Academic literature on the topic 'Teorie della comunicazione'

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Journal articles on the topic "Teorie della comunicazione"

1

Nuessel, Frank, and Enrico Borello. "Teorie della traduzione. Glottodidattica e scienze della comunicazione." Italica 77, no. 4 (2000): 563. http://dx.doi.org/10.2307/480290.

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2

Mortara, Ariela. "La pubblicitŕ č ancora l'anima del commercio? Vecchie e nuove strategie per vendere i prodotti." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 116 (April 2010): 45–52. http://dx.doi.org/10.3280/sl2009-116005.

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Abstract:
Questo saggio ripercorre le tappe evolutive della comunicazione pubblicitaria soffermandosi sull'evoluzione delle teorie che sono state applicate alla pubblicitŕ per comprenderne il funzionamento. Dopo una breve introduzione sulla storia della pubblicitŕ, vengono tratteggiate le fasi che hanno portato all'attuale scenario in cui la pubblicitŕ, da semplice supporto alle vendite, č diventata un fenomeno complesso e multiforme.
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3

Mazzoli, Lella. "La mancata comunicazione dell'unitŕ. 1911, 1961, 2011." SOCIOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE, no. 41 (May 2012): 117–42. http://dx.doi.org/10.3280/sc2011-041010.

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Abstract:
L'articolo analizza i 150 anni dell'Unitŕ d'Italia attraverso la co-evoluzione della societŕ e dei media. Si parte dalla comunicazione dei primi quotidiani per poi arrivare alla televisione passando attraverso la fotografia, il cinema, la radio. Tutti media trasmissivi nella loro essenza, che paiono avere una riduzione di potere di penetrazione nel pubblico con l'arrivo di Internet, con il Web 2.0 e i siti di social network. L'analisi porta a concludere che le strategie comunicative adottate nelle celebrazioni dei 50, dei 100 e dei 150 anni non sono riuscite a consolidare nella coscienza della gente un sentimento di unitŕ. Lo studio riporta dati analizzati alla luce delle teorie comunicative e fa riferimento al pensiero di McLuhan di cui in questo 2011 si festeggiano i 100 anni dalla nascita.
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4

Sindoni, Maria Grazia. "TRAIETTORIE DELLA MULTIMODALITÀ: GLI SNODI TEORICI E I MODELLI APPLICATIVI." Italiano LinguaDue 14, no. 2 (January 17, 2023): 19–46. http://dx.doi.org/10.54103/2037-3597/19647.

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Abstract:
Questo saggio ripercorre le principali linee di sviluppo degli studi della multimodalità intesa come semiosi della comunicazione nell’ambito di derivazione angloamericana. La multimodalità è definita come una disciplina a sé e discussa nella sua epistemologia attraverso un excursus della sua storia ed evoluzione dalla fine degli anni Novanta ad oggi. Si passano in rassegna alcune scuole di pensiero della multimodalità, a partire dagli sviluppi socio-semiotici di matrice linguistica sistemico-funzionale elaborata da Michael A. K. Halliday in Inghilterra negli anni Settanta. Le principali teorie e prassi di analisi multimodale sono illustrate attraverso alcuni principi cardine per delineare l’ambito di applicazione e le aree privilegiate di indagine. Il saggio inoltre illustra le differenze teoriche e pratiche fra multimodalità e multimedialità, termini spesso utilizzati in modo interscambiabile e dunque improprio. Successivamente, si presenta un’analisi multimodale del video TikTok più popolare di un creator italiano, Khaby Lame, che ha raggiunto livelli di viralità tali da guadagnargli fama e successo a livello globale. L’analisi, di natura qualitativa classica, consiste in una trascrizione e annotazione integrale del breve video più visualizzato al momento della scrittura del saggio, per inquadrare i fenomeni della semiosi della comunicazione digitale in un ambito disciplinare più vasto rispetto alla linguistica pura. Questa apertura ad aspetti non verbali include nell’analisi delle risorse semiotiche elementi quali lo sguardo, il montaggio, la distanza fra partecipanti, la musica, i rumori ambientali, la distribuzione degli elementi nel tempo e nello spazio, e così via. Coerentemente con questo presupposto di base, le conclusioni invitano a un ripensamento della definizione stessa di “lingua della rete”, indicando nella multimodalità, sia come teoria sia come metodo, una prospettiva utile alla lettura consapevole, etica e inclusiva della complessa testualità digitale contemporanea. Trajectories of multimodality: theoretical foundations and application model This paper discusses the main theories that map out the development of multimodality as semiosis of communication within the Anglo-American tradition. An overview of the history and evolution of multimodality starting in the late Nineties will motivate the claim that this is a discipline in its own, with its specific epistemology. Some major theories within sociosemiotics approaches are outlined, as resulting from the developments of systemic-functional linguistics as theorized by Michael A. K. Halliday in the Seventies in the UK. Theories and methods will be presented by means of an illustration of some key concepts and principles, with a view to explore some potential applications and preferential objects of studies. The paper also sets out to explain the differences between the concepts of multimodality and multimediality, which are often used interchangeably, thus bringing about theoretical and empirical issues. As a case study, I have selected the most viewed TikTok video produced by an Italian creator, Khaby Lame, who has gained global recognition and immense popularity, to the point of allowing him to obtain Italian citizenship after almost twenty years of Italian residency. The qualitative analysis makes use the typical heuristic tools used by multimodal analysts, namely an integral transcription and annotation of the video, with the aim of showing the full range of the involved digital communicative phenomena that cannot be accounted for only on linguistic grounds. Broadening the domain of analysis beyond the tools provided by linguistics includes the analysis and description of non-verbal semiotic resources, such as gaze, editing, distance between participants, music, ambient sound, compositional strategies in time and space, among others. Consistent with this approach, the concluding remarks encourage further reflections of the very definition of the “language of the net”. It follows that theoretical and empirical research lines mapped out by multimodal studies may ultimately help promote awareness, ethics, and inclusion when engaging with contemporary digital textualities.
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5

Tekavčić, Pavao. "Alcune riflessioni a proposito di una recentissima grammatica della lingua italiana." Linguistica 29, no. 1 (December 1, 1989): 149–60. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.29.1.149-160.

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Abstract:
L'Italia, che neppure nel passato mancava di grammatiche di indirizzo normativo e descrittivo, si è arricchita negli ultimi anni di una serie di opere glottodidattiche dedicate all'italiano. Una delle ultime è il poderoso volume La lingua e i testi, Grammatica de/la lingua italiana di P. Agazzi, A. Fallica e A. Menegoi, edito da Minerva Italica, Bergamo, 1988. II libro non è soltanto una grammatica in senso usuale: infatti, vi si trattano le nozioni fondamentali della teoria linguistica attuale (comunicazione, segno linguistico, codice, funzioni della lingua, metafora e metonomia, denotazione e connotazione, fattori della comunicazione), della teoria del testo (con alcuni campioni di testi di vario genere), in seguito l'origine e lo sviluppo della lingua italiana (dall'Indovinello veronese ai nostri giorni), i dialetti e le comunita alloglotte, e nell'ultima delle quattro appendici si danno gli elementi della composizione scritta. Il volume include dunque in notevole misura la sociolinguistica, la pragmatica, la comunicazione e la teoria dell'informazione (invece di parlante o locutore e collocutore si usano conseguentemente i termini emittente e destinatario ), la storia della lingua, la cultura del parlato e dello scritto. Si cerca insomma di avvicinare il Linguaggio all'alunno e di sviluppare in lui non solo la competenza grammaticale ma anche quella comunicativa, attiva e passiva.
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6

Marinelli, Alberto. "Socievolezza 2.0. I legami sociali nella network society." SOCIOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE, no. 41 (May 2012): 30–50. http://dx.doi.org/10.3280/sc2011-041004.

