Academic literature on the topic 'Teoria della narrazione'

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Journal articles on the topic "Teoria della narrazione"

1

Mazzone, Stefania. "Sovranità come narrazione in Paul Ricoeur." Aoristo - International Journal of Phenomenology, Hermeneutics and Metaphysics 2, no. 2 (September 20, 2019): 173–86. http://dx.doi.org/10.48075/aoristo.v2i2.23258.

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Abstract:
L’articolo intende evidenziare attraverso l’analisi di alcune opere specifiche di Paul Ricoeur -quelle che indagano i rapporti tra storia e verità, identità e oblio-la relazione in cui l’autore pone la costruzione dell’identità individuale in quanto processo metaforico e performativo e quella dell’identità collettiva in quanto espressione drammatica, con i processi narrativi, che riguardano le percezioni individuali e le raffigurazioni sociali. Ne consegue una teoria della rappresentazione dell’alterità, della costruzione identitaria e della narrazione della sovranità che impiega le categorie ermeneutiche ed euristiche di una fenomenologia in trasformazione dinamica. In questa prospettiva, si rinviene la posizione funzionale di concetti in definizione quali la memoria, il ricordo, l’oblio, in relazione al rapporto tra l’individuo e la sua storia, così come di una comunità col proprio racconto. Ne emerge una concezione della sovranità quale metafora di identità in bilico che Ricoeur considera stabilizzarsi solo nell’equilibrio delle alterità e nello scambio delle narrazioni. Ne consegue la necessità di una riorganizzazione filosofica, politica, ma anche storiografica quale urgenza di ridefinizione continua e permanente del mito narrativo, in un confronto incessante e vitale con le narrazioni individuali e collettive degli altri. Lo stesso monito etico e politico che Ricoeur ci lascia nei suoi ultimi scritti.
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2

Ferro, Antonino. "Pensiero onirico e teoria del campo." RICERCA PSICOANALITICA, no. 1 (March 2010): 31–52. http://dx.doi.org/10.3280/rpr2010-001004.

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Abstract:
L'Autore, attraverso delle vignette cliniche, descrive i punti chiave del proprio modello clinico e traccia il suo modello di mente: "thinking-feeling-dreaming". Il concetto di campo analitico, come vero e proprio luogo d'incontro emotivo e di trasformazione psichica, cosě come il pensiero onirico della veglia, si collocano al centro del lavoro analitico. Secondo l'Autore, il campo accoglie e genera quelle turbolenze protoemotive che le funzioni alfa del campo alfabetizzano di continuo; il lavoro del campo consente poi lo sviluppo degli apparati per sognare, sentire e pensare. In questa prospettiva, una narrazione clinica con un alto grado di insaturitŕ risulta essenziale per favorire il moltiplicarsi dei punti di vista, cosicché il campo analitico possa diventare matrice di storie possibili. In questo modo l'"impensabile" diventa una storia condivisa, attraverso una serie di passaggi emotivi che permettono di nominare ciň che il paziente non ha potuto fin lě rappresentare.
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Martino, Paolo. "Splendori e miserie della brevitas." Microtextualidades. Revista Internacional de microrrelato y minificción, no. 3 (May 25, 2018): 146–55. http://dx.doi.org/10.31921/microtextualidades.n3a11.

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Abstract:
Considerazioni sulle cause che hanno favorito la diffusione del microracconto. La brevità alle origini della narrazione e sua connessione con l’oralità. Opinioni di autori classici e prescrizioni della Retorica. Principio funzionale dell’economia. Forme espressive che richiedono la brevità. Ruolo della comunicazione digitale e fascino dell’incompiuto. Teoria della cooperazione del lettore; le presupposizioni e le implicature in pragmalinguistica. Il fenomeno della brevitas nella letteratura scientifica: l’abstract. Ruolo dei social networks: cinguettii e fandonie o bufale come microracconti efficaci Consideraciones sobre las causas que han favorecido la difusión de la microcuenta. La brevedad en los orígenes de la narración y su conexión con la oralidad. Opiniones de autores clásicos y prescripciones de Retórica. Principio funcional de la economía. Formas expresivas que requieren brevedad. Papel de la comunicación digital y fascinación de lo incompleto. Teoría de la cooperación del lector; las presuposiciones y las implicaciones en la pragmalingüística. El fenómeno de brevitas en la literatura científica: el resumen. Papel de las redes sociales: gorjeos y modas o búfalos como micro cuentas efectivas.
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Daddi, Cecilia. "Accettazione e cambiamento nella terapia di coppia: una prospettiva integrativa." TERAPIA FAMILIARE, no. 99 (August 2012): 5–30. http://dx.doi.org/10.3280/tf2012-099001.

