Academic literature on the topic 'Storia di Spagna'

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Journal articles on the topic "Storia di Spagna"

1

LÓPEZ PIÑERO, JOSÉ M. "ISTITUZIONI E FONTI." Nuncius 3, no. 2 (1988): 193–207. http://dx.doi.org/10.1163/182539178x00385.

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Abstract:
Abstract<title> RIASSUNTO </title>Si dà notizia della struttura e dell'attività scientifica e didattica del Gruppo di Storia della Scienza presso l'Instituto de Estudios Documentales e Historicos sobre la Ciencia dell'Università di Valencia, Spagna.
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Mozzati, Tommaso. "Storia collezionistica del patio di Vélez Blanco: nuovi documenti e fotografie inedite." BSAA arte, no. 85 (May 12, 2019): 337–62. http://dx.doi.org/10.24197/bsaaa.85.2019.337-362.

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Abstract:
L’articolo si concentra sulle vicende che portarono dalla Spagna agli Stati Uniti il patio oggi esposto all’ingresso della Thomas J. Watson Library nel Metropolitan Museum di New York. Commissionata all’inizio del XVI secolo per volontà di Pedro Fajardo y Chacón, l’imponente struttura venne venduta nel 1904 al mercante J. Goldberg: i marmi furono quindi spediti dall’Andalusia a Parigi e da lì, a distanza di pochi anni, inviati a Manhattan per decorare la residenza voluta dal banchiere George Blumenthal su Park Avenue. Nuove, numerose individuazioni archivistiche, assieme a inediti documenti fotografici, consentono di ricostruire le diverse fasi della sua storia collezionistica, chiarendone la cronologia e individuando gli attori coinvolti nei diversi passaggi attraverso i quali l’opera giunse al di là dell’Oceano, per poi entrare, negli anni Quaranta, nelle raccolte del museo americano.
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Palumbo, Matteo. "Natura, uomini e storia nel Diario del viaggio in Spagna di Francesco Guicciardini." Italies, no. 2 (April 1, 1998): 7–23. http://dx.doi.org/10.4000/italies.3452.

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4

Koller, Rotraud Becker/Alexander. "Der Papst und der Krieg." Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 98, no. 1 (March 1, 2019): 3–10. http://dx.doi.org/10.1515/qufiab-2018-0003.

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Abstract:
Riassunto L’Istituto Storico Germanico di Roma ha concluso, nel 2016, l’edizione della quarta sezione della collana „Nuntiaturberichte aus Deutschland“, completando la pubblicazione della corrispondenza ufficiale tra i nunzi apostolici presso la corte imperiale e la Segreteria di Stato dal 1628 al 1635. Questo periodo va annoverato tra le fasi più complesse della Guerra dei Trent’anni. Grande spazio occupava all’inizio la successione mantovana e l’annesso conflitto che introdussero un teatro di guerra secondario, aperto sulla penisola, e toccarono necessariamente gli interessi del papa e della Curia. Intorno al 1630 predominavano poi, nell’Impero, il conflitto sull’editto di restituzione e la questione di Wallenstein. L’„internazionalizzazione“ della guerra trovò la sua prosecuzione con l’intervento della Svezia, alleata della Francia. A causa di questi avvenimenti i rapporti tra il papato da un lato e la Spagna e la corte imperiale dall’altro peggiorarono; di conseguenza s’incrinarono anche la reputazione e le possibilità d’azione della nunziatura viennese. Il punto più basso raggiunsero questi sviluppi con le proteste del cardinale Gaspare Borgia e la missione del cardinale Pázmány nel 1632. Un’importante accordo parziale per l’impero fu raggiunto nel 1635 con la Pace di Praga. Al contempo maturò in quegli anni presso le corti principesche europee la convinzione che una pace durevole sarebbe stata possibile solo in seguito a un congresso di pace generale e multilaterale. Le recenti pubblicazioni nel contesto della quarta sezione dei „Nuntiaturberichte“ permettono inoltre di rivalutare i documenti in esse riportati come fonti per la ricerca storica non solo nell’ambito di quesiti politici e confessioniali, ma anche nel campo della storia culturale moderna e dell’antropologia storica.
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5

Visconti, Agnese. "La fondazione dell’Orto botanico di Brera e gli anni della direzione dell’abate vallombrosano Fulgenzio Vitman (1728-1806) tra assolutismo asburgico ed età napoleonica." Natural History Sciences 153, no. 1 (January 1, 2012): 27. http://dx.doi.org/10.4081/nhs.2012.27.

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Abstract:
Il saggio ricostruisce, sulla base di documenti per la massima parte inediti raccolti nell’Archivio di Stato di Milano, nella Biblioteca di Brera di Milano, nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, nel Museo di Storia Naturale di Milano e nell’Accademia delle Scienze di Torino, la storia della fondazione e dei primi decenni di attività dell’Orto, annesso alla cattedra di Botanica del Ginnasio di Brera, alla quale venne chiamato nel 1774 il padre vallombrosano Fulgenzio Vitman. La prima parte del lavoro descrive le operazioni materiali compiute per l’allestimento dell’Orto. Segue la descrizione dello svolgimento annuo dei lavori consistenti perlopiù nell’acquisizione e nei cambi di semi e piante, nell’adozione per la disposizione delle piante del metodo di classificazione di Linneo, nell’utilizzo delle piante per le lezioni. Si passa quindi all’analisi dei modi che Vitman adottò per arricchire l’Orto, sottolineando la sua convinzione dell’opportunità di privilegiare le piante necessarie alla didattica e alla ricerca scientifica. Purtroppo, mancando l’Orto di un proprio archivio e di raccolte di lettere, molte questioni restano ancora non risolte. Appaiono comunque evidenti sia l’appartenenza di Vitman alla fitta rete di scambi tra i botanici dell’epoca, sia l’utilizzo di canali diplomatici, in particolare per gli scambi con Francia, Olanda e Spagna. Il contributo si conclude con la descrizione dell’attività didattica e scientifica di Vitman, autore di un fortunato libro di testo, <em>De medicatis herbarum facultatibius liber</em>, Faventiae 1770, e di una importante <em>Summa plantarum</em>, Mediolani 1789-1792, in 6 volumi, nella quale l’autore segue il metodo di classificazione linneano.
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Cantisani, Matteo, and Fabio Fogliazza. "Arte, Archeologia, Uomo E Natura: Una Conversazione Con Fabio Fogliazza." Ex Novo: Journal of Archaeology 4 (December 31, 2019): 137–43. http://dx.doi.org/10.32028/exnovo.v4i0.376.

