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Ferrari, G., G. Giovannini, and A. Prinster. "Le sequenze Fast Fluid Attenuated Inversion Recovery (FFLAIR)." Rivista di Neuroradiologia 11, no. 2 (April 1998): 187–92. http://dx.doi.org/10.1177/197140099801100206.

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Abstract:
Lo sviluppo della sequenza FLAIR è nato dalla necessità di produrre immagini che mettessero bene in evidenza le lesioni situate nelle regioni periventricolari e subcorticali dell'encefalo. Tale sequenza, derivata dall'inversion-recovery, è caratterizzata da un lungo tempo d'inversione utile ad annullare il segnale del liquor e da un TE e un TR utili per produrre a livello del parenchima un segnale dipendente dal T2. Il lungo tempo d'acquisizione della FLAIR è stato sensibilmente ridotto con l'uso della tecnica utilizzata con le sequenze fast spin-eco. La selezione e l'accoppiamento dei parametri di sequenza è oggetto di analisi e i vari produttori hanno scelto differenti ed interessanti soluzioni, privilegiando a volte un ridotto tempo d'acquisizione, altre una ponderazione T2 più marcata, con un annullamento assoluto del segnale del liquor. L'uso di questa recente sequenza è presto divenuto d'elezione per il monitoraggio delle patologie demielinizzanti multifocali. Altri impieghi, in altre patologie, sono al vaglio di molti centri e l'ampliamento delle casistiche permetterà di comprendere quali sono le opportunità e l'efficacia offerte dall'utilizzo della sequenza Fast FLAIR.
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2

Sahin, E., C. Cingi, G. Eskiizmir, N. Altintoprak, A. Calli, C. Calli, I. Yilgör, and E. Yilgör. "Biocompatibilità e durata in vivo di cinque nuovi polimeri sintetici testati su coniglio." Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no. 2 (April 2016): 101–6. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-965.

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Abstract:
I materiali alloplastici vengono frequentemente utilizzati negli interventi di chirurgia plastica sul volto, quali la rinoplastica e la chirurgia ricostruttiva del naso. Ad oggi non è stato ancora individuato un materiale alloplastico con caratteristiche ottimali. Il presente studio sperimentale si propone di valutare la risposta tissutale e la resistenza nel tempo di cinque nuovi polimeri proposti come materiali alloplastici. Il presente studio è stato condotto presso un ospedale universitario di terzo livello. Sono state ricavate sei tasche sottocutanee sul dorso di 10 conigli che sono state usate per l’impianto di ciascuno dei polimeri testati più una tasca di controllo. Ciascuna delle tasche è stata escissa congiuntamente al tessuto circostante dopo tre mesi, ed è stata sottoposta ad un esame istopatologico. È stata quindi condotta una valutazione semi quantitativa con focus su neo angiogenesi, infiammazione, fibrosi, formazione di ascessi, presenza di cellule giganti multinucleate contenenti corpi estranei e stato dei polimeri testati. E’ stata inoltre effettuata una valutazione statistica, che per quanto riguarda la comparazione diretta fra la tasca di controllo e i polimeri II, III e IV non ha mostrato differenze significative in merito alla neo vascolarizzazione, all’infiammazione, alla fibrosi, alla presenza di ascessi ed alla presenza di cellule giganti multinucleate. Il polimero I ha invece mostrato un grado di fibrosi inferiore rispetto alla tasca di controllo (p = .027) and V (p = .018), benché le altre variabili prese in considerazione fossero sostanzialmente uguali. L’integrità nel tempo dei polimeri III (9 intatti, uno frammentato) e IV (8 intatti, 2 assenti) è stata migliore di quella ottenuta con gli altri polimeri testati. Questo gruppo di nuovi polimeri può essere considerato interessante per future applicazioni cliniche. Tutti i polimeri hanno mostrato risultati accettabili in termini di risposta dei tessuti, tuttavia i fenomeni di integrazione fibrovascolare sono stati maggiori nel caso dei polimeri II, III e IV. Inoltre la durata nel tempo dei polimeri III e IV è stata la migliore in assoluto.
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3

Dedé, A., C. Incarbone, and M. Campanella. "Neghentropia: la Fisica e l’Inizio della Vita." Medicina e Morale 48, no. 5 (October 31, 1999): 903–16. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1999.794.

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Abstract:
Il punto di vista della Fisica, relativamente all’Inizio della Vita, viene illustrato usando (in maniera molto semplice e senza fare uso di formule) concetti quali Calore, Lavoro, Energia, Irreversibilità ed Entropia. In pratica, quando spermatozoo ed ovulo si uniscono avviene un silenzioso ma significativo cambiamento: tramite il loro lillipuziano ‘matrimonio’ i due gameti, entrambi destinati altrimenti a disgregarsi in poche ore, riescono ad invertire la normale, universale tendenza al ‘disordine’ (aumento dell’Entropia, come sancito dal Secondo Principio della Termodinamica) ed avviano un processo ‘a catena’ che trasformerà miliardi di caotiche molecole in un organismo perfettamente funzionante. Sono anche riportate ulteriori considerazioni sull’argomento: innanzitutto, l’Irreversibilità è messa in relazione con il concetto di Probabilità nonchè la famosa questione della Freccia del Tempo (cioè la sua direzione di scorrimento); secondariamente, le informazioni sul DNA (il Progetto del singolo individuo) vengono chiaramente mostrate come l’unica cosa che effettivamente ‘sopravvive’ dall’iniziale agglomerato di atomi che costituiva la prima cellula; infine, considerando lo sviluppo umano (dal concepimento alla nascita) in termini di Percentuale di Accrescimento Giornaliera si riesce a vedere chiaramente come le prime fasi di vita embrionale risultano essere, in definitiva, le più significative in assoluto. In pratica, persino la Fisica (apparentemente lontana dalle questioni della Vita e della Morte) può rappresentare una chiara ‘voce’ dalla parte di chi, nel grembo materno, non è ancora in grado di far valere le proprie ragioni: si tratta di un’altra piccola tessera nel vasto mosaico di opinioni, considerazioni, nonchè fatti irrefutabili fortemente a favore della vita umana dal suo effettivo inizio.
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De Paula, Ignacio Carrasco. "Il concetto di persona e la sua rilevanza assiologica: i principi della bioetica personalista." Medicina e Morale 53, no. 2 (April 30, 2004): 265–78. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2004.643.

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Abstract:
La Bioetica personalista è una riflessione che affronta le questioni etiche riguardanti la vita umana da una prospettiva che riconosce l’essere e la dignità della persona come valori assoluti, e, di conseguenza, pone come primum principium il rispetto incondizionato della loro inviolabilità e la tutela della loro libera espressione, in primis sul versante dei diritti umani. Nella prospettiva personalista il bonum, cioè il valore ultimo che misura l’agire morale, viene inteso come promozione dell’essere e della preziosità o dignità della persona in quanto persona. Il credente, sia esso un moralista, un filosofo, un bioeticista, o quant’altro, si trova a suo agio quando la sua mente percorre le vie della persona; egli, in altre parole, si sente particolarmente agevolato, similmente al pellegrino che dopo aver battuto sentieri impervi e sconosciuti, ritrova le strade familiari della sua casa. Nella dimora della persona, fede e ragione verificano la propria identità e forza, libere da patteggiamenti o da innaturali rinunce ai propri doveri e diritti; una morale personalista intesa come una sintesi organica e rigorosa è un desiderio che ancora si deve realizzare. Una Bioetica personalista dovrebbe, ad esempio, concedere maggiore spazio alla domanda propriamente etica, cioè se e perché l’embrione deve essere trattato come un qualsiasi essere umano, anche senza esplicitare il problema ontologico. Tre fondamentali ragioni possiamo addurre a fondamento della dimostrazione del primato valoriale della persona. La prima ragione è contenuta nella nota affermazione di S. Tommaso: “persona significat id quod est perfectissimum in tota natura, scilicet subsistens in rationali natura”. La dignità della persona trova qui un sostegno fortemente ontologico: chi è massimamente perfetto non può non essere riconosciuto e rispettato semper et pro semper, in ogni circostanza di tempo e di luogo, cioè in modo assoluto. Nessun valore creato - neanche il superamento di tutte le malattie e sofferenze - può reggere al confronto del valore di ogni singola persona. La seconda ragione fondativa è merito di I. Kant ed in fondo può essere interpretata come una applicazione della tesi di Tommaso d’Aquino: l’essere perfettissimum in tota natura resiste a qualsiasi tentativo di abbassarlo alla condizione di semplice strumento. Come dice il filosofo tedesco nel famoso paragrafo dei Fondamenti della metafisica dei costumi, la persona impone l’imperativo categorico di agire in modo da trattare l’umanità, in te e negli altri, sempre come fine e mai soltanto come mezzo. Infine, la terza ragione proviene da un brano molto noto, come i due precedenti, anche se poco utilizzato in ambito bioetico, forse per l’evidente contenuto teologico. Ci si riferisce alla definizione antropologica del documento conciliare Gaudium et spes che indica l’uomo come “la sola creatura in terra che Iddio abbia voluto per se stessa”.
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Agostini, Igor. "La sensibilità legislatrice della natura nella Dissertatio del 1770." Estudos Kantianos [EK] 8, no. 2 (January 28, 2021): 77. http://dx.doi.org/10.36311/2318-0501/2020.v8n2.p77.

