Dissertations / Theses on the topic 'Storia di Firenze'

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Vallotto, Lisa <1984&gt. "Le difese di Firenze nell'assedio del 1530: fortificazioni e guasto." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/2071.

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Masani, Ricci Massimo. "Codice Pluteo 29.1 della Biblioteca Laurenziana di Firenze : storia e catalogo comparato /." Pisa : ETS, 2002. http://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb391028474.

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3

Caponi, Matteo. "Una chiesa in guerra. La diocesi di Firenze (1911-26)." Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2010. http://hdl.handle.net/11384/86026.

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4

Soffiati, Matteo <1993&gt. "La Scuola Orafa di Padova a Firenze (1958-2007): un percorso di riscoperta attraverso la collezione di Palazzo Pitti​." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17336.

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Abstract:
Lo sviluppo di questa ricerca parte da una più generale considerazione della storia del gioiello in Italia nel Novecento, per poi indagare l'attività didattica presso l'Istituto “Pietro Selvatico”, luogo dove si sono formati i diversi orafi protagonisti della “Scuola Orafa” di Padova, dalla sua fondazione fino alla fine degli anni Novanta. Una linea di sperimentazione e di ricerca artistica che si muove all'interno dell'Istituto con la figura del professor Mario Pinton: fu grazie a lui che si sviluppò questa “Scuola” con un linguaggio autonomo e internazionale dove l'arte, la cultura, l'innovazione e la materia si mescolano, si reinventano senza dimenticare il caposaldo principale, quello della tecnica. Gli orafi/artisti presi in analisi per la tesi, costituiscono un corpus di nomi: da Babetto a Corvaja, da Franzin a Marcolongo passando per personalità come Marchetti, Visintin, Zanella e Zorzi; autori che hanno saputo unire con sapiente tecnica e ispirazione artistica linguaggi classici e internazionali, diventando un punto di riferimento per le successive generazioni. Il percorso prosegue poi analizzando parte della collezione orafa e la carriera artistica dei relativi orafi padovani, presenti nella sezione del gioiello contemporaneo conservata a Palazzo Pitti.​
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5

Usula, Nicola <1983&gt. ""Il carceriere di sé medesimo" di Lodovico Adimari e Alessandro Melani, Firenze 1681. Dalla «comedia» di Pedro Calderón de la Barca al «drama per musica» italiano di fine Seicento." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6592/1/Usula_Nicola_tesi.pdf.

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Abstract:
Questo lavoro è imperniato sullo studio di uno dei melodrammi più interessanti della fine del XVII secolo: “Il carceriere di sé medesimo” di Lodovico Adimari (1644-1708) e Alessandro Melani (1639-1703), allestito per la prima volta a Firenze nel 1681, e ripreso nel giro di una ventina d’anni a Reggio (1684), a Bologna (1697) e a Vienna (1702). L’opera vanta un’origine drammatica di spicco: risale infatti alla commedia “Guardarse a sí mismo” di Pedro Calderón de la Barca (1600-1681) mediata dal “Geôlier de soi-mesme” di Thomas Corneille (1625-1709), e presenta qualità poetiche e musicali evidenti, assicurate dai nomi del poeta Lodovico Adimari e del compositore Alessandro Melani. A ciò si aggiungano una tradizione articolata in quattro allestimenti, nonché un elevato numero di testimoni superstiti: cinque edizioni del libretto (testimoniate da numerosi esemplari) e il numero fortunatissimo di tre partiture manoscritte, conservate a Parigi, Bologna e Modena. La tesi contiene l’edizione critica del “Carceriere di sé medesimo” di Adimari con tutte le varianti accumulatesi nella riedizione del libretto e nella copiatura della partitura, l’analisi del dramma, a partire dal confronto tra i testi di Calderón, Corneille e Adimari, e lo studio delle sue componenti drammatiche, formali e contenutistiche. Si aggiunge uno studio sul contesto storico-musicale degli allestimenti di Firenze, Reggio, Bologna e Vienna, nonché l’edizione dei restanti tre drammi di Adimari: la commedia “Le gare dell’amore e dell’amicizia” (1679), e il dramma per musica “L’amante di sua figlia” (1684).
This study concerns one of the most interesting Italian operas of the late seventeenth century: “Il carceriere di sé medesimo” by Lodovico Adimari (1644-1708) and Alessandro Melani (1639-1703), staged for the first time in Florence in 1681, and renewed some years later in Reggio (1684), Bologna (1697) and Vienna (1702). This opera has noble dramatic roots since it descends from the «comedia» “El guardarse a sí mismo” by Pedro Calderón de la Barca (1600-1681), translated in French as “Le geôlier de soi-mesme” by Thomas Corneille (1625-1709), and it presents high poetic and musical qualities, as the names of Adimari and Melani can guarantee. A number of sources of this opera survives: 4 editions of the libretto and three manuscript scores (held in Paris, Bologna and Modena). In addition to the study of the historical context in which the opera has been performed in 1681, 1684, 1697 and 1702, this dissertation contains a critical edition of the libretto of “Il carceriere di sé medesimo” and two other plays written by Adimari: “Le gare dell’amore e dell’amicizia” (1679), and “L’amante di sua figlia” (1684).
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Usula, Nicola <1983&gt. ""Il carceriere di sé medesimo" di Lodovico Adimari e Alessandro Melani, Firenze 1681. Dalla «comedia» di Pedro Calderón de la Barca al «drama per musica» italiano di fine Seicento." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6592/.

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Abstract:
Questo lavoro è imperniato sullo studio di uno dei melodrammi più interessanti della fine del XVII secolo: “Il carceriere di sé medesimo” di Lodovico Adimari (1644-1708) e Alessandro Melani (1639-1703), allestito per la prima volta a Firenze nel 1681, e ripreso nel giro di una ventina d’anni a Reggio (1684), a Bologna (1697) e a Vienna (1702). L’opera vanta un’origine drammatica di spicco: risale infatti alla commedia “Guardarse a sí mismo” di Pedro Calderón de la Barca (1600-1681) mediata dal “Geôlier de soi-mesme” di Thomas Corneille (1625-1709), e presenta qualità poetiche e musicali evidenti, assicurate dai nomi del poeta Lodovico Adimari e del compositore Alessandro Melani. A ciò si aggiungano una tradizione articolata in quattro allestimenti, nonché un elevato numero di testimoni superstiti: cinque edizioni del libretto (testimoniate da numerosi esemplari) e il numero fortunatissimo di tre partiture manoscritte, conservate a Parigi, Bologna e Modena. La tesi contiene l’edizione critica del “Carceriere di sé medesimo” di Adimari con tutte le varianti accumulatesi nella riedizione del libretto e nella copiatura della partitura, l’analisi del dramma, a partire dal confronto tra i testi di Calderón, Corneille e Adimari, e lo studio delle sue componenti drammatiche, formali e contenutistiche. Si aggiunge uno studio sul contesto storico-musicale degli allestimenti di Firenze, Reggio, Bologna e Vienna, nonché l’edizione dei restanti tre drammi di Adimari: la commedia “Le gare dell’amore e dell’amicizia” (1679), e il dramma per musica “L’amante di sua figlia” (1684).
This study concerns one of the most interesting Italian operas of the late seventeenth century: “Il carceriere di sé medesimo” by Lodovico Adimari (1644-1708) and Alessandro Melani (1639-1703), staged for the first time in Florence in 1681, and renewed some years later in Reggio (1684), Bologna (1697) and Vienna (1702). This opera has noble dramatic roots since it descends from the «comedia» “El guardarse a sí mismo” by Pedro Calderón de la Barca (1600-1681), translated in French as “Le geôlier de soi-mesme” by Thomas Corneille (1625-1709), and it presents high poetic and musical qualities, as the names of Adimari and Melani can guarantee. A number of sources of this opera survives: 4 editions of the libretto and three manuscript scores (held in Paris, Bologna and Modena). In addition to the study of the historical context in which the opera has been performed in 1681, 1684, 1697 and 1702, this dissertation contains a critical edition of the libretto of “Il carceriere di sé medesimo” and two other plays written by Adimari: “Le gare dell’amore e dell’amicizia” (1679), and “L’amante di sua figlia” (1684).
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GATTESCHI, ALBERTO. "Bisanzio, gli stati italiani e il Concilio di Ferrara -Firenze (1438 - 1439). Aspetti Politici ed Economici." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/170.

