Academic literature on the topic 'Trattamenti di fine vita'

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Journal articles on the topic "Trattamenti di fine vita"

1

Spinsanti, Sandro. "Decisioni di fine vita." SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), no. 38 (September 2010): 105–20. http://dx.doi.org/10.3280/las2010-038009.

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Abstract:
Il dibattito bioetico sulla regolamentazione delle decisioni di fine vita riceve per lo piů impulso da casi individuali che vengono portati all'attenzione dell'opinione pubblica. Il ruolo che hanno avuto per gli Stati Uniti le vicende biografiche di Nancy Cruzan e di Terry Schiavo č stato svolto in Italia da Piergiorgio Welby ed Eluana Englaro. Le vicende giudiziarie hanno trovato difficoltÀ a essere decise perché la legge si č rivelata inadeguata ad attribuire significati univoci a concetti come ‘accanimento terapeutico' e ‘trattamenti futili'. Il dibattito č stato ulteriormente complicato dall'uso di immagini e da emozioni. La ricerca di una legge condivisa ha trovato in Italia un ostacolo nella contrapposizione di atteggiamenti irriducibili. Il condizionamento piů negativo sembra essere l'intento di fare una legge ‘contro' una delle posizioni ideologiche in gioco.
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2

Palazzani, Laura. "Tra autonomia e responsabilità. La filosofia del diritto e la legislazione sul “diritto di morire”." Medicina e Morale 71, no. 4 (December 22, 2022): 469–80. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2022.1222.

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Abstract:
L’articolo analizza le problematiche del fine vita in bioetica dal punto di vista della filosofia del diritto, analizzando criticamente i percorsi della legislazione e della giurisprudenza italiani più recenti. In particolare, la Legge 219/2017 viene analizzata con riferimento al rifiuto e alla rinuncia alle cure salvavita, all’ostinazione terapeutica, alla sedazione profonda, alle direttive anticipate di cura e la pianificazione anticipata dei trattamenti. L’autore analizza i problemi bioetici e biogiuridici sul tema del “lasciar morire” e “uccidere”, con riferimento alla sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale che ammette il suicidio medicalmente assistito in deroga all’art. 580 cp, a determinate condizioni. La sentenza 50/2022 della Corte Costituzionale sull’inammissibilità del cosiddetto referendum sull’eutanasia consente di individuare altre riflessioni bioetiche sui temi con riferimento alla tutela minima della vita e alla vulnerabilità.
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3

Corsano, Barbara, Dario Sacchini, Nicola Panocchia, and Antonio G. Spagnolo. "Dialisi nel fine vita: quando è eticamente giustificato desistere?" Medicina e Morale 71, no. 3 (November 3, 2022): 333–43. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2022.1215.

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Abstract:
Introduzione: la malattia renale cronica è una causa significativa di decesso. I malati che progrediscono verso la malattia renale allo stadio terminale spesso iniziano la dialisi come trattamento salva-vita. Esistono diverse questioni etiche relative alle decisioni di iniziare/non iniziare o mantenere/non prolungare la dialisi, in particolare per i pazienti con deficit cognitivo e comorbilità, dove la decisione diventa più complessa. Obiettivo: attraverso il caso di un paziente di 56 anni, affetto da cancro laringeo e insufficienza renale cronica end-stage in trattamento sostitutivo emodialitico trisettimanale – oltre che da altre comorbidità – si intendono approfondire gli aspetti etici connessi alla valutazione della proporzionalità e dell’appropriatezza etico-clinica del trattamento dialitico in pazienti che hanno una prognosi infausta “quoad vitam” a breve termine e presentano deficit cognitivo. Discussione: il trattamento dialitico, quale trattamento sostitutivo della funzione renale, sebbene abbia sempre una finalità palliativa e sia tecnicamente praticabile, in determinate circostanze potrebbe configurarsi come ostinazione irragionevole ed essere un penoso prolungamento del processo del morire. Conclusioni: nel valutare l’appropriatezza clinica e la proporzionalità del trattamento dialitico è stata importante una valutazione interdisciplinare e il coinvolgimento dei familiari che ha portato all’elaborazione di un documento condiviso di orientamento etico assistenziale. All’interno di tale documento sono stati individuati gli obiettivi di cura e ciò che rappresentava il miglior bene per il paziente.
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4

Paoli, Barbara, and Michele Procacci. "Le terapie on-line: opportunità o ripiego?" QUADERNI DI PSICOTERAPIA COGNITIVA, no. 47 (February 2021): 27–46. http://dx.doi.org/10.3280/qpc47-2020oa11204.

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Abstract:
La crisi mondiale della pandemia per coronavirus (Covid-19) ha colpito la nostra vita. Nel 2020 la popolazione ha affrontato repentini cambiamenti cognitivi-emotivi e relazionali, questa condizione ha implementato l'utilizzo di comunicazioni on-line. In USA i Centers for Disease Control and Prevention hanno dichiarato che la pandemia ha aumentato i livelli di stress degli individui. Altri studi hanno confermato che i sintomi ansioso depressivi sono reazioni psicologiche comuni alla pandemia Covid-19.Il mondo della psicoterapia come sta reagendo all'impatto della pandemia? L'utilizzo della tecnologia è da tempo presente in ambito clinico anche se molti professionisti sono incerti e impreparati. Fino a poco tempo fa la terapia on-line è stata considerata sacrilega da molti. Per i terapeuti cognitivo-comportamentali (CBT) il passaggio alla terapia on-line è stato più semplice perché i professionisti si sono mostrati più flessibili nell'adattare le loro tecniche a Internet. Ma quanto i trattamenti on-line sono efficaci? Quali sono gli aspetti fondamentali?In questo articolo vogliamo descrivere le prove empiriche a supporto dell'efficacia della CBT on-line, includendo aspetti favorevoli e contrari, in contesti e popolazioni differenti, senza trascurare i limiti e le possibili criticità, al fine di riflettere sui due trattamenti e confrontarli. I risultati complessivi evidenziano poche differenze tra i due metodi. Sono molti gli studi sulla terapia cognitivo-comportamentale via Internet (iCBT), ma con risultati ancora poco esaustivi, in particolare per quanto riguarda gli esiti di condizioni psichiatriche e somatiche, pertanto, sono necessarie ulteriori ricerche per stabilire l'equivalenza dei due formati di trattamento.
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Marin, Francesca. "Il fine vita e l’attribuzione di responsabilità morale / The end of life and the ascription of responsibility." Medicina e Morale 66, no. 5 (December 20, 2017): 617–32. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2017.510.

