Academic literature on the topic 'Teoria dello Stato'

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Journal articles on the topic "Teoria dello Stato"

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Wacquant, Loic. "La regolazione punitiva della povertÀ nell'epoca neoliberale." SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), no. 45 (February 2013): 77–82. http://dx.doi.org/10.3280/las2012-045007.

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Abstract:
L'articolo, che sintetizza le tesi esposte in Punishing the Poor, tenta di elaborare una teoria dello Stato all'epoca del neoliberismo. Secondo l'autore, le politiche economiche restrittive basate sullo sfruttamento del lavoro dequalificato e sullo sgretolamento delle acquisizioni sociali, da un lato, e la svolta securitaria e penitenziaria nella gestione della criminalitÀ, dall'altro, rappresentano le due facce della stessa medaglia. Quel che ne emerge č una visione sommamente contradditoria dello Stato: decisamente liberale in sede economica e tollerante verso le élite; profondamente attivo e violento in ambito giuridico e nei confronti degli ultimi.
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2

Loriedo, Camillo, Silvia Solaroli, and Giorgia Bilardi. "Verso un modello sistemico del trauma nella relazione di coppia." RIVISTA DI PSICOTERAPIA RELAZIONALE, no. 32 (November 2010): 5–32. http://dx.doi.org/10.3280/pr2010-032001.

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Abstract:
L'attenzione riservata al trauma e alle loro vittime negli ultimi 25 anni č stata prevalentemente rivolta all'individuo che ne č stato vittima, secondo la Teoria dello Stress Traumatico Primario. Gradualmente, l'osservazione degli effetti diretti e indiretti degli eventi traumatici ha condotto alcuni studiosi a considerare con interesse alcuni aspetti sistemici del trauma, elaborando quella che Figley ha definito Teoria dello Stress Traumatico Secondario. Tuttavia, l'acquisizione di una vera e propria ipotesi sistemica del trauma č un evento del tutto recente, cosě come la scoperta che le sue conseguenze vengono amplificate all'interno della coppia e della famiglia. Analogamente, la coppia e la famiglia offrono una possibilitŕ di approccio al Disturbo Post Traumatico da Stress che viene attualmente riconosciuta come particolarmente indicata ed efficace per la risoluzione delle problematiche legate al trauma e alle sue conseguenze individuali e relazionali.
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Colao, Floriana. "La sovranità della Chiesa cattolica e lo Stato sovrano. Un campo di tensione dalla crisi dello Stato liberale ai Patti Lateranensi, con un epilogo nell'articolo 7 primo comma della Costituzione." Italian Review of Legal History, no. 8 (December 21, 2022): 257–312. http://dx.doi.org/10.54103/2464-8914/19255.

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Abstract:
Il saggio ricostruisce la genesi della ‘Premessa’ al Trattato del Laterano del 1929, in cui le Due Alte Parti – governo italiano e Santa Sede, con le firme di Mussolini e del cardinale Gasparri – garantirono alla Chiesa «una sovranità indiscutibile pur nel campo internazionale». Da qui la «necessità di costituire, con particolari modalità, la Città del Vaticano […] con giurisdizione sovrana della Santa Sede», e l’art. 2, «l’Italia riconosce la sovranità della Santa Sede nel campo internazionale come attributo inerente alla sua natura, in conformità alla sua tradizione ed alle esigenze della sua missione». Il saggio considera che i giuristi – Vittorio Emanuele Orlando, che, da presidente del Consiglio nel maggio giugno 1919 tentò una trattativa con la Santa Sede per la risoluzione della Questione romana, e Amedeo Giannini, che tra i primi suggerì a Mussolini un «nuovo codice della legislazione ecclesiastica» – legarono la Conciliazione alla crisi dello Stato liberale ed al «regime diverso», insediatosi in Italia il 28 Ottobre 1922. Il saggio considera che già nel 1925 il guardasigilli Alfredo Rocco coglieva nelle ‘due sovranità’ una pietra d’inciampo nella costruzione dello Stato totalitario, anche se dichiarava di dover abbandonare l’«agnostico disinteresse del vecchio dottrinarismo liberale». Il saggio considera che Rocco rimase ai margini delle trattative con la Santa Sede, dal momento che metteva in guardia dal riconoscimento del «Pontefice sovrano, soggetto di diritto internazionale», e da «un altro Stato nello Stato», principio su cui convergevano giuristi quali Ruffini, Scaduto, Schiappoli, Orlando. Le trattative segrete furono affidate a Domenico Barone – consigliere di Stato, fiduciario del Duce – e Francesco Pacelli, avvocato concistoriale e fiduciario del cardinal Gasparri; la sovranità della Chiesa ed un suo ‘Stato’ appariva come la posta in gioco. Il saggio considera che la nascita dello Stato della Città del Vaticano complicava l’‘immagine’ del Regno d’Italia persona giuridica unitaria, ‘costruita’ dalla giuspubblicistica nazionale, difesa anche da Giovanni Gentile sul «Corriere della Sera». Mostra che il fascismo intese riconoscere il cattolicesimo «religione dominante dello Stato» per rafforzare la legge 13 Maggio 1871 n. 214, «sulle guarentigie pontificie e le relazioni fra Stato e Chiesa», che aveva previsto un favor religionis per la Chiesa cattolica. La Conciliazione risalta come l’approdo di un lungo processo storico, che offriva forma giuridica al ruolo che il cattolicesimo aveva e avrebbe rivestito per l’identità italiana; non a caso nel Marzo 1929 Agostino Gemelli celebrava una «nuova Italia riconciliata con la Chiesa e con sè stessa, con la propria storia e la propria bimillenaria civiltà». Il saggio mostra che la sovranità della Chiesa e lo Stato della Città del Vaticano furono molto discusse nel dibattito parlamentare sulla ratifica dei Patti firmati l’11 Febbraio 1929, con i toni duri di Mussolini, che definì la Chiesa «non sovrana e nemmeno libera». Rocco affermò che il «regime fascista» riconosceva «de iure» una sovranità «immutabile de facto»; rispondeva agli «improvvisati e non sinceri zelatori dello Stato sovrano, ma anticlericale», che «lo Stato è fascista, non abbandona parte alcuna della sua sovranità». Jemolo e Del Giudice – estimatori delle « nuove basi del diritto ecclesiastico – colsero il senso di questa «pace armata» tra governo e Santa Sede. Il saggio esamina l’ampio dibattito sulla «natura giuridica» della sovranità della Chiesa e sulla «statualità» dello Stato della Città del Vaticano, tra diritto pubblico, ecclesiastico, internazionale, teoria generale dello Stato. Coglie uno snodo nel pensiero di Santi Romano, indicato da Giuseppe Dossetti alla Costituente come assertore del «principio della pluralità degli ordinamenti giuridici». Il saggio esamina poi il confronto sullo Stato italiano come Stato confessionale, teoria sostenuta da Santi Romano, negata da Francesco Scaduto. Taluni – Calisse, Solmi, Checchini, Schiappoli – guardavano ai Patti Lateranensi come terreno del rafforzamento della sovranità dello Stato; Meacci scriveva di «Stato superconfessionale, cioè al di sopra di tutte le confessioni»; Piola e Del Giudice tematizzavano uno «Stato confessionista». Jemolo – che nel 1927 definiva la «sovranità della Chiesa questione forse insolubile» – affermava che, dopo gli Accordi, «il nostro Stato non sarà classificabile tra i Paesi separatisti, ma tra quelli confessionali». Il saggio esamina poi il dibattito sulla sovranità internazionale della Chiesa – discussa, tra gli altri, da Anzillotti, Diena, Morelli – a proposito della distinzione o unità tra la Santa Sede e lo Stato Città del Vaticano – prosecuzione dello Stato pontificio o «Stato nuovo» – e della titolarità della sovranità. Il saggio si sofferma poi sul dilemma di Ruffini, «ma cos’è precisamente questo Stato», analizzando uno degli ultimi scritti del maestro torinese, il pensiero di Orlando, Jemolo, Giannini, una monografia di Donato Donati e una di Mario Bracci, due dense «Lectures» di Mario Falco sul Vatican city, tenute ad Oxford, Ordinamento giuridico dello Stato della Città del Vaticano di Federico Cammeo, in cui assumeva particolare rilievo la «sovranità, esercitata dal Sommo Pontefice», per l’«importanza speciale» nei «rapporti con l’Italia». Quanto agli ecclesiasticisti, il saggio esamina le prospettive poi sviluppate nell’Assemblea Costituente, uno scritto del giovane Giuseppe Dossetti – docente alla Cattolica – sulla Chiesa come ordinamento giuridico primario, connotato da sovranità ed autonomia assoluta non solo in spiritualibus; le pagine di Jannaccone e D’Avack sulla «convergenza tra potestas ecclesiastica e sovranità dello Stato come coesistenza necessaria della Chiesa e dello Stato e delle relative potestà»; un ‘opuscolo’ di Jemolo «per la pace religiosa in Italia», che nel 1944 poneva la libertà come architrave di nuove relazioni tra Stato e Chiesa. Il saggio conclude il percorso della «parola sovranità» – così Aldo Moro all’Assemblea Costituente – nell’esame del sofferto approdo all’articolo 7 primo comma della Costituzione, con la questione definita da Orlando «zona infiammabile». Sull’‘antico’ statualismo liberale e sul ‘monismo giuridico’ si imponeva il romaniano pluralismo; Dossetti ricordava la «dottrina dell’ultimo trentennio contro la tesi esclusivista della statualità del diritto». Rispondeva alle obiezioni dei Cevolotto, Calamandrei, Croce, Orlando, Nenni, Basso in nome di un «dato storico», «la Chiesa cattolica […] ordinamento originario […] senza alcuna compressione della sovranità dello Stato». Quanto al discusso voto comunista a favore dell’art. 7 in nome della «pace religiosa», Togliatti ricordava anche le Dispense del 1912 di Ruffini – imparate negli anni universitari a Torino – a suo dire ispiratrici della «formulazione Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani». Tra continuità giuridiche e discontinuità politiche, il campo di tensione tra ‘le due sovranità’ si è rivelato uno degli elementi costitutivi dell’identità italiana, nel segnare la storia nazionale dei rapporti tra Stato e Chiesa dall’Italia liberale a quella fascista a quella repubblicana, in un prisma di temi-problemi, che ancora oggi ci interroga.
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4

