Dissertations / Theses on the topic 'Tratta di essere umani'

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1

Tonello, Arianna <1992&gt. "La tratta di esseri umani." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10147.

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Abstract:
Il presente lavoro è teso ad analizzare il fenomeno della tratta di esseri umani, diventato una grave piaga dei nostri tempi con sfruttatori senza scrupoli che abusano della vulnerabilità di soggetti deboli. La tratta, che inizialmente aveva come target solamente donne e bambini, sta assumendo dimensioni preoccupanti poiché colpisce ora vittime di qualsiasi età, sesso, etnia, da indirizzare allo sfruttamento sessuale e lavorativo, a matrimoni forzati, traffico di organi. La definizione di trafficking è nata solo in tempi recenti e, in particolare, nel 2000 con il Protocollo per prevenire, reprimere e punire la tratta di persone, in particolare di donne e bambini (c.d. Protocollo di Palermo), alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale. Gli strumenti che si occupano del contrasto alla tratta e della protezione delle vittime sono da allora aumentati a testimonianza della volontà della Comunità internazionale di intervenire in modo decisivo ed efficace contro questo orribile fenomeno. Nel lavoro sono quindi descritti i principali strumenti internazionali, regionali e nazionali sul contrasto alla tratta di esseri umani e la relativa protezione delle vittime, prendendo in esame la definizione del fenomeno, le similitudini e differenze con altre fattispecie penali con cui questo viene talvolta confuso. Sarà prestata particolare attenzione alla situazione in Italia ponendo l’accento sui recenti progetti avviati e realizzati.
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2

Colo', Francesco <1990&gt. "La lotta internazionale alla tratta di esseri umani." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/15003.

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Abstract:
Il lavoro che qui si presenta si svolge seguendo un duplice obiettivo. La prima parte della tesi, infatti, è volta a dimostrare l’esistenza di una definizione consuetudinaria di tratta di esseri umani, analizzando la figura criminis nella sua evoluzione storica e delineando il confine tra il crimine di human trafficking e il reato internazionale di schiavitù. Negli anni, a partire dalle prime convenzioni concernenti la tratta delle bianche, fino ad arrivare al recente Protocollo di Palermo, si è cristallizzata una definizione consuetudinaria di tratta di esseri umani, incentrata sul trasporto spaziale della vittima e ben distinta dal crimine di schiavitù così come delineato dallo Statuto della Corte Penale Internazionale. La seconda parte della tesi, invece, dimostra, attraverso lo studio della giurisprudenza delle principali giurisdizioni penali internazionali, che, nonostante la tratta di esseri umani non sia espressamente tra i crimini di competenza della Corte Penale Internazionale, tale istituzione potrà giudicare di condotte criminali integranti lo human trafficking.
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3

KOLA, REZARTA. "Il divieto di tratta degli esseri umani nel diritto internazionale." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2014. http://hdl.handle.net/2108/201845.

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4

Cignolini, Eleonora <1997&gt. "Una visione europea al problema della tratta di esseri umani. L’Azione dell'Unione Europea in materia di politiche di contrasto." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21746.

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Abstract:
La tratta di esseri umani all’interno dell’Unione Europea resta un tema molto dibattuto, ricco di sfaccettature e problematiche interconnesse, come criminalità organizzata ed immigrazione clandestina. Inizialmente questo lavoro cercherà di fornire una contestualizzazione del problema a livello europeo, analizzando il ruolo storico rivestito dall’Europa all’interno del caso-studio della tratta schiavistica africana, arrivando al giorno d’oggi e fornendo una visione europea inerente allo sviluppo di questo fenomeno globale. L’obiettivo del mio lavoro sarà quello di analizzare le principali politiche di contrasto al problema della tratta di esseri umani adottate a livello europeo, suddividendole tra politiche di contrasto, prevenzione e politiche di asilo e protezione delle vittime. Codeste politiche, stipulate dall’Unione Europea, rispecchiano una visione globale del problema, non soffermandosi unicamente nel ricercare e processare le principali organizzazioni criminali responsabili, ma cercando di tutelare, fornire aiuto e proteggere le vittime, proporre progetti di sensibilizzazione a livello sociale e stipulare piani strategici che implichino la cooperazione e il coordinamento tra istituzioni governative, stati membri ed agenzie europee. Tuttavia, data l’ancora evidente presenza del fenomeno della tratta a livello europeo, verranno analizzate le principali problematiche aperte legate alle politiche di contrasto frutto dell’impedimento nell’eradicazione totale della tratta di esseri umani. L’elaborato, inoltre, non vuole porsi come soluzione ma fornire informazioni inerenti alle principali strategie politiche volte al contrasto della tratta di esseri umani ed un punto d’avvio per una discussione futura riguardo all’inefficacia verso il contrasto e l’eliminazione di tale fenomeno.
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5

TAMMONE, Francesca. "Controllo della migrazione nel Mediterraneo e tratta di persone: profili di responsabilità internazionale." Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2022. https://hdl.handle.net/10447/559920.

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6

LAZZARINO, RUNA. "Who is the subject of human trafficking? A multi-sited and polyphonic ethnography." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2015. http://hdl.handle.net/10281/88443.

