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Dissertations / Theses on the topic 'Tirreni'

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Mazzeo, Andrea. "Analisi chimica di sedimenti di mare profondo del SE Tirreno." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/10585/.

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Abstract:
In questo studio sono stati analizzati 11 campioni provenienti dalla zona vulcanica dell’arco Eoliano, gentilmente concessi da ISMAR-CNR Bologna. Lo scopo del lavoro è stato quello di ricercare arricchimenti di alcuni elementi critici, di grande importanza economica e a rischio di approvvigionamento. Lo scopo principale è verificare se la zona può contenere possibili risorse minerarie. La composizione degli elementi maggiori e in traccia dei campioni è stata ottenuta tramite XRF. I campioni analizzati, sono stati aggregati ad altri campioni del Tirreno meridionale (oggetto di altre tesi), ottenendo un database di 71 campioni. Questo set esteso di dati è stato utilizzato per costruire grafici composizionali e sono state evidenziate possibili relazioni tra gli elementi maggiori e una selezione di elementi in traccia. Dai grafici, è risultato che la maggior parte degli elementi in traccia presenta una relazione positiva con Si, Ti, Al, Fe e K, ad indicare che gli apporti detritici continentali costituiscono un fattore di arricchimento di elementi critici. Tutti gli elementi hanno una correlazione negativa con il Ca, indicando che carbonati o sedimenti ricchi in Ca non costituiscono un target per la ricerca di elementi critici. Le concentrazioni sono state confrontate con un valore di cut-off per giacimenti impoveriti. Dal confronto, l’unico elemento la cui soglia di cut-off viene superata in tutti i campioni, è il manganese (Mn). Elementi come ferro (Fe), uranio (U), vanadio (V) e scandio (Sc), presentano picchi di concentrazione in alcuni campioni, la cui popolazione è limitata a poco più di due o tre elementi provenienti dalla zona del Bacino di Paola. Pertanto non sono da considerare una possibile risorsa e possiamo quindi concludere che il Mn costituisce l’unica risorsa mineraria “valida” nella zona.
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2

Pittaluga, Federico. "Studio dei processi sedimentari profondi nel bacino del Vavilov (Mar Tirreno Centrale)." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amslaurea.unibo.it/2320/.

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3

Guerrato, Aurora <1997&gt. "La riduzione dello spreco alimentare nella GDO: caso Unicoop Tirreno S.c. e Myfoody." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19740.

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Abstract:
L’obbiettivo di questa tesi è quello di far comprendere il concetto di spreco alimentare andando ad analizzare gli impatti che questo ha a livello economico, ambientale e sociale. In particolar modo si andrà ad analizzare lo spreco alimentare nella grande distribuzione organizzata e come questa si attrezza per la riduzione degli sprechi alimentari e quali tipologie di gestione smart vengono adottate. La società presa in analisi è Unicoop Tirreno. La tesi è strutturata in tre capitoli di cui l’ultimo è di fondamentale importanza in quanto analizza la società presa in esame. Di seguito vengono riportati i contenuti dei diversi capitoli componenti la tesi. Il primo capitolo è focalizzato sulla definizione di spreco alimentare. Nel primo paragrafo vengono date diverse definizioni e viene fatta un’analisi a livello globale. Nel secondo paragrafo invece vengono illustrate le cause che generano spreco alimentare nelle diverse fasi della filiera alimentare, con particolare attenzione alla distinzione tra food loss e food waste. Nel terzo paragrafo sono spiegati gli impatti che questo provoca facendo una distinzione tra paesi industrializzati e non; infine nell’ultimo paragrafo vengono spiegati gli impatti dello spreco alimentare a livello ambientale, economico e sociale. Il secondo capitolo tratta la grande distribuzione organizzata. Per prima cosa viene data una definizione del concetto e spiegata l’evoluzione nel corso degli anni. Nel secondo paragrafo viene analizzata la grande distribuzione in Italia e l’impatto dello spreco su quest’ultima. L’ultimo paragrafo illustra le possibili soluzioni per combattere lo spreco, con l’introduzione delle nuove tecnologie. Il terzo e ultimo capitolo riporta un caso pratico di adozione smart per combattere lo spreco nella grande distribuzione organizzata riguardante la società Unicoop Tirreno. Il primo paragrafo racconta la storia, la filosofia e i valori dell’azienda. Per la sua stesura ho intervistato il Responsabile Marketing Strategico Direzione Acquisti e Marketing e ho utilizzato anche documenti forniti dall’azienda stessa. Il secondo paragrafo analizza lo spreco negli anni all’ interno di Unicoop Tirreno, facendo un’analisi e confronto dei dati. Il terzo paragrafo descrive le soluzioni che finora sono state adottate dalla società e i benefici che finora sono stati raggiunti; in particolare viene fatta un’analisi dell’app Myfoody azienda che collabora dal 2017 con Unicoop Tirreno; inoltre vengono introdotte le nuove possibili soluzioni che Unicoop Tirreno vuole utilizzare. L’ultimo paragrafo invece riguarda un’analisi che è stata svolta tramite l’adozione di un questionario rivolto ai soci/clienti di Unicoop Tirreno, in cui si vuole andare a capire quanto questi, sono sensibili/il grado di utilità alle diverse iniziative adottate tra cui l’utilizzo di Myfoody.
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4

Torcolacci, Gaia. "Analisi chimica e mineralogica di sedimenti di fondo marino del Mar Tirreno sud-orientale." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/7868/.

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Abstract:
A partire dal 2010 la Commissione Europea ha compilato una lista di 20 materie prime ritenute “critiche” per importanza economica e rischio di approvvigionamento, per le quali è fondamentale la ricerca di possibili fonti alternative nel territorio europeo, poiché i maggiori produttori sono tutti paesi extra-europei. Dati questi presupposti, 20 campioni di fango marino, dragati nelle adiacenze di seamounts del Tirreno sud-orientale, sono stati analizzati per mezzo di XRF, al fine di trovare arricchimenti in elementi critici quali cromo, cobalto, gallio, niobio e alcuni elementi delle Terre Rare (lantanio, cerio, neodimio, samario, ittrio). I fanghi, talvolta con frazione sabbiosa più abbondante, sono stati dapprima divisi in base al colore in fanghi marroni e grigi e fanghi di colore bianco, rosso o arancio; presentano anche inclusi di diverso tipo, quali frammenti di conchiglie, noduli neri o bruno-arancio, croste bruno-nere o bruno-arancio. Dalle analisi chimiche è risultato che campioni più ricchi in CaO hanno un contenuto minore negli elementi ricercati, al contrario dei campioni ricchi in ossidi di Si, Ti, Al, Fe. Confrontando inoltre i campioni con i valori medi di composizione della crosta terrestre superiore, essi risultano più ricchi in REY e meno in Co, Cr, Ga, Nb, mentre sono sempre più arricchiti della composizione media dei sedimenti marini. Dalle analisi mineralogiche risulta che i fanghi contengono generalmente quarzo, calcite, feldspati in piccole quantità e fillosilicati. Infine, analisi XRD e SEM-EDS sui noduli neri hanno dimostrato che si tratta di todorokite, un ossido idrato di Mn, con tenori variabili di Na, K, Ca, Mg, dalla forma globosa con microstruttura interna fibroso-raggiata. Si ritiene quindi che fanghi ricchi in CaCO3, probabilmente bioderivato, non siano l’obiettivo più adatto per la ricerca di elementi critici, mentre potrebbero esserlo fanghi più ricchi in Si, Al, Fe, K, che hanno maggiori concentrazioni di tali elementi.
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5

CONIGLIO, LUCIA. "L'influenza della circolazione sinottica sul campo di vento locale in una zona costiera del Mar Tirreno." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2009. http://hdl.handle.net/2108/890.

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Abstract:
La circolazione nei bassi strati dell’atmosfera è il risultato dell’interazione generalmente non lineare tra la circolazione a scala sinottica e quella locale. Questa ultima è quella più frequentemente presente nelle regioni mediterranee, specie nei mesi più caldi ed ha importanti effetti sull’agricoltura e su altri aspetti delle attività umane. Essa gioca un ruolo importante nei processi di trasporto e diffusione di inquinanti in particolar modo in prossimità di aree densamente popolate dove la qualità dell’aria è importante per la salute della popolazione. In questo lavoro le caratteristiche della circolazione locale nella zona costiera adiacente la città di Roma vengono derivate dall’analisi statistica delle misure del vento in diversi siti. I dati utilizzati comprendono sia misure di profili di vento ottenute mediante Sodar Doppler, sia misure di vento nello strato superficiale, rilevate mediante strumentazione meteorologica tradizionale. Nell’analisi sono state utilizzate anche le informazioni meteorologiche presenti nei file METAR (codice internazionale con cui vengono registrate le condizioni meteorologiche negli aeroporti) raccolti nell’aeroporto di Fiumicino dal 1994 al 2003. Nell’analisi viene delineato l’andamento giornaliero della velocità e direzione del vento, in funzione della stagione ed è evidenziata l’esistenza di due alternative componenti notturne della circolazione locale. I dati dei radiosondaggi sono stati usati per determinare i valori del vento geostrofico. Il confronto tra la direzione del vento alle quote basse e il vento geostrofico ha permesso di stabilire l’influenza della forzante a scala sinottica nel determinare quale delle configurazioni della circolazione locale diventa maggiormente probabile, stabilendone una probabile evoluzione giornaliera. Viene quindi suggerita una metodologia che, in mancanza di un sito di radiosondaggi in prossimità dell’area di interesse, propone l’uso dei dati delle rianalisi del centro europeo ECMWF. I risultati dell’analisi statistica del vento sono stati usati per ricostruire l’evoluzione giornaliera del campo del vento prodotto dalle forzanti locali.
The low level circulation is the result of non linear interaction between mesoscale and local circulations. The latter ones often prevail in the Mediterranean regions, especially in the warmer periods, and have important effects on agriculture and other forms of human activity. For example, it plays a major role in the processes of transport and diffusion of pollutants, in particular around and in the urban areas where they may affect the air quality and the health of the population. In this work , the local circulation in Rome and in the surrounding area is studied, by using the statistical analysis of the wind field. The time series of wind data used in this study are from different sites and refer to different periods. Some of the data are recorded by the Doppler Sodar systems operating in the area; the others are routine meteorological data. Moreover, meteorological information reported in the METAR (the international code to report routine, semi-hourly weather conditions at air terminals) files, collected from 1994 to 2003 at Fiumicino Airport, were used to determine different meteorological conditions. In the analysis daily behaviour of the wind direction and intensity, as a function of the season, is highlighted and the existence of two nocturnal alternative components of the local circulation is evidenced. Rawinsonde data were used to determine geostrophic wind values. The comparison between low level and geostrophic wind directions allowed to establish the influence of the synoptic scale forcing in determining both which of the two nocturnal currents can be observed and how their directions evolve during the day. The use of data from ECMWF analysis is proposed in cases in which rawinsonde data are not available to enquire on the synoptic scale forcing. The comparison among measurements at the different sites allowed to provide a reconstruction of the wind field evolution in the area.
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6

Calabro', Monica <1984&gt. "Ecologia trofica di comunità pelagiche in due aree del Mediterraneo: stretto di Sicilia e Mar Tirreno." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6550.

