Academic literature on the topic 'Storie di seconda mano'

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Journal articles on the topic "Storie di seconda mano"

1

Iacobone, Damiano. "Storie delle città giardino." TERRITORIO, no. 95 (May 2021): 19–29. http://dx.doi.org/10.3280/tr2020-095003.

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Abstract:
Il saggio ripercorre la lunga vicenda delle città-giardino, a partire da una sintesi delle principali caratteristiche teoriche e progettuali che costituiscono la genesi di questo fenomeno urbano: i saggi di Ebenezer Howard e le realizzazioni di Letchworth, Welwyn, ma anche Hampstead e Brentham. La repentina diffusione di questa idea di urbanizzazione ha il suo impatto anche in altre nazioni, dove alcuni tra i più importanti architetti del periodo si confrontano con il tema della città giardino: Le Corbusier, Berlage, Taut, Tessenow, anche se successivamente seguiranno indirizzi progettuali differenti. Nella terza parte si ripercorre l'impatto in Italia di queste proposte, con una prima associazione alle case popolari sino a esiti ben differenti nella seconda metà del Novecento.
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2

Nicassio, Renato. "Odio di forma e di sostanza: la villainization della rete in The Circle di Dave Eggers e No One Is Talking About This di Patricia Lockwood." ENTHYMEMA, no. 30 (January 2, 2023): 89–104. http://dx.doi.org/10.54103/2037-2426/19552.

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Abstract:
Il presente articolo si propone di analizzare la caratterizzazione essenzialmente negativa che la rete subisce nella letteratura contemporanea. Nella prima parte si discute la tendenza a ignorare Internet e i suoi effetti sulla società. Nella seconda parte ci si concentra su due romanzi, The Circle e No One Is Talking About This, che invece mettono Internet al centro delle propri storie, per criticarlo.
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3

Farinelli, Patrizia. ""[...] in un giardino d'armida : Il racconto d'autunno di Landolfi. Esempio di metamorfosi novecentesca del fantastico." Acta Neophilologica 42, no. 1-2 (December 30, 2009): 153–61. http://dx.doi.org/10.4312/an.42.1-2.153-161.

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Abstract:
Tommaso Landolfi (1908-1979) e uno dei narratori italiani novecenteschi piu coscienti dei limiti del linguaggio; la sua poetica poggia, infatti, sul postulato che ogni narrare commette un tradimento nei confronti del suo referente per la natura stessa della parola, che muta l'oggetto del dire, mentre lo dice, e non c'e scritto in cui egli non ritomi su questo punto. II suo opus, le cui prime prove risalgono alla seconda meta degli anni Trenta, e rappresentato soprattutto da racconti brevi, costruiti intomo a storie d'impianto non verosimile, e da opere di genere diaristico o piuttosto pseudo­ diaristico, considerato che il discorso autobiografico vi risulta sempre intersecato da elementi di finzione.
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4

Marcocci, Giuseppe. "Tra cristianesimo e Islam: le vite parallele degli schiavi abissini in India (secolo XVI)." SOCIETÀ E STORIA, no. 138 (November 2012): 807–22. http://dx.doi.org/10.3280/ss2012-138007.

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Abstract:
L'articolo prende in esame le storie connesse di due schiavi abissini vissuti nelle regioni dell'India nord-occidentale a cavallo fra il tardo Cinquecento e il primo Seicento. Esso intende riflettere sulle diverse opportunitÀ che si offrivano ai membri di questo specifico gruppo sociale dalla religiositÀ incerta, a seconda che si trovassero a vivere sotto un potere musulmano, o sotto un potere cristiano, con particolare riguardo per l'impero portoghese, dove contro i convertiti era attiva l'Inquisizione. Lo studio ravvicinato di due vite parallele permette di approfondire relazioni e conoscenze che si trovavano alla base degli spostamenti e dei destini degli schiavi abissini.
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5

Genovesi, Ilaria, Carlotta Di Giusto, and Francesca Lemmi. "C'era una volta un re che ballava sulle punte.." IPNOSI, no. 1 (July 2021): 55–63. http://dx.doi.org/10.3280/ipn2021-001004.

