Academic literature on the topic 'Teoria del testo poetico'

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Journal articles on the topic "Teoria del testo poetico"

1

Soranzo, Matteo. "Giovanni Gioviano Pontano (1429–1503) on Astrology and Poetic Authority." Aries 11, no. 1 (2011): 23–52. http://dx.doi.org/10.1163/156798911x546161.

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Abstract:
AbstractL'articolo esamina per quale ragione Giovanni Gioviano Pontano (1429–1503) ha spiegato in termini di causalità astrologica l'origine della sua autorità poetica, con lo scopo di illustrare un elemento di continuità tra Medioevo e Umanesimo. I testi presi in esame sono il poema Urania (scritto nel 1475–1494; stampato nel 1505), il dialogo Actius (scritto nel 1495–1499; stampato nel 1507), il commento al Centiloquio pseudotolemaico (scritto nel 1477; stampato nel 1512) e il trattato De Rebus Coelestibus (scritto nel 1475–1495; stampato nel 1512). Si sostiene che l'approccio astrologico all'autorità poetica di Pontano deriva dalla sua interpretazione del primo aforisma del Centiloquio, e che questa scelta era dettata dal tentativo di mettere in questione la teoria del furor poetico di Marsilio Ficino, le cui opere stavano diventando sempre più diffuse nel contesto della Napoli Aragonese alla fine del Quattrocento.
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2

Loreto, Paola. "«Inglesizzare» Dante: tre traduzioni recenti dell'Inferno da parte dei poeti americani." ACME 74, no. 2 (2022): 181–95. http://dx.doi.org/10.54103/2282-0035/18667.

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Abstract:
Il saggio mette a confronto tre fra le traduzioni più importanti della Commedia curate da poeti americani negli anni 2000, prendendo in analisi le loro strategie e tecniche traduttive e i conseguenti risultati estetici. La base del confronto sono le intenzioni traduttive dichiarate dai poeti-traduttori, il modo in cui hanno cercato di porle in pratica, e l’interpretazione dei loro risultati alla luce della teoria dei translation studies recente. Le idee di Lawrence Venuti sulle «versioni dei poeti» e su come leggere una traduzione, specialmente in un contesto di world literature, sono risultate particolarmente utili nel caso dei tentativi di questi poeti-traduttori di riscrivere un testo poetico autonomo, e di trasportare la complessità della poesia di Dante, potentemente padroneggiata, attraverso due tradizioni letterarie diverse.
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3

Versace, Stefano. "Decifrare il Madrigale di Leopardi." ENTHYMEMA, no. 29 (July 15, 2022): 1–15. http://dx.doi.org/10.54103/2037-2426/18307.

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Abstract:
Il saggio indaga una lirica di Leopardi, il Madrigale, inedita in vita, e ritrovata su un’unico foglio tra gli autografi delle carte napoletane. La breve lirica appare in due versioni, con alcuni versi varianti riportati in fondo all’autografo. Se dal punto di vista filologico è evidente che la versione posteriore sia la seconda, non è chiaro cosa esattamente la distingua dalla prima. Il mio argomento è che i testi del Madrigale sono distinti per alcune strutture poetiche (lo schema del fraseggio prosodico, la struttura metrica di un verso variante, e la distribuzione dei pronomi personali nel testo), che sono definite solo nella seconda versione. Dopo aver proposto un’analisi di queste strutture nel Madrigale, discuto criticamente alcuni fondamenti dell’approccio strutturale al testo poetico. Di qui lascio infine emergere una lettura che connette l’analisi strutturale all’estetica sociologica, e all’antropologia letteralmente decifrando la natura di ‘Dinggedichtnegativo’ del Madrigale
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4

D'Agostino, Alfonso. "campagna del Henares." Carte Romanze. Rivista di Filologia e Linguistica Romanze dalle Origini al Rinascimento 10, no. 2 (2022): 19–76. http://dx.doi.org/10.54103/2282-7447/18771.

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Abstract:
In vista di una nuova edizione del Cantar de Mio Cid, l’autore propone uno specimen dei vv. 285-294 e 404-556 dell’opera, pubblicati in una doppia edizione sinottica: un testo interpretativo e una ricostruzione critica. Il primo è fedele al manoscritto unico, limitandosi a correggere le sviste del copista; la seconda si basa sulla teoria metrica già illustrata dall’autore in altri saggi, ma fa appello anche alla tradizione indiretta, all’usus scribendi, alla conformatio textus e alla logica interna del racconto. Il testo è corredato da note filologiche.
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5

Diodato, Filomena. "La metafora tra scienze cognitive e scienze del vivente." PARADIGMI, no. 2 (August 2012): 181–92. http://dx.doi.org/10.3280/para2012-002013.

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Abstract:
L'articolo cerca di rintracciare le nuove frontiere della teoria della metafora, segnalando le sue relazioni con la seconda - e ormai terza - scienza cognitiva. Guarda inoltre alla metafora come a un momento ineliminabile del farsi della scienza, ambito nel quale il processo metaforico assume caratteristiche sui generis rispetto a quelle in opera sia nel linguaggio ordinario sia nel discorso retorico e poetico-letterario.
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6

BELMAR, ANTONIO GARCA, and JOS RAMN BERTOMEU SNCHEZ. "ATOMS IN FRENCH CHEMISTRY TEXTBOOKS DURING THE FIRST HALF OF THE NINETEENTH CENTURY:." Nuncius 19, no. 1 (2004): 77–119. http://dx.doi.org/10.1163/182539104x00034.

