to interact with the owner or with a stranger, in avoiding trends and velocity of reaction to the stimuli presented . The temperament test can be considered a valid tool to assess the temperament of aggressive dogs, in order to get a better overview of the temperament of the subjects.
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Beghelli, Valentina <1982&gt. "Studio di alcuni tratti del temperamento nel cane." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6239/.

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Abstract:
Il temperamento può essere definito come l’attitudine che un cane esprime verso le persone e verso altri animali, la combinazione di tratti fisici e mentali, acquisiti e non, che determinano il comportamento del cane. Tale parametro delinea perciò il carattere di un individuo, inclinazioni e tendenze, eccitabilità, tristezza, rabbia e il modo caratteristico di comportarsi di un individuo, con particolare riferimento alle interazioni sociali. La presente tesi di Dottorato rappresenta uno studio su alcuni tratti del temperamento nel cane domestico elaborato in 3 progetti sperimentali. Nei primi due progetti sono state analizzate le differenze attitudinali tra alcune razze canine attraverso l’applicazione di un test di temperamento in cuccioli di 60 giorni e in cani adulti, per valutare e confrontarne il temperamento, la socialità ed identificare profili tipici di razza. Nel terzo progetto un campione di cani morsicatori di canile e di proprietà è stato confrontato con due rispettivi gruppi di controllo. Analizzando i risultati è stato possibile mettere in evidenza caratteristiche di razza omogenee nell’interazione con stimoli inanimati, nelle interazioni sociali e in relazione alla possessività e sono stati delineati profili di razza sia nei cuccioli sia negli adulti. Si sono tuttavia, osservate variabilità individuali, intra-razza e intra-cucciolata, a testimonianza dell’influenza complessa e multifattoriale delle componenti genetica e ambientale sul comportamento dei cani. Il confronto tra cani morsicatori di canile e di proprietà ha messo in luce interessanti differenze tra i soggetti in termini di reattività, socievolezza, propensione all’interazione con il proprietario o con un estraneo, comportamenti di evitamento e velocità di reazione agli stimoli presentati. Il test applicato è risultato un valido strumento per valutare il temperamento di cani dichiarati aggressivi che sono stati sottoposti a situazioni nuove e a stimoli sconosciuti per poter ottenere una migliore visione d’insieme del temperamento del soggetto.
Temperament has been defined as the attitude expressed by the dog toward people or other animals, the combination of physical and mental traits, acquired or not, which determine the behavior of the dog and therefore delineates the character of an individual, his inclinations, trends and the characteristic way of behaving, with particular reference to social interactions. This work represents a study of temperamental traits in the Domestic Dog, developed in 3 experimental projects. In the first two projects the attitudinal differences between some dog breeds are analyzed, through the application of a temperament test in puppies 60 days old and adult, in order to evaluate and compare their temperament and sociability and to identify specific breed profiles. In the third project, a sample of biters dogs coming from different kennel of and pet biters dogs were tested and compared with two respective control groups. Analyzing the results, it was possible to highlight consistent breed characteristics in the interaction with inanimate stimuli, in social interactions and in relation to possessivness and a first breed profile has been outlined for both puppies and adults. However, individual variabilities were observed, relative to breed and litter, reflecting the complex and multifactorial influence of genetic and environmental components on the behavior of the dog. Furthermore, the study allowed us to evaluate dogs biters and compare them with the control groups, on the base of temperament traits. The comparison between biters coming from kennels and pet ones underlined differences in terms of reactivity, sociability, attitude to interact with the owner or with a stranger, in avoiding trends and velocity of reaction to the stimuli presented . The temperament test can be considered a valid tool to assess the temperament of aggressive dogs, in order to get a better overview of the temperament of the subjects.
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Ragusa, Lucia. "Attività per l'innovazione dei prodotti orticoli per tratti funzionali." Doctoral thesis, Università di Catania, 2012. http://hdl.handle.net/10761/1032.

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Abstract:
L'ampia diversità che contraddistingue le produzioni ortive potrebbe consentire la rapida innovazione di prodotto in orticoltura soprattutto se l'attenzione venisse posta sulle colture minori ancora occasionalemnete diffuse negli orti familiari e suburbani del nostro Paese. Tale innovazione può essere più efficace adottando un approccio di filiera che tenga conto delle moderne tecnologie di trasformazione alimentare. Sulla base di tali premesse è stato preso in considerazione il cavolo da foglia, coltura ortiva sottoutilizzata diffusa in Europa, e la tecnologia di IV gamma sia per la produzione di germogli di cavolo da foglia sia per la produzione di germinelli. In tale ambito sono state valutate una core collection di tipi europei di cavolo da foglia, proveniente da diverse banche di germoplasma europee, e la collezione di cavolo da foglia conservata presso la sezione di Ortofloricoltura del DISPA, per i principali tratti bio-morfologici e nutraceuitci. Ambedue le collezioni sono state coltivate a Catania e sono stati utilizzati diversi descrittori bio-morfologici (IBPGR, UPOV, etc.) e nutraceutci (Vitamina C, ¦Â-carotene, polifenoli totali, antocianine e glucosinolati). Due tipi siciliani di cavolo da foglia (BH10 e BH14), differenti per caratteristiche bio-morfologiche e nutraceutiche, sono stati coltivati per valutare le principali caratteristiche produttive in rapporto alla densit¨¤ colturale (2,1, 4,2 e 8,3 piante m-2). Il prodotto ottenuto è stato utilizzato per le attività di valutazione delle principali caratteristiche del cavolo da foglia in IV gamma in rapporto alla temperatura (0°C, 4°C, e 8°C), all'atmosfera (atmosfera ambiente, 70%N2-30%CO2, 50%N2- 50%CO2, 100% N2 e 100% CO2 ) ed ai giorni (0, 3 e 7) di conservazione, prendendo in considerazione le variazioni di O2 e CO2 nella confezione e dei parametri cromatici (L*a*b*) della foglia. La produzione di germinelli ha preso in considerazione 18 specie, afferenti a sei famiglie botaniche, e diverse cultivar per le quali sono stati monitorati il processo di germinazione ed il contenuto in composti antiossidanti, dal seme al germoglio prodotto ed a quello conservato per una settimana. Per le specie più interessanti (cavolo broccolo, carota, cipolla e rucola) sono state valutate le variazioni dei caratteri precedentemente presi in considerazione in raporto alla temperatura di germinazione (10°C, 20°C e 30°C). I risultati acqusiti hanno permesso di classificare le accessioni della core collection europea e della collezione del DISPA dell'Università di Catania in gruppi omogeni che spesso fanno riferimento al Paese di provenienze e/o di coltivazione, e di individuare i tipi che presentano tratti agronomici e/o tecnologici di pregio da utilizzare nel miglioramento genetico. I due tipi siciliani di cavolo da foglia hanno presentato caratteristiche tali da sostenere sia cicli produttivi annuali sia poliennali, evidenziando i migliori risultati produttivi per il tipo BH14 alla densità di 8,3 piante m-2 che ha permesso la raccolta di 10 kg m-2 di germogli nel corso di diciotto mesi. Il tipo BH10 è apparso contrassegnato dal ciclo biologico annuale e da una modesta produttività che suggerisce un ulteriore incremento della densità colturale. I dati acquisiti per la produzione di cavolo da foglia in IV gamma hanno permesso di individuare le varianti più interessanti di temperatura (0°C-4°C) e di atmosfera modificata (70%N2-30%CO2) le quali hanno consentito di attenuare i processi di respirazione per una settimana. I germinelli di specie afferenti alla famiglia delle Brassicaceae hanno fatto accertare una germinabilità più elevata ed una minore durata del processo, otre che un maggiore contenuto in composti antiossidanti. Nel complesso i dati consentono di sostenere la costituzione della filiera del cavolo fa foglia e quella dei germinelli, contribuendo alla innovazione dei prodotti orticoli per tratti nutraceutici.
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Simeoni, Renato <1950&gt. "Tratti fonomorfologici e lessicali dell'area asolana, montebellunese e castellana." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2433.

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Abstract:
Si tratta di una ricerca linguistica sui tratti distintivi nell’area a ovest della provincia di Treviso ( tra Castelfranco, Asolo e Montebelluna) in cui si intersecano influssi dialettali di varia provenienza, dal veneto centro settentrionale (Treviso e Belluno) al veneto centrale (Vicenza e Padova). Tra gli obiettivi vi è quello di ridefinire i confini dell’influsso del bellunese, feltrino, stabilito in studi di Mafera e Zamboni a nord di Montebelluna, ricollocandolo correttamente più a sud, almeno di sei chilometri. Poi di individuare con precisione delle isoglosse, allo scopo di definire le caratteristiche e i confini fonomorfologici e lessicali dell’area, in un insieme di continuum, distinzione e interferenze. La ricerca si svolge su tre piani: quello onomastico, trattando come fossili guida i soprannomi dell’area, quello dei testi dialettali scritti, in cui sono presenti i tratti distintivi stessi, infine una ‘intervista traduzione’orale, da usare come verifica di quanto già emerso nei primi due strati. Si vuole verificare direttamente ‘sul campo’ la ricchezza e varietà delle forme del dialetto veneto dell’alta trevigiana nello sforzo di meglio conoscerle per meglio definirle.
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TOSI, LORENZO. "Antibiotico resistenza in S. thermophilus, tratti fenotipici, coniugazione e aggregazione." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/77.

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Abstract:
Negli ultimi decenni l'utilizzo degli antibiotici a scopo terapeutico o come promotori della crescita nell'allevamento animale ha portato alla comparsa e alla diffusione di microrganismi resistenti. In questo contesto, la presenza di Lattobacilli (LAB) antibiotico resistenti non rappresentano di per sé un rischio clinico. Tuttavia la possibilità che essi ma possono essere veicolo di geni codificanti l'antibiotico-resistenza verso batteri patogeni presenti negli alimenti o nel tratto gastro-intestinale umano (inclusi enterococchi, streptococchi e listeria), costituisce un possibile rischio per la salute umana che deve essere attentamente valutato. Obiettivo di questo lavoro è stato quello di valutare attraverso metodi di indagine fenotipica con le tecniche delle microdiluizioni in brodo, Etest e disc-diffusion, i livelli di antibiotico resistenza per le specie S. thermophilus e L. plantarum verso gli antibiotici tetraciclina, eritromicina, clindamicina, streptomicina, gentamicina, ampicillina. Ceppi atipici appartenenti alla specie S. thermophilus sono stati sottoposti ad analisi genetiche con lo scopo di caratterizzare e localizzare i geni responsabili della resistenza. E' stato inoltre testato il possibile trasferimento orizzontale dei geni di antibiotico resistenza nativi da S. thermophilus verso i batteri Gram-positivi E. faecalis e Listeria monocytogenes. In alcuni ceppi di S. thermophilus resistenti si sono infine osservati e studiati particolari caratteri fenotipici ( fitness ) correlati alla presenza delle determinanti genetiche di antibiotico resistenza nell'ospite batterico.
In the last decades, the use of antibiotics in human therapy or in animal husbandry as growth promoters has induced the development and the diffusion in antibiotic resistant micro-organisms. In this context antibiotic resistant Lactic Acid Bacteria (LAB) do not represent a clinical risk in themselves. However, the possibility that S. thermophilus cultures might transfer antibiotic resistance genes to pathogenic species either present in food or in the gastrointestinal tract (including enterococci, streptococci and listeria) represents a potential clinical risk that needs to be carefully evaluated. The aim of this study was to evaluate by means of phenotypic methods (microdilution, E-test, disc-diffusion) the levels of antibiotic resistance for S. thermophilus and L. plantarum species against the antibiotic tetracycline, erythromycin, clyndamicin, streptomycin, gentamycin and ampicillin. The atypical resistant S. thermophilus strains were subjected to genetic analyses in order to characterise and to localise the antibiotic resistance determinants. Furthermore the ability of the resistant S. thermophilus strains in transferring the antibiotic resistant determinant was assessed in mating experiments using as recipients the Gram-positive bacteria E. faecalis and Listeria monocytogenes. In same resistant S. thermophilus strains, special bacterial fitness related with the presence of the antibiotic resistance determinants in the bacterial hosts were observed and studied.
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Veschetti, Adele. "La base di Bernstein in spazi polinomiali generalizzati a tratti." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/8570/.

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Abstract:
Le funzioni polinomiali possono essere utilizzate per approssimare le funzioni continue. Il vantaggio è che i polinomi, le loro derivate e primitive, possono essere rappresentati in maniera semplice attraverso i loro coefficienti ed esistono algoritmi stabili e veloci per valutarli. Inoltre gli spazi polinomiali godono di numerose proprietà importanti. In questo lavoro ci occuperemo di altri spazi funzionali, noti in letteratura come spazi di Chebyshev o polinomi generalizzati, per ragioni di riproducibilità. Infatti ciò che si ottiene attraverso i polinomi è soltanto una approssimazione che spesso risulta essere insufficiente. E' importante, quindi, considerare degli spazi in cui sia possibile avere una rappresentazione esatta di curve. Lo studio di questi spazi è possibile grazie alla potenza di elaborazione degli attuali calcolatori e al buon condizionamento di opportune basi di rappresentazione di questi spazi. Negli spazi polinomiali è la base di Bernstein a garantire quanto detto. Negli spazi di Chebyshev si definisce una nuova base equivalente. In questo lavoro andremo oltre gli spazi di Chebyshev ed approfondiremo gli spazi di Chebyshev a tratti, ovvero gli spazi formati dall'unione di più spazi del tipo precedente. Si dimostrerà inoltre l'esistenza di una base a tratti con le stesse proprietà della base di Bernstein per gli spazi polinomiali.
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Cantoni, Elena. "Valutazione "along-tract" della microstruttura dei tratti di sostanza bianca cerebrale in RM a 3T." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/19399/.

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Abstract:
Il presente lavoro di tesi riguarda l'imaging di risonanza magnetica pesato in diffusione (DW-MRI) e in particolare lo sviluppo di un metodo di analisi di dati di DW-MRI cerebrale attraverso un algoritmo di trattografia di tipo probabilistico applicato su un campione di 20 individui sani esaminati presso l'IRCCS, Istituto delle Scienze Neurologiche di Bologna. In particolare, sono stati studiati due fasci della sostanza bianca cerebrale: il tratto cortico-spinale, coinvolto nella motricità volontaria, e la radiazione ottica, riguardante l'ambito visivo. In generale il processo diffusivo delle molecole d'acqua nei tessuti è anisotropo e nella sostanza bianca le direzioni privilegiate di diffusione corrono lungo i fasci di assoni. Con la trattografia, vengono utilizzate le informazioni raccolte dal DWI per fornire una misura della connettività e una descrizione più accurata dell'architettura cerebrale. Il progetto è stato organizzato con lo scopo di ottenere una ricostruzione dei tratti di interesse, una parametrizzazione di questi fasci con una suddivisione in 19 segmenti per stimare lungo il tratto ("along-tract") i parametri di diffusione. Lo sviluppo di un'analisi "along-tract" ha permesso di delineare la geometria e il percorso dei fasci considerati, andando ad approfondirne il profilo caratteristico al variare dei parametri lungo il tratto. Con questo progetto di tesi è stato condotto un lavoro di analisi di tipo quantitativo automatizzato tramite degli script e per questo applicabile anche nella clinica.
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Morlin, Paola <1972&gt. "ALBO ILLUSTRATO E SVILUPPO DEL BAMBINO. Cinque articoli tratti dalla ricerca cinese." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2337.

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Abstract:
Corpo centrale del presente lavoro e punto di partenza per le riflessioni che contiene, è la traduzione dal cinese all'italiano di cinqe articoli pubblicati in cinque diverse riviste accademiche e professionali cinesi. L'argomento centrale di tali articoli è l'albo illustrato. Ad eccezione del primo articolo che consiste in una panoramica delle ricerche cinesi su tale tipologia di testo, gli articoli indagano dal punto di vista pedagogico-didattico l'importanza che la lettura di albi illustrati ha per lo sviluppo sia intellettivo che emozionale del bambino e ne sostengono l'uso in ambienti educativi e formativi prescolari. Il lavoro è corredato da un commento traduttologico e introdotto da una parte generale il cui intento è quello di chiarire I concetti principali e gli studi maggiori inerenti la lettura di albi illustrati emersi sia dalla ricerca occidentale che cinese.
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Rossato, Giulia <1993&gt. "VARIAZIONE DEI TRATTI FENOTIPICI IN APHANIUS FASCIATUS IN RELAZIONE ALLA STRUTTURA DELL’HABITAT." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13949.

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Ferro, Giulia <1995&gt. "I tratti della hindī parlata colloquiale: le implicazioni pragmatiche del soggetto postverbale." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16826.

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Abstract:
I meccanismi di variabilità linguistica sono uno dei concetti che sono stati maggiormente elaborati dalle diverse discipline linguistiche che si sono sviluppate nell’ultimo secolo. In particolar modo, la sociolinguistica ha cercato di evidenziare quali sono i fattori che rendono possibile il mutamento linguistico attraverso la società, a partire dalla fissazione prestigiosa della varietà standard, per continuare con altri tratti che rendono peculiari i parlati di membri della società. Una di queste dimensioni di variazione è quella diamesica, per la quale è il mezzo utilizzato nella comunicazione a rendere possibile il mutamento. La hindī parlata colloquiale, sulla quale ci si focalizza in questo scritto, è caratterizzata da diversi tratti, soprattutto sintattici, che la rendono diversa soprattutto dalla varietà standard. I motivi per cui avvengono questi mutamenti nell’ordine dei costituenti dell’enunciato sono di natura pragmatica: l’essere umano, infatti, utilizza tutti i mezzi a sua disposizione per poter, con il minor sforzo possibile, veicolare informazioni, le quali sono interpretabili nella loro totalità solamente attraverso la conoscenza del contesto di enunciazione. È questo, quindi, l’obiettivo della pragmatica: scoprire i meccanismi che sottendono alla comprensione di enunciati che, a primo acchito, non sembrano correlati ma che nella vita quotidiana raggiungono il loro scopo. Uno dei meccanismi di economizzazione della lingua attraverso il minor sforzo che la hindī parlata colloquiale mostra è il soggetto postverbale, la cui analisi non implica solamente la pragmatica ma anche la controversa nozione di soggetto.
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Rota, Enrico <1990&gt. "Il profilo degli investitori socialmente responsabili: il ruolo dei tratti di personalità." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/20610.

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Abstract:
Negli ultimi decenni, e in special modo negli anni più recenti, il tema della finanza sostenibile ha assunto una crescente rilevanza, destando l'interesse di un numero sempre maggiore di studiosi, governi, organizzazioni internazionali, operatori economici e, non da ultimo, del più vasto pubblico dei risparmiatori, desiderosi di contribuire alla risoluzione delle sfide poste in essere da fenomeni quali ad esempio i cambiamenti climatici, le diseguaglianze economiche e sociali e la tutela dei diritti umani. Il presente lavoro si pone l'obiettivo di delineare il profilo degli investitori socialmente responsabili tramite l’esame dell’influenza esercitata dai tratti di personalità (Big Five e propensione al rischio) e dalle caratteristiche socio-demografiche relativamente alla determinazione delle preferenze di investimento. I dati sono stati acquisiti mediante la somministrazione di un questionario. Nella prima parte sono stati tracciati i lineamenti generali del fenomeno dell’investimento socialmente responsabile, ripercorrendone le origini e i principali sviluppi sino ai giorni nostri. Nella seconda parte si è proseguito con l'esame della letteratura inerente al profilo degli investitori socialmente responsabili, procedendo con la presentazione delle caratteristiche del campione intervistato e, infine, con la descrizione delle analisi effettuate e dei risultati ottenuti.
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VIRDIS, FRANCESCA. "Studio dei tratti immunofenotipici e valutazione del loro contributo nell'insorgenza di patologie." Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2013. http://hdl.handle.net/11584/266128.