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Abstract:
In un periodo storico-sociale, come quello caratterizzato dal COVID-19, un gruppo di bambini della classe seconda elementare s'incontra, ogni mattina, in vi-deoconferenza Skype, con un ipnoterapeuta che gioca con loro, li ascolta, raccon-ta fiabe e insieme co-costruiscono tante storie possibili, immaginate e disegnate, che stimolano sentimenti di speranza e resilienza. E come scriveva Erickson «la capa-cita` d'immaginazione eidetica del bambino (...) e le occasioni che gli vengono of-ferte dai giochi di finzione e di imitazione, tutte queste cose lo mettono in grado di rispondere in maniera competente e soddisfacente alle suggestioni ipnotiche» (Erickson, 1984, p. 214; Fasciana, 2009, p. 19).
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6

Lorusso, Silvia. "Marika Piva, Memorie di seconda mano. La citazione nei “Mémoires d’outre-tombe” di Chateaubriand." Studi Francesi, no. 160 (LIV | I) (April 1, 2010): 163–64. http://dx.doi.org/10.4000/studifrancesi.7275.

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7

Cecalupo, Chiara. "Per una storia del museo sacro cristiano: confronti diacronici dall’antichità ad oggi." Humanitas, no. 77 (June 28, 2021): 169–89. http://dx.doi.org/10.14195/2183-1718_77_8.

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Abstract:
L'articolo si propone di descrivere alcuni importanti casi di musei sacri cristiani dalla tarda antichità all'età contemporanea, al fine di tracciare la storia di questa istituzione e individuare i concetti chiave che ne stanno alla base. Il confronto diacronico parte dalla donazione di libri e oggetti liturgici da parte di Sant'Agostino alla sua chiesa episcopale (fine del IV secolo), per poi passare al Medioevo - quando l'idea di musei sacri cristiani è pienamente sviluppata - e concentrarsi sul Tesoro di San Denis, istituito dall'abate Suger nel XII secolo. Nella seconda parte del saggio sono esposte le storie relative alle collezioni di oggetti cristiani nei Musei Vaticani e i concetti che li hanno ispirati nel XVIII secolo. Si passa poi alla presentazione finale con l'analisi delle attuali linee guida dei musei sacri cristiani, visti come il prodotto finale del millenario patrimonio della museologia cristiana.
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8

Russo, Eugenio. "La scultura della seconda metà del IV secolo d.C." Acta ad archaeologiam et artium historiam pertinentia 30 (February 20, 2019): 249–308. http://dx.doi.org/10.5617/acta.6874.

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Abstract:
Si parte dalla scultura di Costantinopoli, che assume una propria identità non con Teodosio I come si pensa comunemente, ma con il nipote Teodosio II: la scultura di carattere mitologico, grazie alla statuetta di Cristo del Museo Nazionale Romano e alla statua di Valentiniano II, da Afrodisia, può essere attribuita, unitamente alla produzione “cristiana”, a maestranze afrodisiensi attive nella capitale. Maestranze di Afrodisia che contemporaneamente hanno lavorato a Roma: non solo per soggetti pagani, ma pure per a statuetta diCristo e per sarcofagi cristiani (come quello di Giunio Basso), tra cui spicca - come l’esemplare di più alta qualità - il sarcofago del beato Egidio in S. Bernardino a Perugia. Maestranze afrodisiensi sicuramente attive anche a Mantova per il sarcofago della cattedrale: dove tuttavia, come per i varii esemplari di Roma , vi è la compresenza di maestranze romane, italicheforse. Pure in Renania notiamo l’attività degli artefici di Afrodisia; mentre a Ravenna siamo davanti a sarcofagi importati direttamente da Costantinopoli, nella cui esecuzione si vede evidente la mano di maestranze afrodisiensi di vario livello. Per Efeso, ho rinvenuto nella città alta un capitello di pilastro di età antonina, ch’è stato in parte rilavorato in modo mimetico forse all’inizio del V secolo: è l’unico elemento nuovo tra le opere di artefici effemini finora apparso per questo periodo nella città , accanto ai capitelli della prima basilica di S. Giovanni, della”Stigengasse” e dell’edificio a ovest del Prytaneion.
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9