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Abstract:
Questo articolo argomenta la tesi secondo cui la Dissertatio non solo attribuisce alla sensibilità, come noto, una funzione unificatrice dei dati empirici, ma pensa tale funzione nei termini di un’attività legiferatrice. In tal modo, la sensibilità, oltre ad essere indipendente dall’intelletto, assume su di sé la funzione che verrà consegnata nel 1781 ai principi dell’intelletto. Siffatta assunzione, peraltro, implica solo un’indipendenza dell’ordine intuivo da quello categoriale, e non configura un’indipendenza assoluta della sensibilità: lo spazio, quale condizione di possibilità di percezione dell’esteriorità, ed il tempo, quale condizione di possibilità di percezione della successione, hanno, a loro volta, quale condizione comune di possibilità, l’idea della presenza di Dio, costituendo il fenomeno della sua onnipresenza.
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Attílio, Luccas Assis, and Thiago Dumont Oliveira. "Investigando o Sistema Financeiro após a Liberalização." A Economia em Revista - AERE 24, no. 1 (September 1, 2016): 27. http://dx.doi.org/10.4025/aere.v24i1.24849.

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Abstract:
Na perspectiva das crises financeiras que têm assolado o sistema econômico global nas últimas décadas, torna-se relevante entender quais políticas podem as ter desencadeado, assim como compreender quais mecanismos acarretaram a sua propagação. O presente artigo visa a investigar o sistema financeiro sob a ótica de diversos autores, descrever a atual conjuntura e arquitetura financeira e relacioná-las aos eventos ocorridos no passado e atualmente. Discutem-se também políticas econômicas realizadas em vários países ao longo do tempo.
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Jesus Alves, Elaine, and Denilda Caetano de Faria. "EDUCAÇÃO EM TEMPOS DE PANDEMIA: lições aprendidas e compartilhadas." Revista Observatório 6, no. 2 (April 1, 2020): a16pt. http://dx.doi.org/10.20873/uft.2447-4266.2020v6n2a16pt.

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Abstract:
Em 2020, o mundo foi assolado por uma pandemia que exigiu o isolamento social das pessoas de todo o planeta para evitar o rápido contágio e a superlotação dos hospitais. No campo educacional, as aulas presenciais foram suspensas em mais de 150 países. Algumas instituições passaram a usar recursos tecnológicos para ofertar o ensino remoto. A pandemia evidenciou questões como o despreparo dos sistemas de educação e dos professores, desigualdades de acesso a internet e computador dos alunos, dentre outras. Considerando que as tecnologias já fazem parte do cotidiano das escolas há mais de 30 anos, nesse momento atípico há um estranhamento dos professores no seu uso improvisado com seus alunos. Este artigo tem como objetivo refletir o que esta situação de pandemia nos ensinou sobre a educação online no Brasil e as perspectivas que podemos vislumbrar neste campo no cenário pós-pandemia.
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Valente, Polyana Aparecida, Paloma Porto, and Denise Nacif Pimenta. "As portas abertas da história: a contribuição de Rita de Cássia para a história da saúde e das doenças no Brasil." História Oral 24, no. 1 (June 23, 2021): 299–318. http://dx.doi.org/10.51880/ho.v24i1.1160.

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Abstract:
O presente trabalho configura-se como uma construção narrativa sobre a trajetória de vida e profissional da professora titular e pesquisadora Rita de Cássia Marques. Por meio da metodologia de história oral pública, entrevistamos Rita visando a construção de uma narrativa sobre a sua história de vida, levando em consideração o fazer do historiador no contexto da pandemia de Covid-19 e a constituição do próprio campo da História da Saúde e das Doenças no Brasil, campo em que atuou de forma pioneira no Brasil. Por meio da função social que a memória de Rita exerce sobre a construção do campo da História da Saúde e das Doenças e como essa experiência nos ajuda a pensar o tempo presente assolado pela pandemia e o fazer historiográfico por meio da temática do envelhecimento. Rita nos proporciona uma viagem no tempo, que atravessa os caminhos geracional, de gênero, raça, e personagens históricos de temporalidades distintas.
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Clavijo, Milagro Martín. "L’umorismo sovversivo di Eva in paradiso." Zbornik radova Filozofskog fakulteta u Splitu, no. 13 (2020): 3–18. http://dx.doi.org/10.38003/zrffs.13.9.

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Abstract:
Franca Rame e Dario Fo hanno creato numerosi spettacoli imperniati sulla donna del mito, del passato e del presente, rimaneggiando in continuazione i tradizionali modelli femminili tramandati nel corso del tempo. Eva, classico modello che incorpora il l ruolo della donna nella società, appare di frequnte nel repertorio dei due autori-attori. Quest’articolo si basa sull’analisi di due spettacoli che vedono Eva protagonista assoluta di un’altra versione della creazione del mondo: Il diario di Eva e Adamo ed Eva e si sofferma in particolare sul momento della nominatio rerum. Con questi due testi Rame e Fo propongono un’altra Genesi che rompe una tradizione narrativa che per secoli ha condizionato il rapporto tra i generi. La storia della creazione viene raccontata da due punti di vista: da quello dell’essere umano in genere e da quello femminile in specifico, quest’ultimo, caratterizzato da umanità, comprensione e un’alta dose di umorismo. Sarà infatti proprio Eva, che ha il dono della parola, a dare vita al creato attraverso il linguaggio.
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Forte, Bruno. "Considerazioni teologiche intorno all'ingegneria genetica." Medicina e Morale 41, no. 6 (December 31, 1992): 1063–73. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1992.1081.

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Abstract:
Lo studio, prendendo le mosse dalla considerazione che l'ingegneria genetica tocca la relazione tra uomo, natura e cosmo, nonché quella tra l'uomo ed i suoi simili, prende atto della diversità di ritmi che i tempi biologici hanno rispetto a quelli storici per via delle rilevanti possibilità che l'uomo ha di intervenire sulla realtà. L'ingegneria genetica è, così, inquadrata nella più generale "crisi ecologica", dalle profonde radici filosofiche che sono tratteggiate dall'Autore. Vengono poi valutate criticamente le accuse che la filosofia ha mosso alla tradizione ebraico-cristiana riguardo al rapporto uomo-natura. Lo studio evidenzia ed analizza, infine, come tale tradizione si fondi non sull'autonomia bensì sull'eteronomia dell'uomo, ovvero sulla relazione tra l'essere umano e il Creatore nella solidarietà con tutto il creato, visto nella sua "interiorità". Alla luce di tali premesse saranno eticamente accettabili quegli interventi di ingegneria genetica che riconoscono come premessa l'eteronomia fondatrice prima citata, cioè il rispetto della centralità ed il valore assoluto della persona umana, in una dinamica di etica della solidarietà e della responsabilità.
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De Caprio, Lorenzo, and Paola Cinque. "Il Medico Attore e l’Attore Medico." Medicina e Morale 50, no. 2 (April 30, 2001): 251–74. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2001.720.

