Academic literature on the topic 'Traiettorie quant'

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Journal articles on the topic "Traiettorie quant"

1

Cingolani, Pietro. "Transnazionalismi in tempo di pandemia: il caso dei romeni in Europa." MONDI MIGRANTI, no. 1 (March 2021): 105–22. http://dx.doi.org/10.3280/mm2021-001006.

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Abstract:
La mobilità e l'immobilità dei migranti intraeuropei durante la pandemia può esse-re letta attraverso le analitiche dei "regimi di mobilità" e del "transnazionalismo selettivo", utilizzando la crisi sociale e politica generata dal COVID-19 come ban-co di prova per tali categorie. L'autore, approfondendo il caso dei migranti romeni in Europa, e in particolare in Italia, dimostra come le traiettorie di mobilità si siano modificate o riconfigurate, tenendo in considerazione i rapporti di potere, le rap-presentazioni consolidate e le disuguaglianze sociali, tanto nelle società di arrivo quanto in quelle di partenza. L'analisi dettagliata delle traiettorie migratorie all'interno di un gruppo familiare permette di gettare luce sulla grande diversità de-gli effetti della crisi, specialmente con riferimento a uno di quelli più evidenti, cioè il distanziamento sociale, in tutte le sue forme.
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2

Fava, Federica, and Elena Maranghi. "Rigenerare attraverso la casa: analisi e prospettive a partire dall'esperienza delle Aziende casa." ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no. 130 (March 2021): 78–99. http://dx.doi.org/10.3280/asur2021-130005.

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Abstract:
Il paper presenta alcuni casi studio promossi dalle Aziende casa, in quanto generativi di più ampi effetti di rigenerazione urbana. L'indagine è stata condotta nell'ambito del Federca-saLab, laboratorio di ricerca e sperimentazione istituito da Federcasa. Obiettivo, valorizza-re patrimoni materiali, immateriali e di saperi che formano il mondo dell'edilizia pubblica, individuando traiettorie di progetto utili a rilanciare le politiche dell'abitare e, con esse, gli stessi soggetti territoriali.
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3

Martellozzo, Nicola. "Le traiettorie del fervore: cavalli e geometrie non-umane nel Palio di Ronciglione." Altre Modernità, no. 26 (November 29, 2021): 165–80. http://dx.doi.org/10.54103/2035-7680/16803.

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Abstract:
Il Palio di Ronciglione vanta una tradizione secolare, ma ciò che lo rende davvero unico è l’assenza di qualunque fantino. Alla caduta del canape ogni cavallo sceglie se competere con gli altri, accodarsi o semplicemente non correre, a seconda del carattere di ciascuno. Nel contesto del Palio il cavallo costituisce un co-produttore di processi culturali, che inoltre trasmette la sua esperienza agli esemplari più giovani; quest’ultimo aspetto è particolarmente evidente nelle traiettorie scelte durante la Corsa, fondate su un’incontestabile soggettività non-umana. Va rilevata una prima modalità di iscrizione ‘interna’ alla specie: i cavalli da corsa sono il risultato di una domesticazione secolare abbinata ad una selezione genetica controllata (breeding), che ha progressivamente embricato l’Equus ferus caballus alla società umana. Un secondo aspetto ‘esterno’ riguarda il tracciato della Corsa, vero e proprio ambiente di coesistenza inter-specie: realizzato dalla comunità umana, viene percorso ed esperito dai cavalli, che incidono il tessuto urbano con le loro traiettorie. L’agency dell’animale emerge dunque attraverso l’adattamento creativo al tracciato, un’iscrizione di geometrie non-umane nello spazio. L’intenzionalità del cavallo è ciò che fonda la performance del Palio: per quanto sembri paradossale, la conservazione di questo patrimonio culturale è possibile fintanto che il cavallo può scegliere di non correre.
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4

Colafranceschi, Daniela, and Joan Nogué. "Abitare l’intangibile: paesaggio e spazio pubblico." Ri-Vista. Research for landscape architecture 19, no. 2 (January 27, 2022): 5–23. http://dx.doi.org/10.36253/rv-12447.