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Abstract:
Abstracttitle RIASSUNTO /title Gli ELMENS DE CHIMIE medicale di Mateu Orfila i Rotger (1787-1853) costituiscono una eccellente fonte storica per lo studio dell'ascesa e caduta della teoria atomica nella Francia della prima met dell'ottocento. Il libro fu ristampato otto volte fra il 1817 e il 1851; inoltre parecchie versioni ridotte furono pubblicate in inglese, spagnolo, tedesco, italiano e olandese. Vogliamo analizzare in primo luogo come la teoria atomica fu ricevuta dai libri di testo francesi appartenenti alle prime due decadi dell'ottocento. Gli atomi furono visti dagli autori francesi come strumenti pratici e non come novit teoriche. Vedremo come ci occorre nelle prime edizione dei libri di testo di Orfila e Thenard. Alla fine del 1820 nuovi metodi per il calcolo di pesi atomici furono introdotti nei libri di testo, insieme alle formule di Berzelius. Vedremo come la teoria atomica raggiunge il suo punto culminante nei libri di Orfila e Thenard tra le edizioni del 1827 e 1835. Per ultimo discuteremo perch Orfila cancell i pesi atomici della settima edizione del suo libro pubblicato nel 1843. Analizzeremo i suoi argomenti epistemologici, la sua visione della differenza fra atomi ed equivalenti, i suoi interessi per la chimica vegetale e animale e le costrizioni istituzionali (programmi ufficiali) per quello che si riferisce alla teoria atomica. Non si pu ridurre ad un solo motivo la reazione di Orfila rispetto alla teoria atomica nella decade del 1840. Lui scelse una posizione particolare fra le varie prese in quegli anni dagli autori francesi di libri di testo
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7

Iurlaro, Francesca. "Il testo poetico della giustizia. Alberico e Scipione Gentili leggono la Repubblica di Platone." ΠΗΓΗ/FONS 2, no. 1 (2017): 177. http://dx.doi.org/10.20318/fons.2017.3858.

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Abstract:
Riassunto: Il presente contributo cercherà di gettare luce sulla ricezione della Repubblica di Platone (e, insieme, della Poetica di Aristotele) nel dibattito sulla poesia che in Età moderna vide protagonisti, fra gli altri, due importanti giuristi: i fratelli Alberico (1552-1608) e Scipione Gentili (1563-1616). Come giustificano questi autori l’affinità fra poesia e diritto? A quali auctoritates del passato fanno riferimento? Si mostrerà, in primo luogo, in che modo concepiscano tale rapporto; poi, attraverso quali fonti del dibattito cinquecentesco sulla poesia ne articolino gli estremi concettuali e, infine, come la lezione della Repubblica platonica possa chiarire la natura di tale dibattito, generalmente definito di matrice aristotelica piuttosto che platonica. Si vedrà come il rapporto fra poesia e diritto sia articolato, da un lato, attraverso una qualificazione dell’atto poético come analogo al procedimento retorico, proprio in aperta polemica con Platone; e dall’altro, come il rifiuto omerico espresso da Platone nella Repubblica apra una breccia ai due fratelli Gentili per affermare il primato di un altro poeta: Virgilio. Si concluderà suggerendo che l’analogia fra giustizia e poesia presente nella Repubblica costituisca una possibile chiave interpretativa del rapporto fra diritto e poesia, poiché è la presenza (non dichiarata) di un criterio platonico di giustizia a conferire validità normativa all’exemplum poetico.Parole chiave: poesia, ius gentium, retorica, Repubblica di Platone, Alberico Gentili, Scipione GentiliAbstract: The present contribution will shed light on the reception of Plato’s Republic (as well as of Aristotle’s Poetics) within the context of the early modern debate concerning poetry and poetic theory. Among the protagonists of this vivid debate, the two brothers and jurists Alberico (1552-1608) and Scipio Gentili (1563-1616) played a significant role in vindicating the existence of a strong relationship between law and poetry. In order to address this question, it has first to be assessed to which auctoritates of the past they relied upon to justify this relationship (and how they conceive of it); secondly, this article will read this phenomenon within the context of the 16th century debate concerning poetic theory. In this respect, Plato’s Republic plays a fundamental role in clarifying the conceptual stakes of such debate. In this perspective, I will argue that the relationship between law and poetry is addressed by both the Gentili brothers in terms of an analogy between poetry and rhetoric, and between rhetoric and law (in an anti-Platonic vein); on the other hand, the Gentilis seem to support Plato’s rejection of Homeric poetry in order to assess the primacy of another poet: Virgil. To conclude with, I will suggest that the parallel between poetry and justice (drawn by Plato in his Republic) might provide a possible interpretation of the relationship between law and poetry in the thoughts of Alberico and Scipio Gentili, where an implicit platonic criterion of justice seems to validate the legitimacy of the poetic exemplum.Keywords: poetry, ius gentium, rhetoric, Plato's Republic, Alberico Gentili, Scipio Gentili
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8

Giannacco, Valentina. "L’ideale di santità di Ildegarda di Bingen (1098-1179)." De Medio Aevo 14 (June 26, 2020): 43–52. http://dx.doi.org/10.5209/dmae.69895.