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Abstract:
L'oggetto di questo lavoro č la virtualizzazione dei legami sociali che si sperimenta nei siti di social network. Sia nella teoria sociologica sia nella teoria della comunicazione non possiamo piů distinguere l'analisi della comunicazione mediata dal computer dall'osservazione delle nuove forme di socialitŕ che sono incorporate nella societŕ della rete. Queste nuove forme di relazioni, specificamente attivate dai social media, sono caratterizzate dalla "privatizzazione della sociabilitŕ" e dalla possibilitŕ di passare facilmente tra le diverse reti sociali. Da questo punto di vista teorico, la costruzione di legami sociali č la realizzazione attuale di connessioni.
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7

Lorenzini, Alberto. "I livelli della coscienza in forma di panino: la teoria dell'azione terapeutica di Alexandra Harrison." RICERCA PSICOANALITICA, no. 3 (September 2012): 49–58. http://dx.doi.org/10.3280/rpr2012-003006.

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Abstract:
La microanalisi prospetta all'analista un decisivo cambiamento di prospettiva, dal primato delle parole a quello della comunicazione non verbale. Si tratta di una novitŕ sconcertante, ma anche potenzialmente creativa, che apre nuovi scenari per quanto riguarda la natura della psiche. Osservando il flusso dello scambio procedurale nel quale siamo costantemente immersi, possiamo tranquillamente dire che in esso la mente e il corpo si confondono e diventano una cosa sola. L'azione terapeutica, inquadrata in questo contesto, si gioca fra affidamento e scelta consapevole, ma l'oggetto verso il quale s'indirizza non č piů concepibile nella forma di una mente separata e si rivela come sistema diadico (o poliadico) che tende ad una progressiva complessificazione. L'autore collega alcune esperienze personali di rapporto con una gazza ladra con quelle raccontate da Roger Fouts a proposito dei suoi scimpanzé parlanti e con la tecnica terapeutica che ci č stata presentata da Alexandra Harrison.
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8

Bellan, Alessandro. "La Scuola di Francoforte e il problema della reificazione." COSTRUZIONI PSICOANALITICHE, no. 23 (May 2012): 87–103. http://dx.doi.org/10.3280/cost2012-023007.

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Abstract:
Obiettivo del saggio č chiarire il significato delle trasformazioni che la Scuola di Francoforte ha impresso al concetto di reificazione (Verdinglichung), originariamente elaborato da G. Lukács. A partire dalla Dialettica dell'illuminismo la reificazione viene intesa infatti non solo come "alienazione" e "feticismo delle merci", ma come un "oblio", cioč come una rimozione delle radici piů profonde della razionalitŕ, della comunicazione e del riconoscimento. Tale fenomeno diventa cosě il punto di partenza per una critica immanente delle patologie sociali dell'intersoggettivitŕ. Il saggio esamina inoltre il nesso istituito da Horkheimer e Adorno fra genesi della razionalitŕ e la sua reificazione, e la svolta critico epistemologica che ha condotto a ripensare la reificazione in chiave linguisticocomunicativa (Habermas) e di teoria del riconoscimento (Honneth), valutando anche le conseguenze di tali assunzioni.
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9

Cassullo, Gabriele. "Interventi sull'articolo di Howard Levine. Il trauma originario: commento all'articolo di Howard Levine." PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no. 4 (December 2021): 581–93. http://dx.doi.org/10.3280/pu2021-004002.

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Abstract:
Che cosa ha condotto gli psicoanalisti a quella che Howard Levine (2021) definisce "una sconcertante opposizione binaria" fra le teorie del conflitto e le teorie del trauma evolutivo? Viene tratteggiata l'ipotesi che alla radice della divaricazione fra queste diverse mentalità cliniche vi sia un "trauma originario", un trauma che non può mai pervenire a una piena e definiva figurazione: un trauma irrappresentabile. Tale trauma ha costituito la cesura che da un lato ha prodotto un progresso sul piano intellettuale (nella storia della psicoanalisi, la nascita della teoria psicoanalitica della fantasia inconscia), ma al prezzo del prodursi di una mancanza su un altro piano concernente lo sviluppo di una capacità affettiva, prima che intellettiva, di ascolto della traumaticità insita nelle comunicazioni del paziente.
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Piccolo, Michele S. "Il fraseggio del corpo in psicoterapia. Alcune riflessioni a partire dalla teoria delle emozioni di William James." PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no. 4 (December 2011): 499–522. http://dx.doi.org/10.3280/pu2011-004009.

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Abstract:
L'Autore prende in esame la teoria delle emozioni di James-Lange per riscoprirne elementi di modernitŕ estensibili alle scienze psicologico-cliniche. L'emergere dell'emozione dal (1) contatto diretto tra corpo e mondo reale e (2) dalle reminiscenze dei contatti precedenti evidenzia la permeabilitŕ della persona nei confronti dell'ambiente circostante. Il realismo di James induce a riflettere sull'importanza dell'ascolto degli "eventi reali" riferiti dal paziente e sull'impatto reale della figura del terapeuta ("qualitŕ personali") nella situazione psicoterapeutica. L'Autore si focalizza quindi sulla relazione tra la narrativa e il corpo del paziente durante il trattamento e sottolinea come il terapeuta possa cogliere nelle comunicazioni per "immagini" del paziente riferimenti alla sfera somatica. L'Autore traccia dei collegamenti tra la concezione jamesiana delle emozioni, il "feeling di quel che accade" concettualizzato da Antonio Damasio e le riflessioni sulla dimensione subsimbolica avanzate da Wilma Bucci.
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Dissertations / Theses on the topic "Teorie della comunicazione"

1

Garaffo, Teresa. "Teoria della mente e comunicazione. Il bambino come interlocutore esperto nella scuola dell'infanzia." Thesis, Università degli Studi di Catania, 2011. http://hdl.handle.net/10761/200.

