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Journal articles on the topic 'Storia di Francia'

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Guerra, Alessandro, Marco Meriggi, Christopher Calefati, Catherine Brice, Paolo Conte, Maria Pia Casalena, and Agnese Visconti. "Recensioni." IL RISORGIMENTO, no. 1 (May 2022): 153–87. http://dx.doi.org/10.3280/riso2022-001006.

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Abstract:
- Francesco Benigno e Daniele Di Bartolomeo, Napoleone deve morire. L'idea di ripetizione storica nella Rivoluzione francese, Roma, Salerno, 2020, 194 p. br/> - Salvatore Santuccio, Uno stato nello stato. Sette segrete, complotti e rivolte nella Sicilia di primo Ottocento, Acireale, Bonanno, 2020, 301 p.- Enrico Francia, Oggetti risorgimentali. Una storia materiale della politica nel primo Ottocento, Roma, Carocci, 2021, 180 p.- Jacopo De Santis, Tra altari e barricate. La vita religiosa a Roma durante la Repubblica romana del 1849, Firenze, Firenze University Press, 2021, 282 p.- Giampaolo Conte, Il credito di una nazione. Politica, diplomazia e società di fronte al problema del debito pubblico italiano. 1861-1876, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2021, 114 p. - Massimo Baioni, Vedere per credere. Il racconto museale dell'Italia unita, Roma, Viella, 2020, 266 p.- Gabriele B. Clemens, Geschichte des Risorgimento. Italiens Weg in die Moderne (1770-1870), Wien-Köln, Böhlau, 2021, 264 p.- Du "Grand Tour" au Traité de Rome: l'Europe au bout du voyage, sous la direction de Francis Démier et Elena Musiani, Rennes, Presses universitaires, 2021, 186 p.
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Bonuzzi, di Luciano. "La storiografia medica nell'età della Rivoluzione : l'esperienza francese e italiana." Gesnerus 48, no. 2 (November 25, 1991): 157–70. http://dx.doi.org/10.1163/22977953-04802002.

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Abstract:
Dopo un breve cenno alia storia della storiograjia medica da fppocrate alVeta della grande Rivoluzione, si confrontono i contributi italiani efrancesi editi alia fine del ’700. Nel ’700 la storia della medicina segue indirizzi annalistici, bibliografici e metodologici. In Francia, con Pinel e Cabanis, la storia della medicina ha soprattutto carattere metodologico come aveva insegnato Cullen. Anche in Italia, dove rinteresse per la disciplina è più tardivo rispetto agli altri paesi europei, si impone il modello metodologico trasmesso dalla cultura di lingua francese.
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Hazan, Reuven Y. "PARTITI DI CENTRO E PARTITI CENTRALI: UNA CHIARIFICAZIONE CONCETTUALE." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 24, no. 2 (August 1994): 333–48. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200022905.

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Abstract:
IntroduzioneMolti partiti riformisti nella storia di Francia ed Inghilterra, i vecchi partiti agrari nella Scandinavia del dopoguerra ed alcuni nuovi partiti delle riemergenti democrazie, sia nell'Europa meridionale che in quella orientale, si sono etichettati come partiti «di centro». Ma si tratta di veri partiti di centro? E se questo è vero, a che tipo di partito di centro appartengono?
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4

Dieci, Daniele. "La politique de la ville e i quartiers sensibles in Francia: un profilo." STORIA URBANA, no. 135 (February 2013): 91–118. http://dx.doi.org/10.3280/su2012-135005.

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Abstract:
Il saggio tratta la storia delle politiche urbane francesi, approfondendo l'evoluzione cronologica del dispositivo pubblico della politique de la ville e della categoria pubblica di quartier sensible. Si parte dalle origini delle politiche urbane francesi che vedono il quartiere come unitŕ territoriale di riferimento passando attraverso i moti delle balie, che influenzano fortemente le policy, dagli anni '80 in poi. Parallelamente sono analizzati i testi normativi piů importanti, i dibattiti parlamentari, gli avvicendamenti politici, le riforme introdotte e la nascita della geografia prioritaria, concludendo con i moti urbani piů recenti e le critiche alle misure adottate dal governo francese.
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Koller, Rotraud Becker/Alexander. "Der Papst und der Krieg." Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 98, no. 1 (March 1, 2019): 3–10. http://dx.doi.org/10.1515/qufiab-2018-0003.

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Abstract:
Riassunto L’Istituto Storico Germanico di Roma ha concluso, nel 2016, l’edizione della quarta sezione della collana „Nuntiaturberichte aus Deutschland“, completando la pubblicazione della corrispondenza ufficiale tra i nunzi apostolici presso la corte imperiale e la Segreteria di Stato dal 1628 al 1635. Questo periodo va annoverato tra le fasi più complesse della Guerra dei Trent’anni. Grande spazio occupava all’inizio la successione mantovana e l’annesso conflitto che introdussero un teatro di guerra secondario, aperto sulla penisola, e toccarono necessariamente gli interessi del papa e della Curia. Intorno al 1630 predominavano poi, nell’Impero, il conflitto sull’editto di restituzione e la questione di Wallenstein. L’„internazionalizzazione“ della guerra trovò la sua prosecuzione con l’intervento della Svezia, alleata della Francia. A causa di questi avvenimenti i rapporti tra il papato da un lato e la Spagna e la corte imperiale dall’altro peggiorarono; di conseguenza s’incrinarono anche la reputazione e le possibilità d’azione della nunziatura viennese. Il punto più basso raggiunsero questi sviluppi con le proteste del cardinale Gaspare Borgia e la missione del cardinale Pázmány nel 1632. Un’importante accordo parziale per l’impero fu raggiunto nel 1635 con la Pace di Praga. Al contempo maturò in quegli anni presso le corti principesche europee la convinzione che una pace durevole sarebbe stata possibile solo in seguito a un congresso di pace generale e multilaterale. Le recenti pubblicazioni nel contesto della quarta sezione dei „Nuntiaturberichte“ permettono inoltre di rivalutare i documenti in esse riportati come fonti per la ricerca storica non solo nell’ambito di quesiti politici e confessioniali, ma anche nel campo della storia culturale moderna e dell’antropologia storica.
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Marchi, Michele. "La Francia politica nel post 1945 tra storia di successo e preoccupante declino?" VENTUNESIMO SECOLO, no. 42 (October 2018): 9–33. http://dx.doi.org/10.3280/xxi2018-042002.

