Journal articles on the topic 'Terapie antitumorali'

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Lorusso, Vito, and Agnese Maria Fioretti. "Vincere il tumore e proteggere il cuore." Cardiologia Ambulatoriale 2, no. 2 (September 30, 2020): 81–87. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2020-2-1.

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Abstract:
La moderna sfida dei cardiologi è affrontare le più efficaci terapie antitumorali senza causare complicanze cardio-logiche. Il tumore è la seconda causa di morte nel mondo occidentale ed è tuttoggi una malattia curabile grazie alle più recenti terapie come la targeted therapy, gli inibitori del ckeck point e le più tradizionali come chemioterapia, radioterapia ed ormonoterapia. Il paziente oncologico guarito di oggi non deve diventare il paziente cardiopatico di domani, infatti per tale ragione sono possibili diverse strategie. Questa presentazione è focalizzata sull’uso della doxorubicina non peghilata, un nuovo tipo di antraciclina efficace quanto la tradizionale ma dotata di maggiore sicurezza cardiologica, da somministrare da sola o in combinazione ad altre terapie antitumorali e, soprattutto, anche in pazienti ad alto rischio cardiologico perché già sottoposti in precedenza ad antracicline con indicazione a rechallenge.
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Leopizzi, Tiziana, and Agnese Maria Fioretti. "I DOACs alla conquista della trombosi cancro-correlata: una sfida vinta. Review della letteratura." CARDIOLOGIA AMBULATORIALE 30, no. 2 (October 14, 2021): 107–17. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2021-2-3.

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Abstract:
l tromboembolismo venoso rappresenta una causa di elevata mortalità e morbilità nei pazienti oncologici; gli anticoagulanti iniettivi ed il warfarin presentano alcuni limiti, difficilmente superabili nella pratica clinica. I recenti trial sugli anticoagulanti orali diretti, in prevenzione primaria, secondaria e nel trattamento del tromboembolismo venoso nel paziente con cancro attivo hanno dimostrato che i DOACs sono una scelta terapeutica non solo sicura ed efficace, ma anche maneggevole. In un ambito clinico “challenging” a causa di concomitanti terapie antitumorali, cateteri venosi centrali, trombocitopenia, disfunzione epatica e renale, fragilità tissutale e frequenti procedure invasive che complessivamente concorrono a rendere i pazienti particolarmente suscettibili al tromboembolismo venoso, i DOACs aprono un nuovo scenario terapeutico molto promettente.
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Soto Arredondo, Karla Jazmín, Karla Y. Barbosa Sabanero, Gloria Barbosa Sabanero, Lérida L. Flores Villavicencio, J. Javier Martín Polo, Guillermo Mendoza Díaz, and Myrna Sabanero López. "Complejos de Cu(II): Alternativas en la terapia antineoplásica." Acta Universitaria 19, no. 3 (December 1, 2009): 28–32. http://dx.doi.org/10.15174/au.2009.86.

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Abstract:
En el presente estudio, fué evaluada la actividad biológica de nuevos complejos de cobre (II) fenantrolina unidos a aminoácidos, como ácido glutámico, isoleucina y α-metil-dopa. Para ésto se utilizaron células neoplásicas de pulmón humano y dos dosis (30 y 60 μg/ml) de los compuestos fueron aplicadas a los cultivos celulares. También se realizaron ensayos inmunocitoquímicos para microtúbulos, microfi lamentos y electroforesis del DNA genómico. Los resultados obtenidos muestran que los complejos de Cu (II) fenantrolina con ácido glutámico y α-metil-dopa afectan la adhesión celular (50% y 45%, respectivamente), alterando la distribución de los microtúbulos y microfi lamentos. La fragmentación del DNA, apoya el ensayo del efecto antitumoral del Cu (II) fenantrolina con ácido glutámico y α-metil-dopa sobre los cultivos de células de pulmón humano in vitro, de manera dosis dependiente. En conclusión, los complejos de Cu (II) fenantrolina con ácido glutámico y α-metil-dopa, presentan un efecto signifi cativo sobre la actividad celular, sugiriendo que estos complejos podrían ser potencialmente compuestos antitumorales.
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Arce Araya, Angélica, Carolina Hernández García, Paula Neily Younes, Valeria Mata Jinesta, María Belén Serrano Silva, Carolina Ulate Sancho, and Ledis Reyes Moreno. "La Vía de PD-1/PD-L1 como blanco de inmunoterapia contra el Cáncer." Revista Médica de la Universidad de Costa Rica 15, no. 2 (October 24, 2021): 61–81. http://dx.doi.org/10.15517/rmucr.v15i2.48625.

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Abstract:
Resumen: La vía de PD-1/PD-L1 atenúa la destrucción de tejidos al limitar la actividad de las células T, situación que el cáncer puede utilizar a su favor. El bloqueo de la vía PD-1/PD-L1 proporciona entonces, una base para la inmunoterapia contra el cáncer, lo cual resulta muy prometedor al considerar las altas tasas de incidencia y mortalidad que presenta dicha enfermedad en la actualidad. La presente investigación consiste en una revisión bibliográfica descriptiva realizada mediante la consulta de la base de datos Sistema de Bibliotecas, Documentación e Información (SIBDI) de la Universidad de Costa Rica y el sitio web Google Scholar (Google Académico). El objetivo de esta revisión es determinar la función de la vía de PD-1/PD-L1 como punto de control inmunológico, junto con la aplicación y el alcance de los fármacos inhibidores de PD-1 y PD-L1 en la inmunoterapia contra el cáncer. Se concluye que los inhibidores de PD-1/PD-L1 presentan altas tasas de respuesta antitumoral y supervivencia, así como una mejor tolerancia en comparación a fármacos antitumorales tradicionales. Finalmente, se recomienda la terapia combinada y el uso de biomarcadores para obtener una mayor supervivencia libre de progresión tumoral, una terapia personalizada y un resultado favorable para el paciente.
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Moraes, Marcos F. "Cuidados Paliativos, Uma Imperiosa Necessidade Brasileira." Revista Brasileira de Cancerologia 42, no. 2 (October 3, 2022): 81. http://dx.doi.org/10.32635/2176-9745.rbc.1996v42n2.2891.

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Abstract:
Uma das três prioridades estabelecidas pela Organização Mundial da Saúde - OMS, a prestação de cuidados paliativos aos pacientes fora de terapia antitumoral específica representa, mais do que um desafio profissional e gerencial, uma imperiosa necessidade no nosso meio.
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Auriemma, Renata S., Roberta Scairati, Guendalina del Vecchio, and Annamaria Colao. "Terapia dei prolattinomi: quando sospendere?" L'Endocrinologo 22, no. 4 (August 2021): 337–41. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-021-00929-x.

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Abstract:
SommarioLa gestione clinico-terapeutica dei pazienti con prolattinoma è basata sul trattamento con dopamino-agonisti (DA), in particolare la cabergolina, data la loro comprovata efficacia biochimica e antitumorale. Il raggiungimento di normali valori di prolattina associato alla significativa riduzione delle dimensioni tumorali, fino alla sua completa scomparsa, può suggerire l’opportunità di sospendere tale terapia nei pazienti trattati per almeno due anni. Tuttavia, è fortemente raccomandato di evitare la sospensione improvvisa del trattamento con DA e di preferire un protocollo di graduale riduzione del dosaggio di DA fino alla definitiva interruzione del trattamento, al fine di consentire la persistenza di normali valori di prolattina nel tempo. Nei pazienti con evidenza di recidiva di iperprolattinemia dopo un primo tentativo di sospensione dei DA, è possibile effettuare un secondo tentativo di sospensione dopo un ulteriore ciclo di trattamento con DA per due anni.
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Barni, Sandro. "Principali farmaci antitumorali: quali e perché interessano il cardiologo." Cardiologia Ambulatoriale, no. 3 (November 30, 2020): 170–73. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2020-3-4.

