Dissertations / Theses on the topic 'Struttura sociale'

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1

D'Amelio, Giovanni. "Struttura e finanziamento degli spin-off accademici in Italia." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016.

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Abstract:
L’innovazione ed il trasferimento tecnologico rappresentano una delle leve fondamentali per rispondere alla sfida della competizione economica internazionale ed al progresso economico del proprio paese. Una delle attività che più implementa tale processo consiste nella ricerca scientifica finalizzata all'applicazione industriale dei risultati accademici ottenuti. Assume particolare rilevanza il ruolo svolto dalle università in questo contesto. Il seguente elaborato si propone di analizzare il fenomeno degli spin-off accademici, ovvero realtà imprenditoriali ad alto contenuto tecnologico\innovativo derivanti da un'iniziativa imprenditoriale da parte di un professore o ricercatore nel tentativo di valorizzare i risultati ottenuti durante il proprio percorso accademico. L’intento è quello di andare a strutturare tale fenomeno nel contesto italiano, tramite l’analisi di un insieme di variabili caratterizzanti ciascuno spin-off. Dal confronto di queste variabili è possibile capire quali effetti concreti questo nuovo tipo di fare impresa ha nel tessuto imprenditoriale nazionale. Il principale fattore competitivo in una economia basata sulla conoscenza consiste infatti proprio nell’innovazione tecnologica. Favorire dunque la fruibilità dei risultati della ricerca scientifica e tecnologica, incoraggiare partnership di lungo periodo fra mondo della ricerca e tessuto industriale e diffondere la cultura della innovazione e della protezione della proprietà intellettuale rappresentano gli elementi principali affinché sia possibile implementare il fenomeno degli spin-off. La parte iniziale della seguente trattazione ha lo scopo di introdurre il lettore al fenomeno degli spin-off con considerazioni e definizioni teoriche. Il secondo capitolo definisce le modalità di raccolta dati e descrive le variabili principali analizzate. Il terzo capitolo, infine, è dedicato all’analisi dei dati precedentemente introdotti con relativa discussione dei risultati ottenuti.
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2

Masara', Giovanni <1991&gt. "Una comunità in scena. Il carnevale di Dosoledo tra struttura sociale e forma della festa." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/9243.

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Abstract:
Seguendo la direzione tracciata da Marianne Mesnil e altri autori, Francesca Cappelletto ha evidenziato, attraverso il suo lavoro relativo al Carnevale di Bagolino, una stretta continuità tra le reti cerimoniali ivi esistenti e le strutture di parentela. Questo lavoro di tesi si pone l’obbiettivo di verificare la presenza di tale continuità anche all’interno del Carnevale di Dosoledo, in Comelico Superiore. Fino a tempi recenti infatti è esistita all’interno di questo Carnevale una rete di prestito di monili e materiali, poi utilizzati per la confezione e la decorazione del costume di Laché e Matathìn - le maschere guida, che ricorda da vicino alcuni aspetti di quella presente a Bagolino. Attraverso la descrizione e l’analisi di elementi relativi all’economia, alla forma dell’insediamento e alla struttura sociale e della parentela della comunità in esame ed attraverso una descrizione analitica del fenomeno festivo, si cercherà così di verificare se sia possibile ed in quale misura collegare la forma cerimoniale alla forma di organizzazione sociale e domestica locale ed in tal caso in che ambiti della realtà festiva si possa assegnare una funzione alla parentela.
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3

BHATTACHARYYA, PROMA. "Tre rapporti sui modelli di privatizzazione in India: effetti della politica, movimenti lavoro, mercato concorrenza e struttura sociale." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2013. http://hdl.handle.net/2108/202673.

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Abstract:
This thesis studies the impact of development, sustainable and welfare economics on financial decisions in a country. Here, I have analyzed the effects of political framework, labor movements, role of privates firms and social structure on the privatization patters in India from 1990 to 2004. The complexity of the mutual dependency of the included parameters makes privatization in India an interesting area for research. The analysis has been conducted in the following three chapters:  First: gauging the vital role of politics in finance by analyzing the effect of political rivalry and labor movements on privatization in India. In this part, I emphasize on two parameters: (a) political rivalry between the main central parties in India; and (b) labor union protests against privatization in India. I used a binary logit model to test the data and observed the despite competition form the opposition, the ruling party continued with privatization decisions. The labor movements in turn have a negative and significant effect on the privatization patters.  Second: an analysis of the role of private enterprises and its influence on the privatization pattern in India. Whether it is the indigenous private firms or multi nationals from abroad, the competitive pricing and quality of the products constantly pressurize the PSEs. The PSEs face multi shortcomings. Budget deficit, semi-skilled labor, bureaucratic complexities amongst few eventually lead the PSEs towards privatization. I have extended the model from the first part and have added market competition. I observe that market competition is indeed positively significant.  Third: studying the effect of the social structure on the privatization patterns in India. It is vital to understand the effect of welfare economics on the financial activities in an economy. In order to do so, I have developed a new index, Social Welfare Index (which encompasses financial, economic, demographic and development conditions of the state) and have extended my binary model from the precious two sections by adding this index. I observe that social welfare index is significant and the social comfort experienced by an individual positively effects the motivation towards privatization
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VITTI, EMILIANO. "Il Governatorato Generale di Polonia dal 1939 al 1944: struttura istituzionale, amministrativa ed economico-sociale e rapporti con la “madrepatria” tedesca." Doctoral thesis, Università degli studi di Pavia, 2019. http://hdl.handle.net/11571/1286332.

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5

BALDE, ISMAILOU. "Elevage, savoirs locaux et structure sociale au Fouta djalon, Guinée." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2020. http://hdl.handle.net/10281/273419.

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Abstract:
La “periferizzazione” di una parte dei Peuls del Fouta Djalon è il fulcro della mia ricerca che si pone l’obiettivo di esplorare l’impatto di tale fenomeno sulle pratiche di allevamento e le condizioni di vita degli allevatori di questa regione. Nel presente lavoro considero la “periferizzazione” un processo dinamico secondo il quale una parte degli allevatori del Fouta Djalon si è spostata verso località più periferiche. I dati etnografici raccolti e analizzati in prospettiva comparativa hanno permesso di far luce sull’evoluzione e la riformulazione dei saperi locali legati all’allevamento così come sulla vita quotidiana degli allevatori in un contesto politico dinamico, tenendo conto che la regione presa in esame è composta da due zone ben distinte (l’altopiano centrale e le zone periferiche). Nonostante una maggiore presenza di prodotti e agenti veterinari, nelle zone periferiche, i saperi locali che riguardano l’allevamento restano profondamente ancorati alla natura (fauna e flora), alla comunicazione tra il pastore e gli animali ma anche all’esoterismo (garanzia, secondo gli allevatori, della prosperità del gregge) che si trasmette unicamente attraverso l’educazione pastorale. Allo stesso modo, la ricerca ha messo in evidenza lo stato della struttura sociale nelle zone periferiche, in cui i discendenti di schiavi occupano un posto più o meno importante rispetto all'altopiano centrale, in particolare per quanto riguarda alcuni pregiudizi sociali, tra cui il rifiuto del matrimonio tra i nobili e schiavi, la proprietà esclusiva della terra da parte dell'aristocrazia, così come il diritto di caccia ad appannaggio di quest’ultima. Come nell'altopiano centrale, l'apertura al mondo esterno porta molti giovani delle periferie a fuggire dal duro lavoro e a trasferirsi in zone urbane o all’estero. Tale situazione, che riduce la forza lavoro pastorale, solleva la questione del futuro dell'allevamento Fulbe, come annunciato da El Hadj Diogo Turo Diallo "Pullo ko nai andiraa, kono nai eggii Fuuta", che si traduce in "il peul di Fouta è conosciuto con le sue mucche, ma le mucche hanno lasciato il Fouta". La presente ricerca si inscrive all’interno del progetto SWAB (Shadows of Slavery in West Africa and Beyond. A Historical Anthropology) dell’Università di Milano-Bicocca ed è il risultato di una ricerca sul campo della durata di un anno presso gli allevatori, i veterinari e altri attori-chiave della regione del Fouta Djalon. Parole-chiave: Fouta Djalon, allevamento, saperi locali, struttura sociale e pastoralismo.
The peripherisation of a part of the Fouta Djalon Fulani is a reality that has motivated our research on the impact of this phenomenon on the breeding practices and lifestyle of the breeders of this region. In this work, I consider the peripherisation as a dynamic process by which a group of Fouta Djalon breeders moved from the more eccentric localities. The analyzed and collected ethnographic data in a comparative framework have allowed to shed light on the evolution or recreation of local knowledge of livestock and the life of the breeders in a dynamic political context and taking into account the existence of two distinct zones (central plateau and peripheries) in this region. Despite an increased presence of veterinary products and agents in the peripheries, local knowledge of livestock remains deeply rooted in nature (fauna and flora), communication between the pastor and animals but also in esotericism (pledge, according to herders, the prosperity of the herd) whose pastoral education is the only means of transmission. Similarly, the state of the social structure is highlighted, where in the peripheries the descendants of slaves occupy a more or less important place in relation to the central plateau, in particular, with regard to certain stigmas, including the refusal of marriage between noble and maccube, the land an exclusive property of the aristocracy and the local power a hunt kept by these. As in the central plateau, the opening to the external world by the various mediums, young people from the peripheries also start to flee the hard work for the benefit of national or foreign cities. This situation, which reduces the pastoral workforce, raises the question of the future of Fulbe breeding, as announced by El Hadj Diogo Turo Diallo "Pullo ko nai andiraa, kono nai eggii Fuuta", which could be translated to "Fouta's Fulah is known with his cows, but the cows have left the Fouta". This research is part of the SWAB project (Shadows of Slavery in West Africa and Beyond A Historical Anthropology) of the University of Milan-Bicocca and is the result of a one-year immersion with breeders, veterinarians and others resource persons in Fouta Djalon.
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6

BUSCICCHIO, GIULIA. "Il Gender Bias nella Valutazione delle Lettere Motivazionali: Il Ruolo della Stereotipicità di Genere, della Struttura Argomentativa e delle Caratteristiche del Linguaggio." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2021. http://hdl.handle.net/10280/107359.

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Abstract:
Per esaminare quali fattori interagiscono nel causare una diversa percentuale di donne e uomini in alcuni settori lavorativi, mi sono concentrata sugli effetti della manipolazione del linguaggio di tratti e debolezze che descrivono candidati stereotipici o controstereotipici sulla valutazione finale dei candidati. A tal fine, ho condotto tre studi pilota e tre studi principali. Questi effetti sono stati testati considerando anche l'effetto del processo cognitivo dei partecipanti e delle caratteristiche interne (es. bias di genere, attitudini verso le donne, comunion e agency dei partecipanti), che sono stati integrati in un nuovo path model che è stato testato nei tre studi. I risultati hanno mostrato che la manipolazione del linguaggio in cui sono state presentate le informazioni sui tratti e sulle debolezze ha aiutato solo i candidati donna a migliorare la propria valutazione: le donne controstereotipiche descritte concretamente, così come le donne stereotipiche descritte in modo astratto hanno ottenuto un giudizio più favorevole rispetto agli uomini. Il path model ha rivelato che l'onestà percepita dei candidati svolge un ruolo mediatore nella relazione delle caratteristiche interne dei partecipanti e la valutazione dei candidati.
To examine which factors act together in causing unbalanced percentage of women and men in different job sectors, I focused on the effects of the manipulation of the language in which stereotypical or counterstereotypical applicants’ traits and weaknesses are presented on the evaluation of female and male target applicants. To this end, I conducted three pilot studies and three studies. These effects were tested while considering also the effect of participants’ cognitive process and internal characteristics (e.g., gender bias, attitudes toward women, self-reported communion, and agency), which were integrated into a new path model that was performed along with the three studies. Results showed that manipulating language in which information on traits and weaknesses was presented helped only female applicants to increase their evaluation: Counterstereotypical women concretely described, as well as stereotypical women abstractly described gain more positive evaluation than men. The final path model revealed the perceived honesty of applicants plays the mediating role in the relation of some participants’ internal characteristics with the evaluation of applicants. Theoretical and practical implication have been discussed.
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GRANATO, MICHELANGELO. "NUOVE FORME DI PATRIMONIALIZZAZIONE DELLE S.R.L. E FUNZIONE DEL CAPITALE SOCIALE NELLE SOCIETA' DI CAPITALI." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2016. http://hdl.handle.net/10280/11451.