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Abstract:
Può un discorso globale forgiare soggettività marginali e geograficamente dislocate? Con l’intento di rispondere a tale domanda, questo lavoro si sforza di sbrogliare il discorso globale della tratta di essere umani, così come si è sviluppato a partire dall’entrata in vigore, nel 2003, del “Protocollo di Palermo” dell’UNODC. Se ne esplorano assunti ideologici e conseguenze pratiche a vari livelli: internazionale, governativo, umanitario e soggettivo. Si mostra come, a ciascun livello, emergano aspetti specifici, a volte contraddittori, del profilo della “vittima” di tratta: da schiava del sesso totalmente innocente a pericoloso migrante illegale; da scomoda cittadina da reintegrare a reduce traumatizzata; da ragazza fatalmente povera e priva di educazione a soggetto che aspira a una soluzione di compromesso nella ricerca di condizioni di vita più appaganti. Il testo ha una struttura polifonica nel tentativo di ricostruire il complesso quadro delle diverse istituzioni e organi, strumenti politici e legislativi, prospettive e pratiche che rendono il discorso della tratta di persone operativo ed efficace. Partendo dalle macro voci internazionali, attraverso l’intermediazione degli Stati e l’azione della macchina umanitaria, si prende infine in considerazione la microfisica di alcune giovani donne reduci, prese in cura dai servizi di assistenza (governativi e non), che negoziano la loro posizione di ex-vittime. La tesi si basa su una ricerca di campo multisituata condotta nel Vietnam del Nord, nel Brasile Centro-Occidentale, e nella valle di Katmandu (Nepal), coerentemente con l’obiettivo di focalizzare l’attenzione sull’interrelazione fra ambito internazionale ed esperienze vissute, prescindendo dalla specificità delle appartenenze culturali. Ancorandosi alla letteratura antropologica sulla soggettività, la violenza, le migrazioni e il cambiamento sociale, e facendo riferimento a una diversità di fonti e documenti, questo lavoro ambisce, in ultima analisi, a offrire un caso studio etnografico sperimentale all’interno del dibattito antropologico su potere e agency.
With the aim of answering to how a global discourse craft scattered marginal subjectivities, this work endeavours to unravel the global human trafficking (HT) discourse, which developed since the entrance into force of the UNODC “Palermo Protocol” in 2003. I explore its ideological premises and practical consequences at the international, governmental, humanitarian, and subject-making level. I show how, at each level, specific features of the “victim” profile emerge: from a totally innocent sex slave to a threatening illegal migrant; from an uncomfortable citizen to reintegrate to a traumatized returnee; from a fatally poor and uneducated girl to a subject occupying different positions and looking for a compromise in the quest of more fulfilling life conditions. The text has a polyphonic structure to try reconstructing the complex picture of the various institutions and organs, political and legal instruments, perspectives and practices, which turn the HT discourse operational and effective. Starting from the macro international voices, via the States intermediation and the humanitarian action, I finally consider the microphysics of some female returnees, who negotiate their position of ex-victims of HT taken care by governmental and non-governmental aid services. This thesis is based on a multi-sited fieldwork conducted in Northern Vietnam, Central-West Brazil and Kathmandu Valley (Nepal), coherently with the purpose of focusing on the interplay between the international realm and the lived experiences, piercing the cultural belongings. Grounded in studies around the issues of subjectivity, violence, migration, and social change, and in a variety of sources and documents, this work ultimately aspires to offer an experimental ethnographic case-study to the anthropological debate on power and agency.
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FANFARILLO, SARA. "La tratta di esseri umani nel diritto internazionale: tra lotta al crimine transnazionale organizzato e tutela dei diritti fondamentali." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2009. http://hdl.handle.net/2108/1088.

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8

CIRINEO, SACCO ANDREA. "Tratta di esseri umani per lo scopo sessuale e corruzione in Brasile: un'analisi approfondita sul collegamento tra due fenomeni criminali." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2008. http://hdl.handle.net/10280/206.

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Abstract:
Questa tesi versa sull'interrelazione tra due fenomeni criminali: tratta di esseri umani, particolarmente donne e bambini allo scopo di sfruttamento sessuale, e corruzione in Brasile. Lo studio è basato su quattro fonti diverse di dati empirici: tre fonti secondarie e un questionario (survey). Il capitolo I esplora l'importanza del tema, i problemi affrontati nello studio e gli obbiettivi della tesi. Il capitolo II presenta la letteratura scientifica sulla quale la tesi è basata, l'ipotesi principale, la metodologia applicata e i dati utilizzati. Il capitolo III analizza i risultati empirici provenienti dalle quattro fonti di dati, i quali dimostrano 1) la dipendenza della tratta di esseri umani sulla corruzione; 2) i punti più vulnerabili per la corruzione durante la catena della tratta e la catena della giustizia penale; 3) le differenze regionali e la tendenza della tratta di esseri umani e della corruzione in Brasile. L'analisi multivariata é utilizzata per dimostrare la forza della correlazione tra i due fenomeni. La dipendenza della tratta di esseri umani sulla corruzione è analizzata attraverso l'utilizzo del metodo qualitativo. Il capitolo V discute i risultati e presenta le conclusioni.
This thesis deals with the interrelationship between two criminal phenomena: trafficking in human beings, particularly women and minors for the purpose of sexual exploitation, and official corruption in Brazil. The study is based on empirical data from four different sources: three sets of secondary data and a survey. Chapter I highlights the importance of the study, the problems addressed by the thesis, as well as its objectives. Chapter II explores up-to-date scientific literature, the working hypothesis, applied methodology, and research design. Chapter III presents the empirical findings of each set of data which shows: 1) the dependence of Trafficking in Human Beings on Corruption; 2) the most vulnerable points for corruption during the trafficking and criminal justice chains; 3) and regional differences and trends on THB and Corruption in Brazil. Multivariate analysis is used: 1) to highlight the strength and of the interrelationship between Trafficking in Human Beings and Corruption; 2) and to establish predictability. The dependence of Trafficking on Official Corruption is analysed by means of qualitative method. Chapter V discusses the results and presents conclusions.
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9

MARCHESI, MARTINA ELENA. "Lo sfruttamento delle vulnerabilità sistemiche da parte delle reti della tratta lavorativa in Europa: il caso del settore agricolo italiano." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2021. http://hdl.handle.net/10280/92060.