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7

Gabriele, Marzia. "La circolazione delle ceramiche del Neolitico nel medio e alto Tirreno e nell’area ligure-provenzale : Studi di provenienza." Thesis, Nice, 2014. http://www.theses.fr/2014NICE2052.

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Abstract:
Les régions de la moyenne et haute Tyrrhénienne, la Ligurie et la Provence ont connu pendant le VIème millénaire BCE d’intenses activités maritimes et d’échange, dans le contexte de la néolithisation de la Méditerranée occidentale et intimement liées à l'exploitation et à la circulation des matières premières telles que l'obsidienne, le silex et les roches vertes; dans ce contexte, la définition de la circulation céramique constitue évidement un point central pour la compréhension des rapports économiques et culturels entre les différents groupes néolithiques.Afin de contribuer à la recherche sur le complexe culturel du Néolithique ancien de la zone considérée, nous avons abordé les échanges et les interactions possibles entre les différents groupes grâce à la caractérisation de la matière première des productions céramiques, leur origine et leur diffusion. Notre méthodologie est fondée sur l'analyse pétrographique (microscope stéréoscopique et/ou microscope optique) des matériaux céramiques de certains des principaux sites du techno-complexe Impressa-Cardial afin de déterminer les potentielles zones d'origine des matières premières et les choix techniques de production, par la confrontation des données de géo-ressources et des céramiques archéologiques.Sur la base des résultats d’analyses obtenus, nous avons essayé de définir les productions céramiques et leur circulation entre la moyenne-haute Tyrrhénienne, la Ligurie et la Provence, pour les différentes étapes chrono-culturelles du Néolithique ancien
Intense seafaring and cultural/commercial exchanges took place in the region among the Central-Northern Tyrrhenian sea, Liguria and Provence during the VI millennium BCE; these contributed to the neolithisation of the western Mediterranean and were intimately linked to the exploitation and circulation of raw materials, such as obsidian, chert and greenstone. Within this framework, the assessment of ceramic circulation paths is obviously central to understand the economic and cultural relations between different Neolithic groups.Exchanges and potential interactions between different groups were assessed by characterising raw materials used in pottery production, as well as their provenance and diffusion, in order to contribute to research on the early Neolithic in the above mentioned areas.The methodology was aimed at sourcing raw materials and defining technical choices in pottery production by petrographic analyses (stereo- and / or optical microscope) of ceramic samples from some key sites of the Impressa-Cardiale Ware techno-complex, and on their comparison with geo-resources and archaeological pottery data.Pottery production and circulation among the Tyrrhenian, Liguria and Provence areas, in distinct chrono-cultural stages of Early Neolithic, was defined upon the results of these analyses
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Dalmonte, Federica <1981&gt. "Come città dell'infanzia. Architettura, educazione e immagine in due colonie per i figli degli Italiani all'estero a Cattolica e Tirrenia." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2811/1/dalmonte_federica_tesi.pdf.

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Abstract:
The present doctoral dissertation deals with two significant case studies of Italian holiday camps which appear as interesting architectural experiences that reflect both the pedagogic and educational programmes of the fascist regime, and the discussion on the constructive and expressive principles that characterize the Italian architecture during the Thirties. The research explains the colony "XXVIII October for the sons of the Italian workers living abroad", today known as "Le Navi" ("The Ships"), built in Cattolica in 1934 and projected by the Roman architect Clemente Busiri Vici, and the feminine colony "for the sons of the Italian workers living abroad" built in 1934 in Tirrenia and projected by the architects Mario Paniconi and Giulio Pediconi. These holiday camps are the sole buildings commissioned directly by the Department in the Italian Foreign Office with the aim of offering a seaside stay to the sons of the Italians living in the colonies who, probably, could visit Italy only one time in their life. Firstly, the work illustrates the most relevant themes concerning these holiday camps, such as the representative intents that the buildings evoked to the children attending the places. Sun-bathing and group gymnastics were some of the rituals in the communal life, where order and discipline gave a precise internal organization to the spaces. Over the correspondence to practical functions, the figures and the forms of the different spaces of the buildings involve the children in an educational dimension. Subsequently, the function of the Department in the Italian Foreign Office and the planning and constructive ideas of the two colonies will be introduced. These colonies were conceived by a precise social project with educational, welfare and therapeutic aims. The elements, the spaces and the volumes create a fixed and theatrical scene of the life, full of ideological, political and celebratory overtones. Finally, the research shows that the relation between the architectural shape of the buildings and the rituals performed by fascist tutors produces an ideal space, extraneous to the external world that could influence the behavior of the children. The plan is to transmit to the children an image of Italy that will remain engraved in their minds once they have returned to their countries. In these projects there is the intent to transmit the image of "italianity" abroad. The way to do this was to plan for them a scenery which contains all the architectural elements of Italian cities. The holiday camps are proposed a sort of microcosm that appears as an "evocation" of the places and the spaces of Italian cities. The buildings appear as veritable "cities of childhood".
La tesi di dottorato di ricerca ha come oggetto lo studio della relazione tra l'immaginario proposto ai bambini dal regime fascista attraverso le colonie di vacanza e la soluzione architettonica offerta da due casi esemplari: la colonia marina "XXVIII ottobre per i Figli degli Italiani all'Estero" realizzata a Cattolica nel 1933-34 su progetto dell'ingegnere Clemente Busiri Vici, e la colonia marina femminile "per i Figli degli Italiani all'Estero" realizzata a Tirrenia nel 1934 su progetto degli architetti Mario Paniconi e Giulio Pediconi. Le colonie selezionate costituiscono i due soli edifici commissionati direttamente dalla Direzione Generale degli Italiani all'Estero del Ministro degli Esteri per l'accoglienza di bambini che vivevano lontano dall'Italia e che avrebbero visitato il paese forse solo una volta nella loro vita. Questo importante aspetto trova traccia nella stessa configurazione degli edifici. La metodologia di analisi, fondata sul confronto tra la conoscenza delle due opere architettoniche con le relazioni che esse intrattengono con il contesto culturale dell'Italia degli anni Trenta, si riflette nella struttura del lavoro. La ricerca affronta dapprima le strategie territoriali e localizzative che presiedono la diffusione di questi edifici, il progetto sociale, educativo e assistenziale che sta alla base della politica del regime fascista sulla vacanza dell'infanzia, e sul ruolo della cultura figurativa che accompagna la diffusione di questi edifici negli anni del fascismo. Successivamente viene esaminato il ruolo svolto dalla Direzione Generale dei Fasci Italiani all'Estero e viene esaminata la specifica vicenda progettuale e costruttiva delle due colonie di Cattolica e di Tirrenia, con particolare riferimento alla loro composizione ed agli specifici dispositivi spaziali sempre inseriti in una dimensione ad un tempo educativa e celebrativa. Infine la ricerca indaga le questioni insediative e tipologiche, e la relazione delle figure architettoniche della due colonie marine con i rituali e le pratiche sociali. Emerge come un tema di fondo l'esigenza di comunicare ai giovani ospiti "figli degli italiani emigrati all'estero" un'immagine nitida dell'Italia e del suo paesaggio; si tratta di un'esigenza di comunicazione che informa la progettazione delle due colonie di vacanza. A Cattolica come a Tirrenia le colonie si costituiscono come uno scenario attentamente articolato che contiene tutti gli elementi architettonici delle città  italiane. La colonia viene quindi proposta coma una sorta di microcosmo autonomo che si mostri come una "evocazione" dei luoghi e degli spazi delle città  italiane.
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Dalmonte, Federica <1981&gt. "Come città dell'infanzia. Architettura, educazione e immagine in due colonie per i figli degli Italiani all'estero a Cattolica e Tirrenia." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2811/.