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Abstract:
L’odierno dibattito bioetico sulle questioni del fine vita sembra ancora caratterizzato da alcuni nodi problematici in merito alla responsabilità morale. Per esempio, certi approcci di stampo utilitaristico conferiscono a un medico che pratica l’eutanasia la medesima responsabilità morale attribuibile a chi non avvia o sospende dei trattamenti di sostegno vitale. Chiamiamo questo come l’argomento della “sempre uguale responsabilità”. La prospettiva opposta alla precedente riguardo all’attribuzione di responsabilità ritiene invece che vi sia una differenza morale assoluta tra uccidere e lasciar morire. Si definisca tale tesi nei seguenti termini: “mai la medesima responsabilità”. Dopo aver sottolineato come l’argomento della “sempre uguale responsabilità” equipari erroneamente all’eutanasia il non avvio o la sospensione dei trattamenti, l’articolo evidenzia le implicazioni sull’attribuzione di responsabilità derivanti sia dal rifiuto sia dalla difesa incondizionata della distinzione uccidere/lasciar morire. Nello specifico, mentre la tesi della “sempre uguale responsabilità” conduce a un’iper-responsabilizzazione del medico, l’altro argomento (“mai la medesima responsabilità”) ottiene l’effetto opposto, cioè de-responsabilizza l’agente morale. Richiamando altre distinzioni morali, il paper suggerisce quindi un approccio intermedio che distingue da un lato la causa dalle condizioni, dall’altro i doveri negativi da quelli positivi. Infine, attraverso la distinzione tra lasciar morire colpevole e lasciar morire per il bene del paziente, si rileva come in alcuni casi il lasciar morire sia moralmente equiparabile all’uccidere. Di conseguenza, affrontare le questioni del fine vita per attribuire la responsabilità significa confrontarsi con la complessità dell’agire morale, ma, per evitare approcci riduttivi, è necessario mantenere tutte le distinzioni appena menzionate. ---------- Nowadays the bioethical debate on end-of-life issues seems to still be characterized by some problematic interpretations of moral responsibility. For example, within certain utilitarian approaches, the same moral responsibility is ascribed to a physician who practices euthanasia and to another who withholds or withdraws life-sustaining treatments. Let’s call this point of view “the always equal argument”. An opposite approach to the ascription of responsibility emerges from the thesis that there is an absolute moral distinction between killing and letting die. Let’s call this thesis “the never equal argument”. After showing that the always equal argument erroneously describes the act of withholding or withdrawing treatments such as euthanasia, the paper addresses the implications that both a rejection and an unconditional defense of the killing/letting distinction could have in the ascription of responsibility. To specify, it is argued that while the always equal argument calls for an over-responsibility of the physician, the never equal argument leads the agent to take less responsibility for his actions. By referring to other moral distinctions, the paper then suggests an intermediate position that addresses the relevance of the distinctions between cause and conditions and between negative and positive duties. Finally, by the distinction between morally culpable letting die and letting die for the patient’s good, it is argued that in some cases letting die is morally equivalent to killing. Ascribing responsibility at the end of life thus means struggling with the complexity of moral acting, but maintaining all these distinctions is necessary to avoid reductive approaches.
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6

Galeotti, A., P. Festa, M. Pavone, and G. C. De Vincentiis. "Effetti di simultanei espansione palatale e avanzamento mandibolare in un paziente pediatrico con apnee ostruttive notturne." Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no. 4 (August 2016): 328–32. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-548.

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Abstract:
Questo caso clinico illustra il trattamento di un bambino affetto da apnee ostruttive nel sonno (OSA) che presenta una malocclusione di classe II scheletrica da retrusione mandibolare con contrazione del mascellare superiore e morso aperto anteriore. Il paziente presenta apnee ostruttive del sonno di grado moderato con un alto impatto sulla qualità della vita del paziente e dei genitori. Il paziente è stato trattato utilizzando un dispositivo ortodontico innovativo (Sleep Apnea Twin Expander), al fine di realizzare l'espansione del palato e l'avanzamento mandibolare contemporaneamente. Dopo la terapia ortodontica, il questionario sulla qualità della vita ha evidenziato un miglioramento dei principali sintomi respiratori e lo studio cardiorespiratorio del sonno ha rivelato una riduzione degli eventi di apnee ostruttive. Al termine della terapia, la valutazione clinica e l'analisi cefalometrica hanno evidenziato una riduzione della discrepanza sagittale e verticale tra il mascellare superiore e la mandibola e un ampliamento dello spazio delle vie aeree superiori. In conclusione, questo case report suggerisce che il trattamento ortodontico può essere una valida terapia alternativa nei bambini con apnea ostruttiva del sonno associata ad anomalie cranio-facciali.
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Eijk, Willem J. "Il Rapporto 2001/2002 sulla prassi dell’eutanasia nei Paesi Bassi: considerazioni critiche." Medicina e Morale 52, no. 6 (December 31, 2003): 1137–50. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2003.656.

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Abstract:
Nel mese di giugno di 2003 è stato pubblicato il terzo Rapporto sulla prassi di eutanasia nei Paesi Bassi. Lo scopo dell’indagine era, fra l’altro, di verificare se i medici rispettino la regolamentazione sull’eutanasia. Dal 1998 tutti i casi di eutanasia e suicidio medicalmente assistito devono essere denunciati dal medico alle Commissioni Regionali di Controllo sull’Eutanasia. Questa procedura è stata poi mantenuta nella Legge sul “Controllo della Cessazione della Vita a Richiesta e dell’Assistenza al Suicidio” (2001) secondo cui l’eutanasia e il suicidio medicalmente assistito sono legali a condizione che il medico abbia rispettato una serie di adempimenti. Uno di essi richiede che il medico denunci casi di eutanasia e suicidio medicalmente assistito. Dal Rapporto, invece, risulta che - sebbene la percentuale di casi di eutanasia e suicidio medicalmente assistito denunciati sia aumentata dal 41% nel 1995 fino al 54% nel 2001, il numero totale tende a calare dal 2000. Il numero dei casi di cessazione intenzionale della vita senza richiesta del malato è rimasto praticamente invariato nel 2001/2002. Siccome i medici denunciano appena questi casi, il controllo sociale su essi è praticamente escluso. Molti casi di cessazione intenzionale della vita sono velati come casi di sedazione terminale. Rimane inoltre la domanda se il 13% di tutti i decessi (circa 18.200 in totale) in cui una terapia non è stata iniziata o continuata allo scopo esplicito di accelerare la morte, non sia equivalente alla cessazione intenzionale della vita dal punto di vista etico. La prassi dell’eutanasia nei Paesi Bassi non risulta quindi essere controllata, contrariamente a quanto voluto dal legislatore. Un dato significativo è che l’introduzione delle cure palliative (CP) in Olanda ha avuto luogo abbastanza tardi (nella seconda meta degli anni Novanta del XX secolo), l’introduzione dell’eutanasia invece presto (cioè negli anni Settanta). Medici che svolgono il ruolo di consultatori in casi di eutanasia nei Paesi Bassi, hanno costatato che la frequenza di richieste di eutanasia è diminuita considerevolmente dopo l’introduzione delle CP. La conclusione è che l’applicazione delle CP costituisca la garanzia migliore per un trattamento adeguato della condizione di fine vita e un efficace antidoto contro la richiesta eutanasica.
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8

Fasano, Annarita. "Una valutazione realista delle politiche attive del lavoro: alcune riflessioni a partire da una ricerca sul campo." RIV Rassegna Italiana di Valutazione, no. 47 (October 2011): 43–66. http://dx.doi.org/10.3280/riv2010-047010.