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Abstract:
La tesi affronta il tema del capitale sociale e della sua funzione all’interno del sistema delle società di capitali partendo dalle innovazioni legislative che hanno interessato la disciplina della s.r.l. in Europa. Nel primo capitolo vengono dipanate alcune questioni teoriche e applicative che hanno afflitto la prima esegesi delle nuove forme di patrimonializzazione delle s.r.l. Nel secondo capitolo sono discusse le tesi tradizionali sul capitale sociale e sono esposte le ragioni per cui esse non paiono idonee a risolvere le questioni organizzative e capitalistiche poste dall’istituto. Nel terzo capitolo è esposta la tesi centrale: il capitale sociale esprime un concetto normativo che svolge una funzione di governo societario, volto a risolvere la questione organizzativo-corporativa (rapporti interorganici in materia di scelte finanziarie) e riafferma l’impostazione proprietaria degli ordinamenti continentali. Si illustra una lettura unitaria interna alla classe delle società di capitali e il collegamento con la limitazione di responsabilità. Sono esaminati gli istituti del diritto societario finalizzati ad assicurare garanzia ed efficienza, profili non sempre convergenti. Si sostiene la necessità di una rule, ex ante, ad effetto reale, rispetto ai rimedi basati sugli standard e di carattere obbligatorio, individuando un possibile strumento di composizione degli interessi in gioco nelle nuove tutele.
The dissertation deals with legal capital and its function within the system of the Italian civil code rules for corporations. These rules have been recently amended both in Italy and in other European Countries, in particular with respect to the non-stock company forms (limited liability company, Italian s.r.l.). The first Chapter addresses some theoretical and practical issues raised by the early scholarly works that have analyzed the new financing schemes for the Italian s.r.l. The second Chapter discusses the traditional approaches to legal capital and provides evidence that such approaches prove inadequate to resolve the corporate and capitalistic questions that legal capital poses. The third Chapter draws the key argument of the dissertation: legal capital is a rule that fulfills corporate governance goals. It allocates powers and responsibilities regarding the financial structure of the firm and reaffirms the proprietary, shareholder oriented, European approach. This is a typical feature of all corporations, public stock corporations and private close corporations, and stems from limited liability. Further, the dissertation compares the creditor protection rules against the value maximization principle. A rule-based, ex ante approach appears more desirable and a potentially effective and flexible legal strategy can be found in the new legal reserve.
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GRANATO, MICHELANGELO. "NUOVE FORME DI PATRIMONIALIZZAZIONE DELLE S.R.L. E FUNZIONE DEL CAPITALE SOCIALE NELLE SOCIETA' DI CAPITALI." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2016. http://hdl.handle.net/10280/11451.

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Abstract:
La tesi affronta il tema del capitale sociale e della sua funzione all’interno del sistema delle società di capitali partendo dalle innovazioni legislative che hanno interessato la disciplina della s.r.l. in Europa. Nel primo capitolo vengono dipanate alcune questioni teoriche e applicative che hanno afflitto la prima esegesi delle nuove forme di patrimonializzazione delle s.r.l. Nel secondo capitolo sono discusse le tesi tradizionali sul capitale sociale e sono esposte le ragioni per cui esse non paiono idonee a risolvere le questioni organizzative e capitalistiche poste dall’istituto. Nel terzo capitolo è esposta la tesi centrale: il capitale sociale esprime un concetto normativo che svolge una funzione di governo societario, volto a risolvere la questione organizzativo-corporativa (rapporti interorganici in materia di scelte finanziarie) e riafferma l’impostazione proprietaria degli ordinamenti continentali. Si illustra una lettura unitaria interna alla classe delle società di capitali e il collegamento con la limitazione di responsabilità. Sono esaminati gli istituti del diritto societario finalizzati ad assicurare garanzia ed efficienza, profili non sempre convergenti. Si sostiene la necessità di una rule, ex ante, ad effetto reale, rispetto ai rimedi basati sugli standard e di carattere obbligatorio, individuando un possibile strumento di composizione degli interessi in gioco nelle nuove tutele.
The dissertation deals with legal capital and its function within the system of the Italian civil code rules for corporations. These rules have been recently amended both in Italy and in other European Countries, in particular with respect to the non-stock company forms (limited liability company, Italian s.r.l.). The first Chapter addresses some theoretical and practical issues raised by the early scholarly works that have analyzed the new financing schemes for the Italian s.r.l. The second Chapter discusses the traditional approaches to legal capital and provides evidence that such approaches prove inadequate to resolve the corporate and capitalistic questions that legal capital poses. The third Chapter draws the key argument of the dissertation: legal capital is a rule that fulfills corporate governance goals. It allocates powers and responsibilities regarding the financial structure of the firm and reaffirms the proprietary, shareholder oriented, European approach. This is a typical feature of all corporations, public stock corporations and private close corporations, and stems from limited liability. Further, the dissertation compares the creditor protection rules against the value maximization principle. A rule-based, ex ante approach appears more desirable and a potentially effective and flexible legal strategy can be found in the new legal reserve.
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Brunello, Cinzia <1974&gt. "Le relazioni tra assetto istituzionale, struttura organizzativa e sistemi operativi nelle cooperative sociali." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2003. http://hdl.handle.net/10579/139.

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Abstract:
L'obiettivo della ricerca consiste nell'enucleazione delle dinamiche intercorrenti fra l'assetto istituzionale, la struttura organizzativa e i sistemi operativi delle cooperative sociali, con particolare riguardo alle dinamiche endogene ed ai cicli di auto-alimentazione della gestione, nonché alle interazioni con gli attori sociali determinanti. Il punto di partenza sul quale poggia l'intero costrutto è la visione dell'azienda in chiave unitaria: tale concezione assume rilevanza cruciale nelle imprese sociali, caratterizzate dalla necessità di ricercare un continuo equilibrio dinamico tra economicità e socialità al fine di garantire, oltre al raggiungimento degli scopi istituzionali, la sopravvivenza e lo sviluppo dell'ente nel tempo. Il lavoro è composto da due parti: la prima riferita alla analisi della letteratura di riferimento, la seconda all'indagine empirica che ha consentito lo studio di sette casi di cooperative sociali. Le cooperative analizzate sono state raggruppate in quattro insiemi in base alla loro maggiore o minore propensione a generare utilità sociale secondo tre fattori: la presenza di altri concorrenti, l'acquisto di fattori produttivi a condizioni di mercato ed il livello di correlazione dei prezzi di vendita ai costi sostenuti. Le ipotesi assunte a base della ricerca sono le seguenti: 1) l'esistenza di un legame tra la partecipazione diffusa dei soci alle politiche aziendali e una struttura organizzativa snella e contenuta; 2) la presenza di strumenti manageriali più sofisticati e la disponibilità di maggiori informazioni gestionali nelle cooperative caratterizzate da una partecipazione democratica dei soci e da strutture organizzative contenute; 3) la partecipazione attiva a reti inter-organizzative da parte di cooperative fondate sul principio di partecipazione democratica e con organizzazioni medio-piccole; 4) la gestione maggiormente equilibrata delle tensioni contrapposte tra la spinta economica e quella verso la massimizzazione dell'utilità sociale da parte delle cooperative che verificano la seconda ipotesi. Rispetto ai quattro insiemi indicati il terzo è quello che risponde in modo maggiormente positivo alle ipotesi di partenza. E' emerso che le cooperative che vi appartengono si caratterizzano per i seguenti aspetti: 1) ampia partecipazione dei soci alle politiche aziendali, imprenditorialità diffusa e struttura organizzativa contenuta e dinamica. Organizzazioni snelle sembrano favorire la partecipazione democratica dei soci, la quale, a sua volta, incide positivamente sulla loro assunzione di responsabilità e la loro imprenditorialità. Questi elementi contribuiscono a determinare una maggiore soddisfazione dei soci e un moderato tasso di turn-over; 2) disponibilità di maggiori informazioni interne e di strumenti di programmazione e controllo più sofisticati. Tutto questo si giustifica con la necessità dei soci-imprenditori di disporre di tempestive informazioni per poter intervenire direttamente nei processi aziendali; 3) politica di sviluppo per vie esterne, con partecipazione attiva a diverse reti inter-organizzative, in particolare ai consorzi. Tale scelta sembra essere motivata dalla volontà di mantenere le dimensioni dell'ente medio-piccole al fine di facilitare la partecipazione dei soci alla vita aziendale e di salvaguardare il principio di democraticità; 4) gestione maggiormente equilibrata delle tensioni economiche e sociali generata grazie all'attivarsi di un circolo virtuoso tra l'assetto istituzionale (fondato sulla partecipazione democratica dei soci), la struttura organizzativa (contenuta, snella, dinamica) e gli strumenti operativi (che favoriscono la diffusione delle informazioni). La partecipazione allargata e democratica dei soci alle decisioni dell'impresa rappresenta la vera spinta propulsiva verso un sistema ad imprenditorialità diffusa e di condivisione delle politiche aziendali. Non sembra casuale il fatto che dove v'è la presenza di questi elementi si riscontrino risultati positivi in termini sia economicopatrimoniali sia di efficacia sociale e di consenso esterno.
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Baratti, Giada. "Rigenerare Bolognina. Una nuova struttura per il mercato rionale." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Abstract:
La tesi trattata in questo volume ha come oggetto la rigenerazione del quartiere Bolognina. Si sviluppa dal lavoro effettuato durante il Laboratorio di Laurea in Architettura Sostenibile dove si è analizzato l’intero quartiere a nord della stazione di Bologna, e si sono individuate delle strategie comuni che possano riqualificare l’area e risolvere i problemi di convivenza alla quale è esposta. Più nel dettaglio la tesi ha preso in analisi due “insule” collocate a 4 minuti a piedi dalla stazione e che racchiudono al loro interno il Mercato di Via Albani. Si è occupata del progetto di una nuova struttura per il mercato rionale e di prevedere nuove attività che possano attirare a sé un maggior flusso di utenza. Parallelamente si è occupata della sistemazione delle corti interne nell’insula a sud del mercato e della rigenerazione di un edificio di edilizia popolare di proprietà ACER, con l’obiettivo di prevedere un intervento ripetibile anche agli edifici limitrofi.
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Sarti, Emanuele. "Cantieri sociali: Struttura temporanea per detenuti in semiliberta impegnati in lavori di mitigazione del rischio idrogeologico." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amslaurea.unibo.it/6135/.

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Abstract:
L’oggetto di questa tesi è la progettazione di una struttura temporanea destinata ad ospitare detenuti in semilibertà impegnati nell’esecuzione di lavori di prevenzione del dissesto idrogeologico in aree difficilmente raggiungibili. L’idea che sta alla base del progetto è quella di sfruttare alcune peculiarità di due condizioni critiche quali il sovraffollamento delle carceri e il rischio di dissesto idrogeologico, con lo scopo di ottenere un beneficio comune.
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Gustinelli, Gregorio. "Pieve del vescovo - riqualificazione strutturale, artistica e sociale di una residenza fortificata." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/12302/.

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Abstract:
L'elaborato analizza due interventi di restauro strutturale necessari alla completa fruizione del Castello di Pieve del Vescovo, un'antica residenza vescovile fortificata nel comune di Corciano (PG). Gli interventi riguardano il ripristino delle coperture in due parti significative del castello e il consolidamento della volta superiore alla Chiesa di San Giovanni, fulcro del complesso fortificato. Dal momento che il complesso ospita i corsi di formazione della Scuola Edile di Perugia, lo studio propone anche un'estensione del progetto di restauro, al fine di garantire sia il regolare svolgimento dei corsi, sia il completamento degli interventi di recupero di cui la struttura necessita.
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Vignoli, Matteo. "La struttura e l'evoluzione del network dei ricercatori e l'impatto sulle performance." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2008. http://hdl.handle.net/11577/3425549.