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Abstract:
Nella geografia complessa delle nostre città, quella dello Spazio Pubblico è entità oggi quanto mai flessibile, aperta e contraddittoria, concettualmente più permeabile e necessariamente rispondente ai cambiamenti così incisivi e profondi delle comunità che le abitano. Il progetto come dispositivo, in coerenza con il portato della Convenzione Europea del Paesaggio, indirizza le ragioni di una strategia di intervento sui valori intangibili come strumenti operativi che ne determinano qualità e successo. Livelli di identità e appropriazione diventano strumenti del fare, insieme a relazioni percettive e dinamiche, flessibilità e pluralità di funzioni, traiettorie e tempi che scandiscono forme e maniere di vivere ed abitare nelle città. Quando da ‘pubblici’ gli ambiti urbani passano ad essere collettivi, partecipati, quotidiani, condivisi. Quando da ‘spazi’ diventano ‘luoghi’. Il numero presenta ricerche, esperienze, tendenze e attitudini di progetto che lasciano emergere i caratteri di un progressivo allontanarsi da un’attenzione prevalente agli aspetti stilistico-formali e compositivi di piazze, strade, marciapiedi, passeggi, giardini, parchi per essere trattati come spazi emozionali della nostra esistenza. Esso raccogliere esperienze progettuali innovative in cui antropologia, filosofia, questioni sociali, si fondono alla composizione architettonica, all’urbanistica, alla progettazione urbana e alimentano ricerca, sperimentazione, sensibilità operativa per sostanziare un progetto di paesaggio più consapevole e complesso.
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5

Costumato, Lorenzo, Fabiana Scalabrini, and Andrea Bonomi Savignon. "Ideal-tipi di performance management nella pianificazione delle Aziende Sanitarie. Una prima rilevazione empirica a livello nazionale." MECOSAN, no. 117 (April 2021): 7–26. http://dx.doi.org/10.3280/mesa2021-117002.

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Abstract:
I quattro ideal-tipi di performance management (Bouckaert e Halligan, 2008) rappresentano altrettante fasi di un'evoluzione da un approccio non organico e prevalentemente focalizzato sulla rilevazione degli input (performance administration), a uno in cui il ciclo di gestione della performance e completamente integrato nei processi gestionali dell'organizzazione e interagisce con l'ambiente esterno (performance governance). Questi modelli hanno esercitato una decisa influenza sulla letteratura successiva in materia di performance management in ambito pubblico, ma sono stati solo sporadicamente indagati a livello empirico nel contesto sanitario (Halligan et al., 2012; Tenbensel e Burau, 2017). Il presente articolo fornisce un'analisi empirica dei piani della performance 2020-2022 pubblicati dalle ASL italiane, fornendo una risposta alla seguente domanda di ricerca: dopo oltre un decennio dall'adozione del D.Lgs. n. 150 del 2009, verso quale ideal-tipo di performance management sono orientate le Aziende Sanitarie Locali in Italia? Per rispondere a questa domanda, e stato definito un modello di valutazione qualitativa che consente di posizionare ogni ASL sul continuum descritto da Bouckaert e Halligan rispetto a sei ambiti di interesse specifici, frutto dell'incrocio tra quanto definito in letteratura e la normativa vigente sulla gestione del ciclo della performance, al fine di verificare se esiste una traiettoria di avanzamento delle ASL verso il modello performance governance.
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Anzera, Giuseppe, and Alessandra Massa. "Chi ha paura di Internet? Le piattaforme online nei processi di radicalizzazione e di deradicalizzazione." EDUCATIONAL REFLECTIVE PRACTICES, no. 1 (October 2021): 122–38. http://dx.doi.org/10.3280/erp1-special-2021oa12471.