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Alosco, Antonio. "Il percorso socialista di Gabriele D’Annunzio tra storia e letteratura." Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 54, no. 1 (March 3, 2020): 377–90. http://dx.doi.org/10.1177/0014585820909283.

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Abstract:
La complessa personalità di Gabriele D’Annunzio, in una costante sincronica evoluzione della produzione letteraria con l’attivismo politico, ha attraversato un periodo – spesso dimenticato dai critici – di vicinanza alle idee socialiste. Attratto dalla vitalità e dalle idee progressiste della sinistra che rispondeva alle leggi liberticide e reazionarie di Pelloux, se ne fece influenzare sia nel periodo dell’impresa fiumana, che in una prima fase di contestazione al fascismo, appoggiando la sinistra radicale. Influssi dannunziani si ritrovano, in quel periodo, nel linguaggio adottato dall’ Avanti! e nell’apprezzamento che anche ambienti socialisti dimostrarono per l’opera letteraria del Vate. Dopo il 1906 le strade dei socialisti e di D’Annunzio si divaricarono fino a contrapporsi. D’Annunzio rilanciò le posizioni nazionalistiche e, al rientro in Italia dopo il soggiorno in Francia tra il 1904 e il 1915, condusse un’attività politica tradottasi, nelle fasi iniziali della Prima guerra mondiale, nel sostegno attivo dei movimenti interventisti, poi nella partecipazione attiva sul campo come “uomo d’arme”, e da ultimo nelle azioni postbelliche degli irredentisti. Le imprese “rivoluzionarie” del poeta affascinarono anche alcune frange del socialismo italiano e l’impresa di Fiume, realizzata in collaborazione con il socialista Alceste De Ambris, raccolse gli elogi di Lenin e produsse la Carta del Carnaro, costituzione che conteneva elementi avanzati di matrice socialista.
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CONRY, YVETTE. "COMMENT A-T-ON PU TRE NO-LAMARCKIEN EN FRANCE (1843-1930)?" Nuncius 8, no. 2 (1993): 487–520. http://dx.doi.org/10.1163/182539183x00677.

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Abstract:
Abstracttitle RIASSUNTO /title Vengono qui studiate le diverse fasi e condizioni di possibilit del neolamarckismo in Francia nel periodo che va dal 1843 (data di pubblicazione dell'Essai de physiologie gnrale di Jules Gurin) al 1930 (data di pubblicazione di The genetical theory of natural selection di Ronald Fisher) e la filosofia generale che ispir le sue varie forme. Queste vengono caratterizzate come tentativi di convertire una storia della natura in una scienza unitaria della natura basata su una concezione meccanica dell'universo e su una fisiologia generale dell'adattamento. Tale scienza era unitaria quanto agli scopi ed alla visione globale della natura, ma non nei diversi modi in cui si tent di realizzarla. Per analizzare questo rapporto fra istanze comuni e procedure particolari l'attenzione si concentrata su un confronto fra l'opera di Edmond Perrier e quella di Alfred Giard.
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Visconti, Agnese. "La fondazione dell’Orto botanico di Brera e gli anni della direzione dell’abate vallombrosano Fulgenzio Vitman (1728-1806) tra assolutismo asburgico ed età napoleonica." Natural History Sciences 153, no. 1 (January 1, 2012): 27. http://dx.doi.org/10.4081/nhs.2012.27.

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Abstract:
Il saggio ricostruisce, sulla base di documenti per la massima parte inediti raccolti nell’Archivio di Stato di Milano, nella Biblioteca di Brera di Milano, nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, nel Museo di Storia Naturale di Milano e nell’Accademia delle Scienze di Torino, la storia della fondazione e dei primi decenni di attività dell’Orto, annesso alla cattedra di Botanica del Ginnasio di Brera, alla quale venne chiamato nel 1774 il padre vallombrosano Fulgenzio Vitman. La prima parte del lavoro descrive le operazioni materiali compiute per l’allestimento dell’Orto. Segue la descrizione dello svolgimento annuo dei lavori consistenti perlopiù nell’acquisizione e nei cambi di semi e piante, nell’adozione per la disposizione delle piante del metodo di classificazione di Linneo, nell’utilizzo delle piante per le lezioni. Si passa quindi all’analisi dei modi che Vitman adottò per arricchire l’Orto, sottolineando la sua convinzione dell’opportunità di privilegiare le piante necessarie alla didattica e alla ricerca scientifica. Purtroppo, mancando l’Orto di un proprio archivio e di raccolte di lettere, molte questioni restano ancora non risolte. Appaiono comunque evidenti sia l’appartenenza di Vitman alla fitta rete di scambi tra i botanici dell’epoca, sia l’utilizzo di canali diplomatici, in particolare per gli scambi con Francia, Olanda e Spagna. Il contributo si conclude con la descrizione dell’attività didattica e scientifica di Vitman, autore di un fortunato libro di testo, <em>De medicatis herbarum facultatibius liber</em>, Faventiae 1770, e di una importante <em>Summa plantarum</em>, Mediolani 1789-1792, in 6 volumi, nella quale l’autore segue il metodo di classificazione linneano.
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Fassina, Filippo. "Seminari di storia della lettura e della ricezione, tra Italia e Francia, nel Cinquecento, a cura di Anna Bettoni." Studi Francesi, no. 177 (LIX | III) (December 1, 2015): 583–84. http://dx.doi.org/10.4000/studifrancesi.1309.