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Abstract:
Collaboration occurs when a group of autonomous stakeholders of a problem domain engages in an interactive process, using shared rules, norms and structures, to act or decide on issues related to that domain (Wood et al. 1991). In particular in scientific research collaboration is at the same time working method and study subject, since the scientific interest comes from realization that, so far, collaboration is the common way of doing research (Moody 2004). This work is in response to the need of deeply understand the evolutionary dynamic of individuals' collaboration in research group and the connection with performance. This can be done supposing that we can measure a researcher performance from his publications and that this can be related to the network evolution which is at the same time effect of selection and influence regarding the behavior. We will study the scientific collaboration network, which is an evolving self-organizing network based on similarity of researchers' scientific interests. The peculiarity of scientific collaboration compared with collaboration in general is that it is referred to a non hierarchic model. This leaves the researcher free to decide to whom and how to collaborate. Some hypotheses are tested in order to understand this pattern. First we will test if the pattern of attachment is homophily versus functionality or status expectations. Second we will test if the rise of performance of a researcher is positively correlated with network evolution. Finally we will test if the researchers' performance evolution is explained by influence. To explore these questions, applying three methodologies, the Discrete-Time Network Visualization (Powell et al. 2005), the Actor Oriented Modeling (Snijders 1996) and the semi-structured interviews (Spradley 1979; Wengraf 2001), we will study researchers' co-evolution of network and performance in four departments at Bologna University from 1996 to 2007. Results show that homophily, meaning common research interests is the main mechanism to explain the attachment to a research group. Researcher performance is influenced by the groups he belongs to, the principal investigator and his capabilities. The co-evolution mechanism requires strong ties inside the group and weak ties outside. Results do not support the hypothesis that performance rises is positively correlated with network increase. Implications of these findings include an empirical contribution, as the uniqueness of the sample; a methodological contribution, as the refinement of the Actor Oriented Model for non-directed networks; and a theoretical contribution, as the understanding of research groups' evolutionary mechanisms. In the last section of this work we discuss about policy and management implications, limitations and directions for future research.
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Bologna, Amedeo <1992&gt. "Giappone e Welfare di stato: struttura, punti di criticità e future problematiche in termini di Social Security System." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14908.

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Abstract:
Da molti anni il Giappone ha ottenuto la stima a livello internazionale come Stato egualitario, soprattutto in termini sociali; questa immagine non è altro che il frutto del funzionamento della macchina sociale conosciuta come Social Security System, principale artefice delle politiche Welfare del Paese, sotto il diretto controllo del Ministero della Salute, del Lavoro e del Welfare. Il funzionamento di questo sistema di sicurezza sociale rispetta quelle che sono le aree d’interesse di una giovane branchia dell’economia moderna, ovvero della "Welfare Economy". Nella prima parte di questo elaborato verranno descritti i principi teorici di riferimento dell’economia Welfare, spostandosi poi ad una seconda parte focalizzata, invece, nella descrizione generale di questa grande macchina sociale nel Giappone; verranno quindi descritte in maniera piuttosto approfondita i meccanismi principali del suo funzionamento, con particolare attenzione al sistema pensionistico e al sistema sanitario giapponese, così come al servizio di assistenza pubblica. In una seconda parte della tesi, invece, cercheremo di comprendere quali sono i punti ancora deboli e che necessitano di un’urgente azione governativa, provando anche ad individuare eventuali politiche risolutive per problematiche sociali che hanno avuto un eco a livello globale negli ultimi decenni, quali ad esempio la parità di genere nel mondo del lavoro. Nella quarta ed ultima parte, sulla base delle proiezioni demografiche del popolo giapponese, cercheremo di individuare le problematiche future, che richiedono fin da subito strategie politiche risolutive volte a preservare questo sistema che sembra essere adeguato, ma che in realtà presenta numerose criticità.
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Gagliano, Maria Chiara. "Linee guida e regime disciplinare del professionista sanitario strutturato." Doctoral thesis, Università di Catania, 2019. http://hdl.handle.net/10761/4096.

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Abstract:
La ricerca - condotta durante il triennio di partecipazione al XXXI ciclo di dottorato in Scienze Politiche e Sociali - analizza il processo di formalizzazione, introdotto dai recenti interventi riformatori, in materia di responsabilità sanitaria, da ultimo la legge 8 marzo 2017, n. 24, «Disposizioni in materia di sicurezza delle cure e della persona assistita, nonché in materia di responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie», al fine di cogliere le possibili ripercussioni in ambito disciplinare nei confronti dell esercente le professioni sanitarie strutturato con qualifica dirigenziale. Obiettivo essenziale dell attività di ricerca è quello di verificare se alla luce delle innovazioni legislative, la violazione delle linee guida sia idonea ad instaurare un procedimento disciplinare a carico del professionista sanitario inadempiente, a prescindere dalla concreta verificazione di un danno al paziente. Questa prospettiva muove da una nuova configurazione dell interesse datoriale, il quale non appare più circoscritto all esecuzione della prestazione sic et simpliciter, ma è strettamente collegato all organizzazione della struttura che si estrinseca anche, e soprattutto, mediante la formazione di atti di indirizzo e strumenti contrattuali connessi alle linee guida formalizzate secondo le indicazioni della l. 24/2017. Nell ambito di una prestazione complessa, così come quella sanitaria, l esecuzione tecnica di una prestazione sanitaria, oggi altamente standardizzata, si intreccia con gli aspetti più squisitamente organizzativi imposti dalla struttura, mediante l emanazione di ulteriori linee guide, diventando un unicum inscindibile per valutare il corretto adempimento della prestazione sanitaria. Di conseguenza, anche il profilo disciplinare ha subìto, di fatto, una metamorfosi, non chiaramente esplicitata nella novella legislativa introdotta, ma desumibile, come si avrà modo di approfondire in prosieguo di trattazione, da un interpretazione coerente con l impianto della riforma. Il tema è osservato da una pluralità di prospettive, tratte non solo dall esperienza didattica universitaria ma, altresì, dall esercizio della professione forense in ambito lavoristico, che ha fornito l opportunità di scandagliare numerosi procedimenti disciplinari, nonché le prassi operative seguite all interno di amministrazioni sanitarie pubbliche e private.
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Nasato, Nadia. "Strategie individuali, strutture di interazione e produttività delle reti intra-organizzative: studio tramite modello ad agenti." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amslaurea.unibo.it/2681/.

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Guidone, Serena. "L'edilizia privata in Italia meridionale e in Sicilia fra IV e I secolo a.C. Modelli abitativi, strutture sociali e forme culturali." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2015. http://hdl.handle.net/11577/3423936.

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Abstract:
The research project is devoted to the study of the evolution of domestic space in Southern Italy and Sicily, in the late classical to hellenistic period (from the middle of the 4th century to the middle of the 1st century BC), including both Magna Grecia and Italic sites. The analytic research is aimed at defining the peculiar characteristics of the domestic unit, providing a tentative reconstruction of the cultural models of reference. The research involves the houses examination in each site, taking into account the different historical period within the site, highlighting the presence of different ‘housing systems’. From a methodological point of view, an unavoidable reference in the study of the private house is the description of the Greek and Roman house in literary sources. Furthermore, the study encompasses the structural analysis, examinations of spatial and functional distribution, typology, and architectural language. The analysis takes into account the structural and functional modifications of the single unit as well as of the community as a whole, using such changes as clues to understanding how the domestic nucleus was perceived. The dissertation considers the housing structure as part of the surrounding environment and in relation to the urban context, thus contributing to a deeper understanding of the village’s development and organization. The study shows that the examined houses present considerable typological and dimensional variations and are structured according to the complex socio-economic and cultural context. The vast majority of them derive from the Greek tradition. However, if we consider the development of a typical house over time, we can observe a series of structural changes that alter the primitive plan layout, introducing variations in the original template and, in some cases, in the dwelling’s extension. This change can be linked to the gradual process of Romanization of the Southern part of the Italian peninsula. That process, already underway around the end of the 3rd century BC, can be better observed between the end of the 2nd century and the beginning of the 1st century BC, when a clear commixture relation emerges between the formal standards of the Greek and Roman house.
Il progetto di ricerca si propone di ricostruire lo sviluppo del sistema residenziale in Italia meridionale e in Sicilia in età tardo-classica ed ellenistica (fra la metà del IV secolo a.C. e la metà del I secolo a.C.), estendendosi sia ai centri magno greci che a quelli italici, in un arco cronologico compreso. La ricerca analitica è finalizzata alla determinazione delle caratteristiche specifiche delle singole unità domestiche, proponendo un tentativo di ricostruzione dei modelli culturali di riferimento. Da un punto di vista metodologico, lo studio promuove l’analisi delle singole attestazioni per sito e fase storica, evidenziano la presenza di sistemi abitativi diversificati. Per l’analisi di questi, premessa imprescindibile allo studio dell’edilizia privata è la descrizione della casa greca e romana fornita dalle fonti letterarie, utilizzate per comprendere i caratteri strutturali e funzionali e gli aspetti relativi alle attività quotidiane svolte al loro interno. Inoltre, l’esame delle peculiarità strutturali e del linguaggio architettonico in uso nelle singole abitazioni, condotto parallelamente alla valutazione della distribuzione e della destinazione d’uso degli spazi. Il riconoscimento di percorsi e blocchi funzionali tiene conto, inoltre, dell’eventuale realizzazione di modifiche strutturali e funzionali di singoli ambienti o di interi settori abitativi, elementi che possono significare un cambiamento nel modo di concepire il nucleo domestico. Infine, lo studio si pone come ulteriore obiettivo la contestualizzazione della struttura abitativa nell’ambiente esterno, soprattutto in relazione al suo inserimento all’interno di un impianto urbano, concorrendo alla comprensione del carattere e della strutturazione delle aree a destinazione residenziale nello spazio cittadino Dall’esame condotto si evince la presenza di sistemi abitativi diversificati, che presentano variazioni connesse allo sviluppo del contesto socio-economico e culturale. Si rileva, infatti, come la maggiore percentuale di abitazione afferisca ai modelli abitativi di tradizione greca. D’altra parte, durante l’arco di vita di gran parte delle abitazioni si colgono cambiamenti strutturali che alterano il primitivo assetto planimetrico, con la conseguente variazione dell’originario modello di riferimento e, in alcuni casi, dell’estensione delle superfici abitative. Il fenomeno trova una particolare incidenza in relazione al graduale processo di ‘romanizzazione’ del versante meridionale della penisola italiana Questo, partito intorno alla fine del III secolo a.C., produce più evidenti manifestazioni di cambiamento fra la fine del II e l’inizio del I secolo a.C., quando emergono chiari rapporti di commistione fra i canoni formali della casa greca e quella romana.
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RODOGNA, Adele. "Permanenze e mutamenti nella struttura della famiglia molisana tra il 1880 e il 1924 alla luce delle implicazioni storiche, sociali ed economiche delle pratiche migratorie sulle relazioni familiari." Doctoral thesis, Università degli studi del Molise, 2017. http://hdl.handle.net/11695/86337.

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Abstract:
Attraverso l'analisi delle strutture parentali, la tesi svela i cambiamenti che si sono manifestati nella famiglia molisana tra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento, nel quadro del balzo migratorio dell'epoca. Sulla base dell'analisi e dell'interpretazione dei fascicoli penali, si ricostruisce il fenomeno delle "vedove bianche", con la conseguente evoluzione dei rapporti tra i generi, all'interno di diverse fisionomie di sviluppo: la struttura della famiglia, la distribuzione della ricchezza tra produzione-riproduzione della forza lavoro, partenze migratorie, conflittualità e gerarchie sessuali.
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GRAVELA, MARTA. "STRUTTURE PARENTALI E SOCIETÀ POLITICA A TORINO DAL DUE AL QUATTROCENTO.MECCANISMI DI RIPRODUZIONE FAMILIARE, STRATEGIE ECONOMICHE E PARTECIPAZIONE ISTITUZIONALE DELL'ÉLITE CITTADINA." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2015. http://hdl.handle.net/2434/255430.

