Academic literature on the topic 'Transizione alla maternità a rischio'

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Journal articles on the topic "Transizione alla maternità a rischio"

1

Valoriani, Vania, Serena Vaiani, and maria Gabriella Ferrari. "Intersoggettivitŕ primaria, interazione precoce ed esperienza di allattamento: soddisfazione materna ed esordio depressivo come fattori di rischio per lo sviluppo infantile." CHILD DEVELOPMENT & DISABILITIES - SAGGI, no. 3 (April 2010): 72–95. http://dx.doi.org/10.3280/cdd2009-003004.

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Abstract:
Questo studio longitudinale ha valutato 33 madri dal 3° trimestre di gravidanza ai 3 mesi circa dal parto. Il campione fa parte di un piů ampio studio sulla transizione alla genitorialitŕ, dal quale sono state selezionate le donne con una relazione stabile con il partner e un buon supporto sociale percepito per poter escludere fattori di rischio psicosociale, che non riportavano precedenti disturbi psichiatrici, gravidanza fisiologica e bambini nati sani e a termine. In gravidanza č stato valutato il tono dell'umore materno, la soddisfazione nella relazione di coppia e i sintomi psichiatrici life-time. A circa 3 mesi dal parto il protocollo comprendeva la videoregistrazione dell'interazione con il bambino secondo la metodica del Global Rating Scale (GRS), il retest della scala per la depressione e un'intervista sul contesto emotivo della maternitŕ con riferimento all'andamento e alla soddisfazione nell'esperienza di allattamento. I risultati hanno evidenziato correlazioni negative fra segni di depressione della madre dopo il parto e la scala della sensibilitŕ del GRS, cosě come la qualitŕ del supporto del partner č apparsa correlata con le problematiche relative all'esperienza di allattamento e a piů evidenti sintomi depressivi. La comunicazione nell'interazione dei bambini che avevano avuto un allattamento problematico, o lo avevano giŕ interrotto o mai iniziato, č risultato piů povera nelle scale del GRS. I risultati confermano l'ipotesi che la relazione di allattamento possa essere un fattore protettivo nello sviluppo di competenze in- fantili, come dimostrato dai bambini durante l'interazione con la madre, nel senso di maggior capacitŕ di elicitare risposte positive nella madre.
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2

Golsch, Katrin. "La flessibilitŕ come principio guida: conseguenze sull'inserimento lavorativo, i piani di vita individuali e le decisioni legate alla formazione di una famiglia da parte dei giovani in Gran Bretagna." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 124 (December 2011): 58–74. http://dx.doi.org/10.3280/sl2011-124004.

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Abstract:
Questo articolo sintetizza le implicazioni che l'incremento del livello di deregolazione del mercato del lavoro e della flessibilitŕ hanno avuto sui giovani in Gran Bretagna negli ultimi decenni. La sintesi dei dati offerti si sofferma sulla transizione scuola-lavoro e la qualitŕ del primo impiego ottenuto, la percezione dell'insicurezza del lavoro, il salario ottenuto e le prospettive di promozione, i rischi di disoccupazione e le opportunitŕ di uscita da questi stato, i rischi di mobilitŕ discendente, la formazione di una unione di coppia e la transizione alla paternitŕ/maternitŕ.
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3

Paterlini, Federica. "Esordi psicotici in adolescenza e giovane età adulta: prospettive teoriche e di trattamento." RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA 146, no. 3 (December 2022): 31–60. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2022-003003.