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Abstract:
The present doctoral dissertation deals with two significant case studies of Italian holiday camps which appear as interesting architectural experiences that reflect both the pedagogic and educational programmes of the fascist regime, and the discussion on the constructive and expressive principles that characterize the Italian architecture during the Thirties. The research explains the colony "XXVIII October for the sons of the Italian workers living abroad", today known as "Le Navi" ("The Ships"), built in Cattolica in 1934 and projected by the Roman architect Clemente Busiri Vici, and the feminine colony "for the sons of the Italian workers living abroad" built in 1934 in Tirrenia and projected by the architects Mario Paniconi and Giulio Pediconi. These holiday camps are the sole buildings commissioned directly by the Department in the Italian Foreign Office with the aim of offering a seaside stay to the sons of the Italians living in the colonies who, probably, could visit Italy only one time in their life. Firstly, the work illustrates the most relevant themes concerning these holiday camps, such as the representative intents that the buildings evoked to the children attending the places. Sun-bathing and group gymnastics were some of the rituals in the communal life, where order and discipline gave a precise internal organization to the spaces. Over the correspondence to practical functions, the figures and the forms of the different spaces of the buildings involve the children in an educational dimension. Subsequently, the function of the Department in the Italian Foreign Office and the planning and constructive ideas of the two colonies will be introduced. These colonies were conceived by a precise social project with educational, welfare and therapeutic aims. The elements, the spaces and the volumes create a fixed and theatrical scene of the life, full of ideological, political and celebratory overtones. Finally, the research shows that the relation between the architectural shape of the buildings and the rituals performed by fascist tutors produces an ideal space, extraneous to the external world that could influence the behavior of the children. The plan is to transmit to the children an image of Italy that will remain engraved in their minds once they have returned to their countries. In these projects there is the intent to transmit the image of "italianity" abroad. The way to do this was to plan for them a scenery which contains all the architectural elements of Italian cities. The holiday camps are proposed a sort of microcosm that appears as an "evocation" of the places and the spaces of Italian cities. The buildings appear as veritable "cities of childhood".
La tesi di dottorato di ricerca ha come oggetto lo studio della relazione tra l'immaginario proposto ai bambini dal regime fascista attraverso le colonie di vacanza e la soluzione architettonica offerta da due casi esemplari: la colonia marina "XXVIII ottobre per i Figli degli Italiani all'Estero" realizzata a Cattolica nel 1933-34 su progetto dell'ingegnere Clemente Busiri Vici, e la colonia marina femminile "per i Figli degli Italiani all'Estero" realizzata a Tirrenia nel 1934 su progetto degli architetti Mario Paniconi e Giulio Pediconi. Le colonie selezionate costituiscono i due soli edifici commissionati direttamente dalla Direzione Generale degli Italiani all'Estero del Ministro degli Esteri per l'accoglienza di bambini che vivevano lontano dall'Italia e che avrebbero visitato il paese forse solo una volta nella loro vita. Questo importante aspetto trova traccia nella stessa configurazione degli edifici. La metodologia di analisi, fondata sul confronto tra la conoscenza delle due opere architettoniche con le relazioni che esse intrattengono con il contesto culturale dell'Italia degli anni Trenta, si riflette nella struttura del lavoro. La ricerca affronta dapprima le strategie territoriali e localizzative che presiedono la diffusione di questi edifici, il progetto sociale, educativo e assistenziale che sta alla base della politica del regime fascista sulla vacanza dell'infanzia, e sul ruolo della cultura figurativa che accompagna la diffusione di questi edifici negli anni del fascismo. Successivamente viene esaminato il ruolo svolto dalla Direzione Generale dei Fasci Italiani all'Estero e viene esaminata la specifica vicenda progettuale e costruttiva delle due colonie di Cattolica e di Tirrenia, con particolare riferimento alla loro composizione ed agli specifici dispositivi spaziali sempre inseriti in una dimensione ad un tempo educativa e celebrativa. Infine la ricerca indaga le questioni insediative e tipologiche, e la relazione delle figure architettoniche della due colonie marine con i rituali e le pratiche sociali. Emerge come un tema di fondo l'esigenza di comunicare ai giovani ospiti "figli degli italiani emigrati all'estero" un'immagine nitida dell'Italia e del suo paesaggio; si tratta di un'esigenza di comunicazione che informa la progettazione delle due colonie di vacanza. A Cattolica come a Tirrenia le colonie si costituiscono come uno scenario attentamente articolato che contiene tutti gli elementi architettonici delle città  italiane. La colonia viene quindi proposta coma una sorta di microcosmo autonomo che si mostri come una "evocazione" dei luoghi e degli spazi delle città  italiane.
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Scelza, Francesco Uliano. "Dinamiche di popolamento nel golfo tirrenico attraverso l'analisi del territorio tra il Sele e il Lao." Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2015. http://hdl.handle.net/10556/2024.

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Abstract:
2011 - 2012
This research concerns the population dynamics of the territory between the Sele and Lao rivers. The territory includes the southern part of Campania, the coastal area of Basilicata and the northern portion of the Calabria region. The territorial sample does not dial an indistinct area. The reasons of uniformity are exhausted in a kind of spatial contiguity. If it is plausible to take direct considerations from a synoptic view of the geographical area, one must appreciate the elements of differentiation or discontinuity in historical processes marked by peculiar and distinct human experience. A macroscopic differentiation consists of the structural characteristics of the three cities that populate this area: Poseidonia, Elea and Laos, not excluding the indigenous element as a part of a morphogenetic phenomenon of the landscape, within a scheme of dialectical relationships, sometimes an opposition. According to an established pattern, Poseidonia is an agrarian polis, Velia is a commercially-oriented city and we know too little about the oldest settlement of Laos to be able to insert it in one of two classifications. We know however, that it was the seat of the sybaritic people, who lived there after the destruction of their polis. Compared to that framework the archaeological available documents reflect the land use just partially, in terms of exploitation of the basin, of settlement area, and of a place of contact and development. The representation of one or more pictures of the population has not only the value of showing the impact that human activities have had on the region. Rather, from the examination of the terms of the humans modeling capabilities of the environment is possible to know the anthropic structures and the evolutionary processes. Archaeological data of a territory, all the sources of a landscape research in archeology, are the signs of the organization of resources on the basis of political and social level of a community, its ability to exploit soils and types of production, to rule the defensive needs and traditional knowledge systems. Magna Greacia territory begins to be an integral part of the examination of the ancient city during the '50s and '60s of the twentieth century. [edited by Author]
XI n.s.
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11

Saccardi, Laura. "Stima della fecondità del lotto in una specie ittica a deposizione parziale (Engraulis encrasicolus): due aree a confronto, il Mar Tirreno e lo Stretto di Sicilia." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/10024/.

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Abstract:
L'importanza dell'acciuga europea (Engraulis encrasicolus) come risorsa ittica, sia a livello economico che ecologico, nel Mar Mediterraneo, ha portato alla necessità di monitorare la biomassa deponente di questa specie per cercare di dare un limite al suo sovrasfruttamento (rappresentando il 22% delle catture nazionali). Lo studio effettuato riguarda le stime di fecondità dell'acciuga europea tramite l'applicazione di un metodo di analisi d'immagine, Whole Mount, su campioni di gonadi di adulti maturi e pronti alla deposizione. Il campionamento degli esemplari è avvenuto durante due campagne oceanografiche, organizzate dall'U.O.S di Capo Granitola dell'Istituto per l'Ambiente Marino Costiero del CNR, che hanno coperto l'area dello Stretto di Sicilia e del Mar Tirreno, durante i mesi estivi che rappresentano il picco di deposizione della specie. Nel presente lavoro sono stati analizzati in totale 76 ovari di acciuga, provenienti da entrambe le aree di campionamento e che presentassero ovociti maturi e risultassero, quindi, in una fase di deposizione nota come "deposizione imminente". Per entrambe le aree di studio è stata stimata una relazione lunghezza-peso con andamento esponenziale. I test statistici non parametrici di Kolmogorov-Smirnov e di Mann-Whitney hanno permesso di stimare se vi fossero differenze tra la fecondità, l'indice gonadosomatico (IGS) e il fattore di condizione (CF) nelle due aree, Stretto di Sicilia e piattaforma settentrionale siciliana. I valori di CF sono risultati significativamente differenti tra le due aree se valutati con il test di Kolmogorov-Smirnov, tuttavia tale differenza non è stata confermata dal test di Mann-Whitney. L'IGS e la fecondità, invece, sono risultati significativamente diversi nelle due aree per entrambi i test. Si può ipotizzare che valori di fecondità differenti nelle due aree, nonostante in entrambi i casi il campionamento sia avvenuto durante il picco di riproduzione della specie, possono essere dovuti alla variabilità dei fattori abiotici, quali temperature e nutrienti, differenti nello Stretto di Sicilia e nell'area lungo le coste settentrionali siciliane. Temperatura e nutrienti possono essere differenti, poiché vi è un diverso movimento delle masse d'acqua causato da correnti distinte nelle due aree. Conoscere la variabilità dei parametri riproduttivi di una specie di rilevanza commerciale così alta, come l'acciuga, rappresenta uno strumento fondamentale per scegliere le misure di gestione sostenibile degli stock più appropriate per aree differenti.
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Ferrari, Kevin <1981&gt. "Reciproche influenze tra geomorfologia e popolamento antico presso le piane di foce dei fiumi tirrenici. Il caso del Fiume Garigliano." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/5082/1/Ferrari_Kevin_tesi.pdf.

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Abstract:
La Piana di foce del Garigliano (al confine tra Lazio e Campania) è caratterizzata, fino ad epoche recenti, dalla presenza di aree palustri e umide. Lo studio in corso cerca di ricostruire l’evoluzione dell’ambiente costiero mettendolo in relazione alla presenza dell’uomo, alla gestione del territorio, alle vicende storiche e alle variazioni climatiche utilizzando molteplici metodologie tipiche della geoarcheologia. Si tratta di un approccio multidisciplinare che cerca di mettere insieme analisi tipiche dell’archeologia, della topografia antica, della geomorfologia, della geologia e della paleobotanica. Fino all’età del Ferro l’unica traccia di popolamento viene da Monte d’Argento, uno sperone roccioso isolato lungo la costa, posto al limite occidentale di un ambiente sottostante che sembra una palude chiusa e isolata da apporti sedimentari esterni. Con il passaggio all’età del ferro si verifica un mutamento ambientale con la fine della grande palude e la formazione di una piccola laguna parzialmente comunicante con il mare. L’arrivo dei romani alla fine del III secolo a.C. segna la scomparsa dei grandi centri degli Aurunci e la deduzione di tre colonie (Sessa Aurunca, Sinuessa, Minturno). Le attività di sistemazione territoriale non riguardarono però le aree umide costiere, che non vennero bonificate o utilizzate per scopi agricoli, ma mantennero la loro natura di piccoli laghi costieri. Quest’epoca è dunque caratterizzata da una diffusione capillare di insediamenti, basati su piccole fattorie o installazioni legate allo sfruttamento agricolo. Poche sono le aree archeologiche che hanno restituito materiali successivi al II-III secolo d.C. La città resta comunque abitata fino al VI-VII secolo, quando l’instabilità politica e l’impaludamento dovettero rendere la zona non troppo sicura favorendo uno spostamento verso le zone collinari. Un insediamento medievale è attestato solo a Monte d’Argento e una frequentazione saracena dell’inizio del IX secolo è riportata dalle fonti letterarie, ma non vi è ancora nessuna documentazione archeologica.
The Garigliano plain (between Lazio and Campania) is characterized still recent times by an alternation of swamps or wet zones and well drained areas due to the presence of old beach ridges. The settlement system and the economy of the region were influenced by these natural conditions. Toponyms, cartography and aerial photos show all the signs of these typical coastal facies. This research wants to reconstruct the evolution of the coastal landscape and to study the relationship between the human presence, the organization of the territory, the historical events and the climatic changes thanks to the geoarchaeological methodologies. Before the Iron Age there is only one settlement on the top of Monte D’Argento, that is a little rocky promontory near the coastline. At the foot of this little hill there was a big swamp attested by a level of peats that was changing into a little lagoon communicating with the sea. This change terminated with the beginning of the Iron Age and contemporary a new settlements system started. The Roman control of the region started at the end of IVth century b.C. with the deduction of 3 colonies (Sessa Aurunca, Sinuessa, Minturno), and the centuriation of the territory. In this period there is a great number of archaeological areas that shows a widely spread population. Minturnae was located on the top of the most ancient beach ridge, from where it was possible to control an important crossing point on the river. After the IInd-IIIrd century A.D. there are few zones with pottery or archaeological sites and we can infer that a crisis of the settlement system was in act. The town was inhabitated till the end of the VIth or the beginning of the VIIth century A.D., then the population moved to the nearest hills.
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Ferrari, Kevin <1981&gt. "Reciproche influenze tra geomorfologia e popolamento antico presso le piane di foce dei fiumi tirrenici. Il caso del Fiume Garigliano." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/5082/.