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Abstract:
This doctoral thesis is focused on the élite of Turin during the late Middle Ages, with particular regard to parental structures and their reproductive strategies. In fact, the deep changes occurred in the élite between 12th and 14th century are not only the result of the political decisions of the Dukes of Savoy and of the demographic crisis, but also the outcome of economic and social choices of the families. The research aims at showing how behaviours and events within parental groups have an effect on the political and social changes of the citizenship, taking into account residential patterns, economic strategies, inheritance models and financial investments. On the one hand, different combinations of these elements, in which inheritance patterns play an essential role, are crucial for the duration and success of parental groups; on the other hand, they have a significant impact on the political balances of the families and the élite.
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Ferrari, Alessia. "I Miti dell’Aldilà. Analisi strutturale e interpretazione per una ridefinizione del ruolo del racconto escatologico all’interno del corpus platonico." Doctoral thesis, Universitat de Barcelona, 2015. http://hdl.handle.net/10803/364767.

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Abstract:
Aquest treball té per objecte l'estudi dels tres “mites del més enllà” inclosos en els tres diàlegs de Plató: Gòrgies, Fedó, República. El mateix té com objectiu la redefinició de la funció desenvolupada per les narracions escatològiques dins el corpus platònic, a través d'un estudi de tipus analític dels tres fragments considerats, adreçat a reconstruir -tot i mantenint les especificitats de cadascun dels mateixos i dels diàlegs en els quals s'inclouen - un quadre de conjunt de l'ús, els significats i les finalitats que Plató pretenia atribuïr-los. Aquí, els tres fragments del Gòrgies, del Fedó i de la República no són considerats des de l'únic - per molt evident que sigui - valor ètic i protrètic, però també i especialment, des del punt de vista de les remissions actuades per les imatges de les que estan constituïts respecte de qüestions de notable importància teòrica, desenvolupades dins dels diàlegs als que es refereixen. L'estudi preveu, en la doble via de l'anàlisi estructural i conceptual, que no constitueixen, des de l'òptica d'aquesta investigació, dues vies diferents, sinó dues formes obligatòriament complementàries d'afrontar els “mythoi” considerats. En tot cas, l'estudi es presenta no pas com exclusiu respecte dels fragments específicament analitzats, donat que s'associa al mateix, a efectes de completesa, l'anàlisi conceptual i estructural dels diàlegs dels que formen part, assumint, en un cert sentit, un "caire holístic": els mites escatològics ens recondueixen, de fet, a alguns pilars del pensament platònic, presents no només al Gòrgies, al Fedó i a la República, sinó en el conjunt de la producció filosòfica atenenca. La investigació s'articula en tres parts, una per cada mite considerat: I- El Gòrgies. El mite del judici; II – El Fedó. Els destins de les ànimes; III- La República. La tria. En cada part, hi trobem: un “status quaestionis” que, breument, recapitula els principals filons hermenèutics que s'han desenvolupat al voltant de l'específica narració mítica; l'anàlisi del contingut del fragment, amb un ampli aprofundiment corresponent a les fonts que subministraren a Plató els materials per la construcció de la imatge mítica; l'anàlisi de l'estructura formal dels tres fragments objecte d'anàlisi; la definició dels nuclis i l'estructura conjunta de cada diàleg. Els anàlisi s'alternen regularment amb recapitulacions i reflexions que tenen la finalitat de no deixar que perdem la visió de conjunt que ha de seguir a l'estudi dels detalls. L'anàlisi estructural, que és complementari a la consideració dels nuclis conceptuals, il.lumina la funció dels mites del més enllà que poden ser considerats, de ple dret, part integrant dels diàlegs en els que s'inclouen i "parts serioses" del discurs, ja que es presenten com a narracions capaces d'incloure i sintetitzar, d'un sol cop, els principals nusos teòrics plantejats per cadascun dels diàlegs als que pertanyen oferint, d'aquesta forma, una visió del conjunt de les temàtiques tractades. “Mythos” i “logos”, en el fons, diuen les mateixes coses.
The purpose of the present work is the analysis of the three “myths oft he underworld journey” which are included in Plato’s three dialogues: namely Gorgias, Phaedo and The Republic. The main goal is to re-define the role of eschatological myths within the platonic corpus, through an analytical study of the three passages in which these myths are included, whose aim is to reconstruct a comprehensive framework of their use, meanings and finalities, following Plato’s intents, while keeping the specific features of each passage and of each of the three dialogues in which the passages are included. Here the three passages are not only considered for their unique, even if evident, ethical and protreptic value, but also and above all they look at the recall that images can suggest in respect to important theoretical elements. The study follows the double path of the structural and conceptual analysis which do not constitute two different ways, but rather two complementary ways of dealing with the mythoi. However the present research is not to be thought as exclusively devoted to the analysis of the aforementioned specific passages, since, for completeness, it is correlated to the conceptual and structural analysis of the entire dialogues of which each passage is part of. In this way a “holistic cut” is given: the myths of the underworld journey bring back some of the cornerstones of Plato’s thinking, which are present not only in Gorgias, Phaedo and The Republic, but also in the entire work of the Athenian Philosopher. This work is structured into three main sections, one for each dialogue: I- The Gorgias. The Myth of Judgment; II- The Phaedo. The Fate of Souls; III-The Republic. The Choice. In each part there is: a status quaestionis through which the main hermeneutical key points which are developed around the myth are summarized; the analysis of the content of the passage, with a wide study of the sources that gave Plato the inspiration for the construction of the mythical image; the analysis of the formal structure of the three passages themselves; the definitions of the theoretical cores and of the overall structure of each dialogue. Each analysis is punctually interspersed with recaps and reflections whose purpose is that to keep the global view, this being necessary in order to follow the studies particulars. The structural analysis, which is complementary to that of the conceptual cores, enlightens the role played by the myths of the underworld journey, which can be fully considered integral parts of the dialogues to which they belong and “serious parts” of the speech. Since they are to be seen as narrations capable to encompass and synthesize, at a glance, the principal theoretical issues present in each dialogue, give in this way a full overview of the covered topics. Mythos and logos, after all, say the same things.
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Fernandes, Noeli. "O tempo razoável de duração do processo e a sociedade da urgência: A transformação da jurisdição no século XXI - Do processo individualista ao processo coletivo." Universidade do Vale do Rio dos Sinos, 2010. http://www.repositorio.jesuita.org.br/handle/UNISINOS/4135.

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Nenhuma
Questo lavoro studia la necessità del superamento dell'individualismo processuale prendendo in considerazione un modello di processo che si critica. Parte dunque dalla critica dell’attuale sistema per provare a tracciare, partendo dalla pratica giurisdizionale costituzionale, una prospettiva di collettivizzazione del processo. A tal fine la ricerca prende atto, intanto, del fatto che i paradigmi che hanno informato la società industriale non sono più sufficienti per risolvere i conflitti nella società negli ultimi decenni. Partendo dal ruolo della legge, al fine di promuovere il cambiamento e superare una visione conservatrice, ci concentriamo sulle riforme che si sono affermate nel patto per una magistratura repubblicana allo scopo di contrastare il potere economico, circostanza che allontana il diritto dalla giustizia e costituisce una patologia, quando il lavoro è giocato su un campo meramente burocratico, che mira solo alla quantificazione dei processi. La ricerca di efficacia, quando si astiene dal prendere in considerazione ai fini desiderati, solo incentrata sulla prospettiva di quantificazione e il flusso, può essere vista come un male in sé, creando un distacco circa la stessa legittimazione del potere giudiziario. Tenendo conto che la società complessa, piena di conflitti nati in una società dei consumi, esige risposte democratice ai problemi relativi alla Giurisdizione e riforme volte a migliorare la gestione giudiziaria, senza la preoccupazione per la qualità delle decisioni, si potrebbe pensare a un nuovo modello di Giurisdiziòne. Il risultato che si vuole raggiungere è la previsione e la creazione di nuovi istituti in grado di dare risposte adeguate ai problemi giuridici urgenti della società, derivanti dal contesto contemporaneo di un Stato che si dice democràtico e del diritto. In questo senso, è necessario abbracciare la sfida della trasformazione del processo individuale in processo collettivo. Un processo in cui la soluzione dei conflitti nella dimensione collettiva permetterà un più facile accesso alla giustizia, in vista anche del rispetto del principio di economia processuale, in modo da ottenere un più efficace e tempestivo esercizio della giurisdizione, in ossequio alla garanzia costituzionale della ragionevole durata dei processi.
O presente trabalho estuda a necessidade da superação do individualismo processual consubstanciado em um modelo de processo que se critica. Procura, a partir do esgotamento de um padrão, ver possível a prática jurisdicional constitucional na perspectiva da coletivização do processo. Nesse contexto a pesquisa se desenvolve, reconhecendo que os paradigmas que informaram a sociedade industrial já não são suficientes para resolver os conflitos da sociedade nas últimas décadas. Considerando a função do direito no sentido de promover a mudança e reprimir a conservação, são enfocadas as reformas havidas nos pactos por um judiciário republicano e a finalidade de atender ao poder econômico, circunstância que vem afastando o direito da justiça, e tendente a patologias quando o trabalho jurisdicional for desempenhado de forma meramente burocrática, visando apenas à quantificação dos julgamentos. A busca pela eficiência, quando se abstém de considerar os fins almejados, enfocada apenas pela ótica da quantificação e do fluxo pode ser vista como um mal em si mesmo, gerando um desafio relativo à própria legitimidade do Poder Judiciário. Tendo-se em conta que a sociedade complexa, repleta de conflitos nascidos em uma coletividade de consumo, exige respostas democráticas aos problemas levados à Jurisdição, e que as reformas visam o aperfeiçoamento da gestão judiciária, sem a preocupação com a qualidade das decisões, é de ser pensado um novo modelo de Jurisdição. Como conseqüência a revisão e criação de novos institutos para que consiga dar respostas adequadas aos problemas jurídicos da sociedade de urgência, decorrente do contexto contemporâneo de um Estado que se diz Democrático e de Direito. Nesse sentir, necessário pensar no desafio da transformação de um processo individualista para um processo coletivo. Um processo no qual o tratamento de conflitos em dimensão coletiva permitirá o acesso mais fácil à justiça e atenderá ao princípio da economia processual, promovendo, assim, a efetividade e a tempestividade na prestação da jurisdição, de modo a efetivar-se a garantia constitucional do tempo razoável de duração do processo.
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Frigo, Monica. "Il ruolo della scuola e dell'insegnamento nella motivazione ad apprendere e nella responsabilità sociale e morale degli alunni: credenze di insegnanti di scuola secondaria di primo grado." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2010. http://hdl.handle.net/11577/3421540.

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Abstract:
The research investigates teachers’ beliefs about teaching, classroom management and school climate, in relation with beliefs about students’ learning, motivation and moral and social behaviour. In order to survey teachers’ beliefs on the areas mentioned above, four instruments were developed: the Classroom Educational Management Beliefs Inventory (CEMBI), that measures the beliefs on classroom management; the Learning and Motivation Beliefs Inventory (LeMBI), that assesses the beliefs on students’ motivation and learning; the Classroom Moral Behaviour Inventory (CMBI), that pertains to beliefs on students’ moral behaviour; and the School Climate Inventory – lower Secondary School (SCI-lss), that concerns beliefs on school climate. The research involved 157 teachers from 8 lower secondary schools covering all the different school subjects. Many factorial structures emerged from the four instruments analyses. To understand in depth the factorial structure of questionnaires, a confirmatory factor analysis was conducted; moreover, to analyse the relationships among the obtained models, the method Structural Equations Models (SEM) was applied. The results suggest causal relationships between teachers’ beliefs on school climate and beliefs on classroom management strategies, school learning motivation and moral and social behaviour of students. Moreover, the results show an influence of classroom management beliefs on motivational beliefs. The implications with regard to issues related to teacher education are discussed.
La ricerca studia le credenze degli insegnanti sull'insegnamento, la gestione della classe e il clima di scuola, in relazione con le credenze sull'apprendimento, la motivazione e il comportamento morale e sociale degli studenti. Al fine di indagare le credenze degli insegnanti nelle aree indicate sono stati quindi messi appunto quattro strumenti: il Classroom Educational Management Beliefs Inventory (CEMBI) che indaga le credenze circa la gestione della classe; il Learning and Motivation Beliefs Inventory (LeMBI) relativo alle credenze circa la motivazione e l'apprendimento degli studenti; il Classroom Moral Behaviour Inventory (CMBI), concernente le credenze sui comportamenti morali degli studenti; infine, lo School Climate Inventory – lower Secondary School (SCI-lss) inerente alle credenze sul clima di scuola. La ricerca ha coinvolto 157 insegnanti appartenenti a 8 scuole secondarie di primo grado e relativi a tutte le diverse discipline scolastiche. Dalle analisi sono emerse diverse strutture fattoriali dei quattro strumenti. Per approfondire l’analisi sulla struttura fattoriale dei questionari è stata applicata l'analisi fattoriale confermativa; inoltre per analizzare le relazioni tra i modelli ottenuti è stato utilizzato il metodo Structural Equations Models (SEM). I risultati suggeriscono che vi sia una relazione di causalità tra le credenze degli insegnanti sul clima di scuola e le credenze sulle modalità di gestione della classe, sulla motivazione scolastica e sul comportamento morale e sociale degli studenti. Inoltre si rileva anche una influenza delle credenze sulla gestione della classe sulle credenze relative alla motivazione degli studenti. Sono discusse le implicazioni per quanto riguarda problematiche connesse alla formazione degli insegnanti.
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MURGIA, GIANLUCA. "La definizione di nuovi modelli di leadership per il conseguimento del vantaggio competitivo: un'analisi strutturale degli organi di governo delle imprese italiane basta sull'integrazione della upper echelons theory e della resource dependence theory." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2009. http://hdl.handle.net/2108/940.

