Journal articles on the topic 'Tecniche in vitro'

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Di Pietro, Maria Luisa, and Roberta Minacori. "Qual è il rischio delle tecniche di fecondazione artificiale?" Medicina e Morale 47, no. 3 (June 30, 1998): 465–97. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1998.832.

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Abstract:
L’articolo mette a fuoco i rischi che, o per l’imperizia dell’operatore, o per le procedure previste dalla tecnica di fecondazione, sono responsabili della morbilità e mortalità della donna e/o del nascituro. Uno dei rischi per la donna è legato alla stimolazione ovarica che si attua con una induzione farmacologica e che provoca la cosiddetta “iperstimolazione ovarica” e tumori della mammella e dell’ovaio. Altri rischi sono legati alle complicanze delle procedure di fecondazione artificiale e che riguardano soprattutto la fase di recupero delle ovocellule, la coltura in vitro, il trasferimento dei gameti e degli embrioni nelle vie genitali della donna. Il prelievo degli ovociti viene eseguito sotto controllo ecografico con rischio di dolori pelvici o addominali, infezioni ed emorragie, mentre il trasferimento dei gameti si esegue con la laparoscopia con complicanze legate all’anestesia. Il primo rischio per l’embrione è che non arrivi a vita autonoma per mancato trasferimento nelle vie genitali della donna, il mancato attecchimento nell’utero, l’aborto spontaneo o provocato, la maggiore incidenza di morbilità o di mortalità perinatale. Altri fattori negativi sono dovuti alla micromanipolazione dei gameti. Inoltre, dall’analisi della letteratura si evince che i nati da fecondazione artificiale presentano maggiori malformazioni congenite e una più elevata incidenza di prematurità. A tutti questi problemi si aggiunge l’inadeguata informazione fornita alle coppie che ricorrono alla fecondazione artificiale sui rischi, sugli effetti collaterali, sulle percentuali di successo.
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Serra, Angelo. "La sperimentazione sull'embrione umano: una nuova esigenza della scienza e della medicina?" Medicina e Morale 42, no. 1 (February 28, 1993): 97–116. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1993.1072.

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Abstract:
Le tecniche di fecondazione artificiale - la cui finalità prima doveva essere il superamento della sterilità di coppia- sono divenute in realtà occasione privilegiata per ottenere "materiale umano" su cui sperimentare. Gli embrioni rimasti in soprannumero o ottenuti con fecondazioni in vitro apposite, possono essere utilizzati in studi di biologia cellulare, di genetica molecolare, di citogenetica, e biochimici. In questo articolo, l'Autore, dopo una accurata analisi della situazione attuale, valuta se esista o meno l'esigenza di utilizzare gli embrioni umani nella sperimentazione, tenendo presente che, in quanto individui umani fin dalla fecondazione, essi esigono lo stesso rispetto dovuto a chi è già nato.
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Trębski, Krzysztof. "La surrogazione di maternità nel contesto della procreazione medicalmente assistita. Valutazione nella luce della dottrina morale della Chiesa cattolica." Roczniki Teologiczne 69, no. 3 (March 15, 2022): 117–30. http://dx.doi.org/10.18290/rt22693.8.

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Abstract:
La surrogazione di maternità diventa un mezzo per realizzare il desiderio di procreare e, utilizzando moderne tecnologie riproduttive, provvede alla gestazione da parte di una donna per conto di una o più persone, che saranno il genitore o i genitori del nascituro. L’articolo tenta di valutare il fenomeno nell’ottica della morale cattolica, presentando la maternità surrogata nel contesto dell’uso di tecniche di inseminazione/fecondazione artificiale in vitro e il trasferimento dell’embrione, che in genere sono un passo fondamentale della procedura. La Chiesa cattolica esprime disapprovazione per la maternità surrogata, sottolineando che essa viola la dignità umana e distorce il carattere originario della maternità/paternità. Questa pratica non tiene conto della complementarietà dei sessi, del rispetto reciproco e del diritto degli sposi a diventare padre o madre insieme all’altro coniuge. Un essere umano ha il diritto di essere concepito in un matrimonio come frutto di uno specifico atto d’amore tra gli sposi. Altrettanto, la Chiesa giudica in maniera negativa l’utilizzo delle procedure medico-tecniche che permettono il trapianto dell’embrione nell’utero in caso di surrogazione gestazionale, sottolineando che minacciano seriamente la sua sopravvivenza. Inoltre, la surrogazione di maternità è vista come procedura disumanizzante, perché tratta la madre surrogata come «strumento umano usato per fini di riproduzione».
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Gentile, A., and S. La Malfa. "Il miglioramento genetico per la resistenza agli insetti: una sfida difficile ed attuale." Bullettin of the Gioenia Academy of Natural Sciences of Catania 52, no. 382/SFE (December 22, 2019): DECA10—DECA16. http://dx.doi.org/10.35352/gioenia.v52i382/sfe.80.

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Abstract:
Nello scenario di una nuova agricoltura, le tecniche di miglioramento genetico sono chiamate a svolgere un ruolo importante al fine di rendere i processi produttivi sostenibili anche sotto il profilo ambientale ed economico. Nei prossimi anni sarà necessario produrre di più in condizioni di risorse naturali decrescenti e al tempo stesso assicurare produzioni anche attraverso una riduzione degli input chimici. Negli ultimi cinquant’anni l’integrazione di diverse tecniche e lo sviluppo di metodi di rigenerazione in vitro e di strategie molecolari ha consentito la definizione di nuovi strumenti di miglioramento genetico. Le conoscenze genomiche degli ultimi decenni hanno, infatti, innovato gli strumenti per la realizzazione di programmi di miglioramento genetico, sia in termini di disponibilità di marcatori per selezione assistita o per selezione genomica, sia in termini di conoscenze sulla funzione dei geni responsabili di caratteri agronomici fondamentali, tra i quali la resistenza a stress biotici. I nuovi metodi molecolari, che consentono di ottenere piante cisgeniche, o con sequenze modificate mediante genome editing, si affiancano ai metodi tradizionali di miglioramento genetico superando i limiti dell’incrocio e della selezione, soprattutto con riferimento alla lunghezza dei tempi ed alla impossibilità di prevederne il risultato in termini di caratteristiche modificate. Nella nota vengono descritti i principali metodi di miglioramento genetico e le principali strategie utilizzabili per migliorare la resistenza delle piante agli insetti.
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Corsello, G., A. Aloisio, G. Attardo, M. Piccione, E. Piro, S. M. Vitaliti, and L. Giuffrè. "Indagine Clinico Epidemiologica su 132 Nati da Gravidanze Multiple." Acta geneticae medicae et gemellologiae: twin research 43, no. 1-2 (April 1994): 110–11. http://dx.doi.org/10.1017/s0001566000003032.