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Abstract:
La tratta degli esseri umani a scopo di sfruttamento lavorativo (tratta lavorativa, labour trafficking) in Europa è un grave crimine contro le persone, che viola i diritti umani. La ricerca esistente si concentra principalmente sulle vittime, mentre lo studio degli autori di reato e sul modo in cui sfruttano le vulnerabilità del sistema è meno sviluppato. Questo è dovuto in parte alla mancanza di dati robusti, ma anche a un approccio della ricerca criminologica tradizionalmente rigido e settoriale. Al contrario, lo studio della tratta lavorativa richiede concetti flessibili, che riconoscano le radici profonde di questo fenomeno nell’intero sistema socioeconomico, più che il semplice prodotto della volontà degli autori dei reati. Partendo dalle indicazioni della letteratura, questa ricerca si concentra sul settore agricolo italiano, non ancora esaminato da un punto di vista criminologico. L’obiettivo è la comprensione dei meccanismi attraverso i quali la tratta lavorativa nasce e si sviluppa. La scelta del contesto dello studio è dovuta alle caratteristiche peculiari dell’Italia, che rendono la tratta lavorativa in agricoltura centrale per il dibattito nazionale. Inoltre, l'Italia condivide alcune caratteristiche con altri paesi europei, e dunque alcune lezioni apprese da questo caso possono essere discusse alla luce del dibattito internazionale. In primo luogo, un’analisi a livello macro esamina come i fattori strutturali associati nella letteratura internazionale alla tratta lavorativa si concretizzano nel contesto italiano. I risultati mostrano che il sistema stesso sembra creare un terreno fertile per lo sviluppo e il mantenimento della tratta lavorativa: la vulnerabilità dei lavoratori migranti è insita nell'attuale quadro normativo dell’immigrazione; la filiera agroalimentare impone ai produttori la riduzione del costo della forza lavoro; e l'attuale sistema legale basato sulla repressione delle condotte criminose inquadrate come eventi eccezionali è insufficiente. In secondo luogo, un’analisi a livello meso descrive le caratteristiche generali delle reti della tratta lavorativa in Italia. Quattro casi studio selezionati con un metodo razionale e sistematico sono poi approfonditi per identificare le principali caratteristiche, modalità e organizzazione relazionale dei reati, e i metodi con cui viene sviluppata e mantenuta la condizione di sfruttamento delle vittime. I risultati mostrano che nei quattro casi studio le reti si sviluppano e si adattano alle opportunità offerte dal sistema legale. I risultati e gli insegnamenti tratti dal caso italiano sono infine discussi alla luce del dibattito internazionale sulla tratta lavorativa.
Labour trafficking in Europe is a serious crime against persons, violating their fundamental human rights. Existing research primarily focuses on the victims, while data on offenders and the manner in which they exploit vulnerabilities is less developed. Recent trends in criminological literature are highlighting how the past lack of research is related to the lack of robust data, but also to traditional rigid approaches with exception to few extreme cases. On the contrary, they call for more flexible concepts recognising that labour trafficking is not only the product of offenders’ will, but has deep roots embedded in the socioeconomic system. Elaborating on these indications, this research focuses on the Italian agriculture sector, which has not yet been examined in literature from a criminological perspective, with the aim to understand the mechanisms through which labour trafficking originates and develops. This choice has been made because the characteristics particular to Italy make labour trafficking in agriculture central to the debate within the country; and because Italy shares some characteristics with other European countries, so some lessons learnt from this case can be discussed in light of the international debate on labour trafficking. First, a macro-analysis examines how the structural factors associated in the international literature with labour trafficking take shape in the Italian context. The results show that the system itself seems to create a fertile ground for labour trafficking to develop and maintain: migrant workers’ vulnerability is inherent in the current migration regulatory framework; the agrifood supply chain makes it necessary for producers to lower the cost of workforce; and the current legal system based on the repression of abusive conducts seen as exceptional events proves ineffective. Second, a meso-analysis at organisation/network level describes the general characteristics of labour trafficking networks in Italy, and then zooms in four case studies selected through a rational systematic method to identify the main features, modalities, and relational organisation of the crime commission, and how the exploitative condition of the victims is developed and maintained. The results show that in the four case studies the trafficking networks develop and adapt to the opportunities offered by the legal system. The results are finally discussed in light of the international debate on labour trafficking, and the lessons learned from the case of Italy.
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CORASANITI, VITTORIO. "I trattati contro la criminalità organizzata." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2014. http://hdl.handle.net/10281/53047.

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Abstract:
El tema de la criminalidad organizada es considerado a menudo desde una perspectiva meramente represiva, sin embargo existen otros aspectos importantes que conciernen no sólo a los grupos criminales sino también a la sociedad dentro de la cual dichos grupos se constituyen y operan. Este trabajo propone un acercamiento a la criminalidad organizada desde una doble perspectiva, represiva y preventiva, analizando mediante el derecho internacional las reglas para contrastar a los grupos criminales e intervenir en las conductas mafiógenas que inconscientemente puedan tener los individuos que componen la sociedad, aplicando comportamientos estereotipados que terminan justificando la existencia de la criminalidad organizada. En la lucha contra este fenómeno, la prevención es considerada como aspecto primario no sólo para contrastar los delitos más graves que puedan llegar a lesionar la integridad física de los individuos, sino también para los crímenes que afectan a la sociedad y la completa afirmación del estado de derecho como la corrupción y los delitos de cuello blanco.
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SCOLARI, BALDASSARE. "State Martyr Representation and Performativity of Political Violence." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251176.