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Abstract:
Fabio Fogliazza è il tecnico per la preparazione di fossili presso la sezione di Paleontologia del Museo di Storia Naturale di Milano, nonché illustratore scientifico ed artista di fama internazionale. Una delle sue opere più famose è la scultura “L’Uomo di Neanderthal”, oggi esposta in via permanente al Museo de la Evolución Humana di Burgos (Spagna). In molte sue opere Natura e Uomo vengono riprodotti secondo processi creativi, ponendosi di fatto come piece d’art dalla forte carica emotiva, in grado di suggestionare il pubblico nonostante la distanza geografica e temporale che spesso intercorre tra chi osserva e il soggetto rappresentato. Come redazione siamo entusiasti della possibilità di discutere con Fabio Fogliazza alcune tra queste sue opere in questo numero di Ex Novo, in cui tematiche di management, tutela di beni naturali e conservazione vengono non solo trattate attraverso le lenti scientifiche del sapere ma discutendo anche di approcci in cui emozioni ed esperienze sensoriali vengono incorporate in strategie più complesse. Di seguito si riporta la breve intervista con l’artista Fabio Fogliazza, che ci ha gentilmente permesso di riprodurre in copertina due delle sue opere ed altre ancora di seguito presentate.
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Runschke, Florian. "Das Generalkommissariat in Italien von 1624 bis 1632." Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 99, no. 1 (November 1, 2019): 201–42. http://dx.doi.org/10.1515/qufiab-2019-0010.

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Abstract:
Riassunto Nella storia moderna il Regno d’Italia fu, dopo la morte di Carlo V, una seria fonte di preoccupazione per gli imperatori tedeschi. Mentre la Spagna con i suoi possedimenti (Napoli, Sicilia e Milano) svolgeva un ruolo predominante sulla penisola, e Stati come Genova, Toscana e Savoia estendevano la loro area di dominio, l’Impero non disponeva di una base attraverso cui esercitare la sua influenza sulla politica italiana. Vi erano tuttavia, in Italia, tra i 250 e 300 vassalli imperiali minori residenti, in gran parte, in Lunigiana, nelle Langhe e nella pianura padana. Essi si mostravano fedeli alla causa imperiale, ma temevano quasi sempre di essere conquistati dagli Stati più grandi. Per ovviare a questo rischio, Ferdinando II nominò, nel 1624, Ferrante II Gonzaga a commissario generale in Italia. I suoi compiti consistevano, tra gli altri, nel rafforzare l’autorità dell’imperatore, nell’esigere i contributi economici dai vassalli e nell’informare Vienna su quanto avveniva nel territorio imperiale. In pratica, però, la riscossione dei tributi fallì completamente, mentre l’autorità imperiale fu rafforzata solo in parte. I rapporti per Vienna, invece, venivano stilati con un ritmo soddisfacente, sebbene fosse in realtà il subdelegato di Ferrante, lʼauditore Octavio Villani, a svolgere la maggior parte dei sondaggi tra i vasalli. Anche se i vassalli imperiali minori approvarono questo nuovo ufficio, non si comprende bene fino a che punto Ferrante Gonzaga abbia potuto aiutarli nella loro lotta contro gli Stati italiani maggiori. Dopo la morte del secondo commissario, Cesare II Guastalla, figlio di Ferrante, avvenuta nel 1632, il Consiglio Aulico di Vienna sconsigliò all’imperatore di riassegnare quell’incarico. Ciò non di meno Ferdinando II nominò Giovanni Andrea Doria Landi a capo del Commissariato generale.
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Spadaro, Carmela Maria. "Rivolte tra i gelsomini. Raccoglitrici di fiori in Calabria e diritti sociali nella seconda metà del Novecento (primi risultati di una ricerca)." Italian Review of Legal History, no. 7 (December 22, 2021): 451–84. http://dx.doi.org/10.54103/2464-8914/16895.

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Abstract:
Una vicenda poco nota, relativa ad una stagione di battaglie sindacali è quella di cui si resero protagoniste le raccoglitrici di fiori di gelsomino della Calabria jonica. Il loro lavoro rappresentò, tra gli anni Cinquanta e gli anni Settanta del ‘900, un elemento importante nella storia economica e sociale del territorio calabrese, favorendo la creazione di un’interessante rete di collegamento tra le numerose imprese agricole di piccole e medie dimensioni operanti nel territorio ed alcuni tra i più noti marchi dell’industriaprofumiera francese.L’acquisita consapevolezza del profilo “internazionale” e, dunque, dell’importanza del proprio lavoro nella promozione industriale e sociale del territorio, fu all’origine di una stagione di rivendicazioni, che sancirono un netto miglioramento delle condizioni lavorativeed una maggiore considerazione sociale per queste donne trovatesi improvvisamente, anche per effetto della disoccupazione maschile e dell’emigrazione, a ricoprire il ruolo di capo-famiglia; altresì posero all’attenzione del Parlamento la necessità di darericonoscimento normativo alle istanze delle lavoratrici. Nella lotta sindacale condotta da queste pioniere dei diritti delle lavoratrici si intrecciarono, ad un certo punto, interessi che rischiarono di snaturane il significato, ma esse seppero tenere testa alle strumentalizzazioni che provenivano da varie parti, battendosi solo per i loro diritti.La crisi del settore, determinata da un eccesso di produzione rispetto alla domanda e dalla concorrenza di alcuni paesi esteri (Egitto, Israele, Spagna, Algeria, Tunisia), che poterono giovarsi anche dei minori costi della manodopera, provocò un crollo verticale dellevendite di gelsomino, conducendo nel giro di pochi anni alla totale sparizione della coltura dalle coste calabresi.Il legislatore intervenne tardivamente per disciplinare molti di quei diritti che le raccoglitrici di gelsomino erano riuscite a conquistare, ottenendo una contrattazione collettiva provinciale che rispettava e richiamava il diritto consuetudinario. L’intervento dello Stato fu tardivo perché alla fine degli anni Settanta quasi più nessuno in Calabria coltivava il gelsomino e le mutate condizioni del mercato internazionale dirottarono le commesse dell’industria francese verso Paesi più competitivi. Tuttavia, il ruolo pionieristico di queste donne, il cui lavoro tracciava di per sé un’identità di genere, segnò sicuramente un passo decisivo verso il cambiamento sociale e l’emancipazione femminile, che sembra doveroso ricordare.
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Pasquino, Gianfranco. "Il Modello Westminster." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 32, no. 3 (December 2002): 553–67. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200030409.