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Abstract:
La cardiotossicità da farmaci antitumorali è diventata un importante problema clinico per i cardiologi e per gli oncologi. La disfunzione ventricolare sinistra e lo scompenso sono i quadri più rilevanti ed i meglio conosciuti, ma non bisogna dimenticare altre forme di tossicità come l’ipertensione, il tromboembolismo, le pericarditi, le aritmie e l’ischemia mio-cardica. Il loro trattamento non è sempre identico a quello usato nei pazienti non oncologici poiché la patogenesi ed il quadro clinico sono diversi, ma soprattutto perché la gravità del tumore e la prospettiva di vita richiedono di non so-spendere il trattamento antiblastico. Da qui nasce la necessità di una stretta collaborazione tra cardiologo e oncologo per preservare la qualità di vita del paziente, bilanciando il rischio di cardiotossicità e il beneficio della terapia oncologica.
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Gonçalves, Bruna Aparecida Lima, Leonardo Rocha Vianna, Camila de Castro Andrade, and Felipe Gaia de Sousa. "Terapia Neural no tratamento de cadela com hemangiossarcoma, carcinoma de células escamosas e carcinoma misto - relato de caso." Revista Agraria Academica 4, no. 5 (September 1, 2021): 57–65. http://dx.doi.org/10.32406/v4n5/2021/57-65/agrariacad.

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Abstract:
As neoplasias são condições cada vez mais comuns na clínica veterinária por estarem relacionadas à senilidade dos animais domésticos. Diante da necessidade de tratamentos complementares eficazes e menos danosos aos organismos dos animais oncológicos, a Terapia Neural surge como uma opção promissora associada ou não à quimioterapia convencional, devido à ação antitumoral comprovada da procaína. Este trabalho objetiva relatar o caso de uma fêmea canina portadora de três neoplasias malignas e de comorbidades, tratada com sucesso através da Terapia Neural. Ressalta-se que houve a promoção de qualidade de vida ao animal, visto que não apresentou sinais de metástase ou outras complicações.
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Cabrera, José Rafael, Yvelise Barrios, Rosa Yáñez, Manuel N. Fernández, and Fernando Díaz de Espada. "Vacunación idiotípica en linfomas B de bajo grado: una nueva terapia antitumoral." Revista de Oncología 3, no. 4 (July 2001): 201–6. http://dx.doi.org/10.1007/bf02712691.

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Castanho, Fernanda Lasakosvitsch, Marcelo Giovedi Funke, and Lucimar Pereira de França. "Ginkgo biloba e câncer." ConScientiae Saúde 6, no. 1 (April 7, 2008): 63–70. http://dx.doi.org/10.5585/conssaude.v6i1.909.

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Abstract:
O extrato do Ginkgo biloba (Egb 761) é conhecido por sua capacidade de eliminar as espécies reativas de oxigênio (EROs). Estudos demonstram que sua propriedade antioxidante pode ser utilizada tanto na prevenção quanto na terapia de doenças associadas ao estresse oxidativo. Além do efeito antioxidante e inibidor da peroxidação lipídica, o Ginkgo biloba está envolvido na apoptose de células tumorais. Seu extrato é capaz de inibir a angiogênese por meio da regulação negativa do gene VEGF. Esses dados o apontam como um potente agente antitumoral com bons prospectos na aplicação clínica.
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Boccardi, Lidia, Fabiola Fini, Paolo Giuseppe Pino, and Giovanni Minardi. "Cardiopatie e rischio cardiovascolare in pazienti candidati alla terapia antitumorale. Che cosa deve sapere l’oncologo." Journal of Cardiovascular Echography 21, no. 2 (June 2011): 45–54. http://dx.doi.org/10.1016/j.jcecho.2011.05.004.

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Matar, Pablo, and O. Graciela Scharovsky. "Efecto bimodal de la ciclofosfamida en la terapia antineoplásica." Revista Brasileira de Cancerologia 42, no. 1 (October 4, 2022): 33–42. http://dx.doi.org/10.32635/2176-9745.rbc.1996v42n1.2880.

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Abstract:
La Ciclofosfamida (Cy) es el agente alquilante más utilizado en el tratamento quimioterápico de diversas neoplasias humanas; habitualmente se la administra em combinación con otros citostáticos para lograr una mayor eficacia terapêutica. La mayoría de los protoeolos clínicos la emplean en dosis altas y suministrada en repetidas ocaciones a lo largo del tratamento antineoplásico, con Ias ya conocidas acciones colaterales, entre ellas la inmunodepresión. Sin embargo, en diferentes modelos experimentales en animales portadores de un tumor, la administración de uma dosis única y relativamente baja en un determinado momento de la respuesta inmune antitumoral, produce inmunopotenciación, a través de una inhibieión selectiva sobre los linfocitos T supresores. Posteriormente se demostró un efecto interesante y novedoso de éstas dosis bajas de Cy: su acción preferencial sobre células tumorales com fenotipo metastásico (probablemente debido a una inmunomodulación selectiva sobre dichas subpoblaciones celulares), ya que se observo una inhibieión total en la formación de Ias metástasis sin afectar el desarrollo dei tumor primário. Estos resultados senalan el efecto bimodal de la Cy sobre el sistema inmune dei huésped cuando se la utiliza en el tratamiento antineoplásico em diferentes dosis y esquemas de administración. La utilización de sustancias naturales denominadas “modificadores de la respuesta biológica”, ha derivado en lo que se conoce como cuarta modalidad terapêutica contra el cáncer. Se propone que la Cy sea considerada también dentro de ese contexto.
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Antunes, Lusânia Maria Greggi, and Maria de Lourdes Pires Bianchi. "Antioxidantes da dieta como inibidores da nefrotoxicidade induzida pelo antitumoral cisplatina." Revista de Nutrição 17, no. 1 (March 2004): 89–96. http://dx.doi.org/10.1590/s1415-52732004000100010.

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Abstract:
A cisplatina é uma droga antineoplásica altamente efetiva contra vários tipos de cânceres humanos, tais como tumores do testículo e ovário, câncer da cabeça e pescoço e câncer do pulmão. Entretanto, a nefrotoxicidade é um dos principais efeitos colaterais da terapia com a cisplatina. A gravidade da nefrotoxicidade induzida pela cisplatina está relacionada com a concentração de platina nos rins. As evidências mostram que a nefrotoxicidade induzida pela cisplatina é atribuída ao dano oxidativo resultante da geração de radicais livres, e que a administração de antioxidantes é eficiente na inibição destes efeitos colaterais. Uma abordagem alternativa para proteger os roedores dos efeitos colaterais da cisplatina é o uso de conhecidos antioxidantes da dieta. Alguns estudos têm sido realizados para diminuir a peroxidação lipídica e os efeitos citotóxicos induzidos pela cisplatina, com o emprego de antioxidantes da dieta, tais como, selenito de sódio, vitaminas C e E, curcumina e o carotenóide bixina. Nós sugerimos que aqueles antioxidantes da dieta têm efeito nefroprotetor, e que os mecanismos antioxidantes destes compostos deveriam ser explorados durante a quimioterapia com a cisplatina.
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Rodarte, Camila Martins, Omar Ali Abdallah, Nadyesda Fagundes Barbosa, Ludmila de Oliveira Koch, and Uirá Maira Resende. "Reações cutâneas secundárias ao uso dos inibidores do receptor de fator de crescimento epidérmico: relato de dois casos." Anais Brasileiros de Dermatologia 84, no. 6 (December 2009): 667–70. http://dx.doi.org/10.1590/s0365-05962009000600015.

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Abstract:
O aumento da expressão de receptores do fator de crescimento epidérmico (EGFR) está envolvido no estímulo ao crescimento tumoral. Seus inibidores demonstraram eficácia no tratamento de neoplasias de cabeça e pescoço, cólon e pulmão.A inibição do EGFR pode determinar reações cutâneas em mais de 50% dos pacientes. Em geral, são reversíveis, mas, quando graves, limitam o uso da droga. Lesões papulopustulosas em face e tronco são as mais comuns, além de xerose, alterações ungueais e dos pelos. A intensidade da toxicidade cutânea tem relação direta com a resposta antitumoral. Uma abordagem dermatológica adequada é essencial para dar continuidade à terapia contra o câncer de forma satisfatória.
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Da Silva, Fernanda Alves, Alessandra Stroka, and Viviane Fusco. "ASPECTOS FARMACOLÓGICOS DO ANTICORPO MONOCLONAL (NIVOLUMAB) UTILIZANDO A VIA PD-1 NO TRATAMENTO ANTITUMORAL DO LINFOMA DE HODGKIN." Infarma - Ciências Farmacêuticas 31, no. 1 (April 1, 2019): 13–19. http://dx.doi.org/10.14450/2318-9312.v31.e1.a2019.pp13-19.