Bertini, Ferruccio. "Il corpo della volpe e del lupo nelle miniature del codice Leidense di Ademaro di Chabannes." Reinardus / Yearbook of the International Reynard Society 25 (December 31, 2013): 28–35. http://dx.doi.org/10.1075/rein.25.03ber.

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Abstract:
Il monaco Ademaro di Chabannes, vissuto, tra la fine del X e la prima metà dell’XI secolo tra il monastero di Saint-Cybard ad Angoulême e quello di Saint-Martial a Limoges, è autore delle 67 favole esopiche di origine prevalentemente fedriana contenute nei ff. 195-203v del ms. Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss. Lat. 8° 15 (sec. XI). Di mano dello stesso Ademaro sono anche le illustrazioni che su questo codice accompagnano il testo dei singoli apologhi, intersecandosi disordinatamente a esso. L’A. si concentra in particolare sulle raffigurazioni delle favole 28 e 40, che hanno entrambe come protagonisti un lupo e una volpe. Particolarmente interessante è soprattutto la seconda, che, con una tecnica fumettistica ante litteram, fonde insieme tre distinti momenti del racconto.
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10

Milandri, Flavio. "Paesaggio e orizzonti: San Marino, uno sguardo inatteso. Introduzione." RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, no. 3 (September 2011): 11–14. http://dx.doi.org/10.3280/sa2011-003002.

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Abstract:
L'ipermodernitŕ avanza col suo carico di flussi e luoghi, storie e Storia, pericoli e opportunitŕ. Il tessuto sociale in dialogo con queste dimensioni sta ripensando nei fatti l'idea stessa di confine e presto dovrŕ mettere mano anche all'idea di comunitŕ da tempo dissolta ed evoluta. In questo numero monografico della rivista affronteremo daunache ai piů parrŕ inattesa. La rappresentazione proposta attraverso sei saggi č quella del paesaggio di San Marino coniugata al futuro attraverso lo sguardo di esperti o ricercatori che, attraversando liberamente sia le frontiere tra saperi e specialismi sia i confini fisici e mentali, porta una visione insolita che č di impegno, studio, ricerca ma che dialoga con la complessitŕ e le parti sociali. In queste pagine si coglie l'invito a guardare di nuovo il cielo, con il luccichio dell'intelligenza, della passione, della conoscenza e con alcune proposte per una nuova saggezza, in una nuova era.
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Dissertations / Theses on the topic "Storie di seconda mano"

1

Iuzzolino, Irene. "La figura dell'homo sovieticus nell'opera di Svetlana Aleksievic "Tempo di seconda mano"." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/16524/.

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Abstract:
Cosa ne è stato dei sovietici dopo la caduta dell’Urss? Si sono rifugiati in un "Tempo di seconda mano", come recita il titolo dell’ultimo libro della scrittrice bielorussa Svetlana Aleksievič, vincitrice del Premio Nobel per la Letteratura nel 2015. Un’opera corale che ripercorre la “Storia” con la s maiuscola dell’esperienza sovietica attraverso le voci di chi l’ha vissuta sulla propria pelle e ha il potere di scomporla in frammenti quotidiani, offrendo una visione alternativa, intima e personale della vita al di là della cortina di ferro. Le testimonianze vanno dalla caduta dell’Urss nel 1991 fino al 2012 e coprono l’intero spazio dell’ex Unione Sovietica, alla ricerca delle storie del cosiddetto "homo sovieticus", un tipo umano nato nel "laboratorio del marxismo-leninismo" e scomparso insieme allo Stato sovietico. Il presente elaborato prende in analisi la figura dell'homo sovieticus e il contesto storico-culturale che lo ha generato con l'ausilio delle testimonianze raccolte dall'autrice, sullo sfondo degli eventi storici che hanno portato al crollo dell'Unione Sovietica.
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2

LUPPI, RITA. "ERZÄHLEN UND WIEDERERZÄHLEN. ANALYSE NARRATIVER REKONSTRUKTION IN ZWEITINTERVIEWS MIT DEUTSCHSPRACHIGEN MIGRANT*INNEN IN ISRAEL." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2022. http://hdl.handle.net/2434/915158.