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Abstract:
AbstractL'epidemiologia delle gravidanze multiple si è notevolemente modificata nel corso degli ultimi due decenni in virtù del perfezionamento e della diffusione delle tecniche di riproduzione assistita. L'utilizzazione di induttori farmacologici della ovulazione (specie le gonadotropine ed il citrato di clomifene) e l'impianto in utero di più embrioni fecondati in vitro, sono fattori che maggiormente hanno contribuito a fare impennare verso l'alto il numero di nati da gravidanze plurigemine. L'incidenza di parti trigemini, ad esempio, considerata gli inizi degli anni '70 di circa 1:10,000 parti, oggi si è elevata sino ad 1:3,500 circa.Presentiamo i dati relativi a 132 soggetti nati da gravidanze plurigemine all'Istituto Materno Infantile dell'Università di Palermo, al fine di valutarne la sopravvivenza e la morbilità anche in relazione al tipo di gravidanza (spontanea o indotta). In tal senso abbiamo preso in considerazione esclusivamente i nati nella nostra struttura con età gestazionale uguale o superiore a 26 settimane, escludendo quindi i nati da gravidanze plurime nati in altre strutture e trasferiti dopo la nascita (Tabella).Delle 57 gravidanze plurime, 37 (64.9%) sono risultate certamente indotte, solo farmacologicamente (54.1 %) o con varie tecniche di riproduzione assistita (45.9%). Le gravidanze indotte costituiscono nel nostro campione il 92.9% delle gravidanze con ordine di gemellarità superiore o uguale a 3 e solo il 55.8% delle gravidanze bigemine. Sul complesso delle gravidanze indotte conosciute, la quota percentuale delle plurigemine è risultata del 59.1% 102 neonati (77.3%) sono nati da taglio cesareo, 30 (22.7%) da parto eutocico.
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Canzi, M., P. Coral, T. Roggio, L. De Filippo, and G. Panarello. "Valutazione clinico/morfologica di Amukine Med® e Braunol®, su CVC in spisilicone." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 23, no. 2 (January 24, 2018): 19–22. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2011.1431.

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Abstract:
La gestione infermieristica riveste un ruolo importante per la sopravvivenza dell'accesso vascolare per emodialisi, soprattutto quando per la sua realizzazione sono stati utilizzati materiali protesici etcrologhi. Scopo di questo studio è di valutare in vitro e in vivo gli eventuali effetti collaterali e l'efficacia di due disinfettanti tra i più comunemente usati (ipoclorito di sodio allo 0,057 Amukine Med® e iodopovidone al 10% Braunol®,) per le medicazioni dei cateteri venosi centrali. Lo studio è stato effettuato da gennaio 2003 a gennaio 2004. In tale periodo abbiamo valutato in vitro mediante esame morfologico gli effetti sui cateteri incubati a breve e lungo termine nei 2 disinfettanti e in vivo l'incidenza di reazioni cutanee locali e la positività dell'esame colturale del tampone cutaneo, in 17 malati uremici con “Tesio cat®” Medcomp (spisilicone) come accesso vascolare per emodialisi. Non si sono notate differenze morfologiche significative nello studio in vitro tra i campioni trattati con i due disinfettanti. Il contatto prolungato dello spisilicone con Amukine Med e Braunol anche in ambiente libero non ha determinato alterazioni morfologiche della parete all'esame macro e microscopico. Nello studio in vivo, condotto su due gruppi composti da 10 pazienti nel gruppo Amukine Med e 7 pazienti in quello con Braunol, sono state effettuate 1088 medicazioni (640 con Amukine Med pari al 58,8% medicazioni totali e 448 con Braunol pari al 41,2% medicazioni totali) pari al 40,5% delle sedute dialitiche con ambo le tecniche di disinfezione. Dagli esami colturali (271 tamponi) in 71 casi è stata riportata crescita batterica; 68 Staphilococcus Epidermidis; 2 Escherichia Coli (gruppo Amuchina Med) 1 Pseudomonas Aeruginosa (gruppo Braunol). Negli ultimi 3 casi (1/68 mesi d'esposizione) era presente sepsi locale. Non si sono rilevate differenze nell'incidenza di infezioni locali o di effetti collaterali indotti dai due disinfettanti.
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Nixon, Joseph, and Olinda Timms. "Il dibattito legale ed etico sul divieto di commercio della maternità surrogata in India / The legal and moral debate leading to the ban of commercial surrogacy in India." Medicina e Morale 66, no. 4 (October 11, 2017): 513–31. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2017.504.

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Abstract:
Le tecniche di riproduzione assistita (ART) offrono la possibilità di una maternità surrogata alle coppie sterili o senza figli. Alla fine degli anni ‘80, specialisti qualificati in India hanno approfittato della disponibilità di madri surrogate e dell’assenza di regole per creare un mercato di maternità surrogata per i clienti sia indiani sia esteri. Il Ministero della Salute è intervenuto con le linee guida solo dopo forti proteste di gruppi di donne e cittadini, facendo seguito alle storie su ostelli surrogati, bambini abbandonati e sfruttamento. Nel frattempo, le cliniche dell’infertilità si sono moltiplicate, offrendo gameti di donatori, fecondazione in vitro e maternità surrogata ad un costo molto inferiore rispetto ai paesi occidentali. Dai primi anni del 2000, l’India è divenuta la destinazione più popolare per la pratica della maternità surrogata. In risposta alle proteste e consapevole del divieto di accordi di maternità surrogata negli altri paesi, il Governo indiano ha emanato le linee guida ART che erano via via restrittive; ma tali disposizioni non sono state in grado di arginare il business ormai florido. Infine, nel 2016, il governo ha proposto un disegno di legge per porre fine alla maternità surrogata commerciale. Il regolamento Bill 2016 considera esclusivamente gli accordi di maternità surrogata, non considerando tutti gli altri aspetti della riproduzione assistita e delle cliniche coinvolte. La legislazione è stata rivolta principalmente alle questioni sociali e agli elementi di sfruttamento della maternità surrogata commerciale, più che al processo tecnico. Se approvata, tale legge vieterà efficacemente maternità surrogata commerciale in India. ---------- Assisted Reproductive Technologies (ART) offer the possibility of unrelated surrogacy arrangements to infertile couples and childless human relationships. In the late 80s, qualified specialists in India took advantage of the availability of willing surrogates and the absence of regulations, to create a market in commercial surrogacy for clients from within the country and abroad. The Ministry of Health stepped in with guidelines only after strong protests from women’s groups and citizens, following media stories of surrogate hostels, abandoned children and exploitation. Meanwhile, ‘infertility’ clinics mushroomed, offering donor gametes, in-vitro fertilization and surrogacy services at a fraction of the cost in western countries. By early 2000s, India had emerged as the most popular destination for commercial surrogacy arrangements. In response to protests from doctors, citizens and human rights groups, and mindful of the ban on commercial surrogacy arrangements in most developed countries, the Government issued ART guidelines that were progressively restrictive; but these did not have the teeth to rein in the lucrative business that commercial surrogacy had transformed into. Finally, in 2016, the Government proposed a Bill that would bring an end to commercial surrogacy. The Surrogacy (Regulation) Bill 2016 addressed surrogacy arrangements exclusively, taking it out of proposed ART Bill that was aimed at comprehensively regulating all other aspects of assisted reproduction and the clinics involved. The legislation was directed mainly at the social issues and exploitative elements specific to commercial surrogacy arrangements, rather than the technical process. If passed, the Surrogacy Bill will effectively ban commercial surrogacy in India.
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Di Lullo, A. M., M. Scorza, F. Amato, M. Comegna, V. Raia, L. Maiuri, G. Ilardi, E. Cantone, G. Castaldo, and M. Iengo. "An “ex vivo model” contributing to the diagnosis and evaluation of new drugs in cystic fibrosis." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 3 (June 2017): 207–13. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1328.

