Academic literature on the topic 'Tecnologie di comunità'

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Journal articles on the topic "Tecnologie di comunità"

1

Di Simone, Valentina. "Il Dibattito Attorno All’ectogenesi: Un’analisi Quantita-Tiva e Qualitativa Degli Auspici e Timori Della Comunità Scientifica." Revista de Direito Econômico e Socioambiental 5, no. 1 (January 1, 2014): 19. http://dx.doi.org/10.7213/rev.dir.econ.socioambienta.05.001.ao02.

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Abstract:
Comprendere i processi di convergenza delle tecnologie robotiche, informatiche, nanotecnologiche e genetiche (RING) e lo sviluppo delle resistenze a queste innovazioni (neo-feudalesimo) è essenziale per prevedere e discutere le traiettorie dei sistemi sociali che caratterizzeranno il mondo nel prossimo futuro. Questi processi e le tensioni sociali che generano possono essere pienamente compresi studiando lo sviluppo dei dibattiti che generano in ambito accademico. Spesso, infatti, questi dibattiti si sono originati molto tempo prima che le tecnologie fossero realmente disponibili, grazie alla lungimiranza di pensatori visionari, e ne anticipano le conseguenze sociali. Lungo questa linea, il presente lavoro analizza gli sviluppi del dibattito sull’ectogenesi iniziato negli anni venti grazie alle intuizioni di J.D.B. Haldane. Ripercorriamo le varie fasi del dibattito con l’obiettivo di evidenziare le sue linee comuni e le argomentazioni che sono, invece, specifiche di alcuni periodi storici. Inoltre, intendiamo analizzare come il dibattito, nato inizialmente da una speculazione “fantascientifica”, si sia evoluto parallelamente allo sviluppo tecnologico, ad esempio con i progressi delle tecnologie associate alla realizzazione di un utero artificiale.
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Di Viggiano, Pasquale Luigi. "DEMOCRAZIA DIGITALE COME DIFFERENZA:." Revista da Faculdade Mineira de Direito 24, no. 48 (March 18, 2022): 64–78. http://dx.doi.org/10.5752/p.2318-7999.2021v24n48p64-78.

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Abstract:
La partecipazione sociale e politica digitale contemporanea (e-Democracy) è un prodotto della digitalizzazione dello Stato e dei suoi apparati, caratterizzata dalla produzione di nuovi diritti resi possibili dalle tecnologie della comunicazione. La digitalizzazione degli apparati dello Stato attraverso le nuove tecnologie basate su algoritmi intelligenti e le norme sulla società dell’informazione e della comunicazione hanno innescato la produzione di cosiddetti “nuovi diritti” la cui esigibilità amplia il concetto di democrazia stabilendo una differenza tra il tradizionale governo della cosa pubblica e le crescenti pretese delle comunità sempre più legate al sistema della comunicazione digitale. I diritti di accedere a Internet e alla rete, all’e-voting, a comunicare con la PA attraverso le nuove tecnologie, a ricevere servizi pubblici digitali sono paralleli a doveri dello Stato caratterizzati dalla soddisfazione dei nuovi diritti. Contemporaneamente cresce il rischio che forme di partecipazione digitale producano livelli di esclusioni intollerabili che intaccano la democrazia. Osservare e descrivere, con gli strumenti concettuali del Centro di Studi sul Rischio, come il sistema del diritto, della politica e della società evolvono attraverso il rapporto con l’ecosistema digitale trainato dall’arcipelago delle intelligenze artificiali rappresenta l’obiettivo e la sfida sempre incerta negli esiti, sempre nuova nelle acquisizioni ma sempre stimolante e proficua sotto il profilo della ricerca sociale, politica e giuridica.
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Mosa, Elena. "L’uso degli ambienti fisici e virtuali durante l’emergenza sanitaria." IUL Research 3, no. 6 (December 21, 2022): 36–45. http://dx.doi.org/10.57568/iulres.v3i6.332.

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Abstract:
Il contributo si basa sui dati raccolti nel corso dell’indagine “Impatto della Pandemia sulle Pratiche Didattiche e Organizzative delle Scuole Italiane nell’Anno Scolastico 2020/21” condotta da Indire su un campione statisticamente rappresentativo. La survey richiama le dimensioni dei framework europei DigCompOrg e DigCompEdu, ovvero: 1) Modalità didattiche 2) Valutazione 3) Supporti e risorse per la didattica 4) Spazi, infrastrutture e tecnologie 5) Formazione continua 6) Organizzazione e leadership scolastica 7) Collaborazione e networking. Il rispondenti all’indagine sono stati 2.546 docenti variamente distribuiti sul territorio nazionale e rappresentativi della scuola primaria, secondaria di I e di II grado. Nello specifico, l’articolo intende approfondire i risultati relativi alla dimensione “spazi, infrastrutture e tecnologie” con l’obiettivo di analizzare l’uso degli spazi scolastici interni ed esterni all’edificio anche in modalità integrata e potenziata dagli ambienti on line. Come è noto, gli spazi e le infrastrutture tecnologiche hanno ricoperto un ruolo fondamentale durante la pandemia. I primi, perché sono risultati essenziali al fine di garantire il distanziamento sociale minimo nel rispetto dei provvedimenti sanitari emanati dal CTS. Le infrastrutture e le tecnologie, inoltre, si sono rivelate essere la conditio sine qua non per garantire le attività didattiche nei vari assetti: in presenza, online o a classi ibride. Assicurare un device a tutti, disporre di connessioni sufficientemente robuste da consentire molteplici accessi in contemporanea (a casa, come a scuola) sono state alcune delle principali sfide fin dai primi giorni di lockdown. Al perdurare dell’emergenza sanitaria e dei relativi provvedimenti necessari al contingentamento della diffusione del virus, si sono poste anche questioni legate alla disponibilità di ambienti domestici dedicati per consentire il corretto svolgimento delle attività didattiche. Ambienti che, non di rado, risultavano inidonei se, ad esempio, dovevano essere condivisi con altri fratelli o sorelle o con i genitori in smart working. I patti educativi di comunità sono stati richiamati nel Piano Scuola 2020/21 al fine di incoraggiare collaborazioni virtuose tra scuola e territorio e rafforzare l’alleanza educativa, civile e sociale tra le scuole e le comunità educanti, anche in relazione al quadro di complessità generato dalla pandemia. Il Piano 2020/21 specifica, tra i vari obiettivi, la messa a disposizione di altre strutture o spazi, come parchi, teatri, biblioteche, archivi, cinema, musei, per svolgere attività didattiche complementari a quelle tradizionali. Si è pertanto inteso indagare la tipologia e la frequenza di utilizzo di ambienti diversi dall’aula scolastica e le motivazioni che hanno sotteso a tali scelte. Il contributo intende fornire una sintesi e una riflessione critica a partire dai dati emersi dal questionario.
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Löbl, Ivan. "La sovrastima dei metodi molecolari e dei modelli matematici rispetto a quelli tradizionali può condurre a problemi reali nella conoscenza della biodiversità mondiale." Memorie della Società Entomologica Italiana 92, no. 1-2 (December 15, 2015): 85. http://dx.doi.org/10.4081/memoriesei.2015.85.

