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Journal articles on the topic 'Svantaggio sociale'

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Chiodo, Emanuela. "Generare legami. Inclusione sociale ed educativa in una periferia del Mezzogiorno." WELFARE E ERGONOMIA, no. 1 (June 2020): 29–38. http://dx.doi.org/10.3280/we2020-001004.

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Abstract:
La povertà di bambini e adolescenti in famiglie deprivate del Mezzogiorno è sia la più invisi-bile, perché spesso occultata dalla più generale condizione di svantaggio del nucleo di appar-tenenza, sia la più estrema, per l'intensità con cui essa si lega a radicate disuguaglianze nella sfera dell'istruzione, della cultura e, in generale, nelle loro chances di vita al presente e nel futuro. In particolare, la povertà educativa è quella che meglio rappresenta lo svantaggio cumulativo che si genera a partire da condizioni di deprivazione materiale ed economica e trova nell'esclusione dall'accesso ad una formazione e a competenze adeguate, ma anche a spazi e ambienti di vita degni, a opportunità ludiche, culturali e di socializzazione più ampia le sue espressioni più evidenti. Napoli e le sue periferie più disagiate costituiscono un caso paradigmatico di tale scenario sia per la povertà multi-generazionale da cui sono interessate sia per l'elevata incidenza del-la popolazione minorile proprio nei quartieri più difficili. Ed è proprio nel contesto urbano e sociale della periferia est della città che l'articolo si cala per definire i contorni di quella «comunità educante» volta al contrasto della vulnerabilità sociale e dei rischi di esclusione per i tanti bambini e adolescenti in condizione di svantaggio economico e sociale. Alla luce della direttrice teorica sui legami sociali come fonte di protezione e riconoscimento (Paugam, 2008) e sulla base di un approccio di ricerca micro-sociologico basato su studi di caso, l'articolo descrive la qualità delle relazioni di social support (Meo, 1999) create, promosse, rafforzate da alcuni enti di terzo settore (associazioni e cooperative sociali) provando a sotto-linearne il valore embedded nel contrasto della povertà educativa. Già a partire dal recupero di spazi vuoti o abbandonati in cui le attività socio-educative promosse si radicano e realiz-zano le loro attività, i centri socioeducativi considerati nella ricerca appaiono in grado di ri-pristinare relazioni e significati plurimi. A partire dalle rappresentazioni raccolte tramite la voce e le parole degli attori intervistati la comunità educante prende forma nei vincoli e nelle risorse, nei limiti e nelle opportunità evidenziate da enti di terzo settore (associazioni e coo-perative sociali) che realizzano advocacy, affiancamento scolastico dei minori, accompagna-mento sociale per le loro famiglie. In particolare, nel testo si evidenzia come, non solo rico-noscendo la «responsabilità educativa» come principio cardine ma anche "agendo" tale principio come orientamento nella prassi concreta di intervento, organizzazioni diverse che abitano e animano la periferia est sono in grado di rendere permeabili tra loro sfere di inclu-sione diverse (culturale, educativa, sociale). Intervenendo nel contrasto della povertà minorile ed educativa tramite azioni di bridging con la famiglia, la scuola, i servizi sociali, le esperien-ze di affiancamento socio-educativo descritte interrogano e allo stesso tempo costruiscono il senso di quella «comunità educante e generativa», capace di «agire in comune» adottando «un modo di fare le cose inclusivo, integrativo e abilitante» (Magatti e Giaccardi, 2014).
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Bellini, Luca, and Matteo Pettinari. "I trust per i soggetti deboli." gennaio-febbraio, no. 1 (February 3, 2022): 210–18. http://dx.doi.org/10.35948/1590-5586/2022.65.

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Abstract:
TesiL’articolo individua nello svantaggio e negli ostacoli che intervengono nella vita, la ragione principale dei trust per soggetti deboli. In seguito, presenta un’analisi dello scopo di questi trust e introduce il modello del Trust Dopo di Noi, sottolineandone il suo particolare valore umano e sociale. The author's viewThe article identifies the main reason why trusts for vulnerable people are made in disadvantage and in life’s obstacles. In addition, the paper presents an analysis of these trusts’ purpose and introduces the “Trust Dopo di Noi” model pointing out it’s peculiar human and social value.
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Bouzar, Dounia, and Lylia Bouzar. "Il mondo del lavoro europeo come campo per la costruzione del pensiero sociale musulmano." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 162 (March 2022): 60–78. http://dx.doi.org/10.3280/sl2022-162003.