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Abstract:
Il testo illustra i “difficili” rapporti, i grotteschi rimandi e le sotterranee intese tra teatro e medicina. Da un lato gli autori fanno emergere, anche paradossalmente, i caratteri “teatrali” della professione, dall’altro sottolineano il fatto che la maschera del medico nel Teatro abbia assolto costantemente una funzione di critica sociale richiamando costantemente, severamente, energicamente i professionisti della vita al rispetto dei valori, umani prima e morali poi, che contraddistinguono una professione che ha al centro dei suoi interessi l’uomo. Nello stesso tempo l’attore che si fa medico sulla scena permette di seguire con sorprendente fedeltà la nascita, l’evoluzione e l’ascesa del ruolo medico nelle società occidentali. Scena invariante dell’azione del medico si rivela la sofferenza umana e sua contro-parte la Morte, così, tra le polarità del medico che si fa attore, e dell’attore che si fa medico emerge un percorso storico che dal Tragico greco, giunge all’Umano cristiano, e poi passando per il Comico, ci porta al Dis-Umano contemporaneo.
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de Rienzo, Antonio. "Il giorno in cui il tempo si è fermato. Stati primitivi di non integrazione, working through multidimensionale e nascita del soggetto analitico." STUDI JUNGHIANI, no. 55 (August 2022): 9–30. http://dx.doi.org/10.3280/jun55-2022oa14072.

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Abstract:
Questo articolo si fonda su un'idea, ed è costruito intorno ad un'esperienza clinica che mi ha aiutato ad ampliarne la comprensione. L'idea, alla base del lavoro di diversi autori, è che quando il campo analitico è saturo di contenuti mentali primitivi e non integrati, il controtransfert somatico dell'analista è un prezioso indicatore di una forma di comunicazione profonda e dissociata. L'esperienza clinica, riguarda la difficile elaborazione di un controtransfert complesso e sfaccettato che ha avuto luogo durante le prime fasi dell'analisi di una paziente per me molto difficile da contenere, che comunicava in modo estremamente dissociato. Questa esperienza, descritta dettagliatamente nell'articolo, mi ha portato a formulare l'idea clinica che il campo transferale sia composto da strati distinti (psicoide, affettivo, verbale), e che ognuno di essi possa trasmettere informazioni diverse, anche contrastanti. A corollario di ciò, l'analista dovrebbe essere pronto ad accettare sensazioni, sentimenti e pensieri contrastanti allo stesso tempo, poiché potrebbero essere gli ingredienti di base di una complessa reverie. L'analista, in tale corcostanza, si troverebbe a contatto con la propria molteplicità interna allo stato grezzo, prima che un'immagine simbolica possa emergere per collegare tra loro i frammenti dell'esperienza. Tuttavia, lo scopo fondamentale di questo articolo non sta nel suggerire un'idea, ma nel condividere l'esperienza clinica di un complesso working through. Questa esperienza ha favorito, nella coppia analitica, la nascita di una nuova prospettiva relazionale più umana: la capacità di stare insieme nel tempo, in uno spazio transizionale dove non c'è né completa separazione né fusione assoluta.
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Ciccarelli, Roberto. "Il reddito di cittadinanza in italia: un caso di rivoluzione passiva." ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, no. 2 (November 2022): 23–36. http://dx.doi.org/10.3280/es2022-002003.

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Abstract:
A tre anni dall'introduzione del "Reddito di Cittadinanza" in Italia, nel dibattito pubblico non è stato compresa a sufficienza la reale portata di una riforma che vincola, almeno sulla carta, il riconoscimento di un sussidio di ultima istanza a precisi e rigidi obblighi. In questo articolo si forniscono una serie di ipotesi per spiegare questo fenomeno che sarà interpreta- to sia in termini culturali che politici. Si utilizzerà una categoria ripresa da Antonio Gram- sci, quella di "rivoluzione passiva", adeguatamente contestualizzata e rielaborata. Si spie- gherà come il reddito di cittadinanza sia configurabile, per come è stato concepito e per come è stato gestito fino ad oggi, nella stessa cornice. In particolare, sarà evidenziato il doppio ruolo svolto da una simile misura: da un lato, essa si muove in una prospettiva di giustizia sociale, ma riconosce un sostegno condizionato nel tempo solo a una parte dei po- veri assoluti statisticamente rilevati in base a criteri meramente fiscali; dall'altro lato, evi- denzia l'esigenza di un controllo sociale vincolato a un'idea astratta di lavoro e distingue i poveri abili al lavoro da quelli non abili.
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Di Pietro, M. L., M. Pennacchini, and M. Casini. "Evoluzione storica dell’istituto dell’obiezione di coscienza in Italia." Medicina e Morale 50, no. 6 (December 31, 2001): 1093–151. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2001.743.

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Abstract:
La storia dell’obiezione di coscienza è una storia antica, tanto che le prime testimonianze la datano già alla civiltà ellenica. Tuttavia, nell’antichità l’obiezione di coscienza non era un diritto, era una testimonianza di fedeltà a dei valori assoluti che può destare anche ammirazione, ma che non poteva trovare che risposte dure da parte dell’autorità politica, la quale si sentiva sfidata e minacciata. L’obiezione di coscienza, dunque, così come la intendiamo noi oggi, è una conquista delle civiltà giuridica moderna e in Italia il riconoscimento di tale istituto risale a tempi relativamente recenti. Obbiettivo di questo lavoro è la ricostruzione della storia giuridica dell’istituto dell’obiezione di coscienza nel nostro Paese sia negli ambiti in cui esso ha raggiunto una regolamentazione sia in quelli in cui non ha trovato tale riconoscimento. Tale ricostruzione ha messo in evidenza che, mentre l’istituto dell’obiezione di coscienza ha raggiunto un assetto definitivo in ambito sociale, si stanno, invece, moltiplicando in ambito sanitario le situazioni che possono richiedere all’operatore sanitario interventi in conflitto con la propria coscienza morale e deontologica.
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Silva, Gustavo Leite da, Alex Santos da Silva, and Yoshihiro Yamasaki. "Validação da assimilação de dados na inferência da refletividade de um radar com o sistema MM5." Revista Brasileira de Meteorologia 27, no. 1 (March 2012): 75–84. http://dx.doi.org/10.1590/s0102-77862012000100008.

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Abstract:
Em certas ocasiões o Estado do Rio Grande do Sul é assolado por sistemas meteorológico com manifestações atmosféricas atípicas e que se enquadram entre os fenômenos de mesoescala. A impossibilidade dos modelos globais simularem adequadamente diversos efeitos localizados, que ocorrem nas mais variadas regiões do globo, associada ao rápido aumento dos recursos computacionais, vem facilitando e induzindo, cada vez mais, o emprego de modelos de mesoescala para melhorar os conhecimentos sobre eventos anômalos e severos e até mesmo para utilização como ferramenta operacional em alguns centros de previsão do tempo. Para se avaliar a destreza de um modelo de mesoescala em prover previsões de precipitação, em escala espacial e temporal compatível com àquelas de um radar meteorológico Doppler, é implantado todo o sistema de modelagem de mesoescala, que constitui o MM5 na exploração da ocorrência de um evento relativamente severo de precipitação, ocorrido na região próxima da cidade de Canguçu/RS, no dia 11 de janeiro de 2008. O evento foi arbitrariamente selecionado para avaliação do modelo em inferir a refletividade do radar meteorológico instalado na cidade de Canguçu/RS, processando-se com e sem a assimilação de dados convencionais; bem como para abordar a análise da situação termo-hidrodinâmica e sinótica.
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Muratore, Vicenza, Margherita Maniscalco, Stefania Pitingaro, and Francesco Fazio. "MAGISTER VITAE: EDUCARE OGGI SECONDO UNA PROSPETTIVA ERMENEUTICA." International Journal of Developmental and Educational Psychology. Revista INFAD de Psicología. 1, no. 1 (June 11, 2016): 297. http://dx.doi.org/10.17060/ijodaep.2015.n1.v1.256.