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Abstract:
Nel periodo dai tre ai sei anni i bambini accrescono significativamente le competenze linguistiche. Nello stesso periodo, all'incirca intorno ai quattro anni, essi conquistano la capacita' di interpretare e comprendere i comportamenti alla luce di ragioni non immediatamente visibili. Le ricerche sulla teoria della mente hanno messo in relazione il rapporto tra acquisizione del linguaggio e sviluppo di abilita' mentalistiche. Nel presente lavoro si analizza l'ipotesi che la maturazione di queste abilita' cognitive e linguistiche abbia a sua volta un ruolo di rilievo nello sviluppo di abilita' cognitive complesse, in particolare nel rendere possibile l'impiego di strategie cognitive ricorsive (metacognizione) e la ricombinazione in forme nuove delle rappresentazioni mentali gia' in proprio possesso. Obiettivo della ricerca e' quello di capire quali strategie educative sia possibile mettere in atto nella scuola dell'infanzia per sostenere i bambini nel processo di acquisizione del linguaggio e del pensiero, anche attraverso la promozione di processi di socializzazione tra pari e con gli adulti.
Children sensibly increase their linguistic abilities in the period from three to six years of age. In the same period, at about four years, they acquire the ability to interpret and understand behavior in the light of covert reasons and motivations. Recent research on theory of mind has enlightened the relationship between language acquisition and development of mentalizing abilities. In the present work I analyze the hypothesis that the maturation of these linguistic and cognitive abilities is in turn crucial for the development of other cognitive abilities, with particular regard to the exploitation of recursive cognitive strategies (metacognition) and the recombination of old mental representations in unexpected ways. A main purpose of this research is to analyze educative strategies through which preschool can support children in the acquisition of language and linguistic thought, also thanks to socialization processes with adults and between peers.
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2

VALLESI, SILVIA TERESA. "Riflessioni teoriche e possibili applicazioni del marketing territoriale: il caso della politica di comunicazione della Provincia di Fermo." Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2011. http://hdl.handle.net/11566/242218.

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Abstract:
Il marketing territoriale sta assumendo sempre maggior rilievo nel dibattito culturale ed accademico. Prima di tutto come conseguenza del crescente peso che le politiche di sviluppo locale, di cui il marketing territoriale è parte, stanno acquisendo nei processi di crescita economica e sociale, a livello nazionale e regionale. In secondo luogo, in presenza di situazioni in cui l'offerta di territorio si presenta sovradimensionata rispetto alla domanda, s'impone il ricorso a politiche e tecniche, per sostenere la domanda ed adattarla alle sue esigenze. Nel marketing territoriale sono state comprese tutte quelle attività in grado di orientare e sviluppare il grado di attrattività di un'area geografica per gli utenti interni e soprattutto quelli esterni, il territorio, infatti assume valore in funzione della sua capacità di soddisfare gli interessi economici e non degli stakeholders rilevanti. Una delle principali differenze tra il marketing aziendale e quello territoriale, è che quest'ultimo è sottoposto alle scelte prese dalle autorità di governo e subordinato alla realizzazione dello sviluppo sostenibile. All'interno del territorio fermano, le sedi di impresa presenti al 31 dicembre 2008 erano 20756, le imprese agricole costituiscono il 23,6%, seguite da quelle commerciali e dell'industria, rispettivamente il 23,2% e il 21,5%. Malgrado la preponderanza del settore calzaturiero, sono emerse negli ultimi anni, imprese caratterizzate dall 'uso di tecnologie avanzate, nel settore delle materie plastiche (Picenum Plast), in quello della meccatronica e domotica (Sigma, Elsamec e Videx), e nel settore alimentare i pastifici di Campofilone. Il brand territoriale Marca Fermana, si pone come obiettivo di identificare il territorio, per chi già lo conosce e soprattutto attrarre la domanda turistica potenziale, inoltre in veste di "marchio ombrello", può essere utilizzato dalle imprese attive sul territorio per valorizzare e posizionare i propri prodotti. Il 29 Marzo 2003, nasce il Sistema Turistico Marca Fermana, costituito dai 40 comuni della provincia, per un totale di 69 soggetti aderenti tra pubblici e privati, impegnato nell'informazione e promozione turistica, tra i vari progetti vi sono quelli di tutelare, valorizzare le potenzialità del territorio, destagionalizzare e diversificare i flussi turistici, rilanciando un modello diffuso di turismo di qualità.
The topic of territorial marketing is assuming a greater importance in the cultural and academic debate. It happens first of all, like a consequence of the increasing value that the local development policies, which the territorial marketing is part of, are assuming at national and regional level. Secondly, when the territory supply is oversized regarding the demand, it is necessary to operate policies and techniques of marketing in order to support the demand and to adapt it to its requirements. In the territorial marketing have been comprised all those activities able to orient and develop the degree of attraction of a geographical area for the internal users and especially for the external ones; the territory takes value in terms of its ability to satisfy the economic interests of the relevant stakeholders. One of the main difference between corporate and local marketing is that the latter one is subjected to decisions taken by the government authorities and to the achievement of a sustainable development. Within the Province of Fermo, the corporate headquarters on 31st of December 2008 were 20756, the farms were the 23,6%, followed by the commercial and the industrial enterprises, which were respectively the 23,2% and the 21,5%. Despite the preponderance of the footwear industry, in these last years, are established many enterprises characterized by the use of advanced technologies in the field of plastics (Picenum Plast), in those of mechatronics and home automation (Sigma, Elsamec and Videx) and in the food sector (pastifici of Campofilone). The territorial brand Marca Fermana aims at identifying the territory for the one who already knows it and, above all, at attracting the potential tourist demand; furthermore, as an "umbrella brand", it can be used by the enterprises active on the territory to exploit and to position their products. On 29th of March 2003 it was born the tourist system "Marca Fermana"; it comprises 40 municipalities of the province for a total of 69 adherent subjects among private and public ones, it is engaged in the tourist information and promotion; among its several aims there are those of protecting and valuing the potentialities of the territory and of diversifying the tourist flows relaunching a diffuse model of a high quality tourism.
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3

Vitucci, Martina <1989&gt. "Didattica dell'Italiano L2 e della Comunicazione Interculturale attraverso il video: fondamenti teorici e proposte operative." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/7821.

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Abstract:
Tecnologie non espressamente consacrate ad un uso glottodidattico, come i video su YouTube, si rivelano invece preziosissimi alleati per docenti e apprendenti nell'acquisizione delle competenze extra-linguistiche, specialemte interculturali. Il supporto video può fornire gran beneficio alla comprensione e contestualizzazione dell’ascolto e spunti utili alla riflessione interculturale. Dopo aver passato in rassegna i principali vantaggi e svantaggi che docente e apprendenti possono trarre dallo sfruttamento di video autentici in classe di lingua, cui seguirà una discussione sull'attualità della validità del modello di Unità Didattica ai tempi dell'Internet 2.0 da un punto di vista cognitivo, sarà presentato del materiale didattico elaborato per l’occasione, esempi concreti delle applicazioni possibili che la multimedialità ha in contesto glottodidattico. A conclusione, alcune ipotesi per il futuro della didattica multimediale, che, grazie alla realtà aumentata, potrebbe offrire un ambiente immersivo per la pratica linguistica e interculturale in cui l’apprendente possa interagire con parlanti nativi virtuali, ma del tutto verosimili.
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4

Fusco, Paolo. "Comunicazione della conoscenza e tecnologie educative. Aspetti teorici e applicativi di un tema di frontiera." Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2017. http://hdl.handle.net/10556/2605.