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Abstract:
L'espressione «Modello Westminster» è stata variamente utilizzata negli anni ruggenti delle (non)riforme istituzionali in Italia. La quantità e la qualità delle imprecisioni nelle caratteristiche attribuite ad un modello inevitabilmente quasi ignoto in Italia sono state e rimangono notevoli. Al di là della semplice manipolazione politica, le imprecisioni non possono stupire. Da un lato, infatti, non esiste praticamente nessuno studio recente in italiano dedicato al sistema politico della Gran Bretagna (fa ottima eccezione la ricerca di Massari (1994)), mentre, al contrario, sono moltissime le analisi e le ricerche opera degli studiosi inglesi e americani (nessuna delle quali tradotte in italiano). Dall'altro, il sistema politico inglese viene considerato poco interessante, poco problematico e, fra alti e bassi, poco comparabile con gli altri sistemi politici né, tanto meno, con quello italiano. Ricorrendo ad un'espressione spesso utilizzata in Spagna per spiegare i conflitti, le tensioni e la confusione della politica prima del ritorno alla democrazia: «non siamo inglesi». Qualcuno potrebbe credere che esista un solo sistema politico «eccezionale», per la sua storia, per la sua cultura politica, per la sua società multietnica, per le sue istituzioni, vale a dire gli Stati Uniti d'America. Invece, a ben guardare, se un sistema politico merita la qualifica di eccezionale, cioè che fa eccezione rispetto, ad esempio, alle democrazie parlamentari, che nella sua configurazione specifica non si ritrova da nessun'altra parte che, di conseguenza, è difficilmente comparabile e ancor più difficilmente imitabile, è proprio il sistema politico della Gran Bretagna. Ciascuna delle componenti del sistema politico inglese (legge elettorale, sistema bipartitico, strutturazione del parlamento, governo del Primo ministro) può trovarsi, singolarmente presa e considerata, in qualche altro sistema politico, in particolare, nei sistemi politici che chiamerò della diaspora anglosassone: Australia, Canada, Nuova Zelanda. Nessuno di questi sistemi presenta, però, quel complesso di interazioni che caratterizza il sistema politico inglese e che è, in buona sostanza, unico. D'altronde, a riprova di quanto ho appena sostenuto, nessuno dei volumi in esame, scritti da eminenti specialisti, che pure conoscono molto bene anche altri sistemi politici, si affida ad una comparazione per spiegare né la dinamica delle istituzioni, in particolare, il governo del Primo Ministro, e dell'elettorato inglese, né il ruolo mutevole del Parlamento e dei parlamentari (anche se Russell (2000) va proprio alla ricerca di insegnamenti comparati per capire in quale direzione e con quali modalità debba essere riformata la Camera dei Lords). Cionostante, ciascuno di questi libri è, comunque, di per sé molto interessante e molto istruttivo non soltanto per le analisi specifiche che contiene, ma anche perché consente di riflettere in generale sulla trasformazione della politica, sulla sua situazione attuale in Gran Bretagna e sul suo futuro con riferimento sia al modello Westminster sia, nonostante le reali e profonde differenze, alle altre democrazie parlamentari.
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Pazos, Antón M. "Alfonso BOTTI, La Spagna e la crisi modernista. Cultura, società civile e religiosa tra Otto e Novecento, Ed. Morcelliana («Biblioteca di Storia Contemporanea», s/n), Brescia 1987, 304 pp., 15,5 x 23." Scripta Theologica 20, no. 2-3 (February 28, 2018): 855–58. http://dx.doi.org/10.15581/006.20.19465.

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Dissertations / Theses on the topic "Storia di Spagna"

1

Lucchese, Marco <1995&gt. "Marocco e Spagna : punti di conflitto." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15526.

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2

Crespi, Giulia <1986&gt. "La Spagna alla Biennale di Venezia dal 1976 al 2009." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/2100.

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3

Pascual, Chenel Alvaro Luis <1978&gt. "Il ritratto di Stato all'epoca di Carlo II. L'ultimo re della Casa d'Austria in Spagna (1661-1700)." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1100/1/Tesi_Pascual_Chenel_Alvaro_Luis.pdf.

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Pascual, Chenel Alvaro Luis <1978&gt. "Il ritratto di Stato all'epoca di Carlo II. L'ultimo re della Casa d'Austria in Spagna (1661-1700)." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1100/.

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Soto, Carrasco David <1981&gt. "La Ragione violenta di Ramiro Ledesma Ramos. Fascismo e pensiero conservatore in Spagna." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/4385/1/SotoCarrasco_David_tesi.pdf.