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Abstract:
When narrated, past events are reconstructed (cf. Gülich 2007a: 37) and therefore adjusted according to the new speaking context (cf. e.g. Norrick 2005; De Fina/Toscano Gore 2019). However, it should be noted that past events and experiences are not reconstructed in their original, rather in their remembered form (cf. Gülich 2012). Actually, memories should not be considered as fixed entities: on the contrary, they are dynamically reworked, selected and combined (cf. Chafe 1994, 2008) in the retrieving process. Given that tellability (cf. e.g. Sacks 1992; Baroni n.d.) goes hand in hand with ‘memorability’ (Erinnerungswürdigkeit, cf. Gülich 2012: 625), narrative reconstructions of past events and experiences result from the interplay between three dimensions, namely experience, memory and narration (cf. Rosenthal 2010). These dynamics characterise narrative-autobiographical interviews as well: when speakers select stored memories in order to reconstruct their life story (cf. Leonardi 2016), they oscillate between the lived past (i.e. their displaced consciousness, cf. Chafe 1994) and the here-and-now of the interview situation (i.e. their immediate consciousness, cf. Chafe 1994). Drawing on the Bakhtinian notion of chronotope (cf. Bakhtin 2008), it can be said that they shift between two different spatiotemporal configurations, namely the chronotope of the story told and that of the telling situation. The analysis of retellings, i.e. narrative reproductions and recontextualisations of a story that has already been told by the same speaker in similar or even different occasions (cf. Schumann et al. 2015a: 10), can be fruitfully applied to the investigation of the reconstruction and re-interpretation processes brought along by narratives of past events. Researchers have shown a growing interest in this phenomenon, predominantly in the field of cognitive psychology (cf. e.g. Anderson/Cohen/Taylor 2000; Pasupathi 2001; Dudukovic/Marsh/Tversky 2004; Marsh 2007). Despite the increasing interest this research topic has recently gained also in the field of linguistics, no extensive research on spontaneous, conversational retellings has been carried out so far, which might be also traced back to the difficulties in finding retelling occurrences in existing corpora (cf. Chafe 1998; Norrick 1998; Schumann et al. 2015a). Most linguistic studies tended to primarily focus on the lexico-syntactic differences and similarities between subsequent versions of the same story (cf. e.g. Quasthoff 1993; Chafe 1998; Norrick 1998; Birkner 2015). A challenging and neglected area in existing research on retellings, which, to my knowledge, has been explored by Barth-Weingarten/Schumann/Wohlfarth (2012) only, concerns the analysis of their prosodic structure. Since their observations and findings are worth further exploring, even on the basis of a wider corpus, this thesis aims at bridging the above-mentioned existing gap in the prosodic analysis of retellings as well as at broadening current discussions on retold stories. In order to explore the processes of repeated remembering and reconstructing in subsequent tellings of the same events and/or experiences, attention was not only given to narratives of personal experiences, but also to narratives of vicarious experiences (Geschichten aus zweiter Hand, cf. Michel 1985), i.e. of events the current teller did not witness or experience firsthand (cf. Norrick 2013a, 2013b). For the purposes of this study, comparisons were (mainly) drawn between two subcorpora, i.e.: a) selected passages from first narrative-autobiographical interviews with second generation German-speaking migrants in Israel, who were first interviewed by Anne Betten between 1999 und 2006 within the framework the so-called Israelkorpus project (cf. Database for Spoken German (DGD) of the Leibniz-Institut für deutsche Sprache in Mannheim: https://dgd.ids-mannheim.de; see, in particular, the subcorpus ISZ: http://hdl.handle.net/10932/00-0332-C453-CEDC-B601-2); b) retellings taken from repeated interviews that I collected in 2019 in Israel with selected ISZ speakers. In order to highlight tendencies to variation and invariancy and to discuss how stored memories and formulations already used are resorted to in subsequent tellings of the same story, each interview passage was analysed with respect to its fine transcript according to the GAT 2 transcription norms (cf. Selting at al. 2009). A qualitative multi-perspective approach combining aspects from Conversational Analysis (cf. e.g. Deppermann 2008) and Narrative Analysis (cf. e.g. De Fina/Georgakopoulou 2008a) allowed for a microanalytic investigation of the lexico-syntactical and prosodic design of the compared first and subsequent tellings of the same story; in addition, a meso-level analysis provided a fruitful tool to also take the narrative structure (cf. Lucius-Hoene/Deppermann 2004a) into consideration. The present work is organised as follows. After an introductory chapter sketching the research framework and the research questions, the second chapter focuses on the link between remembering and narrating, and discusses narrative models and concepts which provide further fruitful theoretical and methodological impulses for the analysis. Chapter 3 delivers an overview of research on retellings. The Israelkorpus, its genesis, structure, and peculiarities are described in chapter 4, while chapter 5 outlines the methodological approach. The analytic part is structured into two phases: Chapter 6 proposes an analysis of retold stories of personal experiences, while chapter 7 focuses on the comparison of subsequent tellings of vicarious experiences. Conclusions are drawn in chapter 8.
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BESTETTI, Fiorella. "Le metodologie di stima dell’età in ambito forense: il contributo dell’AgEstimation Project." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251079.