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Abstract:
La fibrosi cistica (FC) è una malattia autosomica recessiva causata da mutazioni nel gene CFTR (Cystic Fibrosis Transmembrane conductance Regulator). Finora sono state descritte circa 2000 mutazioni, ma per la maggior parte di esse è difficile definirne l’effetto senza complesse procedure in vitro. Abbiamo effettuato il campionamento (mediante brushing), la cultura e l’analisi di cellule epiteliali nasali umane (HNEC) utilizzando una serie di tecniche che possono aiutare a testare l’effetto delle mutazioni CFTR. Abbiamo eseguito 50 brushing da pazienti FC e controlli, e in 45 casi si è ottenuta una coltura positiva. Utilizzando cellule in coltura: i) abbiamo dimostrato l’espressione ampiamente eterogenea del CFTR nei pazienti e nei controlli; ii) abbiamo definito l’effetto di splicing di una mutazione sul gene CFTR; iii) abbiamo valutato l’attività di gating di CFTR in pazienti portatori di differenti mutazioni; iv) abbiamo dimostrato che il butirrato migliora in modo significativo l’espressione di CFTR. I dati provenienti dal nostro studio sperimentale dimostrano che l’uso del modello ex-vivo di cellule epiteliali nasali è un importante e valido strumento di ricerca e di diagnosi nella studio della FC e può anche essere mirato alla sperimentazione ed alla verifica di nuovi farmaci. In definitiva, in base ai nostri dati è possibile esprimere le seguenti conclusioni: 1) il prelievo delle cellule epiteliali nasali mediante brushing è applicabile senza alcuna anestesia ed è ben tollerato da tutti i pazienti affetti da FC (bambini e adulti), è scarsamente invasivo e facilmente ripetibile, è anche in grado di ottenere una sufficiente quantità di HNECs rappresentative, ben conservate, idonee allo studio della funzionalità di CFTR; 2) la conservazione delle cellule prelevate è possibile fino a 48 ore prima che si provveda all’allestimento della coltura e ciò permette di avviare studi multicentrici con prelievi in ogni sede e quindi di ottenere una ampia numerosità campionaria; 3) la coltura di cellule epiteliali nasali può essere considerata un modello adatto a studiare l’effetto molecolare di nuove mutazioni del gene CFTR e/o mutazioni specifiche di pazienti “carriers” dal significato incerto; 4) il modello ex-vivo delle HNECs consente inoltre di valutare, prima dell’impiego nell’uomo, l’effetto di farmaci (potenziatori e/o correttori) sulle cellule di pazienti portatori di mutazioni specifiche di CFTR; tali farmaci possono modulare l’espressione genica del canale CFTR aprendo così nuove frontiere terapeutiche e migliori prospettive di vita per pazienti affetti da una patologia cronica come la Fibrosi Cistica; 5) la metodologia da noi istituita risulta essere idonea alla misura quantitativa, mediante fluorescenza, dell’attività di gating del canale CFTR presente nelle membrane delle cellule epiteliali nasali prelevate da pazienti portatori di differenti genotipi; in tal modo è possibile individuare: a) pazienti FC portatori di 2 mutazioni gravi con un’attività < 10% (in rapporto ai controlli -100%), b) soggetti FC portatori contemporaneamente di una mutazione grave e di una lieve con un’attività tra 10-30%, c) i cosiddetti portatori “carriers”- eterozigoti - con un’attività tra 40-70%. In conclusione la possibilità di misurare l’attività del canale CFTR in HNECs fornisce un importante contributo alla diagnosi di FC, mediante individuazione di un “cut-off diagnostico”, ed anche alla previsione della gravità fenotipica della malattia; quindi quanto rilevabile dalla misura del suddetto canale permette di prospettare per il futuro la possibilità di valutare meglio i pazienti per i quali il test del sudore ha dato risultati ambigui (borderline o negativi). La metodica da noi sperimentata consente anche di monitorare i pazienti durante il trattamento farmacologico, valutando in tal modo i reali effetti delle nuove terapie.
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Barba, M., A. Cupidi, S. Loreti, F. Faggioli, and L. Martino. "IN VITRO MICROGRAFTING: A TECNIQUE TO ELIMINATE PEACH LATENT MOSAIC VIROID FROM PEACH." Acta Horticulturae, no. 386 (July 1995): 531–35. http://dx.doi.org/10.17660/actahortic.1995.386.76.

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Elli, L., E. Dolfini, T. Dasdia, B. Bufardeci, I. Floriani, M. L. Falini, M. P. Colleoni, S. Ferrero, and M. T. Bardella. "Two- and three-dimensional human cell cultures: an in vitro tecnique for gliadin's cytotoxicity." Digestive and Liver Disease 33 (November 2001): A63. http://dx.doi.org/10.1016/s1590-8658(01)80404-7.

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Mele, Vincenza. "Percorsi femminili sull’accanimento riproduttivo." Medicina e Morale 53, no. 1 (February 28, 2004): 91–108. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2004.655.

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Abstract:
L’Autrice esamina criticamente la tecnica di fecondazione in vitro (FIVET) dal punto di vista etico, mettendo in luce gli elementi di sproporzione dell’intervento tecnologico per la bassa efficacia, l’alto rischio per il nascituro, l’invasività per il corpo materno e gli elevati costi economici. L’obiettivo del presente lavoro è contestare sia la terapeuticità della FIVET, sia contestare un luogo comune che vede il pensiero femminile favorevole alle tecnologie riproduttive. La sproporzionalità terapeutica viene quindi analizzata secondo l’ottica delle donne, alla luce di diverse prospettive: le prospettive della bioetica cosiddetta femminista e la prospettiva della bioetica al femminile. L’articolo mette in luce le ragioni di non accettabilità della tecnica da parte di entrambe le prospettive, in particolare l’oggettivazione del corpo della donna ed il parassitismo della tecnologia. L’Autrice conclude illustrando il suo personale punto di vista sulla bioetica al femminile: il logos delle tecnologie riproduttive, che è quello dell’ottimizzazione di un prodotto, mette a serio rischio il valore simbolico della maternità, come luogo originario del prendersi cura.
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Miceli, Graciela, Jorge E. Torroba, and Ana María Diaz. "Evaluacion de la tecnica de contraimmunoelectroforesis para determinar la potencia antigena de las vacunas antirrabicas." Revista do Instituto de Medicina Tropical de São Paulo 35, no. 6 (December 1993): 543–50. http://dx.doi.org/10.1590/s0036-46651993000600011.

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Abstract:
El método recomendado por la Organización Mundial de la Salud (OMS) para la prueba de potencia de vacunas antirrábicas como producto final es la prueba NIH. Algunas técnicas in vitro se han propuesto para el control durante el proceso de produción y complementan el ensayo in vivo antes mencionado. Este trabajo presenta los resultados obtenidos cuando se utilizó la técnica de contrainmunoelectroforésis (CIE) para determinar el contenido de antígenos en muestras de 84 y 40 lotes de vacunas antirrábicas producidas en tejido nervioso de cerebro de ratón lactante mediante cultivo de tejidos, respectivamente. La evaluación de las muestras en, y en torno de, las 0.3 UI por ambos métodos muestran que, en la práctica, un título CIE de 1:4 cumpliría con un mínimo de potencia de la prueba NIH. Un bajo grado de variabilidad de la prueba CIE fue observada en nuestro laboratorio cuando dos lotes de vacunas de referencia de trabajo y 7 lotes de vacunas antirrábicas, de diferente origen y actividad, fueron ensayadas en cinco pruebas independientes. Todos los títulos se ubicaron dentro de una dilución doble, lo que es indicativo de su reproducibilidad. Se observó buena sensibilidad para detectar el deterioro del antígeno en el ensayo de degradación térmica, cuando muestras de 3 lotes de vacuna líquida de cerebro de ratón lactante fueron mantenidas a4 y 37ºC cada una, por 28 días. Se evaluaron semanalmente por los ensayos de CIE y NIH. Finalmente, se observó que el ensayo de CIE podría ser utilizado por los productores para estimar el punto final de los procesos de concentración para que se corresponda con un valor antigénico deseado en la prueba de potencia NIH.
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Casini, Marina. "I diritti dell’uomo, la bioetica e l’embrione umano." Medicina e Morale 52, no. 1 (February 28, 2003): 67–110. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2003.674.