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Abstract:
Gli autori sostengono che ridurre l'Islam a una "essenza totalizzante", come fanno alcuni discorsi islamisti e politici, ha lo svantaggio di portare il dibattito sul piano del dibattito ideologico, trascurando così aspetti antropologici e storici. Nel saggio sono analizzate le conseguenze della mutazione delle forme musulmane tradizionali e istituzionali in scelte che sono sempre più individuali e soggettive, con conseguenze ambivalenti: se il mondo del lavoro si è rivelato elemento costitutivo di una nuova produzione teologica musulmana europea, che ha elaborato un "pensiero sociale musulmano" aperto al pluralismo, l'Europa vede crescere anche le basi di un pensiero antisociale dei musulmani che fanno riferimento all'ideologia wahhabita.
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Zanfrini, Laura. "E' tempo di un nuovo paradigma: un modello di sostenibilità economico-sociale per il governo delle migrazioni." REMHU : Revista Interdisciplinar da Mobilidade Humana 25, no. 49 (April 2017): 59–77. http://dx.doi.org/10.1590/1980-85852503880004904.

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Abstract:
Riassunto Nell'esperienza europea, le migrazioni economiche sono state tradizionalmente regolate in base a un principio di complementarietà tra manodopera autoctona e immigrata. Funzionale ad assecondare i fabbisogni contingenti del mercato del lavoro, questo approccio ha però provocato la "naturale" concentrazione dei lavoratori stranieri nei gradini più bassi della gerarchia professionale e, nel tempo, una condizione di svantaggio strutturale per gli immigrati e i loro discendenti. Oltre che confliggere con i principi antidiscriminatori sui quali si fondano le civiltà europee, questi fenomeni rappresentano, nell'attuale scenario demografico, una posta in gioco decisiva per la competitività dell'economia e la sostenibilità del modello sociale europeo.
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Milani, Paola. "Valutare le competenze genitoriali o promuovere analisi ecosistemiche dei bisogni di sviluppo dei bambini?" MINORIGIUSTIZIA, no. 1 (January 2023): 69–78. http://dx.doi.org/10.3280/mg2022-001006.

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Abstract:
Sui 400.000 bambini che si stima siano presi in carico dal sistema di welfare, sembra che circa il 10% riguardi segnalazioni di violenza e abuso per commissione che necessitano di interventi nell'area della protezione, per problematiche chiaramente connesse alla loro sicurezza. Quale approccio alla valutazione e alla progettazione è proposto a quel 90% di bambini e famiglie che si rivolgono ai servizi per problematiche connesse a situazione di vulnerabilità, negligenza, povertà e svantaggio sociale e che necessitano di un paradigma di intervento partecipativo e preventivo? L'articolo intende presentare un approccio alla valutazione delle situazioni familiari che pone al centro non tanto la sola valutazione delle competenze genitoriali, ma l'analisi ecosistemica dei bisogni dei bambini.
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Pavan Dalla Torre, Ugo. "Storicizzare la disabilità: l'esperienza dei mutilati di guerra italiani e la costruzione di una nuova identità." WELFARE E ERGONOMIA, no. 1 (September 2021): 15–25. http://dx.doi.org/10.3280/we2021-001003.

