Dissertations / Theses on the topic 'Storia dello spettacolo'

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Mascardi, Chiara <1982&gt. "Il teatro anatomico nella cultura moderna. Storia e storie di teatro, scienza, arte e società." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/3955/1/mascardi_chiara_i_teatri_anatomici_nella_cultura_moderna.pdf.

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Mascardi, Chiara <1982&gt. "Il teatro anatomico nella cultura moderna. Storia e storie di teatro, scienza, arte e società." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/3955/.

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3

Gueli, Rosamaria <1992&gt. "La Sagra del Mandorlo in Fiore: Tradizione, Storia, Innovazione." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14370.

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Abstract:
La tesi mira ad analizzare una delle migliori rappresentazioni della tradizione siciliana nel mondo: “La Sagra del Mandorlo in Fiore”, festa popolare della provincia di Agrigento dal 1934. Nata con l'obiettivo di festeggiare la primavera insolitamente precoce della città con la fioritura dei mandorli, oggi è volta anche a diffondere e promuovere il folklore, come elemento unificante tra i diversi popoli. Con questo elaborato si propone un'analisi contestualizzata della Sagra del Mandorlo, oggi denominata "Mandorlo in Fiore", in ogni sua sfaccettatura, partendo da un'introduzione storica, elemento caratterizzante, ci si sposta all'evoluzione delle organizzazioni, agli enti e all'organigramma, analizzando una delle edizioni più recenti. Dopo un'accurata revisione, difatti, si è potuto constatare un depauperamento della Sagra del Mandorlo in Fiore e un suo successivo cambio di direzione, ma anche della poca rilevanza che questi eventi purtroppo ad oggi ricoprono.
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4

Stancanelli, Silvia <1994&gt. "Viaggio tra le Arti. I Concerti del Tempietto fra musica, storia e archeologia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21526.

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Abstract:
Questo lavoro si propone di fornire un'analisi dell'attività dell'Associazione Culturale il Tempietto, che opera in una importante città ricca di arte e storia come Roma. Il primo capitolo analizza la struttura e la storia del Teatro Marcello di Roma, andando a studiare il cambiamento del Teatro durante le epoche, per arrivare ai restauri avvenuti nel Novecento, gli ultimi anni 1980-2001, quando l’Associazione Il Tempietto ha iniziato a organizzare concerti alle pendici del Teatro. Nel secondo capitolo scopriamo la storia dell’Associazione Culturale Il Tempietto e la sua attività annuale. Il terzo capitolo si concentra nello specifico sui due Concerti di Pasqua e Pasquetta, rispettivamente del 17 e 18 aprile 2022, analizzando le varie fasi di organizzazione di uno spettacolo. L’ultimo capitolo riflette sulle criticità e i punti di forza di questi interventi culturali all’interno di una città metropolitana. ​
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5

Ferronato, Silvia <1989&gt. "Storia di un allestimento teatrale: "La coscienza di Zeno" di Maurizio Scaparro, presso il Teatro Salieri di Legnago." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3365.

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Abstract:
La mia tesi consiste nell'analisi dell'iter organizzativo dello spettacolo teatrale "La coscienza di Zeno", diretto da Maurizio Scaparro. Essa si basa sullo studio delle tre fasi di creazione dell'evento (l'ideazione del progetto, gli aspetti economico-amministrativi e quelli relativi alla produzione) effettuato osservando in prima persona i processi di realizzazione e messa in scena dello spettacolo, raccogliendo informazioni, intervistando il regista, lo scenografo, la costumista, i tecnici e l'amministratore di compagnia.
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6

Gaudenti, Lorenzo <1994&gt. "“Yo Soy Maria” Storia e produzione dell’opera "Maria de Buenos Aires" presso il Teatro dell’Opera Giocosa di Savona." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/20792.

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Abstract:
La tesi parla della produzione, presso il Teatro dell'Opera Giocosa di Savona, dell'opera "Maria de Buenos Aires" di Astor Piazzolla. Nel primo capitolo si esamina la vita dell'autore Astor Piazzolla, del librettista Horacio Ferrer, per poi passare alla storia del Tango e infine alla descrizione dell'opera in questione. Nei capitoli successivi viene raccontata la storia del Teatro dell'Opera Giocosa, vengono descritte le sedi presso le quali tiene i propri spettacoli e si analizzano le azioni che l'ente svolge per portare avanti la propria attività, ad esempio la ricerca di finanziamenti privati, le domande da presentare al ministero comprensive di bilanci, budget e programmi artistici e infine i progetti in cantiere. Proseguendo si passa a descrivere nel dettaglio ogni aspetto della produzione vera e propria dell'opera, sia dal lato economico, burocratico e organizzativo, parlando ad esempio del budget, del marketing, dei contratti, della coproduzione e del piano sicurezza, sia dal lato tecnico-artistico, analizzando ad esempio l'impianto luci, i costumi e le prove. L'elaborato è corredato da documenti e dati ufficiali forniti dal Teatro dell'Opera Giocosa oltre che da interviste e fotografie, entrambe eseguite sul posto dal tesista durante l'allestimento dello spettacolo.
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7

Huang, Xiao <1987&gt. "Forme (形 XING) e Visioni (象 XIANG): Nuove prospettive di ricerca per una storia comparata della Screendance in Europa e in Cina." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022. http://amsdottorato.unibo.it/10087/1/Tesi%20def_Xiao%20Huang.pdf.