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Abstract:
L’articolo muove dalla constatazione – documentata dal riferimento a numerosi documenti di carattere giuridico - dell’intenso legame esistente tra la riflessione sui diritti umani e quella sulla bioetica; legame che affonda le sue radici nella metà del secolo scorso e che è a tutt’oggi fecondo tanto da costituire una delle caratteristiche della modernità. La forza espansiva delle due riflessioni trova uno sbocco ed una prospettiva comune nel biodiritto che sta imponendosi non solo come un settore degli ordinamenti interni, definibile in base a criteri pratici, didattici o sistematici, ma anche come riflessione planetaria sui diritti umani il cui nucleo più profondo è costituito dalla meditazione sulla dignità umana, sul suo contenuto, sulla sua ragione. Il biodiritto, infatti, manifesta l’urgenza di un supplemento di riflessione, uno sforzo speculativo che sappia guardare a fondo per cogliere senso più autentico del diritto e dei diritti umani. Questo supplemento di riflessione viene posto nella prospettiva dell’esistenza umana appena sbocciata e minacciata in molti modi: dall’aborto chirurgico a quello chimico, dalla fecondazione in vitro, all’uso dell’embrione a fini sperimentali o di ricerca. Sullo sfondo di una panoramica generale dei principali testi giuridici che più o meno direttamente si occupano, con diversi esiti, dell’embrione umano, lo scritto si sofferma sulle ragioni che depongono a favore del riconoscimento del concepito come soggetto. Tali ragioni- squisitamente giuridiche - sono date dalla meditazione sulla dignità umana e sul collegato principio di uguaglianza alla luce delle Costituzioni e delle dichiarazioni di diritti; dal concetto tecnico-giuridico di persona; dalla rilevanza giuridica del dubbio.
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Aznar, Justo. "Il rispetto della vita umana nelle tecniche di fecondazione artificiale." Medicina e Morale 62, no. 5 (October 30, 2013). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2013.82.

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Abstract:
Le tecniche di fecondazione in vitro (FIV) non producono solo la vita ma anche la morte. Anche se il problema morale principale per quanto riguarda l’uso della FIV è quello di originare la vita umana al di fuori della relazione d’amore tra i coniugi, un altro grave problema etico è la conseguente perdita di embrioni umani. Possiamo affermare che dal 1978, anno di nascita della prima bambina concepita in vitro, in tutto il mondo oltre 120 milioni di vite umane sono state perse come conseguenza dell’uso delle tecniche di FIV. ---------- The in-vitro fertilisation (IVF) tecnique not only produces life but also death. Although the main moral problem regarding IVF treatment is that it originates human life outside the loving relationship between spouses; another severe ethical problem is the secondary loss of human embryos. We can state that since 1978, birth of the first IVF baby girl, over 120 million of human lives have been lost worldwide as a consequence of IVF treatment.
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Estellés Peralta, Pilar María. "Storia della legge spagnola in tema di tecniche di riproduzione assistita: l’abbandono legale e familiare della vita umana in vitro." Medicina e Morale 62, no. 5 (October 30, 2013). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2013.85.

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Abstract:
La storia della legge spagnola in tema di tecniche di riproduzione assistita mostra come la vita umana in-vitro risulti non essere stata protetta dal punto di vista legale e familiare. La legge spagnola non può essere considerata uno strumento per la tutela e la salvaguardia della vita umana, come si è potuto vedere in alcune pratiche controverse di tecniche riproduttive, come nel caso dei “savior siblings” e dell’inseminazione postmortem. ---------- The history of Spanish law in the regulation of assisted reproduction techniques has left in-vitro human life unprotected from a legal and familial point of view. Spanish law cannot be considered a tool for protection and safeguard of human life as seen in some controversial practices of the reproductive techniques, such as “savior siblings” and postmortem artificial insemination, among others.
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Suaudeau, Jacques. "La diagnosi pre-impiantatoria Lo stato dell’arte scientifico e gli interrogativi etici - Parte II." Medicina e Morale 56, no. 4 (August 30, 2007). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2007.312.

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Abstract:
La diagnosi genetica pre-impiantatoria (Preimplantation genetic diagnosis o PGD) è una tecnica nella quale gli embrioni umani prodotti in vitro per realizzare le tecniche di fecondazione artificiale, vengono selezionati, dal punto di vista genetico, tramite lo studio di uno o di due blastomeri prelevati con una biopsia. Dai reports relativi all’uso della PGD emergono tre punti critici: il primo riguarda le conseguenze della biopsia sullo sviluppo dell’embrione; il secondo la notevole perdita di embrioni nel processo; il terzo l’esattezza diagnostica, con la presenza di falsi positivi e falsi negativi. Oltre al fatto che la PGD è legata alle tecniche di fecondazione artificiale, e, in particolare, alla ICSI, da un punto di vista etico l’obiezione di fondo è che tale pratica si basa su una scarsa considerazione del valore dell’embrione umano. L’aumento della pratica della PGD e l’estensione delle sue indicazioni a casi sempre meno gravi e meno giustificabili dal punto di vista medico è preoccupante. ---------- Preimplantation genetic diagnosis (PGD) is a technique in which early human embryos, obtained in vitro to realize artificial fertilization techniques, are genetically screened for selection, through the study of one or two blastomeres taken by biopsy. Reports on the use of PGD in the world make clear that there are three critical points in it: first regards with consequences of biopsy on developing embryo; second in consideration of the important loss of human embryos in the screening process; third related to inaccuracy of diagnosis, with the presence of false positives and false negatives. Besides the fact that PGD is relate to artificial reproductive techniques, generally to ICSI, the basic ethical objection is based on an undervaluation of the value of human embryos. From a medical point of view the increasing use of PGD and the extension of its indications to cases always more futile and less justified is preoccupying.
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Pardo Sáenz, José María. "The unknown face of in vitro fertilization." Medicina e Morale 61, no. 1 (February 28, 2012). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2012.146.

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Abstract:
Lo scopo di questo articolo è quello di mostrare il volto sconosciuto dei metodi artificiali di riproduzione umana. In generale, le cliniche per la fecondazione umana mostrano solo il volto più attraente della fecondazione in vitro: il neonato. Eppure, non hanno mai mostrato l’altra faccia di essa: la procedura lunga e drammatica che sta dietro. Dopo aver fatto un breve cenno alla attribuzione del Premio Nobel per la Medicina 2010 Robert Edwards, padre della fecondazione in vitro, analizziamo le due radici che sostengono il grande albero di metodi artificiali di riproduzione umana: lo scientismo e il sentimentalismo. Poi si studia l’aspetto etico di queste procedure. Siamo giunti ad un giudizio eticamente negativo su queste tecniche, dal momento che snaturano il significato della sessualità umana e l’atto coniugale. Subito dopo, analizziamo alcune delle conseguenze più frequenti di tali metodi: “la mortalità embrionale” associata con tali tecniche; “il congelamento degli embrioni in eccesso”; “i rischi per la salute”, sia del neonato così come quella della donna. Tutti questi sono elementi che la coppia deve prendere in considerazione al fine di prendere la decisione più libera e più responsabile possibile. Infine, spieghiamo il “pendio scivoloso” relativo all’uso di queste tecniche (il bambino medicalizzato, i bambini à la carte, la maternità surrogata e il mercantilismo riproduttivo): ciò che è stato sviluppato con uno intento ben preciso, per risolvere il problema di infertilità, ha sicuramente aperto nuove importanti questioni etiche. ---------- The purpose of this article is to show the unknown face of artificial human reproduction methods. Generally, human fertilization clinics only show the most attractive face of in vitro fertilization: the newborn. Yet, they never show the other face of it: the long and dramatic procedure behind it. After briefly mentioning the 2010 Nobel Medicine Award granted to Robert Edwards, the father of in vitro fertilization, we analyze the two roots that support the big tree of artificial human reproduction methods: scientism and sentimentalism. Then we study the ethical aspect of these procedures. We come to the conclusion that these techniques are ethically negative since they denaturalize the meaning of human sexuality and the conjugal act. Right after that, we analyze some of the most frequent consequences of such methods: “embryonic mortality” and directly related to it exceeding “embryo freezing”; “the risks for the health”, both of the newborn as well as that of the woman. All those are elements that the couple must take into consideration in order to make the freest and most responsible decision possible. Finally, we explain the “slippery slope” effect in the use of these techniques (medicine babies, babies a la carte, surrogate maternity and reproductive mercantilism): what was developed with a very specific aim in mind, to remedy the infertility problem, has definitely open new and important ethical concerns.
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Suaudeau, Jacques. "La diagnosi pre-impiantatoria Lo stato dell’arte scientifico e gli interrogativi etici - Parte I." Medicina e Morale 56, no. 3 (June 30, 2007). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2007.317.