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Abstract:
Il 29 maggio 1453, dopo un assedio di circa otto settimane, Costantinopoli fu conquistata dal sultano ottomano Mehmed II. La caduta della città fu un duro colpo per la cristianità occidentale, che non era riuscita a valutare la gravità della sua situazione e aveva mandato, nonostante molte promesse, un aiuto del tutto insufficiente. Le polemiche sui mancati soccorsi coinvolsero principalmente il pontefice Niccolò V, il re di Napoli Alfonso d'Aragona e Venezia. La decadenza dell'impero bizantino era tuttavia cominciata da lungo tempo, era stata accelerata dalle funeste conseguenze della quarta crociata ed era divenuta irreversibile allorché i Turchi, impadronitisi dell'intera Asia Minore, avevano attaccato e sistematicamente occupato i territori bizantini in Grecia e nell'Europa orientale. I sovrani della dinastia paleologa si convinsero che solo da Occidente sarebbe potuto giungere a Bisanzio un soccorso efficace e, per ottenerlo, si rivolsero ai papi, all'imperatore, ai sovrani dei principali stati europei, alle repubbliche e ai principati italiani. Condizione irrinunciabile posta dall'Occidente per l'invio di adeguati soccorsi era l'unione delle Chiese greca e latina, che i Bizantini sostenvano dovesse essere ricercata solo attraverso un concilio ecumenico. Il Papato, dopo la conclusione del Grande Scisma e il ristabilimento dell'unità nella Chiesa romana, dovette affrontare la sfida del movimento conciliare; esso la vinse, grazie anche al successo conseguito nel 1439 a Firenze, dove fu proclamata solennemente l'unione di cattolici e ortodossi. Eugenio IV, dopo una lunga contrapposizione con il concilio di Basilea, aveva trasferito il sinodo in Italia, dove, nella prima metà del Quattrocento, si stava assistendo alla graduale formazione di entità statali territoriali: alcune di esse, le repubbliche di Venezia e Genova in particolare, avevano svolto per secoli un ruolo politico-economico di primo piano nell'Oriente bizantino.
On 29 May 1453, after a siege of some eight weeks, Constantinople fell to the Ottoman sultan, Mehmed II. The fall of the city came as a bitter shock to Western Christendom, which had failed to see its plight and had, in spite of promises, sent it negligible help. Bitter controversies followed, involving mainly pope Nicholas V, the king of Naples, Alfonso of Aragona, and Venice. The long decline of the Byzantine Empire, which had been quickened by the outcome of the fourth crusade, became irreversible as the Turks conquered the whole of Asia Minor and occupied the Byzantine territories of Greece and Eastern Europe. The Palaelogan emperors were persuaded that Byzantium could be saved only by Western help; to obtain it, they addressed popes, the Western emperor, European Kings and Italian states. The main condition for proper aid from the West was the union of Greek and Latin Churches; in Byzantine opinion, however, it might be attained exclusively through an oecumenical council. Papacy, after the vicissitudes of the Great Schism, had to face the challenge of the conciliar movement, which it won thanks to the successful, even if ephemeral, result of the council of Florence as well. There, in July 1439, the union between Catholic and Orthodox Churches was solemnly celebrated. The synod had been moved by pope Eugenius IV, after harsh quarrels with the council of Basel to Italy, where, in the first half of fifteenth century, bigger territorial states were forming. Some of them had been long time playing an important political and economical part in the Byzantine East.
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GATTESCHI, ALBERTO. "Bisanzio, gli stati italiani e il Concilio di Ferrara -Firenze (1438 - 1439). Aspetti Politici ed Economici." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/170.

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Abstract:
Il 29 maggio 1453, dopo un assedio di circa otto settimane, Costantinopoli fu conquistata dal sultano ottomano Mehmed II. La caduta della città fu un duro colpo per la cristianità occidentale, che non era riuscita a valutare la gravità della sua situazione e aveva mandato, nonostante molte promesse, un aiuto del tutto insufficiente. Le polemiche sui mancati soccorsi coinvolsero principalmente il pontefice Niccolò V, il re di Napoli Alfonso d'Aragona e Venezia. La decadenza dell'impero bizantino era tuttavia cominciata da lungo tempo, era stata accelerata dalle funeste conseguenze della quarta crociata ed era divenuta irreversibile allorché i Turchi, impadronitisi dell'intera Asia Minore, avevano attaccato e sistematicamente occupato i territori bizantini in Grecia e nell'Europa orientale. I sovrani della dinastia paleologa si convinsero che solo da Occidente sarebbe potuto giungere a Bisanzio un soccorso efficace e, per ottenerlo, si rivolsero ai papi, all'imperatore, ai sovrani dei principali stati europei, alle repubbliche e ai principati italiani. Condizione irrinunciabile posta dall'Occidente per l'invio di adeguati soccorsi era l'unione delle Chiese greca e latina, che i Bizantini sostenvano dovesse essere ricercata solo attraverso un concilio ecumenico. Il Papato, dopo la conclusione del Grande Scisma e il ristabilimento dell'unità nella Chiesa romana, dovette affrontare la sfida del movimento conciliare; esso la vinse, grazie anche al successo conseguito nel 1439 a Firenze, dove fu proclamata solennemente l'unione di cattolici e ortodossi. Eugenio IV, dopo una lunga contrapposizione con il concilio di Basilea, aveva trasferito il sinodo in Italia, dove, nella prima metà del Quattrocento, si stava assistendo alla graduale formazione di entità statali territoriali: alcune di esse, le repubbliche di Venezia e Genova in particolare, avevano svolto per secoli un ruolo politico-economico di primo piano nell'Oriente bizantino.
On 29 May 1453, after a siege of some eight weeks, Constantinople fell to the Ottoman sultan, Mehmed II. The fall of the city came as a bitter shock to Western Christendom, which had failed to see its plight and had, in spite of promises, sent it negligible help. Bitter controversies followed, involving mainly pope Nicholas V, the king of Naples, Alfonso of Aragona, and Venice. The long decline of the Byzantine Empire, which had been quickened by the outcome of the fourth crusade, became irreversible as the Turks conquered the whole of Asia Minor and occupied the Byzantine territories of Greece and Eastern Europe. The Palaelogan emperors were persuaded that Byzantium could be saved only by Western help; to obtain it, they addressed popes, the Western emperor, European Kings and Italian states. The main condition for proper aid from the West was the union of Greek and Latin Churches; in Byzantine opinion, however, it might be attained exclusively through an oecumenical council. Papacy, after the vicissitudes of the Great Schism, had to face the challenge of the conciliar movement, which it won thanks to the successful, even if ephemeral, result of the council of Florence as well. There, in July 1439, the union between Catholic and Orthodox Churches was solemnly celebrated. The synod had been moved by pope Eugenius IV, after harsh quarrels with the council of Basel to Italy, where, in the first half of fifteenth century, bigger territorial states were forming. Some of them had been long time playing an important political and economical part in the Byzantine East.
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Bertazzo, Claudia. "Per la storia comparata dei comuni italiani nel Duecento: stratificazione sociale e commisurazione delle pene nei comuni di Firenze, Bologna, Milano e nelle città del Veneto." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2008. http://hdl.handle.net/11577/3425546.