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Abstract:
La presente tesi si propone di trattare il soggetto della screendance, giovane disciplina in continua definizione nata combinando cinema e coreografia, da una prospettiva alternativa, coerente con le ultime trasformazioni sociali. La ricerca, suddivisa in quattro parti, inizia da una ricognizione critica sulla terminologia utilizzata per indicare la screendance nel suo sviluppo storico in Europa e in Cina durante il XX secolo. Adoperando una metodologia basata sugli strumenti della storiografia comparativa, vengono utilizzati come chiavi di lettura i due concetti taoisti di xiang o visione e xing o forma, l’uno riferito al contesto culturale, storico e artistico di una data società umana in un dato periodo storico, e l’altro alludente alle forme artistiche specifiche definite da quei principi. Nel focalizzarsi sul confronto tra i differenti sviluppi della screendance nel corso del XX secolo in Europa e in Cina, nella seconda parte, la tesi affronta una comparazione diacronica delle trasformazioni di xiang delle due aree geografiche, insieme a una comparazione sincronica delle xing, rendendo più evidenti analogie e divergenze di numerosi case studies occidentali e cinesi.  Uno sguardo sul panorama europeo, attento alle differenze nella disseminazione della screendance attraverso i festival in Gran Bretagna, Francia, Belgio e Italia, costituisce il focus della terza parte. Con la quarta ed ultima parte, la tesi riserva ampio spazio alla disamina della situazione contemporanea della screendance, seguendone la diffusione negli ultimi quattro decenni attraverso i festival e, più recentemente, i nuovi canali social di creazione e condivisione di contenuti video, e prospettando un futuro in cui la realtà della screendance europea e quella cinese potranno confrontare le proprie identità culturali. Il ricco apparato documentario include un elenco dei festival di screendance europei e cinesi, e una serie di interviste inedite ai maggiori operatori e professionisti del settore, italiani ed europei.
This thesis aims to deal with the subject of screendance from an alternative perspective, consistent with the latest social transformations. The research, divided into four parts, begins with a critical review of the terminology used to indicate screendance in its historical development in Europe and China during the twentieth century. Using a methodology based on the tools of comparative historiography, the author uses the two Taoist concepts of xiang or vision and xing or form as keys, one referring to the cultural, historical and artistic context of a given human society in a given historical period , and the other alluding to the specific artistic forms defined by those principles. The second part is focused on the comparison between the different developments of the screendance during the twentieth century in Europe and China, and deals with a diachronic comparison of the xiang transformations of the two geographical areas, together with a synchronic comparison of the xing, making more evident analogies and divergences of numerous Western and Chinese case studies. A look at the European panorama, attentive to the differences in the dissemination of the screendance through the festivals in Great Britain, France, Belgium and Italy, constitutes the focus to the third part. With the fourth and last part, the thesis reserves ample space for the examination of the contemporary situation of screendance, following its diffusion in the last four decades through festivals and, more recently, the new social channels for creating and sharing video content, and envisaging a future in which the reality of the European and Chinese screendance will be able to compare their own cultural identities. The rich documentary apparatus includes a list of European and Chinese screendance festivals, and a series of unpublished interviews with the major operators and professionals in the sector, both Italian and European.
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8

FAUSTINI, Piero. "La cucina dello spettacolo Forme drammatico–musicali di transizione nei libretti dell’opera italiana postunitaria." Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2010. http://hdl.handle.net/11392/2389183.

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Abstract:
The traditionally so–called ‘transitional’ period of italian melodramma, roughly corresponding to the decades of 1870s and 1880s, saw also wide transformations in its relationship with the librettos, their creation and their form. Changes happened also in the status of the libretto and of the librettist among the new publishing industry, in their stength ratio with the music and the musician and in their related production modalities, as in the specific examples of librettists Angelo Zanardini and Carlo D’Ormeville. Great importance was to be found in new poetry configurations in the domain of meter, of ‘liricity’ and of solo, duo and collective singing forms and in ‘metasinging’ prescription.
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9

Urban, Sara. ""Fino a che farò l'artista, sarò anche attrice". Uno studio sulla prassi teatrale di Adelaide Ristori." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2013. http://hdl.handle.net/11577/3423447.