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Abstract:
La diagnosi genetica pre-impiantatoria (Preimplantation genetic diagnosis o PGD) è una tecnica nella quale gli embrioni umani prodotti in vitro per le tecniche di fecondazione artificiale, vengono selezionati, nelle prime fasi di sviluppo, dal punto di vista genetico, tramite lo studio di uno o due blastomeri prelevati con una biopsia. Gli embrioni non affetti da malattie vengono poi trasferiti nell’utero. La PGD è stata introdotta agli inizi degli anni ’90 in alternativa alla diagnosi prenatale per coppie per le quali fosse alto il rischio di trasmettere un difetto genetico. Negli anni successivi è stata adoperata per altre indicazioni come l’individuazione delle anomalie cromosomiche, la ricerca delle aneuploidie, la selezione “sociale” del sesso, la selezione degli embrioni secondo il tipo di Human Leukocit Antigen (HLA) e l’individuazione di malattie genetiche ad esordio tardivo. Dai reports relativi all’uso della PGD nel mondo emergono, tuttavia, tre punti critici: il primo riguarda l’esattezza diagnostica, con la presenza di falsi positivi e falsi negativi; la seconda, la notevole perdita di embrioni umani nel processo; la terza, i risultati della PGD in termini di nascita di bambini sani. ---------- The preimplantation genetic diagnosis (PGD) is a technique in which early human embryos, obtained in vitro for artificial fertilization techniques, are genetically screened for selection, through study of one or two blastomeres taken by biopsy. The embryos, that are healthy, are transferred to uterus. The PGD has been introduced in the early 1990s as an alternative to prenata1 diagnosis for couples at high risk of transmitting a genetic defect. It has been subsequently extended to other indications as the individualization of chromosomal abnormalities, the research of the aneuploidies, the “social selection of sex”, the selection of the embryos according to the type of Human Leukocit Antigen (HLA) and the individualization of late-onset genetic diseases. But the reports concerning with the use of PGD in the world make clear that there are three critical points: the first deals with the diagnostic accuracy, with the presence of false positives and false negatives; the second, with the wide loss of embryos during the process; the third, with the outcomes of the PGD in terms of birth of healthy babies.
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Aznar, Justo. "Designer babies. A question of ethics." Medicina e Morale 58, no. 6 (December 30, 2009). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2009.230.

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Abstract:
Il termine “designer baby” può essere usato per riferirsi ad una serie di tecniche incluse quelle di selezione del sesso per evitare la nascita di bambini con malattie legate al cromosoma sessuale X, la diagnosi genetica preimpiantatoria per selezionare gli embrioni non affetti da disordini genetici, e il potenziamento di caratteristiche come l’intelligenza, le abilità sportive e la bellezza. La produzione di “designer babies” comporta problemi medici ed etici. In questo articolo passiamo in rassegna in particolar modo i secondi. Secondo la nostra opinione, gli aspetti più interessanti sono: 1. la strumentalizzazione dei bambini prodotti; 2. le possibilità che queste tecniche possono aprire le porte ad altre eticamente non adeguate; 3. il possibile beneficio dei genitori; 4. l’impossibilità di ottenere il consenso dei bambini; 5. i problemi clinici che l’utilizzazione della diagnosi genetica preimplantatoria può produrre; 6. quelli della fecondazione in vitro; 7. il grande numero di embrioni che vengono distrutti a seguito dell’uso di queste tecniche; 8. infine l’esistenza o meno di alternative mediche per la produzione dei “designer babies”. Il nostro parere è che uno dei problemi etici più importanti è rappresentato dal gran numero di embrioni che si perdono nella produzione dei “designer babies”. Nel caso di Adam Nash si usarono, infatti, 33 embrioni per produrre un solo bambino, con un’efficienza del 3%. In uno studio nel quale sono stati valutati i dati delle principali cliniche di medicina riproduttiva del mondo emerge che sono stati utilizzati 1130 embrioni per far nascere 35 bambini, con un’efficienza dell’1,15%. ---------- The term “designer babies” may be used to refer to a range of reproductive techniques including the use of sex selection techniques to prevent the birth of children with X-linked diseases, preimplantation genetic diagnosis to select for embryos free from genetic disorders, selection techniques for eggs, sperm or embryo donors with particular characteristics, and the enhancement of features such as intelligence, sporting ability or attractiveness. The production of designer babies entails specific medical and ethical problems. In this article, we will essentially address the latter. In our opinion, the most important aspects to consider in an ethical reflection on the production of designer babies are: 1. the instrumentalisation of the child produced in such a way that these children would be treated as commodities; 2. the secondary consequences that could result from the legal authorisation of this technique could open the door to other ethically unsuitable techniques, especially sex selection, 3. the benefit that the parents may obtain; 4. the impossibility of obtaining the consent of the child him/herself; 5. the medical problems that the use of the preimplantational genetic diagnosis technique may cause in the embryo generated; 6. as well as those inherent in the in-vitro fertilisation technique; 7. the negative ethical burden involved in the high number of embryos lost with this practice, i.e. the high number of human lives destroyed; 8. and finally, whether or not a medical alternative to the production of designer babies exists, since if so, their generation would be doubly unjustified. We think that one of the most important ethical problems is the high number of embryos lost in the production of designer babies. Thus, it can be verified that in the case of the first designer baby, Adam Nash, 33 embryos were used to obtain a useful child, so the efficiency was approximately 3%. In a study which collected the joint data from some of the leading reproductive medicine clinics in the world in which designer babies are produced, is showed that from 1130 embryos, only 35 designer babies were obtained, which indicates that the efficiency of production of these children was 1.15%.
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Romano, L., F. Fabbrini, P. D’Agostino, and L. Nitsch. "La diagnosi genetica preimpianto: aspetti biomedici con aggiornamenti di letteratura scientifica." Medicina e Morale 55, no. 1 (February 28, 2006). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2006.367.