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Abstract:
Il concetto di disabilità, il ruolo dei disabili nell'ambito delle società e le pratiche di welfare, approntate per garantire a cittadini in situazione di svantaggio assistenza sanitaria e sociale, sono oggi dati acquisiti. L'articolo analizza in che modo questi aspetti sono andati consoli-dandosi e in che modo sono stati normati. La Grande Guerra è un termine a quo per comprendere in che modo e rispetto a quali pro-blemi sia stata definita l'identità dell'invalido; in che modo tale identità sia stata presentata alla società; in che modo sia stato creato un sistema di welfare e in che modo e su quali basi siano stati promulgati provvedimenti legislativi. L'analisi della storia dei mutilati di guerra e delle diverse azioni legislative permette di comprendere la base dei provvedimenti legislativi del secondo dopoguerra.
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Damiani, Valeria. "Dare voce agli adulti in situazione di svantaggio: il progetto LIDA per l'inclusione sociale di migranti e rifugiati." CADMO, no. 2 (January 2022): 63–75. http://dx.doi.org/10.3280/cad2021-002006.

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Matucci, Giuditta. "Il diritto a un'istruzione inclusiva e di qualità." MINORIGIUSTIZIA, no. 4 (July 2022): 51–58. http://dx.doi.org/10.3280/mg2021-004006.

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Abstract:
Con l'entrata in vigore della Costituzione repubblicana e l'enunciazione del principio della scuola aperta a tutti, si è imposto al legislatore di delineare un sistema d'istruzione capace di ricomprendere le varie forme di diversità presenti nella realtà per favorire il processo di crescita e di autorealizzazione personale e la partecipa-zione sociale di ciascuno. Il cammino compiuto dal no-stro ordinamento a partire dagli anni '70 verso la co-struzione di una scuola inclusiva ha svelato un'attenzione progressiva verso le molteplici aree di vulnerabilità presenti nella popolazione studentesca, escogitando misure capaci di compensare lo svantaggio iniziale a favore di esigenze di equità e di giustizia. La varietà delle situazioni di bisogno all'interno delle nostre classi ha poi portato ad estendere le garanzie di flessibi-lità didattica al di fuori delle originarie aree d'interesse, stimolando una riflessione sull'attualità dei paradigmi tradizionali e ponendo in dubbio la compiutezza del no-stro modello inclusivo.
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Long, Joëlle. "Il contributo della Corte europea dei diritti umani alla definizione dei presupposti per l'adottabilità del minorenne: luci e ombre." MINORIGIUSTIZIA, no. 1 (January 2023): 30–40. http://dx.doi.org/10.3280/mg2022-001003.

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Abstract:
L'analisi della copiosa giurisprudenza della Corte europea dei diritti umani sui presupposti per l'adottabilità del minorenne mostra frequenti condanne dell'Italia per rotture infondate e frettolose dei rapporti giuridici e di fatto con la famiglia di origine. Alcune delle censure formulate nei confronti del nostro Paese stigmatizzano cattive prassi e inefficienze gravi del sistema amministrativo e giudiziario. Si pensi, per esempio, a violazioni di diritti processuali dei genitori e, dal punto di vista sostanziale, alla carenza di sufficienti azioni positive da parte dei servizi sociali per rimuovere lo svantaggio sociale derivante dalla situazione di vulnerabilità del genitore (spesso una madre single migrante). Purtuttavia, la Corte europea sembra aver distorto il contenuto dell'obbligazione positiva dello Stato di attivarsi per la tutela della vita familiare degli individui in una logica adultocentrica che enfatizza il legame di sangue e i diritti genitoriali. Negli anni, infatti, i giudici di Strasburgo hanno dato una lettura sempre più restrittiva dei presupposti per una rottura completa e definitiva dei rapporti con la famiglia di origine. Il rischio è di limitare l'uso dell'adozione piena ai soli casi di maltrattamenti genitoriali penalmente rilevanti e di escluderne a priori l'utilizzo per negligenza e rischio psicoevolutivo. Con l'aumento delle adozioni in casi particolari, inoltre, aumenteranno le situazioni ambigue in cui la famiglia di origine è stata valutata inidonea a crescere il figlio, ma ha comunque il diritto di continuare a giocare un ruolo nella vita di questi.
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Acocella, Ivana. "L’uso dei focus groups nella ricerca sociale: vantaggi e svantaggi." Quaderni di Sociologia, no. 37 (April 1, 2005): 63–81. http://dx.doi.org/10.4000/qds.1077.