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Abstract:
A doença de Hodgkin, mais comumente chamada de Linfoma de Hodgkin é um tipo de câncer que acomete os gânglios do sistema linfático, nos quais se encontram células de defesa do organismo. O linfoma de Hodgkin (LH) possui as células de Reed-Sternberg (RS), portadoras de tolerância imunológica, capazes de evitar o reconhecimento do sistema imunológico, uma vez que apresentam um estado de não-reatividade específica, o que resulta em ausência de resposta a antígenos do próprio organismo. Acredita-se que a capacidade das células tumorais de evitar a ação do sistema imunológico é decorrente da super-expressão do gene 9p24, aumentando assim a codificação da proteína PD-L1, que interage com o receptor PD-1 nos linfócitos T, promovendo um sinal de imunossupressão, o que permite que a célula tumoral não seja atingida pelo linfócito T. O Nivolumab, aprovado pela FDA em 2014 e pela Anvisa em 2018, faz parte de uma classe de medicamentos direcionados à liberação de pontos de controle do sistema imunológico que regulam a resposta antitumoral. Esse fármaco atua na inibição de receptor PD-1 nos linfócitos T, bloqueando a interação deste com as proteínas PD-L1 e PD-L2. Dessa forma, esta pesquisa trata-se de uma revisão descritiva da literatura e teve por objetivo reunir informações publicadas relacionadas ao uso de imunoterapia com Nivolumab, a fim de identificar suas ações farmacológicas, bem como os efeitos adversos mais frequentes produzidos por esse fármaco. A partir desse levantamento concluiu-se que a terapia com Nivolumab é promissora, uma vez que há inúmeros relatos de casos de remissão do tumor com menos efeitos colaterais quando comparados à terapia clássica.
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Rosa, Laís Fontes Albuquerque, João Pedro Costa Apolinário, Sâmara Marques Campagnani, Rafaela Rodrigues de Souza, Gabriella Fagundes Carvalho Cabral, Laissa Gabriella Vieira Alves de Sousa Mello, Maria Clara Froes Weinem, and Thaís Maia Ribeiro. "Principais atualizações do uso do Trastuzumab Deruxtecan no tratamento de câncer de mama." Revista Eletrônica Acervo Saúde 15, no. 11 (November 1, 2022): e11048. http://dx.doi.org/10.25248/reas.e11048.2022.

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Abstract:
Objetivo: Realizar uma revisão narrativa das atualizações sobre uso do novo medicamento Trastuzumab Deruxtecan (T-Dxd) como terapia para câncer de mama incluindo sua forma de atuação, comparação com outras drogas, efeitos adversos e disponibilidade. Revisão bibliográfica: Os estudos apontam que o T-Dxd é um tratamento promissor que possui ação direcionada ao receptor de fator de crescimento epidérmico humano tipo 2 (HER-2), tendo um efeito citotóxico de alcance limitado ao microambiente tumoral e exposição sistêmica minimizada. Dessa forma, comprovou-se a ação em metástases cerebrais, atividade antitumoral significativa em pacientes com câncer de mama metastático HER2-positivo extensamente pré-tratado e atividade eficiente em pacientes com câncer de mama HER2-low. Em outros cânceres, foi analisado o aumento de sobrevida em comparação com terapias convencionais como no caso de câncer gástrico. Seus efeitos adversos são observados predominantemente no sistema gastrointestinal e hematológico, mas a doença pulmonar intersticial é um efeito possível a ser monitorado. Considerações finais: Os resultados mostram que o T-Dxd é um medicamento promissor com diversos benefícios, com uso ainda limitado, uma vez que há necessidade de mais estudos científicos acerca de seus efeitos e maior aprofundamento no real benefício que seu uso, como terapia de primeira linha, traria para pacientes HER2-positivos.
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Isaac Alves de Andrade, José, Daniel Pinheiro Fernandes, Ingrid Yanne Gomes Ferreira, Letícia Rodrigues de Abrantes, and Danielle Rocha Silva. "ESTUDO DA CARDIOTOXICIDADE INDUZIDA PELO TRASTUZUMAB NA TERAPIA DO CÂNCER DE MAMA HER2 POSITIVO." Revista interdisciplinar em saúde 7, Único (April 11, 2020): 620–35. http://dx.doi.org/10.35621/23587490.v7.n1.p620-635.

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Abstract:
OBJETIVO: Analisar a cardiotoxicidade induzido pelo trastuzumab na terapia do câncer de mama HER2 positivo, a partir da literatura disponível. MÉTODO: Trata-se de uma revisão bibliográfica na qual foram utilizadas as bases de dado PubMed, SciELO e LILACS com os seguintes descritores: Trastuzumab, Cardiotoxicidade e Neoplasias da Mama. Foram utilizados os critérios de inclusão: texto completo e disponível, período de publicação compreendido entre 2014 a 2019 e nos idiomas inglês e português. Considerando os 40 artigos encontrados, 9 atendiam aos objetivos do estudo. RESULTADOS: A pesquisa evidenciou que embora o trastuzumab (Herceptin®) faça parte do esquema quimioterapêutico em pacientes com câncer de mama HER2 positivo, sua utilização aumenta o risco de desencadear disfunções cardíacas. Isso ocorre, pois o fármaco bloqueia a ativação do fator de crescimento epidérmico humano (HER2) mediada pela neuregulina-1 (NRG-1), resultando na diminuição de mecanismos intracelulares responsáveis pela atividade dos cardiomiócitos. Embora existam métodos e biomarcadores para avaliação da função cardíaca, ainda não são específicos para a detecção precoce dos agravos CONCLUSÃO: Dessa forma, os efeitos cardiotóxicos do trastuzumab podem acarretar agravos cardíacos que dificultam a sua utilização na terapêutica antitumoral, representando um desafio na garantia de um melhor prognóstico. Assim, é preocupação dos oncologistas realizar intervenções clínicas mais adequadas frente a esse evento adverso, bem como desenvolver métodos que identifiquem precocemente essas alterações, como buscar avaliar biomarcadores cardíacos visando detectar antecipadamente o risco de danos cardíacos. Palavras chave: Anticorpos Monoclonais. Receptor ErbB-2. Toxicidade.
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De Almeida, Anne Vitória Nogueira. "MODIFICAÇÃO PROGNÓSTICA DE CÂNCERES HEMATOLÓGICOS ATRAVÉS DO TRATAMENTO COM CÉLULAS CAR-T." Brazilian Journal of Case Reports 2, Suppl.6 (December 1, 2022): 26. http://dx.doi.org/10.52600/2763-583x.bjcr.2022.2.suppl.6.26.