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Abstract:
L’indagine prende in esame l’uso e la funzione politica della figura del martire nello spazio pubblico contemporaneo. La ricerca, pur nel riferimento consapevole alla consolidata letteratura ormai classica sull'argomento, ha tra i propri riferimenti filosofici specificatamente la teoria del discorso di Michel Foucault, con la sua metodologia dell’analisi discorsiva, e segue un approccio transdiscipli¬nare fra scienze culturali e filosofia. Essa ha come punto di partenza, come caso di studio, la rappresentazione mediale del politico e statista democristiano Aldo Moro quale martire di stato durante e dopo il suo assassinio per opera delle Brigate Rosse nel 1978. La ricerca si sviluppa sulla scorta dell’ipotesi di una connessione fra procedure di legittimazione dell’autorità politica e delle strutture di potere e l’emergere della figura del martire di Stato. Le rappresentazioni martirologiche sono considerate pratiche discorsive performanti, attraverso le quali la morte di Moro viene ad assumere il significato di un martirio per lo Stato, la Repubblica Italiana e i valori democratici. L’ipotesi di lavoro è che, attraverso l’allocazione dello statuto di martire, la morte di Moro acquisisca il significato di un atto (volontario) di testimonianza della verità assoluta e trascendentale dei diritti umani, garantiti dalla costituzione (in particolare articolo 2 della Costituzione Italiana), così come della necessità dello Stato come garante di tali diritti. Attraverso questa significazione, la figura di Moro assurge inoltre a corpo simbolico dello Stato-nazione, legittimando lo stesso e fungendo da simbolo d’identificazione collettiva con la nazione. Si tratta qui di mettere in luce il rapporto intrinseco fra la figura del martire e una narrazione mitologica dello Stato, dove mito sta a indicare un «assolutismo del reale» (Absolutismus der Wirklichkeit). La ricerca vuole altresì mettere in luce la dimensione strumentale delle rappresentazioni martirologiche di Aldo Moro, le quali hanno mantenuto e tuttora mantengono un’efficacia performativa nonostante il chiaro ed evidente rifiuto, espresso da Moro stesso, di essere sacrificato «in nome di un astratto principio di legalità.» La ricerca si propone di dimostrare la valenza di tale ipotesi di lavoro attraverso l’analisi dell’apparizione e diffusione delle rappresentazioni martirologiche di Aldo Moro in forme mediali differenti nell’intervallo temporale di quattro decenni. Il corpus delle fonti preso in esame include: articoli di giornali e riviste, i documenti prodotti da Moro e della Brigate Rosse durante i 55 giorni di sequestro, trasmissioni televisive (documentari e reportage), opere letterarie e cinematografiche. La teoria discorsiva e l’analisi archeologico-genealogica sviluppate da Michel Foucault fungono da base teorico-metodologica del lavoro. Il taglio transdisciplinare dell’indagine rende necessaria la distinzione di due diversi piani di ricerca. In primo luogo, ci si pone come obiettivo di individuare e analizzare le diverse rappresentazioni come elementi di una formazione discorsiva il cui tema comune è la morte di Aldo Moro. Si tratta di operare una ricognizione, attraverso il lavoro empirico, dei modi di rappresentare l’uccisione di Aldo Moro e di individuare le regole che determinano ciò che può essere detto e mostrato a tale riguardo. In secondo luogo, a partire da qui, ci si propone di fare un’analisi critica dell’uso e della funzione del linguaggio e della simbologia di matrice religiosa all’interno della forma¬zione discorsiva presa in esame. L'obiettivo è di mettere così in luce non solo il dispositivo di legittimazione politica che presiede alla costruzione della figura del martire, ma anche la sua polivalenza.
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BESTETTI, Fiorella. "Le metodologie di stima dell’età in ambito forense: il contributo dell’AgEstimation Project." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251079.

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Abstract:
La stima dell’età è un elemento importante in ambito medico-legale, connesso sia a questioni legali che sociali. L’età è un fattore determinante per l’identificazione di un corpo: costituisce un elemento per la ricostruzione del profilo biologico, che verrà poi confrontato con i dati disponibili per le persone scomparse. Nella nostra società alcuni diritti e alcune tutele sono direttamente correlate con l’età anagrafica della persona; serve una specifica età per votare, per sposarsi, per lavorare, per ottenere la patente di guida, e soprattutto per essere considerati legalmente degli adulti. Nei soggetti in vita, l’età è determinante anche nei casi di imputabilità o responsabilità criminale, di pedopornografia e di adozione, ma è anche relazionata al fenomeno dell’immigrazione. Negli ultimi anni infatti, c’è stato un incremento proprio delle richieste di accertamento dell’età sulle persone in vita, dovuto all’aumento degli immigrati giunti nei nostri paesi privi di documenti. L’accertamento dell’età può essere richiesto dalle autorità proprio in riferimento alle domande di asilo. La legislazione europea assicura protezione ai “minori non accompagnati”, cioè a quei minori che arrivano sul suolo europeo soli, senza la figura di riferimento di un adulto. La corretta determinazione dell’età è quindi un elemento centrale per la protezione: solo se identificati, i minori possono essere protetti. In questo specifico ambito d’applicazione, l’accertamento dell’età può avere ripercussioni notevoli sulla vita di un migrante: se riconosciuto come minore il soggetto ha il diritto di restare, diversamente, la procedura prevede il respingimento alla frontiera ed il rimpatrio. In Italia, così come in Europa, la soglia d’età che separa i minorenni dagli adulti è quella dei diciotto anni; ma oltre a questa possono esistere altre soglie d’età, come ad esempio la Minimal Age of Criminal Responsability (MACR). Questa particolare soglia d’età riconosce ai soggetti minorenni, anche se ritenuti responsabili di un crimine, il diritto di essere giudicati da una corte per i minori. Una delle sfide della pratica forense dell’accertamento riguarda la necessità di assicurare nuovi e validi standard di riferimento, basati sullo studio di popolazioni attuali. Infatti gli studi che vengono utilizzati come riferimento sono basati sull’analisi di popolazioni europee o nord americane e i dati raccolti sono riferiti a studi di più di cinquant’anni fa. Per questo motivo attualmente le metodologie sviluppate in passato vengono applicate allo studio di popolazioni attuali, proprio al fine di ottenere dati aggiornati utili al confronto: una metodologia si applica ad una determinata popolazione per valutare quanto precisi ed accurati possano essere i risultati. Nell’ambito dell’AgEstimation Project, supportato dall’Istituto di Medicina Legale dell’Università di Macerata, a partire dal 204, l’equipe coordinata dal Dott. Roberto Cameriere ha presentato nuove metodologie per la stima dell’età, sviluppando formule specifiche e testando queste formule in diverse popolazioni. Le metodologie sviluppate prevedono l’analisi e la misurazione delle ossa carpali e dell’area del carpo nelle radiografie della mano di soggetti infantili e la misurazione dello sviluppo del terzo molare per la valutazione dell’età dei soggetti giovanili. Questa seconda tecnica prevede il calcolo dell’indice del terzo molare: se tale indice risulta minore del valore 0.08, preso come valore di riferimento, il soggetto viene considerato un adulto. L’ultima tecnica analizzata in questa ricerca permette di stimare l’età nei soggetti adulti, sfruttando il fenomeno dell’apposizione della dentina secondaria. Si tratta di un fenomeno continuo, che determina la riduzione della cavità pulpare dei denti, dove questa dentina si deposita. In pratica i giovani adulti hanno una camera pulpare larga, mentre i soggetti senili presentano una cavità pulpare molto più stretta. La tecnica prevede la rilevazione di misure specifiche del dente utilizzando una radiografia panoramica, utilizzate anche per la tecnica che valuta lo sviluppo del terzo molare. In questo progetto di ricerca, queste tre metodologie sono state applicate a tre diversi campioni.
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RENGHINI, Cristina. "Il sistema di tutela brevettuale nell'Unione Europea: il Brevetto Europeo con effetto unitario e il Tribunale Unificato dei Brevetti." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251086.