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Abstract:
«As long as I am an artist, I will also be an actress». A study of Adelaide Ristori’s stage practice This dissertation investigates the stage practice of nineteenth-century star actress Adelaide Ristori: it aims at reconstructing both her working method and her acting style and at identifying, as a final and “open” conclusion, those features of her practice as a stock company stage manager that can be considered as signs of a progress towards modern stage direction. Several sources have been employed; the archival research took place mainly at Museo Biblioteca dell’Attore in Genova, holding a precious and considerable collection devoted to Adelaide Ristori (Fondo Ristori). Starting from some considerations about the little documented beginnings of Adelaide Ristori’s career in her artistic family, the first part of this dissertation reconstructs the working method the actress accurately practised in the years of her artistic maturity. Adelaide Ristori was an innovative actress. Every performance of hers was founded on the study of many sources – dramatic, literary, figurative – and on a double approach to the character, i.e. a rational and cognitive and an empathic approach. The artist then built her part upon two scores she worked out from such premises, that is to say a vocal and a physical score. These were the basis of the precise reconstruction of the emotional journey of the character she was to interpret, and of the connection between the actress’ body and the psychological motivation of the character. The actress worked out this complex construction of the part thanks to her constant concentration and the power of her stage presence. Every detail in the performance was carefully selected and built in an actorial work whose cornerstones were verisimilitude, formal restraint, a refined explication of the dialectic relation between the inner and outer self, the respect for the playwright’s intents and the individuation of the core motifs in the play allowing for the communication of ethical and poetical values. The ethical and educative value of the theatre was of primary importance in Adelaide Ristori’s theatrical history: through her artistic work she meant to embody a model enhancing the cultural and social re-evaluation of the theatre. She also wanted to represent and advertise a new image of the actor and above all of the actress as a virtuous being, an emblem of a profession worthy of being appreciated both on a human and on an artistic level. To promote these values on the stage, Adelaide Ristori included metatheatrical pieces in her repertoire; the leading characters of these plays are actresses whose parts – true manifestos of her poetics – voice her very idea of the theatre and art. The French plays we analyse in the second part of this dissertation are emblematic examples: Adriana Lecouvreur by Eugène Scribe and Ernest Legouvé and Béatrix ou La Madone de l’Art by Ernest Legouvé. In both cases we delineate the history of the play and we try to reconstruct – as far as possible – Ristori’s performance, mainly referring to the relevant promptbooks and the plentiful articles held in the Ristori Fund. As a conclusion, we offer some considerations on Ristori’s ensemble work with her company, the Compagnia Drammatica Italiana. An actress who fixed both her individual interpretation and the whole performance that she directed in a definite form, Adelaide Ristori appears as the emblem of an innovative conception of theatrical performance as a consistent and composite artistic event; in such work she played the role of an actress-manager who could guarantee aesthetic and poetical consistency, foreshadowing in some aspects the art of modern stage direction in Italy.
«Fino a che farò l’artista, sarò anche attrice». Uno studio sulla prassi teatrale di Adelaide Ristori La ricerca è incentrata sullo studio della prassi scenica della Grande Attrice ottocentesca Adelaide Ristori e si propone di definire concretamente il metodo di lavoro e lo stile attorale dell’interprete e di enucleare, quale ipotesi conclusiva e “aperta”, gli aspetti della sua pratica capocomicale come presagi di un approccio preregistico allo spettacolo teatrale. Le fonti utilizzate sono state molteplici e le ricerche d’archivio si sono svolte principalmente al Museo Biblioteca dell’Attore di Genova dove è conservato il ricchissimo Fondo Adelaide Ristori. Nella prima parte del lavoro, partendo da alcune riflessioni sulle origini assai poco documentate della carriera di Adelaide Ristori figlia d’arte, si è giunti alla delineazione del metodo di lavoro praticato, con precisione e minuzia, negli anni della maturità artistica. Attrice innovativa rispetto al passato, Adelaide Ristori basa ogni sua interpretazione sullo studio del testo e di svariate fonti (teatrali, letterarie, figurative) e su un doppio percorso di avvicinamento al personaggio, razionale-conoscitivo ed empatico. L’artista giunge poi ad un’elaborazione scenica dell’interpretazione fondata sulla definizione di una duplice partitura vocale e fisica, sulla quale si innesta una ricostruzione precisa del percorso emotivo del personaggio basato sull’organicità fra corpo e motivazioni psicologiche e sorretto – al momento dell’esecuzione – dalla costanza della concentrazione e dalla forza della presenza scenica. Tutto è scelto e costruito entro un lavoro attorico che deve rispondere ai criteri di verosimiglianza, misura formale, raffinata esplicazione della dialettica interno-esterno, adesione alla voce del drammaturgo, individuazione dei motivi d’interesse del testo per la comunicazione di valori etici e poetici personali. La valenza etica ed educativa del teatro è parte integrante della storia di Adelaide Ristori, tesa ad incarnare con il proprio operato artistico un esempio di rivalutazione culturale e sociale del teatro stesso. A ciò si accompagna il desiderio di proporre una nuova immagine dell’attore, e soprattutto dell’attrice, quale figura portatrice di valori morali, emblema di un mestiere degno di riconoscimento umano e artistico. Per affermare tali istanze ideali, Adelaide Ristori inserisce nel suo repertorio testi metateatrali con al centro parti di attrici che possono essere considerate “manifesti” della sua visione del teatro e dell’arte. Tra i casi più emblematici, vi sono due opere francesi, analizzate nella seconda parte di questo lavoro: Adriana Lecouvreur di Eugène Scribe ed Ernest Legouvé e Béatrix ou La Madone de l’Art di Ernest Legouvé. Per entrambi, si è delineata la storia dello spettacolo e si è tentato di ricostruire l’interpretazione del personaggio, in particolare mediante l’analisi dei copioni e dei ritagli stampa del Fondo Ristori. In conclusione, si sono proposte alcune riflessioni sul lavoro della Grande Attrice all’interno dell’ensemble della sua Compagnia Drammatica Italiana. Attrice che formalizza la propria performance individuale e analogamente l’intero spettacolo di cui è responsabile e “direttrice artistica”, Adelaide Ristori sembra infatti essere l’emblema di una innovativa concezione dello spettacolo come evento artistico coerente e composito, per la creazione del quale emerge la necessità di una guida capace di garantire uniformità estetica e poetica alla rappresentazione teatrale e tale da essere l’espressione di una interessante tensione preregistica.
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VERGA, DAVIDE. "MUSICHE DI SCENA E TEATRO DI REGIA. FIORENZO CARPI E GLI SPETTACOLI GOLDONIANI DI GIORGIO STREHLER." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2012. http://hdl.handle.net/2434/202740.