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Abstract:
La stima dell’età è un elemento importante in ambito medico-legale, connesso sia a questioni legali che sociali. L’età è un fattore determinante per l’identificazione di un corpo: costituisce un elemento per la ricostruzione del profilo biologico, che verrà poi confrontato con i dati disponibili per le persone scomparse. Nella nostra società alcuni diritti e alcune tutele sono direttamente correlate con l’età anagrafica della persona; serve una specifica età per votare, per sposarsi, per lavorare, per ottenere la patente di guida, e soprattutto per essere considerati legalmente degli adulti. Nei soggetti in vita, l’età è determinante anche nei casi di imputabilità o responsabilità criminale, di pedopornografia e di adozione, ma è anche relazionata al fenomeno dell’immigrazione. Negli ultimi anni infatti, c’è stato un incremento proprio delle richieste di accertamento dell’età sulle persone in vita, dovuto all’aumento degli immigrati giunti nei nostri paesi privi di documenti. L’accertamento dell’età può essere richiesto dalle autorità proprio in riferimento alle domande di asilo. La legislazione europea assicura protezione ai “minori non accompagnati”, cioè a quei minori che arrivano sul suolo europeo soli, senza la figura di riferimento di un adulto. La corretta determinazione dell’età è quindi un elemento centrale per la protezione: solo se identificati, i minori possono essere protetti. In questo specifico ambito d’applicazione, l’accertamento dell’età può avere ripercussioni notevoli sulla vita di un migrante: se riconosciuto come minore il soggetto ha il diritto di restare, diversamente, la procedura prevede il respingimento alla frontiera ed il rimpatrio. In Italia, così come in Europa, la soglia d’età che separa i minorenni dagli adulti è quella dei diciotto anni; ma oltre a questa possono esistere altre soglie d’età, come ad esempio la Minimal Age of Criminal Responsability (MACR). Questa particolare soglia d’età riconosce ai soggetti minorenni, anche se ritenuti responsabili di un crimine, il diritto di essere giudicati da una corte per i minori. Una delle sfide della pratica forense dell’accertamento riguarda la necessità di assicurare nuovi e validi standard di riferimento, basati sullo studio di popolazioni attuali. Infatti gli studi che vengono utilizzati come riferimento sono basati sull’analisi di popolazioni europee o nord americane e i dati raccolti sono riferiti a studi di più di cinquant’anni fa. Per questo motivo attualmente le metodologie sviluppate in passato vengono applicate allo studio di popolazioni attuali, proprio al fine di ottenere dati aggiornati utili al confronto: una metodologia si applica ad una determinata popolazione per valutare quanto precisi ed accurati possano essere i risultati. Nell’ambito dell’AgEstimation Project, supportato dall’Istituto di Medicina Legale dell’Università di Macerata, a partire dal 204, l’equipe coordinata dal Dott. Roberto Cameriere ha presentato nuove metodologie per la stima dell’età, sviluppando formule specifiche e testando queste formule in diverse popolazioni. Le metodologie sviluppate prevedono l’analisi e la misurazione delle ossa carpali e dell’area del carpo nelle radiografie della mano di soggetti infantili e la misurazione dello sviluppo del terzo molare per la valutazione dell’età dei soggetti giovanili. Questa seconda tecnica prevede il calcolo dell’indice del terzo molare: se tale indice risulta minore del valore 0.08, preso come valore di riferimento, il soggetto viene considerato un adulto. L’ultima tecnica analizzata in questa ricerca permette di stimare l’età nei soggetti adulti, sfruttando il fenomeno dell’apposizione della dentina secondaria. Si tratta di un fenomeno continuo, che determina la riduzione della cavità pulpare dei denti, dove questa dentina si deposita. In pratica i giovani adulti hanno una camera pulpare larga, mentre i soggetti senili presentano una cavità pulpare molto più stretta. La tecnica prevede la rilevazione di misure specifiche del dente utilizzando una radiografia panoramica, utilizzate anche per la tecnica che valuta lo sviluppo del terzo molare. In questo progetto di ricerca, queste tre metodologie sono state applicate a tre diversi campioni.
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Books on the topic "Storie di seconda mano"