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Abstract:
Radicalizzazione online e self-radicalization sono aree ancora poco analizzate all'interno della gamma dei fenomeni che conducono all'inasprimento ideologico e all'estremismo violento. In questo articolo, si esploreranno le principali ragioni dello stretto legame tra piattaforme online e pratiche di radicalizzazione e interventi di deradicalizzazione legati alle ideologie di matrice islamista. Le traiettorie di radicalizzazione dipendono da numerose direttrici incrociate: predisposizioni individuali e disposizioni contestuali; motivazioni psicologiche e questioni materiali; rivendicazioni identitarie e moventi politici. In questo senso, la costruzione narrativa delle esperienze, soprattutto dei giovani soggetti di seconda generazione, è determinante nel comprendere gli autoposizionamenti dei soggetti radicali, e nel ricostruire il display delle esperienze individuali. Le piattaforme, e più in generale i media, si configurano quindi come spazio di costruzione della realtà sociale. I mezzi di comunicazione digitali si sono dimostrati particolarmente efficaci nella disintermediazione delle pratiche di partecipazione politica: per quanto riguarda la radicalizzazione, queste si dimostrano rilevanti per finalità strumentali e per utilizzi comunicativi, incidendo sull'organizzazione e sulla socializzazione ai fenomeni radicali, mentre favoriscono la rappresentazione pubblica e la propaganda di tali fenomeni. Seppure il peso maggiore delle dinamiche di radicalizzazione sia imputabile a processi politici e sociali offline, alcune tecnicalità delle piattaforme interferiscono con le dinamiche di polarizzazione. Negli ultimi anni sono nate una serie di iniziative volte a limitare l'impatto delle piattaforme sulla radicalizzazione: queste iniziative coinvolgono attori pubblici, privati e organizzazioni di attori autonomi. Il contrasto della radicalizzazione online deve utilizzare strategie flessibili, contro-narrazioni e media literacy.
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7

Grandinetti, Roberto, and Valentina De Marchi. "Dove stanno andando i distretti industriali? Un tentativo di risposta a partire da un'indagine in Veneto." STUDI ORGANIZZATIVI, no. 2 (April 2013): 142–75. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-002006.

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Abstract:
Nel lontano 1989, con grande luciditŕ e lungimiranza, Giacomo Becattini invitava a concepire il distretto industriale marshalliano "come una fase evolutiva lungo uno fra i diversi, possibili, sentieri di industrializzazione" (Becattini, 1989c, p. 409). Oggi numerosi osservatori qualificati della articolata realtŕ distrettuale italiana, accademici e non, affermano che quella fase si č definitivamente conclusa. L'obiettivo di questo lavoro č argomentare la progressiva dissoluzione della configurazione marshalliana di distretto analizzando una serie di fenomeni dei quali esiste riscontro nella letteratura empirica: l'incremento della concentrazione, all'interno delle popolazioni di imprese distrettuali, degli occupati e di altre variabili indicative della produzione di valore; il venire meno del fattore "filiera localizzata", ossia di quell'insieme di mercati di input intermedi che distingue un distretto industriale (non solo di tipo marshalliano) da una semplice area di specializzazione produttiva; la crescita relazionale delle imprese piů dinamiche di un distretto oltre i suoi confini; l'emergere nei distretti di una societŕ multietnica; la disomogeneitŕ socio-culturale della struttura sociale dei distretti introdotta dal cambio generazionale; l'accresciuta eterogeneitŕ settoriale dei territori distrettuali. Ciascuno dei fenomeni citati viene approfondito nell'ampia sezione 2 del lavoro. Questa analisi č preceduta da una sezione "propedeutica" dedicata a delineare in modo preciso i contorni distintivi dell'unitŕ di indagine, il distretto industriale marshalliano, un termine che in letteratura viene spesso considerato erroneamente sinonimo di cluster oppure di distretto industriale (genericamente inteso). L'insieme dei fenomeni presi in considerazione ha profondamente modificato i sistemi distrettuali, determinando la fuoriuscita dalla fase o dal modello marshalliano. A questo punto si pone la domanda contenuta nel titolo del nostro contributo, che abbiamo ripreso da un recente lavoro di Rabellotti, Carabelli e Hirsch (2009): dove stanno andando i distretti industriali (non piů marshalliani)? Abbiamo cercato di avviare un filone di ricerca empirica su questo tema partendo da tre dei maggiori distretti presenti in Veneto: il calzaturiero della Riviera del Brenta, l'occhialeria di Belluno e l'orafo di Vicenza (sezione 4). A tal fine sono state individuate alcune variabili, misurabili sulla base delle fonti informative disponibili, capaci di segnalare un aspetto importante della "vita" di un distretto industriale. I risultati ottenuti da questa analisi comparata di tipo quantitativo - integrati da quelli desumibili da altri lavori, anche qualitativi, prodotti su ciascuno dei tre distretti indagati - porta a confermare le tre traiettorie evolutive ipotizzate in un nostro precedente contributo (De Marchi e Grandinetti, 2012): il declino del distretto industriale in quanto tale, la "gerarchizzazione" dello stesso in poche imprese di grandi dimensioni, e infine la riproduzione evolutiva del distretto. Questi modelli vengono illustrati nella sezione 5, mentre la sezione conclusiva ricorda la domanda di ricerca e riassume il nostro tentativo di risposta, sottolineando le implicazioni di politica industriale che ne derivano.
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Morris, David. "Merleau-Ponty and Mexica Ontology." Chiasmi International 21 (2019): 289–303. http://dx.doi.org/10.5840/chiasmi20192128.