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Abstract:
Introdução: A imunoterapia contra o câncer fundamentada no uso do receptor de antígeno quimérico CAR-T reflete uma nova perspectiva para a cura e melhora clínica de múltiplos tumores malignos, especialmente neoplasias hematológicas. Objetivos: Elucidar a influência que a terapia com células CAR-T pode acarretar no prognóstico de cânceres hematológicos. Metodologia: Trata-se de uma revisão de literatura, onde para a seleção de artigos realizou-se pesquisas a partir das bases de dados US National Library of Medicine/Medical Literature Online (PUBMED/MEDLINE) e Literatura Latino-Americana e do Caribe de Informação em Ciências da Saúde (LILACS), entre os anos de 2021 e 2022, utilizando os descritores: Terapia CAR com células T, hematologia, prognóstico e evolução clínica. Revisão de Literatura: Apesar de inúmeros avanços em imunoterapia, a mortalidade por doença neoplásica hematológica ainda é relevante, sendo a maioria dos óbitos relacionados à refratariedade da doença. O primeiro produto comercial de células CAR-T foi aprovado pela agência regulatória norte-americana Food and Drug Administration (FDA) em 2017 e desde então busca-se melhores resultados prognósticos. O que se sabe é que remissões prolongadas foram observadas em subgrupos específicos de pacientes acometidos por Linfoma não Hodgkin (LNH), Leucemia Linfocítica Aguda de células B recidivante e/ou refratária (LLA-B/RR) e mieloma múltiplo (MM). Estudos pré-clínicos indicaram sinergia potencial entre o tratamento radioterápico e a terapia com células CAR-T, apontando que combinações terapêuticas podem aumentar a imunidade específica contra o tumor e consequentemente, interferir de forma positiva no prognóstico. No entanto, terapias com células CAR-T exigem uma estrutura complexa para desenvolvimento, sendo seu principal problema, o alto custo. Conclusão: A terapia com células CAR-T demonstrou respostas nunca antes alcançadas na oncologia devido sua atividade antitumoral direta, tornando-se uma estratégia ímpar de tratamento remissivo e curativo para pacientes com cânceres hematológicos avançados. No entanto, para maior cobertura clínica com tal terapêutica, faz-se necessário estudos que visem a redução de custos em sua produção.
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Cabrales, Luis Bergues, Richard Hinojosa Aldana, Rodolfo Pérez Bruzón, Héctor Camué Ciria, Liban Montes de Oca Gonzáiez, Catalina Suárez Quevedo, Alcibiades Lara Lafargue, Ramón Ropero Toirac, and Alfredo Fong Reyes. "Efectos de la corriente eléctrica directa en el tumor murinho subcutáneo de Ehrlich. I: Estúdios de necrosis y volumen dei tumor em estádios avanzados." Revista Brasileira de Cancerologia 44, no. 3 (September 26, 2022): 203–10. http://dx.doi.org/10.32635/2176-9745.rbc.1998v44n3.2811.

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Abstract:
La electroterapia con corriente eléctrica directa se aplico a un modelo de tumor murinho subcutáneo (tumor de Ehrlich). La corriente fue suministrada a través de electrodos de Pt, donde el cátodo fue introducido directamente en los tumores y el ánodo subcutáneamente en la vecindad de éstos. Después de la electroterapia de un solo estímulo se observo que la disminución dei volumen y el porcentaje de necrosis de los tumores fueron significativos y dependientes de la intensidad de corriente directa (1,8 y 4 mA). En la electroterapia repetitiva con 1,8 y 4 mA en diferentes dias y zonas dei tumor, también se observo disminución del volumen dei tumor. Los grupos controles en ambos casos fueron sometidos a Ias mismas condiciones, pero no se les suministró corriente eléctrica. Estos resultados indican que la electroterapia en estádios avanzados también puede ser una terapia antitumoral efectiva y que sus efectos son mejores a mayores intensidades de corriente. Se concluyó que la electroterapia para estos estádios debe aplicarse mediante el empleo de un arreglo de electrodos dispuesto simétricamente en todo el tumor o en secciones de éste por separado, con el objetivo de disminuir los altos voltajes que se aplican entre los electrodos.
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García Uribe, Liseth Paola, Johana Patricia Marquéz Lázaro, and Maricela Viola Rhenals. "Estrés oxidativo, daño al ADN y cáncer." Revista Ciencias Biomédicas 6, no. 1 (November 27, 2020): 107–17. http://dx.doi.org/10.32997/rcb-2015-2989.

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Abstract:
Introducción: el cáncer es una enfermedad multifactorial, caracterizada por el crecimiento descontrolado y disperso de células anormales. Si este crecimiento y su dispersión no son controlados oportunamente, puede resultar en metástasis lo que aumenta el riesgo de muerte. El estrés oxidativo en los últimos años se ha convertido en una diana terapéutica contra esta enfermedad, debido a que se ha evidenciado su papel importante en el proceso de la carcinogénesis, de ahí que antioxidantes y proxidantes sean potenciales agentes antitumorales administrados solos o como coadyuvantes en las quimioterapias y radioterapias.Objetivo: revisar la implicación del estrés oxidativo en los daños al ADN y en el proceso de carcinogénesis.Metodología: revisión temática. Se realizó búsqueda informática en inglés y español en las bases de datos ScienceDirect y Scielo entre los años 2009 a 2013. Se incluyeron estudios en humanos y animales. 150 resúmenes fueron obtenidos, 50 resúmenes fueron consideradospertinentes. Todos los estudios fueron adquiridos en texto completo,revisados y citados a lo largo de la presente revisión.Resultados: el estrés oxidativo ocurre como un desbalance entre la producción de especies reactivas y el sistema antioxidante que las neutraliza. Las especies reactivas han sido implicadas en el proceso de carcinogénesis, debido a que puede mediar la activación de vías de proliferación celular e inhibir la apoptosis, además se ha demostradoque el daño oxidativo al ADN lleva a mutaciones, favoreciendo aún más este proceso.Conclusión: el estrés oxidativo puede ser un importante evento celular implicado en la carcinogénesis, de ahí que el uso de agentes antioxidantes y proxidantes como potenciales antitumorales constituyen una alternativa para la terapia anticancerígena, ya sean solos o como coadyuvantes. Sin embargo se requieren más estudios que permitan validar los resultados obtenidos. Rev.cienc.biomed. 2015;6(1):107-117
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Delgado, Luis, Karla Mariana González Bravo, Esther Ramírez-Moreno, and Araceli Polo-Ortíz. "Efecto coadyuvante del consumo de nutrientes específicos durante tratamientos antineoplásicos." Educación y Salud Boletín Científico Instituto de Ciencias de la Salud Universidad Autónoma del Estado de Hidalgo 9, no. 18 (June 5, 2021): 214–23. http://dx.doi.org/10.29057/icsa.v9i18.6592.

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Abstract:
En México el cáncer representa la tercera causa de mortalidad, encontrándose la obesidad como un desencadenante para su aparición; mientras que el padecimiento y terapia mismos provocan una serie de afecciones que deterioran la calidad de vida de quien lo padece. La relación entre el estado nutricional y la aparición y tratamiento de enfermedades crónicas no transmisibles ha llevado a buscar en la nutrición un apoyo como preventivo y paliativo. En este sentido se analiza la función de diversos compuestos bioactivos durante el tratamiento de enfermedades neoplásicas. Se analizaron 15 artículos con información relevante sobre el consumo o suplementación, principalmente de antioxidantes, polifenoles, destacando ácidos fenólicos, estilbenos, curcuminoides y flavonoides; vitaminas E y D, fibra, EPA/DHA, isotiocianatos, lectinas, probioticos y prebioticos y glutamina. De acuerdo a la temporalidad de la enfermedad, los compuestos tendrían efecto como quimiopreventivos, quimioterapéuticos o paliativos. Pudiendo actuar también, mediante regulación epigenética dada la exposición de los genes al medio, en este caso, los alimentos. Si bien los compuestos analizados tienen un efecto, en general, protector, antiinflamatorio, antitumoral y antiproliferativo, entre otros más específicos, es necesaria una mayor investigación que consiga determinar dosis recomendadas y temporalidad de su consumo; además de descartar riesgos derivados de su consumo
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Paíno, Teresa, Antonio Garcia-Gomez, Lorena González-Méndez, Laura San-Segundo, Montserrat Martín-Sánchez, Susana Hernández-García, Mercedes Garayoa, Enrique M. Ocio, and Jesús F. San-Miguel. "Dual Antitumoral and Bone Antiresorptive Effect Of The Pan-Pim Kinase Inhibitor, LGH447, In Multiple Myeloma." Blood 122, no. 21 (November 15, 2013): 4435. http://dx.doi.org/10.1182/blood.v122.21.4435.4435.