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Abstract:
2015 - 2016
Purpose of this work is to define theorical and practical aspects of knowledge communication. The knowledge society is defined by the fact that knowledge is not any more an addiction to the socio-political context, whereas it’s engine. Knowledge and creativity have become the economic’s basic instruments, and so people are required to acquire cognitive abilities. That’s why human capital training is important. Knowledge has always been an important factor in every human society in the past. But today it has developed so greatly and so widely in all the world, that it has become a fundamental motor of society, not only at work, but even in our free time. Knowledge nowadays is not only an additional value to productive factors, through technology, but it has become itself a productive factor, able to undermine whole economic sectors and even lands and continent, and to open unexpected opportunities to others. The role of scientific and technological research has become so systematic and pervasive, that it emerges the need of finding the appropriate way to spread it socially, so that people can understand it. That happens because it has grown the awareness that cognitive, economic, political and ethic impact of scientific knowledge increases, whereas its comprehension for the average person becomes more and more difficult. The reason is that it’s not only a matter of accumulating information, but you need to manage it, to correlate it, to put it in a wider context. That’s why only recently the topic of knowledge communication has become important in the university and for all the subjects involved in knowledge production and spread. The paradox of knowledge society is that knowledge has a cooperative nature and no single person, even the greatest expert, is sufficient to acquire it, because it exceeded individual capacities. Problem of world citizens, nowadays, is not only that of bondage, lack of democracy or of welfare state, but the lack of availability of advanced knowledge. But not only single persons must face this task, indeed it’s a matter of social actors, like institutions, public services, research centers, firms, trade and media. There is a debate on the meaning of scientific comprehension. There are three reasons why knowledge communication is not simply a matter of divulgation: knowledge access is complicated because of plural interests, often conflicting; public communication involves all subjects who want funding for research; there are plural actors –politicians, lobbies, nongovernment organizations- who affect on application and implication of techno science. Despite those complications, we can detect preferred channels for scientific communication. Primary the education system, like school and university. But they are subject of reconsideration, due to the new tool of knowledge transmission. Basic in this process is the use of new technologies, which requires analysis of risks and possibilities of internet for safety and divulgation of the knowledge. The research focalizes three main issues: description of problems of knowledge society, especially the question of knowledge communication; the definition of the role of science communicator, as a professional figure inside the educational system; analysis of internet role and new technologies in the knowledge society. 3 In the first chapter there are exposed the main theories which describes our society in terms of research, access and transmission of scientific knowledge. Daniel Bell and Lyotard talk about postindustrial society, Zygmut Bauman about liquid society, Manuel Castells about information society, all referring to the importance of information in our society. A special place takes Gibbon’s study about the new knowledge production. The image of an academic science all inside the big institutions and experts, is not any more realistic; it has been replaced by a Modo 2, characterized by the need of questioning about the knowledge impact, which implies transdisciplinary approach and in which there are different competences and goals. Knowledge circulation changes form and content, in relation to the need of common citizens and big multinationals. Science is implemented through an articulated social, political and economic dealing, supported by traditional lobbies or acting as a pressure mean. When science is subjected to deal and restriction, public communication of it works as a delimit of competences from other branches of knowledge. The definition of science communication takes off from the awareness that growth of mass media doesn’t mean necessarily better public communication. In this context is published Bodmer’s The Public Understanding of Science report, in order to solicit politicians, analists and scientists to take care about the public comprehension of science, considering that there is a connection between democracy and scientific knowledge. All people must get a correct idea about the themes of research, so that they can contribute in chooses which regard social life. Since then, all governments of industrialized countries are equipped with agencies of public promotion of science, based by a preliminary study of what people know and how do they interpret scientific notions. That’s why scientific development is not imaginable without facing up the relation between research institutions and citizens, politic and market. The concept of dialogue is very important therefore, testified by a long debate inside European Union’s seat. Considering the need of comprehension of how the interaction between scientists and citizen functions, the second chapter focalizes the professions concerning the knowledge transmission and the emerging figure of scientist communicator, trying to identify his competences, means and goals and further to describe his scholastic and academic curricular experiences, and this based on recent knowledge transmission activities, like e-learning, the use of multimedia means in the teaching activity, which is analized in the third chapter. Open access and open content create a new approach in the fruition of net information, in which the user acquires an active role in the process concerning creation, production, distribution and consumption of information, like, for example, Wikipedia. In the high technologized and scientific development society, changing continuously, a permanent education is need, in order to allow individuals to front the challenge resulting by innovation of every aspect of social organization. And not only individuals, but institutions, public services, research bodies, factories, trade and media. It’s necessary think about economic and political risks, typical of knowledge society. [edited by author]
Lo scopo di questo lavoro è quello di definire aspetti teorici e pratici di un tema di frontiera, quale la comunicazione della conoscenza. La definizione di società della conoscenza, in cui gli individui sono continuamente spinti ad acquisire il sapere e le abilità cognitive ad esso collegate presuppone una visione del sapere come motore del quadro socio-politico, e di conseguenza, anche dell’assetto economico. In questa nuova forma di società, i fattori chiave sono la conoscenza e la creatività, per cui la formazione del capitale umano e sociale rappresenta l’investimento più potente per produrre valore e rispondere alle sfide della competizione globale. Il sapere non è più un’aggiunta al quadro socio-politico, ma il suo motore; esso è diventato il fondamento strutturale dell’economia e dello sviluppo. Quando parliamo di società della conoscenza, non si intende negare che la conoscenza abbia avuto un ruolo importante in tutte le società umane che l’hanno preceduta; ma oggi essa ha assunto una varietà di forme tanto sofisticate e tanto presenti capillarmente nella vita quotidiana e una capacità di circolare a tale velocità e raggiungendo tutti gli angoli della società planetaria da essere ormai il motore principale dell’economia e della vita sociale, oltre che riempire la vita di ciascuno di noi nell’attività formativa lungo l’intero arco della vita, in quella lavorativa e nel tempo libero, da venir scambiata immediatamente in una continua attività di interazione sociale. La conoscenza non solo aggiunge valore agli altri fattori produttivi, principalmente attraverso le tecnologie, ma oggi rappresenta essa stessa un bene al centro di scambi crescenti e un vero fattore produttivo capace di mettere in crisi interi settori economici e addirittura paesi e continenti, e di spalancare insospettate opportunità ad altri, aprendo orizzonti di possibilità i cui limiti sono solamente quelli dell’immaginazione delle classi dirigenti e dei cittadini che le esprimono. È proprio tale aspetto sistematico e pervasivo a determinare una riconfigurazione non solo del ruolo della ricerca scientifica e tecnologica, ma anche della possibilità di renderla fruibile, comprensibile, sufficientemente conosciuta e valutata. Se il ruolo e il prestigio della scienza è ormai consolidato da molto tempo, è solo di recente che sta emergendo l’esigenza di trovare forme adeguate per farla circolare nel modo più ampio entro il tessuto sociale. Solo di recente ci si è dunque resi conto del divario tra ruolo della scienza e capacità di comprenderla a livello individuale e collettivo; è maturata la consapevolezza che mentre cresce l’impatto cognitivo, economico, politico, etico del sapere scientifico, tende ad aumentare anche la sua distanza dal patrimonio culturale medio delle persone, poiché non si tratta soltanto di accumulare informazioni, bensì di saperle gestire, collegare, immettere in un contesto di azione più ampio che ha a che fare con valori, decisioni, simboli, rappresentazioni. Ecco perché solo da poco tempo il tema della comunicazione 3 della conoscenza è diventato uno specifico tema di ricerca, centrale per l’università e per tutti i molteplici attori coinvolti nella produzione e diffusione della conoscenza. Proprio per il carattere peculiarmente cooperativo della conoscenza, i cittadini si trovano, però, a vivere il grande paradosso della knowledge society. Pur essendo singolarmente dotati di uno stock di conoscenza esperta già assai più consistente di ogni altro delle passate società, e per giunta sempre più velocemente crescente, essi sono sempre meno sufficienti a sé stessi per la propria sopravvivenza quotidiana, proprio perché la conoscenza di cui essi ormai vivono è frutto di un lavoro cooperativo, che supera cioè le capacità personali di ogni cittadino, anche del più esperto. Cresce, dunque, la pressione verso istituzioni, diritti e canali di comunicazione che siano capaci di tenere insieme la comunità umana di fronte a queste sfide epocali. Il problema capitale oggi è come affrancare tutti i cittadini del pianeta dalla condizione di minorità che non è più solo la condizione servile, la mancanza di democrazia, la mancanza di welfare, ma anche la non disponibilità pratica della conoscenza più avanzata per sé stessi e la non disponibilità teorica per la propria realizzazione. Ma non è solo l’individuo a dover affrontare questo compito, bensì ogni elemento chiave della società: gli apparati dello stato, i pubblici servizi, gli enti di ricerca, l’impresa, l’industria, i commerci, i media. A misura che questo tema è diventato usuale nell’agenda politica si è sviluppato un intenso dibattito su cosa significa comprendere la scienza. Di riflesso, comunicare la scienza non significa semplicemente divulgare, ossia trasmettere informazioni, almeno per tre motivi: l’accesso al sapere è complicato da un intrico di interessi spesso confliggenti; a comunicazione pubblica non serve solo ai pubblici ma a tutti quei soggetti che vogliono ricevere finanziamenti e capitali per svolgere la ricerca; la molteplicità di attori che, oltre agli scienziati, agiscono nell’ecosistema della scienza - politici, gruppi di pressione, organizzazioni non governative – e che incidono su applicazioni e implicazioni della tecnoscienza. Ferme restando queste complicazioni, si possono individuare alcuni canali privilegiati con cui avviene oggi la comunicazione scientifica. Un posto tradizionale ma sempre decisivo l’occupa il sistema educativo, dalla scuola all’università. E tuttavia, questi luoghi sono oggetto di un sostanziale ripensamento, proprio alla luce dei nuovi strumenti di trasmissione del sapere. In questo processo, assume quindi un ruolo centrale l’uso delle nuove tecnologie, che impone di riflesso una analisi dei rischi e delle potenzialità della rete per la tutela e la condivisione della conoscenza. La ricerca si sviluppa intorno a tre questioni principali: la descrizione dei problemi della società della conoscenza con un approfondimento della specifica questione della comunicazione del sapere; la delineazione del profilo del comunicatore di scienza, come nuova figura professionale 4 all’interno dei contesti classici della trasmissione del sapere, come la scuola e l’università; l’analisi del ruolo della rete e delle nuove tecnologie nella società della conoscenza. Nel primo capitolo, viene proposta una ricognizione delle principali teorie che a vario titolo descrivono la nostra società in termini di ricerca, produzione, applicazione, accesso e trasmissione del sapere scientifico. Daniel Bell definisce post industriale la società in cui si passa dalla produzione di beni materiali a quella di beni informazionali, in cui proprio intorno alla gestione delle informazioni si definiscono le cause dei conflitti, secondo Alain Touraine. E se Lyotard lega profondamente la società della conoscenza alla condizione post industriale, Zygmut Bauman riconduce le nuove forme della conoscenza a quella che chiama società liquida. Manuel Castells si spinge fino a creare la definizione di società dell’informazione, poiché è proprio la rete ora a definire la nuova struttura della società informazionale. Un posto di riguardo in questa rassegna delle interpretazioni, merita poi lo studio di Gibbons sulla nuova produzione di conoscenza. L’immagine di una scienza accademica, confinata all’interno delle grandi istituzioni e riservata ai soli esperti, non è più realistica; ad essa si è sostituita un Modo 2 caratterizzato dalla riflessività, ossia dall’esigenza di interrogarsi sull’impatto della conoscenza, e dal forte taglio transdisciplinare, dove si incrociano non solo competenze diverse ma obiettivi e usi differenziati. Dal comune cittadino preoccupato di comprendere come cambierà la propria vita, alla grande multinazionale della ricerca pronta a investire capitali e risorse umane, ecco che la circolazione di conoscenza assume forme e contenuti differenti in funzione del contesto nel quale si realizza. Lungi dall’immagine idealizzata del ricercatore tutto immerso nella pura ricerca della verità, è chiaro che la scienza si attua attraverso un’articolata negoziazione sociale, politica ed economica cercando appoggio in gruppi di potere tradizionali o agendo essa stessa quale strumento di pressione. Quando la scienza è sottoposta a negoziazioni, contese e restrizioni, la comunicazione pubblica della scienza agisce come demarcazione di competenza e come difesa nei confronti di altre forme di conoscenza. Negli anni si sono susseguite e sovrapposte diverse motivazioni per definire la questione della comunicazione della scienza. Ragioni illuministiche sono andate di pari passo con giustificazioni strumentali e culturali. La comunicazione della scienza è servita a demarcare il territorio dell’autorità della scienza, nella consapevolezza che ad un aumento dei mezzi di comunicazione non debba necessariamente corrispondere un proporzionale miglioramento del dialogo con il pubblico. È in questo contesto che viene pubblicato il rapporto Bodmer su The Public Understanding of Science che sollecita politici, analisti e gli stessi scienziati a dare la dovuta importanza al pubblico, alla comprensione collettiva della scienza, nella convinzione che vi sia un nesso stretto tra democrazia avanzata e conoscenza scientifica. Se non tutti devono o possono avere 5 una educazione scientifica, tutti devono poter farsi un’idea corretta dei principali temi di ricerca al fine di poter contribuire alle scelte che riguardano la vita associata o anche soltanto all’elaborazione attiva delle informazioni. Da allora tutti i governi dei paesi industrializzati si sono dotati di agenzie per la promozione pubblica della scienza, basandosi sullo studio preliminare di cosa le persone sanno e come interpretano le nozioni scientifiche. Per questo, è inimmaginabile figurarsi qualsiasi scenario di sviluppo scientifico senza affrontare i nodi irrisolti della relazione tra istituzioni di ricerca, cittadini, politica e mercato. Problemi che ruotano tutti attorno al concetto di dialogo, inteso come un contesto nel quale la società può, anzi deve interrogarsi per affrontare questioni politiche connesse alla scienza e alla tecnologia, come del resto dimostra il lungo dibattito all’interno delle sedi dell’Unione Europea su questi temi. La ricerca di soluzioni ai problemi fra scienza e società passa attraverso la comprensione dei luoghi reali in cui prendono forma le interazioni fra gli scienziati e cittadini. Per questo, nel secondo capitolo, si esamina la questione delle professioni connesse alla trasmissione del sapere e all’emergente figura del comunicatore in campo scientifico, cercando di individuarne le competenze, gli strumenti e gli obiettivi e poi di descriverne le esperienze curricolari in ambito scolastico e universitario. E questo sulla base delle più recenti attività di trasmissione del sapere da tempo operanti nel sistema formativo, come l’e-learning, l’uso di strumenti multimediali nell’insegnamento, i programmi di partecipazione costruttiva al sapere, analizzati all’interno del terzo capitolo. Le questioni legate all’open access e all’open content rimodulano radicalmente la fruizione di informazione in rete, creando un nuovo approccio, grazie al quale l’utente, svincolandosi dal classico ruolo passivo, assume un ruolo attivo nel processo che coinvolge le fasi di creazione, produzione, distribuzione e consumo di informazioni, come appare evidente nel caso di Wikipedia. Nella società ad alto sviluppo tecnologico e scientifico, in continuo cambiamento su scala locale e globale, è necessaria una sorta di educazione permanente che consenta all’individuo di fronteggiare le sfide derivanti dalla pervasiva innovazione di ogni aspetto dell’organizzazione sociale. Ma non è solo l’individuo a dover affrontare questo compito, bensì ogni elemento chiave della società: gli apparati dello stato, i pubblici servizi, gli enti di ricerca, l’impresa, l’industria, i commerci, i media, diventa fondamentale riflettere con un approccio critico sui rischi di natura economica e politica tipici della società della conoscenza. [a cura dell'autore]
XXIX n.s
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Cerutti, Dario. "Teorie e pratiche dello storytelling organizzativo. Applicabilità di modelli di comunicazione narrativa a imprese ed istituzioni: stabilizzazione metodologico-disciplinare e sviluppo operativo." Doctoral thesis, Università del Piemonte Orientale, 2020. http://hdl.handle.net/11579/115039.