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Abstract:
La letteratura scientifica, negli ultimi anni, è sempre più costellata di articoli che trattano il tema del riconoscimento e dell'intervento precoce evidenziandone l'importanza al fine di intercettare il malessere dei giovani e ridurre la loro sofferenza soggettiva, il rischio di transizione alla psicosi e ridurne la successiva disabilità. Da una meta-analisi su larga scala è stato rilevato che il 12,3% dei disturbi psicotici si verifica prima dei 18 anni e il 47,8% prima dei 25, con un picco di insorgenza a 20,5 anni [1]. Una parte di questi disturbi ha il suo esordio anche prima dei 18 anni. È ormai noto che il periodo prodromico in cui emergono sintomi sottosoglia e aspecifici può essere anche di oltre 10 anni. A fronte di ciò è utile valutare il rischio di esordio psicotico nella fase adolescenziale. I servizi che si occupano di minori dovrebbero, sempre più, avere uno sguardo rivolto anche a ciò che emerge prima del disturbo psicotico, a quei fenotipi a rischio di transizione. Obiettivo di questo lavoro è analizzare, senza la presunzione di esser esaustivo, quali modelli di valutazione precoce sono utilizzabili per l'adolescenza e la giovane età al fine di riconoscere, valutare e aiutare giovani help seeker a rischio di sviluppare psicosi e conoscere quali sono, ad oggi, i possibili trattamenti psicosociali attivabili nei servizi al fine di prendersi cura di questa fascia di popolazione che sperimenta angoscia e stigmatizzazione causate dalla loro condizione già al momento in cui si rivolgono ai servizi [2-5]. Non verrà trattato l'aspetto psicofarmacologico di pertinenza dei colleghi psichiatri e neuropsichiatri. La ricerca deve continuare per poter fornire più risposte ai clinici che quotidianamente incontrano la sofferenza di ragazzi e famiglie e avere ulteriori risposte alle domande relative alla miglior identificazione e ai più efficaci trattamenti psicosociali.
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Mele, Vincenza. "Percorsi femminili sull’accanimento riproduttivo." Medicina e Morale 53, no. 1 (February 28, 2004): 91–108. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2004.655.

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Abstract:
L’Autrice esamina criticamente la tecnica di fecondazione in vitro (FIVET) dal punto di vista etico, mettendo in luce gli elementi di sproporzione dell’intervento tecnologico per la bassa efficacia, l’alto rischio per il nascituro, l’invasività per il corpo materno e gli elevati costi economici. L’obiettivo del presente lavoro è contestare sia la terapeuticità della FIVET, sia contestare un luogo comune che vede il pensiero femminile favorevole alle tecnologie riproduttive. La sproporzionalità terapeutica viene quindi analizzata secondo l’ottica delle donne, alla luce di diverse prospettive: le prospettive della bioetica cosiddetta femminista e la prospettiva della bioetica al femminile. L’articolo mette in luce le ragioni di non accettabilità della tecnica da parte di entrambe le prospettive, in particolare l’oggettivazione del corpo della donna ed il parassitismo della tecnologia. L’Autrice conclude illustrando il suo personale punto di vista sulla bioetica al femminile: il logos delle tecnologie riproduttive, che è quello dell’ottimizzazione di un prodotto, mette a serio rischio il valore simbolico della maternità, come luogo originario del prendersi cura.
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Cassibba, Rosalinda, Caterina Balenzano, and Anna Santa Settanni. "La depressione materna nella transizione alla genitorialitŕ: attaccamento, problematiche psicopatologiche ed eventi di vita stressanti come fattori di rischio." PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no. 2 (December 2010): 73–94. http://dx.doi.org/10.3280/pds2010-002006.

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Abstract:
Lo studio intende analizzare l'evoluzione della depressione materna nella transizione alla genitorialitŕ, valutando il ruolo di alcuni fattori di rischio quali l'insicurezza dell'attaccamento, la presenza di problematiche psicopatologiche e di eventi di vita stressanti. La ricerca, condotta su un campione di 30 primipare (etŕ: M = 31.60; d.s. = 4.12) ha previsto un disegno longitudinale. Nella prima rilevazione, al 3° trimestre di gravidanza, sono state somministrate l'Edinburgh Depression Scale (EDDS, Cox, Holden e Sagovsky, 1987); la Mini-International Neuropsychiatric Interview (MINI, Sheehan et al., 1998); la Scala degli Eventi Stressanti (Paykel et al., 1980) e l'Attachment Style Interview (ASI: Bifulco et al., 2002). A 10 giorni e a 3 mesi dopo il parto, č stata prevista solo la somministrazione telefonica dell'EDDS. Le analisi dei dati hanno messo in luce un decremento lineare della depressione dalla gravidanza al postnatale e un'associazione significativa tra la depressione prenatale e postnatale e tutti e tre i fattori di rischio considerati; tali fattori sono, a loro volta, significativamente associati tra loro. I risultati ottenuti sottolineano la possibilitŕ di individuare i fattori di rischio per la genitorialitŕ giŕ in gravidanza e l'utilitŕ, di conseguenza, di implementare interventi di sostegno al fine di rendere meno problematica l'assunzione del ruolo genitoriale e la strutturazione della relazione madre-bambino.
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Cataudella, Stefania, Nicola Congiu, and Giulia Langiu. "L'impatto psicologico della pandemia da Covid-19 sul periodo perinatale: una breve review dei primi dati della letteratura sul contesto italiano ed internazionale." PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no. 1 (February 2022): 15–38. http://dx.doi.org/10.3280/pds2022-001003.