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Abstract:
L’articolo analizza gli aspetti biomedici della diagnosi genetica preimpianto (PGD), in considerazione degli aggiornamenti della letteratura scientifica. La diagnosi genetica preimpianto è definibile, in ambito biomedico, come forma precoce di diagnosi che, mediante diverse tecniche, analizza gli embrioni prodotti con la fecondazione artificiale al fine di poter determinare la presenza di alterazioni genetiche. La PGD viene proposta, poi, anche per massimizzare l’efficacia delle procedure di fecondazione artificiale e viene indicata da alcuni per la selezione di embrioni secondo il sesso e per ragioni non mediche (c.d. bilanciamento familiare o Social Preimplantation Diagnosis). L’articolo analizza i rischi connessi alla tecnica di PGD quali gli errori diagnostici, il danneggiamento e la perdita di embrioni, lo sviluppo della gravidanza. Per poter praticare la PGD si producono embrioni mediante fecondazione artificiale. La diagnosi, attuata con diverse tecniche, è effettuata mediante biopsia e selezione degli embrioni. Una o due cellule sono aspirate attraverso un foro nella zona pellucida dall’embrione allo stato di 6-8 cellule (terzo giorno di sviluppo), mediante una soluzione acidificata di Tyrodes o mediante laser. La rimozione del primo e secondo globulo polare è stata realizzata principalmente per selezionare aneuploidie legate all’età (PGD-AS). L’analisi del globulo polare, però, è limitata alle malattie ereditate per via materna, infatti i cromosomi paterni non possono essere analizzati. La reazione a catena della polimerasi (PCR) è stata usata per la prima volta in PGD per la diagnosi di fibrosi cistica. La PCR è limitata dal rischio di contaminazione e dalla perdita dell’allele (allele droupout). La PGD è stata eseguita per malattie Xlinked (per esempio distrofia muscolare di Duchenne, emofilia, X-fragile), malattie recessive (fibrosi cistica, talassemia, atrofia muscolare spinale) e malattie dominanti (distrofia miotonica, Corea di Huntington, Charcot-Marie- Tooth). L’ibridazione in situ fluorescente (FISH) sui nuclei in interfase è stata usata per analizzare i cromosomi degli embrioni poiché è difficile fare il cariotipo ai singoli bastomeri, La prima applicazione di FISH è stata per determinare il sesso per le malattie X-linked. La PGD viene praticata per i portatori di varie aberrazioni cromosomiche bilanciate, per esempio le traslocazioni, le inversioni, le delezioni, usando sonde specifiche per rilevare l’aberrazione. Nuove tecniche si stanno mettendo a punto: la multiplex PCR, la whole genome amplification la comparative menome hybridisation (CGH) e i DNA “chip”. Le legislazioni che regolano la PGD variano da nazione a nazione: da nessuna alla proibizione. ---------- In this article the authors study biomedical issues of preimplantation genetic diagnosis (PGD), considering the scientific literature. PGD is an early form of diagnosis for patients at risk of transmitting an inherited disease to their offspring. Patients have to go through in vitro fertilization (IVF, ICSI) to produce embryos for PGD. Furthermore, some authors suggest sex selection by PGD for family balancing or social preimplantation diagnosis. The authors analyse the risk of PGD (e.g. diagnostic failure, embryo-survival after biopsy, embryo loss and pregnancy rate). A biopsy of the embryos, removing 1-2 cells, and single cell diagnosis are performed to determine which embryos are free from the genetic disease. 1-2 cells are aspirated through a hole in zona pellucida made by acidified Tyrodes solution or a non-contact laser. Removal of the first and second polar body, either sequentially or simultaneously has also been performed for PGD, mainly for age-related aneuploidy screening (PGD-AS). Polar body analysis is limited to maternally inherited disease as the paternal chromosomes cannot be analyzed. The polymerase chain reaction (PCR) has been used on single cells for PGD since the first report of PGD for cystic fibrosis. PCR is hampered by the risk of contamination and allele dropout. Paternal contamination can be overcome by using intracytoplamatic sperm injection (ICSI) to achieve fertilization. PGD has been performed for X-linked (e.g. Duchenne muscular dystrophy, haemophilia, fragile X syndrome), recessive (e.g. cystic fibrosis, thalassemia, spinal muscular atrophy) and dominant (e.g. myotinic dystrophy, Huntington’s disease, Charcot-Marie-Tooth disorder) diseases. Since it is difficult to karyotype single bastomeres, interphase fluorescent in situ hybridization (FISH) has been used to analyze chromosomes in embryos. FISH for sexing for X-linked disease was the first application, and PGD may be performed for carriers of various balanced chromosome aberrations, e.g. translocations, inversions, deletions, using probes designed to detect the specific aberration. Recent advances in molecular diagnosis technique have included the use of multiplex PC, whole genome amplification, comparative genome hybridisation (CGH) and DNA microarray. The rules and legislation regulating PGD varies from country to country, from no legislation at all to total prohibition.
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Casini, Carlo. "II Rapporto sullo stato di attuazione della Legge 40/2004 recante “Norme in materia di procreazione medicalmente assistita” anche in confronto con le altre nazioni europee (aprile 2009)." Medicina e Morale 58, no. 4 (August 30, 2009). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2009.240.

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Abstract:
Il contributo propone all’attenzione il II Rapporto sull’applicazione della legge italiana in materia di “procreazione medicalmente assistita” (PMA) (Legge 40/2004), elaborato nell’aprile 2009 all’indomani della quarta relazione ministeriale del 25 marzo 2009 sullo stesso tema. La particolarità del presente Rapporto consiste nell’indagare su uno dei due obiettivi della legge 40/2004: tutelare il diritto alla vita del concepito. Infatti, mentre è alta la concentrazione sull’obiettivo di “superare la sterilità e la infertilità”, lo scopo di difendere il diritto alla vita del concepito considerato dalla stessa legge “soggetto” al pari degli altri soggetti coinvolti nelle procedure di PMA, è troppo spesso dimenticato. Il Rapporto vuole proprio rimediare a tale dimenticanza e si chiede: di quanti nuovi esseri umani è stata evitata la distruzione per effetto della legge? Poiché, come si legge nel contributo, è chiaro che le tecniche di PMA per il fatto stesso di procreare “in vitro” espongono alla morte gli embrioni anche quando vengono trasferiti nelle vie genitali della donna (ed è questa, infatti, una delle principali riserve etiche nei confronti delle tecniche di PMA), l’indagine si occupa solo di vedere come è stato tutelato il diritto alla vita degli embrioni non trasferiti, cioè non destinati alla nascita, dalla Legge 40/2004. Emerge che l’effetto più benefico della legge è quello di aver evitato nel solo triennio 2005-2006-2007 la possibile formazione soprannumeraria di embrioni e la conseguente possibile distruzione, diretta o dovuta alla crioconservazione, di oltre 120.000 embrioni. La seconda parte della ricerca è condotta confrontando anche i dati di altri Paesi europei e dimostra che il rispetto dei limiti posti a tutela del diritto alla vita hanno anche garantito meglio la salute della donna e non hanno diminuito la percentuale del “successo”. Come è noto la recente sentenza n. 151/2009 della Corte Costituzionale ha gravemente compromesso la legge proprio nel punto di maggiore sensibilità nei confronti della tutela concreta del diritto alla vita del concepito. L’auspicio è che i dati raccolti in questo II rapporto vengano comunque presi in seria considerazione. ---------- The contribution proposes the II Report of April 2009 on the application of the Italian Law on “medically assisted reproduction” (PMA) (Law 40/2004). The peculiarity of the present Report consists of investigating one of the two purposes of the Law 40/2004: to protect the right to life of newborns. In fact, if, on one hand, attention to the purpose of “overcoming sterility and infertility” the Law considers, on the other hand the purpose of defending the right to life of newborn, that is considered as “subject” just like the others subjects involved in PMA procedures from the same law, is too often forgotten. The Report intends to remedy for this forgetfulness and it asks: how many new human beings have been saved thanks to the Law? It makes clear that the most beneficent effect of the Law is that, in the period 2005-2007, it has avoided the possible production of excess embryos and the consequent possible suppression – direct or due to the cryoconservation – of over 120.000 embryos. The second part of the search is conducted also comparing data of other European Countries and it shows that the respect of the imposed limits for protecting the right to life has also guaranteed the woman’s health and it has not reduced the outcome percentage.
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Silva, Gabrielle Cristina Figueiredo da, Leonardo De Paula Pereira, Caio Wilker Teixeira, Natielle Cerceau Marteleto, and Marisa Cristina da Fonseca Casteluber. "Avaliação in vitro do potencial antimicrobiano de Morinda citrofolia -Noni e do óleo de Melaleuca em Candida albicans." Cadernos UniFOA 16, no. 45 (April 13, 2021). http://dx.doi.org/10.47385/cadunifoa.v16i45.3315.