Simonazzi, Annamaria. "Due presidenti, due banchieri centrali, due crisi." QA Rivista dell'Associazione Rossi-Doria, no. 3 (September 2010): 141–52. http://dx.doi.org/10.3280/qu2010-003008.

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Abstract:
La crisi attuale ha suscitato un acceso dibattito sui limiti e sulle responsabilitŕ della teoria economica che ha dominato negli ultimi decenni. Alla teoria economica viene sostanzialmente contestata una fortissima fiducia nella capacitŕ di autoregolazione dei mercati. Da questo assunto derivano, come corollario, l'inesistenza di problemi di domanda aggregata, grazie al meccanismo riequilibratore dei prezzi, e la diffidenza verso l'intervento dello stato. L'obiettivo di questa lezione č quello di ripercorrere l'interpretazione della crisi alla luce di impostazioni teoriche che sono state dimenticate in questi anni, ma che hanno costituito il nucleo dell'insegnamento di Nando Vianello.
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Fabbroni, Roberto, Andrea Sassola, and Lorenzo Paride Capello. "Psicosomatica, PNEI e PNEIS spiegate attraverso la Teoria del Campo di Consapevolezza Unificato – TCCU." Scienze Biofisiche 3, no. 1 (October 2021): 1–32. http://dx.doi.org/10.48274/ibi11.

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Abstract:
La Teoria del Campo di Consapevolezza Unificato – TCCU, analizza lo stato di Benessere e quello di Malessere attraverso la Consapevolezza che l’essere umano possiede della vita che sta vivendo. Si intende qui spiegare i processi psicologici di funzionamento legati alla salute di una persona in relazione ai campi di Energia-Informata che lo compongono e le loro interazioni con tutti gli altri campi esistenti in natura. Questo, secondo correlazioni e interconnessioni esistenti, di tipo Biofisico e Energetico-Informazionale, ci porterebbero alla conferma in cui lavisione di corpo-mente e Spirito è frutto di interconnessioni, che sono sostanzialmente uniti e sicuramente non separati. In questo contesto diviene rilevante l’acquisizione e l’aumento della personale Consapevolezza che è un processo profondo, intimo e fondamentale per la Salute e che non è semplicemente uno stato di coscienza attiva ma è un Ente senziente mediatore tra i campi che compongono l’essere umano. La Psicosomatica, la PNEI e la PNEI-S, rappresentano tre percorsi dello stato di benessere/malessere di una persona che vanno a sovrapporsi tra di loro in un processo evolutivo di analisi dello stato d’essere che inizia con la Psicosomatica ed evolve in PNEI e in ultima battuta in PNEI- S come vedremo. La Teoria del Campo di Consapevolezza Unificato rappresenta una evoluzione/integrazione di questi tre percorsi.
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Viglietti, Cristiano. "Aestimatio. Il ruolo della moneta in una società censitaria (quasi) senza contanti: Roma tra il VI e gli inizi del IV secolo a.C." CHEIRON, no. 1 (April 2021): 46–71. http://dx.doi.org/10.3280/che2019-001003.

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Abstract:
Muovendo dagli elementi di "teoria nativa" sulle origini della moneta presenti in alcune testimonianze antiche, questo contributo intende ri-flettere sul modo in cui le forme e funzioni della moneta dovevano operare nella Roma arcaica. La centralità che la aestimatio giocava nel census a partire dal VI secolo a.C. dovette contribuire a un maggiore intervento dello Stato nell'emissione di lingotti bronzei destinati a ricoprire funzioni monetali e a una diffusione delle attività estimatorie in numerosi aspetti della vita sociale. A tali attività, nella fase in questio-ne, doveva corrispondere tuttavia solo marginalmente una reale circolazione della moneta bronzea a peso, che poteva essere convertita in equivalenti di altro tipo.
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Giannetti, Daniela. "IL NEO-ISTITUZIONALISMO IN SCIENZA POLITICA: IL CONTRIBUTO DELLA TEORIA DELLA SCELTA RAZIONALE." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 23, no. 1 (April 1993): 153–83. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200022073.

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Abstract:
IntroduzioneInsieme alla ripresa di interesse per il tema dello stato, lo studio delle istituzioni è tornato al centro dell'analisi politologica. È opinione condivisa che il rinnovato interesse per le istituzioni rappresenti una reazione alla rivoluzione comportamentista, la quale a sua volta - con l'enfasi sul comportamento osservabile e sui processi informali di potere e influenza - reagiva all'impostazione legalistica e formalistica degli esordi della disciplina. Ciò che, non senza qualche eccesso polemico, è stato definito uno «slittamento paradigmatico» ha coinvolto una varietà di approcci, accomunati dal riconoscimento dei limiti della behavioral persuasion, e in particolare dei due orientamenti teorici ad essa associati in scienza politica: il pluralismo, con l'accento posto sulla politica come processo e la conseguente messa in ombra degli elementi strutturali, e il funzionalismo, un approccio tendenzialmente più inclusivo ma che in scienza politica si è identificato sostanzialmente con la versione almondiana. Rispetto ai più ambiziosi tentativi teorici del funzionalismo sociologico, essa ha fornito soprattutto uno schema categoriale per l'analisi comparata dei sistemi politici, in cui è attribuito rilievo centrale alle funzioni di input o ai processi che vanno dalla società alla politica.
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Arcidiacono, Caterina, and Filomena Tuccillo. "Donne migranti: convivere nella invisibilità sociale." PSICOLOGIA DI COMUNITA', no. 2 (March 2012): 43–56. http://dx.doi.org/10.3280/psc2011-002005.

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Abstract:
Il contributo esplora la consapevolezza reciproca e la cooperazione nella "buona convivenza". Vengono, in particolare, esaminate le dimensioni che trovano fondamento nell'armoniosa interazione tra individualità e contesti di riferimento. Lo scopo principale dell'articolo consiste nell'approfondire le strategie di vita delle donne di origine straniera impiegate nei servizi di cura della casa e della famiglia, alfine di conoscere gli elementi che ne caratterizzano le storie di vita, in relazione con il contesto locale e gli abitanti nativi. A tal proposito, il materiale raccolto, mediante intervista focalizzata, č stato sottoposto ad un'analisi di tipo interpretativo, utilizzando la Grounded Theory per giungere alla formulazione di una teoria di riferimento inerente l'oggetto dello studio.
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Navarra, Luca. "La teoria sull'origine dello Stato di Robert L. Carneiro." La Ricerca Folklorica, no. 38 (October 1998): 117. http://dx.doi.org/10.2307/1479961.

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Cubeddu, Raimondo. "LEONI AND HAYEK ON NOMOS AND PHYSIS." Il Politico 252, no. 2 (January 15, 2021): 58–95. http://dx.doi.org/10.4081/ilpolitico.2020.509.

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Abstract:
Nel 1949, mettendo a disposizione degli studenti pavesi di Giurisprudenza delle Dispense dal titolo Il pensieroantico, Bruno Leoni non immaginava che stava contribuendo a porre le basi per una riformulazionedi quella che nello stesso anno Friedrich A. von Hayek aveva chiamato la tradizione del “true individualism” tracciando così una nuova storia delle origini e dello sviluppo della tradizione liberale. infatti, dopoaver descritto l’origine dei concetti di nomos e di physis nella filosofia greca, in quelle DispenseLeoni intende la soluzione epicurea e la sua dottrina del contratto come un qualcosa di “eccezionale importanza per lo sviluppo della speculazione intorno al diritto ed allo Stato nell’età moderna”. Accennato all’importanza che negli stessi anni Ludwig von Mises e Leo Strauss attribuiranno all’epicureismo nella nascita della ‘modernità, il saggio analizza la tesi leoniana sul rapporto tra nomos e physis e, illustratane l’affinità con la tesi di Carl Menger sulla nascita “irriflessa” delle principali istituzioni sociali e del diritto, mostra il modo in cui tale rapporto ha influenzato Hayek e come si rifletta nella di lui (e di Michael Oakeshott) dicotomia tra i modelli istituzionali ‘nomocratici’ e quelli ‘teleocratici’. Un breve cenno, nel finale, al modo in cui tracce della dottrina epicurea del contratto possono essere ravvisate nella teoria dello “scambio di pretese” che Leoni pone all’origine del diritto.
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Dissertations / Theses on the topic "Teoria dello Stato"

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Santos, Igor Raatz dos. "A reconstrução do processo civil no estado democrático de direito: possibilidades a partir da teoria do Direito, do Estado e da Constituição." Universidade do Vale do Rio dos Sinos, 2011. http://www.repositorio.jesuita.org.br/handle/UNISINOS/3266.