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Abstract:
This research focuses on the "classic" topic of juridical and politic identity of the Magnates in the Italian communal society during the 13th century. Through a point of view, which is based on juridical issues and at the same time on the similarity and links between different sets of rules before and during the 13th century, it is possible to assert non-exceptional and political nature of the normative, which in historiography is known as "antimagnatizia".
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Ito, Takuma. "La vetrata nella Toscana del Quattrocento." Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2007. http://hdl.handle.net/11384/85753.

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Fichera, Aldo. "L'edizione di due trattati di mascalcia in volgare siciliano del ms. 2934 della Biblioteca Riccardiana di Firenze." Doctoral thesis, Università di Catania, 2015. http://hdl.handle.net/10761/3864.

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Abstract:
Il lavoro dal titolo L edizione dei due trattati di mascalcia in volgare siciliano del codice 2934 della Biblioteca Riccardiana di Firenze (XV secolo) si configura, da un punto di vista generale, come un contributo alla ricostruzione di un segmento di storia della medicina veterinaria; nella prospettiva degli studi sul volgare siciliano, consente l accesso a una tipologia di testi che, dopo i contributi di De Gregorio (1904), De Gregorio (1905), e le tesi di laurea di La Rosa (2000) e Di Costa (2001), è stata di fatto negletta. La tesi si articola in due parti: nella prima parte introduttiva il candidato, dopo aver accennato ai preliminari informativi sulle due mascalcie editate, fornisce una breve panoramica sui testi pratico scientifici in volgare siciliano, documentando gli ambiti di produzione e fruizione, e analizzando il ruolo di notevole importanza che ricoprono i trattati di mascalcia all interno di questa tipologia di testi, come testimonia anche la loro presenza in biblioteche private. In funzione dell edizione dei due trattati del ms. Riccardiano, l approccio esperito è stato quello di evidenziare i loro rapporti con la tradizione latina (e, indirettamente, anche greca) e con altri trattati di mascalcia in volgare siciliano, presi in considerazione per la prima volta. L aggiornamento della bibliografia e un indagine accurata sui modelli ha evidenziato la natura singolare e composita del primo trattato, frutto di una contaminatio tra fonti eterogenee, quali Giordano Ruffo, la traduzione di Bartolomeo da Messina del De curatione equorum ad Bassum di Ierocle, con una distribuzione all interno del testo corrispondente a tre nuclei o blocchi: iniziale (Ruffo), centrale (Bartolomeo da Messina), finale (Ruffo). Il confronto sistematico tra il secondo trattato e il testo di Ruffo ha confermato che siamo di fronte a un volgarizzamento dell opera del nobile calabrese della corte federiciana. A conclusione di questa prima parte introduttiva si sono esaminati i modi della traduzione dell anonimo volgarizzatore e i caratteri linguistici dei due trattati di mascalcia. Sulla scorta di questa indagine possiamo affermare che non si tratta certamente di una traduzione passiva, che si limita a ricodificare il testo originario nella lingua d arrivo. La seconda parte della tesi è dedicata all edizione dei testi. Il testo critico è corredato da un apparato suddiviso in due fasce. Le edizioni dei due volgarizzamenti sono seguite da Note ai testi con notizie sul codice, la sua descrizione codicologica, gli studi sullo stesso, la qualità della copia, la consapevolezza culturale del volgarizzatore/copista e la presentazione dei criteri editoriali adottati.
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BERNARDINELLO, LAURA. "Battisteri di Milano e Firenze tra XI e XIV secolo. Analisi comparata dei modi di fruizione nell'Italia comunale." Doctoral thesis, 2014. http://hdl.handle.net/2158/858904.

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Abstract:
La tesi ha lo scopo principale di individuare le diverse destinazioni d’uso dello spazio battesimale, in relazione alle componenti sociali che interagivano con gli edifici in esame. In tal senso si è cercato di analizzare i fattori che hanno concorso alla diffusione dei battisteri in Italia dopo il Mille, ponendo in evidenza il ruolo dei committenti, dei gestori e dei fruitori degli edifici, secondo il paradigma proposto dal raffronto tra le due città.
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Pinto, Carmela. "Fortificazioni di Firenze permanenza e trasformazioni La cerchia muraria di Firenze: storia, paesaggio, tecnologia, adeguamento della città fortificata nei secoli." Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/2158/1181970.

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Abstract:
This research begin with the descriptive analysis of the wall circuit during building phases in the XIII-XIV centuries by using the reading of direct and indirect sources, professional figures, economic resources, regulations and techniques related to the build up of a large infrastructure. The data were organized and correlated in the GIS environment for the elaboration of horizontal stratigraphic section that provide a clear picture of the spatial and chronological evolution of the work. The Florence city wall have been changed along many centuries, and influenced the development of Florence. This important architectural work is also a tribute to the stone master technological heritage At first, the important interventions of the XVI century for the adaptation of the “modern” fortifications involving many important figures such as Michelangelo Buonarroti, Antonio and Giuliano da Sangallo and “il Sanmarino”, who succeeded with a restoration job to adapt a circuit now inadequate to resist the new powerful war machines. This important phase also had cultural events with interesting results, i.e. Florence become an important center of debate and experimentation for armistice and military treatises. In the nineteenth century part of the northern city wall circuit was demolished by the architect Giuseppe Poggi, to adapt the road network to vehicular traffic due to the transfer of the Italy capital to Florence. Concluding this historical excursus, we can talk about permanence of the city wall, that are still so present in the overall image of the city, and the transformations undergone by the walls all along this centuries long history. This study is completed with the GIS mapping of “viewshed” through the visibility analysis of cells (portions of landscape with walls) perceptible from specific points of view, with the distinction between possible perceptions: fast or slow, perception of whole structures or details.
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FOCARILE, PASQUALE. "I Mannelli di Firenze. Storia, mecenatismo e identità di una famiglia fra cultura mercantile e cultura cortigiana." Doctoral thesis, 2016. http://hdl.handle.net/2158/1028372.

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Abstract:
La tesi analizza l'evoluzione del rapporto fra una famiglia fiorentina di antiche origini, i Mannelli (poi Mannelli Galilei Riccardi), e i suoi oggetti d'arte, nel periodo fra XVI e XVIII secolo, nel quale, abbandonata l'attività mercantile, si uniformò agli standard di vita nobiliare dettati dalla nascente corte medicea. L'aumento degli oggetti d'arte e l'aggiornamento delle forme del display è indagato sia nelle residenze di città, sia in quelle di campagna, con particolare riferimento al loro significato identitario. L'elaborato si compone di 5 capitoli, nei quali la vicenda storico-artistica è sviluppata in senso cronologico e tematico a un tempo. Il primo capitolo indaga la reazione dei Mannelli alla nascita del collezionismo fiorentino (seguita alla nascita della corte) attraverso l'analisi di 5 abitazioni inventariate fra 1582 e 1607. Secondo e terzo capitolo affrontano le vicende del XVII secolo, nel primo analizzando le trasformazioni della dimora avìta di via de' Bardi, la formazione della prima collezione di dipinti e la sua dispersione, nel secondo riflettendo sulle conseguenze che la mobilità residenziale ebbero su un altro ramo della famiglia, sulla selezione e display degli oggetti d'arte, e in generale sulle forme di mecenatismo compatibili con tale mobilità. Il quarto capitolo illustra le trasformazioni della dimora avìta di via de' Bardi nella prima metà del XVIII secolo, con particolare riferimento agli effetti della successione ereditaria sul patrimonio artistico e alla formazione di una "galleria di ritratti di famiglia". Il quinto ed ultimo capitolo affronta il tema del display artistico nelle ville, dal XV al XVIII secolo, differenziando il ruolo delle diverse residenze e osservando il rapporto con le abitazioni di città nello scambio di oggetti. La tesi è dotata di un apparato iconografico di 227 immagini, molte delle quali inedite e frutto di campagne fotografiche condotte dall'autore; da un apparato documentario composto da 25 inventari di masserizie e mobili inediti, datati fra XVI e XIX sec.; da un indice dei nomi analitico e da un albero genealogico dell'intero casato Mannelli.
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NANNETTI, GABRIELE, and Gabriele Nannetti. "La villa di Poggio Imperiale a Firenze. Le vicende architettoniche in età lorenese (1737-1859)." Doctoral thesis, 2016. http://hdl.handle.net/2158/1082750.