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Vesco, Silvia, Tiziana Mancini, and Michele Rossi. "Genere, salute e migrazione: analisi delle determinanti sociali di salute e del benessere autopercepito delle donne migranti, attraverso i dati dell'European Social Survey e del Migration Integration Policy Index." PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no. 3 (October 2021): 103–24. http://dx.doi.org/10.3280/pds2021-003013.

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Abstract:
Lo studio si propone di analizzare le determinanti psico-sociali della salute dei migranti in Europa e delle donne migranti in particolare, all'interno della cornice teorica degli studi sull'acculturazione. Le determinanti di salute sono state analizzate su due livelli: individuale, attraverso dati raccolti dall'European Health Interview Survey nel 2014 (EHIS wave 2) con un campione pari a 15.244 persone, e contestuale, attraverso indicatori quali il Migration Integra-tion Policy Index (Mipex), l'Euro-barometro sulle discriminazioni, il Gender Equality Index (GEI), il Prodotto Interno Lordo (Gross Domestic Product) e la percentuale di migranti sul totale della popolazione riferiti agli anni 2014 e 2015 su 24 paesi EU. I risultati emersi hanno confermato uno svantaggio in termini di salute per le donne migranti, le quali sono soggette a discriminazioni molteplici che impattano sullo stato di salute.
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Magliano, Lorenza, Andrea Fiorillo, Claudio Malangone, Manuela Guarneri, Cecilia Marasco, Mario Maja, and Gruppo Di Lavoro. "Causes and psychosocial consequences of schizophrenia: the opinions of patients' relatives." Epidemiologia e Psichiatria Sociale 9, no. 2 (June 2000): 113–25. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00008307.

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Abstract:
RIASSUNTOScopo – Descrizione delle opinioni sulla schizofrenia e le sue conseguenze psicosociali in un campione di familiari di pazienti con questa patologia reclutati in 30 Centri di Salute Mentale (CSM) stratificati per area geografica e densità di popolazione. Disegno – Studio trasversale di familiari-chiave di pazienti con diagnosi DSM-IV di schizofrenia, in fase di compenso clinico. Valutazione delle opinioni dei familiari sulla malattia mentale e gli svantaggi sociali ad essa conseguenti in relazione a: a) variabili cliniche del paziente e sociodemografiche del nucleo familiare; b) zona geografica e densità di popolazione. Setting – Lo studio è stato condotto in 30 CSM randomizzati e stratificati per area geografica (Nord, Centro, Sud) e densità di popolazione (> 100000 abitanti; tra 100000 e 25000 abitanti; < 25000 abitanti) sull'intero territorio nazionale. Principali misure utilizzate – a) stato clinico e funzionamento sociale del paziente: Brief Psychiatric Rating Scale (BPRS) e intervista per l'Accertamento della Disabilità (AD); b) interventi ricevuti: Scheda di Rilevazione degli Interventi (SRI); c) opinioni dei familiari sulla schizofrenia e le sue conseguenze psicosociali: questionario sulle Opinioni dei Familiari (QOF). Risultati – So-no stati raccolti i dati relativi a 709 pazienti e altrettanti familiari-chiave. Opinioni pessimistiche da parte dei familiari rispetto alia competenza sociale dei pazienti con schizofrenia sono risultate associate a: alti livelli di disabilità, sintomi negativi e ostilita nel congiunto malato, conoscenza della diagnosi di schizofrenia da parte del familiare, residenza in zone a bassa o media densita di popolazione, bassi livelli di scolarità del familiare. Opinioni pessimistiche da parte dei familiari rispetto alle limitazioni sociali imposte dalla malattia sono risultate associate a: alti livelli di disabilità ed elevato numero di ricoveri del congiunto malato, maggiore età del familiare. Conclusioni – I risultati di questo studio sottolineano la necessità di: a) fornire interventi informativi alle famiglie i quali prendano in esame non solo gli aspetti clinici della schizofrenia, ma anche quelli relativi alia disabilità e agli svantaggi sociali conseguenti a tale patologia; b) pianificare campagne di sensibilizzazione sulle malattie mentali che tengano conto del contesto socio-culturale delle fasce di popolazione a cui sono dirette.
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Colombo, Maddalena, Ciro Tarantino, and Paolo Boccagni. "Introduzione. Disabilità e migrazione. Gli studi in Italia." MONDI MIGRANTI, no. 3 (November 2022): 9–25. http://dx.doi.org/10.3280/mm2022-003001.