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Abstract:
Introduction Multiple myeloma (MM) is characterized by the accumulation of malignant plasma cells in the bone marrow (BM) and is closely associated with osteolytic lesions, in part due to an increase in the bone-resorptive activity and number of osteoclasts (OCs). The activation of survival pathways in myeloma cells could be the cause of treatment failure rendering the disease incurable. Pim kinases are a family of survival serine/threonine kinases composed of three members (Pim1, Pim2 and Pim3) that are overexpressed in MM cells and may have a role in MM pathogenesis. However, little is known about the role of Pim kinases in OCs and its involvement in myeloma bone disease. Here, we have evaluated the preclinical activity of a new pan-Pim kinase inhibitor, LGH447, on MM cells and OCs. Cell lines, primary samples, material and methods LGH447 was provided by Novartis Pharmaceuticals. The human MM cell lines MM1S, MM1R, RPMI-8226 (or RPMI-8226-luc), RPMI-LR5, MM144, NCI-H929, OPM-2, U266, U266-Dox4 and U266-LR7 were employed. PBMCs from healthy volunteers were used to generate OCs, whereas primary mesenchymal stromal cells (MSCs) were obtained from bone marrow aspirates of MM patients. Cell viability was studied using MTT colorimetric assay or bioluminescence. Apoptosis was measured by annexin-V staining. For cell cycle analysis, propidium iodide staining was used. OC formation was assessed by enumeration of multinucleated (≥3) TRAP-positive cells and OC resorption was assessed on calcium-coated slides. Immunoblotting, quantitative PCR and immunofluorescence were used to further investigate the mechanism of action of LGH447. Results All MM cell lines expressed the three isoforms of Pim kinases with higher levels of Pim2. The dose-response curves to LGH447 after a 48 hour treatment revealed two groups of MM cell lines with regard to sensitivity to this drug: high sensitive, with IC50 values ranging from 0.2 to 3.3 µM (MM1S, MM1R, RPMI-8226, MM144, U266 and NCI-H929); and low sensitive, with IC50 values >7 µM (OPM-2, RPMI-LR5, U266-Dox4 and U266-LR7). Our results indicated that LGH447 promoted apoptosis in myeloma cells as shown by the increase in annexin-V positive cells and by the cleavage of initiator (caspases 8 and 9) and effector caspases (caspases 3 and 7) and of PARP. LGH447 also blocked the cell cycle in MM cells as demonstrated by the increase in G0-G1 and the decrease in S-G2-M phases. Importantly, LGH447 was also able to overcome the growth advantage conferred to RPMI-8226-luc cells by co-culture with MSCs or OCs. Regarding the mechanisms involved in these effects, LGH447 inhibited the mTOR pathway, demonstrated by a decreased phosphorylation of the downstream mTOR effectors, 4EBP1 and S6 in residues Thr37/46 and Ser235/236, respectively. Interestingly, LGH447 also inhibited OC formation and resorption activity. LGH447 treatment of human pre-OCs diminished the expression of key molecules involved in OC differentiation (p-Erk1/2 and NFATc1) and function [CAII (carbonic anhidrase II), CLCN7 (chloride channel 7), ATP6V1A (vacuolar-H+-ATPase catalytic subunit A1) and MMP9 (matrix metalloproteinase 9)] and also disrupted the F-actin ring necessary for OC effective resorption. Conclusion Overall, our results demonstrate that both MM cells and OCs are targets of the pan-Pim kinase inhibitor, LGH447. Therefore, the inhibition of Pim kinases could potentially provide a dual benefit in myeloma patients as a consequence of cytotoxic effects exerted on MM cells and an anti-resorptive activity on bone. This work was supported by funding from the Fundación Española de Hematología y Hemoterapia (AG-G), Centro en Red de Medicina Regenerativa y Terapia Celular de Castilla y León, the RTICC-Hematology Group (RD12/0036/0058), Spanish FIS (PI12/02591) and the Junta de Castilla y León, Gerencia Regional de Salud (GRS 862/A/13). Disclosures: Off Label Use: LGH447 is a pan-Pim kinase inhibitor (Novartis Pharmaceuticals). It has been used for pre-clinical studies in multiple myeloma.
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do Monte, Larissa Emilly Fiusa, Juliana Ramos Carneiro, Antonio Camilo Correia Mendes Filho, Leonardo Silva dos Santos, Marcus Vinicius Lindoso Silva Veloso, and Plinio da Cunha Leal. "ASSOCIATION OF DIABETES MELLITUS TYPE 2 AND ANTIDIABETIC DRUGS WITH PANCREATIC CARCINOMA: A LITERATURE REVIEW." Revista UNINGÁ 58 (March 11, 2021): eUJ3944-eUJ3944. http://dx.doi.org/10.46311/2318-0579.58.euj3944.

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Abstract:
O câncer de pâncreas possui alta taxa de mortalidade e, com frequência, seu diagnóstico tem sido associado ao de diabetes mellitus tipo 2 (DMT2), embora os mecanismos fisiopatológicos dessa relação ainda necessitem de esclarecimentos. Dessa forma, o objetivo deste estudo é analisar os aspectos da associação entre a DMT2 e sua terapia farmacológica com o desenvolvimento de carcinoma pancreático. Para este fim, realizou-se uma busca criteriosa da literatura publicada entre 2015 e 2020 em bases de dados eletrônicas em saúde, e, após o processo de seleção, 13 artigos na BVS e 14 na PUBMED foram incluídos neste estudo. Em suma, a característica inflamatória da DMT2, a hiperinsulinemia e a resistência à insulina são hipóteses fisiopatológicas da associação. Outrossim, é significativa a relação da diabetes de longa duração com o desenvolvimento do carcinoma, apesar de a diabetes de início recente também demonstrar-se relevante. Ademais, a associação entre medicamentos antidiabéticos e câncer de pâncreas também é avaliada. Sob esse viés, alguns medicamentos, como a metformina, estão associados a efeitos antitumorais. Em contrapartida, as incretinas estão relacionadas à carcinogênese, devido aos seus potenciais efeitos deletérios no pâncreas. Em paralelo, a insulina pode amplificar a relação entre hiperinsulinemia e o risco de malignidade, assim como drogas como as sulfonilureias, que estão associadas ao risco aumentado de câncer por provocar estimulação anormal da proliferação celular.
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Sofía Bes Miras, Verónica Cara Salmerón, Manuel Cortiñas Sáenz, and Miguel Soto Ontoso. "Efectos No Analgésicos del Clorhidrato de Ketamina. Nuevas Indicaciones." Revista Electrónica AnestesiaR 11, no. 6 (July 1, 2019): 1. http://dx.doi.org/10.30445/rear.v11i6.751.