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Abstract:
Sound design is an essential part of contemporary theatre, despite the lack of studies devoted to musical scores in theatrical plays. Since the early 20th century, music has become an unavoidable element (as well as set pieces, costumes etc.), of the 'text' of the play, contributing to its sense and its global reception. This is why it doesn't come as a surprise that Fiorenzo Carpi - the well trained composer who started to collaborate with Piccolo Teatro in Milan since the very beginning of its activity - is considered one of Giorgio Strehler's closest partners. Over the years, the director has often mentioned the crucial importance of Carpi's work in his letters and interviews. The real impact of Carpi's contribution however, can be measured directly in the text. The study analyzes Carpi's work, attending in a particular way to those plays of Goldoni directed by Giorgio Strehler, mise-en-scenes that were fundamental in the Piccolo Teatro's history e with whom the director focused what is called his 'poetical realism', which uses music to convey an universal meaning from the realistic object. The musical production follows, through the time, the different readings of the director; now music is connected to the movement, now it creates spaces. Moreover, form such mise-en-scenes it rises the muscian's and director's vision of the Eighteenth Century world. To deepen that main theme, this study has broaden to the analysis of musics composed by Carpi for other theatrical plays or else movies related that same century. First by the original autographic scores by Fiorenzo Carpi, held in the Piccolo Teatro Historical Archive, then by analyzing 'secondary' sources such as press reviews, TV videos, tapes, photographs, programmes or playbills, the study tries to explain the complex double paternity of the music, child of the composer and of the director, a music, whose sense is realized only in the synthesis of the staging.
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FRATTALI, ARIANNA. "La drammaturgia fra letteratura e musica nel Settecento: figure femminili nei salotti lombardo veneti." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2010. http://hdl.handle.net/10280/750.

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Abstract:
La tesi ricostruisce il ruolo della figura femminile nel salotto settecentesco in area lombardo-veneta per quanto concerne il rapporto fra teatro musica e letteratura. Lo studio si concentra su quattro figure femminili in particolare: Francesca Manzoni, Luisa Bergalli, Maria Teresa Agnesi e Paolina Secco Suardo.
The thesis reconstructs the role of the female figure in the XVIII century salon in the lombardo-veneto area regarding the relationship between music, theatre and literature. The study focuses on four female figures: Francesca Manzoni, Luisa Bergalli, Maria Teresa Agnesi e Paolina Secco Suardo
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FRATTALI, ARIANNA. "La drammaturgia fra letteratura e musica nel Settecento: figure femminili nei salotti lombardo veneti." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2010. http://hdl.handle.net/10280/750.

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Abstract:
La tesi ricostruisce il ruolo della figura femminile nel salotto settecentesco in area lombardo-veneta per quanto concerne il rapporto fra teatro musica e letteratura. Lo studio si concentra su quattro figure femminili in particolare: Francesca Manzoni, Luisa Bergalli, Maria Teresa Agnesi e Paolina Secco Suardo.
The thesis reconstructs the role of the female figure in the XVIII century salon in the lombardo-veneto area regarding the relationship between music, theatre and literature. The study focuses on four female figures: Francesca Manzoni, Luisa Bergalli, Maria Teresa Agnesi e Paolina Secco Suardo
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AVANZINI, SUSANNA. "LA FUNZIONE DELLA MUSICA NEL TEATRODANZA DI SASHA WALTZ E PINA BAUSCH." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2013. http://hdl.handle.net/2434/222405.

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Abstract:
The goal of this project is to re-examine the relationships between movement and musical form in contemporary dance theatre, placing the focus of our analysis on the reception that is on the global effect of spectacle. The focal point of romantic ballet was dancers virtuosity, that’s why – grounding on some “low quality” scores – ballet music wasn’t considered as dignified as absolute music, wrongly so. At the beginning of 20th century, esthetical, technical, historical and sociological factors determined a turning point, which, instead, allowed gestures to express the affects: Körperkultur, a tradition that comes from the Delsartian theory, permitted dance to acquire expressive sense. Starting from Rudolf Laban, dance becomes an independent art form, concentrating on bodily expression: music was no more the inspirer of the movement, but becomes a sort of “external entity”, giving it only time and rhythmic limits. In the first chapter we contemplate the historical premises, together with the dancers and choreographers – such as Isadora Duncan, Mary Wigman, Loïe Fuller, Ruth St. Denis, Kurt Joos and Valentine de Saint-Point – who led off the development of modern dance in Europe. They prepared the grounds for the different dance theatre conceptions to come: dance theatre is a form of performance, in which dance, words, gestures and movement coexist, as well as music, which – as stated by Pina Bausch, the “inventor” of this kind of performance – is a very important component of the dance spectacle. This project will examine exclusively the production of two choreographers, Pina Bausch and Sasha Waltz, who is viewed by some scholars in a way the heiress of the former. We will take into account only some pieces of their whole production: for Bausch Orpheus und Eurydike, (one of her first creations) Kontakthof in the three 1978, 2000 and 2008 versions and Vollmond, one of her last pieces. We didn’t choose Waltz’ more abstract creations, but those of her last periods, on classical music, namely Dido and Aeneas, insideout and Jagden und Formen. Confronting the different musical demands of both choreographers and the way they built the movement sequences, in chapter 4 to 9 we will analyse piece by piece the musical score and the choreography, trying to discover how the relationships between music and movement develop in the spectacles taken into consideration: in opera as well as in non-narrative performances. As a methodological basis in comparing those structures, we will use the principles given by Paul Hodgins and Stephanie Jordan. Exposed in chapter three, the global significance, which is produced by the interaction between music and dance will then be analysed according to the audiovisual studies of Nicholas Cook.
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Skalovska, Elisaveta. "La coppia nel tango argentino fra tradizione e palcoscenico." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/10612/.