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Abstract:
Questo lavoro viene presentato in una prospettiva integrativa di conoscenze consilienti, con un focus sulla teoria dell'attaccamento cui riferiscono vari approcci terapeutici con la coppia. Vengono analizzati contributi clinici con prospettive diverse per descrivere i processi di accettazione, il valore dell'autenticitŕ e la capacitŕ di regolazione emotiva, come dimensioni correlate. L'ipotesi di base č che l'ampliamento delle possibilitŕ adattive nella coppia comporta il riconoscimento e l'accettazione delle emozioni. Lo sviluppo di questi processi viene facilitato da capacitŕ di mindfulness e limitato da matching di attaccamento insicuro. L'autore descrive quattro sistemi adattivi intrapsichici e relazionali alla base dell'accettazione: disponibilitŕ all'esperienza, tolleranza delle emozioni, flessibilitŕ di risposta e funzione riflessiva. Tali sistemi possono ampliarsi nell'incontro tra le risorse della coppia e le capacitŕ di sintonizzazione e intersoggettivitŕ del terapeuta. In tal modo puň costituirsi una base sicura per l'espressione delle emozioni e lo sviluppo di una nuova narrazione condivisa.
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5

Moreno, Cesare. "La ricerca-azione nel contesto di un intervento sociale ed educativo: il progetto chance a Napoli dal 1998 al 2008." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 3 (February 2011): 197–217. http://dx.doi.org/10.3280/rip2009-003012.

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Abstract:
Chance č un progetto di ricerca-azione, promosso dal Ministero della Istruzione, dell'Universitŕ e della Ricerca alla fine degli anni '80, che ha affrontato il problema degli adolescenti in situazione di esclusione sociale, non affrontato dall'istituzione scolastica. Per il suo carattere sperimentale il progetto si č dotato di forti apparati di riflessione presidiati da professionisti di diversa estrazione culturale. Ciň ha premesso di esperire diversi cicli sperimentali, attingendo anche al livello teorico e di farlo a partire da punti di vista diversi. L'interazione con la ricerca scientifica teorica ed accademica ha prodotto una consapevolezza maggiore riguardo al ruolo della teoria e ha consentito di approfondire importanti temi derivati dalla riflessione sulle pratiche. Inoltre, l'attivitŕ di ricerca ha consentito di delineare diversi profili di competenze per i diversi operatori e un percorso per il loro sviluppo. L'acquisizione piů importante riguarda il ruolo dei conflitti in un particolare processo educativo: l'esistenza di conflitti e contraddizioni č la molla principale per lo sviluppo di una attivitŕ autentica di ricerca. Assumere la dimensione del conflitto nel progetto, sviluppare continue attivitŕ negoziali, č una dimensione isomorfa a quella della ricerca-azione e stabilisce un punto di contatto significativo tra ricerca-azione sul campo, intesa come ricerca di costrutti pedagogici operativi, e ricerca-azione di tipo teorico intesa come ricerca di costrutti di pensiero necessari a tenere insieme la complessitŕ delle attivitŕ messe in campo. L'approccio, fondato su diversi punti di vista, ha provocato emozioni e relazioni che possono trovare una espressione metaforica condivisa in quello che viene chiamato ‘mito di fondazione'. Questo ha un ruolo centrale per costruire una narrazione che rappresenti il punto di incontro tra le metodologie sperimentate e le storie professionali degli operatori.
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Wiseman, T. P. "Where was the Porta Romanula?" Papers of the British School at Rome 75 (November 2007): 231–37. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200003548.

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Abstract:
DOV'ERA LA PORTA ROMANULA?Nel corso dell'articolo ‘The Scalae (ex Graecae) above the Nova Via’, Papers of the British School at Rome 74 (2006), 237–91, Henry Hurst ha posto l'attenzione su una ‘presunta struttura muraria spoliata, collocata entro un taglio del substrato sterile’ che egli cautamente suggerisce ‘potrebbe essersi originata come parte della Porta Romanula all'interno delle fortificazioni palatine ‘romulee’’ (pp. 241, 243). Il suggerimento è basato sul ‘consensus’ che la Porta Romanula, cui fa riferimento Varrone, era situata ‘all'angolo nord-ovest del Palatino nelle vicinanze del presente sito’ (p. 274). Cio che Varrone realmente dice è che la Porta Romanula era situata vicino a due siti nel Velabrum, in qualche modo legata all'uscita alla noua uia, e che il Velabrum era stato una volta uno sbarco per il traghetto dall'Aventino. Il supposto consensus implica che i traghetti dall'Aventino di cui parla Varrone approdavano presso il vicino Tempio di Vesta, il che è altamente improbabile. Nel presente articolo si argomenta (a) che il Velabrum era un toponimo specifico sul la strada che andava dal Foro al Circo Massimo (l'area di San Giorgio in Velabro), (b) che la narrazione del percorso di Otho dal Tempio di Apollo al milliarium aureum nel 69 d.C. non offre nessun supporto alla teoria del consensus, e pertanto (c) che non c'è nessuna ragione per supporre che la struttura spoliata di Hurst avesse qualcosa a che vedere con la Porta Romanula.
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7

Brunazzi, Fabio, and Marina Oggero. "L'apprendimento tra narrazione e fasi della vita." EDUCAZIONE SENTIMENTALE, no. 13 (February 2010): 47–59. http://dx.doi.org/10.3280/eds2010-013004.