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Abstract:
Tutti noi nasciamo, ma nessuno nasce libero: a nessuno è concesso di scegliere dove, come e quando nascere; Heidegger parla, infatti, di originaria finitezza.La nascita dell’uomo è caratterizzata da una certa datità, che consegna l’uomo all’intero anonimato, che lo accompagna fino a quando egli stesso non sarà capace di prendere coscienza di sé, di giungere ad una vita autentica.Il mezzo, lo strumento per realizzare il passaggio dall’inautenticità all’autenticità è individuabile nell’educazione; essa, infatti, consente all’uomo di crescere nel terreno fertile delle relazioni.I rapporti con gli altri, infatti, si configurano come il “luogo” per esercitare la propria libertà,caratteristica fondamentale per dar vita ad un sé autentico, reale e non più ignoto.In questo fondamentale passaggio, si inserisce il ruolo del magister vitae, colui che aiuta a raggiungere il “Bene” all’interno di una relazione diadica, fatta di scambi cooperativi, ed interpersonali. Un rapporto, non occasionale né formale, ma un vero e proprio “apprendistato” nel quale lo scolaro acquisisce gli strumenti cognitivi, affettivi e relazionali per attribuire significati sempre nuovi ed originali alla realtà circostante ed il magister si impegna a gestire le antinomie legate al rapporto autorità/libertà.Un’autorità nel senso pieno dell’etimologia della parola, essere “autore di autori”, ed una “libertà liberante”, nel senso che ciascun uomo è libero di realizzarsi secondo la propria volontà, ma soprattutto secondo le proprie potenzialità.È in questo scambio dialogico che l’educazione assume le caratteristiche di un “dono”, intesocome atto di amore che ha come fine la realizzazione dell’altro, attraverso l’espressione piena di tutto se stesso, in una logica di scoperta, di costruzione della “verità”. Una verità che non è assoluta, ma che si costruisce passo dopo passo, per mezzo sia delle competenze, non aride e sterili, del magister ma anche e soprattutto attraverso le sue doti umane che fanno di lui un uomo, un educatore, un magister vitae che nemmeno il tempo potrà far dimenticare.
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Merzagora, Isabella, and Alessandra Rancati. "Neonaticidio e infanticidio materno." RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no. 3 (December 2012): 107–24. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2012-003007.

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Abstract:
L'Ospedale Psichiatrico Giudiziario (OPG) di Castiglione delle Stiviere ospita le donne di tutto il territorio italiano che hanno commesso un reato e che sono state assolte per infermitŕ mentale. Su ottanta donne presenti attualmente in OPG, dieci hanno commesso il reato di omicidio ai danni del proprio figlio. L'etŕ media delle infanticide, al momento del fatto, č di 35 anni. La provenienza geografica prevalente č dell'area centro-nord; la diagnosi piů rappresentata č la depressione psicotica. Le strategie terapeutiche e riabilitative, adottate in OPG, sono rivolte, in primis, alla riduzione, idealmente alla scomparsa, della pericolositŕ sociale, che si consegue con un miglioramento clinico che porti a sufficiente "consapevolezza" del reato e della malattia e ad un controllo dell'aggressivitŕ: l'esito desiderato di tali strategie č un buon reinserimento sociale. Nei casi di figlicidio appare di rilevante importanza il percorso psicoterapeutico che prevede una sorta di "elaborazione" del reato e di "rinascita interiore" per poter far fronte alle complessitŕ del futuro. In questi casi spesso sono i genitori o, comunque, i familiari a farsi carico di queste donne, mentre il marito tende ad abbandonare la donna. Le donne che commettono il reato di infanticidio, spesso in una fase di scompenso psicotico, presentano perlopiů un buon compenso psicopatologico non molto tempo dopo il reato. Il percorso di elaborazione appare in ogni caso molto difficoltoso e il rischio maggiore in degenza č quello di agiti autodiretti. Per effettuare una "dimissione sicura" dobbiamo tenere conto della paziente, delle famiglie interessate e, se presente, di una possibile altra vittima: al riguardo segnaliamo che la pericolositŕ sociale, qualora la donna abbia altri figli, appare non particolarmente persistente, specie se intesa restrittivamente, ovvero come la probabilitŕ di reiterare quel reato; infatti, nel caso della maggior parte delle infanticide il fatto di avere altri bambini non costituisce un rischio, bensě un fattore favorente per una buona ripresa sociale e per una ricostruzione interiore. Delle dieci infanticide ricoverate, tre sono prossime alle dimissioni.
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Chizzotti, Antonio, and Maria Elizabeth Bianconcini de Almeida. "CURRÍCULO E UTOPIAS EM MEIO AO NEGACIONISMO." Revista e-Curriculum 19, no. 1 (March 30, 2021): 1–9. http://dx.doi.org/10.23925/1809-3876.2021v19i1p1-9.

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Abstract:
Em tempos conturbados pela gravidade de uma pandemia avassaladora e pela proliferação de receituários improvisados, a avaliação científica de fenômeno de tal gravidade, como a Covid-19, constrange pesquisadores, atônitos com as providências intemperantes de agentes políticos, diante de um negacionismo – a deliberada negação de uma realidade patente, empiricamente identificável, utilizada como forma de escapar de uma verdade desconfortável. A análise desse acontecimento tem o condão de revelar os desacertos teóricos dos discursos negacionistas e as graves consequências práticas para a vida humana.A avaliação tornou-se uma prática rotineira na atividade acadêmica e consolidou-se como um meio de controle do discurso e da produção científica, afastando argumentos inconsistentes e práticas inconsequentes. Foi estendida à produção científica dos pesquisadores e tornou-se um mecanismo de regulação da vida acadêmica e um instrumento de governo da conduta ética em ciência.Nesse momento grave para a sanidade do País, assolado por assombrosa mortandade, a avaliação da pandemia não pode tolerar o bizarro discurso negacionista do poder público e obriga todos os cientistas, com longo tirocínio nos processos avaliativos, a exigir das autoridades públicas um discurso distante de fabulações fantasiosas e uma prática que, cientificamente, garanta a vida dos cidadãos.A edição deste volume, especialmente deste número, traz o esforço de muitos pesquisadores, empenhados em contribuir com a elevação ética e social do Brasil no campo da educação.Nessas condições dramáticas da vida, a Revista e-Curriculum mantém sua periodicidade, e esta edição 19, número 1, de janeiro/março de 2021 contempla vinte e quatro artigos, todos advindos da crescente demanda espontânea, respeitando a distribuição pelas diferentes regiões do Brasil, além de abarcar dois artigos de outros países de língua portuguesa. Os artigos estão organizados em torno das temáticas: currículo, cultura e políticas curriculares em diferentes áreas de formação e níveis de ensino; formação de professores alfabetizadores; educação infantil; pedagogia da alternância; pedagogia freireana; tecnologias em educação e seus desdobramentos; educação do campo/rural.
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Dal Pozzo, G., I. Fusi, M. Santoni, F. Dal Pozzo, G. Fabris, and M. Leonardi. "Patologia degenerativa disco-vertebrale ed ernia discale." Rivista di Neuroradiologia 8, no. 2 (April 1995): 259–308. http://dx.doi.org/10.1177/197140099500800218.