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Abstract:
La pandemia da Covid-19 ha influenzato molti aspetti della vita, inclusa l'esperienza della nascita e la transizione alla maternità. È stata condotta una review narrativa con l'obiettivo di sintetizzare le prime evidenze sull'impatto psicologico della pandemia sul periodo perinatale, facendo luce, inoltre, sui dati emersi su scala nazionale rispetto ai Paesi, europei ed extraeuropei. La selezione degli studi è stata condotta attraverso le banche dati Scopus e Google Scholar. Sono stati inclusi 36 studi pubblicati da marzo a ottobre 2020 e che rispettavano i criteri di in-clusione ed esclusione stabiliti a priori. Aumento di stress, di sintomatologia ansiosa e depressiva sono risultati trasversali a tutti gli studi, concentrati prevalentemente nella fase prenatale. Il supporto di familiari, del partner, l'attaccamento materno sicuro ed una corretta informazione sono emersi come fattori protettivi. La fase perinatale della vita, quindi, si è caratterizzata come una fase di vulnerabilità che ha ricevuto poca attenzione nei suoi risvolti psicologici. È importante che i contesti di cura che ruotano intorno alla nascita tengano conto che situa-zioni di crisi, come quella attuale, possono acuire alcuni aspetti di vulnerabilità delle donne, sia da un punto di vista medico che psicologico, e avere conseguenze sul benessere della coppia madre-bambino.
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Ahovi, Jonathan, and Marie Rose Moro. "Riti di passaggio e adolescenza: una riflessione su normalitŕ e patologia a partire dall'esperienza transculturale." RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no. 2 (July 2010): 23–34. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2010-002003.

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Abstract:
L'adolescenza č in genere considerata una fase di transizione. Ogni cultura produce dei modi differenti per regolare e controllare le difficoltŕ di transizione dati dal passaggio da uno status all'altro - come succede durante l'adolescenza - con lo scopo di contenere le ansie sia dei novizi, sia degli adulti iniziati. Nelle nostre societŕ cosiddette moderne, complesse e meticcie, il rischio per gli adolescenti di perdersi, o di restare ai margini della societŕ, sembra in aumento. L'Autore, riprendendo i contributi dell'etnografo francese Arnold van Gennep (1873 - 1957), presenta le nozioni di riti di passaggio, le loro definizioni e funzioni. Secondo Van Gennep, una cerimonia di passaggio comprende tre fasi: separazione, margine, aggregazione. I riti di passaggio degli esseri umani hanno l'obiettivo primario, in particolare nei momenti di separazione, di garantire i processi di unione e di aggregazione e di contrastare i meccanismi di esclusione. I riti di passaggio hanno tre diverse funzioni: sociologica, psicologica e religiosa. Hanno inoltre valenze sia intrapsichici, sia collettivi. Essi sono presenti nei riti di iniziazione dell' adolescenza; riti tuttora attivi nel mondo che consentono alla donna e all'uomo di accedere al mondo dei significati.
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8

Di Pietro, Maria Luisa, and Maria Loredana Furiosi. "Quale rispetto per la dignità della donna? Alcune osservazioni in margine alla IV Conferenza mondiale sulla donna." Medicina e Morale 45, no. 1 (February 28, 1996): 15–42. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1996.917.