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Abstract:
La Piana di foce del Garigliano (al confine tra Lazio e Campania) è caratterizzata, fino ad epoche recenti, dalla presenza di aree palustri e umide. Lo studio in corso cerca di ricostruire l’evoluzione dell’ambiente costiero mettendolo in relazione alla presenza dell’uomo, alla gestione del territorio, alle vicende storiche e alle variazioni climatiche utilizzando molteplici metodologie tipiche della geoarcheologia. Si tratta di un approccio multidisciplinare che cerca di mettere insieme analisi tipiche dell’archeologia, della topografia antica, della geomorfologia, della geologia e della paleobotanica. Fino all’età del Ferro l’unica traccia di popolamento viene da Monte d’Argento, uno sperone roccioso isolato lungo la costa, posto al limite occidentale di un ambiente sottostante che sembra una palude chiusa e isolata da apporti sedimentari esterni. Con il passaggio all’età del ferro si verifica un mutamento ambientale con la fine della grande palude e la formazione di una piccola laguna parzialmente comunicante con il mare. L’arrivo dei romani alla fine del III secolo a.C. segna la scomparsa dei grandi centri degli Aurunci e la deduzione di tre colonie (Sessa Aurunca, Sinuessa, Minturno). Le attività di sistemazione territoriale non riguardarono però le aree umide costiere, che non vennero bonificate o utilizzate per scopi agricoli, ma mantennero la loro natura di piccoli laghi costieri. Quest’epoca è dunque caratterizzata da una diffusione capillare di insediamenti, basati su piccole fattorie o installazioni legate allo sfruttamento agricolo. Poche sono le aree archeologiche che hanno restituito materiali successivi al II-III secolo d.C. La città resta comunque abitata fino al VI-VII secolo, quando l’instabilità politica e l’impaludamento dovettero rendere la zona non troppo sicura favorendo uno spostamento verso le zone collinari. Un insediamento medievale è attestato solo a Monte d’Argento e una frequentazione saracena dell’inizio del IX secolo è riportata dalle fonti letterarie, ma non vi è ancora nessuna documentazione archeologica.
The Garigliano plain (between Lazio and Campania) is characterized still recent times by an alternation of swamps or wet zones and well drained areas due to the presence of old beach ridges. The settlement system and the economy of the region were influenced by these natural conditions. Toponyms, cartography and aerial photos show all the signs of these typical coastal facies. This research wants to reconstruct the evolution of the coastal landscape and to study the relationship between the human presence, the organization of the territory, the historical events and the climatic changes thanks to the geoarchaeological methodologies. Before the Iron Age there is only one settlement on the top of Monte D’Argento, that is a little rocky promontory near the coastline. At the foot of this little hill there was a big swamp attested by a level of peats that was changing into a little lagoon communicating with the sea. This change terminated with the beginning of the Iron Age and contemporary a new settlements system started. The Roman control of the region started at the end of IVth century b.C. with the deduction of 3 colonies (Sessa Aurunca, Sinuessa, Minturno), and the centuriation of the territory. In this period there is a great number of archaeological areas that shows a widely spread population. Minturnae was located on the top of the most ancient beach ridge, from where it was possible to control an important crossing point on the river. After the IInd-IIIrd century A.D. there are few zones with pottery or archaeological sites and we can infer that a crisis of the settlement system was in act. The town was inhabitated till the end of the VIth or the beginning of the VIIth century A.D., then the population moved to the nearest hills.
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Prada, Dacasa Manuel. "The structure and formation of the Tyrrhenian basin in the Western Mediterranean back-arc setting = Formación y estructura de la cuenca del Tirreno en el contexto de retrarco del Mediterráneo Occidental." Doctoral thesis, Universitat de Barcelona, 2014. http://hdl.handle.net/10803/245750.

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Abstract:
In this thesis I present a geophysical study that aims to define the structure and petrological nature of the main geological domains in the Central Tyrrhenian basin, and to investigate the mechanisms involved in their formation. The geophysical data used in this thesis was acquired during the MEDOC (2010) survey within the framework of the MEDOC project, which was designed to improve our understanding of the origin and evolution of rifted margins. The present work is based on the analysis, processing, modeling, and interpretation of coincident Wide-Angle Seismic (WAS), Multichannel Seismic (MCS), and gravity data corresponding to the two longest transects acquired during the MEDOC survey in the Central Tyrrhenian basin, the southern Line GH/MEDOC-6 (~450 km) and the northern Line EF/MEDOC-4 (~400 km). Both lines run across the Central Tyrrhenian basin from Sardinia to the Campania margin. The processing of MCS data provides the tectonic structure and geometry of the sedimentary basins, whereas the modeling of WAS data from travel-time tomography provides 2D seismic velocity models from which the velocity distribution of the crust and uppermost mantle, and the geometry of the crust-mantle boundary are inferred. The WAS models are then converted to density models using existing empirical relationships for different lithologies in order to test which of the different hypothesis concerning the petrological nature of the basement (e.g. continental/oceanic crust or exhumed mantle) explain better the observed gravity data. The results obtained together with the integration of geological data from rock sampling of the seabed reveals the existence of three geological domains in the Central Tyrrhenian, that is: continental crust, magmatic crust, and exhumed mantle. The comparison between the results of Line EF/MEDOC-4 (northern line) with those of the Line GH/MEDOC-6 (southern line) reveals that the velocity and tectonic structure of the three geological domains differ in some regions from north to south. These differences are most likely attributed to the southward increase of extension that characterizes the Tyrrhenian basin. The basement configuration presented in this thesis led to a completely new definition of geological domains in the Central Tyrrhenian. According to the presented distribution of the basement, rifting in the Central Tyrrhenian basin would have started with continental crust extension, continued with back-arc spreading leading to generation of magmatic back-arc crust, and followed by mantle exhumation intruded by later magmatic episodes. The interpretation of these results differ from current conceptual models of the formation of rifting systems involving mantle exhumation and indicate that the response of the continental lithosphere to extension processes may be more complex than previously assumed. Finally, to explain the mechanism involved in the formation of these domains, I examine the modes of back-arc basin formation proposed to explain the formation of the western Pacific basins [Martinez et al., 2007; Dunn and Martinez, 2011], as well as the causes that may have led to mantle exhumation [Pérez-Gussinyé, et al., 2006]. In summary, the proposed conceptual model is based on a slab rollback and depleted mantle setting, in which production of extension-related melting is limited, thus, crustal accretion is attributed to hydrous flux melting. The model presents 5 stages of opening that includes: (I) a normal subduction scenario followed by (II) development of the back-arc rift, (III) initiation of back-arc spreading, (IV) mantle exhumation, and finally (V) emplacement of large volcanic edifices in the central parts of the basin.
La tesis que presento se centra en el estudio de la estructura cortical y de los procesos de formación de la cuenca del Tirreno, con el principal propósito de ampliar el conocimiento sobre los mecanismos involucrados en la evolución de márgenes divergentes. Para ello, en esta tesis se realiza el procesado, análisis, modelización, e interpretación geológica de dos perfiles geofísicos adquiridos durante la campaña de sísmica marina MEDOC (2010) en el mar Tirreno. Ambos perfiles geofísicos incluyen datos de sísmica de gran ángulo (SGA), de reflexión multicanal (SRM) y de gravimetría, a partir de los cuales he obtenido los resultados siguientes: 1.Dos modelos de velocidad de propagación de ondas P (Vp) y de la geometría del Moho. 2.Análisis estadístico de incertidumbre de los parámetros de cada modelo de velocidad. 3.Modelado gravimétrico a partir de la conversión a densidad de los modelos de Vp. Con este método se pretende constreñir la petrología de los diferentes dominios geológicos a partir del empleo de diferentes relaciones empíricas de velocidad-densidad para diferentes tipos de roca. 4.Dos perfiles de SRM stackados y migrados en tiempo, de los cuales procesé uno de ellos (MEDOC 4). La interpretación conjunta de estos resultados junto con un análisis exhaustivo de las velocidades de los modelos, e información geológica de las rocas del lecho marino, han permitido caracterizar la naturaleza cortical (continental/oceánico) de los principales dominios geológicos en la cuenca del Tirreno central, los cuales incluyen: corteza continental, corteza de retroarco de carácter magmático y manto exhumado. Estos resultados junto con observaciones de la geomorfología de la batimetría, han dado paso a la discusión de la distribución en planta de dichos dominios geológicos en toda el área de estudio. Finalmente, propongo un modelo de apertura de cuenca en el cual se especula sobre la formación de los diferentes dominios geológicos identificados anteriormente. Dicho modelo se basa en los modos de apertura de cuencas de retroarco propuestos para las cuencas del Pacífico occidental, y en estudios de modelización numérica realizados para explicar la exhumación del manto en los márgenes pasivos del Atlantico Norte.
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Santaniello, Fabio. "Il Gravettiano dell’Italia tirrenica nel contesto mediterraneo : definizione delle strategie di insediamento e mobilità attraverso lo studio delle materie prime e delle industrie litiche." Thesis, Nice, 2016. http://www.theses.fr/2016NICE2015.