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Cruciani, Sante. "La ratifica dei Trattati di Roma in Francia e in Italia tra storia politicae storiografia transnazionale." Cahiers d’études italiennes, no. 22 (April 20, 2016): 31–45. http://dx.doi.org/10.4000/cei.2788.

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Travan, Federico. "Il non acquisto dello status di «locali della missione»: note a margine della sentenza della Corte Internazionale di Giustizia nel caso Guinea Equatoriale c. Francia." Revista da Faculdade de Direito, Universidade de São Paulo 116, no. 2 (December 30, 2021): 329–68. http://dx.doi.org/10.11606/issn.2318-8235.v116p329-368.

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Abstract:
Questo lavoro è un commento alla sentenza della CIG, di merito, nel caso Immunités et procédures pénales (Guinée Équatoriale c. France), e, allo stesso tempo, uno studio del problema – inedito nella giurisprudenza internazionale – emergente dalla sentenza, quello del momento in cui e delle modalità attraverso le quali un determinato immobile acquista, nel diritto internazionale, lo status di «premises of the mission». La sentenza della Corte, che ha ritenuto necessario il consenso dello Stato accreditatario, è criticata. Lo studio e l’analisi della prassi degli Stati, della Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche, della storia dell’istituto dell’inviolabilità dei locali diplomatici e della (poca) letteratura che ha trattato il problema, dimostrano che esiste una norma del diritto internazionale che determina che l’acquisto dello status di «premises of the mission» avvenga attraverso il (e nel momento del) solo inizio d’uso effettivo dei locali per l’esercizio delle funzioni diplomatiche. La sentenza della CIG «crea» quindi un requisito – il consenso dello Stato accreditatario – che non esiste nel diritto internazionale, e ciò comporta gravi potenziali problemi di contrasto e coesistenza tra situazioni di fatto (reali) e situazioni puramente giuridico-formali.
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Busca, Maurizio. "Rappresentare la storia. Letteratura e attualità nella Francia e nell’Europa del xvi secolo, a cura di Mariangela Miotti." Studi Francesi, no. 186 (LXII | III) (December 1, 2018): 487–88. http://dx.doi.org/10.4000/studifrancesi.15066.

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Leighton, Robert, and Celine Castelino. "Thomas Dempster and ancient Etruria: a review of the autobiography and de Etruria regali." Papers of the British School at Rome 58 (November 1990): 337–52. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200011703.

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Abstract:
THOMAS DEMPSTER E L'ANTICA ETRURIA: UN COMMENTO ALL'AUTOBIOGRAFIA E AL DE ETRURIA REGALILo studioso scozzese Thomas Dempster (1579–1625) è forse meglio noto come l'autore del de Etruria Regali, la prima esaustiva opera sugli antichi Etruschi. La pubblicazione, avvenuta circa un secolo dopo la sua morte, contribui alla rinascita dell'interesse accademico, e anche mondano, verso la cultura etrusca e allo sviluppo della “Etruscheria”. Non meno interessante della sua opera di studioso fu la storia della sua vita e della sua carriera. A dieci anni Dempster lasciò una burrascosa vita familiare per intraprendere gli studi a Cambridge e in alcune istituzioni cattoliche della Francia, del Belgio e a Roma: qui avvenne l'incontro con celebrati studiosi nella temperie della Controriforma. Laureato con lode, iniziò una brillante carriera che lo portò a essere un noto sebbene controverso, insegante, poeta, scrittore, storico e oratore. La sua reputazione gli assicurò protezione e cariche accademiche: per breve tempo fu Historiographer Royal durante i regni di Giacomo I e VI, ebbe cattedre prestigiose a Pisa e Bologna. Lungi dall'essere uno studioso schivo, Dempster partecipò attivamente alla vita politica dell'epoca e fu spesso al centro di accese discussioni. La sua reputazione è stata sminuita dalla mancanza di un certo giudizio critico, ben chiara nei suo scritti, e dalla tendenza a rivendicare fantasiosi diritti nel momento in cui si trattava della Scozia o del proprio passato. Lettere e documenti hanno comunque contribuito a creare un quadro più completo, in particolare della sua carriera in Italia, e hanno permesso una ridefinizione della sua vita e della sua opera.
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Charles, Sébastien. "Egoismo metaficiso ed egoismo morale. Storia di un termine nella Francia del settecentoSilvano Sportelli Pisa, Edizioni ETS (coll. «Filosofia»), 2007, 190 p." Dialogue 47, no. 2 (2008): 402–4. http://dx.doi.org/10.1017/s0012217300002717.

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Orlandis, José. "GIUSTINO FILIPPONE, Le relazioni tra lo Stato Pontificio e la Francia rivoluzionaria. Storia diplomatica del Trattato di Tolentino, Parte prima XII + 320 págs., Milano, Edit. Giuffrè, 1961." Ius Canonicum 1, no. 2 (April 17, 2018): 606. http://dx.doi.org/10.15581/016.1.24114.

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Schubert, Charlotte. "Cinzia Bearzot / Franca Landucci (Eds.), Storie di Atene, storia dei Greci. Studi e ricerche di attidografia. (Contributi di storia antica, 8.) Milano, Vita e Pensiero 2010 Bearzot Cinzia Landucci Franca Storie di Atene, storia dei Greci. Studi e ricerche di attidografia. (Contributi di storia antica, 8.) 2010 Vita e Pensiero Milano € 25,–." Historische Zeitschrift 295, no. 2 (October 2012): 466. http://dx.doi.org/10.1524/hzhz.2012.0486.