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Abstract:
Dopo più di quarant’anni di tentativi tesi alla realizzazione di un titolo di protezione brevettuale “comunitario”, nel 2012 sono stati emanati due regolamenti, il n. 1257/2012 e il n. 1260/2012, attuativi di una cooperazione rafforzata tra ventisei Stati membri dell’Unione europea: essi creano un brevetto europeo con effetto unitario e ne disciplinano il regime di traduzione applicabile. L’anno successivo, venticinque Stati membri hanno firmato un accordo istitutivo del Tribunale unificato dei brevetti. I summenzionati strumenti normativi costituiscono il c.d. “pacchetto brevetti”, che entrerà in vigore una volta che almeno tredici Stati membri, tra cui Germania, Francia e Regno Unito, avranno ratificato l’Accordo. Rispetto al panorama attuale, caratterizzato da una frammentazione normativa e giurisdizionale, tale nuova architettura porterà indubbiamente notevoli vantaggi. Da un lato, infatti, i regolamenti europei introducono un “nuovo brevetto” che estende la sua efficacia oltre i confini nazionali; la portata della protezione e gli effetti saranno infatti uniformi in tutto il territorio degli Stati membri partecipanti. Dall’altro, il Tribunale unificato, competente a giudicare quasi tutte le controversie in materia brevettuale, si sostituirà ai giudici nazionali, garantendo l’uniformità della giurisdizione e delle decisioni. Tuttavia, il risultato ottenuto con il “pacchetto brevetti” non sembra essere adeguato agli obiettivi di unitarietà che le istituzioni europee e gli Stati membri si erano prefissati. Si tratta infatti di un quadro normativo complesso, che combina il diritto dell’Unione europea, il diritto internazionale (in particolare l’Accordo sul Tribunale unificato e la Convenzione sul brevetto europeo), e il diritto nazionale degli Stati membri, a cui gli atti citati rinviano in diverse occasioni, e che istituisce due strumenti, il brevetto europeo con effetto unitario e il Tribunale unificato dei brevetti, dalla natura assai controversa. Per tale ragione, la nuova normativa solleva molteplici questioni di natura costituzionale, in ordine alla compatibilità del nuovo sistema con l’ordinamento giuridico dell’Unione europea. Uno dei profili problematici di particolare interesse riguarda la cooperazione rafforzata in tema di tutela brevettuale unitaria, che sembra essere stata instaurata per eludere il dissenso di Italia e Spagna in relazione al regime linguistico applicabile. Inoltre, nei due regolamenti europei manca una vera e propria disciplina sostanziale, sollevando pertanto dei dubbi sull’effettiva “unitarietà” del nuovo brevetto. Infine, alcune caratteristiche del Tribunale unificato, quali la sua particolare struttura, il riparto interno delle competenze, il regime linguistico e la previsione di un periodo transitorio in cui è possibile ancora adire il giudice nazionale, si pongono in contrasto con il fine di unificazione giurisdizionale. A tali considerazioni si aggiunge che la decisione del Regno Unito di uscire dall’Unione europea potrebbe compromettere l’entrata in vigore del “pacchetto brevetti”. Obiettivo del presente lavoro è quello di analizzare in modo organico l’intera disciplina, nell’ottica di verificarne l’effettiva compatibilità con l’ordinamento dell’Unione europea. Solamente attraverso un approccio sistematico fondato sui principi e sugli strumenti dell’UE, si possono superare le attuali criticità che emergono dal “pacchetto brevetti”, nell’ottica di un effettivo miglioramento di tale nuova disciplina e del conseguente raggiungimento di una reale unitarietà nella tutela brevettuale.
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BULGINI, Giulia. "Il progetto pedagogico della Rai: la televisione di Stato nei primi vent’anni. Il caso de ‹‹L’Approdo››." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251123.