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Abstract:
Fin dal 1992, con la Convenzione sulla Diversità Biologica di Rio de Janeiro, la biodiversità della terra è una materia di costante interesse pubblico, ma la comunità scientifica, impegnata nel descrivere e identificare le specie animali includendole in grandi raggruppamenti diversificati, deve affrontare difficoltà in continua crescita. I problemi derivano dalla scarsa comprensione della specificità della tassonomia e dall’assegnare eccessivo valore ai metodi quantitativi e alle moderne tecnologie. Dato che la maggior parte delle specie animali deve essere ancora scoperta e studiata, è necessario affrontare la situazione con metodi più equilibrati.
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Petti, Claudio. "Università fra digitalizzazione e territori: sfide e opportunità per l'internazionalizzazione dopo la pandemia." ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, no. 1 (June 2021): 107–16. http://dx.doi.org/10.3280/es2021-001009.

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Abstract:
L'accelerazione della digitalizzazione imposta dalla pandemia ha proiettato moltissime attività online. Le forme di internazionalizzazione virtuale per far fronte all'emergenza Covid-19 sono il punto di partenza del presente contributo per discutere le sfide per le Università medio-piccole di una potenziale spinta alla globalizzazione dell'istruzione superiore. Un uso più di-sinvolto delle tecnologie digitali, in un contesto di economia dell'informazione, pone infatti l'attenzione sui rischi di polarizzazione e di accrescimento delle disuguaglianze, individuali e territoriali. Al contempo, il richiamo alle motivazioni di inclusione alla genesi delle nuove forme di internazionalizzazione, unitamente ad una concezione più moderna della globalizza-zione, evidenzia come il radicamento territoriale delle Università medio-piccole possa rappre-sentare una opportunità da giocare nel nuovo palcoscenico globale, in uno scambio simbiotico con la comunità e l'economia locale.
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Petrucco, Corrado, and Marina De Rossi. "Il Web 2.0 come mediatore dei processi di apprendimento formali ed informali tra scuola e territorio: il progetto «Didaduezero» della provincia di Trento." Swiss Journal of Educational Research 36, no. 3 (September 20, 2018): 435–58. http://dx.doi.org/10.24452/sjer.36.3.5106.

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Abstract:
La ricerca presenta una sperimentazione sul campo in collaborazione con l’Istituto Provinciale per la Ricerca e la Sperimentazione Educativa of Trento (IPRASE) e ha sviluppato un nuovo modello (SoSoFIN – Social Software in formal, informal and non-formal context) per verificare se e come i processi di apprendimento degli studenti che si sviluppano nei contesti informali e non formali possono essere con efficacia integrati nel curriculum scolastico formale. Gli insegnanti e gli studenti sono stati accompagnati a sviluppare le loro competenze digitali attraverso l’uso degli strumenti del web 2.0 durante lo svolgimento di specifici progetti disciplinari. La ricerca ha sperimentato un ampio ventaglio di progetti in cui studenti e insegnanti hanno collaborato con le comunità locali creando artefatti digitali fortemente contestualizzati nel territorio e rendendoli disponibili a tutti. Questo approccio didattico, stimolando processi socio-culturali attraverso le tecnologie, ha migliorato la partecipazione e motivazione ad apprendere, così come le competenze digitali di insegnanti e studenti, che sono state messe alla prova sul campo.
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Papa, Rocco, Carmela Gargiulo, and Alfredo Natale. "Nuove tecnologie, comportamenti individuali e stili di vita: il ruolo delle comunità locali nella realizzazione della smart city." CRIOS, no. 11 (August 2016): 63–72. http://dx.doi.org/10.3280/crios2016-011006.

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8

Presutti, L., M. Bonali, D. Marchioni, G. Pavesi, A. Feletti, L. Anschuetz, and M. Alicandri-Ciufelli. "Expanded transcanal transpromontorial approach to the internal auditory canal and cerebellopontine angle: a cadaveric study." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 3 (June 2017): 224–30. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1258.

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Abstract:
Lo scopo dello studio è quello di descrivere e valutare la fattibilità di un approccio allargato transcanalare transpromontoriale al condotto uditivo interno e all’angolo pontocerebellare (ExpTTA). Nel settembre 2015 è stato condotto uno studio di dissezione su cadavere. In totale 2 teste (4 lati) son state dissecate focalizzando l’attenzione sull’anatomia chirurgica. I dati ottenuti dalle dissezioni son stati quindi analizzati. In tutti e quattro i lati è stato possibile eseguire la procedura, e tutti i punti di repere descritti son stati identificati. In tutti i cadaveri si è resa necessaria una ampia fresatura della articolazione temporo-mandibolare e il calibraggio del condotto uditivo esterno per permettere una adeguata esposizione e possibilità di manovra degli strumenti e le ottiche, e per accedere agevolmente all’angolo pontocerebellare. Anche la scheletrizzazione della carotide interna e del golfo della giugulare si sono rese necessarie con la stessa finalità. In conclusione l’ExpTTA si è dimostrata efficace per accedere chirugicamente al condotto uditivo interno e all’angolo pontocerebellare. Il potenziale uso estensivo e routinario di questo tipo di approccio alla pratica clinica dipenderà dallo sviluppo di tecnologie adeguate, dal rifinirsi di questa nuova tecnica, e dalla diffusione delle capacità manuali di chirurgia endoscopica del basicranio tra la comunità otorinolaringoiatrica e neurochirugica internazionale.
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Russo, Federica, Roberto Ceria, Jacopo Jarach, Cecilia Laglia, Lavinia Lombardi, and Lorenza Isola. "Internet addiction disorder: nuova emergenza nel mondo dell'infanzia e dell'adolescenza." QUADERNI DI PSICOTERAPIA COGNITIVA, no. 47 (February 2021): 63–84. http://dx.doi.org/10.3280/qpc47-2020oa11206.

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Abstract:
Le nuove tecnologie hanno cambiato e continuano a cambiare profondamente il nostro modo di vivere. Il continuo processo di adattamento al cambiamento tecnologico condiziona e modifica costantemente le nostre interazioni in tutti gli ambiti di vita. Non ultima la salute mentale e il lavoro in psicoterapia. Il presente lavoro si pone dunque come obiettivo quello di ritrarre lo stato dell'arte di un campo in continua evoluzione ed espansione. Se da un lato questi strumenti risultano essere un'importante opportunità, dall'altro la comunità scientifica ha cominciato a porre attenzione alla problematicità dell'utilizzo degli stessi, con particolare attenzione a Internet e ai dispositivi ad esso associati. Nello specifico, l'obiettivo è di approfondire la controversia che caratterizza la letteratura sull'uso della tecnologia in termini di vantaggi e svantaggi con un focus specifico sui fattori di rischio e di protezione oltre che un'analisi dettagliata degli effetti negativi a breve e lungo termine e degli elementi comuni negli interventi evidence-based nel trattamento dell'Internet addiction nell'infanzia e nell'adolescenza.
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Marinelli, Augusto, Claudio Fagarazzi, and Alessandro Tirinnanzi. "Valutazione degli effetti economici, ambientali e territoriali di alcune filiere biomassa-energia presenti in Toscana." RIVISTA DI STUDI SULLA SOSTENIBILITA', no. 2 (February 2013): 13–31. http://dx.doi.org/10.3280/riss2012-su2003.