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Abstract:
Il presente lavoro analizza il modello di leadership delle aziende italiane attraverso un approccio che integra la upper echelons theory e la resource dependence theory. L’integrazione di queste due teorie permette di comprendere il ruolo giocato dalla leadership aziendale nella gestione delle risor-se che fanno parte dell’ambiente interno ed esterno all’impresa, e quindi il contributo che essa può dare alla definizione del vantaggio competitivo aziendale. La leadership aziendale si estrinseca at-traverso gli organi di governo dell’impresa e in particolare attraverso il Consiglio di Amministra-zione (CdA), il cui ruolo centrale è dovuto dal fatto che esso partecipa alla formulazione delle stra-tegie aziendali, opera un monitoraggio continuo della gestione dell’impresa e rappresenta uno stru-mento essenziale per l’accesso alle risorse presenti nell’ambiente. La modalità con cui il CdA riesce ad espletare tali funzioni dipende dalle caratteristiche del suo patrimonio cognitivo e relazionale, ossia dall’insieme di conoscenze, valori e relazioni di cui i suoi membri, singolarmente e colletti-vamente, si fanno portatori. Tuttavia, l’efficacia del CdA, e quindi l’impatto che tale organo può avere sulle strategie e la performance aziendale, dipende anche da altri fattori che sono riconducibili all’ambiente interno ed esterno all’impresa. In particolare, occorre tenere conto del modello di cor-porate governance adottato dall’azienda che determina le relazioni tra gli stakeholder e gli equilibri di potere all’interno dell’organizzazione. Per questo motivo, si è data un’ampia descrizione dei mo-delli di corporate governance adottati dalle aziende italiane, precedentemente e successivamente al-le riforme legislative approvate a partire dal 1998, evidenziandone le caratteristiche dal punto di vi-sta della struttura proprietaria, del ruolo delle diverse tipologie di azionisti e degli effetti che questi fattori hanno sugli organi di governo aziendale. All’interno dei modelli di corporate governance del-le aziende italiane, il ruolo del CdA è focalizzato soprattutto sulle funzioni di formulazione della strategia aziendale e di accesso alle risorse esterne, ma l’efficacia con cui esse vengono svolte di-pende fortemente dalle caratteristiche del patrimonio cognitivo e relazionale del CdA. Per valutare il patrimonio cognitivo e relazionale del CdA è stata effettuata un’analisi empirica utilizzando un approccio demografico, che si basa sullo studio di alcune variabili strettamente demografiche, che riguardano i singoli amministratori e il Consiglio nel suo insieme. Ciascuna di queste variabili può avere un impatto diverso sulle strategie messe in atto dall’azienda e sulla performance ottenuta dalla stessa, come testimoniato dalla vasta letteratura in merito, legata soprattutto alla upper echelons theory e alla resource dependence theory. Nel presente lavoro, in linea con alcuni studi precedenti, si è focalizzata l’attenzione sull’impatto che tali variabili possono avere in due popolazioni di a-ziende, appartenenti ad un settore stabile e turbolento, rispettivamente quello alimentare e quello in-formatico; in questo modo è stato possibile evidenziare lo stretto legame esistente tra patrimonio cognitivo e relazionale del CdA e ambiente di business in cui opera l’impresa. Conseguentemente, si è proceduto ad un’accurata analisi strutturale della composizione di tale organo, che ha permesso di mappare alcune variabili demografiche che ne definiscono il grado di omogeneità/eterogeneità del patrimonio cognitivo, mentre la misurazione delle variabili legate al patrimonio relazionale è stata condotta attraverso l’uso di tecniche legate alla Social Network Analysis. Si è proceduto ad un confronto tra le aziende appartenenti ai due settori, attraverso l’uso di tecniche statistiche non para-metriche, che hanno evidenziato l’esistenza di differenze significative tra le due popolazioni di a-ziende; infatti, le aziende del settore informatico mostrano un patrimonio cognitivo molto più etero-geneo e un patrimonio relazionale più sviluppato rispetto a quelle alimentari. Infine, attraverso l’uso della cluster analysis, si è proceduto ad una classificazione delle aziende sulla base del grado di omogeneità/eterogeneità del patrimonio cognitivo del loro CdA e sono state evidenziate delle rela-zioni positive con le strategie di innovazione messe in atto dalle aziende e con le performance, mi-surate in termini di ROE e ROI. Attraverso questo studio, è stato possibile identificare se una de-terminata configurazione del CdA può avere effetti positivi o negativi su determinate scelte e risul-tati aziendali, anche se ciò non implica che il patrimonio cognitivo e relazionale del CdA sia la cau-sa principale del comportamento delle imprese, dal momento che quest’ultimo dipende da una mol-teplicità di fattori, interni ed esterni all’impresa.
This work analyzes the leadership model of the Italian firms through an approach that combines the upper echelons theory and the resource dependence theory. The integration of these theories favours the acknowledgement of the role played by the executive leadership in managing the resources of the firm’s internal and external environment, and, consequently, her contribution to the develop-ment of the firm’s competitive advantage. The executive leadership is developed through the firm’s government organs, and specifically through the Board of Directors (BoD), whose central role is due to the fact that it participates to the definition of firm’s strategies, acts a continuous monitoring of the firm’s management and represents an essential instrument for the access to the environmental resources. BoD can deal with these functions accordingly with the characteristics of its cognitive and relational capital, that are the whole of knowledge, values and relationships developed, singu-larly and collectively, by its members. Nevertheless, the BoD effectiveness, and so its impact on the firm’s strategies and performance, depends also on other factors, that concern with the firm’s inter-nal and external environment. In particular, it’s necessary to understand the corporate governance model adopted by the firm, which determines the relationship among stakeholders and the power equilibrium inside the organization. For this reason, I have given a wide description of the corporate governance models adopted by the Italian firms, before and after the legislative reforms passed since 1998, highlighting their characteristics in terms of ownership structure, of the role played by the different typologies of shareholders, and of the effects on the firm’s government organs. Inside the corporate governance models of the Italian firms, the BoD role is focussed above all on the functions of firm’s strategies development and of the access to the environmental resources, but the effectiveness in dealing with these functions strongly depends on the characteristics of BoD cogni-tive and relational capital. In order to evaluate BoD cognitive and relational capital, it has been car-ried out an empirical analysis using a demographic approach, which is based on the study of such strictly demographic variables, inherent to the singular director and to the whole BoD. Each of these variables can have a different impact on the strategies and the performance of the firm, as indicated by the wide literature linked to the upper echelons theory and to the resource dependence theory. In this work, coherently with some previous studies, I have focussed my attention on the impact that these variables can have on two populations of firms, belonging to a stable and to a turbulent sector, respectively the food and the IT sector; so, it’s possible to point in evidence the strict relationship between BoD cognitive and relational capital and the environment where the firm operates. So, I have carried out an accurate structural analysis of BoD composition, which has favoured the map-ping of such demographic variables that determine the degree of homogeneity/heterogeneity of the cognitive capital, while the measurement of the variables linked to the relational capital has been carried out through the use of Social Network Analysis techniques. Then, I have carried out a com-parison between the firms belonging to the two sectors, through the use of non parametric statistical techniques, which highlighted the existence of significative differences between the two populations of firms; in fact, the IT firms show a more heterogeneous cognitive capital and a relational capital more developed than the food ones. Finally, through the use of a cluster analysis, I have classified the firms of each sector accordingly to their degree of homogeneity/heterogeneity of BoD cognitive capital and I have pointed in evidence some positive relationships with the innovation strategies car-ried out by the firms and with their performance, measured in terms of ROE and ROI. Through this work, I have identified if a specific BoD composition con have a positive or negative effect on such firm’s strategies and results, but this does not imply that the cognitive and relational capital is the principal cause of the firm’s behaviour, which is determined by several factors, inherent to the ex-ternal and the internal firm’s environment.
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QUARENGHI, ALESSANDRO. "Foreseeing Political Change. Structure, System and Agency in the Making of the Lebanese Intifadha al-Iqtad." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/160.

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Abstract:
La tesi cerca di rispondere alla domanda: 'La libanese intifadha al-Iqtad poteva essere prevista?'. la tesi prima definisce l'evento politico, e. Successivamente esamina le condizioni epistemologiche in base alle quali una predizione del futuro possa essere considerata scientifica. In terzo luogo, propone uno schema di previsione organizzato in funzione del coinvolgimento degli agenti nella creazione della storia umana. Infine, analizza la intifadha al-Iqtad in base allo schema analitico proposto.
The thesis aims to answer the question 'could the Lebanese Intifadha al-Iqtad have been predicted?' In order to do so, it first of all tries to define the political event, in terms of features, dynamic, and outcome. Secondly, it outlines the epistemological assumptions on which a scientific prediction of the future could be based. Thirdly, it puts forward a framework for foreseeing the future organised on different levels and divided into macro-categories. Finally, it analyses the Lebanese Intifadha al-Iqtad according to the proposed framework.
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QUARENGHI, ALESSANDRO. "Foreseeing Political Change. Structure, System and Agency in the Making of the Lebanese Intifadha al-Iqtad." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/160.

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Abstract:
La tesi cerca di rispondere alla domanda: 'La libanese intifadha al-Iqtad poteva essere prevista?'. la tesi prima definisce l'evento politico, e. Successivamente esamina le condizioni epistemologiche in base alle quali una predizione del futuro possa essere considerata scientifica. In terzo luogo, propone uno schema di previsione organizzato in funzione del coinvolgimento degli agenti nella creazione della storia umana. Infine, analizza la intifadha al-Iqtad in base allo schema analitico proposto.
The thesis aims to answer the question 'could the Lebanese Intifadha al-Iqtad have been predicted?' In order to do so, it first of all tries to define the political event, in terms of features, dynamic, and outcome. Secondly, it outlines the epistemological assumptions on which a scientific prediction of the future could be based. Thirdly, it puts forward a framework for foreseeing the future organised on different levels and divided into macro-categories. Finally, it analyses the Lebanese Intifadha al-Iqtad according to the proposed framework.
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PASTORI, VERONICA. "Mobilità e struttura occupazionale. Proposta di analisi integrata (macro e micro-classi posizionali)." Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11573/953439.