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Abstract:
I processi di invecchiamento e degenerazione discale sono caratterizzati da progressiva disidratazione del nucleo polposo e dell'anello fibroso e dalla loro trasformazione fibrosa. Tali alterazioni rappresentano ilmomento prelimnare più importante nella patogenesi dell'ernia del disco. La degenerazione discale si associa spesso ad alterazioni dei corpi vertebrali adiacenti caratterizzate da modificazioni strutturali in seno al midollo osseo della spongiosa vertebrale, sclerosi delle limitanti somatiche, osteofitosi, ernie di Schmorl. Ancora oggi si ritiene che, in presenza di una sintomatologia mieloradicolare, non si possa prescindere da un esame radiologico convenzionale della colonna vertebrale, nonostante la bassa sensibilità per la patologia degenerativa del disco ed in particolare per l'ernia. L'indagine consente in tempi rapidi una valutazione panoramica del rachide, valutando l'allineamento dei metameri vertebrali ed evidenziando eventuali alterazioni vertebrali di natura malformativa, degenerativa, infiammatoria o neoplastica. La saccoradicolografia e la mielografia consentono un'accurata diagnostica dell'ernia discale, mostrando i classici segni di compressione extradurale e permettendo di valutare gli effetti del carico e della postura sulle compresioni mieloradicolari. La discografia, metodica invasiva e non esente da rischi al pari delle precedenti, evidenzia le alterazioni degenerative iniziali ed avanzate del disco ed anche la fuoriuscita di materiale nucleare (ernia). Attualmente trova indicazione solo come momento preparatorio ai trattamenti percutanei dell'ernia discale lombare (nucleoaspirazione e nucleolisi). Un fondamentale e innovativo apporto per il progresso delle conoscenze sulla patologia degenerativa del rachide è stato offerto dalle nuove tecnologie diagnostiche, in particolare dalla tomografia computerizzata e dalla risonanza magnetica che, in maniera non invasiva, hanno fornito dati più precisi sull'invecchiamento e sulla degenerazione del disco intervertebrale, sull'ernia discale e sulle alterazioni osteovertebrali associate. La TC consente una precisa definizione delle alterazioni discali ed ossee più avanzate, mentre non è in grado di apprezzare iniziali fenomeni degenerativi. Permette inoltre di riconoscere direttamente l'ernia discale e di valutarne l'esatta topografia, le dimensioni, lo sviluppo, le caratteristiche strutturali e di stimare il grado di occupazione dello speco vertebrale. La TC è molto più affidabile a livello lombosacrale, rispetto ai tratti cervicale e dorsale, per la presenza di condizioni anatomiche particolarmente favorevoli. La RM, in considerazione della assoluta non invasività, dell'elevata risoluzione di contrasto e della possibilità di uno studio multiplanare diretto (proiezioni sagittali!) rappresenta senza alcun dubbio una grande innovazione nella diagnostica per immagini della patologia degenerativa disco-vertebrale. La RM è particolarmente sensibile ai fenomeni di degenerazione del disco intervertebrale, evidenziando alterazioni sia morfologiche che strutturali (bulging, riduzione di spessore, disidratazione, vacuum phenomenon, calcificazioni del nucleo polposo). Le sequenze Spin-Echo sono più utili nel valutazione della disidratazione del disco, le Gradient Echo nel rilievo delle calcificazioni e del vacuum phenomenon.
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Morais, David Maycon Ribeiro, Matheus Gabriel Morreiro, Pamella Suiane Sousa Santana, and Jailza do Nascimento Tomaz Andrade. "Uma análise do Índice de Abertura e Fechamento das microempresas no Brasil, Maranhão e Imperatriz, no período de 2018 a 2022 em um momento de Pandemia / An analysis of the Opening and Closing Index of Microcompanies in Brazil, Maranhão and Imperatriz, in the Period from 2018 to 2022 in a time of Pandemic." ID on line. Revista de psicologia 16, no. 63 (October 31, 2022): 570–79. http://dx.doi.org/10.14295/idonline.v16i63.3604.

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Abstract:
Resumo: A economia e a saúde passam por um dos momentos mais críticos dos últimos tempos, uma pandemia que tem assolado nações e consequentemente tem prejudicado inúmeros estabelecimentos comerciais, contribuindo diretamente para o desemprego e o agravamento da crise. Nesse cenário, o presente trabalho realizou um análise em torno dos microempreendedores e a forma como receberam o impacto de uma pandemia, mas como se sabe, várias empresas encerraram suas atividades no Brasil, consequentemente o Estado do Maranhão e o município de Imperatriz também foram atingidos. Sendo assim, o objetivo do estudo foi analisar o índice de abertura e fechamento das microempresas no Brasil, Maranhão e Imperatriz, no período de 2018 a 2022 – em um momento de pandemia. A abordagem adotada foi por meio de uma pesquisa bibliográfica, qualitativa e documental, sendo suficiente para atingir ao objetivo proposto. Portanto, pode-se compreender que o Brasil registrou saldo positivo na abertura de empresas no primeiro ano de pandemia de covid-19, em 2020. Por outro lado, o fenômeno ocorreu exclusivamente na modalidade sem nenhum trabalhador assalariado, ou seja, somente havia o proprietário ou sócio. Por fim, em Imperatriz, as MPEs encontraram outras formas de comercializarem os seus produtos e serviços, conseguindo manter seu negócio diante do desafio de se ataptarem ao cenário de isolamento social. Assim, segundo estudo realizado, no período de 2018 a 2022 – em um momento de pandemia, o mercado de trabalho de Imperatriz cresceu 21,32%, resultando em um ganho líquido de 742 pessoas oficialmente empregadas nesse período.Palavras chave: Pandemia. Economia. Crise. Abstract: The economy and health are going through one of the most critical moments in recent times, a pandemic that has devastated nations and consequently has harmed countless commercial establishments, directly contributing to unemployment and the worsening of the crisis. In this scenario, the present work carried out an analysis around micro-entrepreneurs and the way they received the impact of a pandemic, but as is known, several companies closed their activities in Brazil, consequently the State of Maranhão and the municipality of Imperatriz were also affected. . Therefore, the objective of the study was to analyze the opening and closing rate of micro-enterprises in Brazil, Maranhão and Imperatriz, from 2018 to 2022 - in a time of pandemic. The approach adopted was through a bibliographical and documental research, being sufficient to reach the proposed objective. Therefore, it can be understood that Brazil recorded a positive balance in the opening of companies in the first year of the covid-19 pandemic. On the other hand, the phenomenon occurred exclusively in the modality without any salaried worker, that is, there was only the owner or partner. Finally, in Imperatriz, MSEs found other ways to market their products and services, managing to maintain their business in the face of the challenge of adapting to the scenario of social isolation. Thus, according to a study carried out, in the period from 2018 to 2022 – at a time of a pandemic, the job market in Imperatriz grew by 21.32%, resulting in a net gain of 742 people officially employed in this period.Keywords: Pandemic. Economy. Crisis.
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Vasco, Marcela Roberta Guimarães. "Isso será e Isso foi Destruído: As imagens de Bento Rodrigues no Google Street View." ILUMINURAS 21, no. 53 (August 11, 2020). http://dx.doi.org/10.22456/1984-1191.105976.

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Abstract:
Em 5 de novembro de 2015, a barragem de rejeitos de mineração de Fundão, pertencente à mineradora Samarco (Vale/BHP Billiton), se rompe sobre Bento Rodrigues, subdistrito da cidade de Mariana (MG), destruindo quase completamente o pequeno povoado. Anos antes, porém, imagens de Bento Rodrigues foram captadas pelo serviço do Google Street View. A representação virtual do passado de um ambiente assolado assombram. Neste ensaio, procuro explorar essas imagens de um povoado que, ao mesmo tempo, será e foi destruído.
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Pascolati, Sonia Aparecida Vido. "REESCRITURAS DE ANTÍGONA E FACES MODERNAS DO TRÁGICO." Revista do Sell 2, no. 02 (January 13, 2011). http://dx.doi.org/10.18554/rs.v2i02.34.

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Abstract:
Em meio ao desenrolar da Segunda Guerra Mundial e pouco após o seu fim, dois dramaturgos resgatam o mito de Antígona celebrizado pelo texto clássico de Sófocles, redesenhando o perfil da heroína e reescrevendo as motivações e o desenvolvimento da ação dramática. Jean Anouilh, adotando a perspectiva da Resistência francesa à ocupação alemã, cria em Antigone (1942) uma personagem obstinada em defender um ideal de pureza quando os demais estão dispostos a transigir em nome da manutenção da ordem. O alemão Bertolt Brecht denuncia direta e profundamente as motivações econômicas da guerra de Hitler, colocando a protagonista de A Antígona de Sófocles (1948) em franca oposição a um Creonte que claramente remete ao insano ditador alemão. As reescrituras do texto sofocliano não só emprestam novos contornos a Antígona, como também provocam uma reflexão instigante quanto ao lugar do trágico e da tragédia no mundo moderno assolado pela guerra. As novas faces de Antígona delineadas em Antigone e A Antígona de Sófocles são também novas faces do trágico, possíveis pela recontextualização do mito clássico. Portanto, neste trabalho, pretendo apontar algumas dessas novas faces surgidas a partir do resgate de uma figura mitológica em tempos de destruição da humanidade e do humano.PALAVRAS-CHAVE: tragédia; trágico; Antígona; Sófocles; Jean Anouilh; Bertolt Brecht.
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Iannone, Roberto. "Bioetica e teatro per la vita: alla ricerca dei fondamenti epistemologici ed etici di un’Antropologia della Relazione." Medicina e Morale 60, no. 1 (February 28, 2011). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2011.180.