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Abstract:
The regulation of the immune response has been intensively studied for decades, however, the effect of the genetic factors affecting the immune cell levels is largely unknown. In order to better understand the immune system regulation and its involvement in diseases, we evaluated the quantitative variation of several leuckocyte populations in peripheral blood including monocytes, granulocytes, circulating dendritic cells and lymphocytes divided in NK, B and T cell subsets. Immunophenotypes, assessed by flow cytometry, were initially measured in 1,629 volunteers,belonging to the SardiNIA project, who have been genotipically characterized with the MetaboChip and ImmuoChip arrays. For each of the 272 assessed traits, we performed a sequenced-based GWAS approach with 8.2 million genotyped and imputed variants derived from the gene arrays and from a reference panel of 1,146 low pass whole-genome sequenced Sardinians. Our results showed that, on the average, the genetic component accounts for 40% (min 3% max 87%) of the phenotypic variation of the immune traits analyzed. Furthermore, we identified, and confirmed in a total of 2,870 volunteers, comprising 1,241 additional individuals, 23 independent signals at 13 loci (p-value<5.26x10-10). Among the associated loci, four of them (HLA, IL2RA, CIITA, ATXN2/SH2B3) are known to be associated with immune and non-immune diseases, indicating the relevance of this approach for identification of immune-related genetic factors in health and disease.
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Magnani, Anita. "Proposta di traduzione di testi tratti dal sito web della Fête des Lumières." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/13804/.

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Abstract:
Questo elaborato presenta una proposta di traduzione dal francese in italiano di alcuni testi tratti dal sito web della Fête des Lumières di Lione, una festività annuale molto attesa dagli abitanti della Metropoli e da visitatori provenienti da tutto il mondo. Inizialmente si analizza l’evento da un punto di vista storico e culturale, per poi continuare con la descrizione del sito web e la proposta di traduzione delle parti più significative. L’ultima parte della tesi è dedicata all’analisi dei testi di partenza e al commento dei testi di arrivo, soffermandosi in maniera particolare sugli aspetti morfonsintattici e lessicali.
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FRACASSO, ALESSANDRA. "Caratterizzazione di genotipi di sorgo in funzione di tratti legati alla tolleranza alla siccità." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6073.

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Abstract:
L’incessante aumento della popolazione mondiale ed il conseguente incremento della richiesta di risorse alimentari ed energetiche, congiuntamente al mutevole scenario climatico, sempre più incline a periodi di siccità prolungata in misura sempre maggiore in alcune zone del pianeta, fa sì che sempre più attenzione sia rivolta allo sviluppo ed all’implementazione di risorse energetiche rinnovabili a bassi input. Il sorgo zuccherino (Sorghum bicolor Moench) è una coltura bioenergetica in grado di fornire cibo, bioetanolo e biogas. Lo studio di tale coltura in risposta al deficit idrico promuove una più approfondita conoscenza dei meccanismi alla base dei processi fotosintetici, e di come, e quanto, questi possano essere influenzati dall’assenza temporanea, o più o meno prolungata, di disponibilità idrica. La produzione di biomassa e la sua composizione chimica sono state valutate per genotipi di nuova costituzione in confronto a quelli già disponibili in commercio, ai fini della produzione di biogas e bioetanolo. Una più approfondita analisi fisio-fenologica e molecolare è stata condotta su sei genotipi di sorgo con lo scopo di combinare in una visione di insieme più integrata la risposta alla siccità in sorgo. Due genotipi (uno sensibile e l’altro tollerante la siccità) sono stati selezionati per l’analisi trascrittomica in risposta allo stress idrico al fine di individuare geni candidati potenzialmente utili ai fini di una selezione assistita da marcatore.
Due to the increasing human population and the consequent surging energy and water demand, it is necessary to implement energy and fuel production from low input renewable sources. Sweet sorghum (Sorghum bicolor Moench) is a low input multipurpose crop that provides food, feed and bioethanol from conversion of sugars accumulated in the stalk and biogas from anaerobic digestion of whole aboveground dry biomass. This multipurpose crop was studied in response to water deficit. In particular, the biomass production and its composition were evaluated in response to drought for new developed and commercial genotypes for biogas and bioethanol production. The physiologic and molecular approaches were combined in order to provide an integrated view on drought tolerance in sorghum enabling to know which are the mechanisms and with which extent they were affected by drought in this bioenergy crop. The transcriptomic analysis was performed on two sorghum genotypes (one sensitive and the other one tolerant to drought) with RNA-Seq technology in order to evaluate the diversity existing in the sorghum transcriptome that could be related to drought tolerance and to identify candidate genes that could be used as potentially marker for the marker assisted selection.
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Donizetti, Silvia <1993&gt. "L’economia russa post-sovietica. I tratti principali, l’impatto delle sanzioni e le relazioni con l’Italia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12478.

Full text
Abstract:
The aim of this dissertation is to analyse the features of the actual economic background in the Russian Federation. Russia is considered a developing country and an emerging market, which represents an interesting opportunity to Italian companies, thanks to the respective import and export system’s organization. In the first chapter, we consider the transition phase since the dissolution of the Soviet Union and the passage to a market economy and we describe the strong points and the limits of the Russian economy, such as the dependence on hydrocarbons and the need of modernization and diversification. Due to the Ukrainian crisis, economic sanctions were adopted by the European Union and the USA towards Russia and so did the Russian Federation towards the western world. In the second chapter, we study the restrictive measures in order to show their economic impact on both European and Russian markets. In the third chapter, we investigate the ongoing economic relations between Italy and Russia, which have not been compromised by the introduction of sanctions and may expand further in the next years
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BENZI, ILARIA MARIA ANTONIETTA. "EMERGING PERSONALITY STRUCTURE IN ADOLESCENCE Dimensions, processes and developmental trajectories." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2019. http://hdl.handle.net/10281/241205.

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Abstract:
Questo contributo si propone di esplorare dimensioni, processi e traiettorie di sviluppo che sono specificamente legate alla struttura di personalità emergente in adolescenza adottando un approccio dimensionale. In linea con gli sviluppi contemporanei sulla concettualizzazione dei disturbi di personalità, la patologia di personalità "cresce" durante l'adolescenza, che è in effetti un terreno particolarmente "sensibile" e fertile perché ciò avvenga. Perciò, il capitolo 1 ("Investigating emerging personality pathology") presenta una panoramica dello stato dell'arte sulla struttura della personalità (mal)adattiva in adolescenza, preparando il terreno per gli argomenti che saranno ulteriormente sviluppati nelle sezioni seguenti. Il capitolo 2 ("Development of personality pathology") continua l'esplorazione teorica, approfondendo il dibattito attuale su quali siano le dimensioni fondamentali che definiscono lo sviluppo della patologia di personalità (cioè la formazione dell'identità e gli aspetti self e interpersonal del funzionamento), così come su come formulare una descrizione clinicamente rilevante dei disturbi di personalità. Il capitolo 3 ("A dimensional approach to personality functioning") indaga la complessa ma cruciale relazione tra funzionamento e tratti maladattivi di personalità, così come i potenziali outcomes clinici della personalità patologica interpretata secondo una prospettiva dimensionale (Studio 1). Inoltre, poiché è stato adottato un approccio esclusivamente categoriale per studiare un tema importante e clinicamente rilevante come la presenza di comportamenti autolesivi non suicidari (NSSI) e la sua associazione con la personalità patologica, lo Studio 2 considera se e quali dimensioni del funzionamento disadattivo sono associate alla presenza di NSSI in un campione non clinico di adolescenti. Inoltre, per riconoscere la necessità di adottare strumenti che identifichino le dimensioni e i processi specifici della strutturazione della personalità in adolescenza e che siano sufficientemente sensibili per rilevare patologie sotto soglia, il capitolo 4 ("Assessing personality functioning"), presenta lo sviluppo dell’Adolescent Personality Structure Questionnaire (APS-Q), una misura self-report di personalità in adolescenza che tiene conto, in accordo con il modello alternativo del DSM-5 per i disturbi di personalità e il modello teorico delle relazioni oggettuali, sia degli aspetti self che interpersonal del funzionamento della personalità (Studio 3 e Studio 4). Gli aspetti cruciali della patologia della personalità sono esplorati nel capitolo 5 ("Facets of emerging personality functioning"), indagando quali dimensioni della personalità (come la stabilità dell'immagine di sé, la qualità della relazione con i cambiamenti corporei, la presenza di aggressività, etc.) si associano alla capacità di mentalizzazione e identificando differenze di genere in questa relazione. Infine, il capitolo 6 ("Developmental trajectories"), sottolinea l'importanza di riconoscere i processi e le traiettorie di sviluppo presentando dati preliminari sull'esplorazione di come diversi aspetti del funzionamento della personalità possano cambiare nel tempo e sul contributo dell'esternalizzazione e dell'interiorizzazione dei problemi alla patologia della personalità (Studio 6). Nel complesso, tenendo conto del dibattito contemporaneo sulla personalità patologica in adolescenza, la discussione conclusiva di questa tesi mira a sottolineare i miglioramenti che un approccio dimensionale al funzionamento della personalità potrebbe offrire nel comprendere come la personalità (mal)adattiva si struttura in adolescenza, suggerendo implicazioni teoriche e cliniche per futuri studi.
This contribution aims at exploring dimensions, processes and developmental trajectories that are specifically related to emerging personality structure in adolescence adopting a dimensional approach. In line with contemporary developments on the conceptualization of personality disorders, the pathology of personality "grows up" during adolescence, which is indeed a particularly "sensitive" and fertile ground for this to happen. Thus, Chapter 1 (“Investigating emerging personality pathology”) presents an overview of the current state of the art on emerging (mal)adaptive personality structure in adolescence, setting the ground ready for the topics that will be further developed in the following sections. Chapter 2 (“Development of personality pathology”) continues the theoretical exploration, deepening the current debate on what the core dimensions are that define the development of personality pathology (i.e., identity formation and self and interpersonal aspects of personality functioning), as well as on how to formulate a clinically relevant description of PDs. Chapter 3 (“A dimensional approach to personality functioning”) investigate the complex yet crucial relation between maladaptive personality functioning and maladaptive personality traits, as well as potential pathological outcomes of personality pathology interpreted from a dimensional perspective (Study 1). Furthermore, as an exclusively categorical approach has been adopted to study a crucial and clinically relevant topic as is the presence of non-suicidal self-injury behaviors (NSSI) and its association with personality pathology, Study 2 considers whether and which dimensions of maladaptive personality functioning are associated with the presence of NSSI in a community sample of adolescents. Moreover, to acknowledge the need to adopt tools that identify the dimensions and processes that are specific to emerging personality structuring in adolescence and that are sufficiently sensitive to detect sub-threshold pathology, Chapter 4 (“Assessing personality functioning”), presents the development of the Adolescent Personality Structure Questionnaire (APS-Q), a self-report measure for the assessment of personality in adolescence that takes into account, in accordance with the DSM-5 Alternative Model for Personality Disorders and an object relation framework, both self and interpersonal aspects of personality functioning (Study 3 and Study 4). Crucial facets of personality pathology are explored in Chapter 5 (“Facets of emerging personality functioning”), investigating which personality dimensions (such as the stability of the self-image, the quality of the relationship with one's body changes, the presence of aggression, etc.) are associated with mentalizing abilities and to identify gender specificities in these relationships (Study 5). Finally, Chapter 6 (“Developmental trajectories”), emphasizes the importance of acknowledging processes and developmental trajectories presenting preliminary data on the exploration of how different aspects of personality functioning might change over time as well as on the contribution of externalizing and internalizing problems to personality pathology (Study 6). All in all, acknowledging the contemporary debate on PDs in adolescence, the final discussion of this dissertation aims at underlining the improvements that a dimensional approach to personality functioning might offer in understanding how (mal)adaptive personality is structured in adolescence, suggesting theoretical and clinical implications for forthcoming research.
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Capoccia, Marie Sophie. "Proposta di traduzione in italiano di alcuni testi tratti dal sito web del Tour de France." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/10770/.

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Abstract:
Nel seguente elaborato presenterò una proposta di traduzione di alcuni parti del sito internet ufficiale del Tour de France, famosa gara ciclistica che si svolge ogni anno nel mese di luglio in Francia. Inizierò con una parte teorica sui siti web, riportandone gli aspetti principali e spiegherò brevemente che cos’è la localizzazione di un sito. Nella seconda parte studierò in modo dettagliato la struttura del sito del Tour France e, di seguito, analizzerò le caratteristiche dei testi estrapolati e scelti dal sito con relative osservazioni, possibili difficoltà nella loro traduzione e presenterò inoltre il mio metodo traduttivo. Nella terza parte riporterò quindi i testi tradotti cercando di adattarne il più possibile il layout al sito web originale. Seguirà, nella quarta parte, il commento e la spiegazione delle scelte traduttive da me effettuate, con riferimento agli aspetti morfosintattici e lessicali dei testi. A questa parte aggiungerò un breve glossario, creato durante la fase di traduzione. Seguiranno le conclusioni e la bibliografia/sitografia, indispensabili nella fase di studio teorico ma anche in quella di traduzione.
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Serra, Maria Chiara. "Proposta di traduzione di alcuni brani tratti dalla raccolta completa della letteratura per l'infanzia di Bing Xin." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/11363/.

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Macri, Annachiara. "Proposta di traduzione italiano-spagnolo di alcuni capitoli tratti dal libro “Ricordi di scuola” di Giovanni Mosca." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/7077/.

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Abstract:
"Ricordi di scuola", il più celebre e personale tra i romanzi del giornalista, scrittore, umorista, nonché vignettista Giovanni Mosca, è il diario di un giovane maestro delle scuole elementari nella Roma fascista degli anni ’30. Il libro presenta uno stile semplice, fresco e lineare e racconta gli episodi di un maestro elementare e dei suoi alunni. La figura prevalente è sicuramente quella del maestro, un uomo “speciale” dalla personalità gentile, disponibile e per nulla severo, come ci si potrebbe aspettare, data l’epoca in cui il romanzo è ambientato, dimostrandosi comprensivo ed indulgente con i propri alunni senza però dimenticare la sua funzione educativa. Dal punto di vista della didattica il maestro Mosca si mostra diverso, quasi “rivoluzionario”. E’ un maestro che non dà voti e non boccia, che critica il nozionismo, i problemi astrusi e le poesie a memoria. Il racconto si compone di ventuno episodi, nei quali l’autore non nasconde la sua simpatia nei confronti degli alunni per la loro fantasia e la loro candida immaginazione e la sua ironia e la sua disapprovazione nei confronti degli adulti, di quei “grandi” che pensano di possedere la saggezza e la verità, ma che spesso si rivelano personaggi più immaturi e fragili dei loro stessi alunni. L’elaborato si compone di: introduzione al libro, traduzione di alcuni capitoli in lingua spagnola e analisi delle difficoltá traduttive incontrate durante la stesura.
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Marchese, Gabriella Valentina <1992&gt. "il fumetto cinese tra passato e presente: proposta di traduzione di quattro fumetti tratti dalla raccolta CultYouth." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17990.

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Abstract:
E’ difficile datare precisamente lo sviluppo del fumetto cinese contemporaneo, esso è infatti, profondamente influenzato sia da fattori interni che esterni, riconducibili ai periodi storici che la Cina attraversa, soprattutto dal ‘900 in poi, e dall’influenza che l’occidente ha su di essa nel corso degli anni. E’ da questi due principali fattori, e da altri secondari che, il fumetto cinese prende forma e si modifica nel corso del tempo adattandosi alle esigenze storico-politiche e sociali. La prima parte del presente elaborato è pensata, infatti, per fornire una panoramica dello sviluppo del fumetto, presentando, inizialmente, una definizione del termine fumetto e del suo corrispettivo in cinese manhua 漫画. Partendo da un contesto generale, vengono analizzate le sue caratteristiche principali per poi, entrare sempre più nello specifico, analizzando il fumetto cinese, le sue caratteristiche e cosa lo distingue da quello occidentale o da quello giapponese dai quali, durante la sua fase di sviluppo, è stato profondamente influenzato. Nella seconda parte invece, ci si concentra sulla traduzione di alcuni fumetti brevi presenti nella raccolta “Cult Youth 年青的选择”. Cult Youth è un gruppo di artisti indipendenti di Pechino che, sebbene all’inizio non godessero di molta notorietà, negli ultimi anni hanno acquisito sempre più visibilità grazie anche all’originalità e alla diversità di tematiche, talvolta realistiche talvolta grottesche, che quest’ultimi portano all’interno della scena fumettistica cinese. Alla traduzione dei quattro fumetti, si correla anche la traduzione di un articolo sul fumetto cinese moderno che presenta un excursus dello sviluppo di quest’ultimo concentrandosi, in larga parte, sulle tecniche artistiche e pittoriche del fumetto cinese e sulla considerazione che del fumetto hanno personalità di spicco come per esempio Feng Zikai, considerato uno dei padri del fumetto cinese. La terza e ultima parte è dedicata, infine, all’analisi delle scelte traduttive, presentando alcune peculiarità e difficoltà della traduzione del fumetto come possono essere per esempio la traduzione delle onomatopee o degli idiomi tipici della lingua cinese.
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Pedron, Cindy. "Luoghi e culture, ABBAZIA DI NOVACELLA, Proposta di traduzione in cinese di alcuni testi tratti dal sito web." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Abstract:
Il presente elaborato si pone come obiettivo di fornire una proposta di traduzione in lingua cinese di una serie di testi estrapolati dal sito web dell'Abbazia di Novacella. L'elaborato prende le mosse da un'analisi del prototesto, a cui seguirà una coerente proposta di traduzione. Il terzo capitolo, infine, si concentrerà sull'analisi linguistica ed extralinguistica dei testi tradotti, dei quali verranno altresì forniti un corpus di esempi concreti e una spiegazione delle microstrategie adoperate in sede di traduzione.
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Sabato, Ilaria <1987&gt. "Lo "Shishuo Xinyu" 世說新语:alla ricerca dei tratti dell'integrazione del Buddhismo nella società cinese coeva." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1594.

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Abstract:
A partire dai passaggi dello Shishuo Xinyu in cui si tratta di personaggi legati al Buddhismo, si vuole cercare di capire quale immagine emerge del Buddhismo (e dei Buddhisti) nel periodo del testo preso in analisi.
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Pucci, Benedetta <1993&gt. "L'INDUSTRIA SCIISTICA CINESE: TRATTI GENERALI E ANALISI DELL'INDUSTRIA PRODUTTRICE DI EQUIPAGGIAMENTO PERSONALE CON UN REPERTORIO TERMINOGRAFICO ITALIANO-CINESE." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12319.