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Submitted by Mariana Dornelles Vargas (marianadv) on 2015-04-09T17:12:25Z No. of bitstreams: 1 reconstrucao_processo.pdf: 1303621 bytes, checksum: bf0b1350d375163c6ee518219ab022d2 (MD5)
Made available in DSpace on 2015-04-09T17:12:25Z (GMT). No. of bitstreams: 1 reconstrucao_processo.pdf: 1303621 bytes, checksum: bf0b1350d375163c6ee518219ab022d2 (MD5) Previous issue date: 2011-12-22
Nenhuma
In tempi di riforme e dibattiti sul progetto di nuovo codice di processo civile, questo lavoro nasce con un obiettivo proprio: servire come constrizione epistemologica in relazione alle tendenze (riformista o meno) sperimentate dal processo civile brasiliano oggi, coprendo così quello che è (ri) prodotto dalla dottrina e dalla pratica dei tribunali. La proposta non costituisce una critica rivolta a determinate dottrina o scuola, ma piuttosto un contributo riflessivo per servire come apertura al pensiero di un nuovo processo civile. Pertanto, una proposta per la ricostruzione del processo civile nel Stato Democratico di Diritto. Questo intento si svilupperà su due livelli: la Teoria dello Stato e la Costituzione e la teoria del Diritto. In un primo momento, parte da una proposta di analisi dalla nascita dello Stato moderno, con lo scopo non solo di permette di vedere in che misura lo processo civile è attraversato da questi due piani (Teoria dello Stato e la Costituzione e teoria del Diritto), ma soprattutto per costruire un senso di ciò che è precedente in contrasto con il paradigma di uno Stato Democratico. In una seconda fase, si lavora a costruire le basi di un processo civile nello Stato democratico, che richiederà una analisi sulla Costituzione stessa del Brasile come una Costituzione Compromissoria e Dirigente, domanda di solito trattenuto dalla dottrina processuale. Il lavoro segue dai contributi della Critica Ermeneutica del Diritto, nel tentativo di dimostrare che lo processo civile e la Costituzione sono inseparabile, che tra testo e norma cè una differenza ontologica, in modo che linterprete non dà il senso che più gli piace al testo, e che la differenza tra regole e principi non significa una divisione, soprattutto perché i principi assumono una dimensione trascendentale in relazione al ontico delle regole. Con questo, si affronta problemi centrali della teoria del processo, come il concetto di processo e limportanza che questa inversione di tendenza verificata allinterno della triade azione, giurisdizione e processo induce in relazione a tutta teoria generale del processo. Ad esempio, si lavora con il problema della invalidità processuali e dei presupposti processuali. Alla fine, e dopo essere stato presentato una proposta di analisi del ruolo del giudice e le parti nello Stato Democratico, la reconstruzione dello processo si occuperà della questione della motivazione della motivazione, della possibilità (necessità) di risposte corrette, com il che si scontra scontri lavoro con le posizioni dottrinali che sono state sostenendo ladozione di un sistema di precedenti vincolanti in Brasile, che si presenta è, in effetti, come una sorta di anticorpi del sistema stesso, a causa della mancanza di riflessione sul Teoria del Diritto nel quadro dell processo civile. In generale, lopera si presenta come lapertura di una proposta per ricostruire il processo civile nello Stato Democratico di Diritto.
Em tempos de reformas processuais e de grandes debates em torno do projeto de novo Código de Processo Civil, o presente trabalho surge com um objetivo certo: servir de constrangimento epistemológico às tendências (reformistas ou não) vivenciadas pelo direito processual civil brasileiro na atualidade, abarcando tanto aquilo que é (re)produzido pela doutrina, quanto pela prática dos Tribunais. A proposta não se constitui em uma crítica endereçada a determinada doutrina ou escola processual, mas, sim, em um aporte reflexivo que sirva de abertura para o pensamento de um novo processo civil. Por isso, uma proposta de reconstrução do processo civil no Estado Democrático de Direito. Esse intento vai ser desenvolvido em dois planos: pela Teoria do Estado e da Constituição e pela Teoria do Direito. Em um primeiro momento, parte-se de uma proposta de análise a partir do nascimento do Estado Moderno, com o propósito não somente de deixar ver em que medida o processo civil é atravessado por esses dois planos (Teoria do Estado e Constituição e Teoria do Direito), mas, principalmente, de construir um sentido prévio daquilo que é incompatível com o paradigma do Estado Democrático de Direito. Em um segundo momento, trabalha-se nas bases de uma construção do processo civil no Estado Democrático de Direito, o que vai cobrar uma análise a respeito da própria Constituição do Brasil como uma Constituição Compromissória e Dirigente, questão em regra sonegada pela doutrina processual. O trabalho segue, a partir dos aportes da Crítica Hermenêutica do Direito, no intento de mostrar que Processo Civil e Constituição são incindíveis, que entre texto e norma há uma diferença ontológica, de modo que o interprete não atribui o sentido que melhor lhe aprouver ao texto, e que a diferença entre regras e princípios não significa uma cisão, inclusive porque os princípios assumem uma dimensão de transcendentalidade em relação ao ôntico das regras. Com isso, passa-se a enfrentar problemas centrais da teoria do processo civil, como o próprio conceito de processo e a importância que essa reviravolta ocorrida no bojo da tríade ação, jurisdição e processo cobra no que diz respeito a toda a Teoria Geral do Processo. De forma exemplificativa, trabalha-se com o problema das invalidades e pressupostos processuais. Por fim, e após ser apresentada uma proposta de análise do papel do juiz e das partes no Estado Democrático, a reconstrução do processo vai lidar com a questão da fundamentação da fundamentação e da possibilidade (necessidade) da busca de respostas corretas, com o que o trabalho choca-se com as posturas doutrinárias que vêm defendendo a adoção de um sistema de precedentes obrigatórios no Brasil, o que se apresenta, na verdade, como uma espécie de anticorpos do próprio sistema, tendo em vista a falta de reflexão sobre a teoria do direito no âmbito do direito processual civil. Em linhas gerais, o trabalho apresenta-se como a abertura de uma proposta para que se possa reconstruir o processo civil no Estado Democrático de Direito.
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Perez, Zafrilla Pedro Jesus <1981&gt. "La democrazia deliberativa negli Stati Uniti: teoria e prassi." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/3433/1/Perez_Zafrilla_Pedro_Jesus_Tesi.pdf.

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Abstract:
This dissertation aims to analyse the development of the deliberative model of democracy in the U.S., both in an empirical and theoretical levels, from its origins in the eighties of the last century until now. In the first part we study the political and historical elements that build the crisis of the Liberal political system in the seventies in the U.S. and its effects on the political behaviour of citizens. In the second part we discuss the origins and development of the deliberative theory of democracy, its main authors, approaches and elements. The key aspect of this model of democracy is to reverse the apathy and strength the political participation of citizens through public deliberation. In the last part we expose the practical level of the deliberative democracy: how this theory of has been put into practice in the American political domain. We describe the main projects of deliberative democracy rose from civil society from the eighties until today. Finally, we expose the James Fishkin’s proposal of deliberative poll. This is the link between the empirical and theoretical levels of the deliberative model of democracy.
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Perez, Zafrilla Pedro Jesus <1981&gt. "La democrazia deliberativa negli Stati Uniti: teoria e prassi." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/3433/.

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Abstract:
This dissertation aims to analyse the development of the deliberative model of democracy in the U.S., both in an empirical and theoretical levels, from its origins in the eighties of the last century until now. In the first part we study the political and historical elements that build the crisis of the Liberal political system in the seventies in the U.S. and its effects on the political behaviour of citizens. In the second part we discuss the origins and development of the deliberative theory of democracy, its main authors, approaches and elements. The key aspect of this model of democracy is to reverse the apathy and strength the political participation of citizens through public deliberation. In the last part we expose the practical level of the deliberative democracy: how this theory of has been put into practice in the American political domain. We describe the main projects of deliberative democracy rose from civil society from the eighties until today. Finally, we expose the James Fishkin’s proposal of deliberative poll. This is the link between the empirical and theoretical levels of the deliberative model of democracy.
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Pozziani, Fancesco. "Il problema della funzione promozionale nella prospettiva della teoria del diritto naturale vigente: il passaggio dallo stato "garantista" allo stato "dirigista"." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2014. http://hdl.handle.net/11577/3423681.