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Abstract:
Il lavoro presentato si inserisce all’interno di uno dei campi di studio più dibattuti della tradizione sociologica, quello interessato alla mobilità sociale, e strettamente legato, sul piano teorico, al tema più generale delle disuguaglianze. Nello specifico, il fenomeno oggetto di analisi è costituito dalla mobilità intergenerazionale in Italia. Tenendo conto di aspetti che investono i piani teorico, metodologico e pratico – quali, il prolungamento della permanenza, da parte delle ultime generazioni, all’interno del sistema formativo e il conseguente ritardo dell’entrata nel mondo del lavoro, nonché la centralità di questa fascia dal punto di vista della carriera lavorativa – l’attenzione è rivolta ai soggetti di età compresa tra i 35 e i 50 anni. Mediante l’analisi secondaria dei dati provenienti da due indagini campionarie condotte dalla Banca d’Italia, Bilanci delle famiglie italiane (1995, 1998 e 2012), e dall’Istat, Famiglia, soggetti sociali e condizione dell’infanzia (1998), si è, pertanto, tentato di rispondere al principale obiettivo di ricerca, quello relativo all’individuazione dei cambiamenti intervenuti in Italia, in termini di trasmissione delle posizioni sociali di padre in figlio, nell’arco temporale di diciassette anni (1995-2012). Questo primo interrogativo è strettamente legato al secondo obiettivo, ovvero alla possibilità di integrare l’approccio alle macro-classi (secondo il quale la posizione sociale del soggetto è individuata considerando occupazione e settore economico) e quello alle micro-classi (approccio che guarda ai gruppi occupazionali). Nel primo caso, mediante uno schema a sei classi (costruito sulla base di quello proposto da de Lillo e Schizzerotto nel 1985), è stato possibile effettuare un’analisi direzionale, osservando come i figli si posizionino all’interno dello spazio sociale rispetto ai padri; nel secondo caso, invece, l’analisi ha riguardato il piano sostantivo e, dunque, la costruzione di un indice tipologico in grado di sintetizzare i diversi tipi di mobilità. L’integrazione di questi due approcci ha consentito di superare i limiti derivanti dal considerarli l’uno l’alternativa dell’altro e, conseguentemente, di giungere ad una rappresentazione più completa (e complessa) del fenomeno indagato. Il terzo obiettivo riguarda, ancora, il piano metodologico e, più specificatamente, la questione dell’indeterminatezza temporale e il fenomeno del lifecycle bias, ponendo attenzione al momento della carriera lavorativa in cui padri e figli sono considerati. A tale scopo, è stato utile confrontare i risultati del 1998 derivanti dalle indagini della Banca d’Italia e dell’Istat, in quanto la prima raccoglie le informazione dei padri quando avevano la stessa età dei figli, mentre la seconda quando i figli avevano 14 anni. Nel secondo caso le informazioni dei padri si riferiscono, nella maggior parte dei casi, a momenti della vita lavorativa diversi rispetto a quello in cui si trovano i figli, comportando differenze in termini di mobilità registrata. Infine, con il quarto obiettivo si è voluto collegare il fenomeno della mobilità sociale al contesto occupazionale in cui sono inseriti gli intervistati (figli/e) e i padri, evidenziandone le principali caratteristiche mediante il ricorso alla letteratura sul tema e a fonti statistiche secondarie. Alla base di ciò vi è, infatti, l’assunto secondo cui la possibilità di occupare una determinata posizione sociale piuttosto che un’altra è strettamente influenzata dalla struttura occupazionale e dalle trasformazioni che investono il mercato del lavoro. La parte empirica del lavoro si è concentrata prevalentemente sull’analisi delle tavole di mobilità e di un modello di regressione logistica multinomiale. Mediante la costruzione delle tavole di mobilità è stato possibile i) descrivere la posizione dei figli rispetto ai padri all’interno dello spazio sociale, ii) calcolare i tassi di mobilità (distinguendo, ad esempio, tra ascendente e discendente), iii) osservare fenomeni legati alla riproduzione delle diseguaglianze, quali l’auto-reclutamento e l’apertura (o fluidità) sociale ponendo attenzione, in tutti questi casi, anche all’elemento temporale. Il ricorso alla regressione logistica, invece, ha permesso di considerare contemporaneamente diverse caratteristiche (variabili indipendenti), riferite sia ai padri sia ai figli, al fine di analizzare l’effetto di ciascuna di esse sulla possibilità dei secondi di accedere o permanere in una data classe piuttosto che in un’altra. Nell’elaborato – insieme alla descrizione del quadro teorico in cui si inserisce il lavoro proposto, alla ricognizione dello stato dell’arte sia degli studi sulle classi sociali sia di quelli sulla mobilità sociale, all’esposizione del disegno di ricerca adottato e dei risultati ottenuti– una parte rilevante è rivolta alla discussione critica delle principali problematiche legate al tema d’indagine e alle scelte, soprattutto sul piano metodologico, di fronte alle quali si è trovata chi scrive. Nonostante i limiti e le criticità incontrate, il disegno di ricerca costruito ha reso possibile i) l’analisi della mobilità su diversi livelli, grazie al “doppio” confronto (verticale e orizzontale) delle condizioni di padri e figli nel 1995 e nel 2012, ii) l’osservazione di un particolare aspetto dell’ereditarietà sociale, ovvero la riproduzione occupazionale, mediante l’analisi delle micro-classi, iii) l’attenuazione di alcune problematiche spesso evidenziate negli studi sul tema. Relativamente al primo punto, quello più strettamente legato alle evidenze empiriche emerse, si è potuta osservare la compresenza di elementi paradossali, in linea con la letteratura sul tema, e di dinamiche specifiche, di auto-riproduzione e non solo, per ciascuna classe sociale individuata (in questo caso il riferimento è alla struttura macro piuttosto che a quella micro).
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BERNARDINI, Paolo. "Gli ebrei a Mantova 1779-1814: Rapporti politici, situazione giuridica, struttura sociale nell'eta della prima emancipazione." Doctoral thesis, 1994. http://hdl.handle.net/1814/5726.

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Abstract:
Defence date: 18 February 1994
Examining board: Prof. Vittore Colorni ; Prof. Cesare Mozzarelli ; Prof. Salvatore Rotta ; Prof. Robert Rowland ; Prof. Stuart J. Woolf (supervisor)
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BOTTONI, GIANMARIA. "La coesione sociale: un approccio integrato attraverso l’analisi multilivello." Doctoral thesis, 2016. http://hdl.handle.net/11573/925693.

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Abstract:
Nella prima parte dell’indagine, dopo un’attenta ricognizione della letteratura che mette in luce l’eterogeneità degli approcci teorici presenti in letteratura, viene presentata la prospettiva teorica generale impiegata per lo studio della coesione sociale. Accanto a tali riflessioni teoriche, viene fornito uno schema concettuale che, oltre ad indirizzare la presente indagine, si pone l’obiettivo di coadiuvare futuri ricercatori nelle operazioni di rilevazione e misurazione della coesione e, più generalmente, di fenomeni complessi. Lo schema suggerisce di analizzare la coesione in base ad una prospettiva che prenda in considerazione diverse dimensioni dell’analisi – micro, meso e macro – due componenti – soggettiva ed oggettiva – e i livelli a cui il concetto viene analizzato – individuale, di gruppo, aggregato. Lo schema si pone come base comune su cui futuri ricercatori potranno progressivamente sviluppare la concettualizzazione della coesione sociale ed accumulare conoscenza sul tema. Tale esigenza nasce dalla constatazione che la letteratura sulla coesione sociale ha carattere prevalentemente disomogeneo e poco strutturato con studi provenienti da diverse discipline e diversi ambiti (accademico, istituzionale, politico) che hanno impedito uno sviluppo di una teoria organica e coerente della coesione sociale. Nel secondo capitolo, allo scopo di rendere maggiormente intelligibile la sezione empirica, vengono illustrate una serie di tecniche di analisi riferibili principalmente all’analisi multilivello e ai modelli ad equazioni strutturali multilivello. Oltre alla formalizzazione matematica, si mettono in luce i pregi, i limiti, la logica e i principi sottostanti a tali tecniche e si giustifica metodologicamente le situazioni di analisi in cui un ricorso ad un approccio multilivello è necessario. Tale capitolo risulta fondamentale all’interno dell’economia dell’intero lavoro in quanto le tecniche illustrate si configurano come altamente innovative all’interno del panorama internazionale soggette ancora a costante sviluppo, ricerca e dibattito metodologico. In particolare, la sezione dedicata ai modelli ad equazioni strutturali multilivello costituisce una delle prime pubblicazioni in lingua italiana, se non l’unica, presente sul tema. Nel terzo e quarto capitolo del lavoro viene presentata l’indagine empirica. Sulla base dei principali contributi teorici presenti in materia e dello schema concettuale sviluppato nella prima sezione, viene presentata la proposta di definizione operativa, teoricamente argomentata, del concetto di coesione sociale. Tale concetto multidimensionale viene concepito come composto da sette sotto-dimensioni costituenti. Gli obiettivi dell’indagine empirica sono molteplici. L’analisi si preffige di: • testare empiricamente la validità della definizione operative proposta; • fornire una definizione operativa multilivello della coesione sociale con l’obiettivo di verificare se il costrutto svolge le stesse funzioni a livello individuale e aggregato, testandone pertanto l’isomorfismo a livello individuale e a livello aggregato; • testare l’ipotesi che il modello di coesione sociale proposto sia invariante all’interno dei 29 Paesi presi in esame; • specificare un modello ad equazioni strutturali multilivello nel tentativo di individuare i principali macro-fattori esterni che possono esercitare un’influenza sulla coesione sociale soffermandosi, in particolare, sugli aspetti legati alla diversità di etnie e alla sfera afferente l’ambito delle disuguaglianze all’interno di uno Stato. La base di dati utilizzata riguarda l’indagine denominata European Social Survey che ha visto la partecipazione di 29 Paesi e 54672 individui. Le tecniche di indagine utilizzate al fine di rispondere agli obiettivi cognitivi prefissati riguardano l’analisi fattoriale confermativa multilivello, l’analisi fattoriale confermativa multilivello di secondo ordine, i modelli ad equazioni strutturali multilivello e, infine, i modelli di mediazione ad equazioni strutturali multilivello. Il modello di coesione sociale multilivello – composto da sette costrutti latenti riferiti alle sette sotto-dimensioni costituenti la coesione sociale individuate in fase di definizione operativa – gode di numerose proprietà che lo rendono interessante ed innovativo. Innanzitutto, viene mostrata l’equivalenza della struttura fattoriale del modello ai due livelli di analisi (individui, Paesi) illustrando in tal modo l’isomorfismo e l’equivalenza funzionale dei costrutti di primo e secondo livello. Inoltre, si evidenzia come tale modello sia invariante all’interno dei 29 Paesi considerati, ovvero il modello di coesione sociale individuato è esattamente lo stesso in ognuno dei 29 Stati conservandone la sua validità. Ciò evidenzia come i meccanismi che partecipano alla coesione sociale siano gli stessi a prescindere dai diversi contesti considerati. Attraverso un ulteriore modello di analisi fattoriale multilivello di secondo ordine vengono individuati due fattori generali situati ai due livelli di analisi considerati, denominati coesione sociale (livello aggregato) e inclusione sociale (livello individuale). I due fattori sono responsabili della variazione dei sette costrutti di primo ordine. In particolare, si nota come un terzo della variabilità del fenomeno in esame sia da attribuirsi al livello aggregato – ovvero il Paese in cui si risiede contribuisce per il 35% della varianza del costrutto coesione sociale. Si evidenzia, quindi, come il contesto macro eserciti un’influenza più che rilevante sugli atteggiamenti e sui comportamenti individuali. Infine, viene stimato un modello ad equazioni strutturali multilivello volto ad analizzare le relazioni sussistenti fra i sette costrutti latenti della coesione sociale e le sfere afferenti alla frammentazione etnica presente in uno Stato e alle disuguaglianze di reddito. Attraverso un modello di mediazione multilivello, si rileva come la frammentazione etnica non sempre eserciti un effetto negativo sulla coesione sociale. Piuttosto, tale relazione è spesso mediata da elementi afferenti alla sfera economica declinata nell’indagine in termini di disuguaglianze di reddito fra i cittadini di un Paese. Si conclude sostenendo che, all’interno di una società, ampi livelli di diversità non necessariamente impattano negativamente sulla coesione sociale mettendone a rischio l’ordine sociale, piuttosto è il grado di disuguaglianza che sussiste fra soggetti che può produrre fenomeni di erosione della coesione sociale. Il lavoro qui presentato costituisce un unicum nel panorama internazionale in quanto rappresenta l’unica indagine in cui si tenta di fornire una definizione multilivello della coesione sociale. In particolare, viene stabilito un parallelo fra i processi di tipo individuale e i processi aggregati attraverso l’individuazione di due costrutti isomorfi di ordine maggiore (coesione sociale ed inclusione sociale), responsabili dei meccanismi di produzione della coesione: i Paesi con maggior coesione sono il frutto di condizioni aggregate che producono negli individui atteggiamenti e comportamenti favorevoli all’incremento dell’inclusione aumentandone le interazioni positive e, a loro volta, tali interazioni interpersonali operano al fine di mantenere e riprodurre tali condizioni positive.
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Micarelli, Ileana. "All’origine dei mestieri: attività professionali e strutture sociali in comunità alto-medievali in Italia. Un’indagine bioarcheologica applicata a due necropoli di cultura longobarda." Doctoral thesis, 2020. http://hdl.handle.net/11573/1366976.