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Abstract:
Questo studio cerca di individuare e descrivere gli elementi che contraddistinguono la coppia del tango dal punto di vista coreografico e strutturale e vedere in che modo questi fondamenti vengono trasposti sul palcoscenico. Come introduzione viene presentato il percorso della coppia lungo la storia approfondendo i rapporti e le influenze reciproci fra il ballo e i diversi contesti sociali e norme di tipo morale dei singoli momenti storici. Viene affrontata anche la dimensione tecnica del ballo e i codici che la governano attraverso le testimonianze di consolidati ballerini e maestri della generazione attuale e quelle precedenti. In conclusione vengono fornite le analisi di tre spettacoli teatrali prodotti da quattro coreografi diversi che mettono in chiaro gli approcci distintivi nella rappresentare scenica del tango e nel suo utilizzo come linguaggio teatrale.
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Brotto, Giacomo <1990&gt. "Lo spettacolo della morte." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13489.

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Abstract:
Con la prima età moderna la pena di morte si impone a livello esteriore come un vero e proprio spettacolo. La cerimonia appare e si configura come un vero e proprio rito sacrificale con diversi significati e funzioni. La pena capitale in età moderna sembra essere una forma di sacrificio umano tollerabile e anzi esaltata.
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BARBATO, CRISTINA. "ROSSINI SERIO ET LA REGIA CRITICA EN ITALIE: RONCONI, PIZZI, PIER'ALLI." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2013. http://hdl.handle.net/2434/219981.