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Abstract:
L’ideale di santità di Ildegarda di Bingen emerge non soltanto dalle agiografie composte in onore di Disibodo e Ruperto, patroni dei due monasteri in cui l’agiografa visse, ma anche nella Symphonia armoniae celestium revelationum, un ciclo poetico-musicale in cui è ricostruita l’intera storia della Chiesa, dalle origini apostoliche fino alla nascita del monachesimo. Un ruolo fondamentale in questa ricostruzione è riservato a Maria e alla sua funzione materna. La Vergine ricongiunge la creazione del mondo veterotestamentaria alla rigenerazione del mondo avvenuta nel giorno dell’Incarnazione. Nel grembo di Maria e, quindi, in Cristo confluiscono tre livelli di lettura del testo del Genesi: la creazione (piano letterale), la Chiesa (piano allegorico) e il monachesimo (piano morale-tropologico). Anche Disibodo e Ruperto partecipano ai tre livelli dell’interpretazione genesiaca, ma in loro trova soprattutto spazio il piano morale. Sono, infatti, espressione dell’ascesa dell’uomo nel cammino di virtù, che ha come meta finale l’unione con Cristo.
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Story, Joanna, Judith Bunbury, Anna Candida Felici, et al. "Charlemagne's black marble: the origin of the epitaph of Pope Hadrian I." Papers of the British School at Rome 73 (November 2005): 157–90. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200003019.

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Abstract:
IL MARMO NERO DI CARLO MAGNO: L'ORIGINE DELL'EPITAFFIO DI PAPA ADRIANO IQuesto articolo presenta nuove evidenze che identificano l'origine del marmo nero dell'epitaffio di papa Adriano I, conservato attualmente nel portico di San Pietro in Vaticano. L'epitaffio fu commissionato da Carlo Magno dopo la morte di Adriano (avvenuta il 26 dicembre del 795) ed è il più eminente esempio attualmente esistente di epigrafia carolingia. È un pezzo maestro del rinascimento carolingio. Questo articolo dimostra attraverso analisi paleontologiche, petrologiche e geochimiche che la pietra per l'epitaffio fu cavata nei pressi del flume Meuse, vicino Namur in Belgio, in un'area situata all'interno delle estese proprietà della famiglia Carolingia. Inoltre, si deduce che la pietra nera fu scelta con il consapevole intento d'imitare le espressioni classiche delle risorse imperiali, e che unitamente all'indubbia qualita dell'epigrafe e del testo poetico, la scelta del marmo può essere interpretata come una testimonianza di eredità culturale e ambizione imperiale da parte del suo patrono, che fu incoronato Imperatore in Roma nel natale dell'800, in un luogo dal quale era possibile vedere l'iscrizione, cinque anni dopo la morte di Adriano.
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Leaman, Oliver. "How to interpret the Qurʾān: a moral issue?" Doctor Virtualis, № 17 (14 травня 2022): 213–36. http://dx.doi.org/10.54103/2035-7362/17856.

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Abstract:
Ci sono molti metodi diversi nell’interpretazione delle Scritture, e del Corano in particolare, e questi tendono a lavorare con diverse teorie del significato. Dopo tutto, la questione è cosa un particolare testo significhi effettivamente, e abbiamo bisogno di una teoria su come risolvere tali questioni, specialmente quando ci sono evidenti difficoltà nella comprensione del testo. Le argomentazioni tendono a spaziare su quale teoria del significato dia più senso al testo, o funzioni più adeguatamente come teoria del significato. Un metodo che non è stato adottato nel complesso è quello di vedere la questione almeno parzialmente come morale ed epistemologica. Dovremmo avere fiducia di poter comprendere interamente ciò che abbiamo davanti e come potremmo sapere di avere la risposta alle questioni semantiche che ogni testo porta con sé? Si potrebbe sostenere che un’etica della moderazione, dell’equilibrio e della moderazione sono importanti tecniche ermeneutiche che finora non sono state sufficientemente impiegate quando si discute su come comprendere e interpretare il Corano.
 There are many different approaches to interpreting scripture, and the Qurʾān in particular, and these tend to work with different theories of meaning. After all, the issue is what a particular text actually means, and we need a theory about how to resolve such questions, especially when there are apparent difficulties in understanding the text. Arguments tend to range over which theory of meaning makes most sense of the text, or works most adequately as a theory of meaning. One approach which has not been taken on the whole is to see the issue as partially at least moral and epistemological. Should we have confidence that we can understand entirely what is before us, and how would we know that we have the answer to the semantic issues that any such text brings along with it? It might be argued that an ethics of moderation, balance, and restraint are important hermeneutic techniques that up to now have not been sufficiently employed when discussing how to understand and interpret the Qurʾān.
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