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Abstract:
La tesi si colloca nel contesto di un Apprendistato di Alta formazione e ricerca, un percorso triennale orientato allo sviluppo sinergico di competenze di ricerca e di competenze operativo-professionali. I caratteri della formula prevedono il coinvolgimento di un soggetto privato proponente e di un’istituzione universitaria, i quali stabiliscono in modo condiviso motivazioni, contenuti ed obiettivi del progetto formativo. Le modalità di svolgimento rappresentano un presupposto interpretativo utile alla comprensione della vocazione marcatamente operativa del lavoro, che ha il suo obiettivo privilegiato nel tentativo di far convergere sapere (umanistico) e saper-fare. Oggetto dello studio è un’indagine pratico-teorica sulle strategie e sui meccanismi di comunicazione ad approccio narrativo che le organizzazioni complesse mettono in atto in diverse aree d’intervento e con diverse finalità strategiche: posizionare un brand, trasmettere valori, suscitare empatia ed emozioni, suggerire comportamenti d’acquisto, gestire le risorse umane… Tale argomento è di norma associato all’ampia ed inclusiva nozione di Organizational Storytelling, termine nel quale possiamo includere un insieme assai eterogeneo di pratiche creative e performative adottate da imprese o istituzioni e basate su un approccio narrativo alla realtà. Obiettivo ad ampio raggio del lavoro di tesi può essere considerato la stabilizzazione metodologica e concettuale della nozione e la sistematizzazione del suo uso in ambito organizzativo. Da un punto di vista strutturale, il discorso di tesi appare diviso in due macrosettori complementari: una prima parte di analisi teorico-formale, ed una seconda parte più rispondente alla vocazione operativa del progetto, dedicata cioè alla descrizione di casi-studio in cui le proposte formalizzate in precedenza hanno trovato concreta applicazione.
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DE, VINCENTIS Stefania. "Il museo di arte antica in una prospettiva digitale. Progetti di Digital Art History tra teoria e applicazione all'interno dei luoghi della cultura." Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2020. http://hdl.handle.net/11392/2478840.