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Mitchell, Bonner. "Franca Varallo, ed. La Ronde: giostre, esercizi cavallereschi e Loisir in Francia e Piemonte fra medioevo e ottocento; Atti del convegno internazionale di Studi, Museo Storico dell’Arma di Cavalleria di Pinerolo, 15–17 July 2006. Biblioteca dell’“Archivum Romanicum” Serie I: Storia, Letteratura, Paleografia 374. Florence: Leo S. Olschki, 2010. xiii + 274 pp. €33. ISBN: 978–88–222–6007–9." Renaissance Quarterly 66, no. 2 (2013): 679–80. http://dx.doi.org/10.1086/671649.

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CIARDI, MARCO. "ALBERTO GIGLI BERZOLARI, Luigi Valentino Brugnatelli /Diario del viaggio in Svizzera e in Francia con Alessandro Volta, Bologna, Cisalpino-Istituto Editoriale Universitario, 301 pp., ill. (Fonti e studi per la storia dell'Universit di Pavia, 28) (ISBN 88-205-0798-6)." Nuncius 13, no. 2 (1998): 769–70. http://dx.doi.org/10.1163/182539198x00969.

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Gaboriau, Simone. "La giustizia in Francia. Cronaca di una crisi annunciata e di una mobilitazione storica." QUESTIONE GIUSTIZIA, no. 2 (June 2011): 151–60. http://dx.doi.org/10.3280/qg2011-002016.

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Abstract:
La giustizia francese vive dall'inizio del 2011 un momento storico: la situazione gravissima in cui essa versa ha provocato una mobilitazione senza precedenti che ha coinvolto tutte le categorie addette al settore. La richiesta, fondamentale per l'avvenire della giustizia, di cui questo movimento si č fatto portavoce non si riduce all'esigenza, pur forte, di mezzi adeguati. Essa propone in eguale misura una questione di fondo: l'avvenire della giustizia, la sua indipendenza, la sua imparzialitŕ e qualitŕ, la sua capacitŕ di salvaguardare i diritti e le libertŕ di tutti. Č questa la giustizia che deve esistere in una democrazia. La Francia ne č, ahimé, lontana.
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Torresan, Paolo. "Uso strategico della L1: riflessioni ed esperienze." Quaderni d'italianistica 33, no. 2 (February 9, 2013): 219–44. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v33i2.19425.

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Abstract:
Perché scandalizzarsi a parlare di traduzione oggi, quando si tratta di una abilità messa in atto spontaneamente da molti studenti e praticata altrettanto sovente dagli insegnanti? In questo saggio partiamo da una ricognizione sull’uso della L1 nella storia della glottodidattica — preponderante nel metodo grammaticale-traduttivo, bandito nel metodo comunicativo — sino ad arrivare ad alcune proposte metodologiche di ricorso mirato avanzate in tempi recenti da diversi autori. Ci inseriremo in questo dibattito, condividendo con il lettore esperienze condotte nell’aula di italiano LS¹ ¹Un ringraziamento a quanti hanno collaborato alla realizzazione di questo articolo: gli studenti della Universidade do Estado do Rio de Janeiro e della Universidade Federal do Rio de Janeiro; Maria Franca Zuccarello, Carolina Giampietro e Franco Pauletto.
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Clavijo, Milagro Martín. "L’umorismo sovversivo di Eva in paradiso." Zbornik radova Filozofskog fakulteta u Splitu, no. 13 (2020): 3–18. http://dx.doi.org/10.38003/zrffs.13.9.

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Abstract:
Franca Rame e Dario Fo hanno creato numerosi spettacoli imperniati sulla donna del mito, del passato e del presente, rimaneggiando in continuazione i tradizionali modelli femminili tramandati nel corso del tempo. Eva, classico modello che incorpora il l ruolo della donna nella società, appare di frequnte nel repertorio dei due autori-attori. Quest’articolo si basa sull’analisi di due spettacoli che vedono Eva protagonista assoluta di un’altra versione della creazione del mondo: Il diario di Eva e Adamo ed Eva e si sofferma in particolare sul momento della nominatio rerum. Con questi due testi Rame e Fo propongono un’altra Genesi che rompe una tradizione narrativa che per secoli ha condizionato il rapporto tra i generi. La storia della creazione viene raccontata da due punti di vista: da quello dell’essere umano in genere e da quello femminile in specifico, quest’ultimo, caratterizzato da umanità, comprensione e un’alta dose di umorismo. Sarà infatti proprio Eva, che ha il dono della parola, a dare vita al creato attraverso il linguaggio.
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Martini, Andrea. "Fuori e dentro le mura dell'universitŕ. Il femminismo a Padova negli anni Settanta." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 294 (December 2020): 99–127. http://dx.doi.org/10.3280/ic2020-294004.

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Abstract:
L'articolo intende ricostruire le vicende salienti del femminismo padovano, un movimento tra i piů importanti in Italia, anche in virtů della sua capacitŕ di tessere una rete di contatti ben al di fuori della provincia veneta, ma assai trascurato fino a ora dagli studi. L'autore tuttavia, anziché limitarsi a tracciarne la storia, adopera il punto di vista del femminismo padovano per concentrarsi sul rapporto del movimento femminista nel suo complesso con l'universitŕ. L'obiettivo č quello di dimostrare quanto l'immagine che si č consolidata nel tempo tra storici e sociologici di un femminismo plasmatosi al di fuori del mondo accademico, quasi in opposizione a esso, vada messa in discussione. Il caso padovano problematizza infatti tale rapporto mettendo in luce gli sforzi profusi e le pratiche messe in atto da alcune esponenti del femminismo - quali per esempio Mariarosa Dalla Costa e Franca Bimbi - per assaltare tanto gli spazi quanto i saperi dell'universitŕ, un luogo, all'alba degli anni Settanta, ancora profondamente dominato da una presenza maschile e da una cultura maschilista.
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CIARDI, MARCO. "ALBERTO GIGLI BERZOLARI, Luigi Valentino Brugnatelli /Diario del viaggio in Svizzera e in Francia con Alessandro Volta, Bologna, Cisalpino-Istituto Editoriale Universitario, 301 pp., ill. («Fonti e studi per la storia dell'Università di Pavia, 28) (ISBN 88-205-0798-6)." Nuncius 13, no. 2 (January 1, 1998): 769–70. http://dx.doi.org/10.1163/221058798x00963.