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Abstract:
Aunque esta tesis puede leerse desde diferentes perspectivas, tiene una voluntad fundamental: explicar, desde la metodología propia de la historia conceptual, la racionalidad específica del llamado fascismo español. Centra su interés en la figura de Ramiro Ledesma Ramos (1905-1936), fundador del primer movimiento fascista español. Ledesma ideó un proyecto de modernización de España que sólo podía pasar por la organización de un Estado total. Trató de crear un movimiento de masas de corte fascista con capacidad para fundar un Estado total capaz de ser una alternativa viable al liberalismo republicano y al socialismo. El fascismo español emergerá como una experiencia temporal propia de la modernidad. Buscará revitalizar y acelerar un proceso, el moderno, que a la luz de los jóvenes exaltados de principios de siglo se percibía como agotado y decadente. El planteamiento de Ledesma brotaba de la necesidad de combatir aquellas presuntas fuerzas degenerativas (liberalismo, comunismo, conservadurismo, etc.) de la historia contemporánea española para erigir una nueva modernidad basada en el renacimiento de la nación. Al mismo tiempo, se pretende poner en relieve la eficacia de la acción histórica planteada por el pensamiento reaccionario español. Bajo sus coordenadas, la nación jamás desarrollaría los rasgos sublimados de la política moderna europea. Jamás abandonó los pretendidos órdenes del derecho natural del clasicismo católico que, en última instancia, limitaban la potencia absoluta de cualquier soberano político. Esta particularidad histórica, arrastrada desde la primera modernidad, impedirá con obstinación cualquier oleada revolucionaria que supusiera la autonomización de la esfera política y por tanto, la instauración de un poder totalitario. De hecho, cuando se instauré la dictadura del Franco, a lo más que se llegaría, sería a un Estado mínimo, que bajo los presupuestos del tradicionalismo, dejaba a su suerte las dinámicas económicas.
Although the different perspectives this thesis could be read, it has a fundamental willing: explains, from the conceptual history owns methodology, the specific rationality of Spanish fascism. Focusing its interest in Ramiro Ledesma Ramos (1905-1936), he was the founder of the first Spanish fascist movement. Ledesma devised a modernization project of Spain that could only go through the organization of a total state. He tries to create a fascist mass movement with the capacity of founding a total state able to be an alternative to the republican liberalism and socialism. Spanish fascism emerges as a temporal experience typical of modernity. It would search to revitalize and accelerate a process, the modern one. This process was seen in the light of the angry Young of the beginnings of century which seen that as decadent and exhausted. Ledesma's approach arose from the need to combat those alleged degenerative forces (liberalism, communism, conservatism, etc.). Of contemporary Spanish history to erect a new modernity based on the rebirth of the nation. At the same time, it is intended to highlight the effectiveness of historical action raised by the Spanish reactionary thought. Under its coordinates, the nation never develops the sublimated features of European modern politics. He never abandoned the alleged orders of Catholic natural law of classicism that ultimately limited the absolute power of any political sovereign. This historical particularity, dragged from the first modernity, obstinately prevent any revolutionary wave that would cause the autonomy of the political sphere and thus the establishment of a totalitarian power. In fact, when it will be establish the dictatorship of Franco, the result would be a minimal state under the assumptions of traditionalism which left their own economic dynamics.
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Soto, Carrasco David <1981&gt. "La Ragione violenta di Ramiro Ledesma Ramos. Fascismo e pensiero conservatore in Spagna." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/4385/.

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Abstract:
Aunque esta tesis puede leerse desde diferentes perspectivas, tiene una voluntad fundamental: explicar, desde la metodología propia de la historia conceptual, la racionalidad específica del llamado fascismo español. Centra su interés en la figura de Ramiro Ledesma Ramos (1905-1936), fundador del primer movimiento fascista español. Ledesma ideó un proyecto de modernización de España que sólo podía pasar por la organización de un Estado total. Trató de crear un movimiento de masas de corte fascista con capacidad para fundar un Estado total capaz de ser una alternativa viable al liberalismo republicano y al socialismo. El fascismo español emergerá como una experiencia temporal propia de la modernidad. Buscará revitalizar y acelerar un proceso, el moderno, que a la luz de los jóvenes exaltados de principios de siglo se percibía como agotado y decadente. El planteamiento de Ledesma brotaba de la necesidad de combatir aquellas presuntas fuerzas degenerativas (liberalismo, comunismo, conservadurismo, etc.) de la historia contemporánea española para erigir una nueva modernidad basada en el renacimiento de la nación. Al mismo tiempo, se pretende poner en relieve la eficacia de la acción histórica planteada por el pensamiento reaccionario español. Bajo sus coordenadas, la nación jamás desarrollaría los rasgos sublimados de la política moderna europea. Jamás abandonó los pretendidos órdenes del derecho natural del clasicismo católico que, en última instancia, limitaban la potencia absoluta de cualquier soberano político. Esta particularidad histórica, arrastrada desde la primera modernidad, impedirá con obstinación cualquier oleada revolucionaria que supusiera la autonomización de la esfera política y por tanto, la instauración de un poder totalitario. De hecho, cuando se instauré la dictadura del Franco, a lo más que se llegaría, sería a un Estado mínimo, que bajo los presupuestos del tradicionalismo, dejaba a su suerte las dinámicas económicas.
Although the different perspectives this thesis could be read, it has a fundamental willing: explains, from the conceptual history owns methodology, the specific rationality of Spanish fascism. Focusing its interest in Ramiro Ledesma Ramos (1905-1936), he was the founder of the first Spanish fascist movement. Ledesma devised a modernization project of Spain that could only go through the organization of a total state. He tries to create a fascist mass movement with the capacity of founding a total state able to be an alternative to the republican liberalism and socialism. Spanish fascism emerges as a temporal experience typical of modernity. It would search to revitalize and accelerate a process, the modern one. This process was seen in the light of the angry Young of the beginnings of century which seen that as decadent and exhausted. Ledesma's approach arose from the need to combat those alleged degenerative forces (liberalism, communism, conservatism, etc.). Of contemporary Spanish history to erect a new modernity based on the rebirth of the nation. At the same time, it is intended to highlight the effectiveness of historical action raised by the Spanish reactionary thought. Under its coordinates, the nation never develops the sublimated features of European modern politics. He never abandoned the alleged orders of Catholic natural law of classicism that ultimately limited the absolute power of any political sovereign. This historical particularity, dragged from the first modernity, obstinately prevent any revolutionary wave that would cause the autonomy of the political sphere and thus the establishment of a totalitarian power. In fact, when it will be establish the dictatorship of Franco, the result would be a minimal state under the assumptions of traditionalism which left their own economic dynamics.
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Maistri, Elisabetta <1990&gt. "LA REPRESENTATIO MAIESTATIS DI CARLO III D’ASBURGO A BARCELLONA Il mecenatismo dell’ultimo Asburgo Re di Spagna (1703–1711)." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10601.