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Abstract:
Secondo i dati dei più recenti studi pubblicati da Laurent Vanat, consulente presso la Laurent Vanat Consulting SARL, circa un decimo degli sciatori al mondo proviene dalla Cina. Una percentuale così alta è un'ulteriore dimostrazione di quello che negli ultimi anni è andato sempre più confermandosi: a livello asiatico, ma oramai anche globale, la Cina rappresenta uno dei mercati sciistici con maggiore potenziale di consumo. Oggetto di questa tesi di laurea è lo sci, ma soprattutto l'industria produttrice dell'attrezzatura ad esso collegata. La tesi si articola in tre sezioni principali: la prima pertinente alle condizioni di sviluppo di tale sport e industria, la seconda all'equipaggiamento tecnico-personale necessario per la sua pratica ed infine, la terza, alla corrispondenza tra i termini specifici cinesi ed italiani utilizzati in tale ambito. Il primo macro capitolo è a sua volta divisibile in due parti. Innanzitutto vengono delineati i tratti caratterizzanti l'industria sciistica cinese all'interno dell'attuale ambiente economico, politico e sociale ed, in seguito, viene analizzato nello specifico quello che è il settore principale dell'industria sciistica cinese, ossia il settore adibito alla produzione di equipaggiamento personale. Il secondo macro capitolo tratteggia a livello tecnico-costruttivo l'attrezzatura fondamentale. Lo sci è uno sport molto complesso ed in continua evoluzione: questo concentra al suo interno una grande varietà di discipline alle quali sono ovviamente legate differenti tipologie di attrezzatura. A tal proposito ho dunque deciso di affrontare l'analisi dell'equipaggiamento personale partendo da quello relativo allo sci alpino, essendo questa la disciplina più diffusa, per poi compararlo con quello relativo allo sci di fondo e allo scialpinismo. Nell'ultimo capitolo, dedicato al repertorio terminografico, sono presenti schede contenenti informazioni basilari relative ad ogni termine, ottenute dalla comparazione di testi tecnici e specialistici, in lingua cinese e italiana. Infine, sono disponibili le schede bibliografiche alle quali è doveroso far riferimento per la totale comprensione delle schede terminografiche.
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Ceglie, Nancy <1992&gt. "La “Dirty Reality” di Wang Xiaobo Proposta di traduzione di alcuni saggi tratti dalla raccolta “La Maggioranza Silenziosa”." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13810.

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Abstract:
Personalità irriverente e prodotto letterario del periodo post-maoista, Wang Xiaobo è un scrittore indipendente, acuto e abile critico della realtà. Nasce e muore a Pechino a soli 45 anni, ma la sua è una vita di studi, di viaggi, di internazionalizzazione del pensiero. È attraverso l’analisi di alcuni dei saggi contenuti nella raccolta “The Silent Majority” che il presente lavoro intende delineare un profilo del tutto diverso dell’autore, considerando rilevanti le influenze ricevute dal suo periodo di permanenza negli Stati Uniti. Sarà, però, solo dopo la sua morte che diventerà una personalità cult del mondo letterario cinese contemporaneo. Dal cinema alla televisione, dal teatro alla musica, si cercherà di valutare l’impatto dei mass-media sia cinesi che occidentali sull’opera scrittoria dell’autore, cercando di rintracciarne gli elementi principalmente nella saggistica, ma anche nella narrativa e nella sceneggiatura. Il presente lavoro cercherà di andare oltre, proponendo un particolare paragone con lo statunitense Charles Bukowski, scrittore sfacciato e canzonatorio, inserito in quella corrente letteraria che negli Stati Uniti prende il nome di “dirty reality”. Ad accomunare le due personalità è principalmente la tematica della sessualità, ma è sulla sfacciataggine del linguaggio che caratterizza entrambi che si cercherà di porre maggiormente l’attenzione, tentando di proporre una nuova tecnica traduttiva per i primi otto saggi di seguito proposti. L’intenzione è quella di dimostrare quanto anche la letteratura americana del periodo abbia influenzato la sua scrittura e quanto sia effettivamente possibile leggere le parole di Wang Xiaobo inserendolo, seppur con le dovute cautele, nel panorama della “dirty reality”.
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SIMONETTO, Anna. "Modelli quantitativi per l’analisi della biodiversità negli agroecosistemi." Doctoral thesis, Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, 2021. http://hdl.handle.net/11380/1239079.

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Abstract:
Nell’ultimo decennio, agenzie e istituzioni internazionali hanno emanato direttive e attivato linee di ricerca che sanciscono il ruolo chiave dal capitale naturale nella definizione delle strategie che promuovono l’agricoltura sostenibile. Esempi recenti di questi nuovi indirizzi di policy sono l’adozione della ‘Strategy on Mainstreaming Biodiversity across Agricultural Sectors’ , da parte della FAO, e della ‘Strategia sulla biodiversità per il 2030’ , da parte della Unione Europea, entrambe nel 2020. Da questi documenti si evidenzia la necessità di supportare l’adozione di pratiche agricole sostenibili a tutela, valorizzazione e ripristino della biodiversità, come elemento chiave del capitale naturale, ed emerge la necessità di disporre di strumenti che consentano di analizzare il ruolo che la biodiversità, nella duplice componente strutturale e funzionale, svolge nei processi di genesi e rigenerazione dei servizi ecosistemici. In questa tesi si propone un framework quantitativo per l’analisi della biodiversità, definita come una rete di elementi. Ciascun elemento è uno specifico taxon microbico, animale o vegetale e può essere descritto tramite differenti attributi (ad esempio presenza/assenza, abbondanza o tratti funzionali). Le proprietà delle reti e la descrizione degli elementi è basata su misure quantitative. Il framework consente di analizzare differenti livelli di indagine (in termini di risoluzione spaziale), diverse dimensioni e componenti della biodiversità ed è basato su un approccio generativo (ossia consenta di indagare la relazione tra tratti e servizi ecosistemici). In termini di risoluzione spaziale, il framework considera tre livelli: i) l’unità ambientale, ossia la singola unità spaziale determinata dalla comunità vegetale predominante, ii) il livello della singola azienda agraria, composta da unità ambientali-produttive contigue, iii) il paesaggio (o landscape), un insieme eterogeneo di unità ambientali, sia produttive che non produttive. In termini di dimensioni, in primo luogo vengono distinte la dimensione ipogea e quella epigea. Successivamente, per ciascuna di queste dimensioni sono distinte la componente microbica, dei metazoi (con particolare riferimento ad artropodi e nematodi) e la componente dei vegetali (parte radicale e parte epigea). Nel capitolo introduttivo viene presentato in dettaglio il framework, quale risposta scientifica all’esigenza di sviluppare strumenti quantitativi per analizzare la biodiversità negli agroecosistemi. Il secondo capitolo si concentra sull’analisi dell’unità spaziale, in particolare vengono indagati i singoli taxa ed i modelli quantitativi che consentono di studiare il legame tra caratteristiche del taxon e determinanti ambientali. Il caso studio sviluppato riguarda modelli di habitat suitability per Popillia japonica. Nel terzo capitolo viene indagato il livello aziendale, in particolare sono presentati i modelli che consentono la valutazione dell’impatto dei determinanti ambientali su alcuni componenti dellla biodiversità. Sono presentati dei casi studio di analisi della biodiversità degli artropodi nell’agroecosistema vigneto. Il quarto capitolo è dedicato alla revisione delle proposte metodologiche di strumenti quantitativi a supporto del framework, con il duplice focus sulle analisi a livello landscape e l’implementazione dell’approccio generativo. In questo capitolo sono esplorati principalmente modelli multidimensionali e multilivello. Nella sezione conclusiva viene proposta una sintesi delle linee di ricerca e delle innovazioni sviluppate e sono tracciate le prospettive di ricerca future.
Over the last decade, major international agencies and institutions have established the key role played by natural capital in the definition of strategies promoting sustainable agriculture. Recent examples are the adoption of the 'Strategy on Mainstreaming Biodiversity across Agricultural Sectors' by the Food and Agriculture Organization of the United Nations (FAO) and the 'Biodiversity Strategy for 2030' by the European Union, both in 2020. These documents highlight the need to support the adoption of sustainable agricultural practices for the protection, enhancement and restoration of biodiversity, as a key element of natural capital, and the need to have quantitative tools to analyse the role that biodiversity plays in the processes of genesis and regeneration of ecosystem services. This thesis proposes a quantitative framework for the analysis of biodiversity. In the framework, biodiversity is defined as a network of elements. Each element is a specific microbial, animal or plant taxon and can be described by different attributes (e.g. presence/absence, abundance or functional traits evaluations). The description of these elements, as well as the properties of the networks, are based on quantitative measures. The framework allows to analyse different levels of investigation in terms of spatial resolution, different dimensions and components of biodiversity and is based on a generative approach (i.e. it allows to investigate the relationship between traits and ecosystem services). In terms of spatial resolution, the framework considers three levels: i) the environmental unit, i.e. the single spatial unit determined by the predominant plant community, ii) the farm level, composed of contiguous productive environmental units, iii) the landscape, a heterogeneous set of environmental units, both productive and non-productive. In terms of dimensions, the hypogeal and epigeal dimensions are first distinguished. Subsequently, for each of these dimensions, the microbial component of metazoans (with particular reference to arthropods and nematodes) and the component of plants (root and epigeal part) are distinguished. The introduction deeply describes the proposed framework, as a scientific response to the need of quantitative tools to analyse biodiversity in agroecosystems. The second chapter focuses on the analysis at the environmental unit level. In particular, quantitative models to study the link between taxon characteristics and environmental determinants are investigated. The case study concerns models of habitat suitability for Popillia japonica. The third chapter investigates the farm level, presenting the models allowing the analysis of the impact of environmental determinants on some biodiversity components. Case studies refer to the analysis of biodiversity of arthropods in the vineyard agroecosystem. The fourth chapter is a review of quantitative tools to support the framework, with the dual focus on the analysis at the landscape level and the implementation of the generative approach. Multidimensional and multilevel models are mainly explored in this chapter. In the final section, a synthesis of the lines of research and innovations developed is proposed and future research perspectives are outlined.
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Sabia, Arianna. "Proposta di traduzione dei primi due capitoli tratti dal libro illustrato per bambini "Shuke Beita zhuan" di Zheng Yuanjie." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020.

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Abstract:
Questo elaborato offre una proposta di traduzione dal cinese all'italiano dei primi due capitoli del libro illustrato per bambini "Le avventure di Shuke e Beita" di Zheng Yuanjie. A questa precede una presentazione della letteratura per bambini e delle tecniche di traduzione di questo specifico genere letterario sulle basi di teorie di studiosi e esperti. Inoltre, viene fornita qualche informazione sull'autore del libro, nonché illustre scrittore contemporaneo del mondo orientale, Zheng Yuanjie e sulla trama del libro e sui suoi personaggi principali. Il capitolo finale presenta invece un'attenta analisi del testo di partenza, in base alla quale sono state scelte e spiegate le varie strategie di traduzione, adoperate anche in vista di problematiche di tipo linguistico, sintattico e culturale.
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Vogli, Luciano. "Analisi delle foci e dei tratti terminali di corsi fluviali attraverso indici calcolati su differenti scale spaziali e temporali." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amslaurea.unibo.it/861/.

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Pozzetti, Serena. "Proposta di traduzione e commento di alcuni racconti tratti da "Antes, cuando Venecia no existía" di Victoria Pérez Escrivá." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/7124/.

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Abstract:
Il documento contiene la traduzione di alcuni racconti brevi del libro per bambini "Antes, cuando Venecia no existía" della scrittrice e illustratrice Victoria Pérez Escrivá. La proposta di traduzione è preceduta da una panoramica su genere letterario, struttura, stile e temi presenti nei testi. I sei racconti tradotti sono poi seguiti da un commento con analisi degli elementi più significativi che si presentano al traduttore nell'ambito della traduzione di letteratura per l'infanzia; rapporto con le illustrazioni e con il font, musicalità, aspetti inerenti alla cultura e difficoltà traduttive affrontate con relative soluzioni. Ognuno di essi è stato analizzato in un’ottica sia generale che rapportata specificamente ai racconti tradotti. Vi è infine una riflessione sul ruolo del traduttore di narrativa per bambini e ragazzi.
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Bellissimo, Silvia. "La Germania delle macerie di Erich Kästner: proposta di traduzione di due testi tratti dalla raccolta Der tägliche Kram." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/8802/.

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Abstract:
L’autore tedesco Erich Kästner è noto al pubblico italiano soprattutto per la narrativa per ragazzi, ma tende ad essere dimenticato quando si affronta la letteratura del dopoguerra. Anch’egli, infatti, diede un contributo fondamentale alla Trümmerliteratur, ovvero la letteratura delle macerie, un movimento letterario nato in Germania nel secondo dopoguerra e che si poneva come obiettivo quello di testimoniare la crudezza della seconda guerra mondiale. Scopo dell’elaborato è quindi quello di fare luce sul contributo di Kästner alla Trümmerliteratur mediante la proposta di traduzione dal tedesco all’italiano di due testi tratti dalla raccolta Der tägliche Kram [Le cianfrusaglie di tutti i giorni]. Dopo una breve introduzione all’autore, al movimento letterario e all’opera in questione, vengono analizzati più attentamente i due testi, definendone la tipologia e la funzione testuale, aspetti fondamentali ai fini traduttivi. Nel quarto capitolo si trovano le traduzioni italiane affiancate dal testo originale tedesco in modo da facilitarne il confronto. L’affiancamento dei testi è inoltre necessario per un riconoscimento più immediato delle strategie traduttive, che vengono approfondite nel quinto capitolo.
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Treggia, Elisa. "Letteratura araba per l'infanzia: Proposta di traduzione di racconti brevi tratti dall'opera "Limadha sakata al-nahr" di Zakariyya Tamer." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/8824/.

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Abstract:
Nell’elaborato finale che conclude il mio percorso di studio presso la Scuola di Lingue e Letterature, Traduzione e Interpretazione di Forlì ho deciso di porre l’attenzione sulla letteratura araba per l’infanzia, in particolare sulla produzione letteraria ad essa legata ad opera dello scrittore siriano Zakariyya Tamer, mediante una serie di proposte di traduzione di racconti brevi. Tali racconti sono presenti all'interno di una delle sue raccolte intitolata “Limadha sakata al-nahr”, la quale ho avuto la fortuna di trovare nella libreria dell’Istituto del Mondo Arabo di Parigi. La scelta dell’autore sul quale focalizzare l’attenzione è stata fortunatamente guidata dall’aiuto del mio relatore, il professor Ahmad Addous, poiché essendo ancora profondamente inesperta per quanto riguarda il panorama letterario arabo, avrei avuto grande difficoltà nello scegliere un genere appropriato alle mie conoscenze linguistiche da collegare successivamente a un autore emblematico. Grazie allo stile utilizzato da Tamer nei suoi racconti brevi rivolti ad un pubblico di giovanissimi, mi è stato possibile tradurre, sebbene con qualche difficoltà a volte, i racconti riportati nelle pagine che seguono.
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Bianchi, Sofia <1997&gt. "La traduzione giornalistica nella combinazione spagnolo-italiano: proposta di traduzione e commento di alcuni esempi tratti da «El País»." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21021.

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Abstract:
Il lavoro di tesi, suddiviso in tre capitoli, si propone di offrire una panoramica riguardante il mondo della traduzione nel giornalismo e, più nello specifico, del linguaggio che lo contraddistingue e la sua conseguente traduzione. Questa scelta è stata frutto di un ragionamento sul fatto che da sempre i giornali hanno costituito un mezzo di comunicazione importantissimo grazie al loro largo consumo e alla capacità di influenzare e orientare l’opinione dei lettori. Un altro aspetto che rende questo ambito interessante è che il linguaggio utilizzato dai giornali ha un forte ascendente su coloro che ne fruiscono. Entrando più nello specifico, la traduzione giornalistica, sebbene sembri invisibile, gioca un ruolo fondamentale nella diffusione delle notizie a livello internazionale, soprattutto al giorno d’oggi visto che le informazioni vengono divulgate con una velocità notevole grazie ai nuovi mezzi di comunicazione. La sfida di questo elaborato finale, quindi, è quella di portare alla luce quelli che sono i meriti e l’arduo lavoro del traduttore in ambito giornalistico, poiché spesso e volentieri questa figura viene sottovalutata e il suo contributo non ritenuto importante, sebbene sia fondamentale in un mondo globalizzato come quello in cui viviamo.
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Tocchio, Agatha. "Proposta di traduzione di alcuni capitoli tratti dal romanzo epistolare moderno "DONO, Lettera alla sconosciuta che ha salvato mio figlio"." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/12770/.

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Abstract:
Con questo elaborato offro una proposta di traduzione dall’italiano al tedesco di alcuni capitoli tratti dal libro Dono: Lettera alla sconosciuta che ha salvato mio figlio di Emanuela Imprescia. Il libro parla di suo figlio Alessandro, affetto da una gravissima forma di leucemia e di come lui e la sua famiglia cerchino di affrontare la situazione ogni giorno, nella speranza di trovare un donatore di midollo osseo compatibile. I capitoli che ho scelto per la mia proposta di traduzione sono quelli che si concentrano maggiormente sulla malattia di Ale, sui continui viaggi in ospedale, sul momento nel quale la sua vita era in bilico, ma anche sulla speranza e la vittoria che gli sono state donate da una donatrice compatibile a lui. Siccome questo libro presenta molti termini medici che non sono comprensibili a tutti, oltre alla proposta di traduzione ho inserito anche un glossario medico bilingue, in modo da poter facilitare la lettura. Ho inoltre approfondito quali fossero le caratteristiche di questo genere letterario, ovvero il romanzo epistolare, citando alcune opere famose e degli articoli di giornale in merito. Il fine di questo elaborato non è solo quello di offrire una proposta di traduzione, ma anche e soprattutto quello di invitare a riflettere sull’importanza della donazione, di midollo, sangue, organi che sia, affinché ognuno possa aiutare una persona meno fortunata e addirittura arrivare a salvarle la vita.
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Papa, Laura. "Proposta di traduzione e adattamento di una selezione di dialoghi tratti dalla serie televisiva spagnola Con el culo al aire." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020.

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Abstract:
L’obiettivo del presente elaborato è quello di presentare la proposta di traduzione di alcuni dialoghi tratti dalla serie tv di produzione spagnola Con el culo al aire. Nello specifico si tratta di traduzione e adattamento per il doppiaggio in italiano. Gli argomenti centrali dell’elaborato sono due: la riproduzione del linguaggio colloquiale all’interno di prodotti audiovisivi e il tema della traduzione per il doppiaggio. L’elaborato si articola in sei macro-capitoli. Il primo capitolo è incentrato sulla traduzione audiovisiva con particolare focus sul doppiaggio; nel secondo capitolo viene introdotta la serie tv e viene affrontato l’argomento del linguaggio delle sit-com; nel terzo capitolo viene brevemente trattato l’argomento dello skopos della traduzione, gli obiettivi e le finalità della stessa. Il capitolo successivo è riservato alla proposta di traduzione. Il quinto e il sesto capitolo sono dedicati al commento finale alla traduzione e all’analisi delle scelte e delle tecniche traduttive utilizzate.
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Mozzini, Marianna. "Anatomia e morfologia del Welsh Corgi Pembroke e Cardigan: Proposta di traduzione di articoli campione tratti dalla "Vestnik Welsh Corgi"." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/8901/.

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Casetta, Maddalena <1990&gt. "“Fun, Fearless, Female: evoluzione dell'immagine femminile nella Cina contemporanea.” Traduzione e analisi traduttologica di quattro articoli tratti da Cosmopolitan China." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6353.