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BELMAR, ANTONIO GARCA, and JOS RAMN BERTOMEU SNCHEZ. "ATOMS IN FRENCH CHEMISTRY TEXTBOOKS DURING THE FIRST HALF OF THE NINETEENTH CENTURY:." Nuncius 19, no. 1 (2004): 77–119. http://dx.doi.org/10.1163/182539104x00034.

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Abstracttitle RIASSUNTO /title Gli ELMENS DE CHIMIE medicale di Mateu Orfila i Rotger (1787-1853) costituiscono una eccellente fonte storica per lo studio dell'ascesa e caduta della teoria atomica nella Francia della prima met dell'ottocento. Il libro fu ristampato otto volte fra il 1817 e il 1851; inoltre parecchie versioni ridotte furono pubblicate in inglese, spagnolo, tedesco, italiano e olandese. Vogliamo analizzare in primo luogo come la teoria atomica fu ricevuta dai libri di testo francesi appartenenti alle prime due decadi dell'ottocento. Gli atomi furono visti dagli autori francesi come strumenti pratici e non come novit teoriche. Vedremo come ci occorre nelle prime edizione dei libri di testo di Orfila e Thenard. Alla fine del 1820 nuovi metodi per il calcolo di pesi atomici furono introdotti nei libri di testo, insieme alle formule di Berzelius. Vedremo come la teoria atomica raggiunge il suo punto culminante nei libri di Orfila e Thenard tra le edizioni del 1827 e 1835. Per ultimo discuteremo perch Orfila cancell i pesi atomici della settima edizione del suo libro pubblicato nel 1843. Analizzeremo i suoi argomenti epistemologici, la sua visione della differenza fra atomi ed equivalenti, i suoi interessi per la chimica vegetale e animale e le costrizioni istituzionali (programmi ufficiali) per quello che si riferisce alla teoria atomica. Non si pu ridurre ad un solo motivo la reazione di Orfila rispetto alla teoria atomica nella decade del 1840. Lui scelse una posizione particolare fra le varie prese in quegli anni dagli autori francesi di libri di testo
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Oriani, Aldo. "Dati storici sulla presenza circummediterranea del francolino nero Francolinus francolinus francolinus (Linnaeus, 1766)." Rivista Italiana di Ornitologia 84, no. 1 (March 20, 2015): 11. http://dx.doi.org/10.4081/rio.2014.217.

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Abstract:
Si espone la distribuzione storica del francolino nero sulle coste del Mediterraneo; da quelle asiatiche, dove era endemico, venne introdotto e si naturalizzò in Grecia fin dall’antichità e dal XIII secolo in Sicilia ed Aragona. In quel secolo ne parlò Federico II di Svevia nel suo trattato di falconeria dimostrandone una approfondita conoscenza e contemporaneamente la specie veniva citata nelle leggi dell’Aragona. Da queste due regioni il francolino venne diffuso in ampie zone della Spagna, della Francia sud-occidentale, della Toscana e forse anche della Lombardia ed è emersa l’ipotesi che la specie fosse presente anche in Egitto. <br />Il francolino scomparve, tra la fine del Settecento e la metà dell’Ottocento, da tutti i territori dove era stato introdotto a scopo venatorio a causa delle modifiche ambientali conseguenti alle bonifiche e alla antropizzazione e della caccia non regolamentata, ormai non più prerogativa esclusiva della nobiltà che, per secoli, si era adoperata a tutelare la specie. Analoghe cause portarono, nel corso dell’Ottocento, alla scomparsa del francolino anche da quasi tutti gli ambienti costieri del Mediterraneo orientale, tanto che, già negli anni Trenta del secolo scorso, si nutrivano preoccupazioni sulla sua salvaguardia anche nei territori dove era indigeno.
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Torlone, Gaetano. "Le sperimentazioni internazionali Il dibattito sugli studi placebo-controllati." Medicina e Morale 53, no. 3 (June 30, 2004): 555–88. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2004.638.

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Abstract:
Il lavoro proposto prende spunto da un articolo apparso sul New England Journal of Medicine del 1997 a firma di P. Lurie e S.M. Wolfe. In questo articolo gli autori descrivevano come non etici alcuni studi sull’efficacia di dosi ridotte di AZT nella trasmissione materno-fetale dell’HIV. Tali studi erano sponsorizzati da organizzazioni occidentali e realizzati in paesi dell’Africa subsahariana e in Asia. Il nodo etico più importante messo in luce era l’utilizzo di un braccio placebo-controllato anche se era già nota l’efficacia del trattamento a base di zidovudina per la riduzione della trasmissione perinatale dell’infezione grazie ad uno studio (ACTG 076) effettuato negli USA e in Francia e che aveva indicato la zidovudina come terapia standard. Nella prima parte del presente lavoro analizziamo la letteratura scientifica internazionale nei quinquenni precedente e successivo alla pubblicazione dell’articolo di Lurie e Wolfe. Da tale analisi appare un incremento statisticamente significativo delle pubblicazioni sull’etica della ricerca clinica nei paesi in via di sviluppo negli ultimi anni. Nella seconda parte del lavoro invece si cerca di analizzare il tema specifico della giustificazione etica dell’uso del braccio placebo-controllato in sperimentazioni effettuate nei paesi in via di sviluppo pur esistendo una terapia standard. Si approfondiscono pertanto le posizioni favorevoli e quelle contrarie, soprattutto facendo riferimento agli strumenti interpretativi elaborati da A.J. London. Le conclusioni raggiunte forniscono indicazioni generali sulla non eticità, dal punto di vista etico e logico, dell’utilizzo del braccio placebo-controllato nelle sperimentazioni nei paesi in via di sviluppo quando si conosca una terapia standard per la patologia in studio. Tuttavia rimane aperta la discussione per quel che riguarda la “generalizzabilità” dei risultati di un trial a popolazioni di differente identità storica e culturale.
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Pasquino, Gianfranco. "Democrazia, partiti, primarie." Quaderni dell'Osservatorio elettorale QOE - IJES 55, no. 1 (June 30, 2006): 21–39. http://dx.doi.org/10.36253/qoe-12708.