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Abstract:
Quello della Digital Art History è un argomento al centro di un vivace dibattito accademico, dove il susseguirsi di più interpretazioni, spesso tra loro discordanti, faticano a definirlo un vero e proprio ambito disciplinare. Il suo stesso collocarsi all’interno delle Digital Humanities partecipa a creare confusione senza definire esattamente metodi, criteri e prassi che possano aiutare a stabilire l’effettiva valenza disciplinare della Digital Art History. Il cambiamento degli approcci museologici e museografici, grazie alle nuove tecnologie, sia per la catalogazione e la comunicazione delle collezioni costituisce, invece, un dato assodato e riconosciuto. Il museo virtuale è un concetto con cui la storia dell’arte ha iniziato a familiarizzare alla fine del XIX secolo con le prime letture delle avanguardie storiche dello spazio museale e del concetto stesso di museo, intenzionate a promuovere un modello di fruibilità e godimento estetico, interpretabile e interagibile, a portata d’individuo quando non davvero portabile. Partendo da queste premesse, l’obiettivo della tesi è di individuare i punti di congiunzione, ammesso che esistano, tra le nuove manifestazioni della Digital Art History e i progetti che interessano il museo digitale. La tesi vuole suggerire il museo come ambito privilegiato per lo sviluppo delle ricerche digitali storico artistiche, come il luogo dove gli esiti di questi studi possano diventare una risorsa accessibile a un pubblico stratificato, composto da un’utenza generica o specializzata. Saranno messi a confronto esempi di progetti digitali che riguardano sia i musei che la storia dell’arte, ma il caso trattato in maniera più approfondita, scelto per testare questa ricerca, riguarda una delle più note e “antiche” risorse digitali per la storia dell’arte: il Getty Provenance Index. Questo progetto è inserito in un piano di lavoro triennale, il Provenace Index Remodeling, che modificherà le tipologie di accesso ai diversi database che lo compongono e che influirà sulle modalità con cui questa struttura potrà essere utilizzata dagli utenti, studiosi, ricercatori, studenti, tecnici e conservatori museali.
Changes in museological and museographic approaches, thanks to new technologies both for the cataloging and communication of collections, represent an established and recognized fact. The virtual museum is a concept with which art history began to familiarize itself at the end of the nineteenth century with the first approach by historical avant-gardes to the museum space and to the concept of museum itself, intending to promote a model for an aesthetic usability and enjoyment, interpretable and interactable, personalizable when not really portable. Starting from these premises, the aim of the thesis is to identify the contact points, if any, between the new manifestations of Digital Art History and the projects that affect the digital museum. The thesis aims to suggest the museum as a privileged area for the development of historical and artistic digital research, as the place where the results of these studies become an accessible resource to the stratified audience, made up of generic or specialized users. Examples of digital projects that concern both museums and art history will be compared, but the case treated in more detail, chosen to test this research, concerns one of the most famous and "old" digital resources for the history of art: the Getty Provenance Index. This project is included in a three-year program, the Provenance Index Remodeling, which will modify the types of access to the various databases that make it up and which will influence the ways how this structure can be used by users, scholars, researchers, students, technicians and museum curators.
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BERTOLA, VALENTINA. "LA COMUNICAZIONE IMPLICITA IN E.I. ZAMJATIN. UNA LETTURA PRAGMATICA DEI RACCONTI DI PIETROGRADO." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6179.