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Abstract:
Confrontando un modello di "apprendimento narrativo" con l'approccio psicosocioanalitico, emerge la differenza tra il processo di apprendimento ed il racconto dello stesso, che diventa una "ricostruzione della ricostruzione" e nel quale assumono importanza le particolari fasi di vita attraversate dagli intervistati, i momenti e le situazioni che portano all'avvicinamento ad un percorso di formazione personale. Vengono cosě individuate differenze e vicinanze tra le riflessioni delle teorie sulla narrativitŕ e quanto scaturisce dalle storie personali degli intervistati. Il modello teorico preso in considerazione sembra dare riscontro delle discontinuitŕ e delle crisi che si attraversano nel corso dell'apprendimento e del rafforzamento dell'identitŕ individuale e collettiva. Questo elemento č poi riferito al quadro teorico psicosocioanalitico e agli interventi formativi e di consulenza al ruolo che ne scaturiscono.
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Gallozzi, Marina, Anna Bruno, Assunta Maglione, and Greta Neri. "Il gruppo al lavoro: narrazioni, sguardi divergenti, altri setting." STUDI JUNGHIANI, no. 50 (January 2020): 101–14. http://dx.doi.org/10.3280/jun2-2019oa8882.

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Abstract:
L'articolo riporta l'elaborazione di un gruppo di lavoro svoltosi durante la giornata di studio dedicata al setting nella clinica junghiana contemporanea, tenutosi a Napoli nell'aprile del 2018. Vengono presentati due casi clinici attraverso una lettura delle peculiari caratteristiche assunte dal setting durante il trattamento e del senso che queste hanno avuto nella relazione analitica. Nel primo caso, l'e­la­bo­razione di contenuti legati al controtransfert vengono correlati alla possibilità di introdurre elementi della teoria della Psicoanalisi Multifamiliare in un lavoro individuale orientato analiticamente. Nel secondo caso, viene messa al centro della riflessione la problematica del denaro e del significato che può avere all'interno della relazione analitica in una continua dinamica di transfert e controtransfert. Infine, è riportato parte del fertile contributo dato dal gruppo al confronto, alla condivisione e alla riflessione clinica
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Bonati, Sara. "Dal climate denial alla natura da salvare: il riduzionismo nella narrazione dei cambiamenti climatici." RIVISTA GEOGRAFICA ITALIANA, no. 2 (June 2021): 53–68. http://dx.doi.org/10.3280/rgioa2-2021oa12032.

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Abstract:
Il concetto di ‘natura' nella narrazione dei cambiamenti climatici è spesso abusato e oggetto di strumentalizzazione. Ciò che ne consegue è una fitta rete di disinformazione e misinformazione. Il contributo, pertanto, vuole discutere i diversi modi in cui il concetto di natura è (ab)usato in relazione ai cambiamenti climatici, partendo dalla costruzione sociale della natura. A tale scopo è discusso il ruolo del riduzionismo nella promozione di un'idea di natura intesa unicamente in prospettiva antropocentrica, entro la quale si collocano diverse narrazioni dei cambiamenti climatici: da una parte, le retoriche di ‘saveclimate/nature', nel quale il clima/la natura sono intesi come risorsa da salvare; dall'altra, le teorie negazioniste, che sfruttano l'idea di natura costruita per mettere in discussione le evidenze offerte dalla scienza.
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De Pieri, Filippo. "Storie accademiche, storie pubbliche, patrimonio. La pianificazione urbana nell'Europa post-napoleonica attraverso i due siti Unesco di Nizza e La Chaux-de-Fonds/Le Locle." STORIA URBANA, no. 168 (November 2021): 141–63. http://dx.doi.org/10.3280/su2021-168006.

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Abstract:
L'articolo pone a confronto due siti recentemente iscritti nella Lista del patrimonio mondiale Unesco - La Chaux-de-Fonds/Le Locle e Nizza - focalizzandosi sui modi in cui le storie della pianificazione urbana del primo Ottocento sono state mobilitate nella costruzione di narrazioni pubbliche associate al patrimonio urbano. Per quanto simili narrazioni possano apparire discutibili se confrontate con l'evidenza documentaria disponibile, esse sembrano anche capaci di assumere un ruolo di stimolo per l'emergere di nuove ricerche su temi finora scarsamente osservati. I casi di studio offrono un interessante punto di vista per approfondire i legami reciproci che potenzialmente esistono tra storie urbane accademiche da un lato e narrazioni socialmente condivise del cambiamento urbano dall'altro. Se osservati insieme, questi due siti Unesco mostrano la necessità di un riesame comparativo della storia dei piani di primo Ottocento basati sulla griglia, specialmente nell'Europa napoleonica. Già interpretati come l'esito di teorie urbane implicite che privilegiavano l'organizzazione razionale, l'iniziativa individuale, la distribuzione uniforme delle opportunità, questi piani sostennero di fatto una notevole pluralità di immaginari sociali - ben esemplificata in questo caso dalla contrapposizione tra piani concepiti come supporto per il turismo internazionale e le attività di svago lungo la costa francese, e un piano concepito come supporto alla produzione industriale tra le montagne svizzere.
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Dissertations / Theses on the topic "Teoria della narrazione"

1

Tonetto, Chiara <1991&gt. "Gianna Manzini tra teoria e prassi della narrazione." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/7880.