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Abstract:
Le Gravettien est le deuxième ensemble chrono-culturelle du Paléolithique supérieur après l’Aurignacien. La diffusion du Gravettien en Europe s’est produite rapidement, entre 30.000 et 20.000 ans BP. Pendant cette période, l’instabilité climatique due à l’approche du LGM a engendré la formation d’environnements différents. En particulier, la péninsule italienne était divisée en deux régions par la chaîne des Apennins: la côte adriatique, froide et aride à Est et la côte tyrrhénienne plus tempérée, à Ouest. Cette dernière fait l’objet de la présente étude. Dans le but de comprendre les stratégies de mobilité adoptées par les groupes gravettiens et leur développement, plusieurs assemblages lithiques ont été analysés. Notamment, la séquence gravettienne du Riparo Mochi (Balzi Rossi, Ligurie – Italie), qui livre une des plus importantes stratigraphies du Paléolithique supérieur italien, a été entièrement étudiée. À l’intérieur du complexe archéologique des Balzi Rossi, une comparaison directe a été faite avec la collection gravettienne de la Grotte des Enfants. Plusieurs collections mineures provenant de sites provençaux ont été examinées, en permettant d’effectuer une comparaison avec les données des Balzi Rossi. Enfin, l’analyse du site de Bilancino situé en Toscane (Italie) a rendu possible de contextualiser le Gravettien entre l’arc liguro-provençal et l’Italie. La relation entre les aspects techno-typologiques et la provenance des matières premières fournit des avancées importantes dans notre compréhension du comportement des chasseur-cueilleurs qui ont habités ces sites et permet de discuter la chronologie et la mobilité territoriale du Gravettien tyrrhénien
The Gravettian is the second chrono-cultural complex of the Upper Paleolithic after the Aurignacian. The Gravettian diffusion, throughout Europe, took place in a short span of time between 30.000 and 20.000 years BP. During this period, the climate instability due to the LGM approach created different environments. Particularly, Italy was split in two regions separated by the Apennine mountains: the cold and arid Adriatic coast on the first hand and the more temperate Tyrrhenian coast on the other hand. The latter region is the main object of this research. With the aim to understand the development and the mobility strategies used by the Gravettian groups in this area, several lithic assemblages have been analyzed. Specifically, the Gravettian sequence of Riparo Mochi (Balzi Rossi, Liguria - Italy), providing one of the most important stratigraphy of the Italian Upper Paleolithic, has been entirely studied. Inside the Balzi Rossi archaeological complex a direct comparison has been provided by the Gravettian collection of Grotta dei Faniculli. Moreover, some other smaller collections coming from the Provence area have been studied, allowing a comparison with the Balzi Rossi area. Finally, the site of Bilancino located in Tuscany let to contextualize the Gravettian between the liguro-provençal arc and Italy. The relation between techno-typological aspects and the raw materials provenance gives important advances in our comprehension of the behavior of the hunter-gatherer groups who inhabited the sites, discussing the timing and territorial mobility of the Tyrrhenian Gravettian
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COCCO, FABRIZIO. "Plio-pleistocene tectonic evolution of Southern Sardinia." Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2014. http://hdl.handle.net/11584/266411.

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Abstract:
Up to now there are not detailed studies about the structures and the kinematic related to the Plio-Pleistocene tectonics in southern Sardinia, although tectonic activity during the latest million years is long since known in the Island. Then, the general aim of this research is to improve the understanding of the recent geological evolution of the southern Sardinian block, trying to calculate the extension affecting the crust, to reconstruct the paleostress fields and to define a model of the tectonic evolution of the southern Sardinia during this period, considering the new data obtained from this research and the data available from literature on the geodynamic evolution of the western Mediterranean, in particular about the opening of the Tyrrhenian Sea. To achieve this purposes, the research focuses on the study of the most important structure related to the Plio-Pleistocene tectonics: the "so-called" Campidano graben. This structure has been studied mainly interpreting the seismic lines acquired in the Campidano plain by SAIS in the early sixties and by the joint venture AGIP-Progemisa S.p.A. in the early nineties that have been made available for this research by the Regione Autonoma della Sardegna and Progemisa S.p.A. The continuation of the Campidano in the Cagliari Gulf has been studied interpreting the ministerial seismic lines aquired by AGIP in the seventies in the offshore of Cagliari. The main results achieved from the research are: - the 3D model of the Middle Pliocene erosional surface at the base of the Samassi formation detected in the subsurface of the Campidano plain; - the extension values and the deformation rates affecting the Campidano area during Plio-Quaternary times; - the reconstruction of the paleostress field active during Pliocene time in the Campidano graben; - a comparison between the structural setting of the Campidano and the structural setting of the southeastern Sardinian margin; - the integration of the data achieved during this research with the data available from literature on the geodynamic evolution of the western Mediterranean, in particular about the opening of the Tyrrhenian Sea. The 3D model of the Middle Pliocene erosional surface has been built using the two-way time structural maps of this surface carried out in both the northern and southern Campidano. This surface shows a gently rolling landscape, typical of the erosion and planation surface developed in continental environments, both in the subsurface of the southern and northern Campidano plain. In the Campidano of Oristano, the maximum depth of the bottom of the Samassi formation is approximately -1100 m, while in the southern it is roughly -900 m (mean velocity assigned 2 km/s). The two-way time structural maps show that both the northern and the southern Campidano graben are bounded in the western edges by master faults dipping to the east, but differences arise in the trends of the faults: mostly N-S in the northern Campidano and NW-SE in the southern Campidano. N-S normal faults affected the whole Samassi formation and the within-plate basalts that post-date it, so we may admit that an important extension occurred after its deposition, that is in Pleistocene time. The structures from seismic interpretation, that characterized the Plio-Quaternary evolution of the so-called Campidano graben have been validated during the drafting of the two-way time maps and with the structural and stratigraphic data available on surface. This allowed to construct a validated 3D model from which achieved the most possible reliable values of extension and paleostress. To quantify the Plio-Quaternary deformation in southern Sardinia the 3D model of the Middle-Pliocene erosional surface (roughly 3.5 Ma in age) has been considered. The extension has been calculated restoring the cross-sections achieved from the 3D model. In the southern Campidano, extension values range from 205 m to 596 m and the percentage of extension from 1.65% to 5.72%. In the northern Campidano extension values range from 171 m to 465 m and percentage of extension from 0.84% to 2.50%. Although the Plio-Pleistocene time-markers (3.5 Ma the erosional surface at the base of the Samassi formation and 2.5 Ma the surface sealed by the basalt lava flows in northern Campidano and a reflector calibrated with the Campidano1 well in the southern Campidano) are not very well constrained, they allow to estimate the vertical slip rate (0,6 mm/yr) and the extension rate (0,3 mm/yr in the northern Campidano and 0,4 mm/yr in the southern Campidano). Considering the erosional surface sealed by the basalt-lava flows of the "giare" to the east of Campidano that occurs up to 550 m above the sea level and the age of 3.0 Ma of the basalts that seal it, an uplift rate of 0.18 mm/yr can be calculated if a marine origin for this surface is confirmed. Furthermore, the difference in elevation between the higher basalts that crop out in the central Sardinia (approximately 700 m in the Orroli basalt plateau) and those detected in the subsurface (-440 m in the northern Campidano) is related to tectonic activity that is at least Pleistocene in age. Therefore, during the whole Plio-Quaternary tectonics, considering the Middle Pliocene erosional surface at the base of the Samassi formation detected at -1100 m in the northern Campidano, vertical displacements on the order of 1800 m can be inferred. The paleostress field active during Pliocene time in the Campidano area has been reconstructed using the movement vector on the fault plane achieved from the restoration of the Middle Pliocene erosional surface in both the northern and southern Campidano using two different methods that showed almost the same results. In the northern Campidano, an extension oriented roughly E-W, with the principal stress axes: σ1=263/77; σ2=356/1; σ3=86/13; has be inferred. In the southern Campidano, the extension is oriented roughly ENE-WSW, with the principal stress axes: σ1=105/85; σ2=332/3; σ3=242/3. The evolution during Pliocene in the southern Sardinia seems to be strictly related with the evolution of the sector of the southern Tyrrhenian basin located roughly south of the 40° parallel. This can be infer from the similarities in ages and stuctures in the eastern Sardinian margin and Campidano area. It seems that the extensional tectonics started in the Upper Miocene in the Sardinian Basin and Cornaglia Terrace and migrated westward in Sardinia and eastward in the Vavilov Basin. Concerning the Pliocene tectonics affecting Sardinia, therefore, it seems to be directly related to the beginning of the extension in the Tyrrhenian Basin, due to the eastward roll back of the subducting Adriatic plate. It seems, instead, that the Pleistocene tectonics recognized in Sardinia can not be related directly with the evolution in the Tyrrhenian Basin, because, although extensional tectonics continued in the Marsili Basin until now, no active tectonics occurs in the Sardinian Basin and Cornaglia Terrace. Thus, the recent uplift affecting the southern Sardinia is most likely related to the lithospheric structure inherited from the pre-Pliocene geodynamic evolution of the western Mediterranean, during which the lowering of the density in the mantle lithosphere could be caused an uplift up to 1620 m, if a normal thick mantle lithosphere (90 km) is considering as start point, or up to 720 m, considering the present day thinned mantle lithosphere (40 km), or by the thinning of the mantle lithosphere connected with process of intensive convective heating (thermal thinning).
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Della, Bella Valentina. "COMPOSIZIONE TASSONOMICA, ORGANIZZAZIONE FUNZIONALE E STRUTTURA IN TAGLIA DELLA MACROFAUNA A INVERTEBRATI DI BIOTOPI TEMPORANEI E PERMANENTI DEL LITORALE TIRRENICO - TAXONOMIC COMPOSITION, FUNCTIONAL ORGANIZATION AND SIZE STRUCTURE OF MACROINVERTEBRATE COMMUNITIES IN TEMPORARY AND PERMANENT PONDS OF THE TYRRHENIAN COAST." Doctoral thesis, La Sapienza, 2005. http://hdl.handle.net/11573/916841.