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Abstract:
L’oggetto della ricerca della tesi di dottorato è la ricostruzione delle vicende architettoniche della villa di Poggio Imperiale in età lorenese, individuato come momento cruciale della lunga e complessa vita della fabbrica, in quanto coincidente con un radicale riassetto del complesso e che ha ne ha determinato la facies attuale. L’interesse verso questo argomento nasce da due motivazioni principali: la prima scaturisce dalla possibilità di accedere all’edificio in tutte le sue parti, anche quelle generalmente escluse ai visitatori, ed eseguire nuove campagne di rilievo e approfondimenti sulle strutture e sui materiali; la seconda deriva dalla mancanza di studi monografici, specie nell’ultimo decennio, dedicati all’età lorenese. Il campo d’indagine ha riguardato prevalentemente questo periodo, i cui avvenimenti sono stati ricomposti cronologicamente traendo notizia dai circa seicento documenti archivistici - la maggior parte inediti - trascritti appositamente per questo studio, e grazie all’individuazione di oltre duecento disegni, molti dei quali resi noti per la prima volta. Volendo sintetizzare gli aspetti metodologici della ricerca, in termini generali, possiamo dire che essi contemplano, studi d’inquadramento storico territoriale e architettonico, sviluppati indagando le fonti dirette (rilievo dell’edificio e ricognizioni fotografiche) e indirette (bibliografiche, archivistiche e iconografiche). La fabbrica settecentesca è intesa come la fase iniziale di un ampio progetto, che ha la forza di ipotecare un percorso nel secolo successivo, contrassegnato in maniera determinate dalla continuità stilistica e formale. Sia nel Settecento che nell’Ottocento le antiche preesistenze vengono messe in dialogo con l’innovazione e l’abilità di apparente semplicità del linguaggio architettonico, che si basa - in ogni caso - su un lavoro complesso e raffinato, al punto da non rendere percepibile tale semplificazione. L’attività di ricerca ha messo in evidenza un palinsesto eterogeneo e densamente stratificato, che apparentemente risulta mascherato da una diffusa semplicità, in cui l’antico nucleo baricentrico della fabbrica è il fulcro attorno al quale sono organizzati gli ampliamenti, secondo una sorta di ribaltamento degli spazi aperti e delle volumetrie sui due versanti laterali e contrapposti.
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TOSCHI, ALESSANDRA. "Per una storia dell’utenza in biblioteca: registri di iscrizione, consultazione e prestito a Firenze e Bologna, 1900-1912." Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/11573/1560905.

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Abstract:
La tesi ha come oggetto un approfondimento della storia dei servizi al pubblico e dell’uso delle biblioteche fondato sull’analisi dei registri utilizzati per gestire le operazioni di iscrizione, consultazione e prestito nelle biblioteche Nazionale centrale di Firenze, Comunale dell’Archiginnasio e Popolare del Comune di Bologna, relativamente agli anni 1900-1912. Nell’introduzione al lavoro si considerano, dal punto di vista teorico, gli apporti che lo studio dei registri bibliotecari di uso pubblico può dare alla storia delle biblioteche e alla storia della lettura. Nel primo capitolo viene quindi presentata una rassegna di studi condotti in ambito internazionale nei registri bibliotecari, volta ad illustrare i diversi possibili approcci di ricerca attraverso un quadro diacronico che arriva a descrivere l’attuale stato dell’arte e le prospettive per i prossimi anni. Successivamente sono presentati i risultati della ricerca diretta condotta nei registri di uso pubblico delle biblioteche esaminate e in ulteriore documentazione archivistica e a stampa. Una particolare attenzione è data ai cambiamenti riscontrati nel funzionamento dei servizi al pubblico e alle loro ripercussioni nei registri nell’arco di tempo preso in esame. Il secondo capitolo comprende un approfondimento riguardante l’organizzazione e la percezione dei servizi al pubblico nella Biblioteca nazionale centrale; in particolare, sono rilevati i cambiamenti intervenuti con il passaggio di direzione, nel 1905, da Desiderio Chilovi a Salomone Morpurgo. La vivacità dei servizi al pubblico nella biblioteca emerge chiaramente nel terzo capitolo, incentrato sulla presentazione e analisi dei registri relativi alla lettura generale, di manoscritti, di incunaboli e rari, al prestito locale e alle malleverie. Dopo un’introduzione alle serie, sono presentati i risultati di due possibili modalità di interrogazione delle fonti: la raccolta di gruppi omogenei di dati – svolta attraverso un campionamento relativo all’anno 1902 – e la ricerca delle testimonianze relative al percorso di un singolo lettore, Carlo Michelstaedter. Con il quarto capitolo prende avvio l’analisi dell’uso pubblico delle biblioteche bolognesi dell’Archiginnasio e Popolare del Comune di Bologna, svolta secondo lo stesso procedimento adottato nei due capitoli precedenti, anche al fine di mettere in rilievo la diversa natura delle biblioteche esaminate. Il quinto capitolo si apre con l’introduzione ai registri di uso pubblico delle due biblioteche bolognesi prodotti fino al 1912. In questo caso, il campionamento è stato effettuato nei registri della Popolare e relativamente al luglio 1909, mentre la presentazione del percorso di un lettore riguarda il giovane studente Alessandro Asor-Rosa. Nelle conclusioni sono riassunte, attraverso esempi concreti emersi nel corso dell’indagine, le principali questioni metodologiche relative all’utilizzo dei registri bibliotecari come fonte storica. Le appendici includono una schedatura dettagliata dei pezzi esaminati. Seguno due bibliografie: una dedicata agli studi condotti su registri bibliotecari, suddivisi per paese ed epoca di produzione dei documenti, ed una delle pubblicazioni citate.
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Palagi, Dmitrij Gabriellovic. "Attorno a un biennio francescano a Firenze, nel solco della storia. Attorno al 1287-1289 di Pietro di Giovanni Olivi." Doctoral thesis, 2022. http://hdl.handle.net/2158/1274044.

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Abstract:
La ricerca ruota attorno all'insegnamento di Pietro di Giovanni Olivi presso lo studium di Santa Croce a Firenze, tra il 1287 e il 1289. Ricostruisce il contesto della città in cui il teologo viene inviato dal nuovo generale dell'Ordine francescano, Matteo d'Acquasparta. Vengono affrontate inoltre la conservazione della memoria oliviana e la possibile influenza della stessa nel panorama dell'immaginario politico del Trecento. The research revolves around the teaching of Pietro di Giovanni Olivi at the studium of Santa Croce in Florence, between 1287 and 1289. It reconstructs the context of the city in which the theologian is sent by the new general of the Franciscan order, Matteo d'Acquasparta. This work also discusses the conservation of the Olivian memory and the possible influence of the same in the panorama of the political imagination of the XIV century.
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ZANNI, Raffaella. "Per una storia della ballata italiana: il corpus di ballate del Palatino 418 (Banco Rari 217, BNC, Firenze)." Doctoral thesis, 2008. http://hdl.handle.net/11573/393217.

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MONDUCCI, RICCARDO. "Origine e sviluppo del disegno urbano in Italia: l’influenza di Ludovico Quaroni e Adalberto Libera negli anni dell’insegnamento alla Facoltà di Architettura di Firenze (1957 - 1962)." Doctoral thesis, 2014. http://hdl.handle.net/2158/858919.