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Abstract:
Movement is crucial to Merleau-Ponty’s effort to comprehend sense, meaning as generated within being. This requires a new concept of movement, not as a dislocation within an already determinate space- or time- frame, but as a deeper, more fundamental change that first engenders space and time as determinate contexts in which movement can follow a sensible course. This poses a novel challenge: conceptualizing determinate space and time as contingently arising from a deeper sort of change, which I call templacement. I address this challenge by turning to the Mexica/Aztecs because the most basic term of their ontology is motion-change, and it is obvious to them that motion-change does not occur in an abstract space-time container. Instead, time-place is woven out of ‘prior’ motion-change. This study leads to a deeper lesson for phenomenology, regarding ‘obvious’ presuppositions about what time and philosophy obviously are – and how these presuppositions go hand in hand.La question du mouvement est cruciale dans l’effort de Merleau-Ponty pour comprendre le sens, la signification telle qu’elle se produit dans l’être. Cela requiert un nouveau concept du mouvement, qui n’est pas compris comme un déplacement dans un cadre spatial – ou temporel – prédéterminé, mais plutôt comme un changement plus profond et fondamental, qui, avant tout, produit l’espace et le temps comme des contextes déterminés dans lesquels le mouvement peut suivre un cours sensible. Cela pose un nouveau défi : conceptualiser un espace et un temps déterminés qui résulteraient, de manière contingente, d’un type de changement plus profond, que j’appellerai templacement. Je lance ce défi en me tournant vers les Mexicas/Aztèques parce que le terme le plus élémentaire de leur ontologie est le mouvement-changement, et il est naturel pour eux que le mouvement-changement n’ait pas lieu dans un conteneur spatio-temporel abstrait. Au contraire, le temps-lieu est tissé sans mouvement-changement « préalable ». Cette recherche conduit à un enseignement encore plus profond pour la phénoménologie, concernant au sujet des présupposition “évidentes” sur le temps et sur la philosophie, et elle nous montre aussi comment ces présuppositions sont étroitement liées.Il movimento è un elemento cruciale nello sforzo di Merleau-Ponty di comprendere il senso, il significato in quanto generato all’interno dell’essere. Questo sforzo richiede un nuovo concetto di movimento, da intendere non come movimento-spostamento nell’ambito di una cornice spazio-temporale predefinita, ma come più profondo e più fondamentale mutamento che inaugura lo spazio e il tempo, in quanto contesti nei quali il movimento stesso può esprimere una traiettoria dotata di senso. Si pone quindi una nuova sfida: quella di concettualizzare lo spazio e il tempo come generati da una forma più radicale di mutamento, che propongo di definire templacement. Per affrontare questa sfida, mi rivolgo ai Mexica/Aztechi poiché il termine più basilare della loro ontologia è quello del moto-mutamento, e poiché essi ritengono ovvio che questo moto-mutamento non si verifichi all’interno di un contenitore spazio-temporale astratto: al contrario, lo spazio-tempo è per loro un intreccio che risulta da un moto-mutamento “precedente”. Questo studio permette di ricavare una lezione più profonda per la fenomenologia, che concerne le sue “ovvie” presupposizioni riguardo a che cosa siano “ovviamente” il tempo e la filosofia – e a come queste presupposizioni siano strettamente connesse.
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D’Ambrosio, Maria, and Giovanni Laino. "Educatori come designer degli spazi perFormativi. Asili nido come ‘fabbriche' di cittadinanza e innovazione sociale." WELFARE E ERGONOMIA, no. 1 (June 2020): 39–57. http://dx.doi.org/10.3280/we2020-001005.