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Abstract:
Nei processi migratori le persone con disabilità sono pressoché invisibili per quanto esposte a rischi crescenti di discriminazione negativa; riconoscere tale discriminazione multipla non e` semplice perché spesso e` implicita, nascosta dentro le prassi istituzionali e giuridiche, e non percepita come tale dalla stessa persona che ne è vittima. La conoscenza di questo fenomeno è parziale a tutti i livelli: la letteratura internazionale è limitata e specialistica (prevale l'ambito medico); gli studi sul campo - anche in Italia - sono rari. L'articolo, che introduce il dossier Disabilità e migrazione. Gli studi in Italia nel quale si traccia una prima mappa di come e dove gli svantaggi si vanno a cumulare nello spazio sociale, vuole delineare l'orizzonte di un campo di studi interdisciplinari che merita di essere approfondito sia per migliorare la conoscenza dei processi intersezionali di "disabilitazione" sia per rendere più efficace l'intervento nei contesti di care.
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Camussi, Elisabetta, Lidia Giuditta Visintini, Maria L. Sbarra, and Cinzia Sassi. "Disuguaglianze e violenza di genere ai tempi del Covid-19: attualità delle proposte dal Piano Colao." TERAPIA FAMILIARE, no. 129 (October 2022): 29–50. http://dx.doi.org/10.3280/tf2022-129003.

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Abstract:
La crisi pandemica ha avuto gravi conseguenze a livello individuale, sociale e globale e, inoltre, ha aggravato le disuguaglianze socio-economiche pre-esistenti: la crisi ha colpito più duramente le persone con minori risorse e in condizioni svantaggiose. Tale situazione ha avuto, infatti, una forte ricaduta sulla vita delle donne per diverse ragioni che riguardano, da un lato aspetti occupazionali ed economici, dall'altro il ruolo sociale delle donne all'interno della famiglia e della società, fino a giungere al tragico aumento di casi di violenza domestica. La risoluzione di tali problematiche è stato uno degli aspetti affrontati nella stesura del Piano Colao che, seguendo le linee guida dell'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, ha presentato alcune proposte concrete per raggiungere la parità di genere. In questo testo vengono presentati e analizzati, da un punto di vista psicosociale, i temi fondamentali da tenere in considerazione per mettere a punto strategie di cambiamento efficaci.
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Angelucci, Anna. "La scuola di tutti e per ognuno. Meritocrazia selettiva e cooperazione inclusiva." SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), no. 45 (February 2013): 45–52. http://dx.doi.org/10.3280/las2012-045004.

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Abstract:
La cooperazione appare, sia da un punto di vista biologico sia da un punto di vista culturale, come una modalitÀ comportamentale che gli esseri umani hanno sviluppato per garantirsi vantaggi evoluzionistici di tipo individuale e/o sociale. Anche nell'attivitÀ pedagogica e formativa, l'approccio cooperativo, centrato sulla costante valorizzazione dei processi di apprendimento nel percorso d'istruzione, costituisce la scelta privilegiata dai docenti italiani, nelle scuole di ogni ordine e grado. Tuttavia, negli ultimi anni, con l'istituzione di un sistema di valutazione nazionale (Invalsi), il Miur sta introducendo nuove forme di competizione tra docenti, studenti, classi e scuole, adottando modelli anglosassoni basati sul paradigma della meritocrazia misurata attraverso test standardizzati. Forme di competizione che favoriscono la diffusione di comportamenti opportunistici e individualistici e che impediscono la realizzazione del fine ultimo dell'istruzione e della conoscenza: l'emancipazione da condizioni di partenza svantaggiose o inique e l'acquisizione di un ventaglio di capacitÀ soggettivamente significativo per formulare e realizzare il nostro progetto di vita.
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Howe, Martin. "Reflections on the Italian Law for the Protection of Competition and the Market." Journal of Public Finance and Public Choice 8, no. 2 (October 1, 1990): 135–45. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907345081.