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Abstract:
Nel periodo dell’Alto Medioevo e, nello specifico per le popolazioni barbariche, le aree funerarie rappresentano una delle maggiori fonti di conoscenza. I dati ricavati dalla contestualizzazione bioarcheologica dei due siti oggetto di studio di questa tesi di dottorato sono descritti nelle pagine seguenti con lo scopo di rispondere ad alcune domane principali: quali sono i possibili limiti e le eventuali risorse offerte dall’indagine bioarcheologica? Quali informazioni si possono aggiungere in merito ai rapporti sociali inter- e intra-popolazionistici? In quali casi e come è possibile indagare le attività occupazionali delle popolazioni umane antiche? La rappresentazione del defunto e il suo ruolo sociale è comune in altri contesti coevi? È possibile, infine, ricreare un modello di ricerca che risponda a queste domande e che possa essere usato anche per altri contesti funerari? Punto di partenza dell’indagine presentata in questo progetto di dottorato sono le collezioni scheletriche. Il singolo individuo inumato e, quindi, scheletrizzato costituisce il principale e più diretto indicatore della comunità di appartenenza. Le tematiche affrontate partono, quindi, dalla contestualizzazione sociale e dalle attività professionali presenti nelle fonti scritte e nei rinvenimenti archeologici nel periodo post-classico e alto medievale (Capitolo 1). Nel Capitolo 2 vengono presentati i siti in esame: la necropoli di Povegliano Veronese (datata tra la fine VI e gli inizi dell’VIII secolo) e quella di Selvicciola (metà IV – inizi VIII secolo). Nella parte dedicata a questo ultimo sito, la sistemazione della documentazione archeologica e il riesame della collezione scheletrica hanno permesso di dare una lettura aggiornata delle datazioni dell’area funeraria e dei corredi. L’indagine bioarcheologica di questo lavoro parte dallo studio delle due collezioni cimiteriali per un totale di 155 individui. Attraverso l’indagine antropologica si approfondiscono tematiche legate allo stress occupazionale e ai suoi effetti. Il Capitolo 3 ha lo scopo di illustrare gli scopi della metodologia bioarcheologica soffermandosi sulle possibili domande che possono essere poste al fine di indagare le attività occupazionali nelle popolazioni umane antiche, introducendo la metodologia di studio. Quindi, nel Capitolo 4 i risultati delle indagini antropologiche vengono presentati e contestualizzati. Al fine di valutare possibili differenze intra- e inter-popolazionistiche è, quindi, l’integrazione dei dati numerici derivati dalle misurazioni e dalle eventuali paleopatologie con le informazioni archeologiche ed etnografiche. Il primo aspetto ha lo scopo di indagare eventuali differenze negli stili di vita da una popolazione alloctona e una autoctona all’interno della comunità sepolta a Povegliano Veronese. Ugualmente a Selvicciola verranno indagate le differenze sociali tra le sepolture che permettono di identificare una differenza etnico-culturale. È necessario specificare che le differenze tra individui maschili e femminili si concerteranno tra le sepolture identificate sotto l’aspetto cronologico e culturale e che, quindi, possono essere inseriti all’interno di un gruppo verosimilmente distinto da un altro presente nella stessa comunità. Infine, possibili confronti si concentreranno tra le due popolazioni.
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PATTITONI, PIERMARIO. "Il ruolo dell’Influenza normativa e dell’orientamento valoriale biosferico nella predizione dei comportamenti di mobilità sostenibile." Doctoral thesis, 2014. http://hdl.handle.net/11573/1070217.

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Abstract:
Abstract – Doctoral Thesis of Piermario Pattitoni. The thesis is composed of three studies, which are part of a larger PhD research project concerning sustainable mobility behaviours and their psychological determinants. These studies are focused in particular on the role of the normative influence and biospheric values orientation on transport behaviours. The research’s main context is the hinterland of the city of Cagliari, and its public transport modality. One of the main focuses is on the changes caused by the extension of the light railway line (“Metro Cagliari”) which passes through the area. The main aims of the three studies are: exploring the effects of normative influence on behaviours concerning urban mobility; studying the influences of biospheric value orientation on transport behaviours; detecting and comparing the role of specific motivations and feedbacks (related either to personal, community or environmental consequences) in promoting these behaviours. 1. The focus group The first study presents a preliminary exploration of issues such as the motivations and perceptions of citizens on public transport and its usage. It also analyses the use of private cars and alternative means of transport, such as those shown in literature (Tertoolen, Van Kreveld, & Verstraten, 1998; Steg, 2005; Gardner & Abraham, 2007), through two focus groups, in which participants are assigned to based on their most frequent travel mode used (car drivers & alternative transport users). Data which emerged from the focus groups show the centrality of public transport in the representations of both groups: car users see public transport as insufficient for their needs, whereas the alternative transport users positively view (but at the same time critical) public transport, considering it a “step ahead in the future”. Car users also, however, stated that they would use public transport, but they avoid doing so because of the “logistical problems” related to transport mobility in Cagliari. Another interesting aspect emerged in both groups is related to the symbolic function of car ownership and car usage, with particular reference to the status that results from the latter. Results are thoroughly discussed within the thesis. 2. The survey study The correlational study has the general purpose of exploring and verifying relationships at various levels between different psychosocial constructs and proenvironmental behaviours. In particular, we detected the role of constructs such as those included in the TPB (Ajzen, 1991) and in the VBN (Stern et al., 1999), and the Social Norms (Cialdini, Kallgren, & Reno, 1991), in predicting the choices of sustainable modes of transport. The correlational study has the following objectives: - to analyse the motives underlying the individual choices of sustainable mobility; - to verify the relationship between type of concerns and beliefs orienting pro-sustainable mobility. In order to reach these goals, a questionnaire was developed and then submitted to 342 residents of the Cagliari metropolitan area. The questionnaire includes measures such as motivations/beliefs on mobility choices, (based both on the findings from the focus groups and on literature, i.e. altruistic, biospheric, egoistic, economic beliefs, etc.); concerns about the consequences of environmental issues (Environmental Motives Scale: Schultz, 2000); proenvironmental transport behaviours (adapted from Schultz & Zelezny, 1998); items of the scale of Universal Values (Schwartz, 1992); social norms (Fornara, Carrus, Passafaro, & Bonnes, 2011) and moral norms (Abrahamse & Steg, 2009). Structural Equation Modelling analysis with the R Stat package Lavaan (Rosseel, 2012) was performed in order to find a good-fit model which is consistent with the theoretical framework. We found a direct influence of moral norms (consistently with VBN Theory) and social norms on our target behaviours, i.e. use of public buses in the city, use of trains and buses for travelling in the metropolitan area, use of the light rail “Metro Cagliari”. In our model, different types of Awareness of Consequences influence different kinds of norms. Moreover, in line with other studies (Hopper & Nielson, 1991; Bratt, 1999; Hunecke, Blöbaum, Matthies, & Höger, 2001), the injunctive norm appears as an antecedent in the formation of moral norms. Another interesting finding, in line with literature, shows that different kinds of concerns, which spark from opposite points of view (environmental vs personal concern) have a correlation between them: this can be coherent with the idea that individuals can show kinds of concerns which may appear as opposite, because people can be concerned about consequences of an environmental issue both for themselves and for the environment. This can be due to the different degree of inclusion in the Self of the objects “myself”, “other people”, and “environment”. In line with the VBN Theory, Universal values influence general proenvironmental beliefs (here measured through the Environmental concern): we found a (positive) relationship between the Self-Transcendence values and the Egoistic dimension of the Environmental concern. This result is in line with a previous study (Stern & Dietz, 1994), which showed how different types of values can affect different attitudes (e.g., Self Transcendence values were positively related to Egoistic consequences). This is also consistent with the relationship between opposite concerns, as reported previously. Finally, the Self-Transcendence values directly influence both Biospheric/Moral and Egoistic awareness of consequences/motivations related to the use of public transport, in line with what found by Stern and Dietz (1994). 3. The experiment The experiment is based on the same theoretical framework of the survey study. The main purposes of the experimental study are: • to verify the influences of scenario conditions based on different feedbacks about transportation behaviours (i.e., personal consequences, consequences for the biosphere, the behaviour of other people and about how much other people positively evaluate the use of public transport); • to verify if there is a congruence between the pre-existing value orientation (e.g., Self-Transcendence) and concern (i.e., Biospheric or Egoistic) of participants with their response to the different feedbacks (e.g., Self-Transcendence congruent to Biospheric concern and Biospheric feedback), and if such congruence correlate the behavioural intention oriented towards public transport; Hypotheses will be discussed in depth within the thesis. The experimental design was implemented by means of a questionnaire including the manipulation of the experimental variable (i.e., the framing of the scenario, including the five different modalities summarized below) and the measure of the other variables. Participants are 100 students from the University of Cagliari, who were randomly assigned to the five different scenario conditions. Each experimental condition conferred a different message describing the consequences of choosing a public/alternative. The messages were: a) Biospheric message about consequences for the environment, b) Egoistic message about consequences for the individual, c) Descriptive normative message about how many people use public transport, d) Injunctive normative message about how other people value the use of public transport, and e) a control condition represented by a blank page. The questionnaire includes also a different version (i.e., with a different number of items) of the measures used in the survey study. The results don’t show an effect of the manipulation of the independent variable. This is probably due to the characteristics of the message (e.g. with a video message or a brochure it can result more efficient) or to the small number of subjects for every condition (since the study is a sort of pilot study). However, using the proxy measured variables of the manipulated variables (i.e. the two Concerns and the Social Norms), Biospheric Concern shows an influence toward the intention in behaving proenvironmental (such behaviours as using bike, public transport). At the same time the injunctive norm shows its effect in promoting the intention to avoid the usage of a private car. Interaction effects between the Biospheric Concern and Egoistic Concern (both measured variables) show an interesting dynamic: individuals who are highly concerned about the consequences on themselves show no significant difference in behavioural intention both when they are much or little concerned for the environment. At the same time those who are little concerned about consequences on themselves show a significant difference between who is much or little concerned for the environment. The latter result questions Environmental Concern’s structure, connected to the Self’s structure (i.e. Arnocky et al., 2007). The interaction between Injunctive Norm and Biospheric Concern has an “additive effect “on behavioural intentions in the high Injunctive Norm condition. This gives a hint on how situational influence works on individuals who are already concerned for the environment, and at the same time it can be related to the Environmental Concern formation, as happens to Values (Andersson & Von Borgstede, 2010; Bamberg et al., 2007; Hopper & Nielsen, 1991; Minton & Rose, 1997; Tronu et al., 2012). Further discussion about results of each study, first separately and then in an organic perspective, together with their possible applications, will be discussed in the thesis.
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FORESI, Elisa. "A Multisectoral Analysis for economic policy: an application for healthcare systems and for labour market composition by skills." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251178.