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Valentina, Femia Rosanna. "Pitagora a Crotone: sviluppi politico – istituzionali e tradizione filosofica (VI – IV sec. a.C.)." Doctoral thesis, 2020. http://hdl.handle.net/2158/1191327.

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Abstract:
La ricerca non ha l’ambizione di dipanare le complesse problematiche legate alla tradizione frammentaria, recentiore, stratificata e spuria su Pitagora nel disperato tentativo di individuare un filone più genuino di altri, utile a ricostruire il profilo del filosofo nel VI secolo a.C. Il lavoro si limita invece a isolare e analizzare alcuni aspetti incentrati sulla tradizione attestante il ruolo di Pitagora negli anni del suo soggiorno in Italía e Sicilia, nel tentativo di ricontestualizzarli al periodo storico di appartenenza. Tuttavia tale operazione non può essere correttamente intesa se isolata dall’opera di “riedificazione” della figura del filosofo effettuata dalla scuola di Aristotele. Difatti si deve proprio ai due discepoli dello Stagirita, Aristosseno e Dicearco, il primo sistematico tentativo di ricostruire la biografia di Pitagora collegando le vicende del filosofo a quelle magnogreche e siceliote. In particolare è il primo a fare di Pitagora il nomoteta poleico di orientamento antitirannico e antidionigiano, e il nuovo ecista dell’Italía e della Sicilia non più in chiave coloniale. Sempre in tale ottica si può leggere l’origine tirrenica del filosofo, così come il probabile tentativo effettuato dallo stesso di persuadere Policrate a deporre la tirannide e il rifiuto di accogliere la tradizione, inclusa quella del maestro, che faceva di Sibari la polis sopraffatta dal lusso, contrapponendole quella mirante a farne una delle città rese libere da Pitagora. L’operazione patriottica compiuta da Aristosseno nel tentativo di liberare l’Italía e la Sicilia dal passato coloniale riformulandone la storia pare legarsi infine a quella dei Neoplatonici, in particolar modo Giamblico, i quali recuperano la versione del Tarantino nell’estremo tentativo di “salvare” la filosofia dal Cristianesimo.
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LOPEZ, SERENA. "L’ecosistema del Mar Tirreno: aspetti strutturali, funzionali, effetti della pesca e delle interazioni trofiche." Doctoral thesis, 2013. http://hdl.handle.net/11573/768393.

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Abstract:
Il Mar Tirreno costituisce un’area di grande importanza per la straordinaria diversità di specie ed habitat presenti al suo interno. Negli ultimi anni sono stati registrati cambiamenti nell’abbondanza degli organismi, nella composizione in specie delle comunità e molte delle specie demersali e pelagiche di interesse commerciale risultano sovrasfruttate o a rischio di sovrasfruttamento. In questo lavoro l’ecosistema del Mar Tirreno centrale è stato descritto mediante un modello a bilancio di massa realizzato con il software Ecopath with Ecosim (EwE) per metterne in evidenza le proprietà strutturali e funzionali, definire i ruoli ecologici e caratterizzare le interazioni trofiche tra le diverse specie e quantificare l’impatto della pesca, a livello non solo specifico ma anche ecosistemico. Questo è il primo modello di rete trofica costruito nel Mar Tirreno ed il primo caso nel bacino del Mediterraneo in cui, in un modello a bilacio di massa, siano stati rappresentati separatamente i gruppi funzionali di scarpata e piattaforma continentale. I risultati sono presentati e discussi anche effettuando confronti con altri modelli ecosistemici a bilancio di massa con struttura e dimensioni paragonabili, realizzati fin’ora con il software EwE in Mediterraneo (Mar Catalano meridionale, Mar Adriatico centrale, Mar Ionio, Golfo del Leone ed Egeo settentrionale). Il modello descrive la piattaforma e parte della scarpata continentale (12-750 m) del Tirreno centrale nell’area compresa tra l’Isola d’Elba ed il Golfo di Gaeta. Sono rappresentati 62 gruppi funzionali che comprendono pesci ossei e cartilaginei, crostacei, cefalopodi, uccelli, tartarughe marine, cetacei, invertebrati bentonici, fito-, zoo- e batterioplancton, detrito di fondo, detrito sospeso e scarto di pesca. 13 dei 62 gruppi funzionali sono presenti su tutto il dominio, 26 solo sulla piattaforma continentale e 23 sulla scarpata. I risultati indicano che l’ecosistema del Tirreno centrale è caratterizzato da una grande quantità, complessità e diversità di interazioni trofiche e si struttura su 5 livelli, con i produttori primari alla base e predatori quali i grandi pesci pelagici, il nasello ed i delfini all’apice. Sono stati individuati collegamenti importanti tra i domini pelagico, mesopelagico, bentonico e demersale (coupling). La maggior parte dei flussi si concentrano nell’ambito del dominio pelagico-mesopelagico, una piccola parte in quello bentonico e solo una frazione trascurabile in quello demersale. La catena del detrito (microbial loop) ha un peso molto importante nell’ecosistema, che presenta alti tassi di riciclo della sostanza organica. Le specie alla base della rete trofica hanno un ruolo fondamentale nell’ecosistema e possono influenzare le dinamiche delle specie fino ai livelli trofici più alti (bottomup). Fra queste gli eufasiacei rivestono un ruolo particolarmente importante poiché sono coinvolti nel trasferimento dell’energia tra i livelli trofici più bassi e quelli più alti della rete trofica e nel trasporto verticale della sostanza organica. Le acciughe e le sardine sono fra i gruppi più importanti in termini di catture, consumi e flussi tra il dominio pelagico e quello bentonico e demersale. I gruppi chiave nel modello del Tirreno centrale sono i piccoli crostacei del suprabenthos, alcuni pesci bentonici (Mullidae, Callyonimidae, Gobidae), i cefalopodi ottopodi, i crostacei reptanti, i naselli e gli quali demersali. La pesca ha un impatto molto forte sull’ecosistema studiato, in particolar modo sulla piattaforma continentale, ed è di tipo multispecifico. La pesca a strascico è il sistema che ha l’impatto maggiore e più diffuso sull’ecosistema e gli effetti diretti e indiretti più importanti sui gruppi funzionali. Il tasso di sfruttamento di diversi stock (nasello, scampo, gamberi rossi, pannocchie) risulta superiore ai limiti suggeriti per uno sfruttamento sostenibile (STECF, 2011). Nonostante la forte pressione di pesca è emerso che le interazioni trofiche hanno un ruolo molto importante nel determinare la struttura dell’ecosistema e le dinamiche di diversi gruppi funzionali. In linea generale si è constatato che i modelli realizzati nel bacino occidentale e centrale del Mediterraneo risultano avere caratteristiche più simili tra loro, e diverse dai modelli sviluppati nel bacino orientale, coerentemente con il gradiente di produttività di questo mare.
The Tyrrhenian Sea is an area of great ecological and biological interest due to its high species and habitat diversity. The marine ecosystem of this area has been alterated in many ways due to the anthropic exploitation of biological resources, direct habitat modification of sea and coastal areas, introduction of exotic species, pollution and climate change. Notable changes in abundance of marine organisms and composition of communities have been described for the Tyrrhenian Sea over the last three decades, and several demersal and pelagic target species are known to be overexploited or subject to overexploitation. Fishing activities, anthropogenic and natural factors interact within a context, the whole ecosystem, where target and non-target species estabilish complex relationships. Therefore, there is a growing need to apply an integrative and multispecific approach to fisheries management in order to understand how fishing activity is impacting complex food web structure and functioning. A mass-balance model was developed using the Ecopath with Ecosim software to characterise the structure and functioning of the Central Tyrrhenian Sea ecosystem in terms of trophic flows and biomasses, to define ecological role and interactions among species, quantify the impacts of fishing, analyse the role of different fishing activity and compare results from other mediterranean ecosystems. The mass-balance modelling approach has been widely used to quantitatively describe aquatic systems and to assess the impact of fishing activities and environmental factors on marine ecosystems. Several Ecopath models have been built in the Mediterranean Sea since 2000 in order to describe coastal and shallow areas, marine protected areas, lagoones, gulfs and continental shelf and slope ecosystems. This work is the first ecosystem modelling approach in the Tyrrhenian Sea, taking into account the entire food web, and the first effort to study continental shelf and slope ecosystem separately using a mass balance model in the Mediterranean basin. The present model describes the exploited ecosystem from the continental shelf and upper slope of the Central Tyrrhenian Sea, between the Elba Island and the Gulf of Gaeta, covering a total area of soft bottom sediments of 13785 km2 (approximately 85% of shelf and 15% of slope), with a bathymetry between 12 and 750 m, and representing an average annual situation over the late-2000s (2007-2010). The coastal area, where the artisanal fleet maily operates was excluded. The model comprises 4 fleets (bottom trawler, purse seine, longline and passive polyvalents) and 62 functional groups, including 1 group of seabirds, 1 of seaturtles, 2 of cetaceans, 4 of cartilaginous fishes, 22 of bony fishes, 6 groups of cephalopods, 8 of crustaceans (shrimps and crabs), 6 of benthic invertebrates, 2 of euphausiids, 5 planktonic groups (phyto-, zoo- and bacterioplankton), 2 detritus groups and 1 group of fishing discard. 13 of the mentioned functional groups are distributed on the entire ecosystem domain, 26 only on the continental shelf and the remaining 23 only on the slope. Input data (biomass, landing an diet) were based on several recurrent scientific surveys, the IREPA and ICCAT datasets for fishing data, stock assessment outputs, stomach content analysis and published information. Input parameters were estimated from empirical equation and models or based on stock assessment outputs and literature. Results reveal a rather high quality of the model in terms of data sources and detail and show that the Tyrrhenian Sea has a complex food web structure, high number of energy pathways, trophic levels and functional groups, and high rates of matter cycling. The food web is organised in five trophic levels with phytoplancton and cyanobacteria as primary producers and tuna, swordfish, dolphins, hake, anglerfish and European conger as top predators. The dominant groups in terms of biomass are those from lower trophic levels: detritus, bacterioplankton, macrobenthic invertebrates (echinoderms, molluscs, tunicates, sponges and anthozoans), microzooplankton, heterotrophic nanoflagellates, polychaetes and phytoplankton, followed by cyanobacteria, euphausiids, mesozooplankton and small suprabenthic crustaceans (amphipods, isopods, cumaceans, mysidaceans). Results show differences in terms of biomass between continental shelf and slope at higher trophic levels. The shelf is dominated by small pelagic fishes (European anchovy and European pilchard), small benthic fishes (mullet, flatfish, dragonet, goby) and demersal fishes, followed by epipelagic and medium pelagic teleosteans (bogue, atlantic horse mackerel, mediterranean horse mackerel, atlantic mackerel); while the slope is dominated by mesopelagic (lightfish and lanternfish) and benthic fishes, followed by macrobenthic crustaceans, demersal bony fishes and sharks. Total consumption dominates the Total System Throughput (TST) with 43,51% of the total flows, followed by flow to detritus (39,22%), respiration (15,23%) and export (2,03%). The most comsumed groups in the food web are bacterioplankton, suspended detritus, bottom detritus, phytoplankton and zooplankton. Among fishes, the most comsumed were small benthic fishes (mullet, flatfish, dragonet, goby) and European anchovy and pilchard, followed by shelf epipelagic fishes, slope mesopelagic teleosteans and shelf demersal bony fishes including hake. Primary producers and bacterioplankton account for the most part of production (85,24%), followed by microzooplankton and hetertrophic nanoflagellates. Most flows are included within trophic level I and II, a small fraction involves TL III and flows from TL > III are pratically insignificant. Main flows thus, involve groups at the base of the food web which are distributed on the entire domain. Excluding these groups, flows of continental shelf exceed those of slope. Flows related to the pelagic groups were much higher than those related to benthic and demersal groups, and evidenced the importance of the pelagic domain. The estimated mean transfer efficiency of the Central Tyrrhenian food web is 9,7%. The low value of TE between TL III and IV shows that there is a high proportion of production which is not consumed within the system (mainly macrobenthic invertebrates). Several pelagic-demersal-benthic trophic interaction were identified, highlighting a coupling between these compartments. Functional groups of the Central Tyrrhenian Sea food web are organised from trophic level 1 to 4,87, and the TL estimates for the groups are generally higher than those from other Ecopath ecosystems and literature. This could be explained by the fact that the bacterioplankton has been represented as a separate group and not included in other detritus group, causing a shift upward of all higher TL. Results shows that euphasiids, small suprabenthic crustaceans and planktonic groups are among the most important groups in the Central Tyrrhenian ecosystem Euphasiids perform diel vertical migrations and contribute substantially to the vertical transport of organic matter and to the energy flow from lower to higher trophic level, being an important food resource for several species. Planktonic groups and suprabenthic crustaceans at the base of the food web have a positive impact on various functional groups, probably because they constitute the prey of many groups and can influence higher trophic level species through bottom-up control. European anchovy and European pilchard are also important species, representing a key link in terms of consumption and flows between pelagic primary producers and consumers from the pelagic and the demersal domain, and impacting both lower and higher trophic level groups (wasp-waist control). Groups with high keystoneness and less relative abundance are also small benthic fishes, octopuses, macrobenthic crustaceans, some demersal fishes, hakes, whales and sharks. Results evidence that fishery in the Central Tyrrhenian Sea is multi-specific and that it is an important component of the ecosystem, especially on continental shelf where exploitation rates and fishing mortality rates are higher than those from continental slope. Primary production required to sustain fishery (PPR) is a considerable part of total primary production within the system (22,2%). In addiction fleets are responsible for an important fraction of consumption (31%) of exploitable production, as also shown in other Mediterranean ecosystems. Fishing impact is higher on the Tyrrhenian continental shelf than on the slope (respectively 40% and 18% of consumption of production of commercial species). Bottom trawlers have the highest landing rates (59,63%), followed by purse seines (19,92%), passive polyvalents (18,46%) and longlines (1,99%). The majority of the catch is from demersal groups (43,72%), and to a lesser extent from benthic and pelagic species (respectively 29,08% and 27,65%). Purse seine and longline are the most selective fishing gear and they generally catch species with narrow trophic level range. The former mainly targets small pelagic fishes (European anchovy and European pilchard), the latter mainly targets swordfish and hake. Conversely, passive polyvalents and bottom trawlers are multispecific and generally catch a large number of demersal and benthopelagic species with wide trophic level range. Passive polyvalents are multispecific because they use different fishing gear depending on the period of the year, the availability of biological resourses at sea and their market price. Bottom trawlers catch a large spectrum of species because they have a low selectivity. Results show that this fleet has the highest and most widespread impact on the ecosystem, and that has important direct and indirect impacts on several ecological groups (rays, demersal sharks, hake, anglerfish, European conger, flatfish, Norway lobster, red shrimps, rose shrimps and mantis shrimp) and fleets. Catches on continental shelf are domineted by European pilchard, European anchovy, hake, red mullet, octopods, mantis shrimp and cuttlefish; while Norway lobster, rose shrimp, hake and red shrimps represent the main species caught on continental slope. Exploitation rates (F/Z) showed particularly high values for rays, adult hake, tuna and swordfish, octopods, Norway lobster, anglerfish, European conger, brills and mantis shrimp. Results reveal that exploitation rates for some groups exceed the reccomended rate for sustainable fishery management. These groups are hake, mantis shrimp, Norway lobster and red shrimps. Results suggested that there is a complex set of direct and indirect interactions among fisheries that should be considered when implementing fisheries plans, and thus, any management scheme based on a single-gear approach will lead to a suboptimal result. Fishing pressure and trophic interactions have a key role in the dynamics of several groups and in structuring the Central Tyrrhenian ecosystem. Comparisons with other Ecopath models developed in the Mediterranean Sea revealed that models from the western and central basin are generally more similar to each others than those from the eastern basin, according to the productivity gradient of the Mediterranean. The present model settles the basis to further develop dynamic simulations in order to explore the impacts of different fishing pressure scenarios and management strategies in an ecosystem contest.
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LOPEZ, SERENA. "L’ecosistema del Mar Tirreno: aspetti strutturali, funzionali, effetti della pesca e delle interazioni trofiche." Doctoral thesis, 2013. http://hdl.handle.net/11573/917096.