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Abstract:
Il saggio apre uno spazio di riflessione sul tema della povertà educativa attraverso una pro-posta teorica e metodologica che investe le politiche e i servizi per l'infanzia di un ruolo stra-tegico nel ridisegno di un ecosistema territoriale in grado di qualificare in chiave pedagogica gli spazi e le attività rivolte ai minori e alla genitorialità. Una qualità pedagogica che passa per i professionisti dell'educazione, quindi per la loro formazione e per la loro postura da ricercatori in situazione, e anche per una pianificazione urbanistica strategica in grado di coniugarsi con una ‘visione' di città che contenga l'idea di spazio urbano e di relativa comu-nità educante, attenta alla complessità delle dinamiche che producono diseguaglianze, mar-ginalità e le molte forme di povertà. In questo senso, e recuperando una responsabilità istitu-zionale connessa alla responsabilità di ciascun professionista, il saggio fa emergere anche quanto pensato e sperimentato nell'attuazione del progetto IRIS (Interventi per Riqualificare e Innovare la Scuola) riferito agli asili nido e ai servizi per l'infanzia del Comune di Napoli. Politiche socio-educative e politiche urbane vengono lette come strumenti per connettere e articolare in chiave pedagogica, emancipativa, trasformativa, le azioni strutturali e integrate in grado di rispondere ai bisogni dell'infanzia e al ruolo dei professionisti dell'educazione, perché proprio a partire da questi professionisti si possa nutrire e potenziare la loro capacità/necessità di partecipazione alla vita e alla costruzione-rigenerazione dei legami sociali/territoriali, in chiave di contrasto alla povertà educativa. Si tratta cioè di recuperare per le professioni socio-educative e per i decisori istituzionali e i pianificatori delle politiche e dei servizi educativi, quella ‘sensibilità' e quella operosità, e quindi quella Vita Activa, rintraccia-ta dalla Arendt (1958) come specifica della condizione umana. Una condizione, quella sensi-bile e activa, quindi altamente interattiva e partecipativa, che ciascuno è chiamato a recupe-rare e a nutrire, proprio attraverso una qualità del gesto e della pratica educante che va ben oltre gli ‘spazi' destinati all'educazione. "L'educazione non è un'isola", sosteneva Jerome Bruner (1996), e in questo senso le politiche e i servizi educativi si devono riconnettere a una più estesa e complessa cultura dell'educazione che emerge proprio dalle dinamiche urbane, sociali, culturali, e trova nello spazio extra-quotidiano dell'educativo una possibilità concreta di innovazione e di nuova traiettoria. La qualità (pedagogica) dei servizi educativi in un qua-dro istituzionale di Welfare, è dunque quella possibilità della policy di tradursi in agency e di generare innovazione sociale ovvero variazioni sul piano della povertà educativa e dei feno-meni con cui si manifesta. La qualità (pedagogica) ha necessità di prendere corpo e di farsi spazio rigenerandosi in nuove pratiche che lavorino proprio sul nesso tra corpi e spazi, e sulla loro reciproca capacità di interazione. Lo scritto è dunque attraversato da un evidente sguardo epigenetico che tiene insieme rifles-sione epistemologica e sua istanza metodologica e qualifica le pratiche educative come ‘pale-stre' di cittadinanza e di coesione sociale in chiave trasformativa e rigenerativa, sia sul piano individuale che su quello politico e delle politiche, così da far emergere la metodologia ‘em-bodied' (Bongard-Pfeifer, 2007) come approccio bio-politico al governo ‘sensibile' del ‘vivente': perché l'educazione e la politica possono insieme ridisegnare un nuovo ecosistema per il process generativo della creatura vivente/living creature (Dewey, 1934).
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Rapi, Marta. "Note sul popolamento celtico della seconda età del Ferro in Cisalpina: dinamiche insediative, traiettorie storiche e caratteri culturali." LANX. Rivista della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano, December 21, 2022, 207–21. http://dx.doi.org/10.54103/2035-4797/19461.