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Abstract:
Accanto alle politiche passive del lavoro, negli ultimi decenni hanno assunto una crescente importanza un'ampia gamma di misure e interventi riconducibili alle politiche attive. Tutto ciň, se da una parte apre interessanti prospettive in termini di processi di capacitazione degli utenti, dall'altra pone anche importanti interrogativi in merito all'efficacia degli interventi. Lo spostamento dell'asse delle politiche dalla dimensione macro dei grandi interventi pubblici a quella micro delle azioni orientate a singole popolazioni-obiettivo rappresenta, infatti, una sfida per i servizi per l'impiego e, in certa misura, ,anche per la valutazione delle politiche pubbliche. Quest'ultima, in particolare a partire da un utilizzo critico degli strumenti concettuali elaborati nell'ambito dell'approccio realista, puň consentire di verificare empiricamente la tenuta della retorica dell'attivazione. Al fine di offrire alcuni elementi di riflessione in questa direzione, il presente saggio presenta i risultati della valutazione di un programma di promozione dell'occupazione che, utilizzando strumenti di politica attiva, ha operato negli ultimi anni in un'area particolarmente critica dal punto di vista dell'inclusivitŕ del mercato del lavoro: il Mezzogiorno. I processi innescati dal programma, i meccanismi sottostanti la sua implementazione, la loro interazione col contesto d'uso e gli esiti inattesi dei trattamenti sono al centro della valutazione che mira a costituire un utile quadro analitico inerente i vantaggi e le criticitŕ associati all'approccio dell'attivazione.
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Liuzzi, Michele. "Per un progetto nazionale di psicologia di cure primarie." PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no. 2 (August 2020): 158–75. http://dx.doi.org/10.3280/pds2020-002008.

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Abstract:
L'articolo riporta un'esperienza di intervento di psicologia di cure primarie a Torino, nel quale vengono affrontati i temi più rilevanti, le caratteristiche, i punti di forza e le criticità di tali progetti. L'intento è quello di fornire informazioni e dati al fine di dare un ulteriore contributo al dibattito all'interno della comunità scientifica che porti alla creazione di servizi di psicologia di cure primarie a livello nazionale. Vengono presentati gli aspetti cruciali che caratterizzano il modello, accessibilità, gradualità, efficacia clinica e costo–efficacia. Accessibilità poiché tali servizi devono essere posizionati sul territorio, vicini ai luoghi di vita dei cittadini, flessibili e inclusivi. Gradualità poiché gli in-terventi debbono essere appropriati come intensità rispetto alle esigenze di salute. Efficacia cli-nica poiché è fondamentale dare il giusto trattamento al determinato disturbo del paziente. Co-sto-efficacia poiché gli interventi debbono essere appropriati al problema del paziente, tempe-stivi in modo da anticipare patologizzazione e cronicità, e inoltre devono svolgere una funzione di filtro per i servizi secondari e i dipartimenti di emergenza. Vengono altresì presentati alcuni risultati rispetto al medical cost offset di tali interventi, in particolare sugli effetti pre-post che l'intervento ha generato su prescrizioni farmacologiche, numero di invii ai servizi specialistici, e numero di visite dal medico di famiglia. Questi progetti nelle realtà internazionali più avanzate sono da tempo operanti, e le recenti vicende (Decreto Calabria) sono una testimonianza di quanto sia necessario realizzare tali ser-vizi. L'autore porta quindi alcune proposte in tal senso.
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10

Santone, Giovanni, Giovanni de Girolamo, Ian Falloon, Angelo Fioritti, Rocco Micciolo, Angelo Picardi, Enrico Zanalda, and Alessandro Svettini. "3. Il processo assistenziale nelle SR." Epidemiologia e psichiatria sociale. Monograph Supplement 13, S7 (September 2004): 22–44. http://dx.doi.org/10.1017/s1827433100000071.

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Abstract:
Se le SR devono rappresentare, almeno per una parte dei pazienti che esse ospitano, un setting destinato al trattamento intensivo a lungo termine, l'analisi del processo assistenziale (ossia di ciò che concretamente si fa nelle SR, delle regole che caratterizzano lo svolgersi della vita comunitaria, delle attività condotte dagli operatori) appare una dimensione di fondamentale importanza da comprendere. Nell'ambito del progetto PROGRES, tale dimensione è stata oggetto di una valutazione approfondita, che viene descritta in questa sezione della monografia.La Scheda Struttura conteneva molti item che esploravano varie caratteristiche e dimensioni del processo assistenziale. L'analisi dei dati ha preso in esame la descrizione dei parametri rilevanti per la comprensione di specifici aspetti del processo assistenziale in atto all'interno delle SR. Si sono anche esplorate eventuali associazioni fra caratteristiche delle SR e dei pazienti ospitati.È stata inoltre condotta una analisi dei cluster al fine di individuare, sulla base dei dati disponibili, dei raggruppamenti omogenei di SR che consentano di cominciare a delineare una tassonomia di queste strutture e delle loro funzioni. In generale, l'analisi dei cluster classifica i casi in categorie o gruppi relativamente omogenei, basandosi sulla loro somiglianza o dissimiglianza rispetto alle variabili selezionate. Al fine di effettuare l'analisi dei cluster cercando di utilizzare il massimo numero di informazioni disponibili, sono stati messi a punto 4 punteggi sintetici: ciascuno di essi ha il compito di riassumere la presenza o assenza di varie caratteristiche o dimensioni inerenti al processo assistenziale.
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Dissertations / Theses on the topic "Trattamenti di fine vita"

1

Salsano, Anna. "Autodeterminazione e trattamento medico: il rifiuto alle cure." Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2011. http://hdl.handle.net/10556/233.

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Abstract:
IX n.s.
Il presente studio, relativo all’autodeterminazione in campo medico ed al diritto di rifiutare i cd. trattamenti di fine vita, si apre con l’individuazione della copertura costituzionale dei concetti che regolano la materia. Si opera così un’analisi costituzionalmente orientata del principio di autodeterminazione e di quello di consensualità nella specifica sfera dei trattamenti sanitari. Da un approccio puramente scientifico, cioè estraneo da influenze non giuridiche, si evince che solo il consenso o il rifiuto sono gli elementi decisivi nella scelta delle cure. In questa prospettiva si percepisce nitidamente che il discrimen sia rappresentato dalla sussistenza o meno della capacità del soggetto interessato. Di conseguenza il primo capitolo è dedicato alla condizione del soggetto capace di autodeterminarsi ma impossibilitato ad agire. Ci si è occupati dei cd. diritti di terza generazione e del cd. diritto a lasciarsi morire sia da un punto di vista generale sia nei suoi riflessi pratici così come si sono manifestati, tra gli altri nel noto caso “Welby”. Sulla scorta di tale bipartizione tra capacità ed incapacità del malato lo spettro d’analisi si è rivolto, poi, allo studio di quest’ ultimo status. In particolare, restringendo la ricerca al consenso nel preciso ambito delle cure sanitarie, se ne individuano le caratteristiche ed i tipi lasciando intravedere le maggiori criticità del sistema giuridico nella misura in cui esso è diretto alla tutela degli individui. Anche in questo capitolo, senza perdere di vista i valori ed i principi generali ed il loro inquadramento sistematico, si opera un collegamento ad un’altra vicenda giuridica oltre che umana, nota a tutti come caso “Englaro”. Di ciò si sostanzia il secondo capitolo. Il terzo, in stretta connessione logica ed argomentativa, s’incentra sulle risposte che l’ordinamento ha inteso offrire per garantire la libera autodeterminazione qualora il soggetto interessato non sia capace nel momento in cui è chiamato ad esprimere la propria volontà. Si sottopone ad analisi pertanto il disegno di legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento. Di tale nuovo istituto se ne sottolineano, da un lato, i requisiti di validità ed efficacia e dall’altro, la particolare importanza della nomina del fiduciario e del rapporto di quest’ultimo con il medico da cui dovrebbe essere estrinsecata la “ voce” del paziente. Infine, dirigendo la lente di indagine oltre i confini nazionali, è stato possibile intravedere elementi tanto assonanti quanto dissonanti delle discipline straniere rispetto a quella in elaborazione in Italia. Pertanto, seguendo il classico schema di suddivisione, proprio del diritto comparato, tra aree di common law e di civil law, mentre le prime si caratterizzano per una certa compattezza ed omogeneità nelle soluzioni legislative approntate, turbate solo dalle diversità di impostazione tra living will e best interests, le seconde, ossia i paesi di civil law si presentano, invece, estremamente variegate negli assetti legislativi adottati. In via d’ultima analisi, seguendo il percorso appena descritto, si è voluto per un verso definire le più recenti risposte legislative al problema, partendo dai loro presupposti giuridici e per l’altro, collocarle in una prospettiva più ampia da cui trarne spunti di riflessione e possibilità di miglioramento. [a cura dell'autore]
2009 - 2010
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2

Napoli, Giuseppina. "Dal testamento biologico alle direttive anticipate di trattamento: la complessa tematica del fine vita in assenza di una legge." Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2013. http://hdl.handle.net/10556/995.