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Abstract:
In questo articolo la parola “crisi” viene posta come crisi della parola. L’angolo di osservazione di tale crisi è quello del Teatro. A partire dai fondamenti ontologici del Teatro abbiamo intrapreso un viaggio, in senso antropologico, che intende evidenziare tracce di Teatro nella vita quotidiana e nelle discipline che hanno come oggetto di studio la persona. Nel momento storico di rivoluzione biotecnologica e telematica e di “emergenza educativa”, la nostra proposta intende ri-valutare la qualità pedagogica del Teatro. Un Teatro ripensato, dunque, sia da un punto di vista rappresentazionale che pedagogico. Da questa seconda riflessione ne viene la proposta di un Teatro risolto totalmente in quella che abbiamo definito Antropologia della Relazione. Un’Antropologia di confine con solide basi scientifiche, umanistiche e umanizzanti. Alla luce poi delle nuove, sofisticate, possibilità mass mediatiche abbiamo avanzato la nostra proposta di Teatro Personalista. La domanda che ci siamo posti e a cui abbiamo tentato di rispondere è se sia possibile sanare e come, nel nostro tempo, la rottura tra Etica e Morale. La difficoltà maggiore che abbiamo incontrato nel dimostrare la nostra tesi è stata di ordine pregiudiziale: il Teatro, l’attore, continuano ad essere compresi nel luogo della finzione. Definendo quello teatrale luogo della non-non verità siamo certi di aver aperto la strada per una rinnovata comprensione di quel fenomeno umano che l’ambiguità della parola Teatro non risolve ma che ostinatamente continuiamo a pensare e comprendere nella sua assoluta serietà. ---------- The word “crisis” in this article is set as word’s crisis. Theatre is the viewing angle of such crisis. We have undertaken a trip, in an anthropological sense, from the Theatre ontological rudiments; the journey aims to emphasize everyday’s Theatre life guidelines and all of those disciplines that have as goal the person’s study. In the historical moment of biotechnology and telematics’ revolution and “educational emergency”, our proposal intends to re-evaluate the educational quality of Theatre. A re-thought Theatre: in a pedagogical point of view together with a representational point of view. And it is by proceeding from this second reflection that comes out a project of a Theatre that finds its total solution in what we have called Relation’s Anthropology. A borderline anthropology with solid scientific, humanistic and humanizing foundations. Furthermore, we have advanced a proposal on a personalistic Theatre: this idea comes from what we can, in our days, find across the highly developed mass-media opportunities. The question we made ourselves and which we tried to answer is whether we can rectify and how, in this moment, the rupture between ethics and morals. The greatest difficulty we encountered in trying our thesis was of preliminary nature: the Theatre, the actor, continue to be considered only fiction. By defining the Theatre a place of non-non truth, we are now confident to have paved the way for a renewed understanding of that human phenomenon in which the ambiguity of the word Theatre doesn’t solve, but in which we obstinately continue to think and understand in its absolute seriousness.
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Mele, Vincenza. "Gli organismi geneticamente modificati: la lettura bioetica personalista." Medicina e Morale 54, no. 1 (February 28, 2005). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2005.410.

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Abstract:
Le chiavi di lettura della bioetica della realizzazione e l’utilizzo degli OGM adottate nell’attuale dibattito culturale e filosofico sono: la filosofia del rapporto scienze sperimentali/etica e la filosofia del rapporto uomo/natura/ economia. Il rapporto scienze sperimentali/etica viene letto secondo due prospettive: la prospettiva scientista/progressista e la prospettiva precauzionista. La prospettiva scientista/progressista, cadendo nelle maglie della della fallacia scientifica e della fallacia naturalistica, sostiene che gli OGM sono eticamente da accettare, in quanto non si sono finora dimostrati dannosi. La prospettiva precauzionista, al contrario, supportata da un pregiudizio sostanzialmente antiscientifico, ritiene che la scienza non offra elementi di certezza sull’assenza di danno e che quindi spetti al diritto stabilire i criteri di accettabilità etica delle biotecnologie. L’orientamento personalista prende le distanze da entrambe, esprimendo i seguenti punti di vista: le scienze sperimentali, per il loro statuto epistemico, non possono offrire elementi di certezza assoluta sull’innocuità degli OGM, vanno quindi incrementate la ricerca e la sperimentazione case by case ed il follow-up nei lunghi tempi; i dati sperimentali finora acquisiti offrono elementi che sono probanti per stabilire il loro carattere di non dannosità e sono ritenuti irrinunciabili per un giudizio morale, che deve comunque tenere conto di elementi extrascientifici di valutazione. L’altro cardine filosofico di riferimento, che è i l rapporto uomo/natura/economia, si incentra sulla sostenibilità, concetto di matrice economica. I criteri della sostenibilità debole e della sostenibilità forte vedono rispettivamente la predominanza dello sviluppo economico sulla natura oppure la priorità della preservazione assoluta della natura sullo sviluppo. I diversi significati di sostenibilità sono motivati da concezioni radicalmente diverse di natura: la natura come risorsa, la natura come bene intangibile. L’orientamento personalista permette di superare la dicotomia incremento dello sviluppo/tutela della natura, con un radicale cambiamento di prospettiva, uno sviluppo non più sfrenato ed autonomo, che diventa sapiente amministrazione, ed una natura non più fine a se stessa, che diventa dono. Il concetto di amministrazione del dono affonda le sue radici nel libro della Genesi, laddove è scritto che Dio creò l’uomo e lo pose nel giardino dell’Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse. L’imperativo del coltivare sollecita l’uomo ad impegnare la sua intelligenza e la sua libertà per fare fruttificare il giardino, con l’avvertenza però di non dimenticare che esso proviene da una “originaria donazione di Dio”. L’imperativo del custodire chiama in causa la responsabilità dell’uomo nel custodire l’essere, l’essere delle cose e l’essere dell’uomo, che dalla creazione sono inscindibilmente connessi. Ed è proprio la connessione originaria che impone alla bioetica questa come domanda etica di fondo: nel nostro rapporto con la natura, che cosa perdiamo o acquistiamo di noi stessi, che uomini diventiamo? In definitiva il vero sviluppo che siamo chiamati a realizzare non riguarda l’economia e quindi l’avere di più ma la pienezza di un’umanità autentica, e quindi l’essere di più mediante l’agire virtuoso: un agire prudente, temperante e, per ultimo, ma non da ultimo, giusto. ---------- The reading keys of bioethics about the creation and the utilization of GMO that are adopted in contemporary cultural and philosophical debate are: the philosophy of experimental sciences/ethics relationship and the philosophy of man/nature/economy relationship. The experimental sciences/ethics relationship could be read following two perspectives: the scientistic-progressist perspective and the precautionary perspective. The scientistic-progressist perspective, getting involved in the scientific and naturalistic fallacy, sustains that GMO are ethically acceptable because up to now they do not prove to be harmful. On the contrary, the precautionary perspective, supported by a substantially antiscientific prejudice, affirms that science does not offer elements of certainty about the absence of damage and that thus it is up to the right to establish the criteria of ethical acceptability of biotechnologies. The personalist approach dissociates itself from both perspectives, affirming the following points of view: experimental sciences, because of their epistemic statute, can not offer elements of absolute certainty about GMO harmlessness, so it is necessary to increase research, case by case experimentation and long-term follow-up; experimental data acquired up to now offer probative elements for establishing their character of harmlessness and that are considered as irrenounceable for a moral judgement which in any case must take into account extra-scientific elements of evaluation. The other philosophical support of reference, the man/nature/economy relationship, is based on sustainability, a concept having an economical matrix. The criteria of weak and of strong sustainability reflect respectively the prevailing of economic growth over nature or the priority of absolute preservation of nature over development. The different meanings of sustainability derive from radically different ideas of nature: nature as a resource, nature as intangible good. The personalist approach allows to overcome the dichotomy between the increase of development and the protection of nature through a radical change of perspective, a development which is no more unbridled and autonomous, which becomes wise administration and a nature which is no more an end in itself but becomes a gift. The idea of administration of the gift is rooted in the Book of Genesis, where it is written that God created man and put him in the Garden of Eden to dress it and to keep it. The imperative of dressing it urges man to use his intelligence and freedom to make the garden fructify, with the advise of never forgetting that it derives from a “God’s prior and original gift”. The imperative of keeping it involves man’s responsibility in keeping the being, the being of things and the being of man that from creation are inseparably connected. It is precisely this original connection that imposes on bioethics the following question as a basic ethical question: through our relationship with nature, what we lose or acquire of ourselves, what kind of men we become? Finally, the true development we are called to realize does not concern economy and thus having more, but the fullness of an authentic humanity, that is to say being more by acting virtuously: acting prudently, temperately and, last but not least, rightly.
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Zuliani, Federico. "En samling politiske håndskrifter fra slutningen af det 16. århundrede : Giacomo Castelvetro og Christian Barnekows bibliotek." Fund og Forskning i Det Kongelige Biblioteks Samlinger 50 (April 29, 2015). http://dx.doi.org/10.7146/fof.v50i0.41248.