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Abstract:
A Candida albicans é uma levedura considerada oportunista responsável por causar infecções quando à uma baixa no sistema imunológico do indivíduo. Com o aumento do número de microrganismos multirresistentes a fármacos convencionais, é importante o estudo da composição destas plantas para descoberta de tratamentos naturais alternativos. Portanto o objetivo do trabalho foi avaliar o potencial antimicrobiano do extrato de Morinda citrofolia e o óleo de Melaleuca sobre Candida albicans. A preparação do extrato de M. citrtofolia foi obtida através do fruto maduro descascado, despolpados e sem sementes, posteriormente foi filtrado em uma peneira de 400 micras e centrifugado a 600G durante seis minutos, após a centrifugação foram retirados os sedimentos filamentosos e filtrado em em um copo coletor com uma peneira de 10 micras. Já o óleo essencial de melaleuca foi diluído 10% em óleo vegetal. Para o cultivo de Candida albicans foi inoculado em ágar sabouraud dextrosado utilizando a tecnica de espalhamento e mantida em estufa por um período de 7 a 14 dias em temperatura de 28-30°C. Em todos os testes feitos o óleo essencial de melaleuca, foi o que apresentou o maior halo de inibição, seguido do Fluconazol (usado como controle positivo) que apresentou halos menores ou iguais ao do óleo de melaleuca quando comparado ao controle negativo e ao Noni (p≤ 0.05) que apresentou um índice inibitório considerável. O número de triplicatas foi mais do que o suficiente para comprovar a hipótese experimental da eficácia do óleo de melaleuca e do extrato de Noni como inibidores do crescimento de Candida albicans.
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Silva, Gabrielle Cristina Figueiredo da, Leonardo de Paula Pereira, Caio Wilker Teixeira, Natielle Cerceau Marteleto, and Marisa Cristina da Fonseca Casteluber. "Avaliação in vitro do potencial antimicrobiano de Morinda citrofolia -Noni e do óleo de Melaleuca em Candida albicans." Cadernos UniFOA 16, no. 45 (April 13, 2021). http://dx.doi.org/10.47385/cadunifoa.v16.n45.3315.

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Abstract:
A Candida albicans é uma levedura considerada oportunista responsável por causar infecções quando à uma baixa no sistema imunológico do indivíduo. Com o aumento do número de microrganismos multirresistentes a fármacos convencionais, é importante o estudo da composição destas plantas para descoberta de tratamentos naturais alternativos. Portanto o objetivo do trabalho foi avaliar o potencial antimicrobiano do extrato de Morinda citrofolia e o óleo de Melaleuca sobre Candida albicans. A preparação do extrato de M. citrtofolia foi obtida através do fruto maduro descascado, despolpados e sem sementes, posteriormente foi filtrado em uma peneira de 400 micras e centrifugado a 600G durante seis minutos, após a centrifugação foram retirados os sedimentos filamentosos e filtrado em em um copo coletor com uma peneira de 10 micras. Já o óleo essencial de melaleuca foi diluído 10% em óleo vegetal. Para o cultivo de Candida albicans foi inoculado em ágar sabouraud dextrosado utilizando a tecnica de espalhamento e mantida em estufa por um período de 7 a 14 dias em temperatura de 28-30°C. Em todos os testes feitos o óleo essencial de melaleuca, foi o que apresentou o maior halo de inibição, seguido do Fluconazol (usado como controle positivo) que apresentou halos menores ou iguais ao do óleo de melaleuca quando comparado ao controle negativo e ao Noni (p≤ 0.05) que apresentou um índice inibitório considerável. O número de triplicatas foi mais do que o suficiente para comprovar a hipótese experimental da eficácia do óleo de melaleuca e do extrato de Noni como inibidores do crescimento de Candida albicans.
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Silva, Gabrielle Cristina Figueiredo da, Leonardo de Paula Pereira, Caio Wilker Teixeira, Natielle Cerceau Marteleto, and Marisa Cristina da Fonseca Casteluber. "Avaliação in vitro do potencial antimicrobiano de Morinda citrofolia -Noni e do óleo de Melaleuca em Candida albicans." Cadernos UniFOA 16, no. 45 (April 13, 2021). http://dx.doi.org/10.47385/cadunifoa.v16.n45.3315.

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Abstract:
A Candida albicans é uma levedura considerada oportunista responsável por causar infecções quando à uma baixa no sistema imunológico do indivíduo. Com o aumento do número de microrganismos multirresistentes a fármacos convencionais, é importante o estudo da composição destas plantas para descoberta de tratamentos naturais alternativos. Portanto o objetivo do trabalho foi avaliar o potencial antimicrobiano do extrato de Morinda citrofolia e o óleo de Melaleuca sobre Candida albicans. A preparação do extrato de M. citrtofolia foi obtida através do fruto maduro descascado, despolpados e sem sementes, posteriormente foi filtrado em uma peneira de 400 micras e centrifugado a 600G durante seis minutos, após a centrifugação foram retirados os sedimentos filamentosos e filtrado em em um copo coletor com uma peneira de 10 micras. Já o óleo essencial de melaleuca foi diluído 10% em óleo vegetal. Para o cultivo de Candida albicans foi inoculado em ágar sabouraud dextrosado utilizando a tecnica de espalhamento e mantida em estufa por um período de 7 a 14 dias em temperatura de 28-30°C. Em todos os testes feitos o óleo essencial de melaleuca, foi o que apresentou o maior halo de inibição, seguido do Fluconazol (usado como controle positivo) que apresentou halos menores ou iguais ao do óleo de melaleuca quando comparado ao controle negativo e ao Noni (p≤ 0.05) que apresentou um índice inibitório considerável. O número de triplicatas foi mais do que o suficiente para comprovar a hipótese experimental da eficácia do óleo de melaleuca e do extrato de Noni como inibidores do crescimento de Candida albicans.
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Papa, Alessandra. "Tecnicizzazione della nascita e vita frozen La categoria filosofica di natality di Hannah Arendt." Medicina e Morale 61, no. 2 (April 30, 2012). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2012.141.