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Abstract:
2011 - 2012
La tematica del fine vita è notoriamente complessa ed estremamente delicata. Il tema, in quanto “eticamente sensibile”, si presta ad essere oggetto di confronto e scontro tra istanze morali, ideologiche e politiche e trova posizioni diametralmente opposte tra correnti di pensiero di tipo radicale, in cui prevale il riconoscimento di un indiscriminato diritto alla libertà di determinazione dell’individuo (fino ad auspicare il ricorso all’eutanasia) ed impostazioni totalmente diverse di profonda difesa della vita, la maggior parte delle quali sono di matrice cattolica. Ciò che un tempo sarebbe stato rimesso alla natura ed alle sue leggi, attualmente è oggetto di valutazioni multidisciplinari poiché, da un lato, lo studioso del diritto si approccia ad esse alla luce dei principi di dignità umana, uguaglianza ed autonomia, dall’altro lato, le medesime fattispecie sono analizzate con regole e parametri da parte della scienza e dalla bioetica, discipline con cui il giurista è chiamato costantemente a dialogare. Il primo dato inconfutabile da cui prendere le mosse è, certamente, quello della mancanza in Italia di una normativa che si occupi dell’autonomia privata della persona nella fase finale della sua esistenza e che, a tale assenza, si contrappone un ricco e stimolante dibattito relativo alla possibilità di stabilire se l’ordinamento ad oggi vigente consenta o meno alla persona umana di disporre di beni quali l’integrità psicofisica e, soprattutto, la propria vita. Il dibattito politico italiano, poi, soprattutto a seguito di casi giudiziari che hanno scosso notevolmente l’opinione pubblica, si è incentrato, negli ultimi anni, sull’opportunità di disciplinare, sul piano del diritto positivo, ciò che comunemente viene definito “testamento biologico”. A ben guardare, il nostro ordinamento giuridico già offre validi strumenti per analizzare un simile strumento dal punto di vista della sua liceità, la quale, a sua volta, presuppone un giudizio di valore già effettuato dal legislatore italiano in relazione ai beni ed ai principi da tutelare in via primaria. Attraverso i principi e le disposizioni costituzionali, attraverso il limite invalicabile dell’art. 5 del codice civile (per i motivi che più avanti si andranno a specificare), attraverso il quadro penalistico e, attraverso tutte le fonti non strettamente vincolanti ma in grado di incidere fortemente sull’agire umano, è possibile individuare un quadro di riferimento che rende la tematica del fine vita, non espressamente disciplinata, pur tuttavia, non totalmente sprovvista di tutela . In realtà il testamento biologico risulta uno strumento inidoneo a contenere le ultime volontà del soggetto in merito ai trattamenti sanitari cui essere sottoposto; esso appare infatti tecnicamente impreciso per una molteplicità di contrasti con il tradizionale istituto testamentario, sicché prevale nettamente l’utilizzo dell’espressione “direttive anticipate di trattamento sanitario”, intese quali dichiarazioni espressive di volontà pro futuro e per situazioni di possibile incapacità di scegliere se e come curarsi. Lo scopo di questo lavoro vuole essere, innanzi tutto, quello di ricostruire l’attuale quadro delle fonti in materia di testamento biologico e di analizzare quanto sia emerso dalla prassi delle Corti dei vari Paesi, puntando lo sguardo su alcune delle vicende che hanno interessato il diritto europeo, in generale, ed il diritto italiano. A ciò si aggiunge una verifica dell’attuale stato di evoluzione del principio di autodeterminazione in ambito medico-sanitario nell’ordinamento giuridico italiano, dei risvolti della sua applicazione in ambito civile e penale, degli strumenti di tutela in caso di violazione del consenso informato del paziente. Ne consegue la riflessione sull’inadeguatezza del d.d.l. Calabrò a rispondere all’attuale contenuto del principio di autodeterminazione ed il necessario ricorso al criterio della dignità umana in attesa di una legge adeguata. [a cura dell'autore]
XI n.s.
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Martignago, Gioia <1988&gt. ""La vita nella morte. Percorsi di vita nel fine vita."." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4213.

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Abstract:
Il presente lavoro di tesi è titolato "La vita nella morte. Percorsi di vita nel fine vita."Gli argomenti trattati sono: Hospice, cure palliative e il dolore in Occidente. Segue poi la concezione della morte nelle grandi religioni, le "buone pratiche" da adottare con i morenti e i loro familiari e,infine, un'analisi sul lavoro di cura nel fine vita da parte dei professionisti coinvolti.
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4

Tigrino, Andrea. "Diritto penale e scelte di fine vita." Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2021. http://hdl.handle.net/11572/316511.

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Abstract:
Compiuta un'ampia digressione di carattere interdisciplinare in tema di suicidio tale da abbracciare considerazioni di natura sociologica, letteraria, filosofica, storica e giuridica, si è proceduto ad una valutazione delle forme di repressione concepite in passato per rispondere a condotte agevolatrici di tale gesto, giungendosi da ultimo a ponderare il dibattito sorto in seno alle scuole penalistiche dell'epoca, le soluzioni adottate dai Codici Zanardelli e Rocco nonché i rilievi dottrinali da esse immediatamente stimolati. Tale premessa si è rivelata imprescindibile per un'approfondita analisi del procedimento a carico di Marco Cappato, attingendo da esso interessanti spunti di riflessione riguardanti, prima ancora che le disposizioni penali in materia di fine vita, i principi costituzionali e i valori tatti da simili scelte terminali. La riflessione sulla dignità, così come quella inerente i confini dell'autodeterminazione in materia sanitaria, ha condotto a soppesare la possibilità di disciplinare trattamenti di eutanasia attiva diretta, confrontandosi con i numerosi ostacoli opposti e chiamando in causa la nozione di “diritto a morire”. Il terzo capitolo, riservando alcune considerazioni preliminari al rapporto fra Diritto e morale e alle funzioni tradizionalmente assolte dalla sanzione penale, propone l'elaborazione di una scriminante procedurale tale da riconoscere il carattere di liceità di pratiche di “aiuto medico a morire”. L'analisi dei suoi requisiti operativi è affiancata ad alcune riflessioni in tema di omicidio pietatis causa, seguite dall'annosa questione relativa all'esercizio dell'obiezione di coscienza da parte del personale sanitario e da alcuni profili di responsabilità del medico coinvolto in procedure di nuova concezione. Infine, l'esigenza di un'indagine attenta al metodo comparatistico ha reso ineludibile il riferimento a due recenti stimoli legislativo e giurisprudenziale, rispettivamente rappresentati dalla proposta di Ley Orgánica presentata al Congreso spagnolo (approvata in via definitiva il 18 marzo 2021) e dalla sentenza con cui il Bundesverfassungsgericht ha dichiarato l'illegittimità costituzionale del § 217 StGB in materia di agevolazione al suicidio prestata in forma commerciale.
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5

MAINA, VERONICA. "Scelte di fine vita e diritto penale. Prospettive di riforma." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2022. http://hdl.handle.net/10281/378976.