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Abstract:
Uno dei tratti che più caratterizzano la produzione di Gianna Manzini è la costante tendenza alla riflessione sulla scrittura. Questo tema si realizza di volta in volta in forme diverse e il presente studio ha lo scopo di osservare le diverse modalità con cui viene affrontato. Ogni capitolo focalizza l’attenzione su alcuni anni della vita della scrittrice e sulle opere che risultano essere più significative in relazione all’argomento scelto; l’ordine cronologico di presentazione delle opere e la puntuale analisi dei testi permettono di seguire l’evoluzione del pensiero della scrittrice. Il punto di partenza sono i racconti giovanili nei quali emerge da parte dell’autrice l’interesse ad esplicitare e discutere le proprie idee di poetica; segue un periodo di intenso sperimentalismo al punto che la riflessione sulla scrittura e sulla forma romanzo diventano oggetto stesso della narrazione; infine, la produzione di Gianna Manzini si conclude con opere che coniugano istanza metaletteraria e motivi autobiografici. Emergono, grazie a questo studio, l’originalità della posizione di Gianna Manzini nel panorama letterario e il suo intimo rapporto con il mestiere di scrittrice.
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Cerutti, Dario. "Teorie e pratiche dello storytelling organizzativo. Applicabilità di modelli di comunicazione narrativa a imprese ed istituzioni: stabilizzazione metodologico-disciplinare e sviluppo operativo." Doctoral thesis, Università del Piemonte Orientale, 2020. http://hdl.handle.net/11579/115039.

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Abstract:
La tesi si colloca nel contesto di un Apprendistato di Alta formazione e ricerca, un percorso triennale orientato allo sviluppo sinergico di competenze di ricerca e di competenze operativo-professionali. I caratteri della formula prevedono il coinvolgimento di un soggetto privato proponente e di un’istituzione universitaria, i quali stabiliscono in modo condiviso motivazioni, contenuti ed obiettivi del progetto formativo. Le modalità di svolgimento rappresentano un presupposto interpretativo utile alla comprensione della vocazione marcatamente operativa del lavoro, che ha il suo obiettivo privilegiato nel tentativo di far convergere sapere (umanistico) e saper-fare. Oggetto dello studio è un’indagine pratico-teorica sulle strategie e sui meccanismi di comunicazione ad approccio narrativo che le organizzazioni complesse mettono in atto in diverse aree d’intervento e con diverse finalità strategiche: posizionare un brand, trasmettere valori, suscitare empatia ed emozioni, suggerire comportamenti d’acquisto, gestire le risorse umane… Tale argomento è di norma associato all’ampia ed inclusiva nozione di Organizational Storytelling, termine nel quale possiamo includere un insieme assai eterogeneo di pratiche creative e performative adottate da imprese o istituzioni e basate su un approccio narrativo alla realtà. Obiettivo ad ampio raggio del lavoro di tesi può essere considerato la stabilizzazione metodologica e concettuale della nozione e la sistematizzazione del suo uso in ambito organizzativo. Da un punto di vista strutturale, il discorso di tesi appare diviso in due macrosettori complementari: una prima parte di analisi teorico-formale, ed una seconda parte più rispondente alla vocazione operativa del progetto, dedicata cioè alla descrizione di casi-studio in cui le proposte formalizzate in precedenza hanno trovato concreta applicazione.
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DOMANESCHI, LORENZO. "Una cucina originale. Un’indagine qualitativa sulla “cucina di territorio” nel caso di una città del Nord Italia." Doctoral thesis, Università di Milano Statale, 2007. http://hdl.handle.net/10281/48973.

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Abstract:
This study invites not to reduce food as either an object of consumption or an industrial commodity: in order to bridge this gap, it moves away from the classical theory of commodification or from any kind of network theory, drawing on the idea of food quality as a new cultural practice. Following the practice turn in contemporary social science, especially in the case of consumption theory, the paper goes on analyzing some culinary practices of a bunch of cooks working in a North Italian urban area, drawing critically on the concept of "new cultural intermediaries", in order to explain the empirical process of social empowerment which make those subject more and more able to fix a specific definition of "quality food". Using the empirical material taken from a broader research work and focusing mainly on in-depth interviews to those mundane chefs, this study intend to present the sort of symbolic "governance" they could play in the cultural process of food qualification when, as it happens in our empirical case, it is equalize or sometimes reduce to territorial features.
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MORSELLI, CONCETTA ELISA CHIARA. "Sulle sponde del reale, l'immagine dello spazio architettonico tra tecnica e narrazione." Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11573/1207705.