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Abstract:
Il presente contributo esamina alcune filiere foresta-legno-energia presenti in Toscana. Lo studio č diretto a valutare l'effettiva efficienza economica della tecnologia, la sostenibilitŕ economica di lungo periodo della filiera, gli effetti sociali indotti sulle imprese e sulla comunitŕ e gli effetti ambientali determinati da queste nuove tecnologie, nonché eventuali problematiche gestionali e organizzative rilevate dai vari attori coinvolti nella filiera (proprietari boschivi, imprese di utilizzazione forestale, gestori degli impianti energetici, utenti finali). Le esperienze illustrate nel presente contributo, sono il risultato di due anni di attivitŕ di monitoraggio, realizzate nell'ambito del progetto transfrontaliero BIOMASS. I risultati rappresentano un utile strumento di supporto per la progettazione della filiera e degli impianti, in termini di logistica, infrastrutture e di valutazione degli effetti socioeconomici sulle comunitŕ e sulle imprese locali.
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Dissertations / Theses on the topic "Tecnologie di comunità"

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RONDONOTTI, MARCO. "CONNESSIONI COMUNITARIE. LE TECNOLOGIE DI COMUNITA' NEI CONTESTI ECCLESIALI." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2020. http://hdl.handle.net/10280/70991.

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Abstract:
La ricerca affronta il tema di come le tecnologie di comunità possano essere integrate nel lavoro socio-educativo, e in particolare nell’agire pastorale delle realtà ecclesiali, al fine di generare nuovi legami sociali o di rafforzare gli esistenti. Dopo un affondo teorico sul costrutto di comunità e la messa in luce del significato che ha assunto nel corso dello sviluppo delle scienze umane, il lavoro di ricerca si è concretizzato nell’attivazione e nell’animazione di una comunità autoriale (online e in presenza) capace di produrre riflessioni a partire dall’esperienza sul campo. La ricerca desidera approfondire quanto accaduto durante la sperimentazione del paradigma delle tecnologie di comunità in contesti ecclesiali. Durante la ricerca sono state raccolte le informazioni in maniera sequenziale e in fase di analisi si è proceduto con l’integrazione dei dati qualitativi e quantitativi. Gli obiettivi che si è posti sono stati: indagare la riflessività nelle pratiche pastorali in relazione al senso di comunità; analizzare la capacità di generare tramite le tecnologie un tessuto connettivo comunitario tra differenti gruppi parrocchiali; accompagnare i partecipanti della sperimentazione a progettare interventi educativi capaci di sfruttare non solo la dimensione informativa-organizzativa delle tecnologie, ma anche quella connettiva-relazionale.
The research aims at exploring the ways in which community technologies can be integrated into socio-educational activities. In particular, the research investigates how the incorporation of these technologies in support of pastoral actions in ecclesial contexts may enable the development of new social connections or strengthen existing ones. The first part of the research investigates the concept of community through the lens of social sciences. The second part of this study engages with the analysis of case studies to test the applicability of the community technologies paradigm in ecclesial contexts. Through participant observation, this research aimed at investigating the steps that a pastoral community needs to take in order to activate its presence online and integrate it with face-to-face activities. The research involved the collection of quantitative data through the administration of standardized surveys, which was implemented by individual interviews and focus groups. The research objectives included investigating reflexivity in pastoral practices in relation to the sense of community; analyzing the ability to generate a community connective network between different parish groups using technologies; assisting the participants in planning the educational interventions to carry out both in the information-organizational aspect of the technologies, as well as in the connective-relational aspect.
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Bianchini, Laura. "Tecnologie appropriate per i paesi in via di sviluppo: analisi delle risorse idriche presso la comunità di Koinonia." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Abstract:
Benessere delle popolazioni, gestione sostenibile delle risorse, povertà, cambiamenti climatici e degrado ambientale sono dei concetti fortemente connessi in un mondo in cui il 20% della popolazione mondiale consuma più l’80% delle risorse naturali. Sin dal 1992 alla Conferenza sull’ambiente e lo sviluppo delle Nazioni Unite tenutasi a Rio de Janeiro si è confermato il forte legame tra tutela dell’ambiente e riduzione della povertà. Gli interventi di tipo ambientale costituiscono un ruolo importante, favorire la salvaguardia dell’ambiente, assicurare l’accesso all’acqua potabile, la corretta gestione dei rifiuti e dei reflui sono aspetti necessari per permettere ad ogni individuo, di condurre una vita sana e produttiva. È proprio in questo quadro che si inserisce la riflessione su come intervenire nel sud del mondo, in quei paesi dove vi è l’esigenza di rafforzare le realtà locali partendo dall’interno, dal mercato e dalle tecnologie utilizzabili. Dalla presa di consapevolezza dei reali fabbisogni umani, dall’analisi dello stato dell’ambiente, si può comprendere che la soluzione per vincere la povertà, non è il trasferimento della tecnologia e l’industrializzazione; ma il “piccolo e bello” (F. Schumacher, 1982), ovvero gli stili di vita semplici, a livello tecnologico le “tecnologie appropriate”. La comunità, dove sono state implementate queste tecnologie appropriate, si trova nella periferia di Lusaka, in Zambia. Dobbiamo ritenere che una tecnologia sia appropriata quando, per effetto della sua struttura e dei rapporti che riesce a stabilire con l’ideologia, la cultura del paese in cui viene adottata, dà origine a processi che si autosostengono e riescono a far crescere le attività del sistema e la sua autonomia. “learning from the roots”, imparare dalle radici, attraverso lo studio, il confronto, l’esperienza progettuale con la realtà dell’ambiente dei paesi in via di sviluppo, è un buon modo per sintetizzare il senso del lavoro esposto.
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QUERCI, LAURA. "L'impatto delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (ICT) sulla nascita di comunità e spazi ibridi." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2016. http://hdl.handle.net/10281/137417.

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Abstract:
Information technology, the web in particular, has played and continue to play a crucial role in today's society. The Network becomes one of the structural elements of the post-modern man and it helps to activate and shape new forms of sociability and community, based on multiplicity, on plurality and on diversity management. "Society of flows" is a mobile society, also known to be "light" since the communication is very fast, where space and time seem to contract and expand, and the relationships with them. This research aims to investigate: how and to what extent technology supports the creation of a community? When does it become part of the thinking and acting in everyday life? Is there the need to "re-embedding", building communities founded on the territory? How do you create a culture of common practices that make such a community hybrid, through the sharing and exchange of knowledge on a virtual terrain? To answer these questions, the research path is articulated through a survey structured on four levels: a "secondary analysis" that is based on information coming from the network (websites) of the selected communities, a qualitative interviews with stakeholders, the 'participant' observation and a quantitative questionnaire on the case of Milan. Starting from the construction of a synthetic picture of the realities considered by analyzing the sites, the thesis aims, at first, to the creation of reference models for communities that can share knowledge and promote local initiatives, as well as self- sustain itself. This allows the creation of community types that can be useful for the first phase of the research of the tesis'. Once structured, these models proceed to the creation of an effective system of indicators and sustainability. Then it moved to the structuring of a ladder of questions to be used for the interviews to stakeholders and, finally, has been prepared and submitted to a quantitative questionnaire in order to obtain the user's profile. The focus of the survey leaves out a new relational dimension, in spaces defined "hybrid" by virtue of their being places of relationships that are, simultaneously, virtual and proximity. Open questions, which disclose the exploratory nature of the research work and on which the argument ends, emphasize the need and importance, especially for the public administration, of framing social innovation in terms of credible support to initiatives that lead to the creation of communities and community networks in order to operate with the vision.
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Ferranti, Cinzia. "Studio etnografico di una comunità professionale blended: il ruolo delle tecnologie formative nella prospettiva della Activity Theory." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2013. http://hdl.handle.net/11577/3423132.