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Abstract:
Il nostro lavoro di ricerca ha come oggetto lo studio della regia contemporanea delle opere serie di Rossini, un repertorio a lungo dimenticato e sottovalutato a beneficio del repertorio buffo del compositore stesso, e che, dagli anni Ottanta del ventesimo secolo, ha ritrovato il suo spazio sulle scene dei principali teatri e festival italiani e stranieri. Se le opere serie di Rossini sono state rivalutate positivamente dalla critica e dal pubblico, lo si deve ad un’intensa operazione di ricostituzione filologica degli spartiti rossiniani, dovuta alla volontà dei dirigenti della Fondazione Rossini - l'ente che si occupa del patrimonio del compositore - e alla creazione del Rossini Opera Festival, che ha come obiettivo la trasposizione scenica delle opere rossiniane riscoperte nella loro versione musicale originale. In alcuni casi, il recupero di opere dimenticate ha avuto un successo sporadico, la riscoperta rossiniana si è invece rapidamente imposta come un fenomeno solido e durevole, che ha ricevuto un tale consenso che i critici lo hanno denominato Rossini-Renaissance. Si può effettivamente considerare che quella del compositore di Pesaro sia una vera e propria resurrezione, nella misura in cui il lavoro svolto in questo ambito dai musicologi ha dato vita a un interesse crescente verso questo vasto settore della produzione rossiniana, da parte del pubblico, della critica, e in particolare dei registi, che hanno svolto un ruolo molto importante in questo processo. La nostra tesi discute, infatti, l'affermazione della mancanza di drammaticità e di spettacolarità di cui è stata accusata questa parte del repertorio rossiniano, e si propone di analizzare la sua capacità di essere messa in scena. Con questo obiettivo, abbiamo analizzato la relazione che questo specifico repertorio intrattiene, in generale, con regia contemporanea e, in particolare, con la lettura scenica proposta in Italia dalla linea interpretativa comunemente chiamata “regia critica”. Nata negli anni Cinquanta, essa consiste, per citare la definizione data da Giorgio Strehler, in una “interpretazione dello spirito” che ha presieduto alla genesi drammatico-musicale e alla creazione scenica dell’opera, filtrato attraverso lo sguardo del regista contemporaneo. È importante notare che la “regia critica” non deve essere considerata come una vera e propria corrente registica, ma piuttosto come modo complesso di affrontare l’opera, sia essa una commedia in prosa o un dramma in musica. Tra i vari esponenti della “regia critica”, abbiamo scelto di concentrare la nostra attenzione su tre registi italiani dai percorsi professionali e dagli stili molto diversi, Luca Ronconi, Pier Luigi Pizzi e Pier'Alli, che hanno lavorato sui tre fronti della produzione di Rossini, buffo, serio e semi-serio. Attivi tra gli anni Sessanta e oggi, questi tre artisti sono accomunati da un interesse costante per i nuovi linguaggi scenici e condividono il desiderio di fare del teatro lirico un terreno di ricerca fecondo e ingegnoso, proponendo delle regie sempre innovative e in linea con lo spartito e con il libretto. Attraverso l'analisi delle loro estetiche teatrali applicate alle opere serie di Rossini, abbiamo cercato di rispondere alle tante domande sollevate dalla messa in scena di questa particolare drammaturgia musicale. Dapprima, ci siamo chiesti in che modo questi artisti sono riusciti a creare, attraverso i loro spettacoli, una familiarità tra il pubblico moderno e queste opere poco note. Le nostre ricerche ci hanno portato a supporre che i registi si siano interrogati sul divario che esiste tra il tempo della creazione delle opere e il tempo attuale della loro rappresentazione e della loro ricezione. Dato che lo scopo di mettere in scena un'opera del passato è di fare in modo che essa presenti dei contenuti sensibili per il pubblico odierno, ci siamo chiesti se le opere serie di Rossini possono ancora, oggi, avere un "senso", qual è questo "senso" che esse possono ancora suscitare e come lo si possa rendere percepibile per il pubblico contemporaneo. Ciò conduce ad un’altra questione relativa alla "fedeltà" e alla "libertà" del regista rispetto all’opera originale, poiché nel teatro lirico la musica e l’ordine delle scene non possono essere modificati, come avviene nel teatro drammatico. Ma la fedeltà e la libertà possono coesistere nello stesso spettacolo? E a che cosa si deve essere fedeli, dato che l'autenticità dell’originale non è sempre accertata ? E la libertà dei registi, che essi considerano spesso legittima a causa delle versioni rivedute, tradotte o riscritte dell’opera originale, ha dei limiti? Se l’esattezza filologica e storiografica sono degli elementi fondamentali per i musicologi attuali e per gli storici del teatro, esse non sono sempre altrettanto importanti per i registi, che si configurano come dei " secondi creatori ", trasferendo, a volte, nel teatro lirico delle innovazioni sceniche e delle estetiche inesistenti al momento della creazione dell’opera, e delle nuove drammaturgie - realistiche o d’invenzione - non standardizzate nell'ambito delle convezioni tradizionalmente legate al genere lirico. Queste problematiche ci hanno portati naturalmente ad interrogarci circa l'esistenza di un approccio registico "filologico", paragonabile alla ricostruzione filologica delle partizioni, nella prospettiva in cui la regia cerca, se non di ritornare al testo di scena autografo (talvolta difficilmente reperibile e che solleva la questione delle tracce lasciate dalla prima rappresentazione), ma di ricostituire lo 'spirito' dell’opera come l'autore l’aveva pensata e composta. Uno dei presupposti della nostra ricerca è di dimostrare che questo è esattamente l'atteggiamento dei “registi critici”. Abbiamo quindi cercato di ripercorrere le tappe di questi ultimi, in particolare di Ronconi, Pizzi e Pier'Alli, di cui abbiamo inizialmente studiato il percorso formativo e la loro produzione artistica in diversi settori spettacolari. Abbiamo proseguito con lo studio delle opere drammatiche rossiniane e delle loro fonti, che ci hanno permesso di affrontare ermeneuticamente i libretti, considerati come un canovaccio su cui si sviluppano lo spartito musicale del compositore, e in seguito il “testo scenico” del regista. Dopo aver preso coscienza delle possibilità interpretative intrinseche alla musica, abbiamo studiato gli spettacoli, realizzati da tali artisti, nella loro diversità semantica: l’interpretazione dell’azione scenica, l’organizzazione visiva delle scenografie, lo stile dei costumi, la scenotecnica, la gestualità e la prossemica dei cantanti / attori, le luci. Ci siamo basati principalmente sulle dichiarazioni degli intenti dei registi, sugli studi critici che li riguardano e sui materiali visivi esistenti su questi spettacoli (foto di scena, bozzetti, video).
The purpose of the present study is to investigate the contemporary direction of Rossini's opere serie. Long forgotten and even underestimated in favour of the composer’s comic production, this repertoire was rediscovered and revalued in the 1980s, thanks to many musicological and philological surveys, which represent an essential condition to its return to the stages. Due to the commitment of the Fondazione Rossini and to the creation of the Rossini Opera Festival - whose primary objective is the production of operas in their original musical version - Rossini’s opere serie have been positively appraised by critics and the public, thus giving birth to the so-called Rossini Renaissance. In the dissertation we accurately discuss the affirmation of Rossini’s opera seria non-dramatic power and we analyse its faculty to be represented. In order to do so, we assess the relation between this particular repertoire and a specific way of interpreting operas and plays, the so-called regia critica, which made its debut in Italy in 1950. Regia critica is a problematic term because it doesn’t designate a real directing “current”, but an interpretation of the “spirit” that leads to the genesis and to the stagey creation, through the point of view of contemporary artists. Among the outstanding personalities of this way of interpreting operas and plays, we focused our research on three Italian directors who worked on the three fronts of the composer’s production, serio, buffo and semi-serio: Luca Ronconi, Pier Luigi Pizzi and Pier’Alli. Through the analysis of their theatrical aesthetic applied to Rossini's opere serie, we tried to answer the many questions raised by the production of this particular musical dramaturgy, and specifically to the problem of the actualization of ancient operas.
Cette thèse est une étude de la mise en scène contemporaine des opere serie de Rossini, longtemps oubliés et sous-estimés au profit du répertoire buffo du compositeur, qui, à partir des années quatre-vingt du vingtième siècle, ont été redécouverts et réévalués grâce un profond travail musicologique de nature philologique, fondement essentiel de leur retour sur les scènes. C’est notamment grâce à la volonté des dirigeants de la Fondazione Rossini et à la création du Rossini Opera Festival, dont l’objectif premier est la transposition scénique des œuvres redécouvertes dans leur version musicale originale, que les opere serie rossiniens ont été réévalués de façon positive par les critiques et par le public, et que le phénomène communément appelé la Rossini-Renaissance a vu le jour. La thèse discute l’affirmation de non-drammaticità de cette partie du répertoire rossinien, et veut analyser sa faculté à être représenté. Pour cela on a privilégié l’étude du rapport que ce répertoire ‘oublié’ entretient avec une lecture scénique spécifique, celle proposée en Italie par la regìa critica à partir de 1950. Regìa critica est un terme problématique qui ne désigne pas à proprement parler un « courant » de mise en scène, mais une interprétation de ‘l’esprit’ qui a présidé à la genèse et à la création scénique de l’œuvre, à travers le regard d’artistes contemporains. Parmi les personnalités les plus marquantes de la regìa critica, nous avons focalisé notre recherche sur trois metteurs en scène italiens, Luca Ronconi, Pier Luigi Pizzi et Pier’Alli qui ont interrogé les différents fronts du répertoire du compositeur, et ont même proposé diverses mises en scène d’un même opera seria. À travers l’analyse de leurs esthétiques scéniques appliquées aux opere serie de Rossini, la thèse essaie de répondre aux nombreuses questions soulevées par la mise en scène de cette dramaturgie musicale particulière, et plus spécifiquement à la question de l’actualisation des œuvres lyriques du passé.
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CIOFFRESE, DAVIDE. "Il Dramaturg in Italia. Un'anomalia storica tra Europa e Stati Uniti." Doctoral thesis, Università degli studi di Pavia, 2022. http://hdl.handle.net/11571/1455370.