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Abstract:
Il lavoro di tesi indaga l’aspetto percettivo ed emotivo legato alle immagini di architettura. Si è deciso di studiare non tutte ma una categoria ben precisa di immagini: le rappresentazioni figurative del progetto, nel passaggio dagli strumenti tradizionali del disegno alla fotografia e al digitale. Non si tratta dunque ancora di architettura costruita, ma di progetti che vengono anticipati, percettivamente, attraverso un’immagine in assenza dell’oggetto reale. L’interrogativo centrale della tesi emerge da una considerazione su una condizione attuale: negli apparati grafici del progetto di architettura, oggi più che mai l’attenzione è spostata sull’elaborazione di immagini-effetto che puntano ad attribuire allo spazio qualità affettive. In breve, le immagini di oggi, al pari delle opere d’arte mirano a sollecitare, attraverso una crescente pittoricità, un sentire corporeo ed emozionale che agisce sul soggetto percipiente indipendentemente dall’opera presentata.Lo studio della psicologia dell’arte, così come dell’estetica e della neuroestetica d’oggi, può essere un valido strumento per comprendere i fenomeni dell’attualità, considerando la marcata pittoricità di queste immagini. Applicare il metodo di analisi sviluppato in queste discipline allo studio delle immagini di architettura, si può suggerire un nuovo modo di “guardare” il progetto, sviluppando una terminologia adeguata che prenda in considerazione il fatto che le emozioni e le sensazioni prodotte incidono sul nostro modo di rapportarci e interpretare l’opera. L’importanza del coinvolgimento corporeo ed emotivo del soggetto percipiente sottoposto alla visione delle opere d’arte è, infatti, un tema di grande attualità. Le intuizioni formulate da David Freedberg negli anni Ottanta, sul “potere” che hanno le immagini in relazione alla loro capacità di suscitare reazioni emotive e pulsioni corporee, sono state verificate in ambito neuroscientifico: nel 1995 Antonio Damasio, nel saggio L’errore di Cartesio , inizia a suggerire una comprensione del rapporto emozioni-corpo attribuendo ai sentimenti un valore cognitivo; mentre in seguito alla pubblicazione nel 1999 del libro di Semir Zeki Inner vision. An exploration of art and the brain, viene inaugurato un nuovo ambito di ricerca che indaga il rapporto arte-cervello, la neuroestetica. A partire da queste considerazioni sulla situazione contemporanea, lo scopo della tesi consiste nell’elaborare un nuovo strumento di analisi delle immagini figurative di architettura, dal disegno al digitale, al fine di comprendere quale sia stato il processo che ha condotto all’autonomia estetica delle immagini d’oggi, suggerendo contestualmente un diverso modo di “guardare” il progetto di architettura. Questa considerazione si allinea con la posizione teorica espressa da Vesely, il quale afferma e si interroga sul perché tradizionalmente «possiamo comprendere […] e penetrare nelle intenzioni di un’iconografia complessa di una scultura o di una pittura; ma quando arriviamo all’architettura, il compito di solito si riduce alla formulazione di interpretazioni strutturali o formali che nella maggior parte dei casi non vanno oltre la comprensione tettonica o morfologica» . Per superare le letture “tradizionali” dovremo, in linea con il pensiero di Freedberg, interrogarci sui rapporti che intercorrono tra le immagini e le persone al fine di comprendere “che cosa” queste immagini riescono a fare. L’obiettivo posto può essere raggiunto solo a partire da un allargamento del campo di indagine, che deve essere ampio e diversificato; le analisi storiche condotte sulle immagini devono essere affiancate dagli strumenti forniti dalla storia dell’arte, dalla psicologia della forma, dall’estetica e dalla neuroestetica, al fine di comprenderne le reazioni che queste immagini generano sugli osservatori.
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5

CIAMMELLA, FABIO. "Transmedia Activism e pratiche comunicative. Analisi del processo di worldbuilding partecipativo e di co-creazione per le narrazioni dei movimenti sociali." Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/11573/1583112.