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Abstract:
La tesi propone la traduzione di quattro articoli tratti dal numero di Settembre 2011 della rivista femminile “ShiShang Cosmopolitan” 时尚Cosmopolitan. Gli articoli ci presentano, attraverso interviste e testimonianze autentiche, un modello di donna moderna che ben incarna il motto “3F: Fun, Fearless, Female” coniato dalla storica direttrice della rivista americana Helen Gurley Brown, che a metà degli anni Sessanta rivoluzionò i giornali femminili contribuendo al cambiamento culturale riguardo il ruolo delle donne nella società occidentale. Lo scopo della traduzione è quello di fornire un documento di un determinato modello di donna cinese nella società attuale, in particolare nel contesto professionale. Le cosmo – girls sono donne indipendenti e ambiziose, sono donne in carriera che non temono i cambiamenti, donne dinamiche, intelligenti, forti e sicure di sé, ma che non rinunciano alla propria femminilità. La traduzione è preceduta da un approfondimento sull'evoluzione dell'immagine della donna cinese nel contesto sociale e professionale a partire dalla fondazione della Repubblica Popolare Cinese fino ai giorni nostri. La traduzione è corredata dal relativo commento traduttologico, dove vengono analizzate le caratteristiche del testo di partenza e del testo d'arrivo, i problemi di traduzione riscontrati, e le strategie adottate durante il lavoro di traduzione.
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Di, Emanuele Valeria. "Tradurre la letteratura cinese per l'infanzia: proposta di traduzione di racconti tratti dalla raccolta "La capanna nella vallata" di Cao Wenxuan." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/9850/.

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Abstract:
Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale si diffuse tra gli studiosi europei l’idea che la letteratura per l’infanzia avrebbe generato un nuovo spirito di unità e comprensione tra i popoli e portato a una “repubblica universale dell’infanzia”. Tale ideale romantico non si realizzò esattamente come quegli studiosi avevano sperato. L’emergere delle forze dell’economia globale di mercato alla fine del XX secolo ha, infatti, determinato un’enorme diffusione a livello internazionale della traduzione di libri per l’infanzia, ma il mercato delle traduzioni è assolutamente dominato da traduzioni dall’inglese verso lingue “minori”; inoltre, anche quando si sceglie di tradurre da lingue non-europee, i traduttori adattano le opere ai sistemi di arrivo, spesso manipolando anche pesantemente il testo di partenza. Non si genera quindi una vera conoscenza e comprensione verso l’altro, ma solo un riecheggiare senza fine di ciò che il bambino già conosce o si aspetta. Tale pratica è particolarmente nociva in una società multiculturale e multietnica come l’Italia, in cui i bambini studiano, giocano, crescono insieme a bambini di origine cinese, rumena, marocchina, delle cui culture però sanno poco o nulla. La presente tesi si propone quindi di fornire una traduzione verso l’italiano di due brani tratti dalla raccolta di racconti per l’infanzia Huangyuan Maowu 荒原茅屋 (La capanna nella vallata) di Cao Wenxuan. Il primo capitolo fornisce una definizione della letteratura per l’infanzia e delle sue caratteristiche e presenta alcuni approcci teorici alla sua traduzione. Nel secondo capitolo si ripercorrono la storia e gli sviluppi della letteratura per l’infanzia in Cina dall’epoca imperiale agli inizi del XXI secolo. Il terzo capitolo, infine, presenta la proposta di traduzione e a seguire il relativo commento traduttologico.
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Costantini, Gloria. "Proposta di traduzione di alcuni racconti tratti dalla raccolta he shu tanxin 和树谈心 dello scrittore cinese Jin Bo." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/11365/.

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Tabaku, Sörman Entela. "“Che italiano fa” oggi nei manuali di italiano lingua straniera? : Tratti del neostandard in un corpus di manuali svedesi e italiani." Doctoral thesis, Stockholms universitet, Romanska och klassiska institutionen, 2014. http://urn.kb.se/resolve?urn=urn:nbn:se:su:diva-106807.

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Abstract:
The object of study of this thesis is the linguistic input in textbooks of Italian as a foreign language (FL). The intent is to study whether the linguistic changes, observed in contemporary Italian, have become part of the Italian offered as input to the learners. To identify the variety of language presented in the textbooks, some features of contemporary linguistic changes were chosen as verifiable indicators. These features, listed by Sabatini (1985: 155) as a basic part of "italiano dell’uso medio", and by Berruto (1987: 62) as part of "neostandard", are not occasional changes but are features that are gradually expanding and stabilizing into Italian standard (Sobrero 2005). A corpus consisting of 38 Italian textbooks published in Sweden and 8 in Italy in the years 2000-2012 were used to verify the manifestation of these features. The results show that the presence of neostandard features in the textbooks of Italian FL is conditioned, at first, by the rate of acceptance of those features by the linguistic norm. Thus, features that are nowadays commonly considered as normative have a high number of occurrences in the corpus. This is the case concerning lui, lei, loro as subject pronouns, the use of gli instead of loro, the use of the present tense for the future and the use of temporal che. On the other hand, features that are not considered as normative have no or very few occurrences. This is the case with gli instead of le and the use of imperfetto ipotetico. Secondly, the presence of the neostandard features in textbooks is conditioned by the instructive function of the textbooks, which shapes the typology of input introduced. Thus, occurrences of features such as cleft clauses and dislocations are mainly presented in authentic texts, oral texts, or introduced explicitly, but are rare or absent in textbooks characterized by simplified language.
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Sparvoli, Carlotta <1964&gt. "Deontico e anankastico : proposta di ampliamento della tassonomia modale basata sull'analisi dei tratti distintivi dei modali cinesi inerenti dovere e necessità." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1228.

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Abstract:
Questa ricerca è mirata a sostenere l'inclusione nella tassonomia modale del concetto di anankastico, introdotto da von Wright (1963). Anche se in ambito tipologico e in semantica condizionale si rilevano divisioni equivalenti, l'antinomia deontico-anankastico (dovere morale e necessità procedurale) non ha guadagnato corso e non si è giunti a rilevarne i tratti distintivi. Diverso è il caso della linguistica cinese, che già negli anni '20 prevede un'antinomia analoga e ne analizza le proprietà semantiche, sintattiche e pragmatiche. Il lavoro si apre con un excursus storico delle indagini modali, che evidenzia il contesto dell'esclusione dell'anankastico nella linguistica occidentale e il suo progressivo occultamento in quella cinese, a partire dagli anni '50. Si conclude con la descrizione di alcune proprietà che differenziano i modali anankastici dai deontici e con la dimostrazione della validità cross-linguistica del tratto distintivo fondamentale isolato da Lü Shuxiang (1942): la diversa portata della negazione.
This research aims at providing new evidence for the inclusion in the modal taxonomy of the concept of anankastic, introduced by von Wright (1963). Though in typological and conditional semantics modal divisions are included that are equivalent, the antinomy of deontic and anankastic (moral duty and procedural necessity) did not enter the linguistic discourse, thus the distinctive features of this modal class have not been detected. It is a different matter for Chinese Linguistics, which already in the twenties included a similar antinomy, and analyzed its semantic, syntactic and pragmatic properties. This work starts with a historical survey of modal investigations, which highlights the context of the exclusion of this category in Western Linguistics and its progressive concealment in Chinese literature, starting from the fifties. It ends with the description of some contrastive features of deontic and anankastic modals and by demonstrating that the different scope with reference to negation, feature identified by Lü Shuxiang (1942), is cross linguistically stable.
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Skerl, Del Conte Serena <1950&gt. "Diffusione della cultura pittorica bolognese nella seconda metà del Trecento: tratti comuni nella formazione di Jacopo Avanzi e di Antonio Veneziano." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 1991. http://hdl.handle.net/10579/15573.

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Mariucci, Serena <1986&gt. "海那邊 : Oltre l'Oceano. Yan Geling e la scrittura d'immigrazione. Proposta di traduzione di alcuni racconti tratti dalla raccolta "Storie americane"." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6370.

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Abstract:
Yan Geling è considerata una delle più rappresentative tra le scrittrici cinesi d’oltremare e come l’autrice stessa si definisce, “membro dell’etnia nomade della letteratura”. Tra il 1990 e il 2004, quasi tutte le sue opere sono storie incentrate sul tema dell’immigrazione. Tra queste ricordiamo Xiao Yu, The Sojourner, Fusang, Renhuan , racconti e romanzi che hanno vinto premi letterari, sono entrati nella top ten dei bestseller del New York Times e sono stati tradotti in molte lingue occidentali. Nei suoi romanzi, attraverso la sua peculiare visione di emigrata cinese, Yan Geling mostra ai lettori come i cinesi emigrati, personaggi molte volte emarginati con due identità, ricercano la felicità e l'amore ed esplorano la loro interiorità affrontando problemi quali la solitudine, l’incomunicabilità, l’alienazione. La presente tesi traduttologica affronta il tema dell’immigrazione nelle opere di Yan Geling, attraverso la traduzione in lingua italiana di alcuni racconti tratti dalla raccolta《美国故事》, Storie Americane, pubblicata nel 2005. La traduzione è preceduta da un primo capitolo introduttivo nel quale si delineano i tratti salienti del pensiero dell’autrice, le sue peculiarità, le tematiche affrontate inserite in un più ampio contesto letterario di riferimento; segue infine il commento traduttologico in cui si discute dei problemi incontrati in sede di traduzione e delle soluzioni adottate a fronte delle principali teorie traduttologiche del secolo scorso.
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Lucchi, Tuelli Laura <1992&gt. "Cronaca del recente sviluppo di Chongqing: traduzione e analisi di alcuni articoli tratti da Il Quotidiano di Chongqing e Chongqing Economic Times." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/9346.

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Abstract:
Il presente elaborato si pone l’obiettivo di riportare la cronaca del recente sviluppo di Chongqing fatta dalle principali testate della municipalità, attraverso la traduzione di una selezione di articoli pubblicati tra il 2011 e il 2016 da Il Quotidiano di Chongqing e il Chongqing Economic Times. Oltre a costituire la maggiore delle municipalità cinesi, Chongqing rappresenta il fulcro dello sviluppo economico della regione centro-occidentale del paese e detiene attualmente, in svariati settori, un primato indiscusso che, fino a pochi anni fa, sarebbe stato assolutamente impensabile. L’elaborato presenta una suddivisione in tre capitoli. Il primo tenta di fornire un quadro generale della storia del giornalismo cinese moderno dalla sua introduzione in Cina nei primi decenni del XIX secolo fino ai giorni nostri. Attraverso un’analisi degli aspetti storico-politici e giuridici, si è cercato di giustificare l’attuale aspetto dei quotidiani cinesi sia dal punto di vista della forma che da quello dei contenuti. Il secondo capitolo offre una proposta di traduzione di una selezione di articoli, estrapolati dalle due testate prese in esame, relativi alle principali strategie di sviluppo adottate e ai maggiori traguardi raggiunti in ambito economico-finanziario, logistico, tecnologico, ambientale e dei trasporti. Il terzo capitolo è costituito infine da un commento traduttologico che mira a motivare le scelte condotte durante il processo di traduzione e che, alla luce del confronto tra le caratteristiche del linguaggio giornalistico cinese e di quello italiano, hanno determinato la proposta traduttiva avanzata.
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Puglia, Francesca <1988&gt. "La relazione tra gli animali e il sovrannaturale nella letteratura cinese: analisi e traduzione di brani tratti dal Soushenji di Gan Bao." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/9734.

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Abstract:
Il Soushenji 搜神记, in italiano Annotazioni riguardo la ricerca degli spiriti, è l'opera compilata intorno al 350 d.C. dallo scrittore e storiografo Gan Bao, e che apre la strada al genere del zhiguai xiaoshuo 志怪小说 (racconti su eventi straordinari), consistendo in una raccolta di tipo storiografico di aneddoti basati su eventi inconsueti e creature prodigiose. Il presente studio, intitolato “La relazione tra gli animali e il sovrannaturale nella letteratura cinese: analisi e traduzione di brani tratti dal Soushenji di Gan Bao”, è focalizzato sulla traduzione e sull'analisi di una scelta di brani tratti dalla suddetta opera, accomunati dal leitmotiv della presenza e dell'intervento di animali nel contesto delle diverse storie riportate. Nei brani selezionati, i numerosi animali, siano essi reali o leggendari, compaiono di volta in volta sotto forma di spiriti o come segno o presagio di cambiamenti imminenti, positivi o negativi, come guide o aiutanti dei protagonisti umani nelle loro vicende, come protagonisti di metamorfosi in altre specie animate o inanimate e di accoppiamenti ibridi e nascite anomale, toccando anche il tema della possessione demoniaca, dell'alchimia e della medicina tradizionale. L'obiettivo principale di questo lavoro è quello di fornire una prima traduzione in lingua italiana, per quanto parziale, di un'opera che ad oggi è stata tradotta solamente in lingua giapponese, inglese, russa e francese; inoltre, si cercherà di contestualizzare all'interno del panorama folclorico e letterario della Cina antica il ruolo dei singoli animali presi in esame di volta in volta, comparandone le caratteristiche con quelle descritte in altri classici della letteratura cinese.
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Piampiano, Claudia <1994&gt. "Città creativa: proposta di traduzione di tre racconti tratti da Dizionario di due città di Tse Hiu-Hung e Hon Lai-chu." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16562.

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Abstract:
The development of Hong Kong's literary scene has been strongly influenced by the peculiar historical experience of this territory. Its social, political and cultural circumstances have always been closely intertwined with the process of developing its own identity and boosted the birth of its literature. Hong Kong has often been considered a "cultural desert" and its works have not received adequate consideration. In fact, emphasis has been placed on the idea of "capitalist metropolis", where only popular literature could exist. Moreover, until the ‘60s, the local literary scene was mostly promoted by migrant writers from mainland China or Taiwan. This situation changed since the ‘60s, when the imminent return of the British colony to Mainland China spread anxiety among people. The urgent need to find a self identity gave rise to a debate among intellectuals and writers. Under these circumstances a "Hong Kong consciousness" developed and the idea of an independent "Hong Kong literature" became more and more accepted. A glance at the literature of the ‘70s and ‘80s allows to observe how this complex consciousness grew and found its own voice. Especially after the handover, the younger generations of writers experienced a new sense of loss and estrangement from one's own place, which drove to a so-called “alienated” literature. Born in the ‘70s, Tse Hiu-hung and Hon Lai-chu belong to this generation of writers. Their works have often been described as surreal or dreamlike; a closer look shows how their short novels are in fact deeply rooted in their contemporary urban reality and, above all, sensitive to its transformations. Within the two authors’ imaginary cities, concepts such as subjectivity, family, home or human relationships are often ephemeral. Nonetheless, their constant quest for new spaces and identities provides a glimpse of hope for surviving the uncertain turn of events. Trough their poetic and yet strong voices, Hon Lai-chu and Tse Hiu-hung take part in the process of developing a local literary identity, perfectly fitting with the experimental and creative tradition of Hong Kong literature.
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Botter, Barbara. "Tutto è Dio o divino nel troppo divino Aristotele: la concezione teologica aristotelica nei passi tratti dal Corpus e nel libro terzo del De philosophia." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2003. http://hdl.handle.net/10579/480.