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Abstract:
El clorhidrato de ketamina (CKTM) es un agente anestésico disociativo, con un lugar único en la práctica anestésica. Fue descrito por primera vez en la literatura en 1965, y aprobado por la Food and Drug Adminstration (FDA) en 1970, siendo introducido comercialmente con la descripción del fabricante como la de un "anestésico general no barbitúrico de acción rápida". Este fármaco se considera como el único anestésico completo, ya que brinda una anestesia real que incluye hipnosis, analgesia y protección neuroendocrina, además de amnesia considerable. Además, las respuestas inadecuadas que durante un tiempo conllevaron su mínimo uso podían ser minimizadas o abolidas con el uso de fármacos adyuvantes como las benzodiazepinas y las butirofenonas. Este fármaco ha contribuido de manera notable al conocimiento anestésico-analgésico, así como de los cuadros depresivos y esquizofrénicos. Hoy en día continúa arrojando luz sobre las bases moleculares del dolor, hipnosis y la fisiopatología de los diferentes trastornos neuropsiquiátricos. Por sus propiedades farmacológicas y clínicas únicas, así como por sus nuevas indicaciones descubiertas recientemente, el CKTM actualmente tiene una amplia variedad de aplicaciones clínicas. Tanto los efectos neuroprotectores, antiinflamatorios y antitumorales descubiertos en los últimos años, como los hallazgos sobre la utilidad de los regímenes de dosis bajas de CKTM, han contribuido a ampliar el perfil de aplicación clínica de este medicamento. El importante papel que juega en la actualidad, se corrobora por las miles de citas bibliográficas que continúan apareciendo en la literatura médica mundial. Esta revisión presenta las principales indicaciones off label, excluyendo aquellas de la esfera del dolor agudo y crónico, como son su empleo en cuadros de depresión resistente a tratamiento, trastornos obsesivos compulsivos, estrés postraumático, suicidio, insomnio, terapia electroconvulsiva, migraña, disquinesia de la enfermedad de Parkinson, asma bronquial, sedoanalgesia del paciente crítico, disfunción cognitiva postoperatoria, terapia antitumoral y traumática, etc. En resumen, se ratifica su versatilidad, tanto en las múltiples vías de administración, como en los conceptos de protector cerebral y potenciador de analgesia perioperatoria en analgesia preventiva. Por el contrario, se ha informado de la presencia de tolerancia, inducción enzimática hepática, así como múltiples y diversos eventos adversos con su administración crónica. ABSTRACT Ketamine hydrochloride (CKTM) is a dissociative anesthetic agent, with a unique position in the anesthetic practice. It was first described in the literature in 1965 and approved by the Food and Drug Administration (FDA) in 1970, being introduced commercially with the manufacturers description as that of a "general anesthesia non-barbiturate of rapid action.” This drug is considered as the only complete anesthetic, since it provides a real anesthesia that includes hypnosis, analgesia and neuroendocrine protection, in addition to considerable amnesia. In addition, inadequate responses that for a time carried out its minimum use, could be minimized or avoided with the use of adjuvant drugs such as benzodiazepines and butyrophenones.This drug has contributed significantly to the anesthetic-analgesic knowledge, as well as depressive and schizophrenic symptoms. Today, it continues to shed light on the molecular basis of pain, hypnosis and the physiopathology of different neuropsychiatric disorders. Because of its unique pharmacological and clinical properties, as well as its newly discovered indications, CKTM currently has a wide variety of clinical applications. Both the neuroprotective, antiinflammatory and antitumor effects discovered in recent years, as well as the findings on the use of low dose regimens of CKTM, have helped to broaden the profile of clinical application of this drug. The important role it plays today is corroborated by the thousands of bibliographic quotes that continue to appear in the world medical literature.This review presents the main off label indications, excluding those of acute and chronic pain, such as its use in treatment-resistant depression, obsessive-compulsive disorders, posttraumatic stress, suicide, insomnia, electroconvulsive therapy, migraine, Parkinson's disease dyskinesia, bronchial asthma, sedoanalgesia of the critical patient, postoperative cognitive dysfunction, antitumor and traumatic therapy, etc. In summary, its versatility is confirmed, both in the multiple administration routes, as well as in the concepts of brain protector and perioperative analgesia enhancer in preventive analgesia. On the contrary, the presence of tolerance, hepatic enzymatic induction, as well as multiple and diverse adverse events have been reported with its chronic administration.
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Mendes, Ana Victória da Silva, Andressa Amorim dos Santos, Clailson da Silva Pinheiro, Talissa Brenda de Castro Lopes, Maritânia dos Santos Nogueira, and Hercilia Maria Lins Rolim. "Utilização de lipossomas no diagnóstico e tratamento do câncer de pele não melanoma: uma revisão integrativa." Research, Society and Development 11, no. 10 (August 6, 2022): e435111032984. http://dx.doi.org/10.33448/rsd-v11i10.32984.

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Abstract:
O câncer de pele não melanoma (CPNM) é o tipo de câncer com maior incidência e tem sido classificado em: carcinoma basocelular (CBC) e carcinoma espinocelular (CEC). O objetivo do presente estudo foi avaliar, por meio de uma revisão bibliográfica integrativa, a utilização de lipossomas no diagnóstico e tratamento de CPNM. A estratégia de busca dos artigos científicos foi realizada através de uma investigação nas bases de dados Scopus, Pubmed e Web Of Science, acessando através do Portal Periódicos Capes, utilizando os descritores em inglês “Liposomes” AND “non-melanoma” AND “skin” AND “cancer” AND “(treatment OR diagnosis)”. Para auxiliar o processo de análise dos artigos, utilizou-se a plataforma Rayyan. Após análise, 7 publicações foram selecionadas para compor essa revisão, identificando: títulos, autores, objetivos, principais resultados, conclusões e temas abordados nos estudos. Observou-se que a maioria dos eixos temáticos abordaram a utilização de sistemas lipossomais para a potencialização de drogas com capacidade antitumoral. Os demais artigos discorriam sobre a utilização na detecção e diagnóstico das lesões associadas ao Câncer de Pele Não Melanoma e, também, a aplicação de nanocarreadores em terapias anticâncer, sobretudo na terapia fotodinâmica. Baseado nisso, concluiu-se que os lipossomas possuem uma aplicação versátil no CPNM, indo do tratamento ao diagnóstico, no entanto, as pesquisas acerca da aplicação voltada para esse tema, são escassas e recentes. Dessa forma, esta revisão é de extrema relevância para que se possa direcionar a elaboração de novos estudos que visem aprimorar técnicas já mencionadas e desenvolver novas pesquisas acerca do tema.
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Melo e Silva, Eunice Isabela, and João Luís Da Silva. "IMUNOTERAPIA BCG NO TRATAMENTO DE MELANOMA METASTÁTICO: UMA REVISÃO DE LITERATURA." Brazilian Journal of Case Reports 2, Suppl.6 (December 1, 2022): 22–23. http://dx.doi.org/10.52600/2763-583x.bjcr.2022.2.suppl.6.22-23.

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Abstract:
Introdução: dentre os cânceres dermatológicos, o melanoma é o tipo mais agressivo, possuindo um alto potencial de induzir metástases e se constituindo na principal causa de morte por neoplasias de pele. O tratamento para o melanoma metastático consiste em terapia sistêmica, radioterapia e cirurgia. Porém, pelo fato de não ter sido constatado um aumento da sobrevida dos pacientes, novas terapêuticas têm sido aprovadas para combater essa condição oncológica, dentre as quais, a imunoterapia. Nesse sentido, o bacilo intralesional (IL) Calmette-Guérin (BCG), cepa viva atenuada de Mycobacterium bovis, demonstrou atividade antitumoral e está sendo utilizado para tratamento de melanoma metastático. Objetivos: revisar a literatura atual sobre a relevância da imunoterapia BCG no tratamento de pacientes com melanoma e avaliar os avanços mais recentes na área. Metodologia: este trabalho se trata de uma revisão integrativa da literatura realizada na base de dados Pubmed por meio dos descritores em português e inglês: “BCG”, “imunoterapia”, “tratamento” e “melanoma”. Os termos foram organizados em uma chave de busca relacionados com seus Medical Subject Headings (MeSH). Foram incluídos artigos completos, nos idiomas inglês e português, publicados entre 2017-2022. Aqueles trabalhos que não contemplavam os objetivos aqui pretendidos, que não estavam disponíveis na íntegra de forma gratuita e que estavam repetidos foram excluídos. Assim, a amostra inicial resultou em 15 artigos, dos quais 7 foram excluídos por não serem gratuitos e 4 por não abordarem o tema melanoma. Por fim, o corpus analítico foi constituído de 4 artigos científicos. Revisão de Literatura: o BCG é um agente que estimula a imunidade mediada por células, produzindo uma infecção localizada, autolimitada e uma potente resposta inflamatória celular intratumoral que reduz o tamanho do tumor. Os componentes imunogênicos desse agente conseguem induzir tais respostas devido à ativação de receptores de reconhecimento de padrões (PRRs) em células imunes inatas, mas que, provavelmente, também envolvem a imunidade adquirida, favorecendo uma resposta das células T, alterando o microambiente do melanoma. A imunização ativa adjuvante com o BCG pode favorecer o aumento de linfócitos reativos ao tumor, elevando a probabilidade de indução de destruição das células cancerígenas. Já a terapia intralesional (IL) pode ser eficaz na indução da regressão do melanoma metastático cutâneo. Além disso, novas abordagens da droga têm sido investigadas, como hidrogéis, que se mostraram menos tóxicas e mais eficazes que a terapia IL. Os possíveis efeitos colaterais do tratamento são: gripe, febre, mialgia, calafrios, abscessos nos locais de injeção e indução de artrite. Por fim, os resultados com a imunoterapia BCG demonstraram regressão tumoral local e regional, supressão de metástases viscerais (principalmente o hidrogel) e aumento significativo da sobrevida dos pacientes. Conclusão: a exemplo dos recentes avanços das tecnologias de cuidado empregadas no setor Saúde, a literatura consultada evidencia que a imunoterapia BCG vem impactando positivamente o tratamento dos melanomas, especialmente o metastático. Sendo assim, é importante que novos estudos sobre essa alternativa terapêutica sejam realizados para melhor elucidação dos seus mecanismos de ação e consequente desenvolvimento de tratamentos, ainda mais eficazes, direcionados ao manejo do melanoma e sua agressividade neoplásica.
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Ferreira, Hanna Katarina Lopes, Suellen Emilliany Feitosa Machado, Raphael Carlos Ferrer de Santana, Luiz Eduardo Felix de Albuquerque, Isllan D'Eric Gonçalves da Silva, Glêzia Renata da Silva-Lacerda, Janete Magali de Araújo, and Gláucia Manoella de Souza Lima. "Avaliação in vitro do potencial antimicrobiano de Streptomyces sp G-27 contra microrganismos de interesse clínico." Revista Brasileira de Gestão Ambiental e Sustentabilidade 3, no. 6 (2016): 367–73. http://dx.doi.org/10.21438/rbgas.030610.