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Abstract:
Il presente lavoro offre un’analisi linguistica dell’implicito nei racconti "Drakon" [Il drago], "Peščera" [La caverna] e "Mamaj", scritti da Evgenij Zamjatin tra il 1918 e il 1920 e noti come ciclo di Pietrogrado. Il tema è motivato sia dalle caratteristiche di questi testi, in cui il riferimento al contesto post-rivoluzionario e la critica alla rivoluzione sono molto chiari, ma del tutto impliciti, e il lettore può solo inferirli partendo dal testo e dalla conoscenza del contesto condiviso con lo scrittore, sia dallo studio degli scritti di Zamjatin sulla prosa, in cui emerge che l’implicito è uno degli strumenti principali con cui egli realizza la sua concezione di opera letteraria, frutto della cooperazione fra autore e lettore. Per l’analisi abbiamo utilizzato gli strumenti offerti dalla teoria della pertinenza, elaborata a partire dagli anni Ottanta da Dan Sperber e Deirdre Wilson, e più precisamente i concetti di implicatura ed esplicatura; essi risultano particolarmente produttivi rispetto a quelli della retorica tradizionale, i quali illuminano la fattura del testo, ma non spiegano come da essa il lettore arrivi a comprenderlo e interpretarlo, come avvenga, cioè, la collaborazione creativa che Zamjatin pone al centro della propria estetica.
The present work offers a linguistic analysis of implicitness in the stories "Drakon" [The Dragon], "Peščera" [The Cave] and "Mamaj", written by Yevgeny Zamyatin between 1918 and 1920 and known as his Petrograd cycle of stories. This topic is justified not only by the peculiarities of these texts, whose reference to post-revolutionary context and criticism of revolution are very clear but quite implicit, and the reader can only infer them from the text and the context he shares with the writer, but also by what Zamyatin stated in his essays on prose, where implicitness is one of the main instruments for achieving his idea of literary work as the result of the cooperation between author and reader. The analysis proceeds by applying the elements provided by the relevance theory which has been developed by Dan Sperber and Deirdre Wilson since the eighties, and particularly that of implicature and explicature; they are more fruitful than traditional rhetorical categories, which shed light on the way Zamyatin’s texts are built, but do not explain how the reader understands and interprets them, that is, how the creative cooperation pointed out in Zamyatin’s aesthetics takes place.
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BERTOLA, VALENTINA. "LA COMUNICAZIONE IMPLICITA IN E.I. ZAMJATIN. UNA LETTURA PRAGMATICA DEI RACCONTI DI PIETROGRADO." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6179.

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Abstract:
Il presente lavoro offre un’analisi linguistica dell’implicito nei racconti "Drakon" [Il drago], "Peščera" [La caverna] e "Mamaj", scritti da Evgenij Zamjatin tra il 1918 e il 1920 e noti come ciclo di Pietrogrado. Il tema è motivato sia dalle caratteristiche di questi testi, in cui il riferimento al contesto post-rivoluzionario e la critica alla rivoluzione sono molto chiari, ma del tutto impliciti, e il lettore può solo inferirli partendo dal testo e dalla conoscenza del contesto condiviso con lo scrittore, sia dallo studio degli scritti di Zamjatin sulla prosa, in cui emerge che l’implicito è uno degli strumenti principali con cui egli realizza la sua concezione di opera letteraria, frutto della cooperazione fra autore e lettore. Per l’analisi abbiamo utilizzato gli strumenti offerti dalla teoria della pertinenza, elaborata a partire dagli anni Ottanta da Dan Sperber e Deirdre Wilson, e più precisamente i concetti di implicatura ed esplicatura; essi risultano particolarmente produttivi rispetto a quelli della retorica tradizionale, i quali illuminano la fattura del testo, ma non spiegano come da essa il lettore arrivi a comprenderlo e interpretarlo, come avvenga, cioè, la collaborazione creativa che Zamjatin pone al centro della propria estetica.
The present work offers a linguistic analysis of implicitness in the stories "Drakon" [The Dragon], "Peščera" [The Cave] and "Mamaj", written by Yevgeny Zamyatin between 1918 and 1920 and known as his Petrograd cycle of stories. This topic is justified not only by the peculiarities of these texts, whose reference to post-revolutionary context and criticism of revolution are very clear but quite implicit, and the reader can only infer them from the text and the context he shares with the writer, but also by what Zamyatin stated in his essays on prose, where implicitness is one of the main instruments for achieving his idea of literary work as the result of the cooperation between author and reader. The analysis proceeds by applying the elements provided by the relevance theory which has been developed by Dan Sperber and Deirdre Wilson since the eighties, and particularly that of implicature and explicature; they are more fruitful than traditional rhetorical categories, which shed light on the way Zamyatin’s texts are built, but do not explain how the reader understands and interprets them, that is, how the creative cooperation pointed out in Zamyatin’s aesthetics takes place.
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BERNARDI, ALBERTA. "Produzione e consumo sostenibili: l’appello per il “decennio d’azione”." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2021. http://hdl.handle.net/10280/96135.

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Abstract:
Le Nazioni Unite hanno espresso la necessità che aziende e consumatori si orientino ad una maggiore sostenibilità. Questa tesi parte da tale constatazione e analizza l’impatto che la sostenibilità ha sulle strategie aziendali, sull’orientamento all’innovazione di prodotto e processo e, infine, sulle relazioni che si sviluppano nella filiera produttiva. Inoltre, viene analizzata la relazione tra le strategie di marketing e le scelte di consumo sostenibili. Vengono analizzate, innanzitutto, due aziende di moda. L’analisi qualitativa mira a definire cosa sia per loro la sostenibilità, in che modo questa le metta alla prova e cosa possa garantire il successo duraturo di una strategia sostenibile. Viene successivamente analizzato un campione di 1104 intervistati per comprendere come le aziende di moda dovrebbero comunicare il loro impegno nella sostenibilità, attraverso mezzi di comunicazione specifici e ben definiti, soprattutto a quei consumatori che sono propensi - ma non del tutto convinti - ad acquistare abbigliamento sostenibile. Infine, viene analizzato un campione di 99 aziende vinicole a cui è stato sottoposto un questionario per capire se esiste una relazione tra la collaborazione tra i partner lungo la filiera produttiva e la performance sostenibile dell’impresa. I risultati evidenziano i fattori che orientano le strategie sostenibili delle aziende vinicole e della moda, e il comportamento dei consumatori. Vengono evidenziate soluzioni pratiche che possano accompagnare le aziende verso un crescente orientamento alla sostenibilità.
This doctoral thesis aims at shedding light on the United Nations’ call-to-action for producers and consumers who, jointly, have to contribute to sustainable development. The aim is to investigate the impact of sustainability on companies’ strategies by exploring their orientation towards process and product innovation, and the consequent business relationships that develop along the supply chain. Furthermore, the thesis seeks to investigate the role of some marketing strategies and the consumers’ sustainable attitudes. Two fashion companies are analyzed to explore what sustainability is for them and how they are challenged by sustainability concerns. Propositions are formulated that can help companies define long-term and effective sustainability-oriented strategies. A sample of 1104 respondents is then analyzed to understand how sustainability-oriented fashion companies should communicate their commitment, through specific and well defined communication tools, to those consumers who are positively disposed towards sustainable clothing but are still afraid of these “new” products. Lastly, a sample of 99 wine companies is analyzed. They were asked to answer a questionnaire whose purpose is to understand if there is a relationship between collaboration among partners along the supply chain and sustainable performance. Results allow for a better understanding of the factors driving sustainable strategies of fashion and wine companies, and consumer behavior. Practical solutions are highlighted.
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BERNARDI, ALBERTA. "Produzione e consumo sostenibili: l’appello per il “decennio d’azione”." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2021. http://hdl.handle.net/10280/96135.