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Abstract:
Il presente lavoro é il frutto di uno studio svolto in cotutela con l'università francese Charles de Gaulle-Lille 3 di Lille. La tesi si divide in due parti distinte aventi come anello di congiunzione la concezione teologica politeista di Aristotele. Nella prima parte abbiamo esaminato la concezione teologica aristotelica nei trattati del Corpus. Nella seconda parte abbiamo analizzato la concezione teologica aristotelica nei frammenti del libro III del De Philosophia. Il nostro proposito, inizialmente, fu quello di esaminare solo i frammenti dell'opera perduta dello Stagirita, ma lo stato frammentario in cui l'opera ci è pervenuta ne rende ardua la comprensione, la quale sarebbe risultata, a sua volta, frammentaria e priva di unità. Temendo che Aristotele avrebbe potuto muoverci lo stesso rimprovero che mosse a Speusippo, nel libro N della Metafisica, ossia di riunire "una accozzaglia di episodi sconnessi, come una scadente tragedia", ci si è rivelato necessario esaminare dapprima i passi teologici contenuti nel Corpus, ì quali ci hanno permesso di avere un quadro generale delle questioni che avremmo dovuto affrontare, e di dare una direzione orientata al nostro lavoro. Nel nostro studio fecalizziamo dunque l'attenzione sui vari problemi concernenti la teologia di Aristotele, a partire dalle dottrine enunciate nel De Philosophia, che sembra contenere una concezione più tradizionale della teologia, fino al Motore Immobile di Metafisica Lambda, passando attraverso l'analisi di alcuni giudizi sugli dei tradizionali, contenuti nelle Etiche e nella Politica, in alcuni passi del De Caelo e del De Motu Ammaliimi; proseguendo attraversoo l'indagine sulla teologia astrale del De Caelo, fino a concludere con lo studio dei problemi sollevati dalla "scienza teologica" di Metafisica. Epsilon, 1. La linea di ricerca che abbiamo proposto consiste nel comprendere la teologia aristotelica nella sua intrinseca unità, facendo vedere come il dio immateriale di Metafisica Lambda e il dio cosmico, ossia il mondo stesso, e in particolare la parte eterea di esso, non diano luogo ad alcun diteismo; e come non sorga contraddizione tra la benevolenza degli dei, quale traspare da alcuni passi delle Etiche e della Politica e l'indifferenza del Motore Immobile, il quale sembra rimanere estraneo a queste debolezze più propriamente umane. Nel primo capitolo del nostro lavoro abbiamo lasciato un certo spazio all'esposizione della posizione evoluzionista di W. Jaeger e dei suoi discepoli. Ci rendiamo conto, infatti, di come l'opera jaegeriana del 1923 abbia segnato una tappa importante nella storia della esegesi aristotelica, e come abbia acquisito un senso preciso l'attenzione per le opere giovanili dello Stagirita proprio grazie all'impegno di Jaeger, benché non sempre il metodo storico genetico abbia condotto a delle soluzioni soddisfacenti. Possiamo affermare che l'esame della posizione evoluzionista mi è stato utile soprattutto per segnalare lo status quaestionis a proposito dei seguenti argomenti: -se esista una esposizione di scienza teologica nel corpus aristotelicum; -se il coronamento del ragionamento teologico dello Stagirita sia l'esposizione di Metafisica Lambda; -se testi quali il De Caelo, Fisica, o il De Philosophia propongano opinioni teologiche alternative o discordanti rispetto a quanto dimostrato nella Metafisica.; -se le opinioni teologiche riportate nei testi di etica o di politica rivelino una certa trasparenza da parte del filosofo, o se esse debbano essere considerate della affermazioni di convenienza. Il primo punto che abbiamo preso in esame nel nostro lavoro è stato l'ultimo di quelli elencati, ossia la presenza di una benevolenza divina nei giudizi politici e morali di Aristotele. Nelle Etiche e nella Politica Aristotele sembra ben disposto ad accettare le pratiche e i riti tradizionali nei confronti degli dei. Non esita ad affermare che gli dei sono i nostri più grandi benefattori; e nella Politica ritiene necessario istituire delle raccolte di fondi pubblici in modo tale da procurare introiti per le liturgie. Ora, questo genere di dichiarazioni urta fortemente di fronte ad una interpretazione teologica esclusiva di Metafisica Lambda, almeno su tre punti: nelle opere di Etica Aristotele si rivolge a "dei" al plurale e in modo indifferenziato. Per coloro che hanno creduto di trovare in Lambda una posizione monoteista l'incompatibilità è pressoché totale; gli dei tradizionali si trovano in una prossimità, rispetto all'uomo, difficilmente conciliabile con l'enorme distanza delle sostanze separate; le opere di argomento etico e politico affermano una sorta di provvidenza, o almeno di benevolenza divina, del tutto incompatibile con l'indifferenza del Motore Immobile. Di fronte a questi problemi gli studiosi hanno reagito in due modi differenti", alcuni sostenendo che Aristotele, in fondo, non aderisce alle convinzioni popolari di cui si rende portavoce. Questa opinione, tuttavia, poggia su una idea accettata aprioricamente, ossia che per Aristotele la religione popolare sia una menzogna. Si può anche salvare il salvabile, dicendo che, in fondo, la religione greca sì riduce a dei riti esteriori, che non esigono una particolare disposizione d'animo per essere compiuti. Questa affermazione non è del tutto priva di fondamento, anche se di primo acchito può sembrare eccessiva. Infatti la religione greca è una religione cittadina, fondata sul culto degli dei della città, o, più tardi, sul culto del sovrano divinizzato o dell'imperatore. Perciò essa è un fatto più culturale che spirituale. Essa non richiede una conversione nel bios o una ardente fede religiosa, per essere praticata. In effetti Aristotele poteva benissimo partecipare ai riti tradizionali senza credere a tutti i miti che ammantavano gli dei in questione. Ma non è sulla base della fede ai miti, o solo per tradizione che egli esige le pratiche religiose, bensì è sulla base di una convinzione più profonda e meno irrazionale: la benevolenza degli dei. Inoltre, c'è un passo del libro V della Politica, al capitolo 11, in cui Aristotele nota come uno dei mezzi di cui si serve il tiranno per mantenersi al potere è di fingere uno zelo particolare nei confronti degli dei. Il tiranno evita, in questo modo, i complotti premeditati contro di lui, poiché i cittadini ammettono che gli dei siano al suo fianco. Credo che nessuno, senza cadere nel ridicolo, presterebbe ad Aristotele, nel momento in cui egli fa riferimento agli dei e ai culti, il pragmatismo machiavellico che egli constata nel tiranno. C'è un altro modo di reagire alla presunta incongruenza fra le "teologie" di Aristotele. Questa tendenza, che abbiamo definito "realista" nel corso del nostro lavoro, è capeggiata da Richard Bodéus. Lo studioso francese non mette in dubbio il fatto che Aristotele parli sul serio, quando il filosofo fa appello agli dei olimpici. Egli, nella sua opera del 1992 Aristote et la théologie des vivants immortels, ribadisce più volte che il filosofo condivide la devozione dei suoi padri nel rispetto per gli dei della tradizione. Più precisamente Bodéus sostiene due tesi fondamentali, di cui l'una ci é parsa più convincente dell'altra. La prima consiste nell'affermare che i riferimenti alla concezione tradizionale degli dei non devono essere interpretati nel quadro di una teologia scientifica, ma al contrario, che certe analogie con le credenze tradizionali possono aiutare a cogliere l'oggetto delia filosofia prima. La seconda consiste nell'affermare che Aristotele credeva all'esistenza degli dei, tali quali li presenta la tradizione, ossia come dei viventi immortali dotati di anima e corpo, preoccupati della buona condotta degli affari umani. Quest'ultima ipotesi ci persuade meno. Bodéus ha esaminato e portato come esempio, a sostegno di quella che egli chiama "la piété d'Aristote" un certo numero di passi aristotelici tratti dal Corpus. In seguito all'esame di suddetti testi a noi è parso che Aristotele sia meno deciso di quanto non voglia lasciar credere. Infatti, talvolta menziona certe credenze religiose solo in forma ipotetica; altre volte impiega l'uso del condizionale; altrove, ancora, introduce l'affermazione con un egoumetha (noi crediamo, noi pensiamo). Abbiamo avuto l'impressione che l'uso frequente di questi artifìci stilistici, ogni qual volta si tratti di introdurre un giudizio sugli dei olimpici indebolisca un po' la posizione di Aristotele. Un altro punto che non ci ha convinto nel testo di Bodéus è che, per lo studioso francese, gran parte dell'adesione di Aristotele alle credenze tradizionali riposa sul parallelismo stabilito con Piatone. L'argomento di Bodéus consiste a mostrare che, in assenza di una dichiarazione esplicita di disaccordo, Aristotele conferma la concezione del Maestro. A noi pare che qui ci sia un problema metodologico, perché non si può pensare che un autore aderisca in tutto e per tutto a ciò che non confuta esplicitamente. Dopo le critiche, spezziamo una lancia a favore di Bodéus. Dai passi da lui presi in esame emerge un punto importante, che tale fu per Aristotele, e tale é rimasto nel nostro lavoro: di tutto ciò che è stato raccontato in modo mitico sugli dei, la sola cosa chiara e da conservare, dice il filosofo, è che gli dei sono sostanze prime. Per concludere su questo punto, l'impressione che abbiamo avuto è stata che Aristotele parli sul serio quando si riferisce agli dei della tradizione, e perciò che egli rispetti e condivida la teologia popolare, ma che il suo atteggiamento sia più distaccato rispetto a quello tenuto, per esempio, da Piatone. Piatone è più vicino alla religione popolare, infatti di essa accetta anche il mito e il rito, perché Piatone vive in un ambiente in cui la religione fa parte integrante del contesto politico, ma soprattutto perché Piatone nutre un interesse ardente per la politica. Per Piatone la filosofia deve prendere il governo della città; per Piatone la filosofia è ricerca di una elevazione ad un livello di conoscenza superiore rispetto all'esperienza fenomenica. Questa ricerca resta, tuttavia, vuota se il filosofo, una volta liberatosi dalle catene che lo tengono imprigionato nella caverna, e una volta che ha preso piena coscienza del mondo ideale, non rientra nel l'oscuro ambiente dove i suoi concittadini sono rimasti, per assumere la guida pedagogica e politica della città. Piatone riesce a conciliare due poli lontani: la ricerca intellettuale e l'impegno politico. Aristotele giudica eccessivo questo tentativo. Nella filosofia di Aristotele l'impegno politico va scemando e ciò che rimane è l'interesse per gli studi. L'ipotesi di alcuni studiosi intorno ad un preciso intento politico nel pensiero di Aristotele non ci ha convinto. Se questa ipotesi fosse vera, la brevità e la fine tragica della tirannide di Ermia non deporrebbero a favore dell'efficacia della formula aristotelica, e della bontà dei consigli dati dal filosofo al tiranno. Anche Aristotele vive in un ambiente in cui la religione si integra pienamente nel contesto politico, ma lo Stagirita trascorre gran parte della sua vita nella scuola, perciò è più vicino ad una adesione argomentata ad un principio divino, come quella che appare, per esempio, nel libro X delle Leggi di Piatone. Insomma non credo che Aristotele abbia mai ingaggiato una battaglia contro gli atei per far valere Sa sua personale fede negli dei. Ma non escludo che quando Aristotele si rivolge agli dei della tradizione egli mantenga un atteggiamento franco. Un secondo punto della tesi consiste nel verificare se testi quali il De Caelo, De Mota Ammaliimi, o Fisica VII-VIII propongano opinioni discordanti in materia teologica, rispetto a quanto appare in Metafisica Lambda. Anche in questo caso l'esame dei risultati a cui sono approdati gli studi genetisti ci hanno permesso di segnalare lo status quaestionis. Il movimento degli studi jaegeriani, infatti, oscurò il prestigio di Metafisica Lambda per due ragioni: per prima cosa Jaeger si sforzò di mostrare che Lambda non era il coronamento di tutto il sistema aristotelico, ma solo una tappa del tutto provvisoria nell'evoluzione del pensiero di Aristotele. In secondo luogo, Jaeger, per mettere in rilievo le tappe della presunta evoluzione aristotelica, attirò l'attenzione degli studiosi su differenti testi, frammentari o conservati, volentieri ignorati fino a quel momento, i quali sembravano contenere gli elementi di una teologia sensibilmente diversa dalla teologia di Lambda, e suggerire esitazioni da parte di Aristotele su dottrine che gli studiosi ritenevano oramai definitivamente acquisite. Gli studi posteriori invalidarono il primo punto, e rifiutarono il carattere puramente platonico, e perciò superato di Lambda, ma accettarono la sfida lanciata da Jaeger, e cercarono di rintracciare le tappe di questa evoluzione teologica. Dalla parabola evolutiva emergono però delle incongnienze tra i testi intorno alla natura dell'ente divino, e diventa interessante sapere se Aristotele passi da un tipo di teologia, ossia Sa teologia degli dei immanenti, che parrebbe trionfare nel De Philosophia, e nella teologia astrale del De Caelo, alla teologia degli enti divini separati dall'universo sensibile, la quale muoverebbe i primi passi nei libri VII e VIII della Fisica, e culminerebbe in Metafisica XII. Il nocciolo della questione si colloca, come spesso accade, ad un livello superiore del semplice confronto di testi. Coloro che vedono in Lambda il coronamento della teologia aristotelica sentono la necessità di situare "al di fuori della natura" il principio ultimo del divenire, in modo da intendere la cosiddetta "trascendenza" del divino, ossia il fatto che esso sia separato dalla natura e immobile, in un significato più prossimo a quello cristiano. Secondo me, tuttavia, si tratta di risolvere prima di tutto un problema preliminare, che consiste nel capire se, per un filosofo greco, situare il principio divino al di fuori della natura contribuisca veramente a chiarire e a risolvere i problemi relativi alla natura degli dei. In verità, per ì Greci, la realtà degli dei non è per nulla legata, come nella tradizione giudaico cristiana, all'esistenza di un principio ultrasensibile, creatore da cui dipenderebbe il mondo creato. I Greci avevano, per tradizione, il sentimento della presenza di dio nella natura. Essi si interrogavano sulla forma degli dei, sulle loro manifestazioni, o sulla loro presenza in questo o quel fenomeno. L'orientamento prevalente del pensiero greco, in materia teologica, pare essere stato quello di vedere nelle divinità qualcosa di manifesto, anzi di massimamente manifesto, e perciò indubitabile. Wilamowitz esprime icasticamente questa idea con l'asserzione che, per i Greci, "die Goetter sind da". Ma prima di Wilamowitz, Sesto Empirico negli Schizzi Pirroniani ha emblematicamente espresso questa convinzione: lo scettico ha il diritto e il dovere di mettere in dubbio le credenze che ha ereditato dalla tradizione, ma tra esse non appare l'esistenza degli dei. Lo scettico sa che gli dei esistono. Tutto ciò sembra insegnare l'inverso di ciò che si ha l'abitudine a pensare, ossia che il pensiero teologico e il pensiero metafisico, nella tradizione greca, non si incontrano spontaneamente. Con questi dati sotto gli occhi, la vera questione non è di sapere se i testi di Aristotele su questioni metafisiche sono stati da lui concepiti come opere di teologia filosofica, ma si tratta di sapere quando e perché la lettura che si è fatta dei testi metafisici si è sforzata di trarre da essi una teologia filosofica. Un terzo problema che abbiamo affrontato nel corso della prima parte della tesi è stato quello della "scienza teologica" (episteme theologike) di Metafisica Epsilon 1. L'esegesi tradizionale trae pretesto dal fatto che il filosofo parla almeno una volta di "scienza teologica" a proposito della filosofia prima, per concludere che la metafisica è la teologia scientifica dello Stagirita. A nostro avviso si tratta anzitutto di vedere se "teologia" e "scienza teologica" coprano lo stesso ambito o se addirittura si identifichino. Ora, quando Aristotele usa termini quali theologìa, theologoi, o usa il verbo theologousìi pensa al discorso tenuto dai poeti sugli dei della tradizione. Un grande merito di Bodéus è stato quello di aver mostrato che la teologia non è scienza, e non esiste scienza che potrebbe avere per oggetto gli dei della teologia tradizionale. Infine, da un esame dei termini composti in -logia è emerso che essi hanno un significato negativo e servono ad indicare un modo di parlare giudicato inadeguato. Basti pensare a termini come pseudologia, kakologia, ponerologia. Se si approfondisce lo studio si scopre che il carattere peggiorativo non è dovuto, come potrebbe sembrare immediatamente, agli aggettivi pseudes, kakos, poneros, bensì al suffisso -ìogia, il quale caratterizza uno stile che si presta alla riprovazione. In effetti tre solo termini, fra quelli composti in -logia, sembrano racchiudere un significato positivo, ossia edulogos, che si trova in un frammento di Pindaro, semnologein, spondaiologein, ma questi ultimi due sono inseriti in un contesto ironico. Teologia non fa eccezione. Essa indica la pratica di "raccontar storie sugli dei" da parte dei poeti. Che rapporto sussiste, dunque, fra la teologia e la scienza teologica? Ci viene in soccorso l'uso di un altro vocabolo che, a sua volta, appare in entrambe le accezioni: astrologia e astroìogike episteme. L'astrologia consiste nell'abilità di capire in quale momento della notte, del mese o dell'anno ci si trovi. È una pratica che si può apprendere dai cacciatori o dagli esperti dell'arte nautica. La scienza astrologica è la scienza degli astri, nata dall'applicazione delle matematiche allo studio dei movimenti celesti. In che rapporto stiano le due lo dice lo stesso Aristotele in un passo dell'Etica Eudemea, I 5. Trattando della scienza astrologica, Aristotele dice che, per accidente, essa potrebbe rivelarsi utile al navigatore, ma in sé non mira a nessuna utilità pratica. Parimenti, la scienza delle cause prime immutabili, ossia la scienza teologica (e abbiamo visto il motivo per cui la scienza delle cause prime immutabili può a giusto titolo essere nominata "teologica") è coltivata senza la preoccupazione di quietare gli animi umani, o rispondere alle inquietudini degli uomini nei confronti degli dei. Nel migliore dei casi, detta scienza potrebbe, all'occasione, essere utile al poeta che canta gli dei, ma ciò accadrebbe "per accidente". Piuttosto sarà più frequente il caso contrario, ossia che la teologia tradizionale sia utile alla scienza teologica, ossia alla scienza delle cause prime, poiché l'oggetto di questa scienza ricade spesso nel dominio dell'indicibile e abbisogna di metafore per trovare un mezzo di espressione. La filosofia prima, dunque, non é una teologia. Per Aristotele la teologia é altra cosa; essa si riferisce ai poeti che discorrono sugli dei musikos. La filosofia prima, come diceva Reale ancora negli anni '60, non si può ridurre né a teologia, né a ontologia. La filosofia prima é aitiologia, omologia, ousiologia e teologia. La filosofia prima é scienza teologica, perché é scienza delle cause e dei principi (Metafisica, A 2, 983a89); dio sembra a tutti una sorta di principio, perciò la filosofia prima é teologia in quanto ha per oggetto anche enti divini, ed é posseduta dal dio (Metafisica, A 2, 983a5-10). Ma non tutte le cause si riassumono in dio. Tra le cause c'è anche dio, ossia qualcosa da cui gii altri enti dipendono. Uno tra i principi, o tra le cause, può essere considerato un dio, ma ciò, a nostro avviso, non basta a fare di Larabda una teologia scientifica. A monte di questa conclusione sta quello che nel nostro lavoro abbiamo definito il "principio del malista" e la funzione attributiva del termine "dio". In breve, "l'argomento del malisto" consiste a far intervenire la nozione di "dio" come un argomento a fortiori. Nel caso della filosofia prima, esso consiste ad affermare che, nel momento in cui si riconosce una certa dignità alla fisica, che studia le realtà divine visibili, a maggior ragione {malista) si deve ammettere la dignità della scienza che studia le cause di queste realtà. Aristotele non intende dimostrare che i veri dei sono nelle realtà immutabili piuttosto che nelle realtà sensibili, o sono al di là del mondo fisico, piuttosto che nel mondo fisico stesso. Il suo proposito è di stabilire la dignità superiore di una scienza in virtù del suo oggetto, mostrando che questo oggetto merita l'apposizione "dio", o l'attributo "divino" più dì ogni realtà fisica. Per esempio, nella distinzione fatta da Aristotele in Metafisica Epsilon 1, si dice dapprima quali siano le scienze teoretiche, e quali i loro oggetti. Ma immediatamente dopo si dice che gli oggetti della filosofia prima sono limitati (e qui compare una prima restrizione) ai motori immobili degli astri: i motori immobili degli astri sono le cause degli enti divini visibili. E' a causa di questa restrizione che quella scienza è detta "teologica" per essenza, essendo d'altra parte l'aggettivo theologike un apax nel corpus aristotelicitm. In altre parole, l'argomento del malista consiste nel pensare che il sostantivo theos e l'aggettivo theion non indichino delle sostanze, bensì siano una apposizione e un attributo utili a distinguere un ente dagli altri, un grappo di enti da altri, o ancora, il grado supremo in una serie ordinata. Per esempio, in Fisica I 9, Aristotele dice che la filosofia prima ha per oggetto l' eidos in sé e in quanto forma di altro (I 9 a34-36), ma, procedendo nell'indagine, si rivelerà necessario compiere una restrizione. Per esempio, in II 2 è detto: "determinare però la modalità e il concetto del separato è compito della filosofia prima (pos d'echei to choriston hai ti esti philosophias ergon dìorisai tes protes). Lo stesso in De Anima I 1: "quanto alle proprietà dei corpi ... quelle che sono considerate avere una esistenza separata, esse saranno oggetto di interesse della filosofia prima". Un restrizione analoga ritroviamo in Lambda 7, e infine in Epsilon 1, quando Aristotele, dopo aver distinto le scienze teoretiche specifica il contenuto della filosofia prima, ed afferma che: "se la divinità è presente in qualche luogo, essa è presente in una natura siffatta, ed è indispensabile che la scienza più veneranda si occupi del genere più venerando. E se le scienze teoretiche sono preferibili alle altre, questa è preferibile alle altre scienze teoretiche". Ciò accade perché, dice ancora Aristotele, "se tutte le cause sono eterne (facciamo presente che il concetto di "eternità" è strettamente legato a quello di "divinità"), a maggior ragione (malista) lo sono quelle di cui si occupa questa scienza, perché sono cause degli enti divini visibili che si manifestano ai nostri sensi". In questi passi Aristotele afferma che una sezione della fisica, ossia quella che ha per oggetto i cieli e il mondo astrale, è già scienza divina, ma è ancora legata ad una certa potenzialità, dovuta al fatto che ì cieli sono costituiti ancora di materia. Il Motore Immobile, dunque, è divino per essenza, perché possiede la qualità del divino ad un titolo superiore rispetto ai cieli. Quello che abbiamo chiamato il "principio del malista" è un argomento a fortiori, perché "divino", in questo caso, è sinonimo di elemento prioritario, di elemento di natura, eterogenea rispetto ad altri. L'argomento del malista consiste nel dire che Aristotele non fa di "dio" l'oggetto supremo di una ricerca teologica, ma, per esempio, nel corso dell'indagine sulle cause e i principi, "dio" serve a distinguere, a marcare una differenza, altrimenti difficilmente esprimibile. Ci teniamo a ribadire il fatto che quando parliamo di "dio" parliamo di una apposizione, e quando parliamo di "divino" parliamo di un attributo, perché con ciò vogliamo insistere sul fatto che il problema dell'esistenza degli dei non venne affrontato da Aristotele e da Piatone con gli stessi strumenti concettuali con cui sarebbe posto da un apologista cristiano. Le prove dell'esistenza di dio, nel pensiero medioevale e moderno, partono, da un punto di vista teologico, dall'ammissione di una inaccessibilità o non manifestatività della divinità, che è del tutto altra dal mondo visibile; ciò rende possibile il dubbio intorno alla sua esistenza, e quindi giustifica l'esistenza di prove. Da un punto di vista filosofico, le prove sull'esistenza di dio partono dall'attribuzione di una contingenza totale a tutto ciò che è differente da Dio, unica realtà necessaria. È chiaro che quest'ultimo presupposto non sia verificato in Aristotele; quanto al primo punto, abbiamo già detto che l'orientamento prevalente del pensiero religioso greco pare essere stato quello di vedere nella divinità qualcosa di manifesto, e perciò di indubitabile. Per cui la questione aperta non è tanto se la divinità esista o meno, ma in quale forma essa si realizzi nel modo più pieno. In mancanza di un concetto ben definito di divinità, o di dio, che ne escluda la pluralità, non è strano che il termine theos abbia, in Aristotele, un carattere predicativo. Nondimeno, crediamo che Piatone abbia formulato una dimostrazione razionale dell'esistenza di dio, una teologia speculativa, nel libro X delle Leggi, e che Aristotele si sia in parte servito di essa nel libro II degli Analitici Secondi. In questo testo decidere dell'esistenza di un ente significa verificare la pertinenza di una predicazione, ossia provare se un ente merita una certa attribuzione, attraverso la ricerca di un termine medio, che unisca il predicato al possibile soggetto referente. Questo procedimento permette di decidere dell'esistenza di un ente, anche se non dice nulla intorno alla sua essenza, alla sua natura. Per soddisfare questa esigenza, Aristotele si serve del procedimento dialettico, che, grazie alla capacità di mettere alla prova le opinioni correnti e quelle avvalorate dai migliori pensatori consente di inferire un certo numero di caratteristiche costanti della divinità. La prova dell'esistenza di dio elaborata da Aristotele negli Analitici Secondi è dotata delle seguenti caratteristiche: 1) dapprima viene posta la questione esistenziale (Q) in un profilo generale: per esempio, esiste un dio, o esso è frutto di una malsana opinione? Nel corso dell'argomentazione, la questione esistenziale assume un carattere più preciso e diventa una questione predicativa (Q'): per esempio, a certi enti possiamo dare altro nome che enti divini? Ossia l'apposizione "dio" o l'attributo "divino" conviene a questi esseri particolari? 2) la dimostrazione propriamente detta mira dunque a provare l'inadeguatezza o la convenienza di un attributo ad un soggetto; 3) la dimostrazione che gli dei esistono non pretende fondarsi sulla conoscenza di cosa sia essenzialmente dio. Il discorso si sviluppa come se sapere cosa sia un dio non sia rilevante ai fini della dimostrazione. Ossia, che gli dei esistano è evidente. Si tratta ora di capire se gli enti a cui vengono attribuite connotazioni divine sono realmente dei. Dobbiamo tuttavia confessare che negli Analitici Secondi la dimostrazione di esistenza non ha per oggetto gli dei, bensì gli enti in generale. Tuttavia se l'argomentazione del libro II può essere riferita anche agli dei, come si potrebbe inferire da un gioco di esempi utilizzato dallo stesso Aristotele, e come noi crediamo, la dottrina del Maestro del Liceo non è una timida innovazione di questioni di dettaglio, rispetto a quanto affermato da Piatone. Nel processo di conoscenza degli esseri sostanziali, più precisamente delle sostanze semplici, è necessario porre due interrogativi: - ei esti; - ti esti. L'uno consiste nel domandarsi, a proposito di una sostanza, se essa è (esistenza), l'altro a domandarsi, sapendo che esiste, cosa essa è (essenza). Aristotele illustra le due questioni attraverso due esempi. Nella questione di esistenza Aristotele si domanda se un centauro, oppure un dio, è o non é. Nella questione sull'essenza Aristotele si chiede cosa è l'essere dio, o cosa è l'essere uomo. A me pare che la scelta degli esempi sia significativa: la prima questione si riferisce ad un genere di sostanza la cui esistenza è dubbia, ossia il centauro o il dio. La seconda si fonda su un genere di sostanza, la cui esistenza è risaputa, ossia dio o l'uomo. La coppia dio/uomo compare in altri testi, in cui non viene messa in dubbio l'esistenza degli enti che i suddetti termini indicano (Metafisica Z 1, N 1). Insomma la sostituzione del termine uomo al termine centauro mi sembra indicare che, per Aristotele, non si può sapere se esiste o non esiste un centauro, ma non c'è dubbio sull'esistenza dell'uomo, così come di quella di dio. Quindi gli dei, come gli uomini, esistono. Ma cosa è l'essere dei? A questa questione, Aristotele risponde che è necessario chiedersi se il genere di enti che comunemente si designa con il termine "dio" sia veramente tale, ossìa è necessario verificare se ciò che si indica con il termine "dio" merita tale attribuzione. Il dubbio di Aristotele non è il dubbio scettico di colui che si pone di fronte alla possibilità di non trovare sotto l'appellativo "dio" qualcosa di reale. Il problema di Aristotele consiste piuttosto nel trovare un meson, ossia un termine medio, che renda ragione della predicazione del termine "dio" ad un certo soggetto, ossia che motivi l'attribuzione dell'apposizione/attributo "dio/divino" a certi enti determinati. Dice Aristotele: "Quando vogliamo stabilire se un oggetto è semplicemente, noi ricerchiamo se sussista o non sussista un termine medio". Nel caso degli dei é necessario che più termini medi interagiscano affinchè una sostanza manifesti il proprio carattere divino con evidenza. I termini medi che, variamente combinati, permettono di inferire la divinità di un ente sono: vita (Metafisica XII; VI 1, 1026a16); separazione: l'ente divino può essere separato nella natura, come per esempio gli astri e gli dei olimpici, oppure può essere separato in quanto é al di là della natura (T 8); pensiero (Metafisica XII 9, 1074b26); immutabilità (Metafisica VI 1, 1026al6;XI 7, 1064a33); eternità (Metafisica VI 1, 1026a17); possesso di facoltà sensitive e conoscitive superiori alle facoltà umane (T 15; Metafisica XII 7, e 9); immobilità (Metafisica XII 1, e 7); necessità (Metafisica XII 6, 1071b4); atto puro (Metafisica XII 6, 1071bi-20; 1071b21; 7, e 9); immaterialità o materia particolare (etere), in modo tale che anima e corpo non siano eterogenei fra loro e discordanti; semplicità (Metafisica XII 6, 1071b20; De Caelo II 288M-6; Etica Nicomachea VII 15, 1154b25-31;De Caelo I 2, 269a4-10); non composto e in atto (Metafisica XII 6, 1071b20); principio (Metafisica 12,983a8-10); dignità (De Caelo I 2; Metafisica XII 9; De Partibus Ammaliimi I I ) ; felicità e piacere (Etica Nicomachea X 8, 1178bS-9; 1178b25-27; Metafisica XII 7). Alcuni dei termini medi sopra indicati sono caratteristiche che indicano eccellenza; altri sono qualità che, per tradizione, vengono attribuite agli dei, ed esse si ricavano dall'esame delle ypolepseis. E importante procedere all'esame di questi giudizi tramandati nel corso della tradizione, perché non si può decidere della natura di dio a priori, e perché il linguaggio coglie, sebbene in modo oscuro, la realtà, e ciò permette ad Aristotele di nutrire una sorta di ottimismo gnoseologico nei confronti delle capacità conoscitive umane. La dimostrazione dell'esistenza di enti divini che assuma il termine "dio" come apposizione di determinati enti non è l'unica forma di dimostrazione delle sostanze divine che appaia negli scritti aristotelici. Anzi è di gran lunga più nota la dimostrazione di dio sviluppata in Metafisica Lambda. In questa opera il procedimento utilizzato da Aristotele è simile a quello che utilizzeranno i filosofi medioevali. La questione a cui questo tipo di dimostrazione offre risposta è: esiste un essere che possa realmente essere chiamato dio? Il problema, tuttavia, assomiglia solo a quello che porranno i filosofi medioevali, ma non è identico. Infatti per i medioevali il dubbio sorge in seguito a queste considerazioni: la divinità non è manifesta ed è assolutamente inaccessibile all'uomo; poiché la divinità è del tutto altra dal inondo visibile, sorge il dubbio che essa possa non esistere, e ciò giustifica la presenza di prove che quietino i turbamenti umani a questo proposito. Per Aristotele il problema aperto non è tanto se la divinità esista o meno, ma quali enti siano realmente dei, ossia in quale modo la divinità si realizzi nel modo più pieno. Aristotele risponde che esiste una realtà che realmente possa in modo pieno essere detta dio, e dimostra l'esistenza del Motore Immobile, ente divino vivente, eterno e separato. Ma il Motore Immobile é un dio perché é un vivente, ed é un vivente perché é pensiero. Contrariamente a quanto spesso si é affermato, l'argomentazione inferisce la divinità del Motore Immobile dal suo pensiero, non il pensiero dalla sua divinità. E curioso come Aristotele ricavi la conclusione che il Motore Immobile é dio. Il punto di partenza dell'intera argomentazione é il piacere di cui gode questo ente quando esercita la sua attività, il pensare. Ora, il pensiero é una forma di vita, e, in più, é piacere, quindi é una forma di vita ottima, felice ed eterna. Poiché il Motore Immobile ha vita eterna e felice é un dio, perché noi diciamo che un dio é un vìvente eterno ed ottimo. Per i Greci, infatti, gli dei sono dei viventi; gli dei sono superiori agli uomini perché immortali; infine gli dei sono beati. Il Motore Immobile é un vivente, é eterno, gode del piacere, perde é un dio; ma il fatto di essere un dio é un corollario che si aggiunge alla argomentazione aristotelica. Metafisica Lambda non é utile a dimostrare che per Aristotele dio esiste, o un dio esiste, o un dio per eccellenza esiste. Per i greci non ha senso porsi questa domanda, in quanto é evidente che gli dei esistono. Il contributo di Metafisica Lambda in ambito teologico é di aver dimostrato che tra le cause prime ce ne é una immutabile, immobile, che é pensiero e che si può dire dio. Nell'ultima parte del presente lavoro abbiamo analizzato i passi teologici contenuti nelle opere aristoteliche, allo scopo di verificare se le tesi da noi precedentemente sostenute trovavano conferma. In particolare, abbiamo riproposto le due tesi seguenti: 1) che Aristotele non si impegna personalmente in una lotta per la difesa delle credenze relative agli dei della tradizione, ma neppure le ignora, le smentisce o le rinnega. 2) La divinità, per Aristotele, come per tutti i Greci, è la caratteristica non dì un individuo, ma di un gruppo, di un genere, o più generi di enti. In altri termini, "dio" è una apposizione distintiva, o un attributo essenziale, ma non una sostanza, ossia non esiste un ente dio che non sia che dio. Theos é un nome comune, come anthropos o zoon, e ciò resterà valido fino al periodo in cui apparirà la traduzione della Bibbia. Il termine si può predicare dunque anche di enti diversi dagli dei della tradizione, senza per ciò cadere in contraddizione, o fondare un nuovo tipo di teologia. Il termine "dio", per Aristotele, indica una unità generica, non una unità numerica. Come l'astrologia studia gli astri, che sono numerosi, così la teologia studia gli dei, che sono numerosi. Il dubbio che ci ha indicato la direzione di ricerca é stato il seguente: - o esiste un essere divino per essenza, ossia un essere che non è che divino, ma allora ci dovrà anche essere una definizione che identifica perfettamente il divino. Ciò che noi in Aristotele non abbiamo trovato; infatti, il procedimento adottato da Aristotele per decidere dell'esistenza degli dei permette di decidere sì della loro presenza, ma non dice nulla intorno alla loro natura, alla loro essenza. Tutto accade come se sapere cosa sia un dio non sia necessario per sapere se un dio esiste; - oppure il divino é una unità generica, ma non una unità numerica. E allora Aristotele aveva ben il diritto ad essere politeista. Aristotele non accenna in modo esplicito né alla prima, né alla seconda ipotesi, ma la prima mi pare difficilmente sostenibile. Il politeismo aristotelico emerge dai passi del Corpus e dalle testimonianze del De Philosophia, al punto tale che i testi sembrano confermarsi reciprocamente. Per chiarire questo ultimo punto offriamo uno schema delle corrispondenze testuali, il quale offre, nello stesso tempo, un piano riassuntivo del nostro lavoro. Ce travail est une thèse en cotutelle avec l'Université lilloise Charles de Gaulle-Lille III. La thèse est divisée en deux parties bien distinctes, qui ont un sujet commun: la conception polythéiste de la théologie d'Aristote. La première partie est consacrée à la doctrine aristotélicienne des ouvrages du Corpus aristotelicum. La deuxième partie est consacrée aux fragments du livre III du De Philosophia. Au début notre projet était d'examiner seulement les fragments du De Philosophia, mais l'état fragmentaire du dialogue rend difficile la comprension du texte, qui devient, par conséquent, fragmentaire, sans unité, et difficile. C'est pour cela que nous avons abordé primierement les passages théologiques du Corpus, qui nous ont permis de brosser un tableau de la situation, et de donner une direction à cet étude. La thèse focalise l'attention sur plusieurs problèmes de la théologie aristotélicienne, à partir de la doctrine du De Philosophia, qui donne au lecteur l'impression d'une doctrine traditionnelle de la théologie, jusqu'à la philosophie du Moteur Immobile de Métaphysique Lambda. Notre attention porte aussi sur les passages de l'Ethique à Nicomaque et de la Politique qui concernent les dieux traditionnels; sur les passages théologiques du De Caelo, du De Motu Animalium, De Mundo, et Métaphysique Epsilon 1. La lecture que nous avons proposé consiste à comprendre la théologie aristotélicienne dans son unité intrinsèque. Nous nous avons proposé de montrer que le dieu immatériel de Métaphysique Lambda et le dieu cosmique, c'est-à-dire le monde et la partie d'éther du monde, ne donnent pas lieu au dithéisme; et que la bienveillance des dieux de l'Ethique à Nicomaque et de la Politique n'entre pas en contradiction avec l'indifférence du Moteur Immobile, qui n'est pas sujet à ces passion, à proprement parler, typiquement humaines. Dans le premier chapitre de notre travail nous avons décrit la position du mouvement des études génétistes de Jaeger et de son école. A' cela, deux raisons. Nous sommes, en effet, bien conscient que l'ouvrage jaegerienne du 1923 a marqué un point important pour l'histoire de l'exégèse aristotélicienne. Deuxièrement, les oeuvres du premier Aristote ont été étudié grâce aussi à l'attention et à l'acharnement de Jaeger. Toutefois, les études génétistes n'ont pas toujours eu succès. L'examen de la position jaegerienne nous a été utile sourtout pour signaler le status quaestionis sur le sujet qui nous occupe. Si l'on tente un rapide bilan des études aristotéliciennes sur la théologie, l'on a tôt fait de mettre en lumière, par delà les divergences de vues, un certain nombre de données apparemment sures, qui sont l'objet d'un large consensus chez les interprètes. 