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Abstract:
L’elaborato si propone di ricostruire le commissioni in campo musicale, teatrale, artistico e architettonico volute da Carlo III d’Asburgo per la sua corte di Barcellona al tempo della Guerra di Successione spagnola, conflitto internazionale in cui difende il proprio diritto a succedere – in quanto Asburgo – al trono madrileno contro il francese Filippo d’Angiò, erede testamentario del defunto Re Carlo II d’Asburgo. Molte di queste commissioni, soprattutto quelle artistiche e architettoniche, sono andate distrutte o sono difficilmente individuabili a causa della scarsezza, incertezza o contraddittorietà dei documenti coevi sopravvissuti e dei significativi interventi urbanistici che la città di Barcellona subisce già dopo la riconquista borbonica dell’11 settembre 1714. Data la multidisciplinarietà dell’argomento, per i singoli quattro campi di indagine, le ricerche si sono basate su studi monografici, condotti già a partire dall’Ottocento, sulle cronache dell’epoca e infine sui documenti che è stato possibile recuperare nell’Archivio di Stato di Milano, in quello di Napoli, nell’Archivo Histórico Nacional di Madrid e nella Haus-, Hof- und Staatsarchiv di Vienna. La struttura dell’elaborato prevede un breve contestualizzazione storica nel Capitolo I; l’analisi delle influenze musico-teatrali e artistiche delle corti secentesche di Madrid e Vienna sulla corte di Barcellona di Carlo nel Capitolo II; l’identificazione delle opere musicali e dei luoghi, in cui queste sono state presentate nel Capitolo III; le commissioni richieste a Ferdinando Galli Bibiena e alla sua bottega nel Capitolo IV e quelle invece richieste agli altri Pintores ed Escultores de la real Cámara nonché agli architetti nel Capitolo V.
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Varotto, Eleonora <1992&gt. "Videoarte e arti performative in Spagna: il caso del padiglione spagnolo alla Biennale di Venezia dal 2001 al 2017." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/11503.

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Abstract:
La diffusione della videoarte e delle arti performative in Spagna è una questione indissolubilmente legata alla situazione politica ed economica del paese, questa circostanza differenzia in maniera sostanziale il caso spagnolo dal resto d’Europa. Le peculiarità di questi due linguaggi artistici sono conseguenza dei quasi quarant’anni di dittatura franchista e del prolungato isolamento socioculturale; la repressione della libertà d’espressione estesa alle espressioni artistiche emergenti ostacola la formazione di una tradizione audiovisuale propria. L’analisi critica del contesto socioculturale è quindi lo strumento di indagine utilizzato in questa tesi per analizzare e definire la storia della videoarte e della performance in Spagna, valutando le differenze rispetto al contesto internazionale. Le prime due parti di questo scritto sono dedicate allo studio dello sviluppo di videoarte e performance spagnole, alla ricerca dei loro confini che spesso si sovrappongono e confondono, nell’intento di comporre una genealogia accanto ad una realtà ancora poco tracciata. Le lacune e i problemi incontrati sono stati analizzati teoricamente mediante un’attenta analisi delle fonti svoltasi nel corso di un anno di permanenza all’estero. Attraverso l’approfondimento delle varie decadi susseguitesi dagli anni Settanta del Novecento fino ai giorni nostri, vengono esaminati tutti gli avvenimenti quali la creazione di centri culturali, i fori di dibattito internazionali, i festival e le esposizioni antologiche che hanno contribuito all’affermazione di questi linguaggi artistici nel territorio spagnolo. Gli scritti e la critica di studiosi come Eugeni Bonet, Manuel Palacio e Fernando Baena aiutano a comprendere i dubbi e le problematiche che hanno contraddistinto le discussioni e i tentativi di istituzionalizzazione del linguaggio artistico audiovisivo e performativo all’interno del contesto nazionale e internazionale. A questo proposito, la Biennale di Venezia si configura da sempre come l’opportunità di mostrare all’esteriore l’eccellenza delle tendenze contemporanee internazionali. La terza parte della tesi prende in esame tre progetti monografici presentati dal padiglione spagnolo in occasione dell’Esposizione Internazionale nel XXI secolo. Gli artisti protagonisti di queste edizioni sono due videoartisti e una performer di grande rilevanza per quanto riguarda la nascita e lo sviluppo dei due linguaggi artistici in questione. È interessante analizzare le loro proposte attraverso lo studio delle tematiche affrontate e nelle modalità di dialogo con la città di Venezia.
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9

DECIA, TAMARA. "Carlo d'Asburgo o Filippo d'Angiò? Il fenomeno corsaro durante la guerra per la successione all'ultimo Austrias di Spagna." Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2020. http://hdl.handle.net/11567/999325.

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Abstract:
This research aims to contribute to the studies regarding maritime and naval history. The subject is the privateering in the Italian's coasts during the War of the Spanish Succession (1702-1713). The work will analyse the beginning of this event and his growth in the differents areas ruled by the Austrias or the Bourbons like the Marquisat of Finale, the Kingdoms of Naples, Sicily and Sardinia but also in the neutrals areas like the seas controlled by the Republic of Genoa or by the Gran Duchy of Tuscany.
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10

PATTI, Valeria. "Modelli di consumo del lusso e sviluppo della moda delle élites tra Spagna e Sicilia (XVI-XVII secolo)." Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2021. http://hdl.handle.net/10447/521993.