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Abstract:
Abstract La nuova legge italiana per la protezione della concorrenza e del mercato è oggetto di grande interesse nel Regno Unito, a motivo dell’intenzione del governo di modificare il sistema britannico di regolamentazione della concorrenza, soprattutto per quanto riguarda i cartelli.La nuova legge deve ancora essere presentata, ma un libro bianco è stato preparato dal governo.La necessità di cambiare la legislazione al riguardo è emersa, in parte, perché essa è piuttosto antica (la prima legge è del 1948) e per vari aspetti inefficace, ed in parte per la difficoltà di conciliarla con la regolamentazione comunitaria.L’industria britannica teme che la diversità tra sistema nazionale e sistema comunitario di tutela della concorrenza possa tradursi in procedure concorrenti e con risultati discordanti, cosa che metterebbe in svantaggio le imprese britanniche rispetto a quelle degli altri partners comunitari.È rimarchevole il fatto che la legge italiana sia non soltanto modellata sulla base della legge comunitaria, ma che essa affermi che la legge nazionale non sarà applicata quando la Comunità europea abbia giurisdizione.Nel Regno Unito, invece, si insiste sulla possibilità di compiere indagini a livello nazionale, pur accettando il primato della legislazione comunitaria, in caso di contrasto. Si ammette che pratiche o accordi vietati dalla Commissione non possono essere consentiti, ma si sostiene che possono essere vietati, a livello nazionale, accordi e pratiche ammessi a livello comunitario.Peraltro, l’apparentemente chiara distinzione contenuta nella legge italiana tra i compiti della legislazione nazionale e quelli della legislazione comunitaria rischia di venir meno tutte le volte che i due ordinamenti interpreteranno le leggi in modo diverso. Questa possibility era stata alla base dell’opposizione del Regno Unito al conferimento alla Commissione europea della giurisdizione esclusiva per le fusioni di «dimensione comunitaria».Il sistema britannico è basato sul concetto di «interesse pubblico», che è per sua natura impreciso, anche se esso viene applicato in modo pragmatico e flessibile, cosa da non sottovalutare se si tiene conto del fatto che in questo campo le opinioni convenzionalmente accolte possono cambiare.Vi sono tuttavia numerosi vantaggi in un sistema che, come quello italiano, è basato su proibizioni, e di essi tiene conto il libro bianco governativo: dà messaggi più chiari alle industrie su cosa sia consentito, conferisce poteri investigativi più precisi all’Autorità della concorrenza e può anche stabilire sanzioni per comportamenti illegali, con possibili effetti deterrenti.L’Autorità italiana dovrebbe dare assoluta priorità alla eliminazione degli accordi decisamente anti-concorrenziali, come quelli diretti alla fissazione dei prezzi, alle domande ed offerte concordate, ed alla suddivisione del mercato. Si tratta di accordi che hanno raramente una giustificazione di carattere efficientistico o di altra natura.I cartelli su cui è necessario concentrarsi sono quelli di carattere orizzontale, mentre i cartelli verticali non sembrano rilevanti, almeno di regola. Pertanto, l’avere inserito anche i cartelli verticali nella legislazione italiana (conformemente a quella europea) complica molto il lavoro dell’Autorità (a motivo dell’intenso lavoro burocratico che ne conseguira) senza effettivamente contribuire alla tutela della concorrenza, che potrebbe in questo caso avvenire attraverso il ricorso alla categoria dell’abuso di posizione dominante.Per quanto riguarda le concentrazioni, sebbene quelle orizzontali siano il modo più semplice mediante cui si può giungere all’abuso di posizione dominante, bisogna riconoscere che esse costituiscono una parte molto controversa della politica della concorrenza. Vi è il problema di stabilire le dimensioni della concentrazione da sottoporre a controllo, nonché quello della prevalenza di altre considerazioni, attinenti, per esempio, alla promozione dello sviluppo regionale, rispetto ai principii della concorrenza.A proposito delle concentrazioni, bisogna distinguere il caso in cui le attività in questione siano esposte alla concorrenza internazionale da quello in cui non lo siano. In quest’ultimo caso, gli effetti delle concentrazioni devono essere esaminati con attenzione maggiore, per verificare se possano aver luogo benefici sotto il profilo di una maggiore efficienza o sotto altri aspetti. Si tratta, comunque, di valutazioni molto complesse, che non possono risolversi con una semplice formula circa il tasso di concentrazione.La repressione dell’abuso di posizione dominante è indubbiamente una parte essenziale della legislazione per la tutela della concorrenza. Tale è quindi anche nel Regno Unito, dove peraltro l’inesistenza di proibizioni rende difficile ottenere effetti deterrenti. Peraltro, un limite all’accoglimento del sistema previsto dall’art. 86 del Trattato CEE (così come del corrispondente articolo 3 della legge italiana) è costituito dalla difficoltà di definire l’«impresa dominante” e, ancor più, l’«abuso», con la conseguenza che si rischia di rendere ancora più difficile la vita delle imprese, che si troverebbero di fronte al divieto di compiere atti «illegali” che non sono precisamente definiti.Sebbene siano state numerose nel Regno Unito le indagini in materia di abuso di posizione dominante, nella maggior parte dei casi esse hanno condotto alla conclusione della loro infondatezza. È probabile che l’Autorità italiana abbia esperienze analoghe.Per quanto possano essere diverse, da Paese a Paese, le leggi sulla concorrenza e gli stessi ordinamenti, nonché i sistemi economici e sociali, è sorprendente la somiglianza tra i problemi che le autorità responsabili della tutela della concorrenza si trovano di fronte.
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Valiquette, Johanna. "Medically assisted nutrition and hydration in end-stage dementia: burdens and benefits of surgically-placed gastrostomy tubes." Medicina e Morale 57, no. 3 (June 30, 2008). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2008.281.