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Abstract:
La ricerca vuole essere un contributo allo studio della nascita del disegno urbano in Italia, in particolar modo approfondendo il periodo che vide la convivenza all’interno della Facoltà di Architettura di Firenze di Ludovico Quaroni e Adalberto Libera, figure centrali nella storia dell’architettura italiana, che intrecciarono i loro percorsi didattici e personali proprio a Firenze nel quinquennio dal 1957 al 1962.Lo scopo è stato inoltre quello di ricercare l’influenza del loro insegnamento nelle generazioni successive, in particolar modo per quanto riguarda la nascita e lo sviluppo del disegno urbano come disciplina autonoma. L’ipotesi di ricerca è che il confronto tra due approcci alla dimensione urbana estremamente diversi e apparentemente in contrasto tra loro, si rivelino in realtà complementari ed entrambi necessari nella formazione di un metodo che coniughi il rigore logico della composizione architettonica allo studio dei processi complessi della città.
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BERRETTI, LUISA. "Alberigo Clemente Carlini: la formazione accademica di un frate pittore tra la Toscana e Roma a metà Settecento." Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/2158/1157063.

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Abstract:
La tesi è è incentrata sull’attività pittorica e grafica di Alberigo Clemente Carlini (Vellano, 1703 - Pescia, 1775), frate minorita pittore, allievo di Ottaviano Dandini a Firenze e di Sebastiano Conca a Roma, noto per aver dipinto tele e cicli di affreschi in varie chiese e conventi toscani dell’Ordine, e non solo, tra il terzo decennio e l’ottavo del Settecento. Sue opere si conservano a Firenze, Roma, Fucecchio, Colleviti, Livorno, Pietrasanta, Foiano e in altri luoghi della Toscana. Meno nota agli studi è la sua produzione grafica - qui ricostruita - costituita da più di quattrocento disegni assemblati sulle pagine di tre volumi (che in origine dovevano essere almeno otto) “annessi” dal frate pittore alla Libreria del Convento di San Ludovico a Colleviti e che dall’Ottocento entrarono a far parte delle collezioni del Museo Civico di Pescia, ove tutt’ora sono conservati. Nel corso delle ricerche svolte durante il primo anno di dottorato sono emerse novità tali da decidere di affrontare l’argomento con uno studio monografico, il quale non si è limitato a ricostruire la vicenda biografica ed artistica del Carlini, bensì si è allargato ad indagare la coeva committenza dell’Ordine oltre che a considerare la produzione artistica toscana e romana di quegli anni, ma anche dei maestri del passato, degli idiomi e stili differenti che fornirono stimoli e spunti creativi alla mente prensile e curiosa del Nostro. Corollario del lavoro svolto è stata anche la messa a fuoco del rinnovamento degli apparati religiosi in seguito alle canonizzazioni e beatificazioni che dal periodo barocco in poi, partendo da Roma, interessarono larga parte della Toscana, acquisizione importante di informazioni per gli studi che potrà essere sviluppata a parte su basi qui già impostate. Nello sfogliare le pagine dei volumi di Colleviti vergate di “pensieri mentali” (come li chiamava il Nostro), “disegni di naturali”, studi anatomici, spiegazioni e dimostrazioni di geometria e prospettiva, nonché illustrazioni di “stampe varie”, si comprende la complessità del pensiero che sottese alla realizzazione di tali elaborazioni grafiche. Una tale varietà di soggetti, desunti da fonti iconografiche tra le più svariate, dalle storie bibliche ed evangeliche, ai trattati di antiquaria, a quelli di anatomia, di architettura, e via dicendo, dimostra i molteplici interessi disciplinari e le colte conoscenze di colui che sino agli studi recenti è apparso quale un artista “minore”. Dallo studio svolto è invece emerso che Carlini si pone come uno dei gangli speculativi da affrontare per meglio definire nuovi stili di ricerca per rinnovare e completare gli studi relativi a questo troppo misconosciuto periodo. Un “caso di studio” ben documentabile e, a mio avviso, sintomatico delle tendenze dell’epoca di profondi cambiamenti in cui egli visse. Pare evidente, dal materiale rintracciato, che larga parte della attività di questo pittore francescano sia stata indirizzata ad un rinnovamento del modo di presentare la storia degli antichi martiri cristiani, dei santi dell’Ordine e di altri fatti salienti legati all’affermazione della fede, e ciò sembra confermare il corredo grafico di cui Carlini disponeva. Il lavoro che ho condotto mostra come il frate pittore, in un linguaggio che trae i suoi punti di forza formali dal mondo barocco, così come avvenne a Sebastiano Conca frequentato a Roma, sia riuscito a travasare alcuni elementi di filologia storico-materiale che, per il mondo religioso che serviva, erano, di fatto, una sorta di corrispettivo delle acquisizioni erudite della cultura pre-enciclopedica e pre-winckelmaniana. Tutto sembra indicare che, prima che le vittoriose armate francesi dilagassero nella Penisola dopo aver cancellato molta dell’arte religiosa della Francia di Luigi XVI, la Chiesa avesse iniziato un processo di recupero archeologizzante nell’iconografia religiosa, un processo di cui si potrà aver conferma con futuri studi se si avrà la fortuna di individuare altre figure chiave come Padre Alberigo Carlini da Vellano.
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OTTONELLI, OMAR. "Dalla storia delle istituzioni al corporativismo. La vicenda scientifica di Gino Arias (1879-1940." Doctoral thesis, 2010. http://hdl.handle.net/2158/535456.

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Abstract:
La presente tesi di dottorato mira a ricostruire, sin dagli studi giovanili che precedettero la sua laurea, l’intera vicenda scientifica di Gino Arias (1879-1940). Fiorentino, docente universitario di discipline economiche e accademico georgofilo (fu vicepresidente della gloriosa istituzione fiorentina), egli entrò nel mondo accademico come storico delle istituzioni-economiche giuridiche, per poi contraddistinguersi come celebre esponente del nazionalismo economico e, più tardi, durante il ventennio fascista, quale personalità centrale e assai influente della cultura economico-corporativa. L’opera è aperta da un’introduzione, cui segue la ricostruzione biografica – sinora inedita – delle vicende dell’autore. Il lavoro si sofferma poi su tre ampie parti, ciascuna delle quali dedicata agli indirizzi – cronologicamente susseguentisi – più cari alla ricerca del professore fiorentino, ovvero: - gli studi giovanili sulla storia delle istituzioni giuridico-economiche, che consentono ad Arias di avvicinarsi a Salvemini e con cui tenta altresì l’inserimento – poi rivelatosi fallimentare – entro il gruppo degli storici dell’Istituto di Studi Superiori di Firenze; - i lavori successivi, nei quali, sotto l’iniziale guida di Achille Loria e Maffeo Pantaleoni, Arias transita con crescente consapevolezza dagli studi storici a quelli più squisitamente economici, fino a giungere, nel clima che precedette e seguì il primo conflitto mondiale, a proporre un’articolata visione economico-nazionalista (premessa per la successiva adesione al fascismo); - gli studi sull’economia corporativa, che permettono ad Arias di affermarsi prima come autore di riferimento nel panorama della più intransigente cultura economica del regime. Ciascuna delle tre parti è chiusa da paragrafi che intendono offrire sintesi specifiche e concatenate dei tre macro-indirizzi presi in esame. Esaurisce il lavoro, infine, una nota conclusiva. Alla tesi seguono quattro appendici documentarie, dove sono pubblicati: - l’inventario dell’archivio delle carte di Gino Arias (l’organizzazione e la catalogazione dell’archivio sono state curate dallo stesso tesista); - la trascrizione delle lettere di Gino Arias con Achille Loria (il carteggio consta di 132 missive, in larga misura risalenti al 1904-19, recuperate presso l’Archivio di Stato di Torino e sinora sfuggite all’attenzione degli storici); - l’inedita bibliografia di Gino Arias, che conta 639 titoli; - la bibliografia degli scritti secondari consultati. Chiudono il lavoro l’indice dei nomi degli autori citati e il sommario.
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ROMANO, ANTONELLA. "Un contributo alla restituzione di San Lorenzo fuori le mura in Roma nelle sue due basiliche: Pelagiana e Onoriana, tesi di dottorato di ricerca in Storia dell’architettura - X ciclo - Dipartimento di Storia dell'Architettura, Restauro e Conservazione dei Beni Architettonici, Università degli Studi di Roma "La Sapienza". Deposito legale presso Biblioteca Nazionale Centrale, Roma-Firenze, IT\ICCU\CFI\0751524, p. 1-389." Doctoral thesis, 2008. http://hdl.handle.net/11573/183325.