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Abstract:
Le Nazioni Unite hanno espresso la necessità che aziende e consumatori si orientino ad una maggiore sostenibilità. Questa tesi parte da tale constatazione e analizza l’impatto che la sostenibilità ha sulle strategie aziendali, sull’orientamento all’innovazione di prodotto e processo e, infine, sulle relazioni che si sviluppano nella filiera produttiva. Inoltre, viene analizzata la relazione tra le strategie di marketing e le scelte di consumo sostenibili. Vengono analizzate, innanzitutto, due aziende di moda. L’analisi qualitativa mira a definire cosa sia per loro la sostenibilità, in che modo questa le metta alla prova e cosa possa garantire il successo duraturo di una strategia sostenibile. Viene successivamente analizzato un campione di 1104 intervistati per comprendere come le aziende di moda dovrebbero comunicare il loro impegno nella sostenibilità, attraverso mezzi di comunicazione specifici e ben definiti, soprattutto a quei consumatori che sono propensi - ma non del tutto convinti - ad acquistare abbigliamento sostenibile. Infine, viene analizzato un campione di 99 aziende vinicole a cui è stato sottoposto un questionario per capire se esiste una relazione tra la collaborazione tra i partner lungo la filiera produttiva e la performance sostenibile dell’impresa. I risultati evidenziano i fattori che orientano le strategie sostenibili delle aziende vinicole e della moda, e il comportamento dei consumatori. Vengono evidenziate soluzioni pratiche che possano accompagnare le aziende verso un crescente orientamento alla sostenibilità.
This doctoral thesis aims at shedding light on the United Nations’ call-to-action for producers and consumers who, jointly, have to contribute to sustainable development. The aim is to investigate the impact of sustainability on companies’ strategies by exploring their orientation towards process and product innovation, and the consequent business relationships that develop along the supply chain. Furthermore, the thesis seeks to investigate the role of some marketing strategies and the consumers’ sustainable attitudes. Two fashion companies are analyzed to explore what sustainability is for them and how they are challenged by sustainability concerns. Propositions are formulated that can help companies define long-term and effective sustainability-oriented strategies. A sample of 1104 respondents is then analyzed to understand how sustainability-oriented fashion companies should communicate their commitment, through specific and well defined communication tools, to those consumers who are positively disposed towards sustainable clothing but are still afraid of these “new” products. Lastly, a sample of 99 wine companies is analyzed. They were asked to answer a questionnaire whose purpose is to understand if there is a relationship between collaboration among partners along the supply chain and sustainable performance. Results allow for a better understanding of the factors driving sustainable strategies of fashion and wine companies, and consumer behavior. Practical solutions are highlighted.
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Books on the topic "Teorie della comunicazione"

1

Borello, Enrico. Teorie della traduzione: Glottodidattica e scienza della comunicazione. Urbino: Quattro venti, 1999.

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2

Viganò, Dario. I sentieri della comunicazione: Storia e teorie. Soveria Mannelli: Rubbettino, 2003.

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3

Matera, Vincenzo. Etnografia della comunicazione: Teorie e pratiche dell'interazione sociale. Roma: Carocci, 2002.

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4

Codeluppi, Vanni. Il ritorno del medium: Teorie e strumenti della comunicazione. Milano, Italy: FrancoAngeli, 2011.

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5

Jurić, Rita Scotti. Didattica della comunicazione in classi bilingui: Teorie e contesti sociali. Fiume [Rijeka], Croazia: Edit, 2008.

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6

L' industria della comunicazione sportiva: Analisi, teorie, metodologie e strumenti. Milano, Italy: FrancoAngeli, 2007.

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7

Poteri e informazione: Teorie della comunicazione e storia della manipolazione politica in Italia (1850-1930). Firenze: Le Monnier, 2017.

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8

Wolf, Mauro. Teorie delle comunicazioni di massa. Milan, Italy: Bompiani, 1997.

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9

Wolf, Mauro. Teorie delle comunicazioni di massa. Milano: Bompiani, 1985.

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10

Zotti, Valeria, and Ana Pano Alaman, eds. Informatica umanistica. Florence: Firenze University Press, 2017. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-546-3.

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Abstract:
Da una prospettiva di grande attualità scientifica e didattica, il volume si inserisce all’interno delle odierne riflessioni teorico-metodologiche sull’informatica umanistica e sulle digital humanities, affrontando diversi aspetti dell’applicazione delle tecnologie digitali allo studio della lingua dell’arte. I contributi, nati dal progetto di ricerca Lessico multilingue dei Beni Culturali, condotto dall’Università di Firenze in collaborazione con altre università italiane e straniere, descrivono numerose risorse e piattaforme online di comunicazione, organizzazione e condivisione di applicativi e di dati, estremamente utili per gli studiosi del lessico e della traduzione specializzata in più lingue, in particolare nell’ambito del patrimonio culturale e artistico.
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Book chapters on the topic "Teorie della comunicazione"

1

Giuzzi, Luca. "Teoria della comunicazione." In UNITEXT, 3–16. Milano: Springer Milan, 2006. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-0540-2_1.

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2

Nikitin, Sergey. "Teoria del segno toponomastico orale attraverso materiali raccolti sulla comunicazione quotidiana della città di Monza." In XXVe CILPR Congrès International de Linguistique et de Philologie Romanes, edited by Maria Iliescu, Heidi Siller-Runggaldier, and Paul Danler, 3–337. Berlin, New York: De Gruyter, 2010. http://dx.doi.org/10.1515/9783110231922.3-337.

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3

Balboni, Paolo E. "5 • La natura della competenza comunicativa." In Thesaurus di Linguistica Educativa: guida, testi, video. Venice: Fondazione Università Ca’ Foscari, 2022. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-607-7/005.

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Abstract:
Ho riflettuto per anni sulla competenza comunicativa (credo che quando ho proposto sia un vero ‘modello’, valido sempre e ovunque), e negli anni Novanta ho allargato il modello alla comunicazione interculturale (e anche questo modello mi pare molto potente dal punto di vista descrittivo); negli ultimi anni mi sono poi chiesto se la sinonimia che viene stabilita di solito tra competenze e conoscenze sia giustificata. Per queste ragioni credo che il mio contributo sia evoluto dalla divulgazione degli anni Ottanta ad una riflessione teorica degna di essere ricordata.
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4

Corsi, Christian. "Riflessioni sui modelli e sugli approcci emergenti di comunicazione nella ricerca scientifica alla luce delle nuove missioni dell’università." In Progetto, teoria, editoria, edited by Massimo Ferrari and Alessandro Massarente, 109–14. Quodlibet, 2021. http://dx.doi.org/10.2307/j.ctv2gz3xmh.17.

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