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Abstract:
Le tube gastrostomiche posizionate chirurgicamente si sono rilevate essenziali nel trattamento di alcune patologie. Ciononostante, molti studi le ritengono di efficacia limitata, e significativamente gravose nei pazienti con demenza avanzata terminale. Gli studi dimenticano di mostrare i benefici attesi in termini di maggiore longevità, diminuzione delle possibilità di polmonite e miglioramento dell’integrità della pelle. Gli svantaggi comprendono il deterioramento nella percezione e nella funzione relativi alla ospedalizzazione, l’angoscia derivante dall’uso di limitazioni, la negazione di taluni comfort del paziente, bisogni sociali e spirituali, per lasciare il posto ai dispositivi relativi ai tubi che spesso mettono a rischio l’igiene. Nel seguito affrontiamo i seguenti punti: 1. una review della letteratura recente dei principali ricercatori statunitensi; 2. la distinzione da un punto di vista bioetico nell’uso delle tube gastrostomiche nel cosiddetto “stato vegetativo” e nella demenza terminale; 3. l’analisi dei vantaggi e degli svantaggi; 4. le raccomandazioni per le cure palliative e la nutrizione come vengono percepite da un punto di vista bioetico e le alternative incentrate sul paziente al posizionamento delle tube gastrostomiche per i pazienti con demenza avanzata terminale. ---------- Surgically-placed gastrostomy tubes are essential in managing some conditions. Yet, many studies indicate limited medical effectiveness, and significant burdens, in patients with advanced, end-stage dementia. Studies fail to show the expected benefits of greater longevity, decreased aspiration pneumonia or improved skin integrity. Burdens include deterioration in cognition and function related to hospitalization, distress from use of restraints, neglect of patient’s comfort, social and spiritual needs in favor of tube-related tasks and frequent, excoriating hygiene. Here we present 1. a review of recent literature by leading researchers in the U.S.; 2. distinction between the bioethics of gastrostomy tubes in the so-called “vegetative state” and endstage dementia; 3. analysis of benefits and burdens; 4. recommendations for palliative care and spoon-feeding as bioethically sound and patient-centered alternatives to gastrostomy tube placement for patients with advanced, endstage dementia.
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