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Abstract:
L’elaborato nasce da una riflessione che si fonda sugli studi del transmedia e l’applicazione che questi possono avere in ambito culturale e sociale. Infatti, il transmedia è stato spesso associato a narrazioni di tipo pop, franchise mainstream o a dinamiche partecipative e creative riconducibili al fandom. Tale impostazione deriva dagli studi degli autori che per primi hanno utilizzato questo approccio con lo scopo di spiegare fenomeni comunicativi nel panorama mediale convergente (Jenkins 2003, Scolari 2009, Gomez 2010). In particolare, il transmedia è stato usato come aggettivo per descrivere le modalità di diffusione, attraverso diversi canali mediali, di contenuti appartenenti a un campo specifico, partendo dal classico transmedia storytelling fino all’informazione (transmedia journalism) o il marketing (transmedia branding). In questo caso, anche se si ritiene un’applicazione valida e puntuale, non sono mai emersi in modo coerente gli elementi peculiari del transmedia: la cultura partecipativa e la co-creazione di universi narrativi. Oppure, sempre con la stessa accezione, viene definita l’evoluzione di uno specifico medium nel sistema ibrido e digitale (transmedia television, transmedia cinema, etc.). Tali modalità di applicazione pongono, in parte, un limite stesso alla parola transmedia, non riuscendo a riflettere sugli elementi base di questo processo culturale e comunicativo che, non solo è uscito dalle dinamiche esclusive di produzione dei player e di fruizione dei fan, ma si è andato a integrare in modo evidente nelle routine quotidiane degli attori sociali. Partendo da questa riflessione, il lavoro vuole approfondire quei meccanismi attraverso cui si strutturano narrazioni transmediali endogene grassroots, non pensate strategicamente a monte. In particolare, si vuole indagare come il transmedia possa essere una risorsa importante per l’attivismo sociale, culturale e politico nella comunicazione dei movimenti sociali. Il lavoro si divide in tre parti, la prima è una riflessione teorica sul transmedia e la sua applicazione, primo capitolo; nello specifico viene proposta una ricostruzione critica della letteratura allo scopo di ricostruire l’evoluzione del campo di studi e osservare nuove possibili applicazioni. In particolare, viene avanzato un approccio socialmente orientato al transmedia (Couldry 2012). Quindi, nel secondo capitolo, sono presentate le teorie alla base dell’elaborato, in particolare la cultura partecipativa, nella sua evoluzione fino al participatory turn (Jenkins, Ito, boyd 2016), e la teoria delle pratiche (Shatzki1996, 2001; Reckwitz 2002), nella sua declinazione di pratiche mediali e comunicative, attivate in repertori mediali e figurazioni comunicative (Couldry, Hepp 2016). Lo scopo è stato quello di definire uno frame elastico di pratiche transmediali composto dagli schemi della spreadability (Jenkins et al 2013), della creatività distribuita e partecipativa (Literat, Glaveanu 2018) e, infine, del worldbuilding partecipativo. Nella seconda parte, terzo capitolo, viene presentata una ricostruzione della letteratura sugli studi della comunicazione dei movimenti sociali (Della Porta, Diani 2006) e le pratiche di attivismo mediale (Mattoni 2012) in funzione di un sistema comunicativo ibrido (Treré 2019). È presentata una definizione di transmedia activism e sintetizzate le caratteristiche che connotano questa dimensione. Il fine è quello di applicare gli schemi delle pratiche transmediali nell’analisi di un caso di studio specifico. La terza parte, quarto e quinto capitolo, è l’analisi del caso di studio La Casa delle Donne Lucha y Siesta di Roma, in particolare la campagna comunicativa #luchaallacittà. Ricorrendo a un approccio etnografico, anche di natura digitale (Pink et al 2016), grazie alla caratteristica del pluralismo metodologico (Ronzon 2008), si sono potute approfondire le pratiche comunicative e mediali, impiegate dalle attiviste, in funzione di una narrazione coerente disseminata su più piattaforme mediali. Quello che si è voluto restituire è un aggiornamento per ogni parte dell’elaborato, quindi sia teorico che di ricerca. Rispetto al caso di studio sono state discusse le evidenze emerse dall’analisi, in particolare sull’efficacia comunicativa offerta dal transmedia rispetto alla mobilitazione e al civic engagement. Al tempo stesso, grazie alla centralità assunta dalla narrazione, questo frame permette di rafforzare i valori simbolici fondanti del movimento. In relazione alla seconda parte, è emerso come il transmedia opera in modo complementare con le teorie dell’azione collettiva, e connettiva (Bennett, Segerberg 2012), il contropotere in rete (Castells 2009), l’identità multipla (Melucci 1996; Gerbaudo 2012) e le campagne comunicative per i movimenti sociali (Dutta 2011). In definitiva, anche rispetto alla prima parte, è emerso come il transmedia sia un frame elastico e fluido capace di genera un approccio di analisi replicabile per spiegare fenomeni comunicativi complessi.
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6

SCOLARI, BALDASSARE. "State Martyr Representation and Performativity of Political Violence." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251176.

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Abstract:
L’indagine prende in esame l’uso e la funzione politica della figura del martire nello spazio pubblico contemporaneo. La ricerca, pur nel riferimento consapevole alla consolidata letteratura ormai classica sull'argomento, ha tra i propri riferimenti filosofici specificatamente la teoria del discorso di Michel Foucault, con la sua metodologia dell’analisi discorsiva, e segue un approccio transdiscipli¬nare fra scienze culturali e filosofia. Essa ha come punto di partenza, come caso di studio, la rappresentazione mediale del politico e statista democristiano Aldo Moro quale martire di stato durante e dopo il suo assassinio per opera delle Brigate Rosse nel 1978. La ricerca si sviluppa sulla scorta dell’ipotesi di una connessione fra procedure di legittimazione dell’autorità politica e delle strutture di potere e l’emergere della figura del martire di Stato. Le rappresentazioni martirologiche sono considerate pratiche discorsive performanti, attraverso le quali la morte di Moro viene ad assumere il significato di un martirio per lo Stato, la Repubblica Italiana e i valori democratici. L’ipotesi di lavoro è che, attraverso l’allocazione dello statuto di martire, la morte di Moro acquisisca il significato di un atto (volontario) di testimonianza della verità assoluta e trascendentale dei diritti umani, garantiti dalla costituzione (in particolare articolo 2 della Costituzione Italiana), così come della necessità dello Stato come garante di tali diritti. Attraverso questa significazione, la figura di Moro assurge inoltre a corpo simbolico dello Stato-nazione, legittimando lo stesso e fungendo da simbolo d’identificazione collettiva con la nazione. Si tratta qui di mettere in luce il rapporto intrinseco fra la figura del martire e una narrazione mitologica dello Stato, dove mito sta a indicare un «assolutismo del reale» (Absolutismus der Wirklichkeit). La ricerca vuole altresì mettere in luce la dimensione strumentale delle rappresentazioni martirologiche di Aldo Moro, le quali hanno mantenuto e tuttora mantengono un’efficacia performativa nonostante il chiaro ed evidente rifiuto, espresso da Moro stesso, di essere sacrificato «in nome di un astratto principio di legalità.» La ricerca si propone di dimostrare la valenza di tale ipotesi di lavoro attraverso l’analisi dell’apparizione e diffusione delle rappresentazioni martirologiche di Aldo Moro in forme mediali differenti nell’intervallo temporale di quattro decenni. Il corpus delle fonti preso in esame include: articoli di giornali e riviste, i documenti prodotti da Moro e della Brigate Rosse durante i 55 giorni di sequestro, trasmissioni televisive (documentari e reportage), opere letterarie e cinematografiche. La teoria discorsiva e l’analisi archeologico-genealogica sviluppate da Michel Foucault fungono da base teorico-metodologica del lavoro. Il taglio transdisciplinare dell’indagine rende necessaria la distinzione di due diversi piani di ricerca. In primo luogo, ci si pone come obiettivo di individuare e analizzare le diverse rappresentazioni come elementi di una formazione discorsiva il cui tema comune è la morte di Aldo Moro. Si tratta di operare una ricognizione, attraverso il lavoro empirico, dei modi di rappresentare l’uccisione di Aldo Moro e di individuare le regole che determinano ciò che può essere detto e mostrato a tale riguardo. In secondo luogo, a partire da qui, ci si propone di fare un’analisi critica dell’uso e della funzione del linguaggio e della simbologia di matrice religiosa all’interno della forma¬zione discorsiva presa in esame. L'obiettivo è di mettere così in luce non solo il dispositivo di legittimazione politica che presiede alla costruzione della figura del martire, ma anche la sua polivalenza.
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ALESSANDRA, Campanari. "“IDENTITY ON THE MOVE” FOOD, SYMBOLISM AND AUTHENTICITY IN THE ITALIAN-AMERICAN MIGRATION PROCESS." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251264.