Full text
Abstract:
Non c’è dubbio sul fatto che la RAI, dal 1954 a oggi, abbia contribuito in misura considerevole a determinare la fisionomia dell’immaginario collettivo e dell’identità culturale dell’Italia. Si tratta di un assunto che, a distanza di più di sessant’anni, resta sempre di grande attualità, per chi si occupa della questione televisiva (e non solo). Ma a differenza di quanto avveniva nel passato, quando la tv appariva più preoccupata dei reali interessi dei cittadini, oggi essa sembra rispondere prevalentemente a dinamiche di mercato, in grado di alterarne la funzione etica e sociale. E nonostante il livello di istruzione e di benessere economico si siano evidentemente alzati, in questi ultimi anni si è assistito a programmi di sempre più bassa qualità e in controtendenza a un incremento del potere modellante e suggestivo sull’immaginario dei telespettatori. C’è di più: l’interesse verso la tv ha coinvolto anche gli storici dell’epoca contemporanea, i quali hanno iniziato a prendere coscienza che le produzioni audiovisive sono strumenti imprescindibili per la ricerca. Se si pensa ad esempio al ‹‹boom economico›› del Paese, negli anni Cinquanta e Sessanta, non si può non considerare che la tv, insieme agli altri media, abbia contributo a raccontare e allo stesso tempo ad accelerare i progressi economici e sociali di quell’epoca. Partendo, dunque, dal presupposto che la televisione da sempre esercita un potere decisivo sulla collettività, si è scelto di concentrarsi sulla fase meno indagata della sua storia, quella della televisione delle origini: ‹‹migliore›› perché senza competitor, ‹‹autentica›› perché incontestabile e soprattutto ‹‹pedagogica›› perché è di istruzione e di formazione che, quell’Italia appena uscita dalla guerra, aveva più urgenza. La storia della televisione italiana inizia il 3 gennaio 1954, con la nascita del servizio pubblico televisivo e insieme di un mezzo che, di lì a poco, avrebbe completamente rivoluzionato la società italiana, trasformandola in una civiltà di massa. Si accorciano le distanze territoriali e insieme culturali e la società inizia a omologarsi nei gusti, poi nei consumi e infine nel pensiero. Il punto d’arrivo si colloca negli anni Settanta, quando ha termine il monopolio della RAI, che fino a quel momento era stato visto come il garante del pluralismo culturale. La RAI passa dal controllo governativo a quello parlamentare, mentre si assiste al boom delle televisioni private e alla necessità della tv di Stato di stare al passo con la concorrenza, attraverso una produzione diversa da quella degli esordi. Dunque cambia la tv, come pure cambia la sua funzione e la forma mentis di chi ne detiene le redini. Ne risulta un’indagine trasversale, che passa nel mezzo di molteplici discipline che afferiscono alla materia televisiva e che non evita di porsi quelle domande scomode, necessarie tuttavia a comprendere la verità sugli artefici della prima RAI e sui loro obiettivi. E allora: qual era il valore attribuito alla televisione degli esordi? Era davvero uno strumento pedagogico? Sulla base di quali presupposti? Chi scriveva i palinsesti di quegli anni? Chi e perché sceglieva temi e format televisivi? Chi decideva, in ultima analisi, la forma da dare all’identità culturale nazionale attraverso questo nuovo apparecchio? Il metodo di ricerca si è articolato su tre distinte fasi di lavoro. In primis si è puntato a individuare e raccogliere bibliografia, sitografia, studi e materiale bibliografico reperibile a livello nazionale e internazionale sulla storia della televisione italiana e sulla sua programmazione nel primo ventennio. In particolare sono stati presi in esame i programmi scolastici ed educativi (Telescuola, Non è mai troppo tardi), la Tv dei Ragazzi e i programmi divulgativi culturali. Successivamente si è resa necessaria una definizione degli elementi per l’analisi dei programmi presi in esame, operazione resa possibile grazie alla consultazione del Catalogo multimediale della Rai. In questa seconda parte della ricerca si è voluto puntare i riflettori su ‹‹L’Approdo››, la storia, le peculiarità e gli obiettivi di quella che a ragione potrebbe essere definita una vera e propria impresa culturale, declinata in tutte le sue forme: radiofonica, di rivista cartacea e televisiva. In ultimo, sulla base dell’analisi dei materiali d’archivio, sono state realizzate interviste e ricerche all’interno dei palazzi della Rai per constatare la fondatezza e l’attendibilità dell’ipotesi relativa agli obiettivi educativi sottesi ai format televisivi presi in esame. Le conclusioni di questa ricerca hanno portato a sostenere che la tv delle origini, con tutti i suoi limiti, era uno strumento pedagogico e di coesione sociale. E se ciò appare come un aspetto ampiamente verificabile, oltreché evidente, qualora si voglia prendere in esame la televisione scolastica ed educativa di quegli anni, meno scontato risulta invece dimostrarlo se si decide – come si è fatto – di prendere in esame un programma divulgativo culturale come ‹‹L’Approdo››, che rientra nell’esperienza televisiva definita di ‹‹educazione permanente››. Ripercorrere la storia della trasmissione culturale più longeva della tv italiana degli esordi, per avvalorarne la funzione educativa, si è rivelata una strada interessante da battere, per quanto innegabilmente controversa, proprio per il principale intento insito nella trasmissione: diffondere la cultura ‹‹alta›› a milioni di telespettatori che erano praticamente digiuni della materia. Un obiettivo che alla fine della disamina si è rivelato centrato, grazie alla qualità della trasmissione, al suo autorevole e prestigioso groupe d'intellectuels, agli ascolti registrati dal ‹‹Servizio Opinioni›› e alla potenzialità divulgativa e penetrante della tv, nel suo saper trasmettere qualunque tematica, anche quelle artistiche e letterarie. Dunque se la prima conclusione di questo studio induce a considerare che la tv del primo ventennio era pedagogica, la seconda è che ‹‹L’Approdo›› tv di questa televisione fu un’espressione felice. ‹‹L’Approdo›› conserva ancora oggi un fascino innegabile, non foss’altro per la tenacia con la quale i letterati difesero l’idea stessa della cultura classica dal trionfo lento e inesorabile della società mediatica. Come pure appare ammirevole e lungimirante il tentativo, mai azzardato prima, di far incontrare la cultura con i nuovi media. Si potrebbe dire che ‹‹L’Approdo›› oggi rappresenti una rubrica del passato di inimmaginata modernità e, nel contempo, una memoria storica, lunga più di trent’anni, che proietta nel futuro la ricerca storica grazie al suo repertorio eccezionale di immagini e fatti che parlano di arte, di letteratura, di cultura, di editoria e di società e che raccontano il nostro Paese e la sua identità culturale, la stessa che la televisione da sempre contribuisce a riflettere e a delineare. Lo studio è partito da un’accurata analisi delle fonti, focalizzando l’attenzione, in primo luogo, sugli ‹‹Annuari della Rai›› (che contengono le Relazioni del Cda Rai, le Relazioni del Collegio Sindacale, i Bilanci dell’Esercizio e gli Estratti del Verbale dell’Assemblea Ordinaria). Altre fonti prese in esame sono gli stati gli opuscoli di ‹‹Servizio Opinioni››, le pubblicazioni relative a studi e ricerche in materia di televisione e pedagogia e le riviste edite dalla Rai Eri: ‹‹Radiocorriere tv››, ‹‹L’Approdo Letterario››, ‹‹Notizie Rai››, ‹‹La nostra RAI››, ‹‹Video››. Negli ultimi anni la Rai ha messo a disposizione del pubblico una cospicua varietà di video trasmessi dalle origini a oggi (www.techeaperte.it): si tratta del Catalogo Multimediale della Rai, che si è rivelato fondamentale al fine della realizzazione della presente ricerca. Altre sedi indispensabili per la realizzazione di questa ricerca si sono rivelate le due Biblioteche romane della Rai di Viale Mazzini e di via Teulada.
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RECCHI, Simonetta. "THE ROLE OF HUMAN DIGNITY AS A VALUE TO PROMOTE ACTIVE AGEING IN THE ENTERPRISES." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251122.