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Abstract:
Several educational models characterizing communities as environments that foster learning processes, have been formulated in recent years. In the literature we can find different constructs: the community of learning, the community of practice and the professional community. Most studies based on these constructs focus on the process of peer-education, on ways to participate, on the reification, and on the discursive processes allowing the participants to negotiate meanings or actions within the community. However, a better understanding of a community's salient features can be achieved by investigating it with a systemic approach. For this reason, we have adopted the Activity Theory perspective of Engeström, expanding the scope of the analysis from the community itself to a broader "activity system". From this perspective, communication technologies play an important role; their evolution allows to move some or all activities of these communities into online spaces. In such learning environments, members can share documents or descriptions of professional practices, discuss real-world issues related to their activities, seek various forms of consensus and alignment; and debate to better assess and determine how to act on the field. Therefore, we have conducted an ethnographic study of a blended professional community, which employs face-to-face and virtual tools and environments, in addition to communication technologies currently well established but completely new to the subjects under examination. The main goal of this investigation is to elucidate the role of educational technologies with the eventual goal of understanding the community’s professional and organizational culture. The project, viewed as an opportunity to provide change for participants (Engeström, 2008), strove also to gain insight concerning their activity system, the effects that learning in real work contexts can have, and into interactions among members. Consequently, the main goal of this investigation is to understand the community’s professional and organizational culture, in order to analyze the role of educational technologies towards the development of the community itself as well as in their real work context. The community was established and developed from a blended learning project involving 74 professionals working on animal health and food safety in the Veneto regional health system. Members includes physicians, veterinarians, safety technicians, biologists, chemists and nutritionists. Their educational objective is to improve the regional public health system ability to manage emergencies related to food risks. At the same time, the intervention was aimed to foster closer cooperation among practitioners and services involved in animal health and food hygiene, to ensure a better protection of public health. The project, viewed as an opportunity to provide change for participants (Engeström, 2008), strove also to gain insight concerning their activity system. To summarize, the aim of this investigation is to investigate the community from two point of views. Firstly, from inside, to reconstruct the community features. Secondly, from outside, through the extended perspective given by a complex network of actors and the system contradictions emerged in the description of the individuals' activity system. In addition to community analysis, we have elucidated how educational technologies can modify professionals's established practices and allow them to design new communicational structures to solve the major contradictions of the system. Finally, we proposed an innovative model of educational intervention historically and culturally based on the results of ethnographic study
Negli ultimi anni sono stati teorizzati molti modelli educativi legati ad una concezione di comunità intesa come ambiente capace di favorire processi di apprendimento. In letteratura si trovano diversi costrutti definiti come: comunità d’apprendimento o di discenti, comunità di pratica e comunità professionale. La maggior parte degli studi basati su di essi concentra l’attenzione sui processi di peer-education, sulle dinamiche di partecipazione, sul concetto di reificazione e sulle le pratiche discorsive che consentono di negoziare significati o azioni all’interno della comunità stessa. Una comprensione migliore delle caratteristiche di una comunità è però raggiungibile se la comunità viene indagata attraverso un approccio sistemico. Per tale motivo abbiamo adottato la prospettiva della Activity Theory di Engeström, ampliando l’unità d’analisi dalla comunità, al più ampio “sistema d’attività”. In questo senso ricoprono un ruolo particolare le tecnologie: l’evoluzione delle tecnologie della comunicazione ha permesso infatti di spostare in parte o totalmente l’attività di tali comunità in spazi online, a, nei quali i membri possono condividere documenti o singole descrizioni di pratiche professionali, confrontarsi sui problemi reali legati alle loro attività, cercare forme di consenso e di allineamento, confrontarsi collettivamente per meglio valutare e decidere sul campo. Da tale angolazione abbiamo perciò condotto uno studio etnografico di una comunità professionale blended, la quale si avvale di ambienti e strumenti sia face to face che virtuali, tecnologie della comunicazione ormai consolidate, ma del tutto nuove per i soggetti esaminati. L’obiettivo principale dell’ indagine è stato quindi quello di comprendere la cultura professionale e organizzativa della comunità, con il fine di analizzare il ruolo delle tecnologie della formazione nei processi di sviluppo della comunità stessa e nel loro reale contesto di lavoro. La comunità è nata e si è sviluppata a partire da un intervento formativo blended, coinvolgendo un gruppo di 74 professionisti della Regione del Veneto, che si occupano di sanità animale e igiene alimentare. Si tratta di medici, medici veterinari, tecnici della prevenzione, biologi, chimici e nutrizionisti per i quali l’intervento formativo ha avuto l’iniziale obiettivo di migliorare l'efficacia il sistema regionale di gestione delle emergenze legate al rischio alimentare. Allo stesso tempo l’intervento mirava a favorire una maggiore collaborazione tra i professionisti e tra i servizi che si occupano di sanità animale e igiene degli alimenti, per garantire una migliore tutela della salute del cittadino. L’intervento formativo ha rappresentato un’opportunità di cambiamento (Engeström, 2008), che ha fornito l’occasione per acquisire elementi utili per rappresentare il “sistema d’attività” della comunità in esame. In sintesi le finalità dello studio si sono perseguite investigando la comunità da due punti di vista: quello interno, che ha consentito di delinearne gli elementi strutturali e quello esterno, attraverso una prospettiva più estesa, data dalla rappresentazione della complessa rete di attori e di contraddizioni emerse nella descrizione del “sistema d’attività” in cui la comunità stessa agisce. A complemento dell’analisi della comunità abbiamo delineato le modalità con cui le tecnologie della formazione possano modificare le pratiche dei professionisti e consentano di progettare nuovi sistemi di comunicazione per risolvere le principali contraddizioni di sistema emerse. Infine, abbiamo proposto un innovativo modello di intervento formativo storicamente e culturalmente fondato sugli esiti dello studio etnografico
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DE, MICHELI CATERINA. "COMUNITA' DI PRATICA PROFESSIONALI E NUOVE TECNOLOGIE: UN APPROCCIO PSICOSOCIALE ALLO STUDIO DEI PROCESSI DI COSTRUZIONE DELL'INTERSOGGETTIVITA'." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2010. http://hdl.handle.net/10280/709.