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Abstract:
Questo articolo affronta la rappresentazione teorica del venire al mondo all’interno della lunga tradizione filosofica occidentale, anzitutto a partire dal contributo della filosofa ebrea Hannah Arendt, che con il neologismo natality ha avuto il merito di introdurre una nuova categoria di pensiero. La tradizione occidentale ha, infatti, sempre escluso l’evento umano della nascita dalla riflessione filosofica a vantaggio del thanatos e, dunque, dell’abbandono del mondo con l’idea preconcetta che l’ethos passi non già attraverso il nuovo e il generato, ma attraverso il dato in senso deterministico e la distruzione del bios. La nascita ci colloca a pieno, d’altra parte, nel territorio della cittadinanza e dell’etica politica. Le tecnoscienze, con il loro armamentario strumentale, possono trasformare l’evento della generazione in un processo programmato e modificabile. Il pericolo che si corre con l’introduzione dell’artificiale nell’atto procreativo, dunque, è quello di trasformare la nascita in una procedura, rischiando al tempo stesso di farne una sorta di strumento di igiene sociale, rispondendo a meri criteri bio-chimici di valutazione della vita per realizzare un progetto sociale di umanità superiore. La vita frozen – per usare un termine arendtiano, ovvero una vita impoverita, o comunque una vita fabbricata – come tutte le pratiche eugenetiche che introducono la fabbricazione nella sfera pubblica può, perciò, esporre la politica a un grave fraintendimento, ritenere cioè che lo spazio pubblico (che è poi lo spazio in cui si appare e si nasce) possa essere “governato” ricorrendo alle parole della biologia e al linguaggio della tecnica, ma soprattutto alla sofisticazione delle tecnai per controllare, per esempio, le future generazioni, ma inevitabilmente minacciando le libertà ingenite. In questo senso la riflessione bioetica, aperta dalla prassi della fecondazione in vitro e dalla diagnosi pre-impianto, ci pone di fronte al pericolo di un vuoto etico e alla necessità di elaborazione teorica di un natale tra casualità e programmazione dell’origine. ---------- This article examines the theoretical representation of our coming into this world within the philosophical tradition. Western philosophy has, in fact, always favoured thanatos and, therefore, the abandonment of this world. Hence the erroneous belief that ethos does not pass through the new and the generated, but through fact in a deterministic sense and through the destruction of bios. Our birth places us well within full citizenship and political ethics. On this front, the German Jewish philosopher Hannah Arendt has enriched the philosophical reflection on birth with the neologism natality and has had the merit of introducing a new category of thought. The danger that we run today, with the introduction of the artificial into the procreative act, is to transform birth into a procedure, risking at the same time to make it some sort of instrument of social hygiene, so as to fulfill a project of superior humanity. A “frozen” life - to use an Arendtian term, an impoverished life, or at least a fabricated life - like all eugenic practices that introduce fabrication into the public sphere, may therefore expose politics to a serious misunderstanding: that of assuming that public space (the space in which one appears and is born) can be “ruled” to control, for example, future generations. In this sense, bioethical reflection, opened by the practice of in vitro fertilization and of pre-implantation diagnosis, puts us in front of the danger of an ethical void and of the need for a theoretical development of birth (native) between randomness and planning of human source.
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Suaudeau, Jacques. "Le cellule staminali: dall’applicazione clinica al parere etico Parte I. Le cellule staminali embrionali." Medicina e Morale 55, no. 4 (August 30, 2006). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2006.346.

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Abstract:
Otto anni dopo l'inizio della ricerca sulle cellule staminali umane, sembra essere arrivato il momento di considerare oggettivamente quale possa essere il futuro di tale ricerca, e quali siano i problemi etici collegati. In questo articolo sono considerate le cellule staminali embrionali (ES) a livello tecnico e clinico. L'interesse particolare di tali cellule risiede nella loro capacità di continua proliferazione indifferenziata e di stabile sviluppo potenziale in un’ampia tipologia di cellule, anche dopo una coltura prolungata. Numerosi lavori mostrano, in particolare, che le cellule ES possono essere differenziate in neuroni e glia ed integrarsi nel tessuto neurale in animali riceventi. La differenziazione verso neuroni dopaminergici è stata ottenuta per le cellule staminali embrionali umane (hES) con promesse per il trattamento clinico della malattia di Parkinson. Le cellule ES hanno anche dimostrato la capacità di facilitare il recupero del danno del midollo spinale, nel topo. L'innesto di cellule ES in ratti con infarto miocardico provoca un miglioramento a lungo termine della funzione del cuore ed aumenta la percentuale di sopravvivenza. Tuttavia, ci sono molti ostacoli che devono essere superati prima di pensare ad un uso clinico di tali cellule. Il problema forse più complesso è di poter dirigere in modo efficiente e riproducibile la differenziazione delle cellule ES attraverso percorsi specifici. In secondo luogo, il rischio di difetti o instabilità epigenetiche nelle cellule ES è reale, tenendo conto della loro origine da embrioni ottenuti da fecondazione in vitro e del processo di coltura di tali cellule, una volta individuate. Terzo, le cellule ES allo stato indifferenziato sono cancerogeniche, il che, per un uso clinico, rende necessaria la loro differenziazione e l’attenta eliminazione di cellule ES rimaste indifferenziate. Infine, l'uso clinico delle cellule ES richiede la soluzione del problema immunologico della compatibilità HLA con il ricevente. A tale scopo sono state proposte varie soluzioni, per prima il trasferimento nucleare, detto anche “clonazione terapeutica”. Allo stato attuale essa non è applicabile ai primati ed alla specie umana. Inoltre sarebbe necessaria una quantità enorme ed irrealistica di ovociti umani. Ci si orienta oggi, anche per motivi etici, verso soluzioni "alternative" come il trasferimento nucleare modificato, nel quale si producono embrioni deficitari incapaci di svilupparsi correttamente, la partenogenesi, la raccolta di blastomeri in occasione della diagnosi preimpiantatoria, o la riprogrammazione delle cellule staminali somatiche. Ad oggi, lo studio delle cellule staminali embrionali rappresenta una promettente chiave per futuri progressi in ambito biologico (biologia dello sviluppo, biologia cellulare e biologia molecolare), nella misura in cui permette di capire meglio i processi ed i meccanismi della differenziazione e della rigenerazione dei tessuti. ---------- Eight years after the onset of the investigation on embryonic stem cells (ESCs), it seems that time has come to consider objectively what the future of such research can be, and what are the ethical issues that are involved. In this first part ESCs are considered at the technical and clinical level. The particular interest of such cells resides in their ability for endless undifferentiated proliferation and for potential development in a large array of various types of cells, even after prolonged culture. A large amount of studies show in particular that ESCs can differentiate in neurons and glia and integrate in the neural tissue of recipient animals. The promotion of such differentiation toward dopaminergic neurons has been obtained for human embryonic stem cells (hESCS), which is promising for possible future clinical application to the treatment of Parkinson's disease. The ESCs have also demonstrated their ability to facilitate the recovery of damaged spinal cord in mice. The graft of ESCs in the hearts of rats with myocardial infarction leads to an improvement of heart function and increases survival. Nevertheless, there are many obstacles that must be overcome before thinking to a clinical use of such cells. The problem perhaps more complex is to be able to direct in an efficient and reproducible way the differentiation of the ESCs in culture. Second, the risk of epigenetic defects or instability with ESCs is real, keeping in mind their origin from embryos created by in vitro fertilization, and the fact that they are kept proliferating in culture for a long period of time, once individualized. Third, ESCs in the undifferentiated state generate cancers when injected in tissues, and that makes necessary, for a clinical use, to start their differentiation in vitro and then to eliminate carefully from the end product these ESCs that are still undifferentiated. Finally, the clinical use of ESCs supposes resolved the immunological problem of their HLA compatibility with the patient who will receive them. Various solutions have been proposed for resolving this last problem, with, in first line, nuclear transfer, the so called "therapeutic cloning." Up to now this nuclear transfer has not been successful in primates and humans. Moreover, it would require the availability of unrealistically large amounts of human ovocytes. Today, also for ethical reasons, the tendency is to look after "alternative solutions" such as "altered nuclear transfer", in which are created disabled embryos, unable to develop correctly, parthenogenesis, the harvest of human blastomeres in the course of preimplantation diagnosis or the reprogramming of human somatic stem cells to an "embryonic state". At present time, the study of ESCs represents a promising key to progresses in the knowledge of cellular and molecular aspects of development, healing and tissue regeneration. These progresses may in turn lead to clinical applications, especially in the field of degenerative diseases and for the recovery of damaged tissues and organs.
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