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Abstract:
L'elaborato mira ad esplorare eventuali spazi di riforma nella disciplina penalistica delle scelte di fine vita, alla luce delle recenti evoluzioni legislative e giurisprudenziali, italiane e non solo. La ricerca si è focalizzata, in primis, sull’evoluzione della disciplina italiana in tema di omicidio del consenziente ed aiuto al suicidio. Attraverso un’indagine storica, che ha preso le mosse dalla dottrina e dalla legislazione del XVIII secolo e si è snodata soprattutto attraverso i lavori preparatori dei codici Zanardelli e Rocco, si sono evidenziate le ragioni di fondo della politica criminale sul punto ed i punti critici su cui si è soffermata la dottrina. L’analisi delle fattispecie penali vigenti è stata accompagnata dall’esame della giurisprudenza dell’ultimo ventennio, che ha fortemente contribuito ad “attualizzare” la tutela offerta ai c.d. “soggetti deboli” e a risolvere i conflitti tra beni giuridici in gioco, prendendo atto dell’evoluzione delle conoscenze scientifiche e dell’emersione di scenari inimmaginabili per il legislatore del 1930. Ciò nonostante, la ricerca ha evidenziato che, anche dopo la rivoluzionaria sentenza n. 242 del 2019 della Corte costituzionale sull’art. 580 c.p., permangono forti profili di criticità dovuti all’applicazione di norme risalenti, ritenute inadeguate rispetto al contesto sociale odierno, e a formulazioni testuali foriere di dubbi interpretativi. All’esito di queste valutazioni, sono stati identificati alcuni aspetti cruciali per una possibile riforma legislativa e si è ritenuto opportuno esplorare anche le scelte effettuate da altri ordinamenti europei, al fine di identificare buone pratiche da cui trarre spunto. Alla luce delle conoscenze acquisite grazie all’analisi comparata, l’elaborato avanza, infine, alcune proposte di riforma, anche facendo riferimento alle proposte di legge già depositate in Parlamento, e dà atto della pendenza di una proposta di referendum parzialmente abrogativo dell’art. 579 c.p. (sulla cui ammissibilità la Corte costituzionale si pronuncerà il 15 febbraio, ossia dopo la consegna dell’elaborato finale).
The paper aims to explore possible spaces to reform the criminal discipline of end-of-life choices, expecially after the recent legislative and jurisprudential developments, both in Italy and beyond. The research focused, first of all, on the evolution of the Italian discipline in terms of murder with the consent of the victim and contribution to others’ suicide. Through a historical investigation, which begin with an investigation about the legal doctrine and the legislation of the 18th century and developed above all through the preparatory work of the Zanardelli and Rocco codes, the underlying reasons for the criminal policy on this point and the critical points on which the doctrine has focused are highlighted. The analysis of the criminal offenses in force is accompanied by an examination of the jurisprudence of the last twenty years, which has greatly contributed to "updating" the protection offered to the so-called "weak subjects" and to resolve the conflicts between legal assets at stake, taking note of the evolution of scientific knowledge and the emergence of unimaginable scenarios for the legislator of 1930. Nevertheless, research has shown that, even after the revolutionary ruling n. 242/2019 of the Constitutional court about art. 580 of the criminal code, there are still strong critical issues due to the application of outdated rules, deemed inadequate if compared with today's social context, and to textual formulations which may contribute to the emergence of interpretative difficulties. As a result of these assessments, some crucial aspects were identified for a possible legislative reform and it was considered appropriate to also explore the choices made by other European systems, in order to identify good practices from which to draw inspiration. In light of the knowledge acquired thanks to the comparative analysis, the paper finally puts forward some reform proposals, also referring to the bills already filed in Parliament, and acknowledges the pending referendum proposal for the partial abrogation of the art. 579 c.p. (on the admissibility of which the Constitutional Court will rule on February 15, ie after the delivery of the final paper).
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Terzoni, S. "L'INCONTINENZA URINARIA POST-PROSTATECTOMIA RADICALE RETROPUBICA: QUALITÀ DI VITA DEI PAZIENTI ED EFFICACIA DI DUE TRATTAMENTI CONSERVATIVI GESTITI DALL'INFERMIERE." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2011. http://hdl.handle.net/2434/151772.

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Abstract:
Introduction Urinary incontinence is a common problem after radical retropubic prostatectomy (RRP). Management strategies include conservative management, a series of treatment that do not imply neither surgery nor drugs. Conservative management includes pelvic floor muscle exercises (PFMEs), based on voluntary muscular contractions similar to those proposed by Kegel. Another rehabilitation technique is called “extracorporeal magnetic innervations” (ExMI), a special armchair that induces muscular contractions by using a magnetic field (passive rehabilitation). Both treatments can be performed by nurses, but their efficacy is unclear in literature. Goals The study was aimed at evalutating the role of PFMEs vs. no treatment in decreasing prostatic symptoms; clarifying the effects of PFMEs in time; comparing PFMEs vs. ExMI in decreasing urine leakage; investigating quality of life in patients with post-RRP urinary incontinence; identifying which prostatic symptoms investigated by the IPSS are linked between each other, since many patients are unable to completely describe their clinical situation and give a full report of the symptoms. Methods Quasi – experimental, non-randomized study. Convenience sample: 153 patients, prostate-limited cancer (2003-2010), indwelling catheter for max 8 days, regular flow after removal. 22 people refused rehabilitation after their RRP, but accepted to enter the study (control group). 88 underwent home and outpatient treatments with PFMEs, 23 were enrolled in the ExMI group. Assessment at 1, 3, 6, 12 months: International Prostate Symptom Score (IPSS) in each group, 24-h pad test in treated patients. End of treatment: loss<10 grams/day during muscular effort. Comparison between the groups was performed statistically. The IPSS questionnaires were analyzed in order to identify clusters of questions. EORTC PR-25 questionnaire was administered to treated patients, in order to investigate quality of life. 6 Results The IPSS score had a very good internal consistency in PFMEs patients (Cronbach‟s =0.9685); together with literature findings, this data supported the choice of such questionnaire in these patients. No significant difference between the IPSS prostatic symptom scores was detected at 1 month (Wilcoxon test: 2(8)=6.33, p=0.6104). Between 1 and 3 months, IPSS decreased more quickly in the PFMEs patients, in comparison with the control group, notwithstanding BMI and age (ANCOVA after PROBIT transformation: p=0.0008, R2=0.8163, 2 in the sample=0.1465). No significant difference was found at 6 months (Wilcoxon test,2(3)=1.51, p=0.68). After 6 weeks of treatment (the equivalent of a full ExMI cycle), 32.73% patients in the PFMEs group had reached the 10 g/day cutoff, vs. 63.88% in the ExMI group (log-rank test: 2(1)=16.287, p<0.0001). PFMEs could achieve comparable results between 10 and 11 weeks (Kaplan-Meier analysis). The clusters identified through the analysis of the IPSS questionnaires were not clinically useful, being predictable through basic clinical considerations. The EORTC PR-25 questionnaire, according to the existing literature, pointed out that incontinence was perceived as a limitation to daily activities, as well as a source of virility loss. Conclusion / discussion PFMEs are effective in reducing prostatic symptoms, if compared with no treatmen, between 1 and 3 months after surgery. At 6 months, a physiological recovery seems to exist even in both the PFMEs and control group. ExMI is clearly quicker than PFMEs in leading patients to reach the 10 g/day cutoff; a long-term follow-up could be useful to evaluate the persistence of its benefits over time. Further studies could investigate the impact of ExMI on various types on incontinence with larger samples. The IPSS score includes questions that are strictly linked between each other, but using it as a whole seems the best choice for nursing anamnesis. According to literature, 7 quality of life is heavily influenced by incontinence in its sexual aspects. Nurses‟ collaboration with sexologists could lead to a further quality of life improvement. Practical relevance Conservative management, performed by nurses through PFMEs and ExMI, can be effectively used in rehabilitation. Nurses are autonomous in performing such treatments; their work improves quality of life in post-RRP patients with urinary incontinence.
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Girani, Rebecca <1994&gt. "Diritto penale e questioni di fine vita: il suicidio assistito e l'eutanasia." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022. http://amsdottorato.unibo.it/10256/1/Girani_Rebecca_tesi.pdf.