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Abstract:
Sulla base della teoria delle Comunità di Pratica e dell'Azione Situata, la ricerca si propone come scopo generale lo studio delle dinamiche interattive, relazionali e comunicative legate all’introduzione di una Cartella clinica medico-infermieristica informatizzata da parte di Comunità di Pratica professionali, composte da medici ed infermieri. Il primo obiettivo è quello di studiare in un’ottica psicosociale la creazione (primo studio) e il funzionamento (secondo studio) di Comunità di Pratica professionali nate intorno alle Nuove Tecnologie, tenendo conto anche se e in quale misura una comunità che segue un nuovo paradigma di interazione sociale possa essere considerata una vera e propria Comunità di Pratica. Il secondo obiettivo è quello di affinare una metodologia di indagine psicosociale in riferimento alle dinamiche che si concretizzano all’interno delle Comunità di Pratica, senza dimenticare la dimensione dell’Identità/Soggettività. I risultati, in un'ottica esplicativa di comprensione delle dinamiche sottostanti all’essere parte di una Comunità di Pratica o all’iniziare a farne parte, hanno restituito interessanti risvolti dal punto di vista interpersonale e organizzativo, con particolare riferimento alla costituzione e allo sviluppo delle due Comunità di Pratica e agli aspetti comunicativi e identitari della relazione medico-infermiere. Il terzo e ultimo obiettivo è provare a rispondere al quesito: per le Comunità di Pratica è possibile parlare di ‘Soggettività di pratica’? Per fare questo, una riflessione teorica conclusiva si propone di collegare il costrutto di Comunità di Pratica ai recenti sviluppi teorici sulla Soggettività.
According to the Community of Practice and the Situated Action Theories, the general aim of the research is the evaluation of the interactive, relational and communicative dimensions of the introduction and use of an interactive clinical-nursing record by medical professionals (doctors and nurses) Communities of Practice. In particular, the two studies investigate, from a psychosocial perspective, the emergence (first study) and the process (second study) of Communities related to the New Technologies, estimating if this kind of communities can be properly considered as Communities of Practice, referring also to the Identity/Subjectivity dimension. The results offers interesting practical implications -from the interpersonal and organizational point of view- on communication and identity aspects of the relationship among colleagues and between doctors and nurses. The last objective is then to try to answer to the question if it’s possible to assume a “subjectivity of practice”: a conclusive theoretical proposal aims to rely the Community of practice theory to the recent progress in Subjectivity concept.
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DE, MICHELI CATERINA. "COMUNITA' DI PRATICA PROFESSIONALI E NUOVE TECNOLOGIE: UN APPROCCIO PSICOSOCIALE ALLO STUDIO DEI PROCESSI DI COSTRUZIONE DELL'INTERSOGGETTIVITA'." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2010. http://hdl.handle.net/10280/709.

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Abstract:
Sulla base della teoria delle Comunità di Pratica e dell'Azione Situata, la ricerca si propone come scopo generale lo studio delle dinamiche interattive, relazionali e comunicative legate all’introduzione di una Cartella clinica medico-infermieristica informatizzata da parte di Comunità di Pratica professionali, composte da medici ed infermieri. Il primo obiettivo è quello di studiare in un’ottica psicosociale la creazione (primo studio) e il funzionamento (secondo studio) di Comunità di Pratica professionali nate intorno alle Nuove Tecnologie, tenendo conto anche se e in quale misura una comunità che segue un nuovo paradigma di interazione sociale possa essere considerata una vera e propria Comunità di Pratica. Il secondo obiettivo è quello di affinare una metodologia di indagine psicosociale in riferimento alle dinamiche che si concretizzano all’interno delle Comunità di Pratica, senza dimenticare la dimensione dell’Identità/Soggettività. I risultati, in un'ottica esplicativa di comprensione delle dinamiche sottostanti all’essere parte di una Comunità di Pratica o all’iniziare a farne parte, hanno restituito interessanti risvolti dal punto di vista interpersonale e organizzativo, con particolare riferimento alla costituzione e allo sviluppo delle due Comunità di Pratica e agli aspetti comunicativi e identitari della relazione medico-infermiere. Il terzo e ultimo obiettivo è provare a rispondere al quesito: per le Comunità di Pratica è possibile parlare di ‘Soggettività di pratica’? Per fare questo, una riflessione teorica conclusiva si propone di collegare il costrutto di Comunità di Pratica ai recenti sviluppi teorici sulla Soggettività.
According to the Community of Practice and the Situated Action Theories, the general aim of the research is the evaluation of the interactive, relational and communicative dimensions of the introduction and use of an interactive clinical-nursing record by medical professionals (doctors and nurses) Communities of Practice. In particular, the two studies investigate, from a psychosocial perspective, the emergence (first study) and the process (second study) of Communities related to the New Technologies, estimating if this kind of communities can be properly considered as Communities of Practice, referring also to the Identity/Subjectivity dimension. The results offers interesting practical implications -from the interpersonal and organizational point of view- on communication and identity aspects of the relationship among colleagues and between doctors and nurses. The last objective is then to try to answer to the question if it’s possible to assume a “subjectivity of practice”: a conclusive theoretical proposal aims to rely the Community of practice theory to the recent progress in Subjectivity concept.
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Rosati, Francesco. "Valutazione ex-post di un progetto di cooperazione internazionale allo sviluppo per l'approvvigionamento idrico e la sicurezza alimentare delle comunità indigene Sutiaba del Municipio di Leon, Nicaragua." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amslaurea.unibo.it/2209/.

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GABRI, SARA. "KNOWLEDGE MANAGEMENT, FORMAZIONE E TECNOLOGIE 2.0: VERSO LA SOCIAL COLLABORATION IN CONTESTI PROFESSIONALI." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2014. http://hdl.handle.net/10280/2611.

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Abstract:
La ricerca è stata condotta in una realtà organizzativa multinazionale, con lo scopo di comprendere quale sia il ruolo giocato dalle Nuove Tecnologie (NT) nel processo di integrazione tra Knowledge Management (KM) e Formazione. Queste due aree, infatti, potrebbero reciprocamente supportarsi nella capitalizzazione della conoscenza prodotta in azienda. Il primo studio ha esplorato la cultura organizzativa attraverso l’analisi delle comunicazioni sull’intranet. Con il secondo studio sono stati approfonditi vissuti e rappresentazioni dei membri dell’organizzazione; sono state condotte interviste etno-narrative ai responsabili dell’area Formazione, del KM ed ai Facilitatori delle Comunità di Pratica (CoP) per far emerge le pratiche d’uso delle NT. Nel terzo studio è stato indagato il costrutto della partecipazione alle CoP Virtuali, strumento indispensabile per rendere capillari le attività del KM. Il questionario compilato dai membri di alcune delle CoP aziendali ha mostrato come l’influenza di un fattore soggettivo e di uno sociale favoriscano la partecipazione alle attività. Dagli studi è emerso che la creazione di spazi prossimali di apprendimento riconosciuti e di un ambiente per la social collaboration consentirebbero il passaggio ad un sistema integrato ed un cambiamento nella cultura d’uso. Risulta fondamentale anche l’apporto di alcune figure chiave interne all’azienda, unito ad interventi di educazione all’uso.
Aim of the research, conducted in a multinational organization, is understanding the role played by New Technologies (NT) in the process of integration of Knowledge Management (KM) and Learning. These two areas, in fact, could support reciprocally in the capitalization of the knowledge produced in the company. The first study explores the organizational culture through the analysis of communication on the intranet. The second study looks at organization’s members experiences and representations. Ethno-narrative interviews were conducted to the training and KM areas managers, and to Communities of Practice’s (CoPs) Facilitators, to understand the NT’s practices of use. The third study investigates the construct of participation in Virtual CoPs, an essential tool to make widespread KM activities. The questionnaire completed by members of some Company’s CoPs showed how one subjective and one social factors encourage participation in activities. These studies show that the creation of spaces of recognized proximal learning and a social collaboration environment can enable the transition to an integrated system, and a change in the culture of usage. It is also essential the contribution of some key figures within the Company, combined with education to usage.
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GABRI, SARA. "KNOWLEDGE MANAGEMENT, FORMAZIONE E TECNOLOGIE 2.0: VERSO LA SOCIAL COLLABORATION IN CONTESTI PROFESSIONALI." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2014. http://hdl.handle.net/10280/2611.