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Cugliari, Daniele Pasquale, Aldo Musacchio, and Radiana Cozza. "Prima indagine sui popolamenti fitoplanctonici in un'area del Parco Marino "Riviera dei Cedri" (Alto Tirreno-Calabro)-Italy)." Thesis, 2011. http://hdl.handle.net/10955/1034.

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Lifrieri, Sharon, Gaetano Roberto De, Attilio Vaccaro, and Giuseppe Roma. "L'Alto Tirreno cosentino dal Medioevo alla prima età moderna: stato e conservazione degli edifici civili e religiosi." Thesis, 2014. http://hdl.handle.net/10955/960.

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MARINO, SARA. "Il sito di Piani della Corona (Bagnara Calabra, RC) nel quadro del bronzo antico del basso Tirreno." Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/11573/1264362.

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Abstract:
Il presente studio è il risultato del progetto di ricerca della scrivente condotto presso la Scuola di Dottorato della Sapienza Università di Roma, durante il triennio 2015-2018. Lo stesso ha riguardato lo studio integrato del sito di Piani della Corona (Bagnara Calabra, RC), individuato durante attività di archeologia preventiva, in seguito ai lavori per la costruzione di una galleria autostradale, connessa all'ampliamento del tracciato SA-RC. Le indagini archeologiche sono state condotte a cavallo tra gli anni 2006 e 2008 dalla Soprintendenza Archeologia della Calabria dapprima attraverso una serie di ricognizioni territoriali e, successivamente, attraverso uno scavo stratigrafico in estensione in collaborazione con l'Ex Soprintendenza Speciale al Museo Preistorico Etnografico “L. Pigorini”. Topograficamente il sito si configura di importanza strategica, essendo un pianoro posto a 490 m s.l.m., da cui si domina la costa più meridionale della Calabria, lo Stretto di Messina, la cuspide settentrionale della Sicilia e le Isole Eolie. Il sito in oggetto si inserisce appieno nella problematica relativa alla scansione crono-tipologica del Bronzo antico calabrese, seppur incrementata dalle ricerche degli ultimi decenni, ancora in fase di compiuta delineazione; nonché dei suoi rapporti di contatto e scambio con le aree limitrofe soprattutto del basso Tirreno (Eolie, Stretto di Messina), con le quali sono stati variamente riconosciuti e attestati momenti e tratti di influenza e assimilazione. Il sito archeologico di Piani della Corona è attualmente l'unico della Calabria indagato in maniera estensiva, per il periodo in esame. Inoltre, è un caso abbastanza unico per lo studio e la determinazione sia delle dinamiche insediative, avendo restituito complesse e articolate strutture d'abitato; sia di quelle socio-economiche e “culturali”, per le quali l'altissima percentuale di ossidiana e alcune caratteristiche tipologiche dei reperti ceramici, attestano un articolato rapporto con la prospiciente area eoliana e siciliana. Lo studio, che verrà di seguito esposto, si è basato principalmente sulla ricostruzione stratigrafica e topografica del sito, suddiviso in due aree distinte di intervento (area S-F e area M), attraverso l’analisi e l’elaborazione dei dati di scavo e sullo studio dei materiali ceramici, distribuiti tra il Museo Preistorico Etnografico “L. Pigorini” di Roma, il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria e il deposito temporaneo di Taureana di Palmi (RC). Lo studio tipologico e funzionale della restante parte dei materiali archeologici, costituiti da un considerevole numero di industria litica in ossidiana, non è stato considerato all’interno del progetto di ricerca. I reperti sono stati però inseriti in un progetto più vasto di analisi archeometriche mediante tecnologia p-XRF portatile, in collaborazione con l’University of South Florida e verranno qui considerati unicamente in rapporto ai dati derivanti dall’analisi crono-tipologica della ceramica, per la definizione dei network attivi nel basso Tirreno durante il Bronzo antico. Il primo capitolo della tesi è dedicato alla descrizione topografica e stratigrafica del sito, con particolare attenzione per le strutture di abitato e per le evidenze funerarie. A seguire, nel capitolo 2, è stato sintetizzato il quadro crono-tipologico e lo stato delle ricerche in Calabria, Sicilia e Arcipelago Eoliano basato sulla letteratura archeologica a disposizione. Il terzo capitolo, poi, espone la tipologia dei materiali ceramici, correlata alle tavole tipologiche allegate nel secondo volume della tesi. Mentre, nel capitolo 4 verrà esposto l’inquadramento in cronologia relativa e assoluta interno al sito e in rapporto al basso Tirreno e alle aree contermini. Nell’Appendice 1 sono esposti i dati derivanti dalle analisi p-XRF sulle ossidiane, mentre nell’Appendice 2 le determinazioni paleobotaniche relative ai contesti stratigrafici datati col metodo del radiocarbonio. Concludono la tesi, il catalogo complessivo dei materiali ceramici e la bibliografia di riferimento, utilizzata e consultata per lo svolgimento del seguente lavoro di ricerca.
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COLLOCA, FRANCESCO. "Struttura e risorse trofiche della associazione ittica del margine della piattaforma continentale tirrenica." Doctoral thesis, 2003. http://hdl.handle.net/11573/392171.