1

Garaventa, Roberto, and Diego Giordano. Il discepolo di seconda mano: Saggi su Søren Kierkegaard. Napoli: Orthotes, 2011.

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2

Gios, Pierantonio. Storie parallele di altopianesi durante la seconda guerra mondiale. Asiago: Tipografia moderna, 2004.

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3

U-boot: Storie di uomini e di sommergibili nella seconda guerra mondiale. Milano: Mondadori, 2011.

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4

Bocci, Laura. Di seconda mano: Né un saggio, né un racconto sul tradurre letteratura. Milano: Rizzoli, 2004.

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5

Flaviano, Rossetto, ed. Monselice nella seconda guerra mondiale: Storie di soldati, di donne, e di partigiani dalla monarchia alla repubblica. [Italy]: Città di Monselice, Assessorato alla cultura, 2009.

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6

Flaviano, Rossetto, ed. Monselice nella seconda guerra mondiale: Storie di soldati, di donne, e di partigiani dalla monarchia alla repubblica. [Italy]: Città di Monselice, Assessorato alla cultura, 2009.

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7

Alberto, Nirenstajn, ed. Come le cinque dita di una mano: Storie di una famiglia di ebrei da Firenze a Gerusalemme. Milano: Rizzoli, 1998.

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8

Peccianti, Maria Cristina. Storie della storia d'Italia: Italiano come seconda lingua : letture con l'uso di sole 3.000 parole dell'italiano di base. Firenze: Marietti-Manzuoli, 1988.

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9

Il viale delle rose: Storie di ebrei rifugiati nella Repubblica di San Marino durante la seconda guerra mondiale. Firenze: Giuntina, 2012.

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10

Salvatori e salvati: Le storie di chi salvò gli ebrei nella Seconda Guerra mondiale in Piemonte e in Valle D'Aosta. Aosta: Le château, 2013.

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Book chapters on the topic "Storie di seconda mano"

1

Russo, Vincenzo. "L’arte portoghese di tracciare epigrafi nella poesia di Adília Lopes." In Esempi di seconda mano, 71–83. Ledizioni, 2019. http://dx.doi.org/10.4000/books.ledizioni.10617.