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Abstract:
L’occupazione celtica dei territori a sud delle Alpi si realizza a partire dal IV secolo a.C. come un fenomeno composito, poco riconducibile ad un modello unitario: si tratta di gruppi di varia provenienza che si insediano in aree differenziate e caratterizzate a loro volta da peculiari vicende insediative pregresse, non ininfluenti nell’avvicendamento con l’elemento gallico e negli esiti che ne conseguono. Il tema è reso ulteriormente complesso dalla situazione delle fonti archeologiche, spesso carenti e in particolare per quanto riguarda gli abitati.
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Dissertations / Theses on the topic "Traiettorie quant"

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GIROTTI, FEDERICO. "Absorption in Invariant Domains for quantum Markov evolutions." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2022. http://hdl.handle.net/10281/364224.

Full text
Abstract:
Lo scopo del presente lavoro di tesi è lo studio delle dinamiche di assorbimento in domini invarianti (enclosures) per semigruppi markoviani quantistici. Il lavoro è diviso in tre capitoli. Nel primo capitolo ricordiamo le principali definizioni, proprietà e risultati riguardanti gli oggetti matematici con cui si avrà a che fare: W*-algebre, stati normali e semigruppi markoviani quantistici. Nel secondo capitolo introduciamo la nozione di operatore di assorbimento associato ad un determinato dominio invariante, che è la generalizzazione non commutativa delle probabilità di assorbimento; gli operatori di assorbimento condividono numerose proprietà con la loro controparte classica. Inizialmente mostriamo le prime proprietà degli operatori di assorbimento, specialmente l'interazione tra la loro risoluzione spettrale e la struttura di comunicazione del semigruppo. Successivamente spostiamo l'attenzione sullo studio della relazione tra operatori di assorbimento e ricorrenza; un risultato collaterale rilevante è che lo spazio ricorrente nullo è un dominio invariante e questo completa il risultato sulla decomposizione dei semigruppi markoviani quantistici nelle loro restrizioni transiente, ricorrente positiva e ricorrente nulla. Gli operatori di assorbimento sono anche punti fissi del semigruppo e, a condizione che lo spazio ricorrente sia assorbente, siamo in grado di fornire una descrizione dei punti fissi in termini degli operatori di assorbimento; questo permette di dedurre alcune utili proprietà dei punti fissi e dei domini invarianti. Inoltre, analizziamo il ruolo rivestito dagli operatori di assorbimento nel quadro della teoria ergodica e mostriamo la generalizzazione non commutativa del teorema ergodico per le catene di Markov. Concludiamo il capitolo presentando e studiando alcuni modelli concreti che possiedono delle dinamiche di assorbimento non banali e che variano tra dimensione finita o infinita e tempo discreto o continuo.
This thesis addresses the study of absorption dynamics in invariant domains (enclosures) for semigroups of quantum Markov maps. The work is divided in three chapters. In Chapter 1 we recall the main definitions, properties and results about the mathematical objects involved in this work: W*-algebras, normal states, semigroups of quantum Markov maps. In Chapter 2 we introduce the notion of absorption operator associated to an invariant domain, which is a generalization of absorption probabilities in the noncommutative setting; absorption operators turn out to share many remarkable features with their classical counterpart. We start showing some first properties of absorption operators, especially the interplay between their spectral resolution and the communication structure of the semigroup. We then move on to study the relationship between absorption operators and recurrence; as a relevant byproduct, we show that the null recurrent space is an enclosure and this allows to complete the result about the decomposition of semigroups of quantum Markov maps into their transient, positive recurrent and null recurrent restrictions. Absorption operators are also fixed points of the semigroup and, under the assumption that the recurrent space is absorbing, we are able to provide a description in terms of absorption operators of the fixed points set of the semigroup; this allows us to deduce some useful properties about fixed points and enclosures. Moreover, we analyze the role played by absorption operators in ergodic theory and we are able to prove a noncommutative generalization of the ergodic theorem for Markov chains. We conclude the chapter presenting and studying some concrete models showing non-trivial absorption dynamics and ranging from finite to infinite dimension, from discrete to continuous time. Chapter 3 is devoted to study the long-time behavior of the position process associated to a homogeneous open quantum random walk on a lattice with finite dimensional local space. We prove that the properly rescaled position process asymptotically approaches a mixture of Gaussian measures. We can generalize the existing central limit type results and give more explicit expressions for the involved asymptotic quantities, dropping any additional condition on the walk. We use deformation and spectral techniques, together with reducibility properties of the local map associated with the open quantum walk; a key role is also played by absorption operators. Further, we can provide a large deviation principle in the case of a positive recurrent local map and at least lower and upper bounds in the general case. Finally, we are able to show the almost sure convergence of the mean shift on the lattice to a random variable that we can completely describe.
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Conference papers on the topic "Traiettorie quant"