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Abstract:
The present study aims at examining the nature and legal basis of the concept of positive sanction, in conjunction with the law rewarding function. The dissertation is divided into two parts. In the first, the evolution of the rewarding function concept from the theory of the modern State is examined. In particular, diametrically opposite thoughts from two XVII century authors, Thomas Hobbes and Richard Cumberland, are explored. The former considers the legal sanction in exclusively negative sense, admitting however rewards according to the Sovereign’s arbitrary discretion; conversely, the latter states the superiority of reward on penalty, basing this assumption on the alleged benevolent nature of man. The second part analyses the concept of law rewarding function on the basis of Norberto Bobbio’s and Hans Kelsen’s remarks. In the contemporary context of law crisis, now considered a mere epiphenomenon of social development, we are witnessing the rediscovery of law rewarding function, an expression of functionalism: from instrument of social control, law is transformed into an instrument of social direction, which the State uses to achieve its goals, not worrying about the associates but only about their actions and the consequent results. Nevertheless, a critical issue arises: with the advent of the dirigist Sate, the law, in its rewarding function, may became a tool for citizen manipulation and coercion. In an attempt to overcome this problem, a demonstration of how the law rewarding function, if properly understood, also shows a humanizing face is here provided, with reference to the theory of natural law in force proposed by Sergio Cotta. Studying this author’s thought enables to have an approach to the concept of law and its real nature, as a translation into juridical terms of man’s relational nature, restoring the vital link between being and law. In conclusion, on the basis of the comparison between these two doctrines, the functionalism and the theory of natural law in force, the present work gains insights on whether law should be considered as a functional tool to a result and, in this view, if it may also be freely manipulated, or if law aims at values beyond a functional outcome, that must necessarily be related to man’s nature, as the final recipient and the first referent of the legal norm.
La presente ricerca è finalizzata a vagliare la natura ed il fondamento giuridico del concetto di sanzione positiva, in uno con la più generale teoria della funzione promozionale del diritto. L’elaborato si articola in due parti. La prima parte è dedicata all’evoluzione del concetto di diritto premiale a partire dalla teorizzazione dello Stato moderno. In particolare viene analizzato il pensiero di due autori tra loro contemporanei che hanno affrontato il tema della premialità giungendo a conclusioni diametralmente opposte: Thomas Hobbes e Richard Cumberland. Il primo considera la sanzione giuridica in accezione esclusivamente negativa pur ammettendo l’elargizione di premi a mera discrezione del Sovrano; il secondo afferma, al contrario, la necessaria prevalenza del premio sulla pena, fondando tale assunto sulla asserita natura benevola dell’uomo. La seconda parte del lavoro è dedicata all’analisi del concetto di funzione promozionale del diritto, diretta derivazione della premialità giuridica, prendendo le mosse dalle considerazioni formulate sul punto da Norberto Bobbio e Hans Kelsen. Nel contemporaneo contesto di crisi radicale del diritto, considerato ormai un mero epifenomeno dello sviluppo sociale, si assiste da parte del legislatore alla riscoperta del diritto promozionale, espressione del funzionalismo giuridico: il diritto, da mezzo di controllo sociale, si trasforma in mezzo di direzione sociale di cui lo Stato si serve per raggiungere i propri obiettivi, non preoccupandosi dei consociati ma esclusivamente delle loro azioni e del risultato che le stesse producono nell’ambito dell’ordinamento. Emerge, quindi, una criticità di non poco momento: con l’avvento dello Stato dirigista, il diritto inteso nella sua funzione promozionale rischia, infatti, di trasformarsi in uno strumento di manipolazione e coercizione dei cittadini. Nel tentativo di superare tale criticità, si è cercato di dimostrare come la promozionalità giuridica, se correttamente intesa, disveli anche un volto umanizzante. A tal fine si è fatto ricorso alla teoria del diritto naturale vigente proposta da Sergio Cotta. Lo studio del pensiero di questo autore consente di avere un approccio al concetto di diritto e alla reale natura di quest'ultimo, inteso come la traduzione in termini giuridici della natura relazionale dell'uomo, ristabilendo l’imprescindibile legame tra l’essere dell’uomo e il diritto. In conclusione, sulla base del confronto fra le due dottrine, la teoria funzionalistica e quella del diritto naturale vigente, si è cercato di comprendere se la norma vada considerata quale strumento funzionale ad un risultato ed in vista di ciò risulti liberamente manipolabile, ovvero se il diritto abbia come traguardo dei valori che vanno oltre il risultato funzionale, e che devono essere rapportati alla natura dell’uomo, destinatario ultimo e referente primo della norma giuridica.
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Ciavatta, Alessandro. "Teoria della superconduttività e soluzione numerica dell’equazione della gap BCS." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amslaurea.unibo.it/23633/.

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Abstract:
La superconduttività è uno stato della materia caratterizzato dall'assenza di resistività DC. Durante la transizione di fase il materiale espelle dall'interno il campo magnetico applicato, diventando un perfetto diamagnete; questo è noto come effetto Meissner-Ochsenfeld. La prima teoria presentata in questa tesi è la teoria di London, che spiega l'effetto Meissner all'interno delle due equazioni fenomenologiche di London. In seguito viene presentata la teoria di Ginzburg-Landau, che estende la teoria di Landau sulle transizioni di fase del secondo ordine e ricava una dipendenza della densità dei portatori superconduttivi dai parametri termodinamici. Infine viene descritta la teoria microscopica BCS (Bardeen-Cooper-Schrieffer), che supponendo l'interazione elettrone-elettrone attrattiva riesce a dimostrare l'esistenza di un gap energetico, fornendo una spiegazione microscopica alle teorie fenomenologiche. L'equazione che esplicita la dipendenza dell'energia di gap dalla temperatura è stata risolta numericamente tramite un codice in Python.
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Leccese, Adriano. "Analisi teorico-sperimentale dello stato di tensione nei cavallotti di sterzo di un motociclo." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amslaurea.unibo.it/537/.

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Cavaliere, Anna. "Il paradigma della secolarizzazione a partire dalla produzione teorica di Ernst-Wolfgang Böckenförde." Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2011. http://hdl.handle.net/10556/180.