1) L'oeuvre conservée d'Aristote contient un exposé de science théologique auquel le philosophe fait allusion en Métaphysique E, 1 et K, 7. 2) L'exposé en question est celui d'une théologie naturelle, fruit de la seule intelligence humaine réfléchissant sans autre lumière que celle de la raison. 3) Il figure dans la Métaphysique, plus proprement dans le livre Lambda, où le philosophe démontre la nécessité de la substance séparée, immobile et motrice. 4) A' coté d'autres textes, peut-être plus anciens, les uns conservés {De Caelo, Physique, ...), les autres perdus {De Philosophia) qui proposent des vues théologiques concurrentes, le texte de Lambda représente très probablement le dernier mot d'Aristote sur le sujet. 5) Les opinions dont Aristote fait état par ailleurs touchant les dieux traditionnels ne sont pas prises par lui au sérieux ou, à tout le moins, n'infirment pas ses propres voies théologiques. Ces différentes thèses ne sont pas également assurées aux yeux des interprètes. En gros, nous les avons étudiées en ordre de certitude décroissante. Aucune, cependant, ne laisse de poser quelques problèmes, auxquels, peu ou prou, les aristotéîisants ont été sensibles. Le premier point que nous avons abordé dans notre thèse a été le dernier point que nous avons posé ci-dessus, à savoir, l'attitude d'Aristote à l'égard des opinions qui concernent les dieux traditionnels. Dans l'Ethique à Nicomaque et dans la Politique, Aristote ne se contente pas de dire à l'occasion "nous rendons aux dieux" des marques d'honneur (EN IV, 7, 1123bl8; VIII, 11, 1160b24), s'incluant visiblement dans le nombre de tous ceux qui agissent ainsi. La pratique est, pour lui, un impératif absolu: "faut-il honorer les dieux et chérir ses parents?" {Topiques I, 11, 105a5-7). La question, dit-il, ne se pose pas, car les dieux sont nos plus grands bienfaiteurs; ils sont, en effet, responsables de notre être, de notre nourriture, et, une fois que nous sommes grandis, de notre éducation (EN VIII, 14, 1162a4-7). Ce jugement explique bien l'instance avec laquelle le philosophe enjoint aux politiques de veiller au souci des dieux dans la Polis {Politique VI, 8, 1322bl8, sg.) par l'institution des fonctions sacerdotales {Politique VII 8, 1328bl 1-13), et la création d'un bien-fonds public de nature à procurer des revenus pour les liturgies qui concernent les dieux (Politique VII 10, 1330a11-13). Ce genre de déclaration heurte de front l'interprétation thélogique que l'on donne de Lambda. Et cela sur trois points. 1) d'abord, il y est question, invariablement, des dieux au pluriel et de façon indifférenciée. Pour quiconque a cru trouver, dans Lambda, une position monothéiste, l'incompatibilité est totale (Baudry, Tricot, Bousset). 2) deuxième difficulté: les dieux évoqués, gardiens de la Polis, semblent d'une proximité malaisément conciîiable avec l'éloignement des substances séparées que pose Lambda. 3) troisième difficulté, liée à la précédente: la supposition d'une providence divine, à tout le moins d'une bienfaisance divine, s'oppose diamétralement à l'interprétation théologique de Lambda. Ces difficultés ont suscité deux types de jugement. Le premier consiste à soutenir qu'au fond Aristote n'adhère pas aux convictions populaires qu'il évoque. Ce jugement repose, toutefois, sur un a priori qui fait décider à l'avance que, pour Aristote, la théologie populaire est un mensonge. On peut modifier et atténuer le jugement, et affirmer que la religion grecque se réduit à des "rites extérieurs" qui n'exigent pas la croyance. Defourny affirme: "La religion grecque est un prétexte à amusement". Cette affirmation n'est pas sans fondement. En effet, la religion grecque est une religion de la Cité, fondée sur le culte des dieux de la Polis, ou plus tard, sur le culte du roi ou de l'impereur. Elle est une expérience culturel plutôt que spirituel. Elle n'exige pas une conversion du bios, ou une ardente foi religieuse. Aristote, effectivement, pouvait luimême s'engager dans les rites traditionnels sans croire le moins du monde à tous les mythes relatifs aux dieux qui étaient censés les justifier. Mais ce n'est pas sur 3a foi des mythes ou par tradition qu'il exige les pratiques religieuses, c'est en vertu d'une conviction générale plus profonde et moins irrationnelle: la bienfaisance des dieux. D'autres spécialistes, par exemple Bodéus, ont une disposition plus "réaliste". Il y a deux thèses principales dans l'ouvrage de Bodéus Aristote et la théologie des vivants immortels (1992), dont l'une nous semble plus convaincante que l'autre. La première est que les références à la conception traditionnelle des dieux ne doivent pas être comprises dans le cadre d'une théologie scientifique ou philosophique qui confirmerait ou corrigerait la mythologie, mais qu'au contraire à certains endroits une analogie avec ces croyances peut aider à établir la connaissance d'un objet de la philosophie première ou seconde. La deuxième thèse est qu'Aristote croyait à l'existence des dieux tels que les présente la tradition, c'est-à-dire comme des vivants immortels composés d'ame et de corps, s'occupant avec bienveillance des affaires humaines. Nous voudrions commencer par émettre quelques doutes à ce sujet, avant d'examiner l'intérêt des analogies dans le domaine de la philosophie théorique. On a vu que c'est surtout dans les traités de la philosophie pratique qu'apparaissent les allusions à la piété et au culte des dieux. Cependant, dans tous les textes de la Politique qui concernent les magistratures religieuses et le service des dieux, on ne trouve rien de plus qu'un respect pour les pratiques rituelles en vigueur dans les cités: pas de profession de foi, mais une reconnaissance des cultes propres à chaque cité comme faisant partie de l'identité citoyenne. Le philosophe mentionne certaines croyances, mais il évite de s'engager personellement. En effet, on retrouve l'emploi du conditionnel, par exemple en Métaphysique A 2, 983a5-10, EN X 8, 1179a22-23. Un autre procédé qu'utilise Aristote pour signaler qu'il fait allusion à une opinion courante et non à un fait scientifique est de l'introduire par "nous pensons, nous croyons" (hègoumeihd), par exemple en Poétique 15, 1454b5-6, ou en Politique VII 14, 1332M6-21. D'autre part, Bodéus utilise, à notre avis à tort, un autre passage pour montrer la croyance d'Aristote en la providence divine. 11 s'agit de l'Etique à Nicomaque VIII 12, 1162a4-7. Il est bien clair que l'analogie entre les parents et les dieux porte seulement sur la relation à des êtres "bon et supérieur", tandis que le reste de la phrase concerne les seuls parents, en expliquant pourquoi ils sont bons et supérieurs par rapport à leurs enfants. Enfin nous pensons qu'il faut considérer comme décisif sur ce point le seul texte où Aristote se situe par rapport aux opinions religieuses, à savoir Lambda 8, 1074a38-bl4. Il résulte de ce passage que de tout ce qui est reconté mythiquement sur les dieux, la chose claire et à retenir est que les dieux sont les premières substances. L'utilité des croyances traditionnelles pour la philosophie théorique se trouve dans l'identification des substances premières avec des dieux. En dehors de ce socle permanent, tout ce qui a été ajouté dans les mythes ne doit pas être retenu ni considéré comme clair. Même dans la vie pratique, l'utilité de ces croyances n'apparait que dans la mesure où beaucoup d'hommes sont incapables de mener une conduite véritablement morale et ont besoin de la peur des dieux pour respecter les lois. Maintenant, la majeure partie de la démonstration de l'adhésion d'Aristote à ces croyances repose sur le parallélisme établi avec Platon. L'argumentation de Bodéus consiste surtout à montrer qu'en l'absence d'une déclaration explicite de désaccord, Aristore pouvait avoir hérité des conceptions de son maître. Or, il y a là, a notre avis, un problème méthodologique, car on ne peut estimer qu'un auteur adhère à tout ce qu'il ne réfute pas explicitement. Enfin, nous croyons qu'Aristote parle sérieusement lorsqu'il se référé aux dieux de la tradition; nous pensons qu'au fond il accepte la théologie populaire, mais que son attitude au regard de la tradition soit bien plus détaché par rapport à l'attitude et au ton de Platon. La théologie citoyenne fait partie de l'éducation d'Aristote et des Grecs du VIV siècle, c'est une conséquence de l'époque, c'est, pour ainsi dire, une prémisse, une condition nécessaire à penser, et personne, ni Platon, ni Aristote, a jamais cru pouvoir la mettre en discussion. Il est évident que les dieux existent; peu importe comment, il faut ils existent. Or, Platon accepte de la religion populaire aussi les mythes et les rites, car Platon vit dans un milieu , où la religion fait partie du contexte politique, mais surtout car Platon est très intéressé à la pratique de la politique. Pour Platon les philosophes doivent arriver à prendre le gouvernement de la Cité; pour Platon la philosophie est connaissance des raisons et des Idées souveraines, mais cette recherche n'a aucune utilité si le philosophe ne fait pas retour à la Polis, où encore sont ses citoyens, et il assume une nouvelle charge: le gouvernement de la Cité. Platon concilie les exigences de l'étude de la philosophie avec les devoirs de la politique. Aristote juge cette tentative excessive. Aristote est intéressé à l'étude, à la recherche, mais son intérêt pour la politique diminue. Il est un intellectuel, il n'est pas un architecte de la Polis. Il mené une bonne partie de son existence dans l'Ecole, et il partage une adhésion argumentée au principe divin, bien qu'il ne doute pas sur la présence des dieux. Enfin, nous ne pensons pas qu'Aristote ait jamais engagé un combat pour défendre la théologie populaire contre les critiques des athées, mais il parle sérieusement des dieux de la tradition, il se conforme aux cultes officiels, et il n'a pas besoin de montrer l'existence des dieux ni dans le domaine théorique, ni dans le domaine pratique, car, comme affirme Wilamowitz, pour les Grecs "die Goetter sind da". Aristote note quelque part que l'un des moyens dont usent les tyrans pour se mantenir au pouvoir est de feindre un zèle particulier à l'égard des dieux. Ils évitent ainsi les complots, dit-il, car leurs sujets redoutent que les dieux ne soient de leur coté (Politique V 11, 1314b38-l315a3). Nous pensons que personne, sans ridicule, ne prêterait au philosophe lui-même, lorsqu'il parle des dieux, le pragmatisme machiavélique qu'il constate chez le tyran. Un deuxième point de la thèse se propose de vérifier si De Caelo, De Motit Animalium ou Physique VII-VIII proposent des vues théologiques concurrentes par rapport à la théologie de Lambda. Encore une fois les études de Jaeger nous ont permis de poser le status quaestioms. Le prestige de la théologie de Lambda fut sérieusement entamé lorsque l'Aristoteles de Jaeger inaugura le mouvement des études génétistes. A cela deux raisons. Premièrement, Jaeger s'était efforcé de montrer que Lambda n'était pas le courounnement de tout le système aristotélicien, mais une étape très provisoire dans l'évolution de la pensée du philosophe. Deuxièrement, pour reconstituer les premières étapes de cette évolution, Jaeger avait attiré l'attention sur différents textes, conservés ou fragmentaires, volontiers négligés jusque là, qui paraissent contenir les éléments d'une théologie sensiblement différente de la théologie de Lambda et suggérer les hésitations du philosophe sur des doctrines que l'on croyait avoir été acquises fermement une fois pour toutes. Touchant le premier point, les études postérieures ont prétendu invalider la position de Jaeger en récusant le caractère purement platonicien et donc périmé de Lambda. Touchant le second, elles ont largement fait droit à ses requêtes, tachant de retracer les moments d'une évolution théologique chez notre philosophe. L'ambition à fixer les étapes qui conduisirent le philosophe à la théorie de Lambda, à partir d'une critique de l'ame auto-motrice exposée par le Platon des Lois, a privilégié ces textes: De Philosophiez, De Caelo, De Motn Animalmm, Physique VII-VIII. La question reste de savoir si l'on passe d'une théologie à une autre théologie, à savoir d'une théologie des dieux immanents au monde ou d'une théologie astrale et sidérale à une théologie de la réalité transcendante. Nous croyons que la question est de savoir si, pour le philosophe grec qui était Aristote, la nécessité de situer en dehors de la nature le principe ultime contribuait à résudre ou à mieux poser les interrogations relatives à l'existence ou à l'identité des dieux. L'examen de cette question engage évidemment l'interprétation de toute la tradition grecque pré-aristotelicienne au double point de vue de la religion et de la philosophie. On peut se limiter ici à indiquer qu'une réponse affirmative ne va pas du tout de soi, au contraire. Du point de vue religieux la réalité des dieux chez les Grecs n'était nullement liée, comme dans la tradition judéo-chrétienne à l'existence d'un principe ultra sensible créateur, dont dépend le monde et que la raison devrait prouver. Les Grecs avaient traditionnellement le sentiment de la présence des dieux dans la nature ("les dieux sont-là"); ils s'interrogeaient sur leur forme et leurs manifestations ou sur leur présence réelle en ceci ou celà. Les Grecs ne cherchaient pas de preuves de l'existence de Dieu comme au Moyen Age. Sur le terrain de la philosophie, il convient de remarquer que Parménide, qui inaugure la spéculation qu'on appelle rétrospectivement "métaphysique", se garde soigneusement d'appeler dieu l'être qu'il pose en absolu par delà le multiple changeant qu'atteint l'opinion. Et ce qu'il inaugure ainsi, c'est une attitude que son héritier Platon maintiendra rigoureusement. Les idées intelligibles en général, dont participent les sensibles constituant notre monde, et, en particulier, l'idée du Bien qui préside à leur ordre, sont les dernières choses à mériter le nom de dieux. Ces attitudes paraissent enseigner l'inverse de ce qu'on a coutume de penser, à savoir que la pensée théologique et la pensée métaphysique, dans la tradition grecque, ne se rencontrent pas spontanément. La vraie question qui se pose, n'est peut-être pas de savoir si les textes de Platon et d'Aristote, qui plaident pour la réalité d'un monde métaphysique ont été conçus par eux comme une théologie philosophique, mais celle de savoir quand et pourquoi la lecture qu'on en a faite s'efforça d'en tirer une théologie philosophique en bonne et due forme. Ensuite nous prenons en considération le problème de la science dite théologique. L'exégèse traditionnelle d'Aristote pense trouver un appui solide dans le fait que la Métaphysique, au moins une fois, parle d'une science "théologique"à propos de la philosophie première (E 1, 1026al8-23. Le parallèle K 7, 1064a33 ne semble pas vraiment constituer une attestation supplémentaire. S'il n'est pas inauthentique K 7 apparait comme un pur doublet de E 1). L'appellation est tout à fait occasionnelle et notifiée sommairement, comme affirme During: "Der Name war ein zufalliger Einfall, parenthetisch motiviert, und hat keine Spur in seinen Schriften (i.e. des Aristoteles) [...] hinterlasse". Mais elle existe et elle a été d'un grand poids pour la lecture du philosophe. Quelquefois la science théologique et la théologie c'est, pour nous, la même chose et l'on ne vérifie même pas si dans la langue d'Aristote, ) .(VEDI RIASSUNTO CARTACEO) peuvent être synonymes et s'il n'y a pas, au moins, un abus de langage à projeter chez le philosophe notre assimilation, avec ce qu'elle implique. Pourtant, quand Aristote fait état d'une IDEM (Météorologiques II 1, 353a34-35), des IDEM ou de ceux qui IDEM (Métaphysique A 3, 983b28-32; B 4, 1000a9-11; A 9, 1071b26-28; 10, 1075b24-27; N 4, 1091a33), il vise le discours tenu sur les dieux traditionnels par les poètes. Il n'est pas question, là, de science, c'est tout le contraire. Un grand mérite de l'ouvrage de Bodéus est d'avoir montré clairement que la théologie, tant chez Platon que chez Aristote, n'est pas une science, et qu'il n'existe pas de science qui aurait pour objet les dieux de la religion traditionnelle; chez Aristote, la science ne peut connaître qu'à partir de l'expérience sensible, de sorte que du dieu il ne peut y avoir qu'une connaissance vraisemblable, par une critique dialectique des opinions. Après avoir rappelé que les composés en -logia ne désignent jamais une science mais un simple discours, et sont souvent péjoratifs, nous parcourons les quelques passages du Corpus où il est question de théologiens, d'où il ressort qu'il s'agit des poètes ou des anciens parlant des dieux de la mythologie, qui rejoignent parfois les physiciens sur certaines éléments doctrinaux. Il vaut la peine de compléter cette clarification par une explication de l'adjectif "théologiké" qui apparaît en Epsilon 1, pour comprendre comment il peut être attribué à la philosophie première, malgré ce qu'on vient de dire de l'usage limité et péjoratif de cette racine. L'objet de la philosophie première est défini plusieurs fois dans le corpus. Le plus souvent, c'est Veidos, étudié pour lui-même ou en tant que séparé: ainsi, en Physique I 9, 192a34-b2: "A propos du principe selon Veidos, s'il est un ou multiple, et quel ou quels il est, c'est la tache de la philosophie première de le déterminer avec exactitude, aussi remettons-le à cette occasion"; en Physique II 2, 194b9-15: "mais comment se comporte le séparable et quel il est, c'est la tache de la philosophie première de le déterminer"; de même, en De Anima I 1, 403b9-16, le philosophe premier étudie les affections séparées de la matière. D'autres références renvoient plus précisément à l'objet de Métaphysique Lambda: la philosophie première s'occupe du "principe immobile" du mouvement (De Generatione et Corruptione, I 3, 318a5), et le De Motu Animalium renvoie à des "leçons sur la philosophie première" où il a été déterminé de quelle manière est mu le premier mu et meut le premier moteur (De Motu Anim., 10, 703b6-9). La philosophie première n'étudie donc pas seulement le premier moteur mais toutes les formes séparées de la matière, de sorte qu'une partie de l'étude de Veidos en Métaphysique Z est déjà de la philosophie première. La distinction qu'établit à son tour Métaphysique E entre les sciences théoriques est conforme à ces dernières occurrences, puisqu'on lit: "Car la physique connaît des choses non séparables mais non immobiles, la mathématique des choses immobiles mais probablement non séparables et comme dans la matière, et la première, des choses à la fois séparables et immobiles" (Métaphysique E 1, 1026a13-16). Mais immédiatement après, les objets de la philosophie première sont limités aux moteurs immobiles des astres: "les causes des choses divines visibles (aitia fois phanerois ton theion) (1026a18). Et c'est à cause de cette restriction qu'elle est appelée "théologique", cet adjectif étant d'ailleurs un happax dans le corpus (1026al9), car "il n'est pas obscur que, si le divin existe quelque part, il existe dans cette sorte de nature, et la science la plus honorable doit concerner le genre le plus honorable. Les sciences théorétiques sont donc préférables aux autres sciences, et celle-ci aux autres sciences théorétiques". A ce propos, nous ne pensons pas qu'on puisse dire avec Bodéus que les premiers moteurs ne sont divins que par accident, c'est-à-dire par une extension métaphorique du divin depuis les étants célestes étudiés par la philosophie seconde, et non en vertu de leur séparation et de leur immuabilité. En effet, si le concept de divinité repose sur celui d'éternité, ce qui nous parait clair, et si donc la physique est déjà "théologique" par l'éternité de certains de ses objets, pour la même raison, les moteurs immobiles sont divins par essence et non par accident ou par métaphore ("principio del IDEM" dans notre thèse). D'ailleurs, le seul passage du De Caelo qui évoque le moteur est suffisamment explicite: "Quant au moteur, il est logique d'admettre qu'il possède ces qualités à un titre bien supérieur encore, car pour mouvoir un être premier, il faut un être premier, pour mouvoir un être simple, il faut un être simple, et pour mouvoir un être incorruttible et ingénérable, il faut un être incorruttible et ingénérable. Donc, puisque le mu ne change pas, bien qu'il soit un corps, le moteur, qui est incorporel, ne peut non plus changer." (II 6, 288bl-6; trad. Moraux). Ce raisonnement ne vise pas à attribuer au moteur une propriété accidentelle, mais à lui attribuer a fortiori une propriété essentielle, en tant qu'il est principe du mu, et ce procédé illustre d'ailleurs une des possibilités logiques de contourner le manque de données empiriques à propos du principe immobile. Bref, la philosophie première n'est pas théologie. La théologie est le discours musikos tenu par les poètes sur les dieux. La philosophie première, comme disait Reale dans les années '60, ne peut pas être réduite à théologie. Elle est "aitiologia, ontologia, ousiologia et teoIogia". La philosophie première est science théologique puisque elle est science des causes et des principes {Métaphysique A 2, 983a89); dieu est un principe, et donc la philosophie première est théologie, car les objets de la philosophie première sont divins et cette science est celle que le dieu détient (Métaphysique A 2, 983a5-10). La substance séparée est divine en raison de la causalité qu'elle exerce sur les êtres visibles tenus pour divins. Mais la chose appelée divine n'est ni la seule, ni fondamentalement la première, bien qu'elle soit ontologiquement supérieure à celles qu'on appelle divines. Aristote s'efforce précisément d'établir qu'il y a une science spéculative supérieure à la physique. Et ce qu'il a en vue, c'est non pas de justifier une théologie scientifique, parlant des véritables dieux, au dépens de la thélogie des poètes qui parleraient des faux dieux, mais de justifier la science de l'immuable séparé au-dessus de la science des sensibles mouvants et non séparés. Or, l'argument utilisé, qui fait intervenir la notion de "divin" est un argument a fortiori. Il consiste à dire, en bref, que, dès l'instant où l'on reconnaît une certaine dignité à la physique qui étudie les réalités visibles, à plus forte raison ("argomento del IDEM") doit-on admettre la dignité de la science qui étudie les causes de ces réalités-là. Le philosophe n'entend pas faire comprendre que dieu, ou les véritables dieux, sont ici, dans ces réalités immuables, plutôt que là, dans les réalités physiques. Son propos est d'établir la dignité supérieure d'une science en vertu de son objet, en montrant que cet objet, mieux que celui de la physique, mérite d'être regardé comme "divin". Comment peut-il étendre la qualité de "divin" des réalités physiques aux réalités séparées et prétendre qu'elle est mieux appropriée à celles-ci? Il le donne à comprendre clairement en indiquant que ces causes premières sourtout sont "éternelles" (Métaphysique E 1, 1026al7). A fortiori le sont-elles, si leurs effets célestes le sont. C'est donc la notion d'éternité qui, associée à celle du divin, justifie le philosophe dans sa prétention. A ce propos il y a aussi les opinions traditionnelles, qui sont utilisées, par Aristote, pour confirmer les résultats de l'argumentation et comme analogies pour pallier une faiblesse expérimentale. Un élément emprunté à la religion traditionnelle est que le ciel est immortel et donc divin. Cette croyance d'ailleurs ne doit pas être reprise telle quelle mais convertie en un langage scientifique, car immortel n'est pas exactement synonyme d'immuable et d'éternel, et appuyée par le raisonnement scientifique, comme le montre le passage suivant: "Les anciens ont assigné aux dieux le ciel et le lieu d'en haut, parce qu'ils le consodéraient comme le seule immortel. Le présent exposé atteste qu'il est incorruptible et inengendré, qu'il est, en outre, à l'abri de tous les ennuis liés à la condition mortelle et qu'en plus de tout cela, il n'est pas soumis à un effort pénible, du fait qu'il n'a pas besoin de se voir adjoindre une nécessité contraignante pour le retenir et l'empêcher d'exécuter un mouvement différent, qui serait le sien par nature. En effet, tout être qui subit une pareille contrainte doit peiner, et il peinera d'autant plus qu'il sera éternel; jamais il nejouira de l'état de suprême perfection" (II 1, 284al2-18; trad. Moraux). En outre, l'opinion ancienne que le mouvement du ciel est immuable n'est pas seulement issue de la conception des dieux, mais elle se fonde sur les observations astronomiques et se manifeste dans la formation du langage (cf, l'étimologie de aithèr et de aion). Le langage a autorité, car il reflète une pensée universelle; ainsi les opinions des anciens sont communément admises et largement partagées, et elles n'ont pas changé au cours des siècles. Le raisonnement suppose que la physique d'abord soit dite, ou puisse être dite, "théologique" du fait qu'elle porte, du moins en partie, sur les réalités éternelles. Partant de là, le philosophe a conclu que si la physique, vu le caractère éternel de son objet, peut être regardée comme une science théologique, la science première peut l'être aussi, à plus forte raison, pour le même motif. La physique, enfin, pouvait être tenue pour théologique à cause de la ressamblance ou l'analogie des objets célestes, dont s'occupe la science en question, avec les dieux ouraniens, dont parlent les poètes. La physique des réalités célestes est comme une théologie au sens propre. Avec l'argument du IDEM notre propos est de montrer que le substantif iheos et l'adjectif theion n'indiquent pas, à proprement dire, des substances. Theos et theion sont apposition et attribut utiles à distinguer un être, ou un groupe des êtres, ou un être suprême dans une échelle bien ordonnée des êtres et des valeurs. Pour Aristote, dieu n'est pas l'être suprême d'une recherche théologique. Le mot est utile à marquer une différence, une supériorité. Du point de vue religieux, chez les Grecs, la réalité des dieux n'était nullement liée à l'existence d'un principe ultrasensible créateur, dont dépend le monde crée et que la raison devrait prouver, comme dans la tradition judéo-chrétienne. La démonstration de l'existence de Dieu, dans la pensée du Moyen-Age part, du point de vue théologique, du consentement d'une inaccessibilité de la divinité, qui ne se manifeste pas. Les hommes peuvent donc douter de son existence et ils ont bien le droit à chercher les preuves sur l'existence de dieu. D'un point de vue philosophique la démonstration part de l'attribution d'une contingence totale à tout ce qui diffère de Dieu, qui est le seul être nécessaire. Or, il est à peine besoin de rappeler que Aristote n'a été jamais confronté à une pensée théologique comme telle. Il avait, comme tous les Grecs, le sentiment de la présence des dieux dans la nature, et il n'avait aucune bonne raison pour douter de l'existence des dieux. La question, pour Aristote, n'est pas celle de savoir si dieu, ou les dieux, existe, mais celle de s'interroger sur la forme propre aux dieux, sur leurs manifestations, ou sur leur présence réelle en ceci ou cela. Puisque il n'y a pas la forme (seule et unique) de dieu, ni la manifestation (seule et unique) de dieu, ni Je concept pur et a priori de dieu, il est bien possible que theos ait, pour Aristote, une fonction prédicative. Toutefois nous pensons que Platon dans le livre X des Lois a donné une démonstration de l'existence des dieux, et cette démonstration est compatible avec la doctrine des Analytiques d'Aristote. En effet, de même que Platon veut montrer que les dieux reconnus sont réellement des dieux, par généralisation à partir de la démonstration d'un exemplaire représentatif: Zeus, Hélios, ainsi, en Analytiques Post. II 2, 89b38 Aristote établit que la démonstration de l'existence doit se faire par un moyen terme vérifiant l'existence d'au moins un exemplaire, en l'occurrence par la proposition particulière: "ceci est-il un dieu?". Cette question est conforme à la démarche prônée en 89b34, de chercher le ti esti, quand on connaît le hoti, de sort qu'elle supposerait déjà l'existence d'entités identifiées comme telles. Cependant, il faut distinguer deux manières de connaître le hoti qui corrispondent d'ailleurs aux deux significations de ta phainomena: les expériences sensibles et les opinions courantes. Dans le premier cas, le plus fréquent, on observe un objet donné par l'expérience sensible et on cherche sa nature intelligible; ensuite, quand on a trouvé une essence qui n'entraine pas de contradictions logiques ou physiques, on peut confirmer l'existence du phénomène observé en tant que correspondant bien à cette essence. C'est le cas pour la lune, le soleil, mais aussi, dans la Physique, pour le temps, le mouvement, e a contrario, pour le vide et l'infini, l'impossibilité de leur trouver une essence sans contradictions va en faire rejeter l'existence. Dans d'autres cas, le hoti est seulement un produit de l'opinion, comme le bouc-cerf ou le sphynx, le centaure ou le dieu. Or, le bouc-cerf et le sphynx sont les existences favoris d'Aristote pour parler des non-étants, ces fictions qui n'ont qu'une définition "nominale" et pas de véritable essence {Analyt. et De Interpretationë). Mais nous avons l'impression que pour le dieu la chose soit différente. Les interrogations fondamentales consistent à demander, à propos d'une substance, si elle est (existence) et l'autre à demander, sachant qu'elle est, ce qu'elle est (essence). Or, Aristote illustre ces deux interrogations pas des exemples. Dans le premier cas "s'il est ou non un centaure ou un dieu. J'entends, précise le philosophe, s'il est ou non simplement et pas s'il est blanc ou noir". Dans le deuxième cas "Qu'est ce donc qu'un dieu ou qu'est-ce qu'un homme?" (A.Post. II1, 89b32-35). Le choix des exemples est probablement significatif. La première question porte, en effet, sur un genre de substance dont l'existence est douteuse (le centaure ou le dieu). La seconde question porte, quant à elle, sur un genre de substance dont on sait qu'elle est. Dans ces conditions, la substitution du terme "homme" au terme "centaure", dans l'énoncé de l'essence, semble impliquer que, pour Aristote, on ne puisse savoir s'il est ou non un centaure et peut-être que l'on puisse savoir qu'il n'est pas. En revanche, Aristote parait admettre que l'on puisse savoir qu'il est un dieu, comme l'on peut savoir qu'il est un homme, et que, sachant cela, l'on s'interroge ensuite sur l'essence de dieu, comme l'on s'interroge sur l'essence de l'homme. Le genre de connaissance, qui met un terme à la recherche suscitée par la question de savoir s'il est ou non un centaure ou un dieu, est la découverte d'un "moyen terme" de nature causale (A.Post, II 2, 89b38). La question de l'existence des dieux, chez Aristote comme chez Platon, ne revient pas exactement comme pour nous, à se demander s'il existe quelque chose qu'on puisse appeler dieu, et à identifier dans le réel ce qui peut correspondre à l'idée de dieu. Elle revient à se demander si le genre de chose qu'on appelle dieu est dieu et à vérifier si ce qu'on identifie comme dieu mérite ce prédicat. Dès lors, quand Aristote énonce la question de savoir "s'il est ou non un dieu", le sens de cette question n'est pas de savoir s'il est possible qu'un dieu soit autre chose qu'un mot ou une idée, mais s'il est possible qu'un dieu parmi ceux ou du genre de ceux que nomme la tradition le soit réellement. Et voilà pourquoi, en définitive, la question de l'existence de dieu d'abord existentielle, se trouve naturellement traitée comme une question prédicative, car elle vise un objet précis dont on se demande s'il est un dieu. Même le Moteur Immobile est dieu puisque on lui prédique l'apposition "dieu". En effet, le Moteur Immobile est un dieu car il est un vivant, et il est vivant car il est pensée. L'argumentation infère la divinité du Moteur Immobile à partir de sa pensée et non le contraire. Le point de départ de la démonstration est le plaisir dont il jouit lorsque il pense. Or, penser est une forme de vie et une forme de plaisir, et donc penser est une forme de vie excellente, heureuse et éternelle. Le Moteur Immobile a une vie éternelle et il est heureux, donc il est dieu. En effet les hommes pensent que dieu est un être excellent et éternel. Métaphysique Lambda n'est pas utile à montrer que, pour Aristote , dieu existe, ou un dieu existe, ou le dieu suprême existe. Pour les Grecs, se poser cette question est une absurdité, car il est évident que les dieux existent. D'un point de vue théologique la contribution qui donne Lambda est de montrer que parmi les causes, il y a un principe immobile, immuable, qui est pensée, et qu'on peut appeler dieu. La distinction aristotélicienne entre la substance première et la substance seconde (qui se dit de la première) aide à préciser ce dont il s'agit. Le philosophe n'envisage pas si Dieu, substance unique du monothéisme, peut correspondre à une réalité, mais si le dieu, substance seconde, peut légitimement se dire des substances premières qu'on appelle ainsi. Enfin, ce qui rend probable qu'un dieu soit c'est la possibilité de trouver le moyen terme qui justifierait des individus exemplaires à être appelés dieux. Précisément, il y a nombreux moyens termes qui justifient des individus à être appelés dieux et il faut avoir plus qu'un seul terme moyen, afin d'appeler un individu "dieu" au sens propre. La découverte du moyen terme, permettant de dire qu'un dieu est, ne suppose pas, selon Aristote, la connaissance de ce qu'est le dieu. Aristote dit, en effet, que c'est après avoir reconnu qu'il est qu'on cherche à savoir ce qu'il est (A.Post., II1, 89b34). Savoir reconnaître qu'un dieu est, sans savoir ce qu'est un dieu, semble difficile. Et Aristote sans doute admet qu'il faut savoir ceci de quelque manière pour savoir cela: il faut connaître quelque attribut essentiel qui, sans révéler l'essence de dieu, révèle du moins le fait qu'il est une substance d'un certain genre. Ainsi, à propos de l'homme, dans A. Post, II 8, 93a23-24. Mais la connaissance précise de ce pourquoi un dieu est ce qu'il est essentiellement n'est pas requise. La substance des dieux, irréductible à toute autre substance, ne se laisse pas déterminer de manière a priori. Pour Aristote, elle ne peut se concevoir que dialectiquement. Conservée par le mythe ou dans les maximes ancestrales, la tradition seule donne à connaître la nature de dieu. Aristote se réfère à cette tradition ancienne qui parle des dieux (De Caelo II 1, 284al-2; Métaphysique XII 8, 1074bl-2) et il souligne à l'occasion qu'elle reflète une pensée universelle: "tout le monde affirme que ..." {Politique 1, 2, 1252b24; cf. EN X8, 1178bl8; De Caelo I 3, 270b7-8; De Philosophiez fr. 6 Ross). Les dieux font l'objet d'opinions couramment reçues que le philosophe fait valoir pour cette raison qu'elle sont communément admises (Métaphysique A 2, 983a8; cf. EN X 9, 1179a25; Poétique 15, 1454b5-6). Il s'agit de convictions largement partagées (IDEM), et leur caractère opinatif importe moins que le consensus dont elles font l'objet et qui leur confère une autorité. C'est très important ce que les hommes affirment sur les dieux, car, pour Aristote, le langage a un accès direct à la réalité. Le philosophe nourrit, pour ainsi dire, un optimisme gnoseologique par rapport à la nature humaine. Il semble que les hommes aient une aptitude innée à connaître le vrai, bien qu'ils ne le connaissent pas dans une façon claire. Et la preuve évident de cela est le fait que les hommes utilisent dans une façon correcte le langage. Enfin nous avons examiné les passages théologiques du corpus et du livre III du De Philosophia dans le but de vérifier les thèses proposées et en particulier: 1) nous ne croyons pas qu'Aristote ait jamais engagé un combat pour défendre les croyances de la conception théologique traditionnelle; mais nous ne pensons pas non plus que le philosophe les ignorait, ou les reniait. 2) "être divinité", "être divin", pour Aristote, est caractéristique d'un groupe d'êtres. d'un genre d'êtres, ou de plusieurs genres d'êtres. Cette caractéristique n'est pas propre à un seul individu. Bref, "dieu" est une apposition qui marque une différence; "divin" est un attribut essentiel, mais theos n'est pas une substance individuelle, c'est-à-dire, il n'y a pas un dieu qui n'est que dieu. Autrement dit, theos désigne un dieu quelconque parmi d'autres, ou celui-là précisément que le contexte évoque (ainsi dans EE I 1, 1214al où il désigne probablement Léto). Mais le plus souvent, le mot vise le dieu en général, c'est à dire collectivement ou génériquement, les individus qui se laissent ramener à la même idée commune, ainsi que l'explique Métaphysique Delta 26, 1023b30-32: le dieu, comme l'homme ou le cheval, est une espèce de vivants. Theos est un substantif comme anthropos or zoon. On peut prédiquer ce substantif aussi aux êtres qui ne sont pas les dieux de la tradition, et cela ne donne pas lieu à une contradiction, ni crée une nouvelle théologie. ' Le mot "dieu" indique, pour Aristote, une "unité de genre, il n'indique pas une unité numérique. Comme l'astrologie étudie les astres, qui sont nombreux, ainsi la théologie étudie les dieux, qui sont nombreux. Aristote a bien le droit à avoir une conception polythéiste de la divinité. Cela ne donne pas lieu à désordre, puisqu'il y a cependant une certaine hiérarchie des dieux. En effet où il y a multiplicité, il y a ordre, et où il y a ordre il y a hiérarchie. Enfin nous avons analisé certains passages du corpus aristotélicien et du livre III du De Philosophia qui confirment nos ypothèses, et qui se donnent réciproquement confirmation.
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Cannella, Arianna. "Cucina, immigrazione, identità e storia: proposta di traduzione della prefazione e di alcuni capitoli tratti da La cuisine de l’exil – Récits et recettes di Stéphanie Schwartzbrod." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/20337/.