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Lutzoni, Leonardo. "Paesaggi in divenire: la territorialità attiva dei nuovi abitanti: il caso di Luogosanto in Alta Gallura." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7998.

Full text
Abstract:
Il paesaggio urbano contemporaneo, governato dal movimento e dalla trasformazione, produce disorientamento. La velocità delle reti assorda la città, lacera e segmenta la campagna e il binomio oppositivo urbano/rurale non si presenta più in quanto tale. In diverse aree del nostro paese, però, in particolare lì, dove la rete dei flussi e delle infrastrutture, del mercato e dell'economia globale, che alterano la fisionomia locale della città e del territorio, si dirada, si nascondono dei territori meno illuminati, spazi aperti, di rallentamento, di silenzio, di sopravvivenza di campagna e agricoltura, di resistenza alla crescita lineare e senza senso dell'urbanizzazione (Lanzani, 2011, pag. 20). Sono territori densi di natura e di storia nei quali si stanno verificando fenomeni emergenti, indizi, che disegnano le traiettorie per una prospettiva di cammino differente, ormai necessario, anche per la pianificazione urbanistica contemporanea: nuove forme dell'abitare, dinamiche di insediamento neo rurali, nuove economie legate alla terra, processi di riterritorializzazione, rielaborazione del rapporto tra uomo e natura, una vera e propria svolta etico-culturale. Partendo dalla consapevolezza di vivere ed agire in un delicato equilibrio “sistema-mondo” a cui ogni realtà locale è connessa, nell’articolo si analizza il fenomeno dei nuovi abitanti a Luogosanto, piccolo Comune dell’Alta Gallura, in Sardegna. Fenomeno che richiede un'impostazione metodologica basata sull'osservazione attenta, infatti, si tratta, in buona sostanza, di associare un’analisi più generale a un’indagine di dettaglio che può arrivare addirittura alla ricerca della singola esperienza di vita, necessaria a tracciare le linee per il progetto di territorio.
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