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Abstract:
Chiusi i battenti sulla IV Conferenza mondiale sulla donna, è giunto il momento delle valutazioni e dei progetti per il futuro. Una scena, quella della IV Conferenza mondiale sulla donna, divisa tra due diverse visioni della donna e di rispetto della sua dignità: la prima, che riconduce la donna ad una serie di ruoli sociali da conquistare con il rischio anche di perdere le caratteristiche dello specifico femminile; la seconda, che considera la donna e l’uomo persone umane di uguale dignità e co-protagonisti nell’importante compito di migliorare l’umanità: nell’affermare la parità la donna non perde, però, né rinuncia alla sua femminilità, al suo “genio”. La diversità dell’orizzonte antropologico ha informato tutta la discussione preliminare alla stesura della Dichiarazione finale: è quanto emerge da questo articolo, che analizza alcuni dei passaggi più dibattuti del Draft Platform fo Action. La debolezza, fin’anche la negazione, dell’affermazione dell’ugiaglianza in dignità e parità di diritti tra uomo e donna; la mancanza di una chiara definizione di famiglia; l’ambiguità nell’uso dei termini riguardanti la sessualità, la fertilità e la c.d. “salute riproduttiva e sessuale”; la propaganda di una pianificazione familiare da attuare con il ricorso alla alla contraccezione, sterilizzazione e aborto; l’identificazione dei programmi di prevenzione dell’infezione da HIV con l’uso dei profilattici; la mancanza di una presa di posizione contro l’aborto e di un chiaro impegno a favore della maternità; un’educazione sessuale ridotta alla sola informazione sneza alcun riferimento alla globalità e alla complessità della persona; questi e altri i punti di disaccordo, che sono stati superati solo in minima parte della Dichiarazione finale. Una conclusione, quella della IV Conferenza mondiale sulla donna, che ha deluso le aspettative, che tradito la fiducia di quanti speravano in una chiara e forte affermazione del rispetto della dignità e dei diritti della donna; un futuro, forse, ancora più deludente, se gli Stati prenderanno serie iniziative a favore delle donne, soprattutto quelle in situazione di disagio.
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Sandrini, Simona. "Pedagogical professions. In support of a green and human transition." Form@re - Open Journal per la formazione in rete 21, no. 2 (July 31, 2021): 6–20. http://dx.doi.org/10.36253/form-11328.

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Abstract:
An increasing number of initiatives related to Agenda 2030 are being launched. Educators, trainers and teachers are dedicated themselves to interpret the approach to sustainability in light of the climate crisis and within the planetary boundaries. Looking toward the future, the pedagogical professions in their core can help the younger generation to recompose the prospective of “global human”, avoiding the risk of flattening sustainability on purely functional devices that forget the value and relational texture of human dignity. Coordinating experiences is crucial to support a transition both green and human. This means preparing fraternal training environments in which young people experience the culture of relation and proximity, with the intent of realising the sustainable development goals. This contribution presents a laboratory of dialogue on the paradigmatic union between sustainable development and fraternity, experience by young university students. Professioni pedagogiche. A sostegno di una transizione verde e umana Si moltiplicano le iniziative nel solco dell’Agenda 2030. Educatori, formatori, pedagogisti e insegnanti sono impegnati a interpretare l’accostamento alla sostenibilità, tra l’allarme della crisi climatica e dentro i confini planetari. Volgendosi verso orizzonti di senso, le professioni del pedagogico possono aiutare le giovani generazioni a ricomporre un intero umano, evitando il rischio di appiattire la sostenibilità su dispositivi puramente funzionali che dimenticano la valenza e la trama relazionale della dignità umana. Coordinare esperienze in questa chiave di sostegno a una transizione che sia al contempo verde e umana, può significare predisporre ambienti formativi fraterni in cui i giovani sperimentino la cultura dell’incontro e della prossimità, anche per avverare i sustainable development goals. Il contributo presenta un’esperienza di laboratorio vissuta in mezzo a giovani studenti universitari, di dialogo sul connubio paradigmatico tra sviluppo sostenibile e fraternità.
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Mastronardi, Vincenzo M., Monica Calderaro, Marta Senesi, and Maria Campioni. "International research on children’s issues in one-parent, homosexual, adolescent motherhood and marital violence / Ricerca internazionale sui temi dell'infanzia in ambito monoparentale, omosessuale, maternità adolescenziale e violenza coniugale / Investigación internacional sobre los problemas de la infancia en relación con la maternidad monoparental, la homosexualidad, la adolescencia y la violencia conyugal." Rivista di Psicopatologia Forense, Medicina Legale, Criminologia, February 21, 2020. http://dx.doi.org/10.4081/psyco.2019.66.