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Abstract:
Federico Zuliani: Una raccolta di scritture politiche della fine del sedicesimo secolo. Giacomo Castelvetro e la biblioteca di Christian Barnekow. Alla pagina 68 recto del manoscritto Vault Case Ms. 5086, 73/2, Newberry Library, Chicago, ha inizio il “Registro di tutte le scritture politiche del S[igno]r Christiano Bernicò”. Il testo è preceduto da un altro elenco simile, sebbene più breve, che va sotto il titolo di “Memoriale D’alcune scritture politiche, che furon donate alla Reina Maria Stuarda Prigioniera in Inghilterra l’anno di salute m.d.lxxxiii. Dal S[igno]re di Cherelles”. Il manoscritto 5086, 73/2 fa parte di una collezione di dieci volumi (originariamente undici) appartenuti a Giacomo Castelvetro e oggi conservati negli Stati Uniti. I codici, le cui vicende di trasmissione sono, in parte, ancora poco chiare, furono sicuramente compilati da Castelvetro durante il periodo che passò in Danimarca, tra l’estate del 1594 e l’autunno del 1595. Il soggiorno danese di Castelvetro ha ricevuto attenzioni decisamente minori di quelle che invece meriterebbe. Alla permanenza in Danimarca è riconducibile infatti l’opera più ambiziosa dell’intera carriera del letterato italiano: vi vennero assemblati, con l’idea di darli poi alle stampe, proprio i volumi oggi negli Stati Uniti. La provenienza è provata tanto dall’indicazione, nei frontespizi, di Copenaghen come luogo di composizione, quanto dalle annotazioni autografe apportate da Castelvetro, a conclusione dei testi, a ricordare quando e dove fossero stati trascritti; oltre a Copenaghen vi si citano altre due località, Birkholm e Tølløse, entrambe sull’isola danese di Sjællad, ed entrambe amministrate da membri dell’influente famiglia Barnekow. E’ a Giuseppe Migliorato che va il merito di aver identificato per primo in Christian Barnekow il “Christiano Bernicò” della lista oggi alla Newberry Library. Christian Barnekow, nobile danese dalla straordinaria cultura (acquisita in uno studierejse durato ben diciassette anni), a partire dal 1591 fu al servizio personale di Cristiano IV di Danimarca. Barnekow e Castelvetro si dovettero incontrare a Edimburgo, dove il primo era giunto quale ambasciatore del monarca danese e dove il secondo si trovava già dal 1592, come maestro di italiano di Giacomo Stuart e di Anna di Danimarca, sorella di Cristiano IV. Sebbene non si possa escludere un ruolo di Anna nell’introdurli, è più probabile che sia stata la comune amicizia con Johann Jacob Grynaeus a propiziarne la conoscenza. Il dotto svizzero aveva infatti dato ospitalità a Barnekow, quando questi era studente presso l’università di Basilea, ne era divenuto amico e aveva mantenuto i rapporti nel momento in cui il giovane aveva lasciato la città elvetica. Grynaeus era però anche il cognato di Castelvetro il quale aveva sposato Isotta de’ Canonici, vedova di Thomas Liebler, e sorella di Lavinia, moglie di Grynaeus sin dal 1569. Isotta era morta però nel marzo del 1594, in Scozia, ed è facile immaginare come Barnekow abbia desiderato esprimere le proprie condoglianze al marito, cognato di un suo caro amico, e vedovo di una persona che doveva aver conosciuto bene quando aveva alloggiato presso la casa della sorella. Castelvetro, inoltre, potrebbe essere risultato noto a Barnekow anche a causa di due edizioni di opere del primo marito della moglie curate postume dal letterato italiano, tra il 1589 e il 1590. Thomas Liebler, più famoso con il nome latinizzato di Erasto, era stato infatti uno dei più acerrimi oppositori di Pietro Severino, il celebre paracelsiano danese; Giacomo Castelvetro non doveva essere quindi completamente ignoto nei circoli dotti della Danimarca. La vasta cultura di Christian Barnekow ci è nota attraverso l’apprezzamento di diversi suoi contemporanei, quali Grynaeus, Jon Venusinus e, soprattutto, Hans Poulsen Resen, futuro vescovo di Sjælland e amico personale di Barnekow a cui dobbiamo molte delle informazioni in nostro possesso circa la vita del nobile danese, grazie all’orazione funebre che questi tenne nel 1612 e che venne data alle stampe l’anno successivo, a Copenaghen. Qui, ricordandone lo studierejse, il vescovo raccontò come Barnekow fosse ritornato in Danimarca “pieno di conoscenza e di storie” oltre che di “relazioni e discorsi” in diverse lingue. Con questi due termini l’ecclesiastico danese alludeva, con tutta probabilità, a quei documenti diplomatici, relazioni e discorsi di ambasciatori, per l’appunto, che rientravano tra le letture preferite degli studenti universitari padovani. La lista compilata da Castelvetro, dove figurano lettere e istrutioni ma, soprattutto, relationi e discorsi, era un catalogo di quella collezione di manoscritti, portata dall’Italia, a cui fece riferimento l’ecclesiastico danese commemorando Christian Barnekow. Tutti coloro i quali si sono occupati dei volumi oggi negli Stati Uniti si sono trovati concordi nel ritenerli pronti per la pubblicazione: oltre alle abbondanti correzioni (tra cui numerose alle spaziature e ai rientri) i volumi presentano infatti frontespizi provvisori, ma completi (con data di stampa, luogo, impaginazione dei titoli – a loro volta occasionalmente corretti – motto etc.), indici del contenuto e titolature laterali per agevolare lettura e consultazione. Anche Jakob Ulfeldt, amico e compagno di viaggi e di studi di Barnekow, riportò a casa una collezione di documenti (GKS 500–505 fol.) per molti aspetti analoga a quella di Barnekow e che si dimostra di grande importanza per comprendere peculiarità e specificità di quella di quest’ultimo. I testi di Ulfeldt risultano assemblati senza alcuna coerenza, si rivelano ricchi di errori di trascrizione e di grammatica, e non offrono alcuna divisione interna, rendendone l’impiego particolarmente arduo. Le annotazioni di un copista italiano suggeriscono inoltre come, già a Padova, potesse essere stato difficoltoso sapere con certezza quali documenti fossero effettivamente presenti nella collezione e quali si fossero smarriti (prestati, perduti, pagati ma mai ricevuti…). La raccolta di Barnekow, che aveva le stesse fonti semi-clandestine di quella dell’amico, doveva trovarsi in condizioni per molti versi simili e solo la mano di un esperto avrebbe potuto portarvi ordine. Giacomo Castelvetro – nipote di Ludovico Castelvetro, uno dei filologi più celebri della propria generazione, e un filologo egli stesso, fluente in italiano, latino e francese, oltre che collaboratore di lunga data di John Wolfe, editore londinese specializzato nella pubblicazione di opere italiane – possedeva esattamente quelle competenze di cui Barnekow aveva bisogno e ben si intuisce come mai quest’ultimo lo convinse a seguirlo in Danimarca. I compiti di Castelvetro presso Barnekow furono quelli di passarne in rassegna la collezione, accertarsi dell’effettivo contenuto, leggerne i testi, raggrupparli per tematica e area geografica, sceglierne i più significativi, emendarli, e prepararne quindi un’edizione. Sapendo che Castelvetro poté occuparsi della prima parte del compito nei, frenetici, mesi danesi, diviene pure comprensibile come mai egli portò con sé i volumi oggi negli Stati Uniti quando si diresse in Svezia: mancava ancora la parte forse più delicata del