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La ricerca è stata condotta in una realtà organizzativa multinazionale, con lo scopo di comprendere quale sia il ruolo giocato dalle Nuove Tecnologie (NT) nel processo di integrazione tra Knowledge Management (KM) e Formazione. Queste due aree, infatti, potrebbero reciprocamente supportarsi nella capitalizzazione della conoscenza prodotta in azienda. Il primo studio ha esplorato la cultura organizzativa attraverso l’analisi delle comunicazioni sull’intranet. Con il secondo studio sono stati approfonditi vissuti e rappresentazioni dei membri dell’organizzazione; sono state condotte interviste etno-narrative ai responsabili dell’area Formazione, del KM ed ai Facilitatori delle Comunità di Pratica (CoP) per far emerge le pratiche d’uso delle NT. Nel terzo studio è stato indagato il costrutto della partecipazione alle CoP Virtuali, strumento indispensabile per rendere capillari le attività del KM. Il questionario compilato dai membri di alcune delle CoP aziendali ha mostrato come l’influenza di un fattore soggettivo e di uno sociale favoriscano la partecipazione alle attività. Dagli studi è emerso che la creazione di spazi prossimali di apprendimento riconosciuti e di un ambiente per la social collaboration consentirebbero il passaggio ad un sistema integrato ed un cambiamento nella cultura d’uso. Risulta fondamentale anche l’apporto di alcune figure chiave interne all’azienda, unito ad interventi di educazione all’uso.
Aim of the research, conducted in a multinational organization, is understanding the role played by New Technologies (NT) in the process of integration of Knowledge Management (KM) and Learning. These two areas, in fact, could support reciprocally in the capitalization of the knowledge produced in the company. The first study explores the organizational culture through the analysis of communication on the intranet. The second study looks at organization’s members experiences and representations. Ethno-narrative interviews were conducted to the training and KM areas managers, and to Communities of Practice’s (CoPs) Facilitators, to understand the NT’s practices of use. The third study investigates the construct of participation in Virtual CoPs, an essential tool to make widespread KM activities. The questionnaire completed by members of some Company’s CoPs showed how one subjective and one social factors encourage participation in activities. These studies show that the creation of spaces of recognized proximal learning and a social collaboration environment can enable the transition to an integrated system, and a change in the culture of usage. It is also essential the contribution of some key figures within the Company, combined with education to usage.
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RAVAGLIA, PIETER. "Valorizzare le caratteristiche di sostenibilità dei prodotti agroalimentari italiani attraverso un approccio multidisciplinare che integra l'analisi Life Cycle Assessment con ulterriori informazioni che documentano gli impatti sociali, culturali ed economici delle attività produttive sul paesaggio e sulle comunità locali." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/53794.

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Abstract:
La normativa comunitaria ha favorito lo sviluppo di sistemi di qualità certificati. Oggi la CE sta guidando il sistema qualità verso un nuovo orizzonte: la valutazione delle prestazioni di sostenibilità di prodotti e organizzazioni, e lo sta facendo attraverso la metodologia dell'Impronta Ambientale (EF). A livello nazionale dal 2009 il Ministero dell'Ambiente sta promuovendo un intenso programma di valutazione delle prestazioni ambientali dei prodotti e di riduzione delle emissioni di gas serra delle imprese italiane. Una delle iniziative di maggior successo è il progetto VIVA "La Sostenibilità della vitivinicoltura in Italia". Con la pubblicazione del decreto Ministeriale n. 56 del marzo 2018 che approva lo schema volontario Made Green in Italy per l'applicazione della metodologia PEF in Italia, e con la pubblicazione del PEFCR per “Still and sparkling wine”. È chiaro che sia a livello nazionale che europeo la direzione intrapresa va verso la metodologia EF dalla Commissione Europea. Supponendo che il protocollo VIVA possa essere influenzato anche dall'evoluzione del metodo EF; sono state valutate le possibili implicazioni legate ad una futura transizione da VIVA alla PEF, effettuando anche uno studio PEF su 27 prodotti certificati VIVA con un confronto di prestazioni tra i prodotti VIVA e i benchmark europei.
EU regulations have favoured the development of certified quality schemes. Today the EC is driving the quality sector towards a new horizon; the evaluation of sustainability performance of product and organizations, and is doing it through the Environmental Footprint Methodology. At national level since 2009 the Italian Ministry for the Environment Land and Sea is promoting an intense programme for the evaluation of products’ environmental performances and for the reduction of Italian companies’ greenhouse gas emissions. One of the most successful initiative is the VIVA “Sustainability and Culture” project addressed to the wine sector. With the release of the IMELS decree n. 56 of march 2018 approving the Made Green in Italy Voluntary Scheme for PEF methodology application in Italy, and with the publication of the PEFCR for still and sparkling wine. Is clear that the direction taken at national and European level goes toward the EF methodology developed by the European Commission Assuming that the VIVA protocol may also be affected by EF evolution; possible implications linked to a future transition from VIVA to PEF were evaluated, also carrying out a PEF assessment of 27 VIVA certified products with a performance confrontation between the VIVA products and the European benchmarks.
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Books on the topic "Tecnologie di comunità"

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Culture indigene e mutamento sociale: Uno studio sociologico sull'impatto delle nuove tecnologie di comunicazione in alcune comunità native del Centroamerica. Roma: Aracne, 2010.

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Antiche industrie di farina, olio e vino: Documenti di storia del lavoro e delle tecnologie in agricoltura : lungo i corsi di Vomano, Fino e Piomba, Provincia di Teramo, Comunità montana zona "N" Cermignano. Atri (Teramo): Polis, 2003.

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Barletti, Luigi, and Giorgio Ottaviani, eds. Il premio Laboratorio Matematico “Riccardo Ricci” 2014-2016. Florence: Firenze University Press, 2019. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-939-3.

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Abstract:
Si può comprendere la matematica con forbici, colla, spago e mattoncini da costruzione? Questo volume, che presenta quasi tutte le opere in concorso nelle edizioni 2014 e 2016 del Premio Laboratorio Matematico Riccardo Ricci, racconta come ciò sia possibile, anche attraverso le tecnologie più avanzate come il laser. I lavori presentati sono prodotti da gruppi di studenti della scuola superiore di secondo grado, con la supervisione dei docenti che ne hanno curato personalmente la stesura. Sono opere ricche di creatività e fantasia, la cui lettura è consigliata ai docenti interessati all’approccio laboratoriale alla matematica e a tutti gli appassionati e cultori della materia. Il Premio ricorda lo spirito didattico di Riccardo Ricci (1953-2013), docente di Sistemi dinamici presso l’Università di Firenze e punto di riferimento nella comunità matematica fiorentina, grazie anche al suo ruolo di referente del Progetto Lauree Scientifiche e di docente nei corsi di formazione per gli insegnanti.
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Bianca, Gelli, Lavanco Gioacchino 1959-, Mandalà Monica, and Attolico Lucia, eds. Essere donne al tempo delle nuove tecnologie: Psicologia di comunità ed empowerment. Milano, Italy: FrancoAngeli, 2007.