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Abstract:
An adequate and healthy exercise of the parental role may be impaired by several conditions related to the family unit and in particular to the parents, because they adversely affect the child’s psychophysical development, causing physical, psychological and social consequences. The following data confirming will be the most up-to-date, linked to the validity of literature of this introduction, referring to researches of some specific factors of risk, affecting parental behaviour and that, mostly lead to family mismatches. RiassuntoUn adeguato e sano esercizio della funzione genitoriale può essere compromesso da diverse condizioni legate al nucleo familiare e in particolare ai genitori, perché incidono negativamente sullo sviluppo psicofisico del bambino, con conseguenze fisiche, psicologiche e sociali. I seguenti dati di conferma saranno i più aggiornati, legati alla validità della letteratura di questa introduzione, riferita a ricerche di alcuni specifici fattori di rischio, che influenzano il comportamento dei genitori e che, per lo più, portano a disallineamenti familiari. ResumenEl ejercicio adecuado y saludable de la función parental puede verse obstaculizado por varias condiciones relacionadas con la unidad familiar y, en particular, con los padres, ya que afectan negativamente al desarrollo psicofísico del niño, causando consecuencias físicas, psicológicas y sociales. Los siguientes datos que confirman serán los más actualizados, vinculados a la validez de la bibliografía de esta introducción, referidos a investigaciones de algunos factores específicos de riesgo, que afectan al comportamiento de los padres y que, en su mayoría, conducen a desajustes familiares.
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Dissertations / Theses on the topic "Transizione alla maternità a rischio"

1

FERRO, VALENTINO. "Disagio e depressione perinatali durante la crisi della maternità. Impatto sulla relazione madre-bambino." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2017. http://hdl.handle.net/10281/143711.