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Abstract:
Il presente elaborato si propone di esaminare il tema del fine vita, con specifico riferimento al suicidio assistito e all’eutanasia. Dopo aver evidenziato la netta distinzione tra rifiuto/rinuncia del trattamento sanitario anche salva vita, aiuto al suicidio ed eutanasia, ci si sofferma, in primo luogo, sull’analisi della legge n. 219/2017, rubricata “Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento”, che riconosce la massima ampiezza all’autodeterminazione terapeutica nell’ambito della relazione medico-paziente. In secondo luogo, si esamina il tema del suicidio assistito, soffermandosi sulle pronunce della giurisprudenza costituzionale e di merito. Successivamente, in una prospettiva comparata, viene fornita un’ampia analisi delle discipline della morte medicalmente assistita attualmente vigente in diversi ordinamenti. Infine, si esamina il tema dell’eutanasia, in particolare concentrandosi sulla donazione di organi post eutanasia, sul rischio della slippery slope e sulla necessità di tutelare i soggetti vulnerabili.
This thesis aims to examine the topic of the end of life, with specific reference to assisted suicide and euthanasia. After highlighting the clear distinction between refusal of medical treatments, suicide aid and euthanasia, we focus, first of all, on the analysis of Act no. 219/2017, which recognizes the maximum extent to therapeutic self-determination in the context of physician-patient relationship. Secondly, the subject of assisted suicide is examined, focusing on the jurisprudence. Subsequently, assuming a comparative perspective, a broad analysis of the disciplines of medically assisted death of various States is examined. Finally, the issue of euthanasia is analyzed, focusing in particular on post-euthanasia organ donation, on the risk of the slippery slope and on the need to protect vulnerable individuals.
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Zapparrata, Sergio. "Tecnologie di separazione e recupero del compound di PVC da cavi elettrici a fine vita." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/15904/.

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Abstract:
Nel presente studio sono stati considerati parametri costruttivi e di processabilità dei cavi a fine vita e parametri identificativi delle loro plastiche. Del primo insieme, i dati sulla tipologia del conduttore, sul numero di anime del cavo e sul loro diametro, hanno dimostrato la possibilità di recuperare gli spezzoni di cavo attraverso granulazione. La tipologia di isolante e le sigle di designazione, ove possibile, hanno permesso di definire la composizione media polimerica dei campioni di cavi a fine vita. Il dato utilizzato di composizione media polimerica, è riferito alla presenza di tali materiali in almeno una delle componenti strutturali di cavo a fine vita, di cui siano disponibili dati forniti direttamente dal produttore o tramite decifrazione delle sigle di identificazione. Il compound di PVC, è la tipologia prevalente nei tre campioni rappresentativi della popolazione di cavi elettrici a fine vita (77.8%; 45% e 80%). Per motivi anche ambientali, se ne è studiato il recupero definito dalle attività R3-R13. Tecnologie elettrostatiche basate sull’effetto corona e triboelettrico, dimostrano la possibilità di separare i granuli di compound di PVC, rispettivamente da granuli di conduttori (rame e alluminio) e di plastiche (PE e gomma) costituenti gli isolamenti e le guaine dei cavi elettrici a fine vita. Con l’applicazione di tali tecniche, si è ottenuto il 50.3% del compound di PVC al 95%. Il suo riciclo meccanico, può completarsi con la Melt Filtration combinata alla sua miscelazione col polimero vergine. Con la metodologia basata sul Livello di Maturità Tecnologica (TRL- Technology Readiness Level), si è dimostrato che il riciclo meccanico, combinato alla filtrazione del polimero fuso, costituisca un’alternativa fortemente competitiva al riciclo operato attraverso processo Vinyloop®. Allo stato attuale, costituisce un’alternativa tecnologicamente più qualificata e matura rispetto al riciclo chimico operato attraverso incenerimento convenzionale.
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Tarchini, Luisa <1983&gt. "Bioetica femminista ed etica della cura: un approccio alle questioni di fine vita." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/5035/1/tarchini_luisa_tesi.pdf.

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Abstract:
Scopo di tale lavoro è indagare la valenza dell'etica femminista e dell'etica della cura all'interno del campo della bioetica, in particolar modo rispetto ai dilemmi morali attinenti alle questioni di fine vita. Nell'intento di far emergere l'importanza dell'approccio femminista alla bioetica, ci occuperemo inizialmente dell'analisi dell'etica femminista, individuando i tratti caratteristici e le peculiarità proprie di tale pensiero. Secondariamente illustreremo la nascita dell'etica della cura e tratteremo delle differenti correnti che la costituiscono, al fine di mettere in evidenza le caratteristiche principali ascrivibili al pensiero della cura di tipo femminista. Dopo aver preso in considerazione l'etica femminista e l'etica della cura, esamineremo in che termini il concetto di autonomia possa essere interpretato dalla riflessione femminista nel suo complesso, cominciando a riflettere intorno al ruolo che l'etica della cura e l'etica femminista possono avere all'interno del campo della bioetica. In tal senso, prenderemo in esame le caratteristiche e gli obiettivi della bioetica femminista, soffermandoci ad indagare l'apporto che l'approccio femminista può fornire alla discussione intorno alle questioni di fine vita. Al riguardo, esamineremo in che modo l'etica femminista e l'etica della cura possano espandere il discorso bioetico intorno al fine vita, vagliando i timori e le preoccupazioni espresse dalla riflessione femminista e considerando i nuovi scenari e le nuove prospettive tracciate dall'etica della cura.
The focus of this work is about feminist ethics, the ethics of care and the importance of feminist bieothics respect on end-of-life issues. Our aim is to analyse feminist ethics and the ethics of care in order to broader the discussion about feminist bioethics. To deepen the reflection about the value of feminist ethics and the ethics of care inside bioethics, we will examine the feminist perspective about end-of life issue, in particular we will discuss about autonomy and physician assisted suicide.
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Tarchini, Luisa <1983&gt. "Bioetica femminista ed etica della cura: un approccio alle questioni di fine vita." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/5035/.