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Abstract:
La tesi di dottorato analizza il consumo del lusso, con particolare attenzione al fenomeno della moda in quanto strumento di identificazione e distinzione sociale, da parte dell’élite economiche, politiche e amministrative della Spagna asburgica ivi compresa la realtà siciliana in età moderna. Il processo di nobilitazione - indicato genericamente dalla storiografia mediante il termine aristocratizzazione -, che ha investito la Spagna tra il XVI e il XVIII secolo - ha interessato soggetti la cui ascesa sociale è resa possibile anche dall’ingente impiego di mezzi economici, fenomeno che è andato di pari passo con l’elaborazione di sofisticati meccanismi di visibilità e riconoscimento circa la nuova posizione acquisita in società. Tutto ciò è fortemente legato anche al fenomeno della patrimonializzazione di beni e funzioni pubbliche, contestualmente avviatosi in Spagna, coinvolgendo la figura del sovrano quanto i singoli privati. Si assiste dunque ad una notevole ascesa sociale, congiuntamente alla continua ricerca di forme e modi per mantenere le posizioni sociali delle casate più antiche, legittimando anche quelle di nuova fondazione. Un dato certo risiede nello sproporzionato aumento quantitativo dei titoli concessi durante tutta l’età moderna - Dai monarchi cattolici, fino alla prima metà del Diciannovesimo secolo con Fernando VII - con picchi che oscillano in particolari momenti storici e in alcune zone della Spagna. Un mutamento di tale portata non poteva certamente passare inosservato ai contemporanei o avvenire senza scontri ed estremi tentativi di resistenza da parte delle vecchie oligarchie; in un primo momento, sono ancora queste, infatti, a controllare l’accesso alle più importati posizioni a corte, respingendo spesso i tentativi di intrusione dei nuovi arrivati. Per conto loro, quest’ultimi, erano disposti a pagare cifre anche molto alte pur di accedere a posizioni sociali più elevate, dunque in seno alle élite di potere, non prima di essersi adeguati alle loro abitudini e maniere, mescolandosi e in alcuni casi mimetizzandosi con essi. Ma accedere a una posizione privilegiata, in questo caso alla classe nobiliare o in generale superiore, non basta, è necessario mantenerla rendendola visibilmente manifesta, attraverso strumenti appropriati che rispettino, possibilmente, una rigorosa corrispondenza tra rango e forma. Basti pensare come, in questo senso, la cultura barocca fosse, principalmente, visuale in cui non è tanto importate concettualizzare l’immagine, ma far passare il concetto attraverso l’immagine, e se il principio è valido soprattutto quando si parla delle espressioni artistiche dell’epoca, esso vale anche per le manifestazioni sociali, come la politica, la morale, la religione etc. Per la stesura della tesi ci si è avvalsi dell’utilizzo, di numerose fonti archivistiche e il vasto complesso di fonti figurative che hanno evidenziato come il consumo del lusso e la moda, non siano per le categorie sociali in esame, nobiltà o togati, una semplice opzione, ma più esattamente un obbligo imposto dal loro status. Esso è strettamente legato ai concetti di decoro e onore, che, in questo caso, richiedono una correlazione immediata tra essere e apparire, in relazione ad altri membri dello stesso gruppo o in relazione a componenti esterni. L’analisi dettagliata del fenomeno è resa possibile grazie ad alcuni cambiamenti che, all’inizio del Cinquecento, travolgono gli ambienti domestici, rendendo gli inventari carichi di un numero sempre più grande e più variegato di oggetti legati alla sfera personale, accumulati nelle case. Così, moltissime famiglie o singole persone iniziano a registrare i propri acquisti. In questo modo i beni descritti negli elenchi notarili, pochi o molti che siano, diventano lo specchio dei loro proprietari, della molteplicità dei bisogni e gusti di chi li ha posseduti, simboli della loro ricchezza o della loro scarsa agiatezza, lasciando tracce e informazioni sulla società alla quale appartenevano uomini e donne che quegli oggetti hanno posseduto e infine tramandato.
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Books on the topic "Storia di Spagna"

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Spagna-Ispanoamerica: Storia di una civiltà. Milano, Italy: Cisalpino-La Goliardica, 1985.

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Due interpretazioni della storia di Spagna. Roma: Bardi, 2009.

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3

Custodero, Gianni. Napoli come Spagna: Profili di storia mediterranea. Lecce: Capone, 2001.

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4

Napoli come Spagna: Profili di storia mediterranea. Lecce: Capone, 2001.

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5

Garibaldini in Spagna: Storia della XII Brigata internazionale nella guerra di Spagna. Udine: Kappa Vu, 2019.

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6

Frammenti di storia: Genova, Recco, Spagna, secc. XVII-XX. Genova: De Ferrari, 2005.

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7

Spagna libertaria: Storia di collettivizzazioni e di una rivoluzione sociale interrotta, 1936-1938. Bolsena (VT): Massari, 2007.

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8

Zarcone, Pierfrancesco. Spagna libertaria: Storia di collettivizzazioni e di una rivoluzione sociale interrotta, 1936-1938. Bolsena (VT): Massari, 2007.

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9

La Spagna oltre l'ostacolo: La transizione alla democrazia : storia di un successo. Soveria Mannelli: Rubbettino, 2012.

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10

L'impero di Spagna allo specchio: Storia e propaganda nei dipinti del Palazzo reale di Napoli. Naples]: Arte'm, 2016.

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Book chapters on the topic "Storia di Spagna"

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Grasso, Ida. "La Spagna di Paragone Letteratura (1950-75)." In Biblioteca di Rassegna iberistica. Venice: Fondazione Università Ca’ Foscari, 2020. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-459-2/002.