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Abstract:
Questo elaborato intende presentare la proposta di traduzione dal francese all’italiano della prefazione e di tre capitoli tratti dal libro La cuisine de l’exil – Récits et recettes di Stéphanie Schwartzbrod. La tesi si articola in sei capitoli. Il primo presenterà la storia e la diffusione del ricettario come genere letterario e si concentrerà, principalmente, sulle opere fondamentali in Italia e in Francia. Il secondo capitolo fornirà un quadro teorico della traduzione gastronomica, menzionando anche la crescente richiesta di traduzioni di tipo alimentare e gastronomico e le analogie tra cibo e traduzione. Inoltre, metterà in luce le problematiche della traduzione gastronomica, legate soprattutto alla presenza di elementi culturospecifici, e le possibili soluzioni. Il terzo capitolo approfondirà la relazione esistente tra cibo e identità e tratterà del ruolo dell’alimentazione nella vita degli immigrati. Il quarto capitolo fornirà alcune brevi informazioni sull’autrice e sulle sue opere; in particolare, si soffermerà sulla struttura e sulle tematiche trattate nella sua ultima pubblicazione, che è oggetto di questo elaborato, e sui tre capitoli tradotti. Inoltre, si focalizzerà sull’approfondimento gastronomico e storico del luogo d’origine dei protagonisti dei tre capitoli tradotti, ovvero Vietnam, Senegal e Kurdistan. Per quanto riguarda la parte gastronomica, verranno descritti i piatti tipici, gli ingredienti più utilizzati, le bevande e le tradizioni culinarie di questi popoli. Nella parte storica, invece, verranno ripercorsi in maniera dettagliata gli avvenimenti chiave precedenti e contemporanei alle epoche a cui si fa riferimento nei capitoli. Il quinto capitolo presenterà la proposta di traduzione della prefazione e dei tre capitoli selezionati. Infine, il sesto capitolo, dedicato al commento alla traduzione, si concentrerà sui principali problemi incontrati e sulle soluzioni adottate.
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Turrini, Martina. "Proposta di traduzione dall'italiano al tedesco di una selezione di testi tratti dall'opera di Matteo Marani "Dallo scudetto ad Auschwitz": "Von der italienischen Fussballmeisterschaft nach Auschwitz"." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/8811/.