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Bilotta, Francesca, Renato Sante Olivito, and Brunella Canonaco. "Processi di salvaguardia e valorizzazione dell'identità mediterranea : conoscenza, recupero e riuso sostenibile dei centri storici minori della costa litoranea del Tirreno." Thesis, 2016. http://hdl.handle.net/10955/1318.

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FACIONI, LAURA. "Classificazione ecologica territoriale e serie di vegetazione: i querceti termofili del settore Tirrenico dell’Appennino centrale." Doctoral thesis, 2012. http://hdl.handle.net/11573/918510.

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Abstract:
Obiettivo di questo lavoro è proporre e testare una metodologia per la delimitazione, il campionamento e la definizione delle serie di vegetazione. La metodologia viene applicata nel settore appenninico dell’Italia centrale per definire le serie di vegetazione dei querceti a Quercus virgiliana e Q. pubescens. La delimitazione degli ambiti territoriali di pertinenza di queste serie (unità ambientali) è stata effettuata tramite la classificazione ecologica territoriale, il cui obiettivo è l’individuazione di aree ecologicamente omogenee. Le unità ambientali, individuate tramite l’integrazione in ambiente GIS delle informazioni climatiche, litologiche e morfologiche, sono state utilizzate come base per la stratificazione del campionamento fitosociologico della vegetazione. Per testare la validità del campionamento, l’insieme dei rilievi effettuati è stato sottoposto a “Permutation multivariate Analysis of Variance”, effettuata sui dati delle specie di tutti i rilievi, raggruppati in base all’unità ambientale di appartenenza. Per definire le serie in termini sinecologici, sindinamici e sintassonomici i rilievi delle comunità forestali, arbustive ed erbacee, sono stati sottoposti a tecniche di analisi multivariata. Nonostante la tappa matura delle serie analizzate sia rappresentata da foreste fisionomicamente simili e con distribuzione ridotta, l’integrazione dell’approccio fitosociologico e della classificazione ecologica ha permesso di individuare 5 serie di vegetazione, ciascuna con una combinazione unica di stadi dinamici, la cui composizione specifica riflette la diversità ecologica delle unità ambientali individuate. Si sottolinea, dunque, l’importanza della stratificazione del campionamento fitosociologico tramite le unità ambientali, in quanto strumento efficace sia per la classificazione e caratterizzazione ecologica delle comunità vegetali, che per la ricostruzione delle serie di vegetazione.
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COSENTINO, Claudia. "Ricostruzioni paleoecologiche e paleoclimatiche degli ultimi 36.800 anni tramite foraminiferi bentonici e planctonici nei sedimenti di piattaforma continentale del Golfo di Termini (Tirreno meridionale)." Doctoral thesis, 2010. http://hdl.handle.net/10447/74769.

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CRISAFULLI, STEFANO. "Processi di riqualificazione e di rifunzionalizzazione dei Beni Culturali: per un recupero delle strutture monastiche e conventuali della fascia tirrenica dei Peloritani." Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/11570/3146627.

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Abstract:
La ricerca è stata focalizzata sull’analisi dei Beni Culturali della fascia tirrenica dei Peloritani e del territorio maltese mettendone in evidenza le analogie e gli elementi di divergenza in merito ai processi di riqualificazione e di rifunzionalizzazione già attuati e ancora in fieri. Nel caso del territorio messinese l’analisi ha riguardato le principali strutture monastiche e conventuali, mentre a Malta sono state prese in considerazione strutture di varia natura: religiose, culturali o relative all’ambito della ristorazione. Diversi sono anche i riferimenti fatti ad altre strutture oggetto di rivalorizzazione, sia in Italia che all'estero.
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DUGHETTI, FRANCESCA. "Studio sulle anomalie in metalli pesanti nelle diverse matrici ambientali della zona costiera tirrenica fra la valle della Bruna e del Cornia." Doctoral thesis, 2013. http://hdl.handle.net/2158/796878.

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Abstract:
Studio geochimico mineralogico sulla presenza di arsenico e metalli pesanti nelle diverse matrici ambientali, quali suoli, stream sediments e acque, della zona costiera tirrenica fra la valle della Bruna e del Cornia
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BIANCIFIORI, ELISA. "LA MINIATURIZZAZIONE NEI CONTESTI FUNERARI DELL’ITALIA MEDIO-TIRRENICA, TRA IL BRONZO FINALE E LA PRIMA ETA’ DEL FERRO: LATIUM VETUS ED ETRURIA MERIDIONALE." Doctoral thesis, 2015. http://hdl.handle.net/11573/917699.

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Abstract:
La presente tesi di dottorato di ricerca prende in esame la pratica della miniaturizzazione degli oggetti di corredo, largamente attestata nei contesti funerari del comparto laziale ed etrusco-meridionale, tra XI e VIII secolo a.C. Fenomeno trasversale, documentato non solo all’interno delle sepolture, ma anche in coevi contesti sacri e abitativi, la “Miniaturizzazione” sembra connotarsi come uno specifico comportamento rituale che implica la riproduzione in scala ridotta di determinate tipologie di manufatti, detti “miniaturizzazioni/oggetti in miniatura”. Le ridotte dimensioni costituiscono dunque il principio intrinseco di questa specifica categoria di oggetti che, nei contesti funerari, si connotano come funzionali ma privi di un effettivo valore d’uso, eterogenei nella materia e nella forma ma accomunati da un medesimo processo mentale di riduzione simbolica, da cui scaturisce la fedele riproduzione degli equivalenti modelli di normale formato. Nella ricerca si è proceduto alla raccolta di un campione di materiali, costituito da più di 1000 esemplari, tra oggetti in ceramica e in bronzo, provenienti dalle necropoli della zona di Tolfa/Allumiere (Sasso di Furbara e Poggio La Pozza), Veio (Quattro Fontanili e Grotta Gramiccia), Latium Vetus e Adiectum (Osteria dell’Osa, Colli Albani, Roma e zona costiera), in gran parte editi, ma talvolta privi di un’adeguata schedatura, lacuna alla quale si è cercato di sopperire mediante la formulazione di uno strutturato apparato documentativo, suffragato, laddove è stato possibile, da una visione autoptica del materiale.L’assenza di studi specifici ha pesato negativamente sulla definizione del fenomeno miniaturizzante nei contesti funerari, lasciando spesso alla soggettività dello schedatore l’arbitrio di definire “in miniatura” o “di piccole dimensioni” un oggetto dal formato dubbio, di non immediata comprensibilità; la ricerca ha tentato di “normalizzare” tale fenomeno, avvalendosi di criteri il più possibile oggettivi, stante la possibilità di individuare non rigide norme di comportamento umano, ma solo linee di tendenza generale nelle pratiche rituali. Di grande ausilio è stata l’analisi dei contesti funerari (capitolo V): l’esame dei singoli oggetti inclusi all’interno dei corredi d’accompagno ha messo in evidenza la tendenza negli studi archeologici a considerare “in miniatura” oggetti di normale formato, unicamente perché rinvenuti in associazione con manufatti simbolicamente ridotti. Tale prospettiva d’indagine rischia di livellare la poliedricità dei comportamenti rituali riflessi all’interno di una deposizione, guardando al corredo funerario come a un blocco monolitico, costituito in modo aprioristico e univoco da elementi miniaturizzati: nella presente ricerca, mediante l’esame tipologico, l’analisi delle modalità di deposizione e delle associazioni di corredo, si è tentato di analizzare i contesti nella loro struttura più oggettiva, tenendo conto delle diverse entità costituenti, miniaturizzate e non, e analizzando ciascuna entità nel proprio status di oggetto sottoposto a riduzione simbolica e/o oggetto “esonerato o risparmiato” dalla miniaturizzazione. In conclusione, la presente tesi di dottorato si propone di offrire nuovi spunti di riflessione su una pratica fortemente connotata come quella della miniaturizzazione, connessa al rituale incineratorio e identificata come una delle più significative esternazioni del costume funerario laziale di I e II Periodo.
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FREZZA, Virgilio. "Composizione e struttura delle associazioni a foraminiferi bentonici in ambienti condizionati da delta fluviali. Modello di distribuzione in un'area della piattaforma continentale tirrenica (Toscana meridionale)." Doctoral thesis, 2004. http://hdl.handle.net/11573/411989.

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