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Abstract:
Actinobactérias ou actinomicetos são bactérias filamentosas gram-positivas, normalmente isoladas do solo e que constituem um dos maiores filos bacterianos. Possuem grande potencial biotecnológico, pois são reconhecidamente produtoras de enzimas, pigmentos, substâncias com ações antibióticas, antitumoral, anti-helmíntica e antifúngica, entre outros. Apesar da resistência aos antimicrobianos ser considerada um fenômeno natural de adaptação dos microrganismos às drogas, o surgimento de cepas resistentes conduz à ineficácia da terapia medicamentosa. A resistência antimicrobiana é encarada como desafio e, nesse contexto, a exploração dos produtos naturais apresenta-se como alternativa para a descoberta de novos fármacos antimicrobianos e, consequentemente, para o combate a esse tipo de resistência. Assim, este trabalho teve como objetivo investigar o potencial antimicrobiano da cepa Streptomyces sp G-27 frente a microrganismos de interesse clínico. O microrganismo foi cultivado em ágar ISP-2, a 37 oC, durante 120 h. Os testes de atividade antimicrobiana foram realizados em bloco de gelose, medindo 8 x 8 mm de diâmetro, frente às bactérias gram-positivas, gram-negativas e levedura. Para estes microrganismos, foram preparadas suspensões com densidade de 0,5 da Escala de McFarland, que foram semeadas em placas contendo Ágar Mueller Hinton para bactérias e Ágar Sabouraud para a levedura. Os blocos de gelose foram colocados sobre as placas inoculadas, as quais foram incubadas a 37 oC por 24 h para bactérias e a 30 oC por 48 h para a levedura. O ensaio foi realizado em triplicata. Após o período de cultivo, o diâmetro dos halos foi medido e os resultados foram obtidos pela média aritmética das triplicatas. Streptomyces sp G-27 apresentou atividade contra Staphylococcus aureus, Enterococcus faecium, Escherichia coli, Klebisiella pneumoniae e Candida albicans. Observou-se que a actinobactéria testada possui atividade antimicrobiana contra cinco dos seis microrganismos teste utilizados, revelando perspectivas sobre o potencial biotecnológico de tal microrganismo, que foi isolado da Caatinga, uma região de microbiota pouco explorada.
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Menezes, Suanam Altair Tavares de, Ana Clara Lacerda Cervantes de Carvalho, Karina Morais Borges, Renata Andriola Colares, Victor Pinheiro Gomes e. Albuquerque, and Mariana Machado Bueno. "DIETA CETOGÊNICA COMO ESTRATÉGIA PARA TRATAMENTO ONCOLÓGICO: COMPRAVAÇÃO CIENTÍFICA?" ID on line REVISTA DE PSICOLOGIA 13, no. 46 (September 8, 2019): 42–43. http://dx.doi.org/10.14295/idonline.v13i46.2008.

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Abstract:
Introdução: Com o crescimento de mídias sociais veio também à disseminação de informações sem comprovação científica para tratamento e cura de diversas doenças, incluindo dietas milagrosas e restritivas para a cura do câncer. A dieta cetogênica consiste em substituir o consumo de carboidratos por lipídeos e reduzir a quantidade de proteínas do cardápio do paciente, simulando um estado de jejum, onde o organismo passará a utilizar ácidos graxos como sua principal fonte de energia, pois as células cancerosas necessitam de glicose para replicar-se. Objetivos: O objetivo deste estudo foi verificar através da literatura já existente a eficácia da dieta cetogênica como fator adicional no tratamento oncológico. Metodo: Trata-se de uma revisão sistemática sem metanálise, realizada em agosto de 2019, utilizando a base de dados PUBMED, empregando os descritores associados ao operador booleano (AND): Dieta. Neoplasias. Dieta Cetogênica. Foram consultadas também publicações da Sociedade Brasileira de Nutrição Oncológica (SBNO) e o parecer do Instituto Nacional de Câncer (INCA). Foram incluídos: artigos dos últimos 2 anos, artigos disponíveis na integra e artigos em inglês e português. Foram excluídos: artigos repetidos, testes em espécie animal, teses e monografias. Resultados: Foram encontrados 68 estudos, após leitura 9 enquadraram-se com o tema proposto. O INCA, a SBNO e a Sociedade Europeia de Nutrição Enteral e Parenteral (ESPEN) não recomendam dieta cetogênica, orientam que a alimentação do paciente oncológico deva ser baseada em evidências científicas e complementam que as recomendações energéticas para estes sejam as mesmas que para indivíduos saudáveis, variando conforme condição metabólica individual. Na maioria dos ensaios pré-clínicos, a dieta cetogênica inibiu a alta produção de glicose e a proliferação de certos tipos de tumores, alguns estudos apontam efeitos antitumorais, entretanto este tipo de dieta pode levar a caquexia devido à doença ter caráter catabólico, a evidência cientifica ainda é limitada e a possibilidade de excluir alimentos comprovadamente benéficos para o tratamento do câncer é alta. Conclusão: É provável que a dieta cetogênica crie um ambiente desfavorável para replicação de células cancerígenas, no entanto é necessário elucidar melhor o mecanismo de ação deste tipo de conduta como terapia e avaliar seus efeitos na prática, até o presente momento os resultados são inconsistentes e necessitam de mais estudos clínicos controlados. Palavras-chave: Dieta. Neoplasias. Dieta Cetogênica.
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Valsecchi, Maria Cristina. "Un meccanismo cruciale per la resistenza alle terapie antitumorali." Nature Italy, November 28, 2022. http://dx.doi.org/10.1038/d43978-022-00162-6.

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Brignardello, Enrico. "Onco-ematologia in età giovanile: come chemioterapia e radioterapia hanno modificato la storia naturale." Cardiologia Ambulatoriale, November 30, 2020, 209–12. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2020-3-12.

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Abstract:
Oggi un bambino o un adolescente che si ammala di tumore ha una probabilità di “guarire” (intesa come sopravvivenza a 5 anni) > 80%. Questo innegabile successo dell’oncologia pediatrica ha però un “prezzo”, che si paga in termini di tossicità tardiva delle cure (i cosiddetti late effects delle terapie antitumorali). Le complicanze tardive cardio-vascolari, che sono certamente molto rilevanti sul piano clinico, devono perciò essere inquadrate e gestite nel conte-sto molto più ampio di questi late effects. Il monitoraggio clinico a lungo termine dei giovani adulti curati per tumore richiede infatti il coinvolgimento di molti specialisti d’organo (fra cui il cardiologo), la cui attività deve essere coordinata da un medico esperto in late effects, secondo un programma di follow-up personalizzato in funzione delle pregresse terapie oncologiche.
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"La terapia celular antitumoral." Gastroenterología y Hepatología Continuada 6, no. 2 (April 2007): 72–76. http://dx.doi.org/10.1016/s1578-1550(07)74535-7.