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Abstract:
Per cominciare, mi sembra opportuno delineare le caratteristiche della, come direbbero gli inglesi, big picture , vale a dire del quadro generale nel quale si inquadrano le trasformazioni dei regimi democratici, in special modo di quelle democrazie che si sono consolidate nel secondo dopoguerra. A partire dalla pubblicazione in inglese (1992) del libro di Francis Fukuyama, La fine della storia e l’ultimo uomo, sono proliferate le analisi di queste trasformazioni della democrazia, spesso effettuate con visioni ideologiche talvolta con riferimenti quasi kantiani alla necessità di estendere la democrazia ai livelli sopranazionali (Unione Europea, Nazioni Unite). Correttamente inteso, ma era sufficiente essere andati oltre la lettura del titolo, il libro di Fukuyama aveva assunto una prospettiva piuttosto diversa. Con straordinario tempismo, l’autore argomentava che, avendo vinto la sfida con i totalitarismi, le democrazie liberali si trovavano finalmente nelle condizioni migliori per iniziare il complesso cammino del loro perfezionamento. Oggi sappiamo che, con la comparsa del terrorismo internazionale, sotto forma di sfida alla civiltà occidentale, come correttamente previsto, ma sicuramente non auspicato, da Samuel Huntington (Lo scontro di civiltà e il nuovo ordine mondiale), la situazione si è molto complicata. Non per questo, le democrazie hanno rinunciato ai loro principi fondanti né li hanno stravolti anche se qualcosa del genere può essere avvenuto, come affermano diversi studiosi e commentatori, alla democrazia degli Stati Uniti sotto l’amministrazione Bush, seppur in maniera non irreversibile. Al contrario, la maggior parte delle democrazie hanno accettato la sfida della qualità delle loro istituzioni e delle loro prestazioni tanto che quello della “qualità della democrazia” è attualmente il campo di analisi in ascesa nella scienza politica contemporanea (sul punto Diamond e Morlino 2005). E, naturalmente, quando si parla di qualità della democrazia è assolutamente inevitabile interrogarsi non tanto e non soltanto sui diritti dei cittadini, che qualsiasi democraziadegna di questo nome deve promuovere e proteggere, quanto, piuttosto e più precisamente, sui poteri dei cittadini. Questa, peraltro non lunga, ma appena leggermente pomposa, premessa mira a suggerire che, come vedremo meglio in seguito, le elezioni primarie non cadono dal cielo e neppure vengono dall’inferno, ma possono e debbono essere inserite nel discorso relativo al perfezionamento delle democrazie. Peraltro, non ho nessun dubbio sul fatto che la qualità della democrazia dipende anche, gli elitisti direbbero in special modo, dalla qualità delle loro leadership, delle minoranze organizzate che conquistano il potere politico. Ritengo, però, assiomatico affermare che nelle democrazie sono gli elettori a scegliere e, eventualmente e periodicamente, a fare circolare le leadership, ovvero a fare entrare e uscire dalle stanze del potere le minoranze organizzate dei loro sistemi politici. Dunque, mi pare opportuno condurre il discorso che segue con riferimento proprio al potere degli elettori di scegliere non soltanto rappresentanti e governanti, ma anche coloro che ambiscono a diventare rappresentanti e governanti.
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Sobański, Remigiusz. "Prawo kanoniczne a kultura prawna." Prawo Kanoniczne 35, no. 1-2 (June 5, 1992): 15–33. http://dx.doi.org/10.21697/pk.1992.35.1-2.02.