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Abstract:
Oggetto della tesi è la figura del dramaturg, indagata a partire dalle sue origini nella Germania settecentesca – con Gotthold Lessing – e seguita nel suo percorso tedesco fino alle rivoluzioni del suo ruolo favorite dal lavoro di Bertolt Brecht e del Berliner Ensemble. Segue una trattazione dello sviluppo della figura in Gran Bretagna, dove il dramaturg è oggetto di una sostanziale identificazione con quella del neonato “literary manager”: specie tramite il lavoro teorico di William Archer e Harley Granville Barker e, in seguito, quello pratico di Kenneth Tynan. La duplice declinazione della professione in dramaturg e literary manager è poi esplorata nell’ambito del Novecento statunitense. La tesi, a questo punto, approda in Italia, e lo fa concedendosi una digressione cronologica all’indietro: rintraccia un proto-dramaturg per il nostro Paese nell’attore romantico Gustavo Modena. In seguito, e proseguendo nel nostro Novecento, si sofferma su Gerardo Guerrieri, su una serie di altri dramaturg più o meno espliciti della seconda metà del secolo – come il poeta Edoardo Sanguineti – e infine sulla più nota professionista d’Italia, Renata M. Molinari. Giunta così al suo capitolo finale, la tesi si conclude soffermandosi sulla situazione dramaturgica contemporanea del nostro Paese e sulle sue tendenze: indagate anche col prezioso supporto di interviste con diversi professionisti, poi riportate per esteso in appendice.
The subject of the essay is the figure of the dramaturg, whose investigation begins from its origins in eighteenth-century Germany – with Gotthold Lessing – and keeps following its German development up to the revolutions of the role brought forth by the work of Bertolt Brecht and the Berliner Ensemble. The profession is then investigated in Great Britain, where the dramaturg is the subject of a substantial identification with the newly born figure of the "literary manager": especially through the theoretical work of William Archer and Harley Granville Barker and, later, through the practical activity of Kenneth Tynan. The professional’s double declination – dramaturg and literary manager – is then explored in the context of the twentieth-century United States. The essay, at this point, finally shifts to Italy, and it does so by allowing itself a chronological digression backwards: it identifies a proto-dramaturg for our Country in the figure of the romantic actor Gustavo Modena. Later, and continuing into our twentieth century, it proceeds to dwell on Gerardo Guerrieri, on a series of other more or less explicit dramaturgs active during the second half of the century – such as well-known poet Edoardo Sanguineti – and finally on Italy’s most famous dramaturg, Renata M. Molinari. Having thus reached its final chapter, the essay approaches its conclusion by focusing on the contemporary dramaturgical situation of our Country and on its various trends: investigated with the precious support of interviews with various professionals, then fully transcribed in the appendix.
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MIGNATTI, ALESSANDRA. "Ritualità e cerimoniali nella Milano della prima metà del Settecento." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2013. http://hdl.handle.net/10280/1853.