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REGNICOLI, LAURA. "Codice diplomatico di Giovanni Boccaccio." Doctoral thesis, 2016. http://hdl.handle.net/2158/1039716.

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THAU, MARIA VITTORIA. "Restauri e restauratori. Approfondimenti sulla storia del restauro a Firenze attraverso le carte dell’Archivio Storico delle RR. Gallerie fiorentine e dell’Archivio Centrale dello Stato di Roma (1829-1892)." Doctoral thesis, 2011. http://hdl.handle.net/2158/593802.

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Cerini, Umberto. "Musica e costume liturgico in San Lorenzo e in Santa Maria del Fiore durante il Granducato di Cosimo III." Doctoral thesis, 2022. http://hdl.handle.net/2158/1262463.

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Abstract:
Il lavoro indaga sugli aspetti salienti della musica liturgica e del suo rapporto con la liturgia e la ritualità sacra nei contesti della Basilica di San Lorenzo e della Cattedrale di Santa Maria del Fiore di Firenze nei decenni a cavallo tra Sei e Settecento, ovvero gli anni del lungo governo del Granduca Cosimo III de’ Medici.
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BACCIOTTINI, FRANCESCO. "Le elezioni amministrative del 1914 e del 1920 a Firenze." Doctoral thesis, 2015. http://hdl.handle.net/2158/1001496.