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Abstract:
Il mio lavoro di ricerca rappresenta un contributo allo studio dell'esperienza umana dello “spazio alimentare” come costruzione sociale che comprende sia i modelli del comportamento umano, e la loro relazione sensoriale con uno specifico luogo, sia l'imprenditoria etnica. Il nucleo di questo progetto di ricerca è rappresentato da un’indagine multi-generazionale del multiforme processo della migrazione italiana in America, laddove la cultura alimentare viene utilizzata come veicolo per esaminare come gli immigrati abbiano prima perso e poi negoziato una nuova identità in terra straniera. Lo scopo generale della tesi è quello di esaminare come il cibo rappresenti un collegamento nostalgico con la patria per la prima generazione, un compromesso culturale per la seconda e un modo per rinegoziare un'etnia ibrida per le generazioni successive. La lente del cibo è anche utilizzata per esplorare lo sviluppo dei ristoranti italiani durante il Proibizionismo e il loro ruolo nel processo di omogeneizzazione culinaria e di invenzione della tradizione nel mondo contemporaneo. Per spiegare come la cucina regionale in America sia diventata un simbolo collettivo di etnia e abbia potuto creare un'identità Italo-Americana nazionale distinta da quella italiana, ho adottato il modello creato da Werner Sollors e Kathleen Neils Cozen e sintetizzato con l'espressione di “invenzione dell'etnia”. Il capitolo di apertura esplora la migrazione su larga scala che ha colpito l'Italia e la storia economica italiana per oltre un secolo e prosegue con un’analisi storica sullo sviluppo dei prodotti alimentari nel tempo. La prima sezione evidenzia il significato culturale dell'alimento e il suo ruolo nella costruzione di un'identità nazionale oltre i confini italiani e prosegue con un’analisi sulla successiva variazione delle abitudini alimentari durante l'immigrazione di massa. Il capitolo conclude illustrando il quadro teorico utilizzato per teorizzare le diverse dimensioni dell'etnia. Partendo dall'ipotesi che l'identità sia un elemento socialmente costruito e in continua evoluzione, il secondo capitolo è dedicato all'analisi della natura mutevole del cibo, esplorata attraverso tre distinti ma spesso sovrapposti tipi di spazio: spazio della "memoria individuale"; spazio della "memoria collettiva"; spazio della "tradizione inventata". Lo spazio della “memoria individuale” esplora come i primi immigrati italiani tendevano a conservare le loro tradizioni regionali. Al contrario lo spazio della memoria collettiva osserva il conflitto ideologico emerso tra la prima e la seconda generazione di immigrati italiani, in risposta alle pressioni sociali del paese ospitante. L'analisi termina con la rappresentazione di generazioni successive impegnate a ricreare una cultura separata di cibo come simbolo dell'identità creolata. Il capitolo tre, il primo capitolo empirico della dissertazione, attraverso l'analisi della letteratura migrante mostra l'importanza del cibo italiano nella formazione dell'identità italo- americana. Questa letteratura ibrida esamina il ruolo degli alimenti nelle opere letterarie italo-americane di seconda, terza e della generazione contemporanea di scrittori. Il quarto capitolo completa la discussione seguendo la saga del cibo italiano dai primi ristoranti etnici a buon mercato, frutto della tradizione casalinga italiana, fino allo sviluppo di un riconoscibile stile di cucina italo-americano. A questo proposito, i ristoranti rappresentano una "narrazione" etnica significativa che riunisce aspetti economici, sociali e culturali della diaspora italiana in America e fa luce sull'invenzione del concetto di tradizione culinaria italiana dietro le cucine americane. La sezione termina con un'esplorazione del problema moderno relativo al fenomeno dell’Italian "Sounding" negli Stati Uniti, basato sulla creazione di immagini, colori e nomi di prodotti molto simili agli equivalenti italiani, ma senza collegamenti diretti con le tradizioni e la cultura italiana. Il capitolo finale fornisce una visione etnografica su ciò che significa essere italo-americani oggi e come i ristoranti italiani negli Stati Uniti soddisfano la tradizione culinaria Italiana nel mondo contemporaneo americano. Per concludere, considerando le teorie dell'invenzione della tradizione, due casi di studio esplorativi a Naples, in Florida, vengono presentati sia per analizzare come gli italo-americani contemporanei manifestano la loro etnia attraverso il cibo etnico sia per esaminare come il cibo italiano viene commercializzato nei ristoranti etnici degli Stati Uniti, alla luce della del processo di globalizzazione.
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Books on the topic "Teoria della narrazione"