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Abstract:
Lo studio intende indagare la presenza della cultura ispanica in Paragone, rivista centrale del panorama letterario italiano della seconda metà del Novecento. La dichiarata apertura alla «storia di oggi», come si legge nel programmatico esordio del periodico, lo sguardo raffinato e analitico dei suoi collaboratori, vicini per animus critico e militanza culturale, ne fanno un imprescindibile punto di partenza per verificare, nell’ultimo venticinquennio della dittatura franchista, non soltanto l’eventuale diffusione e attestazione della produzione letteraria ispanica in Italia, ma anche, e soprattutto, la sua analisi in sede critica.
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Viggiano, Romina. "La Spagna nelle prime Biennali veneziane del secondo dopoguerra." In Storie della Biennale di Venezia. Venice: Edizioni Ca' Foscari, 2019. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-366-3/020.

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Abstract:
This essay aims to analyse the Spanish Pavilion at Venice Biennale in the years from 1948 to 1956. Rosalía Torrent calls this chronological arc años de travesía: from 1948 precisely because within the Biennales under Francoism (1938-76) it marks the passage to the commissioner of Luis González Robles, who materializes and exports a ‘modern’ image of Spain that justifies on a political level the tacit acceptance of the regime among the Western powers in defence of the ‘red danger’. The period shows the weakness of liberal hopes and the exploitation of art by the dictatorship.
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Crespi, Giulia. "Breve storia di una liberazione." In Storie della Biennale di Venezia. Venice: Edizioni Ca' Foscari, 2019. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-366-3/021.

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Abstract:
The essay offers a specific recollection of the participation of Spain at the Venice Biennale since 1976 to 1999. The starting date has a particular relevance both for historical and artistic reasons. 1976 coincides in fact with a democratic beginning for the Country, which has just witnessed Franco’s death. This meant the end of a long period of isolation and the recovery from years of repression and dictatorship. Through that time, artistically, Spain was not left behind, thanks to the strength of many artists who kept contact with other countries, always up to date on what was new. However, they had been forced to choose between being artist of the regime or stay hidden in an interior exile. With the Biennale edition of 1976, the special project, promoted by the institution and two of the most renowned art critics at the time, Valeriano Bozal and Tomàs Llorens, called España, Vanguardia artistica y realidad social. 1936-1976, tried to draw a critical and historical view on the Spanish artistic languages consumed and silenced by censorship. Through the 80s and the 90s Spain has experienced a renewed awareness of its internationally artistic role and that has reflected on the choices made for Venice Biennale. Although seeing the evolution of Spanish art in the last decades through the Biennale is limited and incomplete, it has an undeniable interest and relevance worth being investigated.
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Trampus, Antonio. "Giovanni Stiffoni, Ca’ Foscari e la Società europea di cultura." In I rapporti internazionali nei 150 anni di storia di Ca’ Foscari. Venice: Edizioni Ca' Foscari, 2018. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-265-9/008.

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Abstract:
fter the Second World War the birth of the European Society of Culture, founded in Venice by Umberto Campagnolo, was the basis for the development of a culture of peace and democracy that directly involved Ca’ Foscari University’s professors. Giovanni Stiffoni (1934-1994), in particular, worked as a scholar and teacher to develop relations with Spain as this gradually emerged from the dictatorship.
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Pizzolato, Tommy, Tiziana D’Amico, and Daniela Rizzi. "I Paesi dell'Europa orientale e sud orientale." In Le lingue occidentali nei 150 anni di storia di Ca’ Foscari. Venice: Edizioni Ca' Foscari, 2018. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-262-8/009.

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Abstract:
The present work aims to investigate the academic life-span of courses in Eastern and South-Eastern European languages and literatures at Ca’ Foscari University of Venice, currently taught in the Department of Linguistic and Cultural Comparative Studies. It presents a historical reconstruction of the teaching of Albanian, Bulgarian, Czech, Polish, Russian, Slovenian and Serbo-Croatian languages and literatures from their emergence as academic disciplines to the present day when they continue to be taught at the undergraduate and the graduate level (except for Bulgarian). The section on Russian language and literature is further enriched with a biography of Evel Gasparini. As the article shows, each language has followed a different path, but, with the important exception of Russian language and literature, what they have in common is the long-term attempt and the strong will to maintain their presence in the academic curricula in spite of the continuous fluctuation of conditions that has shaped their history at Ca’ Foscari.
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Furman, Nelly. "Screen Woman." In Georges Bizet's Carmen, 75–103. Oxford University Press, 2020. http://dx.doi.org/10.1093/oso/9780190059149.003.0004.

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Abstract:
The international appeal of the story of Carmen on the silver screen has been phenomenal. The story has spawned nearly eighty films by some of the world’s most celebrated directors. In the early days of cinema, we find a first cluster of Carmens among them films directed by Cecil B. Demille, Charlie Chaplin, and Ernest Lubitsch. In 1954, Otto Preminger’s Carmen Jones calls attention to African American issues in the United States, as will in 2001, Carmen: A Hip Opera directed by Robert Towsend for MTV. In 1983, we find a second cluster of international film directed by Jean-Luc Godard (France), Francesco Rosi (Italy) and Carlos Saura (Spain). At the turn of the twenty-first century, Bizet’s heroine appears in two major African film production: Joseph Gaï Ramaka’s Karmen (Senegal) and U-Carmen by the Dimpho Di Kopan theater (South Africa). All these films testify to the continuous attraction of Bizet’s heroine through time from the lyric stage to the silver screen.
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Conference papers on the topic "Storia di Spagna"

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Kirana, Ayu Dipta, and Fajar Aji Jiwandono. "Indonesian Museum after New Order Regime: The Representation that Never Disappears | Museum Indonesia Selepas Orde Baru: Representasi Rezim yang Tak Pernah Hilang." In The SEAMEO SPAFA International Conference on Southeast Asian Archaeology and Fine Arts (SPAFACON2021). SEAMEO SPAFA, 2021. http://dx.doi.org/10.26721/spafa.pqcnu8815a-33.