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Abstract:
Questa tesi di dottorato analizza la vita politica a Firenze nella convulsa fase storica vissuta dal Paese a cavallo della prima guerra mondiale. Culla della destra nazionalista e allo stesso tempo laboratorio dell'intransigenza rivoluzionaria socialista, Firenze fu amministrata fino al termine della prima guerra mondiale dalle forze liberali sebbene sempre più incalzata dai socialisti e dalle altre componenti popolari. I cardini della ricerca sono le elezioni amministrative del 1914 e del 1920 in una città caratterizzata dal vivace scontro politico e incline ad abbracciare soluzioni estremiste. Il lavoro mira a colmare le parziali lacune esistenti nella letteratura storica di riferimento utilizzando la stampa dell'epoca, nonché documenti ufficiali e fondi d'archivio. Lo scopo di questo elaborato, in sintesi, è quello di fornire un quadro quanto più articolato possibile della vicenda politica della città nel periodo considerato. Allo stato attuale, infatti, la pur cospicua letteratura storica disponibile ha privilegiato i principali soggetti politici attivi a Firenze ma ha trascurato le forze politiche minori e il loro ruolo talora decisivo nella partecipazione o meno ad alleanze elettorali. L'angolatura elettorale amministrativa costituisce il parametro su cui si misurano tappe politiche essenziali della vicenda nazionale come l'eclissi del giolittismo e fratture come la crisi del dopoguerra con i laceranti effetti del diciannovismo, la radicalizzazione dello scontro politico e le avvisaglie del ruolo di difensore dei valori nazionali conferito al nascente fascismo. Il tutto in parallelo alla dilatazione del corpo elettorale e al compimento, nel 1919, del processo di nazionalizzazione della politica. Durante l'arco di tempo considerato Firenze si trasformò in un laboratorio sperimentale di ogni forma di estremismo politico. Non a caso la città venne messa a ferro e fuoco nel giugno del 1914 durante lo sciopero generale indetto dalla Camera del Lavoro e assistette sgomenta all'esplosione di una vera e propria guerriglia urbana nel 1920, quando dovette intervenire l'esercito per ripristinare l'ordine minacciato dai proiettili e dalle bombe degli squadristi. Le elezioni amministrative del 1914 e del 1920 si collocano in questo contesto particolarissimo i cui estremi cronologici sono la settimana rossa e il biennio rosso, manifestazioni, l'una e l'altra, di rilevanti tensioni sociali sia per la natura 'ribellista' di certi segmenti del proletariato, sia per la struttura economica della città. Caratterizzata da un tessuto sociale incentrato nell'artigianato, Firenze subì pesantemente gli effetti della crisi economica sia del periodo successivo alla guerra di Libia, sia e sopratutto nel primo dopoguerra. Il tradizionale corso politico liberale non riusciva più a dare risposte adeguate ad un popolo molto impegnato politicamente: nascevano nuovi interessi di classe e nuovi modi di interpretare la res publica. Alla continua radicalizzazione in senso rivoluzionario del PSI corrispose la nascita di organismi antibolscevichi che, grazie alle connivenze della forza pubblica, della classe dirigente, del ceto medio e al disinteresse del potere centrale, finanziarono e permisero la diffusione dello squadrismo. La tesi, articolata in cinque capitoli, è divisa in due parti dedicate alle due tornate amministrative. Ognuna di esse è introdotta dalla descrizione del contesto normativo elettorale di riferimento, cui seguono un'analisi del corpo elettorale, le rivendicazioni delle diverse categorie sociali e la descrizione della campagna politica per le elezioni nazionali che precedettero quelle amministrative (1909-1913-1919). Lo scopo è quello di rilevare l'efficacia, la penetrazione e la continuità delle politiche attivate dai partiti locali. In quest'ottica la struttura della tesi permette di studiare l'azione dei partiti attraverso l'indagine dei meccanismi di formazione della rappresentanza in relazione al contesto normativo. Inoltre, analizzando il corpo elettorale e le relative rivendicazioni, si rende possibile anche lo studio delle pratiche identitarie, delle forme di mobilitazione e di contrapposizione ed infine la capacità di permeabilità dei partiti nella comunità locale. Per comprendere quali e quanti fossero gli elettori e le relative scelte in sede elettorale, la tesi fotografa il tessuto sociale-lavorativo della città attraverso un'analisi demoscopica elaborata sulla base dei dati del Censimento della popolazione e del Censimento degli opifici al 1911 del Ministero di Agricoltura Industria e Commercio (MAIC). Il primo dei due assi portanti della tesi è costituito dalle elezioni amministrative del 1914. Al fine di presentare una ricostruzione puntuale della vicenda, alla pubblicistica di spessore più rilevante, concentrata su liberali socialisti e cattolici, si è affiancata la ricognizione attenta della stampa coeva. Sono stati consultati i quotidiani principali della città di differente orientamento politico: “La Nazione”, quotidiano dei conservatori nazionali, vicino al clerico-moderatismo; “Il Nuovo Giornale”, liberale-progressista; “La Difesa”, quotidiano socialista a carattere locale e “L'Unità, problemi di vita italiana”, anch'esso socialista ma più attivo su questioni d'interesse nazionale; “L'Unità Cattolica”, quotidiano dei cattolici intransigenti. Attraverso la stampa è stato possibile ricostruire lo scacchiere partitico della città, le strategie politiche portate avanti dai singoli partiti, i relativi statuti, i diversi programmi e i processi di formazione degli schieramenti e di selezione dei candidati. Per l'analisi dei risultati elettorali del 1914 un contributo significativo è offerto dallo studio statistico di Ugo Giusti dedicato all'elezione del consiglio comunale nel capoluogo toscano, studio in cui l'autore rilevò la difficoltà nel reperire dati ufficiali riguardo all'esito della consultazione. Giusti si occupò, tuttavia, solo dell'esito elettorale per il consiglio comunale e riportò il numero di voti riscossi complessivamente da ogni lista, cosa che non permette di comprendere fino in fondo il grado di appetibilità dei singoli candidati presentati dai vari schieramenti. Riguardo alla partecipazione elettorale, inoltre, lo statistico si concentrò solo su quella complessiva del comune, senza analizzare il differente tasso di partecipazione/astensionismo nelle varie aree della città. Per comprendere a pieno la capacità di attrazione esercitata dai diversi soggetti politici, nonché il grado di fedeltà dell'elettorato verso il proprio partito di riferimento, si è ritenuto utile verificare la percentuale di partecipazione nei quattro mandamenti urbani, unità territoriali per l'elezione dei consiglieri provinciali. Questi, infatti, erano abitati da cittadini di estrazione sociale diversificata e costituivano, pertanto, spazi socio-politici che raccoglievano interessi e aspettative differenti. In quest'ottica, l'analisi della partecipazione in un mandamento, in cui possono essere identificati interessi di classe prevalenti, può rivelarsi un indicatore attendibile per verificare il livello di gradimento di un determinato partito in relazione ad un preciso contesto economico-sociale. Per la partecipazione nei quattro mandamenti, oltre allo studio di Giusti, è stato consultato “Il Nuovo Giornale”, unica fonte che fornisce i dati necessari e l' Annuario statistico del comune di Firenze (1914). Per quanto riguarda l'elezione dei consiglieri comunali, sia nel 1914 che nel 1915 quando si tennero di nuovo le elezioni per il consiglio comunale, Maccabruni offre un quadro esaustivo su eletti, non eletti e numero di voti conseguiti. Per l'elezione dei consiglieri provinciali, invece, è stata consultata la stampa coeva. Sebbene la prima guerra mondiale non sia oggetto di questa tesi, si è ritenuto opportuno considerare le ripercussioni economico-sociali che il conflitto recò alla vita della città per comprendere le scelte fatte dal corpo elettorale in occasione delle elezioni politiche del 1919 e di quelle amministrative del 1920. Aprono pertanto la seconda parte della tesi le problematiche della riconversione industriale, del numero degli operai occupati nei relativi stabilimenti, delle condizioni lavorative e dell'incombente crisi economica. Sul clima politico fiorentino alla fine del conflitto e per descrivere lo scenario partitico nel 1919, la letteratura storica è stata affiancata da un'analisi comparata della stampa dell'epoca. Oltre ai quotidiani già citati sono stati consultati “La Libertà”, quotidiano del PPI; “L'Assalto”, inizialmente quotidiano dei futuristi, ben presto organo di stampa dei primi squadristi; “Il Giornale d'Italia”, liberale conservatore. Per introdurre la campagna delle consultazioni amministrative del 1920 si è proceduto col descrivere la stratificazione sociale degli elettori e le rivendicazioni portate avanti nel territorio fiorentino nel periodo precedente le elezioni. Per le occupazioni delle fabbriche, dei campi e sulla reazione del padronato si è fatto riferimento alla pubblicistica più significativa. Di scarso aiuto è invece risultata la consultazione della corrispondenza del cardinal Mistrangelo, reperita presso l'Archivio Diocesano di Firenze. Sia per la cronaca dei tragici accadimenti fiorentini che nell'agosto del 1920 accesero un clima elettorale già teso, cioè l'esplosione della polveriera di San Gervasio e la manifestazione socialista in cui la polizia uccise tre operai, sia sulla formazione degli schieramenti per le elezioni amministrative del 1920 che sulla guerriglia urbana successiva alla consultazione, la pubblicistica disponibile in materia è stata arricchita dalla consultazione della stampa dell'epoca e da fondi archivistici. Per l'Unione Politica Nazionale (UPN), oltre alla letteratura di riferimento e ai quotidiani precedentemente citati, sono stati consultati autori fascisti quali Banchelli, Frullini, Piazzesi e i periodici “L'Arolotto”, settimanale de “La Pagina Fiorentina”; “La Pagina Fiorentina”, quotidiano vicino all'UPN; “La Voce”, rivista di cultura e politica. La consultazione del fondo Orvieto, conservato presso l'archivio contemporaneo “Alessandro Bonsanti”, Gabinetto G. P. Vieusseux, ha permesso di integrare le conoscenze già acquisite sul ruolo ricoperto dall'UPN nella campagna elettorale. I documenti là esaminati hanno reso possibile ricostruire la fitta rete di finanziamenti erogati dall'Unione Politica Nazionale ai partiti aderenti. Per il partito popolare la pubblicistica di riferimento è stata affiancata dalla consultazione di periodici già citati e da “L'idea Popolare”, giornale locale del PPI fiorentino pubblicato a ridosso delle elezioni e “L'Ora Nostra”, quotidiano cattolico. Si sono rivelati utili alla comprensione del clima elettorale e delle convulse giornate che seguirono alla consultazione del 1920 i periodici precedentemente citati e il quotidiano fascista “La Sassaiola”. Come per le elezioni del 1914, Giusti offre un contributo significativo per la ricostruzione dell'esito elettorale del 1920. Tuttavia, anche in questo caso lo statistico fiorentino si occupò della sola elezione per il consiglio comunale riportando i voti riscossi complessivamente da ogni lista ma non dai singoli candidati. Riguardo alla partecipazione elettorale lo studio fa riferimento nuovamente a quella complessiva nel comune di Firenze senza considerare i singoli mandamenti. Come per la tornata elettorale amministrativa precedente, quindi, si è proceduto alla consultazione della stampa coeva per ricostruire l'affluenza nei diversi mandamenti, riportare i voti riscossi dagli eletti in consiglio comunale e in quello provinciale. Per l'elezione del sindaco sono stati consultati gli Atti del consiglio comunale (1920), reperiti presso l'archivio storico del comune di Firenze.
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Sarno, Giulia. "Trent'anni di ricerca musicale a Firenze: storie e progetti intorno all'archivio di Tempo Reale." Doctoral thesis, 2022. http://hdl.handle.net/2158/1266101.

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Abstract:
La ricerca dottorale di Giulia Sarno è dedicata alla valorizzazione del patrimonio archivistico del centro di ricerca, produzione e didattica musicale Tempo Reale, fondato a Firenze da Luciano Berio nel 1987. La tesi si apre con una Premessa in cui sono esplicitati oggetto, obiettivo generale, afferenza disciplinare e struttura complessiva della tesi; segue una Introduzione in cui è ripercorso lo stato dell’arte e sono chiarite le scelte per quanto concerne la selezione e l’uso delle fonti, le metodologie privilegiate, gli obiettivi specifici e il piano dettagliato dell’elaborato. Questo si dispone in due sedi: una dissertazione che ripercorre in quattro capitoli la storia di Tempo Reale (le vicende istituzionali, gli assetti operativi, le attività svolte); e una sezione digitale in cui prende corpo una strategia di “attivazione” del patrimonio archivistico. La ricerca storica si è sostanziata da un lato in un’indagine capillare applicata al patrimonio documentale inedito conservato presso Tempo Reale e presso altri fondi archivistici, pubblici e privati; dall’altro, nel dialogo con circa quarantacinque testimoni e protagonisti della storia del Centro. Per altro verso, l’implementazione del progetto di attivazione digitale del patrimonio ha permesso di mettere a fuoco le strategie più opportune per la sua valorizzazione e salvaguardia, dando anche avvio a una serie di iniziative concrete.
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ROMANO, ILENIA MARIA. "Pressione turistica sul Centro Storico di Firenze - sito UNESCO. Un modello per la valutazione dell'impatto percettivo." Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/2158/1084842.