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Abstract:
La seguente tesi si prefigge lo scopo di far conoscere a un pubblico di lingua tedesca l'avvincente storia di Arpad Weisz, l'allenatore ebreo-ungherese del Bologna durante il periodo nazi-fascista. La parte centrale e' composta dalla traduzione dall'italiano al tedesco di una selezione di testi tratti dall'opera di Matteo Marani "Dallo scudetto ad Auschwitz" e oltre alla traduzione, la tesi si compone inoltre di un introduzione, di una parte teorica in cui vengono esplicate brevemente le caratteristiche del processo traduttivo insieme alle varie tipologie testuali e infine vi e' il commento alla traduzione, il quale espone le strategie utilizzate per risolvere i problemi traduttivi incontrati durante il lavoro.
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Canalis, Stefano. "Stress, Consonants and Features in the Representastion of Vowel Harmony." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2008. http://hdl.handle.net/11577/3426725.

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Abstract:
The goal of this dissertation is describing and explaining several phenomena of vowel harmony, in Italian dialects and in Turkish alike; the issues discussed include interactions between vowel harmony and consonants, the role of metrical structure and syllables in vowel harmony, the phonological features to use to account for the phenomena described, and underspecification. The phonological features adopted are also used to put forth a new representation of metaphony and of pretonic harmonies in Italian dialects . The varieties under discussion are the dialect of Piverone (TO) (a variety of Piedmontese where vowel height in word final vowels depends the height of the stressed vowel); several varieties of central Italy, especially those spoken in Umbertide (PG), Servigliano (AP) and in Garfagnana. In such areas, in proparoxytones the post-tinic vowels are a copy of the word final vowel. In some areas harmony occurs only if there is an intervening liquid consonant between the last and penultimate vowel. Also consonant harmony in Standard Turkish is discussed: some consonants are palatalized or velarized depending on the features of their tautosyllabic vowel, sometimes also harmonizing suffix vowels. As for metaphony, several dialects are examined. Pretonic harmonies are in Friulano and in Servigliano. The use of privative phonological features and the possibility of head-dependent among the features of a segment offer an explanation of the asymmetric behaviour of Piveronese harmony. In proparoxytones the reason for the transparency of the penultimate vowel is attributed to the metrically weak status of that context (as reduction, sincope and dalla vowel duration show). An analogous metrical representation is adopted for post-tonic harmony in the dialects of central Italy. Metaphony is interpreted as a vowel neutralization, still thanks to the use of privative features. Turkish consonant harmony is explained assuming the syllable as its domain; consonants which apparently trigger harmony in suffixes are assigned to a syllable with an empty nucleus, (motivated by epenthesis and vowel shortening), which determines the feature of the consonant.
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Evandri, Chiara. "Modelli variazionali convessi-nonconvessi per la ricostruzione di segnali bilivello corrotti da sfocamento e rumore: analisi e soluzione numerica." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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Abstract:
In questa tesi abbiamo presentato/analizzato metodi variazionali allo stato dell’arte per la ricostruzione – ovvero, rimozione di sfocamento e rumore - di una classe specifica di segnali/immagini caratterizzati dal fatto di essere costanti a tratti e bilivello. Tali metodi ottengono la ricostruzione tramite la minimizzazione di un funzionale formato da due parti: un termine di fedeltà ai dati, la cui forma dipende dal tipo di rumore considerato, e un termine di regolarizzazione che codifica l’informazione a priori disponibile sul segnale da ricostruire (ad esempio, la sua regolarità). Per segnali costanti a tratti, è ben noto che il regolarizzatore deve avere la proprietà di promuovere la sparsità delle derivate prime del segnale. In particolare, molte proposte allo stato dell’arte sfruttano la pseudo-norma l0 o la norma l1 del gradiente, ossia la Variazione Totale (TV). La prima scelta è ottimale in linea teorica poiché promuove al meglio la sparsità, ma il funzionale è fortemente non convesso e i metodi numerici di minimizzazione possono convergere a soluzioni locali. Nel caso di TV si ha invece un problema convesso che garantisce la convergenza a minimi globali ma la qualità della soluzione è sub-ottima. Motivati da vantaggi/svantaggi di l0 ed l1, in questa tesi si è deciso di investigare (teoricamente e sperimentalmente) l’uso di modelli variazionali di tipo Convesso-NonConvesso (CNC). Questi utilizzano particolari regolarizzatori non convessi e parametrici che consentono da un lato di sparsificare meglio di l1, dall’altro di mantenere la convessità del funzionale così da presentare un unico punto di minimo. Tra i metodi CNC investigati, quello denominato GME-TV basato sul concetto di inviluppo di Moreau generalizzato ha prodotto ricostruzioni di qualità sempre migliore di TV e a volte, diremmo sorprendentemente, anche di l0. Questo rappresenta un risultato di particolare rilevanza scientifica nel campo della ricostruzione di segnali/immagini.
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