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Abstract:
Ogni azienda che si riconosca socialmente responsabile deve occuparsi dello sviluppo delle carriere dei propri dipendenti da due punti di vista: quello individuale e personale e quello professionale. La carriera all’interno di un’azienda coinvolge, infatti, la persona in quanto individuo con un proprio carattere e una precisa identità e la persona in quanto lavoratore con un bagaglio specifico di conoscenze e competenze. L’azienda ha, quindi, il compito di promuovere carriere professionalmente stimolanti che si sviluppino in linea con i suoi stessi valori, la sua visione e la sua missione. Nel panorama moderno, aziende che sviluppano la propria idea di business nel rispetto dei lavoratori proponendo loro un percorso di crescita, si mostrano senza dubbio lungimiranti. Un tale approccio, però, non basta a far sì che vengano definite socialmente responsabili. I fattori della Responsabilità Sociale d’Impresa sono infatti numerosi e, ad oggi, uno dei problemi principali da affrontare è quello del progressivo invecchiamento della popolazione. Dal momento che la forza lavoro mondiale sta invecchiando e che si sta rispondendo al problema spostando la linea del pensionamento, tutte le aziende sono obbligate a mantenere le persone il più a lungo possibile attive e motivate a lavoro. L’età è spesso visto come un fattore di diversità e di discriminazione, ma nello sviluppare la mia argomentazione, cercherò di dimostrare che una politica del lavoro che supporti l’idea dell’invecchiamento attivo può trasformare questo fattore da limite in opportunità. Il rispetto degli esseri umani, a prescindere dalle differenze legate all’età, dovrebbe essere uno dei valori fondanti di ogni impresa. Nel primo capitolo della tesi, svilupperò il tema della dignità umana così come è stato concepito a partire dalla filosofia greca fino alla modernità. La dignità intesa come valore ontologico, legato all’essenza dell’uomo, diventerà con Kant il fattore di uguaglianza tra tutti gli esseri viventi, la giustificazione del rispetto reciproco. Il concetto di dignità verrà, poi, definito nel secondo capitolo come il principale valore che deve ispirare l’azione sociale delle imprese, come l’elemento che garantisce il rispetto di ogni dipendente che prima ancora di essere un lavoratore è un essere umano. La dignità è ciò che rende l’essere umano degno di essere considerato un fine in se stesso piuttosto che un mezzo per il raggiungimento di un fine esterno. Nell’era della globalizzazione, dove il denaro è il valore principale, gli esseri umani rischiano di diventare un mezzo al servizio dell’economia. A questo punto, il rispetto della dignità deve divenire il fondamento di un ambiente di lavoro che promuove la crescita e la fioritura dell’essere umano. Nel secondo capitolo cercherò quindi di dimostrare come l’idea di dignità possa promuovere un management “umanistico” centrato sul rispetto dell’essere umano. Un’impresa socialmente responsabile può promuovere il rispetto di ogni lavoratore se fa propri i valori di dignità e uguaglianza. Attraverso la teoria dello Humanistic Management che veicola tali valori, il lavoro diventa un luogo in cui l’uomo può esprimere se stesso, la sua identità, le sue conoscenze e competenze. Inoltre, dal momento che la popolazione sta invecchiando, le aziende devono farsi carico della forza lavoro più anziana, come è emerso sopra. A questo punto, nel terzo capitolo, il concetto della Responsabilità Sociale d’Impresa sarà analizzato nel suo legame con i temi dell’invecchiamento attivo e della diversità sul posto di lavoro. Conosciamo diverse ragioni di differenza a lavoro: genere, cultura, etnia, competenze, ma qui ci concentreremo sul fattore età. È naturale che i lavoratori anziani abbiano un’idea di lavoro diversa da quella dei giovani e che le loro abilità siano differenti. Ma questa diversità non deve essere valutata come migliore o peggiore: essa dipende da fattori che analizzeremo e che l’impresa socialmente responsabile conosce e valorizza per creare un ambiente di lavoro stimolante e collaborativo, eliminando possibili conflitti intergenerazionali. Alcune delle teorie che permettono di raggiungere tali obiettivi sono il Diversity Management e l’Age Management: ogni impresa può promuovere pratiche per valorizzare gli anziani, permettendo loro di rimanere più a lungo attivi e proattivi a lavoro e di condividere le proprie conoscenze e competenze. L’ultimo capitolo della tesi si concentrerà su un caso di azienda italiana che ha sviluppato uno strumento di valorizzazione di collaboratori over 65. Sto parlando della Loccioni, presso cui ho svolto la ricerca applicata e che promuove il progetto Silverzone, un network di persone in pensione che hanno conosciuto l’azienda nel corso della loro carriera e che continuano a collaborare con essa ancora dopo il pensionamento. Per capire l’impatto qualitativo e quantitativo che il progetto ha sull’azienda, ho portato avanti un’analisi qualitativa dei dati ottenuti grazie a due tipi di questionari. Il primo ha visto il coinvolgimento dei 16 managers della Loccioni a cui sono state sottoposte le seguenti domande: 1. Chi sono i silver nella tua area di business? Quali i progetti in cui essi sono coinvolti? 2. Qual è il valore del loro supporto per l’azienda? E, allo stesso tempo, quali sono le difficoltà che possono incontrarsi durante queste collaborazioni? 3. Qual è la frequenza degli incontri con i silver? 4. Perché l’azienda ha bisogno di questo network? Successivamente, ho sottoposto un altro questionario agli 81 silver della rete. Di seguito i dettagli: 1. Qual è il tuo nome? 2. Dove sei nato? 3. Dove vivi? 4. Qual è stato il tuo percorso formativo? 5. Qual è stata la tua carriera professionale? 6. Come e con chi è avvenuto il primo contatto Loccioni? 7. Come sei venuto a conoscenza del progetto Silverzone? 8. Con quali dei collaboratori Loccioni stai lavorando? 9. In quali progetti sei coinvolto? 10. Potresti descrivere il progetto in tre parole? 11. Che significato ha per te fare parte di questa rete? 12. Nella tua opinione, come deve essere il Silver? 13. Che tipo di relazioni hai con i collaboratori Loccioni? 14. Quali dimensioni umane (dono, relazione, comunità, rispetto) e professionali (innovazione, tecnologia, rete) emergono lavorando in questo progetto? Il progetto Silverzone è sicuramente una buona pratica di Age Management per mantenere più a lungo attivi i lavoratori over 65. I progetti in cui i Silver sono coinvolti hanno un importante impatto economico sull’impresa, in termini di investimento ma anche di guadagno. Ad ogni modo, qui la necessità di fare profitto, stando a quanto è emerso dai risultati delle interviste, è subordinata al più alto valore del rispetto dei bisogni umani che diventa garante di un posto di lavoro comfortable, dove si riesce a stringere relazioni piacevoli, collaborative e produttive.
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BASILI, Silvia. "Gli attuali scenari del commercio internazionale dei prodotti agroalimentari, tra vecchie e nuove questioni di sicurezza alimentare: una riflessone comparatistica ta UE, USA e CINA." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251081.