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Abstract:
2009 - 2010
Il lavoro dei concetti - Occuparsi del tema della secolarizzazione significa tentare l’analisi di un concetto filosofico. I concetti, come avverte la Begriffsgeschichte, sono vocaboli dal destino particolare: nascono in determinati contesti storici, ne subiscono le vicende, vengono usati, strumentalizzati, abusati, e, qualche volta, smarriscono il loro significato originale, “rimangono senza padrone” (1), per dirla con le parole di Lübbe. Nella teoresi filosofica, i concetti sono utili per restituire un’immagine della realtà, ma questa immagine è continuamente condizionata da chi il concetto lo utilizza . Quello che Hegel chiama «il lavoro del concetto» (2) è precipuamente l’impegno continuo del filosofo di adeguare i concetti in funzione della realtà che muta, e del quadro di riferimento costruito dalla prassi filosofica: è la realizzazione di un moto dialettico che si situa nell’interazione tra la teoria e la prassi. I concetti dovrebbero essere, quindi, nella ricerca filosofica, il simbolo di un modo di approcciarsi alle cose scientifico, distaccato, devoto unicamente all’acquisizione della conoscenza. La filosofia però (3), non è sempre aliena da condizionamenti ideologici, politici, personali. Nel gioco dialettico tra teoria e prassi in cui si trova il concetto può accadere che la prassi prevalga, e la filosofia diventi “politica delle idee” (4): non solo nel modo più brutale, cioè quando essa è asservita ad un potere piuttosto che ad un’altro, e il filosofo dimentica i doveri che Max Weber attribuisce all’ “intellettuale di professione”, ma anche in maniera più soft, ma non per questo priva di conseguenze, quando una posizione filosofica smetta di essere una posizione scientifica, per diventare un ideale, una fede. In questo caso la ricerca filosofica diviene mero terreno di battaglia politica e i concetti diventano le “parole d’ordine” (5) dei vari schieramenti. Il concetto di secolarizzazione è complesso perché ha vissuto tutte queste vicende: ha lavorato come concetto, muovendosi nelle pieghe dialettiche dello sviluppo storico, ed è stato talvolta travolto dalle vicende della storia, rimanendovi ingabbiato. ‘Secolarizzazione’ come metafora - Il termine secolarizzazione, originariamente, veniva utilizzato nel linguaggio giuridico per indicare la sottrazione di un bene, una proprietà, o addirittura un soggetto al controllo ecclesiastico. Le fonti documentano l’utilizzo di questo termine, per la prima volta, dal legato francese Longueville, durante le trattative della pace di Westfalia, per indicare la liquidazione dei beni ecclesiastici. In un’accezione non dissimile, lo ritroviamo nel Codex Juris Canonici, per indicare il ritorno di un soggetto appartenente alla comunità monastica, allo stato di laico (6). Il termine quindi non aveva, originariamente, alcuna connotazione negativa, descriveva anzi situazioni spesso poste in essere volontariamente dalla Chiesa: la secolarizzazione di taluni beni ecclesiastici permise, ad esempio, la fondazione delle Università (7). Soltanto dopo la deputazione imperiale del 1803, e l’ingente appropriazione dei beni della Chiesa da parte di Napoleone, la parola “secolarizzazione” divenne sinonimo, negli ambienti ecclesiastici, di usurpazione, illegittima emancipazione dal controllo della Chiesa. Nella Kulturkampf della seconda metà del XIX secolo quella usurpazione spaccò gli intellettuali in due grossi partiti: coloro che la biasimavano, appoggiando le vittime di quella colossare rapina, e coloro che, pur non elogiando le gesta delle truppe napoleoniche, consideravano la secolarizzazione giustificata alla luce di un più alto destino di progresso poltico - costituzionale (8). Ci volle più di un secolo per ridurre la distanza tra queste due opposte posizioni e condurre i detrattori della secolarizzazione a ritenere che, tutto sommato, quella vicenda storica poteva aver giovato alla Chiesa Cattolica, regalandole la possibilità di concentrarsi su vicende più propriamente spirituali, e i liberali, i quali riconobbero che la secolarizzazione, oltre ad avere dei grossi meriti, era stata altresì la causa della distruzione di grosse opere culturali. La storia del termine secolarizzazione, nel suo significato più propriamente tecnico giuridico, può sommariamente riassumersi in questo modo. Il senso filosofico giuridico del termine, si avvicina soltanto lontanamente a questo remoto significato, ed in maniera metaforica, come afferma Marramao. In questo lavoro, sarà nostro intento quello di occuparci delle secolarizzazione, intesa come categoria filosofico- giuridica. Il punto di partenza della nostra riflessione è rappresentato dai testi del filosofo e giurista tedesco Ernst Wolfgang Böckenförde, il quale, con i suoi scritti, ha fornito un contribuito notevole al dibattito sul tema ed ha consentito di inquadrare il fenomeno della secolarizzazione nel panorama che gli è proprio: lo Stato Moderno. Poiché, come si evince dalla produzione teorica del giurista tedesco, parlare della secolarizzazione vuol dire parlare della modernità, del suo peculiare orizzonte di senso, delle sue contraddizioni. Ciò non costituisce un rifugio sicuro per la riflessione teorica, poiché la nozione stessa di modernità è complessa. Cosa è il moderno? È difficile fornire una definizione senza cadere nella trappola della auto rappresentazione del moderno. Se non ci si vuole accontentare di una definizione meramente in negativo – non è moderno il medioevo, non è moderna l’età greco-romana, non è moderno, come taluni sostengono, l’attuale realtà geopolitica (9) - è opportuno soffermarsi sul dato per cui gli ordinamenti giuridici moderni sono caratterizzati dal tentativo di costruire un ordine umano, postsostanziale, oltre la trascendenza. Nel primo Capitolo di questo lavoro, analizzeremo il motivo per cui, per Böckenförde, la modernità non ‘irrompe’ nel Cristianesimo, ma quest’ultimo la influenza sin dai primordi, sin dalla lotta per le Investiture. Böckenförde, come Joseph Strayer - autore assai diverso per impianto teorico – mette in evidenza come, tra gli altri, sia stata proprio la Chiesa, col suo lavoro di istituzionalizzazione del potere, ad anticipare le strutture dello Stato moderno (10). La centralizzazione del potere, e la conseguente burocratizzazione delle strutture amministrative, l’idea di un diritto limitato e razionale, sono tutti concetti ereditati dall’ambito ecclesiastico. Gli stessi valori della religione cristiana rappresentano una componente essenziale dell’odierno Stato liberaldemocratico, il quale si fonda essenzialmente su due principi: La libertà e l’uguaglianza (11). Il Leviatano di Thomas Hobbes è l’emblema di tali ordinamenti: una costruzione artificiale, razionale, secolarizzata, che nasce quando «gli uomini di una moltitudine concordano e stipulano – ciascuno singolarmente con ciascun altro - che qualunque sia l’uomo o l’assemblea di uomini a cui verrà dato dalla maggioranza il diritto di incarnare la persona di tutti loro ( cioè a dire di essere il loro rappresentante) , ognuno – che abbia votato a favore o che lo abbia votato contro – autorizzerà tutte le azioni e i giudizi di quell’uomo o di quell’assemblea di uomini alla stessa maniera che se fossero propri, affinchè possano vivere in pace tra di loro ed essere protetti contro gli altri uomini» (12). L’ordine moderno si presenta come giuridificato, funzionante meccanicamente, e sussistente in virtù di regole costitutive e performative: come sottolinea Norberto Bobbio, è il governo della legge e non il governo degli uomini, o, per usare le parole di Carl Schmitt, « il positivo diviene l’ultimo fondamento di validità» (13). Come vedremo nel corso del secondo Capitolo, il modello del ‘patto’ rappresenta la narrazione rassicurante della giustificazione del potere moderno: l’adesione del singolo individuo, il quale abbandona lo stato di natura per aderire al patto e sottomettersi al potere politico è avvertita già in Hobbes come esigenza della ragione che si genera dalla conflittualità naturale (14). Quella stessa conflittualità ‘geneticamente’ umana, che rende lo stato di natura un bellum omnium contra omnes, rivela una carica irresistibile di produttività politica, un’intrinseca ‘vocazione razionale’ a condurre gli individui verso l’adesione al patto sociale. L’antropologia terribilmente realista, ma al contempo speranzosa di Hobbes - perché confida nella ragione, nella possibilità di un auto-trascendimento della natura in artificio - in tal modo si rileva la più efficace teorizzazione del potere politico moderno ,per la sua radicalità, ma anche la più problematica: lo mette in evidenza chiaramente Carl Schmitt, il quale sottolinea che «nel ragionamento hobbesiano, altrimenti così sicuro, è insita un’indecisione proprio nel punto giuridicamente decisivo, e cioè nella giustificazione giuridica dello Stato a partire da un patto stipulato tra individui» (15). Al contempo, la convinzione hobbesiana della possibilità di una sintesi tra le istanze dei consociati che non solo aderiscono al patto sociale ma generano l’unità politica va ben al di là del nesso protezione – obbedienza. Essa implica la convinzione che il patto fondi l’ unità politica, e che il sovrano non si limiti a difendere i consociati, ma li ‘rappresenti’ , laddove la rappresentanza assume un valore metalegale, ‘esistenziale’ (16), generando il corpo sociale, trasformando un gruppo di individui in un popolo. Il potere politico moderno si ritrova allora continuamente a fare i conti con la sua origine spuria, problematica, di conflitto e con la perenne ricerca dell’adeguatezza nel ‘rappresentare’ il corpo sociale. Le due difficoltà sono facce della stessa medaglia, evidenziano come il destino del moderno sia tentare di esorcizzare, giuridificandolo, il ‘politico’ con la politica, per parafrasare la formula di Carl Schmitt. Nel far questo, esso non si occupa di ‘ cose politiche’ per natura: rientra in questa sfera tutto ciò che evidenzia un elevato grado di intensità di associazione e dissociazione, tutto ciò per cui un individuo può riconoscere un amico e un nemico (17). È politico ciò che è suscettibile di creare conflitto, muta nel tempo, e il potere moderno deve districarsi in questo equilibrio instabile di neutralizzazione e ripoliticizzazione del conflitto: in questa attività complessa la posta in gioco è la capacità di ’rappresentare’. Come sottolinea Severino (18) è un destino di angoscia, quindi, perché non lascia altra strada che quella di confidare nella ‘tecnica’ politica, giammai nelle questioni di ‘veritas’. Come vedremo nel corso del terzo capitolo, attraverso il confronto del pensiero di Böckenförde con quanto affermato da Habermas e Taylor, negli ultimi anni, nello Stato liberale e democratico, questa precarietà congenita del moderno assume toni più marcati: la dialettica parlamentare evidenzia le istanze diverse provenienti dal corpo sociale, ed il parlamento appare al contempo un centro di mediazioni di interessi precario ed inadeguato. Lo Stato liberaldemocratico che, secondo l’espressione di Habermas, rappresenta la forma più compiuta di Stato Moderno (19), svela, accentuandole, tutte le contraddizioni della modernità, al punto di apparire continuamente ad un punto di non ritorno: Carl Schmitt, commenta l’avvento del liberalismo politico in questo modo: «Il Leviatano come «magnus homo», come sovrana personificazione dello Stato in forma divina, è stato distrutto dall’interno nel XVIII secolo». La produzione teorica di Böckenförde fornisce un quadro di lettura molto esauriente delle complessità della costruzione statale moderna. il giurista tedesco è, come sottolinea Preterossi, è «un costituzionalista che, nel solco della tradizione tedesca, è anche un teorico della politica,un filosofo del diritto, uno storico della cultura giuridica e delle istituzioni giuridiche» (20). Questa sua poliedricità gli permette di fornire una lettura della modernità da diverse angolazioni. Sin dai suoi primi scritti, egli compie un raffinato lavoro di ricostruzione storica e di recupero dei concetti, attraverso le letture dei testi di autori ‘classici’ della modernità: Hobbes, Hegel, Schmitt e Lorenz Von Stein in primis, ma anche storici come Mirgeler e Brunner. Vi è un filo rosso che attraversa la produzione teorica tanto del Böckenförde filosofo, quanto del giudice costituzionale e del pensatore pubblico: l’attenzione riservata ai meccanismi che permettono alla colossale struttura del Leviatano di funzionare, rappresentando il corpo sociale, quando esso incarna i valori liberali. Di qui il dictum che ha reso il giurista così conosciuto anche in Italia: « lo Stato liberale secolarizzato vive di presupposti che non è in grado di garantire» e il giurista continua così - è opportuno precisarlo per smentire sin dall’inizio una possibile lettura ‘reazionaria’ dell’autore tedesco «Questo è il grande rischio che per amore della libertà lo Stato deve affrontare» (21). Nella dinamica di neutralizzazione e politicizzazione del conflitto Böckenförde inserisce un oggetto non spendibile: i valori sui quali si fonda lo Stato liberale. Sono valori che lo Stato non può produrre poiché è neutrale, eppure essi legittimano in tanta parte il potere costituito. L’opaco nucleo decisionista della politica, che nella teorizzazione Schmittiana è assolutamente affidato alla contingenza, alla decisione del sovrano, viene plasmato da Böckenförde proprio attraverso quell’insieme di valori presupposti dallo Stato liberale. Schmitt rinuncia a rispondere alle sfide proposte dal pluralismo degli ordinamenti politici novecenteschi, arroccandosi sull’idea di unità politica in termini preweimariani, egli afferma: «uno stato pluralista di partiti diviene uno stato totale non per vigore e efficacia ma per debolezza: interviene in tutti i campi della vita perché ci si attende da lui che assolva le rivendicazioni di tutti gli interessati» (22). Böckenförde, che utilizza lo strumentario concettuale schmittiano, – il politico è presente e determinante nella vita dello Stato – lo ribalta: non solo i valori democratici non erodono i fondamenti dello Stato, ma addirittura lo legittimano, forniscono mehrwert politico: Böckenförde tenta in questo modo di fornire una soluzione alla questione posta ma non risolta da Carl Schmitt, il dilemma del cristallo di Hobbes (23). La questione problematica è dove lo Stato liberale attinga quei valori che gli attribuiscono ninfa vitale. Il giurista tedesco esprime un’idea che era già stata di Max Weber, per cui la genesi dello Stato Moderno in Europa non sia un dato casuale, e che l’influenza dell’elemento religioso sia assolutamente determinante. Nello Stato liberaldemocratico tutto può essere messo in discussione, tutto può essere sottoposto alla prova del ‘politico’, tranne i due principi suddetti, perché questo minerebbe ‘concettualmente’ - prima che nella prassi politica - la possibilità di ‘scelte democratiche’ (24). Partendo da questo assunto, l’intera produzione teorica dell’autore, dalla tesi di dottorato in filosofia (25), agli scritti più recenti in materia economica e bioetica, appare caratterizzata dal tentativo di indagare genealogicamente il tracciato della libertà e dell’autonomia dei soggetti nella modernità, il che vuol dire verificare quanto vi sia di vero in quella che abbiamo definito la ‘narrazione rassicurante’ del patto, quanto ‘valgano’ i soggetti, le scelte poste in essere da questi ultimi, e quindi i contenuti politici che filtrano attraverso le procedure dello Stato Moderno. La Libertà moderna si riscopre come erede diretta della libertà germanica, le cui origini si trovano sin nella Germania di Tacito, la stessa rivendicata dagli umanisti tedeschi durante il XV secolo contro le pretese imperiali, la quale veniva presentata dai germanisti come il vero elemento caratterizzante della storia del popolo tedesco. Böckenförde sembra suggerire che il suo cammino per la piena attuazione sia quello che conduce allo Stato Moderno : « ‘ Il carattere fondamentale del diritto Statale comunitario tedesco è la libertà tedesca’ si legge nello Staatslexicon di Rotteck-Welcker. A questo punto si può parlare, con E. Hölze, di un vero e proprio cammino verso la libertà moderna accanto al diritto naturale: del cammino della libertà storica» (26). La libertà comunitaria germanica, quindi, diviene la libertà individuale, l’autonomia del soggetto moderno. Tutto ciò non senza la mediazione del pensiero cristiano. Questa idea emerge dai testi del giurista tedesco, e rimanda inevitabilmente alla riflessione di Hegel, perché, come ha scritto Viano, «Nelle mani di Hegel il tema della libertà, come caratteristica dell’età moderna, diventava centrale: il mondo moderno è il mondo della libertà quale diritto proprio di ogni uomo, ma anche come interiorità. Il germanesimo forniva il modello della società dei liberi, mentre il protestantesimo dava la dimensione dell’interiorità» (27). Se è così, se la vera matrice dell’ordinamento liberal democratico è in qualche modo riconducibile al messaggio cristiano, allora come si può definire il rapporto tra lo Stato e i contenuti ‘religiosi’? Come si può definire la teologia politica? Nella disputa a distanza tra due colossi del Novecento, Carl Schmitt e Hans Blumenberg, svoltasi tra le pagine della Teologia politica I e Teologia politica II di Schmitt, La legittimità dell’età moderna di Blumenberg ed il carteggio durato dal 1971 al 1978, Böckenförde può decisamente offrire un contributo ‘postumo’, prospettando qualle che, nel paragrafo conclusivo di questo lavoro abbiamo definito «un nuovo tipo di teologia politica». Lungi dal proporre nostalgicamente l’idea della possibile convergenza tra un presunto diritto naturale e il diritto positivo, che anzi lo trova profondamente scettico, il filosofo suggerisce una sorta di ‘terza via’. Egli, pur mettendo in discussione quell’assoluta ‘autonomia del moderno’ che riscontriamo negli scritti di Blumenberg, e dimostrandosi consapevole della rischiosità del ‘politico’ , della sua capacità di espandersi, investendo campi non ‘canonici’ ( la vita privata, la psiche del soggetto, le convinzioni degli individui), tuttavia supera la visione schmittiana che aveva opposto alla teoria di Blumenberg la autotrascendenza del moderno che rappresenta se stesso. Böckenförde prende in seria considerazione l’idea di una modernità proto moderna (28), pure suggerita da Schmitt, e la analizza compiutamente. L’impegno del giurista tedesco è sempre duplice, complice la sua attività di giurista ‘pratico’, di giudice costituzionale , ed al contempo di teorico e filosofo del diritto: analizzare da vicino i problemi che si trova ad affrontare lo Stato liberale, ed operare una riflessione teorica radicale, lavorando sui concetti. Molte delle questioni che hanno interessato le alte Corti tedesche nell’ultimo cinquantennio sono prese in esame dal giurista per fornire una chiave di interpretazione dei meccanismi che governano lo Stato Moderno. Si tratta dei meccanismi democratici che, per essere presi sul serio, per garantire «la democrazia come principio costituzionale» (29) devono assicurare l’autonomia dell’individuo, ma anche di meccanismi sotterranei, che attribuiscono al potere politico la legittimità al di fuori del mero circuito della legalità. Si pensi ai soggetti che, pur non essendo legittimati democraticamente, hanno potere decisionali nello Stato: il giurista cita i grandi investitori, oppure i sindacati (30). E si pensi alle agenzie di senso presenti nella società civile: le religioni, in primis, perché maggiormente plasmano le opinioni, creano consensi, aggregazione, sensi di identità, insomma, maneggiano il ‘politico’. Si possono allora depoliticizzare le religioni? Böckenförde, in particolare se lo chiede per la religione cattolica. E la sua risposta è “ La depoliticizzazione della Chiesa (…) sarebbe soltanto apparente, perché si limiterebbe a occultare il fatto che la Chiesa prenda sempre posizione in politica” (31). Una presunta neutralità politica areligiosa, apartitica, amorale è una specie di chimera a cui neanche il più radicale dei positivisti può aver mai seriamente creduto. (1) H. Lübbe, La secolarizzazione, storia e analisi di un concetto, tr. it. di P. Pioppi, il Mulino 1965, pag. 11 (2) G. W. F. Hegel, Filosofia dello Spirito, tr. it. di E. De Negri, La nuova Italia, Firenze, pag. 57 (3) H. Lübbe, La Secolarizzazione, storia e analisi di un concetto, cit.; M. Weber, Il lavoro intellettuale come professione, tr. it. a cura di D. Cantimori, A. Giolitti, Einaudi, Torino 1985. (4) H. Lübbe, La secolarizzazione, storia e analisi di un concetto, cit., pag. 17. (5) Ibidem, (6) H. Lübbe, Potere e secolarizzazione, cit., pag. 26, M. Stallman, Was ist Säkularisierung?, J. C. B. Mohr, Tubingen 1960, pagg. 5 ss. (7) I. S. J. Fucek, Il peccato oggi, tr. it. a cura di G. Pelland, E. P. U. G. , Roma 1996. (8) F. Trocini, Tra Realpolitik e deutsche Freiheit: il bonapartismo francese nelle riflessioni di August Ludwig von Rochau e di Heinrich von Treitschke, in “Rivista Storica Italiana”, N. CXXI, I, Aprile 2009, pagg. 338-387. (9) Illuminante, a tal proposito, appare la riflessione di C. Pasquinelli, Alla ricerca del moderno; C. A. Vico, I paradigmi della modernità, in B. Accarino, P. Barcellona, U. Curi, O. De Leonardis, G. Doppelt, L. Ferrajoli, F. Ferrucci, C. Pasquinelli, P. Pinzauti, P. Schiera, C. A. Viano, R. Wolin, Problemi del Socialismo/5, Sulla Modernità, Franco Angeli, Milano 1986. (10) J. Strayer, Le origini dello Stato Moderno, tr. it. a cura di A. Porro, Celuc, Milano 1975. (11) E. W. Böckenförde, L’ethos della democrazia moderna e la Chiesa, in Id. Cristianesimo, libertà, democrazia, tr. it. a cura di M. Nicoletti, Morcelliana, Brescia 2008 (12)T. Hobbes, Leviatano, tr. it. a cura di A. Pacchi, Laterza, Roma-Bari 2010, pag. 145. (13) L’espressione di Emge è riportata in. C. Schmitt, Scritti su Thomas Hobbes, tr. it. a cura di C. Galli, Giuffrè, Milano1986, pag. 57. (14) C. Galli, Contingenza e necessità, Laterza, Roma-Bari 2009, pag. 47. (15) C. Schmitt, Scritti su Thomas Hobbes, cit., pag. 54. (16) Il termine è utilizzato in C. Schmitt, Dottrina della Costituzione, tr. it. a cura di A. Caracciolo, Giuffrè, Milano 1984, pag. 27. (17) Cfr. C. Schmitt, Le categorie del politico, tr. it. a cura di P. Schiera, Il mulino, Bologna 1998. (18) E. Severino, Gli abitatori del tempo. Cristianesimo, marxismo, tecnica, Armando, Roma 1978. (19) J. Habermas, Teoria dell’agire comunicativo, tr. it. di P. Rinaudo, Il Mulino, Bologna 1986. (20) E. W. Böckenförde, Diritto e secolarizzazione, tr. it. a cura di G. Preterossi, Laterza, Roma- Bari 2007. (21) E. W. Böckenförde, Diritto e secolarizzazione, cit., p. 53. (22) L’espressione di Carl Schmitt è riportata, nonché accuratamente commentata da J. Freund, Les lignes de force de la pensée politique de Carl Schmitt, in “NouvelleEcole”, anno 19, n. 44, Aprile 1987. (23) C. Schmitt, Il cristallo di Hobbes, da Il concetto di politico in Id., Scritti su Thomas Hobbes, cit. (24) La posizione assunta da Böckenförde presenta, come vedremo, dei profili di somiglianza con quanto affermato in J. Habermas, L’inclusione dell’altro, tr. it. di L. Ceppa, Milano, Feltrinelli 1998. (25) E. W. Böckenförde, La storiografia costituzionale tedesca nel secolo decimo nono, tr. it. a cura di P. Schiera, Giuffrè, Milano 1970. (26) Ivi, pag. 123. (27) C. A. Viano, I paradigmi della modernità, in B. Accarino, P. Barcellona, U. Curi, O. De Leonardis, G. Doppelt, L. Ferrajoli, F. Ferrucci, C. Pasquinelli, P. Pinzauti, P. Schiera, C. A. Viano, R. Wolin, Problemi del Socialismo/5, Sulla Modernità, cit. , pag. 27. (28) Questo tema è ampiamente trattato in G. Preterossi, Carl Schmitt e la tradizione moderna, pagg. 183 e segg. (29) E. W. Böckenförde, La democrazia come principio Costituzionale in Id., Stato, Costituzione, Democrazia, tr. it. a cura di M. Nicoletti, O. Brino, Giuffrè, Milano 2006. (30) E. W. Böckenförde, La funzione politica delle associazioni economico-sociali e dei portatori di interessi nella democrazia dello Stato sociale, in Id., Stato, Costituzione, Democrazia, cit. (31) E. W. Böckenförde, Mandato politico della Chiesa? In Id. Cristianesimo, libertà, democrazia, tr. it. a cura di M. Nicoletti, Morcelliana, Brescia 2008 [a cura dell'autore]
IX n.s.
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Caserta, Mario. "Dinamica degli stati eccitati della formaldeide tramite teoria del funzionale-densità dipendente dal tempo in tempo reale." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/19529/.