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Abstract:
Scopo di tale lavoro è indagare la valenza dell'etica femminista e dell'etica della cura all'interno del campo della bioetica, in particolar modo rispetto ai dilemmi morali attinenti alle questioni di fine vita. Nell'intento di far emergere l'importanza dell'approccio femminista alla bioetica, ci occuperemo inizialmente dell'analisi dell'etica femminista, individuando i tratti caratteristici e le peculiarità proprie di tale pensiero. Secondariamente illustreremo la nascita dell'etica della cura e tratteremo delle differenti correnti che la costituiscono, al fine di mettere in evidenza le caratteristiche principali ascrivibili al pensiero della cura di tipo femminista. Dopo aver preso in considerazione l'etica femminista e l'etica della cura, esamineremo in che termini il concetto di autonomia possa essere interpretato dalla riflessione femminista nel suo complesso, cominciando a riflettere intorno al ruolo che l'etica della cura e l'etica femminista possono avere all'interno del campo della bioetica. In tal senso, prenderemo in esame le caratteristiche e gli obiettivi della bioetica femminista, soffermandoci ad indagare l'apporto che l'approccio femminista può fornire alla discussione intorno alle questioni di fine vita. Al riguardo, esamineremo in che modo l'etica femminista e l'etica della cura possano espandere il discorso bioetico intorno al fine vita, vagliando i timori e le preoccupazioni espresse dalla riflessione femminista e considerando i nuovi scenari e le nuove prospettive tracciate dall'etica della cura.
The focus of this work is about feminist ethics, the ethics of care and the importance of feminist bieothics respect on end-of-life issues. Our aim is to analyse feminist ethics and the ethics of care in order to broader the discussion about feminist bioethics. To deepen the reflection about the value of feminist ethics and the ethics of care inside bioethics, we will examine the feminist perspective about end-of life issue, in particular we will discuss about autonomy and physician assisted suicide.
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Books on the topic "Trattamenti di fine vita"

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Cattorini, Paolo. Bioetica di fine vita: Sotto scacco. Napoli: Liviana medicina, 1993.

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Verduci, Maria Luana. Scelte di fine vita e diritto penale. Roma: Aracne, 2014.

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3

Santolini, Luisa. La comunità familiare e le scelte di fine vita. Siena: Cantagalli, 2010.

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4

Moscati, Italo. Pasolini passione: Vita senza fine di un artista trasparente. Roma: Ediesse, 2005.

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5

Soglie: Percorsi di lettura tra inizio e fine vita. Pisa: Edizioni ETS, 2021.

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6

Ventrella, Rosa. Terra e vita: Vita, morte, tradizione nelle campagne padane di fine Ottocento : saggio. Civitavecchia (Roma): Prospettiva, 2010.

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7

Conversando di bioetica: Questioni sull'inizio e la fine della vita. Milano: Guerini studi, 2010.

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8

Fochetti, Francesco, ed. Voci di Memorie e di abbracci. Testimonianze di vita alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Firenze: LoGisma editore, 2015.

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9

Renata, Allio, and Camera del lavoro di Torino., eds. Il Tempo del riposo: Squarci di vita sociale del proletariato torinese di fine secolo. Milano: Feltrinelli, 1991.

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10

Sartori, Fausto. L' arte dell'acqua di vita: Nascita e fine di una corporazione di mestiere veneziana : 1618-1806. Venezia: Fondazione scientifica Querini Stampalia, 1996.

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Book chapters on the topic "Trattamenti di fine vita"

1

Attisani, Antonio. "I. Fine di una vita d’attore." In Solomon Michoels e Veniamin Zuskin, 3–17. Accademia University Press, 2013. http://dx.doi.org/10.4000/books.aaccademia.5846.

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2

Premoli De Marchi, Paola. "14. La bioetica di fine vita e l’assistenza al morente." In Introduzione all’etica medica, 209–27. Accademia University Press, 2012. http://dx.doi.org/10.4000/books.aaccademia.402.

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3

Rossi, Stefano. "L´AMMINISTRAZIONE DI SOSTEGNO E LA TUTELA COSTITUZIONALE DELLA PERSONA FRAGILE ALLA FINE DELLA VITA." In La voluntad de la persona protegida, 333–62. Dykinson, 2018. http://dx.doi.org/10.2307/j.ctvk8w06s.20.

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4

Cavalier, Madeleine. "La necropoli di Lipari e l’evoluzione degli artigianati locali, riflessi di una vita artistica nella Lipàra greca (fine VI-III sec. a.C.)." In Artisanats antiques d’Italie et de Gaule, 69–85. Publications du Centre Jean Bérard, 2009. http://dx.doi.org/10.4000/books.pcjb.4224.

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Conference papers on the topic "Trattamenti di fine vita"

1

Maccarrone, Maria. "Paesaggi costieri modificati da mezzi nautici a fine vita." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7997.

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Abstract:
Guardare dei luoghi prodotti da eterogenee mescolanze di elementi di varia natura può attivare dei processi trasformativi dei paesaggi in cui è possibile plasmare e riusare ciò che si trova. La ricerca sui Beni galleggianti a fine del ciclo di vita nei paesaggi costieri indaga il fenomeno dell’abbandono dei mezzi nautici alla fine del ciclo di vita come forma apparente che muta in altra forma e il paesaggio contaminato come deposito dell’energia di una natura persistente. Paesaggi fluviali, marittimi o lacustri accolgono l’azione umana per ciò che in essi lascia, vale a dire resti di natanti arenati sulle coste o accatastati in luoghi di fortuna; stampi di costruzione dismessi; relitti faticosamente censibili di imbarcazioni affondate per avaria o deliberatamente inabissate in quanto ritenute desuete. L’insieme delle imbarcazioni alla fine del ciclo di vita assume la forma di un patrimonio nautico dell'abbandono che occupa porzioni di litorali, depaupera gli ecosistemi di terra e d'acqua e altera la percezione del paesaggio preesistente. Il riconoscimento del fragile stato di quei particolari ambiti terrestri ed acquatici, vitali e limitati, è fondamentale per la loro sopravvivenza, e non solo. Preludio per nuovi stadi evolutivi, i paesaggi costieri contaminati si possono trasformare in metafore poetiche di un dialogo rinnovato fra uomo e natura, luoghi d’innovazione e di possibilità in grado di autogenerarsi e garantire nel tempo una fruibilità condivisa. Looking at places produced by heterogeneous mixtures is possible activate the transformative processes of the landscapes where to reuse what you find. The research on "floating at the end of the life cycle in coastal landscapes" explores the phenomenon of abandoned boat at the end of life as a form apparent, and the polluted landscape as the storage of persistent nature. Landscapes of river, sea or lake the accommodate human actions: the remains of boats stranded on the coasts or stacked; molds abandoned; wrecks of sunken ships to deliberately damage or sunken as they are considered obsolete. The set of vessels at the end of the life cycle takes the form of a abandoned nautical heritage which occupies portions of the coasts, depletes ecosystems of land and water and alters the perception of the landscape preexisting. The recognition of the fragile state of those particular areas of land and water, vitals and limited, it is essential for their survival, and more. Prelude to new developmental stages, the coastal landscape hybridized can transformed into poetic metaphors of a renewed dialogue between man and nature, place of innovation and opportunity that can self-generate and ensure the usability.
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Cedroni, Anna Rita. "Roadmap per una citta sostenibile: Vienna." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7915.