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Abstract:
Indonesia marked a new era, known as the Reformation Era, in 1998 after the downfall of Suharto, the main face of the regime called the New Order (Orde Baru) and ran the government from 1966 to 1998. This long-run government creates certain structures in many sectors, including the museum sector in Indonesia. Suharto leads the government in a totalitarian manner, his power control over many layers, including the use of museums as regime propaganda tools. The propaganda in the museums such as a standardized storyline, the use of historical versions that are approved by the government, and the representation of violence through the military tale with the nation’s great enemy is made for the majority of museums from the west to east Indonesia at that time. Thus, after almost two-decade after the downfall of the New Order regime how Indonesian museum transform into this new era? In the new democratic era, museum management is brought back to the regional government. The museums are encouraged to writing the local history and deconstruct the storyline from the previous regime. Not only just stop there, but there are alsomany new museums open to the public with new concepts or storylines to revive the audience. Even, the new museum was also erected by the late president’s family to rewrite the narration of the hero story of Suharto in Yogyakarta. This article aims to look up the change in the Indonesian museum post-New Order regime. How they adjust curatorial narration to present the storyline, is there any change to re-write the new narrative, or they actually still represent the New-Order idea along with the violence symbolic that never will deconstruct. Indonesia menandai masa baru yang dikenal sebagai masa reformasi pada tahun 1998 dengan tumbangnya Soeharto yang menjadi wajah utama rezim yang dikenal dengan sebutan Orde Baru ini. Pemerintahan Orde Baru telah berlangsung sejak tahun 1966 hingga 1998 yang mengubah banyak tatanan kehidupan, termasuk sektor permuseum di Indonesia. Corak pemerintahan Orde Baru yang condong pada kontrol dan totalitarian mengantarkan museum sebagai kendaraan propaganda rezim Soeharto. Dimulai dari narasi storyline yang seragam di seluruh museum negeri di Indonesia hingga kekerasan simbolik lewat narasi militer dan musuh besar bangsa. Lalu setelah hampir dua dekade era reformasi di Indonesia bagaimana perubahan museum di Indonesia? Pada era demokrasi yang lebih terbuka, pengelolaan museum dikembalikan kepada pemerintah daerah dan diharapkan untuk dapat menulis kembali sejarah lokal yang baru. Tak berhenti disitu, banyak museum-museum baru yang tumbuh berdiri memberikan kesegaran baru namun juga muncul museum yang berbau rezim Orde Baru turut didirikan sebagai upaya menuliskan narasi.
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Iovene, Maddalena, Graciela Fernandéz De Córdova, Ombretta Romice, and Sergio Porta. "Towards Informal Planning: Mapping the Evolution of Spontaneous Settlements in Time." In 24th ISUF 2017 - City and Territory in the Globalization Age. Valencia: Universitat Politècnica València, 2017. http://dx.doi.org/10.4995/isuf2017.2017.5441.

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Abstract:
Maddalena Iovene¹, Graciela Fernandéz De Córdova2, Ombretta Romice¹, Sergio Porta¹ ¹Urban Design Studies Unit (UDSU). Department of Architecture. University of Strathclyde. 75 Montrose Street, Glasgow, G11XJ, UK. 2Centro de Investigación de la Arquitectura y la Ciudad (CIAC), Departamento de Arquitectura, PUCP. Av. Universitaria 1801, 32 San Miguel, Lima, Peru. E-mail: maddalena.iovene@strath.ac.uk, gdcfernandez@pucp.edu.pe, ombretta.r.romice@strath.ac.uk, sergioporta@strath.ac.uk Keywords (3-5): Informal Settlement, Peru, Lima, Model of Change, Urban Morphology Conference topics and scale: Reading and Regenerating the Informal City Cities are the largest complex adaptive system in human culture and have always been changing in time according to largely unplanned patterns of development. Though urban morphology has typically addressed studies of form in cities, with emphasis on historical cases, diachronic comparative studies are still relatively rare, especially those based on quantitative analysis. As a result, we are still far from laying the ground for a comprehensive understanding of the urban form’s model of change. However, developing such understanding is extremely relevant as the cross-scale interlink between the spatial and social-economic dynamics in cities are increasingly recognized to play a major role in the complex functioning of urban systems and quality of life. We study the urban form of San Pedro de Ate, an informal settlement in Lima, Peru, along its entire cycle of development over the last seventy years. Our study, conducted through a four-months on-site field research, is based on the idea that informal settlements would change according to patterns similar to those of pre-modern cities, though at a much faster pace of growth, yet giving the opportunity to observe the evolution of an urban organism in a limited time span. To do so we first digitalize aerial photographs of five different time periods (from 1944 to 2013), to then conduct a typo-morphological analysis at five scales: a) unit, b) building, c) plot, d) block, and e) settlement (comprehensive of public spaces and street network). We identify and classify patterns of change in the settlement’s urban structure using recognised literature on pre-modern cities, thus supporting our original hypothesis. We then suggest a unitary model of analysis that we name Temporal Settlement Matrix (TSM). Reference List Caniggia, G., &amp; Maffei, G. L. (2008). Lettura dell’edilizia di base (Vol. 215). Alinea Editrice. Conzen, M. R. G. (1958). The growth and character of Whitby. A Survey of Whitby and the Surrounding Area, 49–89. Hernández, F., Kellett, P. W., &amp; Allen, L. K. (2010). Rethinking the informal city: critical perspectives from Latin America (Vol. 11). Berghahn Books. Kropf, K. (2009). Aspects of urban form. Urban Morphology, 13(2), 105–120. Muratori, S. (1960). Studi per una operante storia urbana di Venezia. Palladio, 1959, 1–113. 22. Porta, S., Romice, O., Maxwell, J. A., Russell, P., &amp; Baird, D. (2014). Alterations in scale: patterns of change in main street networks across time and space. Urban Studies, 51(16), 3383–3400. Watson, V. (2009). “The planned city sweeps the poor away…”: Urban planning and 21st century urbanisation. Progress in Planning, 72(3), 151–193. Whitehand, J. W. R. (2001). Changing suburban landscapes at the microscale. Tijdschrift Voor Economische En Sociale Geografie, 92(2), 164–184.
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