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Abstract:
La ricerca si inserisce nel più generale ed ampio dibattito sullo sviluppo turistico sostenibile e, in particolare, sugli impatti che la pressione turistica genera nelle città d’arte. Le città d’arte sono il più chiaro esempio delle molteplici sfaccettature della diversità del Patrimonio storico-culturale italiano, questo le rende inevitabilmente molto complicate da gestire e richiede adeguati strumenti di management integrato per la conservazione del loro Paesaggio Storico Urbano. A maggior ragione poiché, a dispetto del difficile momento economico e storico-politico, la domanda turistica continua a crescere e in Italia la componente prevalente è quella del turismo culturale che investe soprattutto i centri storici delle città d’arte. La ricerca rivolge la sua attenzione al Centro Storico di Firenze che dal 1982 è stato inserito nella lista del Patrimonio Mondiale e la cui gestione deve basarsi sulla Convenzione Internazionale per la tutela del Patrimonio Culturale e Naturale adottata durante la Conferenza Generale dell’UNESCO. Il sito si è dotato di un Piano di Gestione, appena aggiornato (gennaio 2016) che richiede il monitoraggio relativo a cinque principali minacce rilevate nell’ultimo Rapporto Periodico sullo stato di conservazione e di gestione del sito rispetto alla sua integrità. Il turismo e le criticità generate dai suoi impatti sono una delle cinque minacce. Ogni preoccupazione si muove, però, parallelamente alla certezza assoluta che il turismo sia per Firenze una delle principali fonti di ricchezza culturale, economica e sociale. La ricerca si propone di fornire un contributo metodologico e conoscitivo nell’ottica della progettazione ambientale, nel caso specifico oggetto di studio e generalizzabile ad altri casi, in termini concreti e innovativi attraverso la definizione di possibili azioni, la cui significatività è stata verificata con investigazioni dirette sul campo, che permettano di relazionare la conoscenza di dati quantitativi e qualitativi riferiti ai flussi turistici, alle modalità di utilizzo degli spazi pubblici urbani da parte dei turisti, e alla percezione conseguente della qualità ambientale di tali spazi. Questo al fine di individuare la rilevanza dei fattori di rischio e di degrado connessi alla pressione turistica e di monitorare e preservare le qualità che costituiscono il Patrimonio stesso in accordo con i principi dell’Heritage Impact Assessment e in relazione alla possibilità di definire la capacità di carico turistico della destinazione. La ricerca si prefigge di elaborare un modello di supporto decisionale, nel quale far convergere il quadro conoscitivo elaborato attraverso indicatori dell’impatto percettivo della pressione turistica nel Centro Storico di Firenze. Lo strumento si compone di mappe che rappresentano gli indicatori elaborati studiando fattori di pressione, di stato e di impatto secondo quanto percepito dalla comunità locale e di una piattaforma di web mapping visualizzabile online per la gestione integrata e partecipata. Il modello è pensato per inserirsi nel monitoraggio previsto dal PdG al fine di attuare possibili sistemi di gestione controllata, di supportare la definizione di strategie per il decentramento dei flussi turistici, di diminuire la pressione turistica e gli impatti generati sugli utenti della città. Il modello mira, anche, a far dialogare i vari specialisti e i soggetti interessati fin dalle prime fasi del processo progettuale riducendo, poi, l’arbitrarietà delle scelte e aiutando a definire schemi d’azione condivisi.
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branchi, maddalena. "Rielaborazioni in stile e "coraggiosi restauri" tra Ottocento e Novecento. Indagine storica e studi diagnostici per il restauro del complesso monumentale della SS. Annunziata di Firenze." Doctoral thesis, 2022. https://hdl.handle.net/2158/1287677.

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Abstract:
In the period identified from the second half of the 19th century to the second half of the 20th century, a tendency to reconsider monuments with the evocative values of their origins, altering their figurative, material and structural characteristics can be found in some restorations. The interest of this research is to offer a documentary study of the restoration experiences carried out between 1850 and 1970 in the case study of the historic complex of the SS. Annunziata in Florence. Two study areas were identified for the historical complex, divided into two distinct research itineraries: the monumental entrance to the complex with the Oratory of S. Sebastiano and the Greater cloister (Chiostro Grande) of the convent. The study was conducted by proceeding from the historical investigation, conducted on the published literature for events from the 13th to the 18th century, and through archive research for the chronological interval from 1750 to 1970. Some of the conservation problems encountered on the monument were investigated using non-invasive diagnostic tools, which allowed the qualities of the structures and materials of the architecture to be examined in depth. In order to better understand the working methods of 19th and 20th century restorers, the first part of the research examined some interventions by two leading figures in Florentine monumental restoration, Luigi del Moro (1845-1897) and Guido Morozzi (1909-2003), who were also the authors of some of the interventions carried out at the SS. Annunziata. The research has clarified some fundamental passages in the construction history of the complex, highlighting new characterisations of the contemporary monument whose forms are also the result of nineteenth- and twentieth-century visions. Furthermore, the thesis aims to highlight the critical issues related to the operational methods of restoration and the prospects of an integrated and multidisciplinary approach that is now considered indispensable for architectural restoration.
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LOPEZ, GARCIA ANTONIO. "Las estructuras de la Piazza della Madonna di Loreto (Roma): ¿El Athenaeum de Adriano?" Doctoral thesis, 2014. http://hdl.handle.net/2158/856101.

Full text
Abstract:
Italiano: A partire dal 2007, nell’area di Piazza Venezia a Roma, sono stati realizzati alcuni sondaggi archeologici per la costruzione di una stazione per la Linea C della metropolitana. Nel sondaggio S14, quello realizzato nella Piazza della Madonna di Loreto, sono state trovate una serie di strutture appartenenti a diversi periodi storici:dal periodo tardo-repubblicano all’età moderna. Le strutture, appartenenti all’età adrianea, hanno aperto un intenso dibattito tra gli studiosi poiché i tecnici della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma hanno proposto l’identificazione di queste strutture con quelle dell’Athenaeum dell’imperatore Adriano, un’istituzione accademica a noi nota grazie alle fonti letterarie. Purtroppo le scarse fonti a nostra disposizione, relative a questa istituzione, non hanno permesso fino ad ora di proporre un’ubicazione per l’Athenaeum di Adriano. Español: A partir del 2007, en el área de la Piazza Venezia en Roma, se realizaron una serie de sondeos arqueológicos para la construcción de una estación para la Línea C del metro. En el sondeo S14, realizado en la Piazza della Madonna di Loreto, se han encontrado una serie de estructuras pertenecientes a diversos periodos de la historia: desde el periodo tardo-republicano a la Edad Moderna. Las estructuras pertenecientes a la época adrianea han abierto un intenso debate entre los estudiosos, pues los técnicos de la Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma han propuesto la identificación de estas estructuras con las del Athenaeum del emperador Adriano, una institución académica conocida gracias a las fuentes literarias. Por desgracia, la ausencia de fuentes a nuestra disposición relativas a esta institución, no han permitido hasta ahora proponer una ubicación para el Athenaeum de Adriano. English: Since 2007, in the area of ​​the Piazza Venezia in Rome, a series of archaeological surveys for the construction of a station for Metro Line C were performed. In the survey S14, conducted in the Piazza della Madonna di Loreto, found a number of structures belonging to different periods of history from the late-Republican period to the Modern Age. The structures belonging to the Hadrian era have opened an intense debate among scholars, because technicians from the Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma have proposed the identification of these structures with the Athenaeum of Emperor Hadrian, an academic institution known through literary sources. Unfortunately, the absence of sources at our disposal concerning this institution have not allowed yet to propose a location for Hadrian's Athenaeum.
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