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Abstract:
In questo lavoro abbiamo studiato lo stato fondamentale e gli stati eccitati della molecola di formaldeide, che rappresenta il più semplice fra tutti i composti organici contenenti il gruppo carbonile. In particolare abbiamo analizzato l'accoppiamento fra le eccitazioni vibrazionali e le eccitazioni elettroniche. Lo studio è stato realizzato tramite Teoria del Funzionale-Densità (DFT) e Teoria del Funzionale-Densità Dipendente dal Tempo (TDDFT) nei regimi di Risposta Lineare (LR-TDDFT) e di propagazione in Tempo Reale (RT-TDDFT), nell'ambito dell'approssimazione di densità locale (LDA) per il funzionale di scambio e correlazione e dell'approssimazione di campo medio di Ehrenfest per la dinamica semiclassica in tempo reale del sistema accoppiato elettroni-nuclei. Nella prima parte sono state caratterizzate le superfici potenziali dello stato fondamentale e degli stati elettronici eccitati determinate da moti nucleari relativi all'attivazione di un singolo modo normale, nel contesto della dinamica dei nuclei quasi-statica di Born-Oppenheimer. Le superfici potenziali sono state ottenute per lo stato fondamentale tramite DFT e per gli stati eccitati tramite LR-TDDFT. Nella seconda parte del lavoro, tramite un'opportuna scelta di configurazioni iniziali distorte, sono state eseguite delle simulazioni di dinamica molecolare delle eccitazioni elettroniche-nucleari accoppiate. Queste simulazioni sono state svolte nell'ambito della RT-TDDFT/Ehrenfest. Per queste eccitazioni accoppiate sono state analizzate e caratterizzate le oscillazioni nucleari attivate e le configurazioni geometriche molecolari.
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9