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Abstract:
Il commercio dei prodotti agroalimentari ha assunto oggi una dimensione globale, che pone una serie di questioni su cui è necessario riflettere. Una di queste riguarda la sicurezza alimentare intesa nell'accezione di food safety, ossia come il diritto di ogni individuo a consumare cibo sano e sicuro. La sicurezza alimentare implica l'assenza di elementi estranei che sono riconducibili ai residui dei trattamenti antiparassitari, veterinari, contaminanti ambientali o ancora l'assenza di adulterazioni nel processo di produzione, che possono comportare un rischio per la salute dei consumatori. La tesi analizza le principali dinamiche internazionali relative all'attuale commercio dei prodotti agroalimentari, focalizzando l'attenzione sulla questione della sicurezza alimentare, che da un lato deve garantire senza compromessi la tutela di tutti i consumatori, e dall'altro però, le misure adottate non devono costituire inutili ostacoli commerciali per le imprese alimentari esportatrici. L'analisi inizia dagli accordi nati nell'ambito della WTO, con la firma del Trattato di Marrakech nel 1994, con lo scopo di favorire gli scambi commerciali internazionali attraverso una maggiore armonizzazione delle differenti normative di riferimento. Per quanto riguarda specificamente la sicurezza alimentare si fa riferimento all'Accordo SPS sulle misure sanitarie e fitosanitarie e al Codex Alimentarius, che hanno lo scopo di creare un sistema di norme internazionali valido all'interno dei paesi membri della WTO per tutelare la salute dei consumatori e garantire pratiche eque nel commercio degli alimenti. Dal contesto multilaterale della WTO si procede ad analizzare il ruolo degli accordi bilaterali o regionali, nati in seguito alla crisi del multilateralismo, iniziata con il round di Doha nel 2001e dovuta principalmente all'eterogeneità delle posizioni dei Paesi membri. In particolare nell'ambito degli accordi bilaterali si fa riferimento al partenariato transatlantico sul commercio e gli investimenti (TTIP) recentemente negoziato tra UE e USA, e fermo per ora a tale fase. Si tratta di un accordo di libero scambio volto ad abbattere molte barriere commerciali esistenti tra le due sponde dell'Atlantico, con particolare riferimento a quelle non tariffarie consistenti in divergenze normative che ostacolano le esportazioni, tra cui vanno sicuramente ricomprese le misure sanitarie e fitosanitarie, che si sono rivelate le questioni maggiormente dibattute nel corso delle trattative del TTIP, offrendo lo spunto per analizzare in chiave comparatistica le due diverse tradizioni giuridiche di food safety, delineate attraverso la tematica degli OGM, dove emerge la distanza dell'approccio giuridico tra le due potenze transatlantiche. L'uso delle moderne tecniche di ingegneria genetica in campo alimentare è stato uno dei temi particolarmente discussi nell'ambito delle negoziazioni; gli OGM erano già stati oggetto di una controversia tra Europa e USA nell'ambito della WTO. In ogni caso il TTIP, nonostante il suo fallimento, segna comunque la volontà delle due potenze di trovare una base normativa comune. L'ultima parte della tesi riguarda invece l'evoluzione della sicurezza alimentare in Cina, che grazie alla rapida crescita economica degli ultimi anni, si attesta ad essere una delle potenze protagoniste degli scambi commerciali mondiali, completando in tal modo il quadro internazionale di riferimento. L'introduzione nel 2009 della prima legge sulla sicurezza alimentare, poi modifica nel 2015, rappresenta un primo avvicinamento ai sistemi normativi occidentali. L'analisi delle diverse normative di food safety nel contesto europeo, statunitense e cinese mostra come la globalizzazione economica abbia determinato anche una globalizzazione giuridica o meglio un progressivo allineamento dei diversi sistemi normativi. La necessità di facilitare gli scambi commerciali per competere a livello mondiale ha favorito l'avvicinamento dei vari ordinamenti giuridici. Pertanto si assiste a una sorta di "contaminazione legislativa" estranea alla politica commerciale comune della WTO, ferma da tempo ad una fase di completa stagnazione. In particolare per quanto riguarda il settore alimentare si auspica che il progressivo avvicinamento dei sistemi normativi sul tema della sicurezza alimentare possa favorire la nascita di una food law unitaria a livello globale, che sappia rispondere alle esigenze economiche - commerciali della libera circolazione dei prodotti, e contemporaneamente garantire la tutela di tutti i consumatori, assicurando un elevato livello di qualità e sicurezza.
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