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Abstract:
Si presenta la versione polacca di una relazione tenuta nell’ambito dei seminari sul tema „Scienza giuridica e diritto canonico” al’Università di Torino 2. 5. 1990. Il testo originale viene pubblicato nel volume sullo stesso tema curato da Rinaldo Bertolino, Torino 1991. Ci presentiamo le osservazioni finali. 1. Il diritto canonico non può non giovarsi dello sviluppo della cultura giuridica (allo stesso modo che l'intero magistero della Chiesa non può non giovarsi del patrimonio culturale dell’umanità). Immutato è il quesito di fondo: in che misura queste vicende possono riuscire utili ad esprimere la „verità” ecclesiale. L’utilità dipende dallo sviluppo delle scienze giuridiche, come di quelle ecclesiali: il che significa che il diritto canonico ha, di fronte alla cultura giuridica, un atteggiamento aperto ed assorbente, pur se differenziato e non privo di critica. 2. Per sua vocazione universale la Chiesa ha un atteggiamento aperto di fronte alla cultura giuridica d’ogni ambiente in cui esse è presente ed agisce. Il riferimento alla cultura giuridica locale e i rapporti con le vicende delle culture regionali sono omogenei con i principi fondamentali della relazione Chiesa universale-Chiese locali. L’influsso del diritto romano e di quello germanico sul diritto canonico, da un lato; la romanizzazione del diritto dei barbari attraverso la Chiesa o, anche, l’influsso del diritto canonico p. es. sul diritto polacco dall’altro, dimostrano quanto il contatto della Chiesa con la cultura giuridica dell’ambiente possa ruiscire fecondo. 3. Negli ultimi secoli la presenza del diritto canonico nella cultura giuridica è, al massimo, passiva. Cerca d’assicurarsela una presenza mediante l’adattamento. Se anche sia vero che qualunque presenza debba accompagnarsi con la disponibilità ad imparare, occorre riconoscere che questa posizione unicamente difensiva non consente al diritto canonico di incidere e di ispirare la cultura giuridica. Inoltre, l’esito di questa presenza (passiva) è parziale, non solo perché le premesse filosofiche che fondano il pensiero giuridico sono (o sembrano essere) per la Chiesa inaccettabili, ma perché, in seguito all‘atteggiamento esclusivamente recettizio, si corre il rischio di trasferire nell’ambito metagiuridico tutto cio che non si ritrovi nell’ottica delle attuali dottrine giuridiche. 4. Non c’è dubbio che la Chiesa non sia l’ambiente topico di sviluppo delle scienze giuridiche e che la scienza giuridica goda di una sua piena autonomia. Ma la comunione ecclesiale, non di raro definita Ecclesia iuris, non lo è in seguito alla recezione del diritto ab extrinseco, ma in forza della propria immanente dimensione giuridica. (Senza di essa non avrebbe ragion d’essere un autonomo diritto canonico, ed i problemi organizzativi della Chiesa potrebbero essere risolti alla stregua del solo diritto ecclesiastico dello Stato). Si deve quindi riconoscere che la Chiesa, iscritta nella storia umana del diritto, ha qualche cosa da dire nella sfera del diritto, sia nella sua dimensione ideologica che in quella della sua realizzazione pratica. L’assenza di un ruolo ispiratore del diritto canonico sulla scienza giuridica contemporanea dovrebbe dar a pensare per la più che i fondamentali problemi giuridici vengono continuamente discussi dai cultori di diritto: viviamo tuttavia in un mondo di nazioni sempre più unite nel quale le interferenze di differenti teorie e sistemi giuridici tendono ad aumentare e le dottrine giuridiche si rivelano particolarmente suscettibili agli influssi di molteplici filosofie. 5. Su un contatto non unidirezionale ma bilaterale del diritto canonico con la cultura giuridica si potrà contare soltanto allora, quando la canonistica abbia fatto proprio il metodo del Concilio Vaticano II, durante il quale la Chiesa ha rinunciato a presentarsi ratione status, ed ha invece cercato di esporre la sua natura secondo la propria convinzione di fede. Anche nel diritto canonico bisogna finalmente decidersi ad una riflessione profondo sulla Chiesa alla luce della fede, sulle proprie radici e finalità, per poter realizzare il diritto ecclesiale nel modo più coerente e per potere, per cio stesso, dialogare con le altre culture giuridiche. Il dialogo non nascerà da una passiva traslitterazione, quasi a ricalco, del diritto civile nell’ambiente ecclesiale, ma attraverso una franca ed aperta meditazione sulle proprie premesse ontologiche, le proprie peculiarità, le proprie esigenze: anche quelle di una „nuova giustizia”. Soltanto allora la presenza del diritto canonico nella cultura giuridica potrà essere non solo riproduttiva, ma anche produttiva. 6. Anche sotto questo punto di vista appare urgente la necessità di una robusta elaborazione di una teoria generale del diritto canonico. Si tratta di una teoria del diritto della Chiesa secondo il suo proprio „credo Ecclesiam”, non già elaborata all’interno di rigide teorie aprioristiche. Troppo generiche e scarsamente feconde le prese di posizione a favore di una deteologizzazione del diritto ecclesiale e, al contrario, le obiezioni stesse contro una presunta sua teologizzazione. Non si tratta invero di una „teologizzazione”, ma di prendere in seria considerazione i principi teologici, grazie ai quali il dialogo con la cultura giuridica diventa possibile e razionale.
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CASI, FAUSTO. "A MEDIEVAL ASTROLABE IN THE TRADITION OF JEAN FUSORIS." Nuncius, 2004, 3–29. http://dx.doi.org/10.1163/182539104x00016.

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Abstracttitle RIASSUNTO /title Il ritrovamento di un astrolabio medievale attribuito all'atelier di Jean Fusoris ha offerto l'opportunit di riesaminare la storia dell'astrolabio nei paesi occidentali e, com' naturale, di colui che in Francia organizz per primo la produzione di tale oggetto, per entrare infine nei dettagli di questo antico strumento. Su suggerimento di Emmanuel Poulle, massima autorit in materia di astrolabi, stata conseguentemente aggiornata la ricerca da lui pubblicata nel 1963, approdando a una pi ampia conoscenza degli strumenti realizzati da Jean Fusoris.
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Blum, Roger. "Schönhagen, Philomen, Meißner, Mike. «Kommunikations- und Mediengeschichte. Von Versammlungen bis zu den digitalen Medien»." Studies in Communication Sciences, September 20, 2021. http://dx.doi.org/10.24434/j.scoms.2021.02.031.

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Abstract:
Philomen Schönhagen legt zusammen mit Mike Meißner eine Kommunikations- und Mediengeschichte vor, die den Fokus vor allem auf die Schweiz legt. Das fehlte bisher. Es gibt Medien- und Journalismusgeschichten Frankreichs, Deutschlands, Italiens, weltweit, es gibt das Handbuch der Mediengeschichte von Helmut Schanze, aber an eine Gesamtschau für die Schweiz hat sich seit langem niemand gewagt. Philomen Schönhagen, avec l’aide de Mike Meißner, propose une histoire de la communication et des médias qui met l’accent sur la Suisse. Cela manquait jusque-là. Il existe des histoires des médias et du journalisme en France, en Allemagne, en Italie et dans le monde entier, il y a le manuel d’histoire des médias de Helmut Schlanze, mais il y avait longtemps que personne n’avait tenté de livrer une vue d’ensemble de la situation en Suisse. Philomen Schönhagen, insieme a Mike Meißner, presenta per la prima volta una ricerca sulla storia della comunicazione e dei media incentrata principalmente sulla Svizzera. Fino ad oggi esistono studi sulla storia dei media e del giornalismo in Francia, Germania, Italia e a nivello mondiale, oltre al manuale sulla storia dei media di Helmut Schanze.
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Bulfoni, Clara. "LE CERTIFICAZIONI DI LINGUA CINESE (HSK): CONFRONTO CON IL QCER." Italiano LinguaDue 14, no. 2 (January 17, 2023). http://dx.doi.org/10.54103/2037-3597/19611.