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Trentin, Bruno. La città del lavoro. Edited by Iginio Ariemma. Florence: Firenze University Press, 2014. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6655-547-6.

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Abstract:
La città del lavoro è un libro programma. Oggi il fordismo, con le sue grandi fabbriche, è In Italia e in Occidente al tramonto. Ma non è in crisi il taylorismo, che nel Novecento è stato accettato anche dal socialismo di Stato e dalla cultura di sinistra e comunista. Il lavoro continua, in larga parte, ad essere eterodiretto, ridotto a merce e a cosa, appendice e schiavo della tecnica, mentre la sinistra è incapace di dare una risposta adeguata ai neoliberismo, ai processi tecnologici e di globalizzazione in corso. Ripensare la sinistra significa porre al centro della politica il lavoro come diritto di cittadinanza costituzionale; e soprattutto affermare la democrazia e la libertà nel lavoro affinché la persona umana possa realizzare il proprio progetto di sapere e di vita.
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Ciclo di riunioni di studio (18th 1985 Turin, Italy). L' Europa della tecnologia: Il futuro dell'innovazione tecnologica in Italia e nella CEE : XVIII Ciclo di riunioni di studio promosso d'intesa con l'Università di Torino sotto gli auspici e con la collaborazione dell'Ufficio per l'Italia delle Comunità europee : Torino, febbraio-aprile 1985. [Torino]: Società italiana per la organizzazione internazionale, Sezione Piemonte, 1985.

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Book chapters on the topic "Tecnologie di comunità"

1

"Gli aspetti sociali della produzione ceramica nelle comunità eneolitiche del territorio di Roma." In Scelte tecnologiche, expertise e aspetti sociali della produzione, 115–22. Archaeopress Publishing Ltd, 2020. http://dx.doi.org/10.2307/j.ctv15vwjn1.13.

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Conference papers on the topic "Tecnologie di comunità"

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Pultrone, Gabriella. "Turismo e centri urbani minori: possibili percorsi integrati verso frontiere innovative di sviluppo sostenibile." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.8032.

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Abstract:
Il trend crescente del fenomeno turistico costituisce una sfida determinante nell’ambito delle questioni più ampie legate al paradigma della sostenibilità, in considerazione dei diversi effetti che le attività ad esso correlate producono su città e territori interessati. È un problema che va orientato nella giusta direzione come strumento privilegiato carico di valenze: capacità di sensibilizzare al rispetto dell’ambiente; elevate potenzialità di sostenere attività economiche tradizionali e innovative; capacità di contribuire al miglioramento della qualità della vita. Se correttamente programmato e gestito, esso può infatti giocare un ruolo chiave per il riequilibrio territoriale, attraverso la costruzione di sistemi turistici che comprendano destinazioni mature, emergenti ed aree marginali, in un’ottica di destagionalizzazione dei flussi e promozione delle economie locali, e in una logica in grado di coniugare stabilità e innovazione in un processo dialettico fra tradizione e creatività. Per molte città e regioni italiane, come la Calabria, la scelta di tutelare, valorizzare e gestire in modo integrato le risorse naturalistico-ambientali, paesaggistiche e storico-culturali attraverso la leva e il moltiplicatore del settore turismo può rappresentare, anche in momenti di crisi, un importante strumento per rivalutare il proprio patrimonio, sviluppare l’indotto a esso collegato, promuovere progetti strategici nel settore del turismo, stimolare la creazione di strutture ricettive e servizi complementari. Di fronte alle sfide della globalizzazione riscoprire i caratteri della propria specificità diviene quindi un’occasione imperdibile per ripensare il proprio sviluppo con intelligenza, laddove l’attributo smart si riferisca all’incontro creativo di tecnologie e capacità umane, che attraverso le comunità stesse diventano portatrici di innovazione. The growing trend of tourism is a key challenge in the context of broader issues related to the paradigm of sustainability, taking into account the different effects that the activities related to it produce on cities and regions concerned. This issue must be addressed in the right direction as a privileged instrument full of values: the ability to raise awareness of the environment; great potential to support innovative and traditional economic activities, the ability to contribute to improving the quality of life. If properly planned, it can play a key role in the territorial balance, through the construction of tourist facilities including mature destinations, emerging and marginal areas, with a seasonal adjustment of flows and promotion of local economies, that combines stability and innovation in a dialectical process between tradition and creativity. For many Italian cities and regions, such as Calabria, the choice to protect, enhance and manage the resources in an integrated natural-environmental, landscape and historical-cultural through the lever and the sector leverage tourism can be, even in times of crisis, an important tool to revalue its assets, develop the armature connected to it, to promote strategic projects in the tourism sector, to stimulate the creation of accommodation facilities and complementary services. Faced with the challenges of globalization, rediscover its own specificity then becomes a unique opportunity to rethink its own development with intelligence, where the smart attribute refers to the meeting of creative technology and human capabilities, through which the communities themselves become carriers of innovation.
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Crupi, Valentina. "Verso una nuova consapevolezza dell'ambiente: l'agire collettivo per la definizione di nuovi spazi pubblici della città." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7957.

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Abstract:
La necessità di reagire a situazioni nuove in ambito urbano, come quelle legate gli effetti dei cambiamenti climatici, sta favorendo lo sviluppo, in alcune città europee e americane, di azioni innovative da parte della cittadinanza. Se da un lato, infatti, sono ampiamente sperimentate politiche pubbliche urbane di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, dall'altro iniziano a fiorire esperienze 'dal basso' che si manifestano nello spazio quotidiano attraverso processi di cura e tutela del territorio promossi dagli abitanti. La traduzione fisica di queste pratiche sembra mostrare l'emergere di un nuovo tipo di spazio pubblico, dal forte carattere sociale, in cui si manifestano le volontà ecologiche della comunità. Queste esperienze, nate in America ma che hanno ormai una larga diffusione in altre parti del mondo, consistono in azioni più o meno organizzate, coordinate da amministrazioni e università, ma anche da associazioni studentesche, collettivi artistici e comunità di quartiere, e si attuano grazie alla presenza di una cittadinanza attiva e ricettiva. Il seguente intervento sostiene l'ipotesi che simili fenomeni rappresentino una risorsa importante per la conoscenza dei luoghi e lascino intravedere lo sviluppo di una rinnovata prospettiva di responsabilità condivisa e presa di coscienza sulle questioni ambientali. Si tenterà dunque di illustrare gli elementi che favoriscono un progetto condiviso di convivenza col rischio; delineare e definire quelli che sembrano essere i caratteri di un nuovo tipo di spazio pubblico; comprendere come la tecnologia 2.0 possa divenire dispositivo per lo scambio di risorse e di informazioni. Si tratta di una prima ricognizione che però lascia intravedere la ricchezza degli approcci e di possibili soluzioni.
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Cedroni, Anna Rita. "Roadmap per una citta sostenibile: Vienna." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7915.