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Abstract:
Al di là di più di duemila anni di tradizione storica, l’Austria, ha mostrato con coraggio, fin dall’entrata nella Comunità Europea, il suo sviluppo economico così come la sua modernità e la sua apertura verso l’esterno. La dinamicità culturale e tecnologica della sua capitale, l’ha resa uno degli esempi più apprezzati da tutta l’Europa fin dall’inizio di questo secolo. In poco più 15 anni, Vienna è diventata di fatto la città europea con la migliore qualità della vita. Il merito di tale successo è dato sicuramente da due componenti fondamentali: la stabilità politica del Paese e il metodo di gestione dei processi di pianificazione territoriale e urbana. L’attuale sviluppo del territorio mostra come alla base di tale qualità i fattori prevalenti siano l’architettura, ma anche le politiche urbanistiche territoriali. Sta di fatto, spiega un recente rapporto del comune di Vienna sul tema risparmio energetico e sostenibilità, che per garantire e mantenere una tale qualità della vita, occorre tener conto di tre costanti essenziali nelle dinamiche dei processi di sviluppo urbano: il rinnovamento, la ristrutturazione e l’espansione. Tali elementi consentono poi il confronto con modelli europei culturalmente più avanzati. La tutela dell’ambiente e del patrimonio ambientale si inseriscono in questo processo come una delle sfide più importanti che scaturiscono da tale confronto. Questo paper si prefigge di trattare l’esperienza viennese, ripercorrendo il lungo, ma rapido processo di cambiamento cominciato all’inizio degli anni Ottanta. Strumento generale di pianificazione urbanistica, il Piano di Sviluppo della Città (Stadtentwicklungsplan), ha costituito e costituisce tuttora lo strumento decennale di previsione e di programmazione energetica a livello urbano e territoriale, stabilendo le direttrici strategiche di espansione, di ristrutturazione e di rinnovamento della Città e del suo hinterland. Ma l’esclusività di tale strumento, è da vedere nell’anticipazione di temi come il consumo energetico, la sostenibilità e nell’individuazione della tutela ambientale, come questione prioritaria da includere nei programmi d’intervento da attuare a breve termine. Infatti, con la formulazione del primo Programma KliP (Klimaschutzprogramm) (1999–2009) e, successivamente, del secondo Programma KliP (2010-2020), vengono elaborati dei “pacchetti” di provvedimenti con obiettivi ben definiti, come per esempio la riduzione del 21%, a persona, dei gas di emissione e di gas propellenti rispetto ai valori rilevati nel 1990. Gli strumenti con i quali raggiungere tali obiettivi sono: la riduzione del fabbisogno energetico, l’introduzione di fonti di energia ecosostenibile, l’uso di materiali biologici nell’edilizia pubblica e privata a grande e piccola scala, ma soprattutto, gli interventi sulla mobilità, sulla gestione dei rifiuti e sulla protezione del paesaggio. Accanto ai Piani di Sviluppo, Il Programma SEP (Städtische Energieeffizienz-Programm), definisce le linee generali da seguire nella gestione della politica dei consumi energetici a lungo termine, ovvero fino alla fine del 2015. I risultati portano già nel 2011 ad un aumento della quota di energia rinnovabile del 10% del volume totale del consumo di energia. Tra gli incentivi ci sono quelli rivolti alla realizzazione di centrali elettriche, inceneritori per il riciclo di materie dalle quali ricavare energia, mentre un ruolo sempre più importante è dato dall’uso della geotermia, e dell’energia solare. La continuità programmatica culmina nella formulazione di un progetto unitario, SMART CITY WIEN, che riunisce ben dieci gruppi differenti di interessi, istituzioni pubbliche, enti privati, centri universitari di ricerca, ecc., attorno ad una visione a lunga scadenza: Smart Energy vision 2050. Al centro della tavola rotonda le tematiche: lo sviluppo della popolazione, l’ambiente, i metodi di gestione, l’economia, l’energia e la mobilità. Accanto a queste, sostenibilità, partecipazione, diversità, efficienza di risorse, sviluppo regionale integrato come pure sviluppo economico equilibrato sono gli elementi fondamentali per la preparazione delle decisioni future.
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Mininni, Mariavaleria, Luigi Guastamacchia, and Teresa Pagnelli. "Rinaturalizzare/reinventare/riparare: azioni paesaggistiche per il riuso del paesaggio estrattivo: il caso studio della nuova provincia BAT." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.8021.

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Abstract:
L’attività estrattiva ha costituito per la Puglia un importante motore di sviluppo economico e produttivo, uso del territorio legato alla sua tradizione storico-costruttiva. In particolare il bacino estrattivo della nuova provincia Barletta – Andria – Trani (BAT), a nord di Bari, in crisi ed in parte dismesso, è stato per la Regione uno dei riferimenti per l’ economia, non sempre sensibile verso le indotte trasformazioni sul paesaggio e territorio. Il presente contributo si propone di indagare quale possa essere il punto d’incontro tra il processo di pianificazione e quello produttivo, al fine di individuare strategie con cui operare il ripristino e la restituzione di usi, significati e valori a siti estrattivi ormai dismessi; attivando proattivamente e propositivamente processi virtuosi capaci di innescare da un lato una migliore gestione del paesaggio e dall’altro la necessaria innovazione nel sistema di gestione del comparto estrattivo risorse per il territorio. Partendo dall’atto di avvio del PTCP (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale), attento al recupero di cave esaurite ed abbandonate, si è cercato di definire un percorso metodologico e progettuale, nel quale il presupposto di riacquisire le cave esaurite in un processo di sviluppo sostenibile del territorio trova, attraverso azioni di paesaggio ripensate come le “3R”: Rinaturalizzare, Reinventare, Riparare, proposte strategiche di trasformazione territoriale in grado di delineare scenari futuri per il territorio e per i nuovi contesti di vita. Operativamente attraverso lo strumento delle linee guida sono state messe a sistema le tre azioni di paesaggio in risposta alle criticità che derivano dai processi e conflitti in atto individuati dai progetti territoriali di paesaggio regionale, con l’obiettivo di pensare al riuso delle cave esaurite per consolidare e valorizzare i caratteri di ciascun contesto di vita, e creare nuovi valori e risignificazione dei luoghi. The mining activity has been an important driver of economic and productive development for the Apulia region, representing a land use inextricably linked to its historical and constituting tradition. In particular, the mining basin of the comprehensive province Barletta - Andria - Trani (BAT), north of Bari, is now undergoing a crisis and has been partly dismissed. However, it has always been an important driving force for the local economy of the region. The consequent problems associated with landscape modification and alteration, land use,waste and sludge proper disposal have never been sufficiently taken into account This paper aims to investigate a possible meeting point between the planning and the production processes, in order to identify recovery and recycling strategies, as well as identifying how to return the dismissed extraction sites their former uses, meanings and values by proactively activating virtuous processes capable of triggering a better landscape management on the one hand and, on the other hand, the necessary innovation of the mining management system, allowing it to be a territorial resource again. Starting from the act of initiating the PTCP (Provincial Territorial Coordination Plan), attentive to the recovery of exhausted quarries and abandoned, we have tried to define a methodological and design, in which the assumption of regaining the exhausted quarries in the process of development sustainable land is, through actions of landscape rethought as the "3R" renaturalise, Reinvent, Repairing, policy proposals of territorial transformation can outline future scenarios for the region and for new life contexts. Operationally, through the instrument of the guidelines have been put in the system landscape of three actions in response to the issues that arise from the processes and ongoing conflicts as identified by the local projects of regional landscape, with the aim of thinking about the reuse of exhausted quarries for consolidate and enhance the characteristics of each context of life, and create new values and re-signification of places.
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