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Dami, Roberto. I tropi della storia: La narrazione nella teoria della storiografia di Hayden White. Milano: Franco Angeli, 1994.

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Brusa, Elisabetta. 8 tesi per 150 anni. Venice: Edizioni Ca' Foscari, 2019. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-384-7.

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Abstract:
8 tesi per 150 anni è un filo rosso che parte dalle pagine di alcuni libri-tesi, preziosamente conservati tra le mura dell’Archivio Storico di Ca’ Foscari, per trasformarsi nel corso del 2018 nel simbolico volo di alcune rondini-studenti.Mettendo insieme voci provenienti dal passato e voci e corpi della nostra contemporaneità, Fucina Arti Performative Ca’ Foscari ha celebrato, nell’anno dei festeggiamenti per i 150 anni dell’Ateneo veneziano, gli otto Dipartimenti, dedicando ad ognuno di questi una performance realizzata partendo dall’elaborazione di una tesi.Spaziando cronologicamente (la prima tesi affrontata è del 1913) tra le diverse aree di studio – Economia, Studi Linguistici e Culturali Comparati, Scienze Molecolari e Nanosistemi, Filosofia e Beni Culturali, Studi sull’Asia e sull’Africa Mediterranea, Studi Umanistici, Management e Scienze Ambientali, Informatica, Statistica – e, itinerando tra la magnificenza di sale, aule magne, cortili e auditorium cafoscarini, Fucina – con i suoi abitanti virtuali, studenti provenienti da tutti e otto i Dipartimenti, a cui si sono aggiunti studenti del Conservatorio Benedetto Marcello e dell’Accademia di Belle Arti di Venezia – è riuscita a costruire un mosaico di narrazioni intrecciando temi, ricerche, personaggi storici e figure immaginifiche, che ha condiviso con un pubblico curioso e attento.Il testo che qui presentiamo è la testimonianza di quanto realizzato ed è costituito dalla raccolta degli otto copioni, elaborati di volta in volta da uno studente-curatore.La collaborazione con i direttori dei Dipartimenti, con docenti di discipline diverse, con il personale cafoscarino coinvolto nella sfida, oltre alla partecipazione di Ca’ Foscari Alumni e di altre istituzioni veneziane, insieme all’Agenzia di Venezia di Banca Mediolanum, ha trasformato quest’esperienza in un possibile modello universitario di ricerca performativa.Se chi legge riuscirà a mettere in movimento processi immaginativi, allora per tutti coloro che hanno vissuto e condiviso questo progetto ambizioso sarà un ulteriore traguardo raggiunto.Fucina Arti Performative Ca’ Foscari nasce con il nome di Cantiere Teatro Ca’ Foscari nel 2011 come spazio fisico e mentale, teorico e pratico, aperto durante l’anno accademico agli studenti dei vari Dipartimenti desiderosi di confrontarsi con tematiche e sviluppi del mondo delle arti performative, realizzando produzioni proprie. Nel 2018 Cantiere Teatro Ca’ Foscari, diretto da Elisabetta Brusa, si trasforma in Fucina Arti Performative Ca’ Foscari.
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Book chapters on the topic "Teoria della narrazione"

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Baratta, Aldo. "La mappa come teoria: sguardo, volo e narrazione in Daniele Del Giudice." In Studi e ricerche del Dipartimento di Lettere e Filosofia, 223–44. Firenze: Società Editrice Fiorentina, 2023. http://dx.doi.org/10.35948/dilef/978-88-6032-688-1.13.

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Abstract:
La teoria viene sempre più frequentemente declinata secondo una prospettiva cartografica, a partire da alcune espressioni che Lukács adopera in Theorie des Romans fino ad approdare alla critical literary cartography fiorita negli ultimi decenni. Quest’intervento intende indagare la presenza della mappa in quanto dispositivo teorico e narrativo all’interno dell’opera di Daniele Del Giudice.
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