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Abstract:
Introduzione. La transizione alla maternità è un momento nella vita della donna molto importante ed è una crisi evolutiva, che nella maggior parte dei casi ha un esito positivo. In alcuni casi la maternità può essere influenzata negativamente dall’insorgere nella donna di disagi psichici (Milgrom et al., 2001). Uno dei disagi della maternità è la depressione post-partum, che si manifesta con un’incidenza all’incirca del 13%, ha un eziologia multifattoriale e ha ricadute sulla salute e acquisizione del ruolo di madre, sull’instaurarsi della relazione madre/bambino, sulla regolazione emotiva diadica e sul rapporto con il partner (Karney & Bradbury, 1995; O’Hara & McCabe, 2013; Pearson et al., 2013). La depressione post-partum è spesso associata con sintomi depressivi durante la gravidanza e questa continuità predice conseguenze peggiori sulla salute psichica della madre (Grigoriadis et al., 2013). Inoltre anche l’ansia si può presentare in comorbidità con i sintomi depressivi sia in gravidanza sia nel post-partum, l’incidenza è più alta in gravidanza, 18-25%, e decresce dopo il parto fino al 4,7% (Figueiredo & Conde, 2011 Sherry et al., 2014). L’ansia perinatale influenza negativamente gli scambi interattivi della diade madre bambino, queste madri sono più intrusive e i loro figli mostrano: pianto eccessivo, temperamento difficile e meno stati affettivi condivisi (Austin et al., 2008; Feldman, 2007; Reck et al., 2012). Un altro stato di disagio psichico è lo stress parentale che si può presentare nella transizione alla genitorialità (Abidin, 1990), ma non ci sono studi su questo stato in relazione con la depressione post-partum e/o l’ansia. Obiettivi. Il presente lavoro è suddiviso in tre ricerche che hanno lo scopo di indagare l’incidenza della depressione post-partum, le variabili che predicono maggiormente la depressione post-partum, la relazione fra ansia patologica depressione post-partum e stress parentale e come queste variabili influenzino gli stili interattivi e la regolazione emotiva della diade. Metodo. Le donne che hanno partecipato alle differenti ricerche sono state contattate presso l’ASL 2 di Savona fra la gravidanza e i primi mesi di post-partum. In tutte le ricerche la depressione è stata indagata con l’EPDS (Cox et al., 1987), l’ansia con lo STAI-Y (Spielberger, 1983), lo stress parentale con il PSI (Abidin, 1987), la percezione del rapporto di coppia con il DAS (Spanier, 1976), gli stili interattivi con il sistema di codifica video CARE-INDEX (Crittenden, 1994) e la regolazione emotiva diadica con il sistema di codifica video ICEP (Weinberg & Tronick, 1999; Riva Crugnola et al., 2013). Risultati. Le tre ricerche mettono in luce diversi risultati, fra cui come l’ansia in gravidanza sia un fattore predittivo della depressione post-partum e come durante la transizione alla maternità l’aumentare dei fattori di rischio psicosociali sia associato a una maggiore depressione post-partum. Le ricerche sottolineano la stretta relazione fra depressione post-partum, stress parentale e ansia perinatale e come quest’ultima influenzi maggiormente gli stili di regolazione emotiva diadici meno adeguati. Infine la depressione post-partum influenza la percezione della donna della qualità del rapporto di coppia e predice stili interattivi disfunzionale della madre e del bambino. Conclusioni. I seguenti studi mettono in evidenza la necessità di effettuare screening preventivi e mettere in atto interventi mirati a aiutare e a promuovere il benessere delle madri.
Background. The transition to the motherhood is a important moment in woman life and it is also a developmental crisis, in most cases this transition has a positive outcome. Motherhood in some cases is negatively influenced by woman mental illness (Milgrom et al., 2001). Post-partum depression is one of these perinatal mental illness and its incidence is 13%, it has a multifactorial etiology and it influence the woman well-being, the mother-child relationship, the dyadic emotional regulation and the relationship with partner (Karney & Bradbury, 1995; O’Hara & McCabe, 2013; Pearson et al., 2013). Postpartum depression often is associated with depressive symptoms during pregnancy and this predict worse consequences on the mother's psychological well-being (Grigoriadis et al., 2013). The perinatal anxiety often occurs in comorbidity with depressive symptoms both in pregnancy and in the postpartum, the incidence of anxiety is higher in pregnant between 18% and 25% than in the post-partum period 4.7% (Figueiredo & Conde, 2011 Sherry et al., 2014). The perinatal anxiety has negative influence on mother-infant relationship, these mothers are more intrusive and their children have excessive crying, difficult temperament and less shared positive states (Austin et al., 2008; Feldman, 2007; Reck et al., 2012). Another perinatal mental distress is parenting stress that may occur in the transition to parenthood (Abidin, 1990), but there are few studies on the relationship of parenting stress, post-partum depression and anxiety. Aims. This paper is divided in three studies investigating different themes, like: the incidence of postpartum depression, the variables who predict postpartum depression, the relationship between anxiety postpartum depression and parenting stress and how these variables influence the relationship styles and emotional regulation of the mother-child dyad. Methods. The women who participated in the research were contacted in ASL2 of Savona between pregnancy and first months of post-partum. In all three studies post-partum depression has been investigated with EPDS (Cox et al., 1987), anxiety with STAI-Y (Spielberger, 1983), parenting stress wih PSI (Abidin, 1987), dyadic adjustment with partner with DAS (Spanier, 1976), the relationship styles with the video coding system CARE INDEX (Crittenden, 1994) and the emotional regulation of the mother-child with the video coding system ICEP (Weinberg & Tronick, 1999; Riva Crugnola et al., 2013). Results. The three studies underline different results, like: anxiety during pregnancy is predictor of post-partum depression; mothers who have a lot of psychosocial risk factors have more probability to develop depressive symptoms in pregnancy and in the post-partum period; the effect of this risk factors is pejorative in depression symptomatology in the transition to the motherhood; maternal depression, anxiety and parenting stress are associated, anxiety is a grater predictor than depression of less adequate styles of mother-infant emotion regulation; post-partum depression affects the dyadic adjustment with partner and dysfunctional relationship styles of mother-child dyad. Conclusions. The results of these studies highlight the importance of doing early screening and well-timed and preventive intervention programs to help the mother wellbeing.
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