lavoro, un’ultima revisione dei testi prima che questi fossero passati a un tipografo perché li desse alle stampe. La ragione principale che sottostò all’idea di pubblicare un’edizione di “scritture politiche” italiane in Danimarca fu la presenza, in tutta l’Europa centro settentrionale del tempo, di una vera e propria moda italiana che i contatti tra corti, oltre che i viaggi d’istruzione della nobiltà, dovettero diffondere anche in Danimarca. Nel tardo Cinquecento gli autori italiani cominciarono ad essere sempre più abituali nelle biblioteche private danesi e la conoscenza dell’italiano, sebbene non completamente assente anche in altri settori della popolazione, divenne una parte fondamentale dell’educazione della futura classe dirigente del paese nordico, come prova l’istituzione di una cattedra di italiano presso l’appena fondata Accademia di Sorø, nel 1623. Anche in Danimarca, inoltre, si tentò di attrarre esperti e artisti italiani; tra questi, l’architetto Domenico Badiaz, Giovannimaria Borcht, che fu segretario personale di Frederik Leye, borgomastro di Helsingør, il maestro di scherma Salvator Fabris, l’organista Vincenzo Bertolusi, il violinista Giovanni Giacomo Merlis o, ancora, lo scultore Pietro Crevelli. A differenza dell’Inghilterra non si ebbero in Danimarca edizioni critiche di testi italiani; videro però la luce alcune traduzioni, anche se spesso dal tedesco, di autori italiani, quali Boccaccio e Petrarca, e, soprattutto, si arrivò a pubblicare anche in italiano, come dimostrano i due volumi di madrigali del Giardino Novo e il trattato De lo schermo overo scienza d’arme di Salvator Fabris, usciti tutti a Copenaghen tra il 1605 e il 1606. Un’ulteriore ragione che motivò la scelta di stampare una raccolta come quella curata da Castelvetro è da ricercarsi poi nello straordinario successo che la letteratura di “maneggio di stato” (relazioni diplomatiche, compendi di storia, analisi dell’erario) godette all’epoca, anche, se non specialmente, presso i giovani aristocratici centro e nord europei che studiavano in Italia. Non a caso, presso Det Kongelige Bibliotek, si trovano diverse collezioni di questo genere di testi (GKS 511–512 fol.; GKS 525 fol.; GKS 500–505 fol.; GKS 2164–2167 4º; GKS 523 fol.; GKS 598 fol.; GKS 507–510 fol.; Thott 576 fol.; Kall 333 4º e NKS 244 fol.). Tali scritti, considerati come particolarmente adatti per la formazione di coloro che si fossero voluti dedicare all’attività politica in senso lato, supplivano a una mancanza propria dei curricula universitari dell’epoca: quella della totale assenza di qualsivoglia materia che si occupasse di “attualità”. Le relazioni diplomatiche risultavano infatti utilissime agli studenti, futuri servitori dello Stato, per aggiornarsi circa i più recenti avvenimenti politici e religiosi europei oltre che per ottenere informazioni attorno a paesi lontani o da poco scoperti. Sebbene sia impossibile stabilire con assoluta certezza quali e quante delle collezioni di documenti oggi conservate presso Det Kongelige Bibliotek siano state riportate in Danimarca da studenti danesi, pare legittimo immaginare che almeno una buona parte di esse lo sia stata. L’interesse doveva essere alto e un’edizione avrebbe avuto mercato, con tutta probabilità, anche fuori dalla Danimarca: una pubblicazione curata filologicamente avrebbe offerto infatti testi di gran lunga superiori a quelli normalmente acquistati da giovani dalle possibilità economiche limitate e spesso sprovvisti di una padronanza adeguata delle lingue romanze. Non a caso, nei medesimi anni, si ebbero edizioni per molti versi equivalenti a quella pensata da Barnekow e da Castelvetro. Nel 1589, a Colonia, venne pubblicato il Tesoro politico, una scelta di materiale diplomatico italiano (ristampato anche nel 1592 e nel 1598), mentre tra il 1610 e il 1612, un altro testo di questo genere, la Praxis prudentiae politicae, vide la luce a Francoforte. La raccolta manoscritta di Barnekow ebbe però anche caratteristiche a sé stanti rispetto a quelle degli altri giovani danesi a lui contemporanei. Barnekow, anzitutto, continuò ad arricchire la propria collezione anche dopo il rientro in patria come dimostra, per esempio, una relazione d’area fiamminga datata 1594. La biblioteca manoscritta di Barnekow si distingue inoltre per l’ampiezza. Se conosciamo per Ulfeldt trentadue testi che questi portò con sé dall’Italia (uno dei suoi volumi è comunque andato perduto) la lista di “scritture politiche” di Barnekow ne conta ben duecentoottantaquattro. Un’altra peculiarità è quella di essere composta inoltre di testi sciolti, cioè a dirsi non ancora copiati o rilegati in volume. Presso Det Kongelige Bibliotek è possibile ritrovare infatti diversi degli scritti registrati nella lista stilata da Castelvetro: dodici riconducibili con sicurezza e sette per cui la provenienza parrebbe per lo meno probabile. A lungo il problema di chi sia stato Michele – una persona vicina a Barnekow a cui Castelvetro afferma di aver pagato parte degli originali dei manoscritti oggi in America – è parso, di fatto, irrisolvibile. Come ipotesi di lavoro, e basandosi sulle annotazioni apposte ai colophon, si è proposto che Michele potesse essere il proprietario di quei, pochi, testi che compaiono nei volumi oggi a Chicago e New York ma che non possono essere ricondotti all’elenco redatto da Castelvetro. Michele sarebbe stato quindi un privato, legato a Barnekow e a lui prossimo, da lui magari addirittura protetto, ma del quale non era al servizio, e che doveva avere presso di sé una biblioteca di cui Castelvetro provò ad avere visione al fine di integrare le scritture del nobile danese in vista della sua progettata edizione. Il fatto che nel 1596 Michele fosse in Italia spiegherebbe poi come potesse avere accesso a questo genere di opere. Che le possedesse per proprio diletto oppure che, magari, le commerciasse addirittura, non è invece dato dire. L’analisi del materiale oggi negli Stati Uniti si rivela ricca di spunti. Per quanto riguarda Castelvetro pare delinearsi, sempre di più, un ruolo di primo piano nella diffusione della cultura italiana nell’Europa del secondo Cinquecento, mentre Barnekow emerge come una figura veramente centrale nella vita intellettuale della Danimarca a cavallo tra Cinque e Seicento. Sempre Barnekow si dimostra poi di grandissima utilità per iniziare a studiare un tema che sino ad oggi ha ricevuto, probabilmente, troppa poca attenzione: quello dell’importazione in Danimarca di modelli culturali italiani grazie all’azione di quei giovani aristocratici che si erano formati presso le università della penisola. A tale proposito l’influenza esercitata dalla letteratura italiana di “maneggio di stato” sul pensiero politico danese tra sedicesimo e diciassettesimo secolo è tra gli aspetti che meriterebbero studi più approfonditi. Tra i risultati meno esaurienti si collocano invece quelli legati all’indagine e alla ricostruzione della biblioteca di Barnekow e, in particolare, di quanto ne sia sopravvissuto. Solo un esame sistematico, non solo dei fondi manoscritti di Det Kongelige Bibliotek, ma, più in generale, di tutte le altre biblioteche e collezioni scandinave, potrebbe dare in futuro esiti soddisfacenti.
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