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Abstract:
L’articolo analizza la storia e l’evoluzione degli esami di certificazione della lingua cinese (HSK) a partire dal 1984, anno di inizio del progetto avviato dall’allora Istituto di Lingue di Pechino e dall’Ufficio della Commissione di Stato per l’Istruzione. Le prime sessioni di esami in Europa, e precisamente in Germania, in Francia e in Italia presso l’Università degli Studi di Milano, prima sede sul territorio nazionale, si sono svolte nel 1994. L’esame originario è ora denominato HSK 1.0, seguito, dopo una riforma del 2010, dall’HSK 2.0. Attualmente è in corso una terza riforma che dovrebbe essere conclusa nel 2024. L’articolo si focalizza sul confronto del prossimo HSK 3.0 con il Companion Volume del QCER, edito nel 2020, analizzando probabili differenze nei termini di competenze. Purtroppo l’analisi è incompleta e sarà possibile concludere il confronto non appena verranno pubblicate simulazioni d’esame non ancora disponibili. The Chinese language certifications (HSK): comparison with the QCER The article analyses the history and evolution of Chinese language certification exams (HSK) since 1984, when the project was started by the then Beijing Language Institute and the Office of the State Commission for Instruction. The first exam sessions in Europe and, specifically, in Germany, France and Italy at the University of Milan, the first Center in Italy, were held in 1994. The originally exam is now called HSK 1.0, followed by, after the 2010’s reform, HSK 2.0. A third reform is currently underway and is expected to be completed by 2024. The article focuses on the comparison of the upcoming HSK 3.0 with the Companion Volume of the CEFR, published in 2020, analysing possible differences in terms of skills. Unfortunately, the analysis is incomplete and it will be possible to conclude the comparison as soon as exam simulations, not yet available, will be published.
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Durante, Erica, and Raphaëlle Guidée. "Politiques de la mémoire." Acta Octobre 2006 7, no. 5 (November 2, 2006). http://dx.doi.org/10.58282/acta.1662.

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Cet article est un compte-rendu du livre : Storia e memoria nelle riletture e riscritture letterarie / Histoire, mémoire et relectures et réécritures littéraires, Jean Bessière et Franca Sinopoli (dirs.), Rome, Bulzoni Editore, coll. « Quaderni di storia della critica e delle poetiche », 2005, 260 p.
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Zanchini di Castiglionchio, Francesco. "Riflessioni sul “giusto processo” in diritto canonico, sullo sfondo del riequilibrio in corso fra diritti e poteri nella Chiesa cattolica." Stato, Chiese e pluralismo confessionale, November 21, 2022. http://dx.doi.org/10.54103/1971-8543/19076.

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Abstract:
Riflessioni sul “giusto processo” in diritto canonico, sullo sfondo del riequilibrio in corso fra diritti e poteri nella Chiesa cattolica * Reflections on due process in canon law, against the background of the ongoing rebalancing of rights and powers in the Catholic Church * SOMMARIO: 1. Tra ‘agàpe’ e storia. Una premessa neotestamentaria - 2. (segue) Potere giudiziario e sovranità binaria. Il diritto divino dei vescovi - 3. “Heri dicebamus”? Sul tentativo curiale di ridurre il Vaticano II a mero evento culturale - 4. Origini e sviluppo dell’opposizione anticonciliare: il terreno del processo - 5. La prima controriforma vaticana: la “Nova agendi ratio in doctrinarum examine” - 6. Resilienze (non sopprimibili) di una costituzione materiale parallela? - 7. Persistenze storico-culturali di fatti compiuti prevaricanti e diritto di resistenza - 8. (segue): a) Su un “golpe Gasparri” in danno di due diversi progetti di giustizia amministrativa - 9. b) … e sulla “falsa” giustizia amministrativa del card. Grocholewski (e suoi) - 10. c) Lo sconcerto della scoperta nel clero di pratiche corruttive su minori - 11. (segue) … e l’abnorme deriva inquisitoria dei processi de delictis gravioribus - 12. Sulla voluta inattuazione dei tribunali amministrativi interdiocesani - 13. Sulle odierne, inedite sperimentazioni in tema di contenzioso matrimoniale - 14. Tra rescritti di giustizia e giurisdizione inter partes: un sottaciuto tema fondamentale - 15. Dalla frammentazione (relitto amaro di incertezze strategiche) a un ritorno al Lateranense IV? ABSTRACT: The essay notes a continuity, starting with the Tridentine, in the deviation from the fundamental principles of what we today call 'due process', imposed by Innocent III since the Council Lateran IV. The progressive spread of special jurisdictions seemed to express the degradation of certain principles and values of medieval common law, from which canon law was gradually moving away. The 1917 code is to be seen as the final sanction and ratification of that involutional process. The author then examines the 1983 reform, which moved between reforming timidity and curial overbearingness: the special jurisdictions were untouchable; the planned chapter on administrative tribunals was deleted in extremis. The impression is that no serious follow-up has been given to the reforms ordered by Paul VI in fulfilment of the Council mandate, starting with the Doctrinal Dicastery. In fact, the centralist innovation as codified in 1917 substantially persists. It is to this petrified block, rebuilt under the two pontificates following Pope Montini, that Pope Francis I attempts to react with innovative ideas that however appear technically imprecise, and in many ways inadequate to the actual dimensions of the Holy See's overall non-fulfilment of the conciliar mandate. Against the backdrop of these perhaps promising innovative signs, Pope Francis appears on the other hand invariably opposed by the Curia, both in the field of substantive and procedural law.
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