Brunelli, Luca. "Operatori tensoriali irriducibili e teoria di Wigner-Eckart con applicazioni." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amslaurea.unibo.it/24650/.

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Abstract:
In questa tesi viene studiata la simmetria rotazionale in teoria quantistica con particolare enfasi sugli stati e gli operatori rotazionalmente covarianti. Partendo dalla teoria quantistica del momento angolare viene poi sviluppata la teoria degli operatori tensoriali irriducibili fino al teorema di Wigner-Eckart. Sulla base di questa vengono riportate alcune applicazioni, come il calcolo di elementi di matrice di operatori scalari, vettoriali e diadici e del coefficiente di Landé dell'effetto Zeeman.
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10

Dalmonte, Benedetta. "Cinematica del corpo rigido: dalla formula fondamentale al teorema di Mozzi." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amslaurea.unibo.it/23360/.

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Abstract:
L'elaborato si basa sullo studio della cinematica del corpo rigido, ossia di un sistema meccanico costituito da infiniti punti materiali la cui distanza reciproca si mantiene costante nel tempo. L’interesse per questo tipo di problema risiede nel fatto che per un corpo rigido sono ammesse solo alcune tipologie di moto, ben classificabili: traslazione, rotazione, moto elicoidale. Per illustrare questo risultato, sintetizzato nel teorema di Mozzi, che costituisce il fulcro di questa tesi, sono stati sviluppati i seguenti argomenti: la formula di Poisson, la formula fondamentale della cinematica rigida e lo studio della composizione degli stati cinematici.
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Books on the topic "Teoria dello Stato"

1

Mineo, Mario. Lo stato e la transizione: Un saggio sulla teoria marxista dello stato. [Milano]: Unicopli, 1987.

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2

Calabrò, Gian Pietro. Diritto alla sicurezza e crisi dello Stato costituzionale: Saggio di teoria e filosofia del diritto. Torino: G. Giappichelli, 2003.

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3

Magnani, Carlo. Dall'epoca dello Stato all'epoca della Costituzione: Teorie e dottrine. Urbino: Quattro venti, 2002.

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4

Krapova, Iliyana, Svetlana Nistratova, and Luisa Ruvoletto. Studi di linguistica slava. Venice: Edizioni Ca' Foscari, 2019. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-368-7.

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Abstract:
I contributi raccolti nel presente volume delineano lo stato dell’arte delle ricerche di linguistica slava svolte recentemente nell’ambito della slavistica italiana. I saggi sono dedicati a temi di morfologia, sintassi, semantica, lessicologia, pragmatica, sociolinguistica e didattica delle lingue slave, in ottica contrastiva, sincronica o diacronica, secondo quadri teorici e approcci metodologici di scuole e tradizioni diverse. La grande varietà dei temi trattati dagli autori, non solo italiani, è la più viva testimonianza della vivacità e della ricchezza che oggi permeano lo studio delle lingue slave in Italia e non solo.
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Benigni, Valentina, Lucyna Gebert, and Julija Nikolaeva, eds. Le lingue slave tra struttura e uso. Florence: Firenze University Press, 2016. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-328-5.