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2

Sparvoli, Eleonora. "Quando il fantasma incontra la parola: la citazione in Comment Vivre Ensemble di Roland Barthes." In Esempi di seconda mano, 19–28. Ledizioni, 2019. http://dx.doi.org/10.4000/books.ledizioni.10592.

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3

Barsi, Monica. "Rabelais dans le Dictionnaire Comique de Philibert Joseph Le Roux." In Esempi di seconda mano, 155–77. Ledizioni, 2019. http://dx.doi.org/10.4000/books.ledizioni.10665.

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4

Rossi, Laura. "Citazioni alloglotte in epigrafe nella letteratura russa del Settecento." In Esempi di seconda mano, 31–43. Ledizioni, 2019. http://dx.doi.org/10.4000/books.ledizioni.10602.

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5

Brazzelli, Nicoletta. "Things Fall Apart: Chinua Achebe, la citazione e la riscrittura postcoloniale." In Esempi di seconda mano, 137–51. Ledizioni, 2019. http://dx.doi.org/10.4000/books.ledizioni.10642.

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6

Spazzali, Paola. "Citazione e memoria nella vita dell’istituto Giulia, scuola tedesca a Milano." In Esempi di seconda mano, 55–70. Ledizioni, 2019. http://dx.doi.org/10.4000/books.ledizioni.10612.

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7

Bernardini, Luca. "Stanisław Lem e lo strano caso dei cucchiaini d’argento di Iljon Tichy." In Esempi di seconda mano, 87–99. Ledizioni, 2019. http://dx.doi.org/10.4000/books.ledizioni.10627.

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8

Modenesi, Marco. "«Un livre n’est jamais complet en lui-même» Remarques autour de la citation chez Jacques Poulin." In Esempi di seconda mano, 103–19. Ledizioni, 2019. http://dx.doi.org/10.4000/books.ledizioni.10657.

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9

Barsi, Monica, and Laura Pinnavaia. "Presentazione." In Esempi di seconda mano, 11–16. Ledizioni, 2019. http://dx.doi.org/10.4000/books.ledizioni.10577.

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10

Cattaneo, Simone. "(In)citazioni dissidenti e identitarie in poeti ispanofoni della Guinea Equatoriale." In Esempi di seconda mano, 121–36. Ledizioni, 2019. http://dx.doi.org/10.4000/books.ledizioni.10637.

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Conference papers on the topic "Storie di seconda mano"

1

Catini, Raffaella. "La territorializzazione spontanea del centro storico: il caso di Viterbo." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.8033.

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Abstract:
Lo studio qui proposto ha preso l’avvio da due eventi fondamentali per lo sviluppo urbanistico della città di Viterbo, nessuno dei quali possiamo dire costituisca la conseguenza di una politica urbana di indirizzo. Il primo ha decretato, a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso, lo spopolamento e il progressivo degrado del centro storico a seguito del vero e proprio esodo verso i nuovi insediamenti di edilizia economica e popolare e soprattutto verso le innumerevoli ville, costruite facendole passare per fabbricati rurali, nelle zone agricole a ridosso della città; il secondo, tuttora in atto, registra una tendenza opposta in virtù dei mutamenti profondi occorsi nel tessuto sociale e della mutata situazione economica. Le scarse disponibilità economiche hanno reso infatti nuovamente appetibili, da parte di nuovi fruitori con scarse possibilità economiche, i numerosi immobili del centro rimasti liberi e in cattive condizioni di manutenzione, dapprima senza operare alcuna alterazione nel tessuto edilizio esistente; quindi è iniziata un’operazione sistematica di portata ben diversa, mirata alla trasformazione in unità abitative minime dei locali situati al livello stradale adibiti un tempo a magazzini e cantine. Esigenze differenti di persone differenti hanno indotto una nuova territorializzazione della città storica. Resta da capire in che misura questo processo sia stato previsto o valutato, e se la costituzione di un tessuto sociale così omogeneo nella struttura possa considerarsi positivamente ai fini del riequilibrio socio-economico complessivo, di cui il problema edilizioabitativo rappresenta solo uno degli aspetti The aim of this paper is to reflect on two major trends concerning the urban development of the city of Viterbo, neither of which appears to stem from a precise urban policy. The first one was the depopulation and progressive decline of the ancient city centre caused by the relocation of the inhabitants towards the new council housing settlements and especially towards the countless new villas, originally intended as farm houses on agricultural land adjacent to the city. The second one, still ongoing, is an opposite trend, the result of profound changes in the social fabric of the society and of the present economic stagnation. Many unoccupied and neglected houses and flats in the city centre are appealing to people with limited financial means, in spite of the lack of upgrading. In addition, basements and cellars are being converted into actual housing units. The needs of the abovementioned people have triggered a new territorialisation of the historic centre. It is yet to be determined to what extent this phenomenon has been contemplated and understood, and whether the rise of such a uniform social fabric should be construed as positive for the general socioeconomic balance, of which the housing issue is only one of the factors.
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Ballarin, Matteo, and Nadia D'Agnone. "Paesaggio, suolo, tempo: la rappresentazione dei tempi geologici nella citta' di Catania." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.8041.