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Abstract:
Al di là di più di duemila anni di tradizione storica, l’Austria, ha mostrato con coraggio, fin dall’entrata nella Comunità Europea, il suo sviluppo economico così come la sua modernità e la sua apertura verso l’esterno. La dinamicità culturale e tecnologica della sua capitale, l’ha resa uno degli esempi più apprezzati da tutta l’Europa fin dall’inizio di questo secolo. In poco più 15 anni, Vienna è diventata di fatto la città europea con la migliore qualità della vita. Il merito di tale successo è dato sicuramente da due componenti fondamentali: la stabilità politica del Paese e il metodo di gestione dei processi di pianificazione territoriale e urbana. L’attuale sviluppo del territorio mostra come alla base di tale qualità i fattori prevalenti siano l’architettura, ma anche le politiche urbanistiche territoriali. Sta di fatto, spiega un recente rapporto del comune di Vienna sul tema risparmio energetico e sostenibilità, che per garantire e mantenere una tale qualità della vita, occorre tener conto di tre costanti essenziali nelle dinamiche dei processi di sviluppo urbano: il rinnovamento, la ristrutturazione e l’espansione. Tali elementi consentono poi il confronto con modelli europei culturalmente più avanzati. La tutela dell’ambiente e del patrimonio ambientale si inseriscono in questo processo come una delle sfide più importanti che scaturiscono da tale confronto. Questo paper si prefigge di trattare l’esperienza viennese, ripercorrendo il lungo, ma rapido processo di cambiamento cominciato all’inizio degli anni Ottanta. Strumento generale di pianificazione urbanistica, il Piano di Sviluppo della Città (Stadtentwicklungsplan), ha costituito e costituisce tuttora lo strumento decennale di previsione e di programmazione energetica a livello urbano e territoriale, stabilendo le direttrici strategiche di espansione, di ristrutturazione e di rinnovamento della Città e del suo hinterland. Ma l’esclusività di tale strumento, è da vedere nell’anticipazione di temi come il consumo energetico, la sostenibilità e nell’individuazione della tutela ambientale, come questione prioritaria da includere nei programmi d’intervento da attuare a breve termine. Infatti, con la formulazione del primo Programma KliP (Klimaschutzprogramm) (1999–2009) e, successivamente, del secondo Programma KliP (2010-2020), vengono elaborati dei “pacchetti” di provvedimenti con obiettivi ben definiti, come per esempio la riduzione del 21%, a persona, dei gas di emissione e di gas propellenti rispetto ai valori rilevati nel 1990. Gli strumenti con i quali raggiungere tali obiettivi sono: la riduzione del fabbisogno energetico, l’introduzione di fonti di energia ecosostenibile, l’uso di materiali biologici nell’edilizia pubblica e privata a grande e piccola scala, ma soprattutto, gli interventi sulla mobilità, sulla gestione dei rifiuti e sulla protezione del paesaggio. Accanto ai Piani di Sviluppo, Il Programma SEP (Städtische Energieeffizienz-Programm), definisce le linee generali da seguire nella gestione della politica dei consumi energetici a lungo termine, ovvero fino alla fine del 2015. I risultati portano già nel 2011 ad un aumento della quota di energia rinnovabile del 10% del volume totale del consumo di energia. Tra gli incentivi ci sono quelli rivolti alla realizzazione di centrali elettriche, inceneritori per il riciclo di materie dalle quali ricavare energia, mentre un ruolo sempre più importante è dato dall’uso della geotermia, e dell’energia solare. La continuità programmatica culmina nella formulazione di un progetto unitario, SMART CITY WIEN, che riunisce ben dieci gruppi differenti di interessi, istituzioni pubbliche, enti privati, centri universitari di ricerca, ecc., attorno ad una visione a lunga scadenza: Smart Energy vision 2050. Al centro della tavola rotonda le tematiche: lo sviluppo della popolazione, l’ambiente, i metodi di gestione, l’economia, l’energia e la mobilità. Accanto a queste, sostenibilità, partecipazione, diversità, efficienza di risorse, sviluppo regionale integrato come pure sviluppo economico equilibrato sono gli elementi fondamentali per la preparazione delle decisioni future.
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Aragona, Stefano. "Ecological city between future and memory: a great opportunity to rethink the world." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7932.

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Abstract:
L’attuale momento di crisi sociale, ambientale e spaziale può essere una svolta - uno dei significati della parola greca originaria κρίσις - del modello di sviluppo basato sul paradigma industriale (Khun, 1962) i cui limiti erano ipotizzati nell’omonimo The Limits of Growth commissionato dal Club di Roma ad alcuni ricercatori del MIT di Boston (USA) edito nel 1972. Il presente scritto suggerisce di sostituire al modello industrialista del “fare la città” - indifferente alle condizioni locali grazie alla supremazia data alle “soluzioni” tecnologiche (Del Nord,1991) - l’approccio ecologico che parte dalle condizioni locali quali indicazioni di piano/progetto/realizzazione per la trasformazione dell’anthropocosmo, cioè del rapporto tra contenitori, reti e comportamenti, ovvero del λόγος, discorso, studio, con l’οίκος, ambiente (www.ekistics.org) con le finalità di Smart City cioè costruire Comunità inclusive, sostenibili socialmente e materialmente avendo il risparmio di consumo di suolo come presupposto della sostenibilità. Ciò significa per i paesi ormai più che emergenti - BRIC e tutti gli altri in forte crescita economica - evitare gli errori compiuti dalle nazioni, usualmente chiamate Occidentali, di devastazione del territorio oltre che in termini di danni sociali. Mentre per quest’ultime l’attenzione va posta al tema della riqualificazione dell’esistente sotto il profilo funzionale, spaziale, ambientale e sociale. Per entrambe si pone la questione centrale del rapporto con la storia, i segni di essa sul territorio, cioè la memoria quale essenziale componente del senso delle cose. The current social, environmental and territorial crisis, can be a turning point - one among the meanings of the originary Greek word κρίσις - of the development model based on the industrial paradigm (Kuhn, 1962) whose limits were declared in the homonymous The Limits of Growth commissioned by the Club of Rome at Boston MIT researchers (Meadows and al.) and published in 1972. This paper suggests to replace the industrial model of “making the city” - indifferent to local conditions thanks to the supremacy given to the technological “solutions” (Del Nord, 1991) - with the ecological approach that starts from the local conditions such as indications of plan/project/construction for the transformation of the anthropocosmo, i.e. the relationship connecting shells, networks and behaviours. That is to relate the λόγος, discourse, analyses, with the οίκος, the environment (www.ekistics.org): finally the purpose of Smart City. It requires to build inclusive Communities, socially and materially sustainable, having the saving of land use as precondition. This should mean for most countries now more then emerging - BRIC and everyone else in the strong economic growth - try to avoid the mistakes made by the nations, usually known as Western ones: i.e. devastation of the territory, social harms, and attention to the spatial redevelopment, and to the functional and social ones. For both there is the central question of the relationship with history, the signs of it, ie the memory as essential component of the meaning of things.
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