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Abstract:
Il volume, che prende le mosse dal V Incontro di Linguistica Slava (Roma, 25-27 settembre 2014), riflette lo stato delle ricerche più recenti condotte in Italia nell’ambito di questa disciplina, proseguendo la tradizione già avviata alla fine degli anni ’80 dalla serie Problemi di morfosintassi delle lingue slave (Bologna 1988, 1990, 1991; Padova 1994, 1995), e poi rinnovata recentemente nei volumi che hanno seguito gli Incontri di Bergamo (2007), Padova (2008), Forlì (2010) e Milano (2014). Il presente contributo testimonia un ampliamento degli interessi oltre i confini della morfosintassi, verso altre aree della linguistica teorica e applicata, quali la pragmatica, la semantica, l’acquisizione e la sociolinguistica. Per la varietà dei temi trattati e delle metodologie utilizzate, la pubblicazione può interessare non solo quanti svolgono le loro ricerche, sia teoriche che applicate, nell’ambito delle lingue slave, ma anche gli studiosi di linguistica generale.
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6

Stato, governo, società: Per una teoria generale della politica. Torino: Einaudi, 1985.

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7

Teoria e storia delle forme di governo. Napoli: Guida editori, 2017.

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8

Busacca, Maurizio, and Alessandro Caputo. Valutazione, apprendimento e innovazione nelle azioni di welfare territoriale. Venice: Edizioni Ca' Foscari, 2020. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-408-0.

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Abstract:
Tra il 2017 e 2019 i due Autori hanno condotto una ricerca valutativa sui Piani Giovani della Regione del Veneto e sulle politiche giovanili locali. La ricerca è stata l’occasione per approfondire le modalità di funzionamento di coalizioni locali di welfare organizzate in modo reticolare e per coinvolgerle nella progettazione partecipata di un sistema di valutazione dell’impatto sociale. Lo SROI Explore è un mix-method che cerca di rispondere ai problemi storici della valutazione nell’ambito delle politiche sociali attraverso una strategia partecipativa e l’ancoraggio alle teorie incorporate nell’azione professionale con l’obiettivo di intensificare i processi di apprendimento degli attori coinvolti.
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9

Borri, Claudio, Luca Facchini, Giorgio Federici, and Mario Primicerio, eds. AIMETA 2005. Atti del XVII Congresso dell'Associazione italiana di meccanica teorica e applicata. Firenze, 11-15 settembre 2005. Florence: Firenze University Press, 2005. http://dx.doi.org/10.36253/88-8453-313-9.

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Abstract:
Il volume pubblica i contributi presentati al XVII congresso nazionale dell'AIMETA raggruppati nei vari settori della meccanica teorica ed applicata, e provenienti da una vastissima comunità scientifica. Ai settori classici si sono inoltre aggiunti temi di valenza interdisciplinare di notevole interesse e di alto contenuto innovativo per l'analisi dei quali sono stati proposti dei piccoli simposi di scambio. Articolato secondo le 52 sessioni (plenarie e parallele) il volume contiene così 290 lavori scientifici che spesso sono frutto di una cooperazione internazionale. In questo modo viene a porsi come un valido quadro della situazione attuale e delle prospettive future per la Meccanica.
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Genesi e sovranità: Le teorie dello Stato federale nell'epoca bismarckiana. Napoli: Jovene editore, 2010.

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Book chapters on the topic "Teoria dello Stato"

1

Bazzani, Armando, Marcello Buiatti, and Paolo Freguglia. "Lo Stato Vivente della Materia e Evoluzione." In Metodi matematici per la teoria dell’evoluzione, 1–28. Milano: Springer Milan, 2011. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-0858-8_1.

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2

Moretti, Valter. "I primi 4 assiomi della MQ: proposizioni, stati quantistici e osservabili." In Teoria Spettrale e Meccanica Quantistica, 253–307. Milano: Springer Milan, 2010. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-1611-8_7.

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3

Niero, Mauro, and Cristina Lonardi. "Benessere, stato di salute e qualità della vita: aspetti teorici e metodologici." In Cultura e salute, 103–19. Milano: Springer Milan, 2013. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-2781-7_8.

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4

Rizzi, Marco. "‘Plenitudo potestatis’: dalla teologia politica alla teoria dello stato assoluto." In Images, cultes, liturgies, 49–60. Éditions de la Sorbonne, 2014. http://dx.doi.org/10.4000/books.psorbonne.17070.

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5

Balboni, Paolo E. "1 • Una teoria dell’Educazione Linguistica basata su modelli, indipendente da fattori culturali." In Thesaurus di Linguistica Educativa: guida, testi, video. Venice: Fondazione Università Ca’ Foscari, 2022. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-607-7/001.

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Abstract:
Negli anni Settanta-Ottanta, quelli della rivoluzione copernicana in linguistica educativa / edulinguistica / glottodidattica, c’era una quantità ingestibile di novità, idee, proposte, dichiarazioni di principio, esplorazioni transdisciplinari. Era una situazione stimolante, propria dei paradigm shifts, ma era un mare in cui si poteva solo naufragare. Il mio contributo di fronte a tale complessità è stato quello di pensare a un’edulinguistica basata su modelli, intesi come strutture concettuali potenzialmente vere sempre e ovunque. I modelli sono ipotesi di verità, e quindi sono indipendenti dai valori culturali che plasmano i sistemi educativi. Credo sia il mio più importante contributo teorico.
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Balboni, Paolo E. "6 • La costruzione della competenza comunicativa." In Thesaurus di Linguistica Educativa: guida, testi, video. Venice: Fondazione Università Ca’ Foscari, 2022. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-607-7/006.

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Abstract:
Credo che il mio maggior contributo all’edulinguistica (italiana) sia stato, insieme alla definizione epistemologica, il lavoro di quarant’anni sulla costruzione della competenza comunicativa in lingue non native e il suo perfezionamento in L1 – volumi, saggi, ma anche una trentina di manuali tra il 1978 e oggi, in cui l’approccio e il metodo si concretizzano in percorsi da attuare in classi vere con studenti veri, guidati da insegnanti veri. Tra i volumi che attestano questo lungo lavoro ce ne sono tre che rappresentano compiutamente la mia visione dell’aspetto operativo della linguistica educativa: Didattica dell’italiano come lingua seconda e straniera (1994), Tecniche didattiche e processi di apprendimento linguistico (1998) e Le sfide di Babele (2002). Sono volumi su cui si sono formate generazioni di docenti, e di cui vado orgoglioso, anche per la sintesi tra dimensione teorica e divulgazione.
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Conference papers on the topic "Teoria dello Stato"

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Canfora, Fabrizio. "Il centro direzionale di Napoli: verso una città-territorio?" In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7985.

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Abstract:
Negli ultimi anni l’ascolto e l’osservazione della società, come via d’accesso alla pratica delle politiche di pianificazione ed alla sperimentazione di nuovi orientamenti progettuali, ha assunto progressivamente un ruolo più incisivo. In tal senso la letteratura sociologica ha fornito spunti interessanti di riflessione per la problematizzazione di nozioni come quelle di bisogno, identità e azione locale, centrali nelle pratiche e nelle teorie della pianificazione. Una risposta al bisogno di radicamento territoriale si osserva nella pianificazione urbanistica degli ultimi anni in molte città europee, tra cui Napoli. Infatti, le politiche urbanistiche della città solo di recente provano a travalicare gli strumenti urbanistici tradizionali di tipo vincolistico. Il contributo si propone di evidenziare i risultati di una ricerca, quale caso studio, condotta a Napoli in merito ad un intervento di progettazione urbana di notevole rilevanza sulla riorganizzazione della città e più nello specifico, nella porzione di quartiere in cui è stato realizzato: si tratta del Centro direzionale. L’obiettivo di questo contributo è quello di analizzare le fasi del processo di pianificazione. Sono state approfondite due macrodimensioni di analisi. La prima di matrice “organizzativa” in cui si analizza quanto il processo pianificatorio sia risultato “inclusivo” rispetto ai diversi stakeholders; la seconda di matrice “relazionale”, in cui si considera l’identità e il senso di appartenenza con il territorio delle diverse popolazioni che vivono il Centro. È stato valorizzato il capitale “bio-socioambientale”? In recent years, listening and observation of society has gradually assumed a greater role, to define new urban policies and planning modeling. In this sense, sociological literature provided causes for reflection, problematizing concepts as need, identity or local action; central key concepts in the practices and theories of urban planning. Lately, in many European cities (Naples included), urban planning provided a response to the need of territorial identity. Recently the urban policies overcome the traditional planning tools. This paper presents the results of a case study about the planning and restyling of a contemporary neapolitan “business district” called Centro direzionale. The aim of the paper is to described the urban planning process. I have considered two macrodimension of analysis. The first one is organizational: it examines how the project is inclusive for stakeholders. The second one is relational: it considers the territorial identity and the sense of community of the different populations livening on District. Has the "bio-socio-environmental capital” been improved?
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