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Abstract:
Parlare di tempo geologico è un modo di contestualizzare i processi materiali della terra nella sua storia. La scala dei tempi geologici suddivide la lunga storia della terra in eoni, ere, periodi ed epoche, non omogenei tra loro, ma in relazione l'un l'altro a seconda di ciò che emerge dall'analisi dei dati stratigrafici o dallo studio della stratificazione dei diversi livelli della crosta terrestre. Recentemente negli studi relativi a territorio e paesaggio è stata introdotta l'idea che l'epoca dell'Olocene, iniziata circa 11.700 anni fa, sia terminata e che sia stata sostituita da una nuova epoca geologica chiamata Antropocene, ovvero, 'l'era della razza umana'. Per confermare o meno questa ipotesi, siamo partiti da due categorie concettuali di paesaggio: il paesaggio terrestre ed il paesaggio costruito. Il caso studio della città di Catania, in Sicilia, ben si applica a questa ricerca: il suolo della città si è costruito sia tramite l'intensa opera dell'uomo -negli ultimi 40 anni fino a risalire al XVII secolo ed al nucleo greco antico- sia tramite una non indifferente attività geologica, rappresentata dalle molteplici eruzioni vulcaniche e dai frequenti terremoti che hanno colpito la conurbazione nel corso dei secoli. L'analisi -tramite sezioni e carotaggi- della stratigrafia storica ha evidenziato come la forma non solo della città ma del paesaggio di Catania abbia risentito in maniera eccezionale delle mutazioni geologiche intercorse, più di ogni altra città europea, e la rende un oggetto di studio privilegiato per esaminare la correlazione tra paesaggio, tempo ed usi. Geologic time is a way of contextualizing the material processes of the Earth within its long history. The geologic time scale divides the long history of the earth in eons, eras, periods and epochs, not separately, but in relation to each other depending on what emerges from the analysis of stratigraphic data and the different levels of the crust of the earth.Recently, studies related to territory and landscape have introduced the idea that the current Holocene epoch that began 11,700 years ago has ended and has been replaced by a new geological epoch called the Anthropocene, or, 'the era of human race'. To confirm or reject this hypothesis, we started from two conceptual categories of landscape: the terrestrial landscape and the constructed landscape. We apply this research using the case study of Catania, Sicily. The soil of the city of Catania is built is through both the intense work of man – in the last 40 years going back to the seventeenth century and to antiquity with the ancient Greeks – and, through substantial geological activity – by the many volcanoes and frequent earthquakes over the centuries. The analysis is defined by a sectioning and dissection of the historical stratigraphy of the ground of Catania. It reveals how the form of the city and landscape of Catania has undergone exceptional change and mutation evolving slowly in geologic time, more so than any other European city. It is therefore an interesting object of study to examine the relationship between landscape, time and use.
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