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Abstract:
L’Agenda Digitale Europea stabilisce il ruolo chiave delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) grazie a un mercato digitale unico basato su internet veloce e superveloce e su applicazioni interoperabili, al fine di ottenere vantaggi socioeconomici sostenibili COM(2010)245. Le TIC producono un'innovazione di prodotto e cambiamenti strutturali all'interno di tutto il sistema economico e possiamo affermare che dal punto di vista multisettoriale hanno un ruolo moltiplicativo sulla crescita economica, poiché l’aumento della domanda di TIC stimola a sua volta tutte le altre produzioni. Inoltre come riscontrato in letteratura economica, nelle istituzioni internazionali, nonché confermate dai dati periodici rilasciati dagli uffici statistici nazionali, una maggiore incidenza della popolazione attiva formalmente istruita in associazione con l'adozione delle TIC è altamente correlata ad una crescita robusta, sostenibile ed equa. In questo quadro è importante valutare il ruolo delle TIC nel sistema economico, in particolare verrà analizzato il ruolo delle TIC sia rispetto ad un particolare settore quello della sanità, che dal lato dei soggetti che dovrebbero essere parte attiva nella gestione delle TIC ovvero la situazione delle abilità digitali dei lavoratori dipendenti. Il primo articolo si focalizza sul ruolo delle TIC nella determinazione dell’output del settore sanitario, utilizzando il database WIOD (World Input Output Database), di 24 paesi nell’arco temporale 2000-2014, tenendo conto anche dei differenti sistemi sanitari nazionali. La produzione del settore “Sanità e Servizi Sociali” assume, almeno in alcuni paesi specifici, il ruolo di stimolo all’innovazione che compensa ampiamente quello di peso sul bilancio pubblico. Nel secondo articolo analizziamo come l’uso delle TIC stia progressivamente aumentando nel sistema sanitario italiano e in particolare come l'introduzione del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE), strumento di condivisione dei dati sanitari del singolo cittadino, potrebbe determinare cambiamenti nella produzione sui servizi sanitari. Verranno analizzati gli eventuali cambiamenti strutturali dei processi produttivi e della produzione totale applicando l'Analisi Strutturale di Decomposizione (SDA). La base dati di riferimento sarà la tavola di Input-Output riferita a due diversi periodi al fine di individuare i risultati sia degli effetti tecnologici sia della domanda finale a livello settoriale. Infine l’ultimo articolo ha l’obiettivo di valutare le conseguenze dei cambiamenti nella composizione dell'occupazione per competenza digitale all’interno del flusso di produzione e distribuzione del reddito. Verrà costruita una Matrice di Contabilità Sociale (SAM) che consente di rappresentare le relazioni tra i cambiamenti di produzione delle attività e i cambiamenti di compensazione dei dipendenti per competenze, grado di digitalizzazione e genere. LA SAM sviluppata nel documento è relativa all'Italia nel 2013; il lavoro è disaggregato in competenze formali / non formali / informali e, inoltre, competenze digitali / non digitali. Le abilità digitali del lavoro seguono la definizione di “competenza formale” della Commissione Europea (2000): i) competenza formale a seconda del livello di istruzione e formazione; ii) competenza non formale acquisita sul posto di lavoro e attraverso le attività delle organizzazioni e dei gruppi della società civile; iii) competenza informale non acquisita intenzionalmente durante la vita. In questo quadro è stata introdotta un'ulteriore classificazione di input di lavoro basata sull'uso / non utilizzo di computer collegati a Internet. Sulla base della SAM, è stato implementato un modello multisettoriale esteso. Infine, verrà individuata una struttura adeguata di domanda finale che consente di ottenere i migliori risultati in termini di valore aggiunto distribuiti a lavoratori più qualificati con una elevata competenza digitale.
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BELLETTI, Eleonora. "SUSTAINABLE TOURISM AND VALUE CO-CRATION: CHALLENGES AND OPPORTUNITIES FOR RURAL AREAS." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251118.

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Abstract:
La co-creazione di valore in ottica di sviluppo turistico di una destinazione è oggi un hot topic della ricerca scientifica sul destination management. L’obiettivo del presente lavoro è, da un lato, quello di fornire a studiosi ed operatori di settore alcuni spunti critici di riflessione sulle relazioni, le interazioni tra stakeholder e la gestione delle risorse del territorio in un’ottica di sviluppo turistico; dall’altro lato è quello di mostrare il ruolo, in tale contesto, che la nascita di modelli innovativi di agribusiness basati su un approccio culturale e sul supporto delle nuove tecnologie possono giocare, in particolare nelle aree rurali delle Marche. Al fine di comprendere le dinamiche, le idee e le spinte motivazionali dei soggetti coinvolti nel processo di ricerca, si è scelto di optare per un approccio qualitativo, nel quale i metodi privilegiati sono stati il case study e l’etnografia. Sono stati quindi analizzati dialoghi, interazioni, materiale informativo di vario genere, documenti ufficiali, field notes ed interviste semi-strutturate con soggetti chiave. La ricerca mette in evidenza come un cambio di paradigma culturale sia necessario per apportare reale innovazione e sviluppo sul territorio, sia in termini di relazioni ed interazioni tra stakeholder, sia in termini di gestione delle risorse. Questo cambiamento può favorire inoltre l’affermazione di modelli di agribusiness innovativi, che in parte stanno già iniziando a diffondersi, che rispondono a nuovi principi economici ed istanze sociali e culturali diverse rispetto al passato. Una successiva ricerca quantitativa potrebbe essere utile per una generalizzazione delle evidenze emerse dal presente lavoro e misurare l’effettiva ampiezza e diffusione dei vari argomenti qui descritti e discussi. La presente indagine contribuisce in particolare a sottolineare il valore di un approccio culturale e creativo anche in ambiti apparentemente distanti e guidati da logiche diverse.
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FORMICONI, Cristina. "LÈD: Il Lavoro È un Diritto. Nuove soluzioni all’auto-orientamento al lavoro e per il recruiting online delle persone con disabilità." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251119.

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Abstract:
INTRODUZIONE: Il presente progetto di ricerca nasce all’interno di un Dottorato Eureka, sviluppato grazie al contributo della Regione Marche, dell’Università di Macerata e dell’azienda Jobmetoo by Jobdisabili srl, agenzia per il lavoro esclusivamente focalizzata sui lavoratori con disabilità o appartenenti alle categorie protette. Se trovare lavoro è già difficile per molti, per chi ha una disabilità diventa un percorso pieno di ostacoli. Nonostante, infatti, la legge 68/99 abbia una visione tra le più avanzate in Europa, l’Italia è stata ripresa dalla Corte Europea per non rispettare i propri doveri relativamente al collocamento mirato delle persone con disabilità. Tra chi ha una disabilità, la disoccupazione è fra il 50% e il 70% in Europa, con punte dell’80% in Italia. L’attuale strategia europea sulla disabilità 2010-2020 pone come obiettivi fondamentali la lotta alla discriminazione, le pari opportunità e l’inclusione attiva. Per la realizzazione di tali obiettivi assume un’importanza centrale l’orientamento permanente: esso si esercita in forme e modalità diverse a seconda dei bisogni, dei contesti e delle situazioni. La centralità di tutti gli interventi orientativi è il riconoscimento della capacità di autodeterminazione dell’essere umano, che va supportato nel trovare la massima possibilità di manifestarsi e realizzarsi. Ciò vale ancora di più per le persone con disabilità, in quanto risultano fondamentali tutte quelle azioni che consentono loro di raggiungere una consapevolezza delle proprie capacità/abilità accanto al riconoscimento delle caratteristiche della propria disabilità. L’orientamento assume così un valore permanente nella vita di ogni persona, garantendone lo sviluppo e il sostegno nei processi di scelta e di decisione con l’obiettivo di promuovere l’occupazione attiva, la crescita economica e l’inclusione sociale. Oggi giorno il frame work di riferimento concettuale nel campo della disabilità è l’International Classification of Functioning, Disability and Health (ICF), il quale ha portato a un vero e proprio rovesciamento del termine disabilità dal negativo al positivo: non si parla più di impedimenti, disabilità, handicap, ma di funzioni, strutture e attività. In quest’ottica, la disabilità non appare più come mera conseguenza delle condizioni fisiche dell’individuo, ma scaturisce dalla relazione fra l’individuo e le condizioni del mondo esterno. In termini di progetto di vita la sfida della persona con disabilità è quella di poter essere messa nelle condizioni di sperimentarsi come attore della propria esistenza, con il diritto di poter decidere e, quindi, di agire di conseguenza in funzione del proprio benessere e della qualità della propria vita, un una logica di autodeterminazione. OBIETTIVO: Sulla base del background e delle teorie di riferimento analizzate e delle necessità aziendali è stata elaborata la seguente domanda di ricerca: è possibile aumentare la consapevolezza negli/nelle studenti/esse e laureati/e con disabilità che si approcciano al mondo del lavoro, rispetto alle proprie abilità, competenze, risorse, oltre che alle limitazioni imposte dalla propria disabilità? L’obiettivo è quello di sostenere i processi di auto-riflessione sulla propria identità e di valorizzare il ruolo attivo della persona stessa nella sua autodeterminazione, con la finalità ultima di aumentare e migliorare il match tra le persone con disabilità e le imprese. L’auto-riflessione permetterà di facilitare il successivo contatto dialogico con esperti di orientamento e costituirà una competenza che il soggetto porterà comunque come valore aggiunto nel mondo del lavoro. METODI E ATTIVITÀ: Il paradigma teorico-metodologico adottato è un approccio costruttivista: peculiarità di questo metodo è che ciascuna componente della ricerca può essere riconsiderata o modificata nel corso della sua conduzione o come conseguenza di cambiamenti introdotti in qualche altra componente e pertanto il processo è caratterizzato da circolarità; la metodologia e gli strumenti non sono dunque assoggettati alla ricerca ma sono al servizio degli obiettivi di questa. Il primo passo del progetto di ricerca è stato quello di ricostruzione dello stato dell’arte, raccogliendo dati, attraverso la ricerca bibliografica e sitografica su: l’orientamento, la normativa vigente in tema di disabilità, i dati di occupazione/disoccupazione delle persone con disabilità e gli strumenti di accompagnamento al lavoro. A fronte di dati mancanti sul territorio italiano relativi alla carriera e ai fabbisogni lavorativi degli/delle studenti/esse e laureati/e con disabilità, nella prima fase del progetto di ricerca è stata avviata una raccolta dati su scala nazionale, relativa al monitoraggio di carriera degli studenti/laureati con disabilità e all’individuazione dei bisogni connessi al mondo del lavoro. Per la raccolta dati è stato sviluppato un questionario ed è stata richiesta la collaborazione a tutte le Università italiane. Sulla base dei dati ricavati dal questionario, della letteratura e delle indagini esistenti sulle professioni, nella fase successiva della ricerca si è proceduto alla strutturazione di un percorso di auto-orientamento, volto ad aumentare la consapevolezza nelle persone con disabilità delle proprie abilità e risorse, accanto a quella dei propri limiti. In particolare, il punto di partenza per la costruzione del percorso è stata l’Indagine Istat- Isfol sulle professioni (2012) e la teoria delle Intelligenze Multiple di H. Gardner (1983). Si è arrivati così alla strutturazione del percorso di auto-orientamento, composto da una serie di questionari attraverso i quali il candidato è chiamato ad auto-valutare le proprie conoscenze, le competenze, le condizioni di lavoro che gli richiedono più o meno sforzo e le intelligenze che lo caratterizzano, aggiungendo a questi anche una parte più narrativa dove il soggetto è invitato a raccontare i propri punti di forza, debolezza e le proprie aspirazioni in ambito professionale. Per sperimentare il percorso di auto-orientamento creato, nell’ultima fase della ricerca è stato predisposto uno studio pilota per la raccolta di alcuni primi dati qualitativi con target differenti, studenti/esse universitari/e e insegnanti di scuola superiore impegnati nel tema del sostegno e dell’orientamento, e utilizzando diversi strumenti (autopresentazioni, test multidimensionale autostima, focus group). CONCLUSIONI: I dati ottenuti dallo studio pilota, seppur non generalizzabili, in quanto provenienti da un campione esiguo, hanno evidenziato come il percorso di auto-orientamento attivi una riflessione sulla visione di sé nei diversi contesti e un cambiamento, in positivo o in negativo, nell’autostima e nella valutazione di sé in diverse aree, ad esempio nell’area delle relazioni interpersonali, del vissuto corporeo, dell’emotività ecc. Tali dati ci hanno permesso soprattutto di evidenziare punti di forza e debolezza del percorso creato e di apportare modifiche per una maggiore comprensione e adattabilità del prodotto stesso. Il valore del percorso orientativo è connesso al ruolo attivo di auto-valutatore giocato dal candidato con disabilità, affiancando a questa prima fase di autovalutazione un successivo confronto dialogico con un esperto, tale da permettere un ancoraggio alla realtà esterna, al contesto in cui il soggetto si trova a vivere. In questo senso, l’orientamento assume il valore di un processo continuo e articolato, che ha come scopo principale quello di sostenere la consapevolezza di sé e delle proprie potenzialità, agendo all’interno dell’area dello sviluppo prossimale della persona verso la realizzazione della propria identità personale, sociale e professionale.
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