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"Evoluzione della Tecnologia e Degli Obiettivi Clinici della Terapia Antitumorale." Tumori Journal 88, no. 6 (November 2002): A1—A24. http://dx.doi.org/10.1177/030089160208800630.

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García, F., E. Bandrés, N. Zabalegui, R. Zárate, V. Catalán, B. Honorato, S. Martín Algarra, and Jesús García-Foncillas. "El receptor del factor de crecimiento epitelial EGFR como diana terapéutica en cáncer colorrectal." Revista de Medicina de la Universidad de Navarra, October 16, 2017, 46–48. http://dx.doi.org/10.15581/021.9008.

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Abstract:
La terapia dirigida al receptor del factor de crecimiento epitelial o EGFR (Epidermal Growth Factor Receptor) es una novedosa área de investigación clínica que actualmente cuenta con varias moléculas que han demostrado actividad en pacientes con cáncer. Diversos estudios experimentales han relacionado el factor de crecimiento epidérmico (EGF) con el desarrollo y progresión de enfermedad en modelos experimentales de cáncer colorrectal (CCR). Estos hallazgos son sugestivos que CCR puede responder a la terapia dirigida frente a EGFR. La experiencia actual con inhibidores de la tirosina quinasa de EGFR, anticuerpos monoclonales anti EGFR y oligonucleótidos antisentido han demostrado efecto antitumoral y proporciona un fundamento para su evaluación clínica, solos o combinados con drogas citotóxicas. No obstante, son necesarios nuevos estudios y un mayor seguimiento, para confirmar si el actual nivel de entusiasmo se ajustará al impacto terapéutico.
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Silva, Melissa Sena da, Wagner Jose Favaro, Queila Cristina Dias, and Nelson Durán. "Nova perspectiva terapêutica para o câncer de bexiga não-músculo invasivo baseada na imunoterapia intravesical com OncoTherad." Revista dos Trabalhos de Iniciação Científica da UNICAMP, no. 26 (February 14, 2019). http://dx.doi.org/10.20396/revpibic2620181051.

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Abstract:
O presente estudo descreve os efeitos antitumorais e tóxicos de uma nova terapia intravesical para o tratamento do câncer de bexiga não-músculo invasivo (CBNMI) quimicamente induzido em ratos, desenvolvida pelo nosso grupo pesquisa denominado MRB-CFI-1 (Modificador de Resposta Biológica – Complexo Fosfato Inorgânico 1), ou OncoTherad. Nossos resultados demonstraram baixa toxicidade do OncoTherad (viabilidade celular de 75%) em células de carcinoma de bexiga urinária grau II (linhagem celular 5637). Ainda, nosso estudo demonstrou que a imunoterapia com o OncoTherad, na dose terapêutica de 20 mg/Kg, não causou efeitos colaterais, como hematúria macroscópica, hiperplasia urotelial e inflamação intensa na bexiga, ureteres e rins, bem como não mostrou sinais de inflamação e/ ou de toxicidade sistêmica no fígado, baço, estômago e pâncreas. O tratamento com OncoTherad não mostrou sinais de hepatotoxicidade e nefrotoxicidade nas três doses testadas (20 mg/Kg, 50 mg/Kg e 100 mg/Kg), sendo que os níveis séricos das enzimas relacionadas às funções hepática, renal e cardíaca estavam dentro dos limites de normalidade. Ainda, o tratamento com OncoTherad promoveu significativa inibição da progressão tumoral em 70% dos animais com CBNMI induzido quimicamente. Considerando os dados em conjunto, conclui-se que a imunoterapia com OncoTherad pode ser considerada uma estratégia terapêutica segura e efetiva para o CBNMI e uma nova perspectiva para pacientes resistentes a terapia atual do CBNMI.
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Silva, Laise Duanne Gomes da, Daiane De Oliveira Cunha, Jacqueline Andréia Bernardes Leão Cordeiro, Xisto Sena Passos, Fábio Silvestre Ataides, Cesar Augusto Sam Tiago Vilanova-Costa, and Antonio Márcio Teodoro Cordeiro Silva. "A INIBIÇÃO DA TELOMERASE EM ONCÓCITOS: O FIM DA IMORTALIDADE CELULAR." Revista Brasileira Militar de Ciências 5, no. 12 (August 16, 2019). http://dx.doi.org/10.36414/rbmc.v5i12.12.

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Abstract:
A imortalidade celular é uma característica marcante da célula tumoral. Aproximadamente, 90% das linhagens dessas células reativam o gene silenciado da enzima telomerase para adquirirem tal atributo e se proliferarem de maneira descontrolada. O objetivo desse trabalho foi identificar se à inibição da enzima telomerase é um mecanismo contra a imortalidade de células tumorais. Trata-se de uma revisão de literatura narrativa. As buscas das referências bibliográficas foram feitas nas bases de dados: Lilacs, SciELO, PubMed, utilizando os descritores: telomerase, inibição da telomerase, telômeros e câncer, com seus correspondentes em inglês. O uso de inibidores diretos da telomerase como terapia antitumoral, exemplo GRN160L, em estudos pré-clínicos apontou uma redução na proliferação e morte de células tumorais. Porém, em alguns ensaios só apresentaram efeitos terapêuticos após a célula sofrer encurtamento crítico de telômeros. Terapias que promovem disfunções nos telômeros para dificultar o acesso da enzima ao substrato telomérico, demonstram ser capazes de induzir resposta de dano ao DNA e morte celular mais rápida. Considerando a alta reativação da telomerase em tumorigêneses é evidente que ela pode ser um mecanismo potencial contra a imortalidade celular. Assim, os avanços de estudos em andamento possibilitarão melhor elucidação dos fatos e maior consolidação para futuras pesquisas.
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Araújo, Nilberto Dias de, Rodrigo Pessoa de Farias, Patrícia Barbosa Pereira, Flávia Mota de Figueirêdo, Alanna Michely Batista de Morais, Livina Costa Saldanha, and Jane Eyre Gabriel. "A ERA DA BIOINFORMÁTICA: SEU POTENCIAL E SUAS IMPLICAÇÕES PARA AS CIÊNCIAS DA SAÚDE." Estudos de Biologia 30, no. 70/72 (November 27, 2008). http://dx.doi.org/10.7213/reb.v30i70/72.22819.

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Abstract:
A bioinformática ou biocomputação associa conhecimentos em distintas áreas do conhecimento a fim de decifrar o código genético contido nas biomoléculas pelo estabelecimento de modelos lógico-matemáticos e estatísticos. Tais estratégias têm assegurado a interpretação e elucidação de eventos biológicos gerados a partir do seqüenciamento de genes e proteínas. Bancos de dados de informações biológicas cada vez mais crescentes, o desenvolvimento de novas abordagens para análise e apresentação desses dados e a investigação de novas e complexas perguntas são as forças motrizes da bioinformática. A partir do advento dos projetos genomas, biologistas moleculares passam a empregar ferramentas computacionais capazes de analisar grandes quantidades de dados biológicos, a predizer funções dos genes e a demonstrar relações entre genes e proteínas. A internet e sua capacidade de compartilhar dados, além do desenvolvimento de processadores mais rápidos e com maior memória, desempenharam um papel decisivo para a consolidação da bioinformática como potencial campo do conhecimento científico. Entre suas aplicações extensamente descritas na literatura, pode-se destacar a busca pela identificação de proteínas diferencialmente expressas sob condições patológicas como potenciais alvos para a produção de fármacos antitumorais. Assim, a presente revisão de literatura objetiva relatar os eventos que marcaram o surgimento da bioinformática, descrevendo o panorama atual na qual está inserida essa nova área do conhecimento e ressaltando suas potencialidades e implicações às pesquisas na área médica com ênfase à terapia gênica e a produção de novos fármacos.
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