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Abstract:
Oggetto d’indagine è il complesso delle celebrazioni e dei preparativi connessi con il passaggio di Maria Teresa d’Austria ed il solenne ingresso dell’arcivescovo Stampa nel 1739, casi esemplificativi di ritualità cittadina e cerimoniali pubblici della prima metà del secolo, rappresentazioni che coinvolsero la città. A confronto è stato analizzato anche il rito di possesso di Maria Teresa, compiuto in absentia nel 1741. Attraverso l’analisi comparativa delle fonti primarie, a stampa e manoscritte, nonché iconografiche, si sono ricostruiti il ruolo delle norme di etichetta, dei cerimoniali, l’intera drammaturgia degli eventi festivi. La ricerca ha altresì riportato alla luce gli apparati allestiti dal Collegio dei Giureconsulti, ignorati dagli studi. Ha evidenziato meccanismi retorici, azioni, aspetti della rappresentazione che permangono, alcuni dei quali appartengono alla sfera degli archetipi. Benché semplificati, i cerimoniali mostrano ancora marcato il culto per la regalità. L’ingresso trionfale si rivela momento significativo per ricondurre la città verso l’immaginario delle origini dell’identità cittadina e rifondare un tempo nuovo. Si evidenzia la necessità della festa, di momenti rituali di rappresentazione e di autorappresentazione; il ruolo drammaturgico e non esornativo di elementi di decoro, quali il baldacchino, l’arco, la carrozza, il ritratto, in una cultura che attribuiva ancora grande valenza alle immagini.
The object of this research is the whole of the celebrations and preparations connected with the passage of Maria Theresa of Austria and the solemn entry of Archbishop Stampa into Milan in 1739, both exemplifications of the 18th century first half civic rituality and public ceremonials, and representations which engaged the city. A confrontation has also been made with the possesso of Maria Theresa, enacted in absentia in 1741. By means of a comparative analysis of the primary sources – printed, hamdwritten and ichnographic as well – it has been possible to reconstruct the role of etiquette norms, ceremonials and of the entire dramaturgy of festival events. The research has also brought to light the apparati set up by the Collegio dei Giureconsulti, so far ignored by studies. It has highlighted rhetorical mechanisms, actions, representational aspects which remain, some of them pertaining to the archetype sphere. Even if simplified, the ceremonials still show a strong cult of regality. The triumphal entry proves to be a meaningful moment to bring the city back to the imaginary of the origins which constitutes its identity and to renovate a new era. The necessity of the feast, of ritualistic moments of representation and auto representation is pointed out; and also the dramaturgic and not ornamental role of decorative elements like the baldachin, the arch, the carriage, the portrait, in a culture which conferred great value to images.
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MIGNATTI, ALESSANDRA. "Ritualità e cerimoniali nella Milano della prima metà del Settecento." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2013. http://hdl.handle.net/10280/1853.

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Abstract:
Oggetto d’indagine è il complesso delle celebrazioni e dei preparativi connessi con il passaggio di Maria Teresa d’Austria ed il solenne ingresso dell’arcivescovo Stampa nel 1739, casi esemplificativi di ritualità cittadina e cerimoniali pubblici della prima metà del secolo, rappresentazioni che coinvolsero la città. A confronto è stato analizzato anche il rito di possesso di Maria Teresa, compiuto in absentia nel 1741. Attraverso l’analisi comparativa delle fonti primarie, a stampa e manoscritte, nonché iconografiche, si sono ricostruiti il ruolo delle norme di etichetta, dei cerimoniali, l’intera drammaturgia degli eventi festivi. La ricerca ha altresì riportato alla luce gli apparati allestiti dal Collegio dei Giureconsulti, ignorati dagli studi. Ha evidenziato meccanismi retorici, azioni, aspetti della rappresentazione che permangono, alcuni dei quali appartengono alla sfera degli archetipi. Benché semplificati, i cerimoniali mostrano ancora marcato il culto per la regalità. L’ingresso trionfale si rivela momento significativo per ricondurre la città verso l’immaginario delle origini dell’identità cittadina e rifondare un tempo nuovo. Si evidenzia la necessità della festa, di momenti rituali di rappresentazione e di autorappresentazione; il ruolo drammaturgico e non esornativo di elementi di decoro, quali il baldacchino, l’arco, la carrozza, il ritratto, in una cultura che attribuiva ancora grande valenza alle immagini.
The object of this research is the whole of the celebrations and preparations connected with the passage of Maria Theresa of Austria and the solemn entry of Archbishop Stampa into Milan in 1739, both exemplifications of the 18th century first half civic rituality and public ceremonials, and representations which engaged the city. A confrontation has also been made with the possesso of Maria Theresa, enacted in absentia in 1741. By means of a comparative analysis of the primary sources – printed, hamdwritten and ichnographic as well – it has been possible to reconstruct the role of etiquette norms, ceremonials and of the entire dramaturgy of festival events. The research has also brought to light the apparati set up by the Collegio dei Giureconsulti, so far ignored by studies. It has highlighted rhetorical mechanisms, actions, representational aspects which remain, some of them pertaining to the archetype sphere. Even if simplified, the ceremonials still show a strong cult of regality. The triumphal entry proves to be a meaningful moment to bring the city back to the imaginary of the origins which constitutes its identity and to renovate a new era. The necessity of the feast, of ritualistic moments of representation and auto representation is pointed out; and also the dramaturgic and not ornamental role of decorative elements like the baldachin, the arch, the carriage, the portrait, in a culture which conferred great value to images.
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BARBIERI, FRANCESCA. "Spettacolarità e scenografia a Milano tra età teresiana e giuseppina." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1350.

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Abstract:
Nella seconda metà del Settecento Milano diventò un centro di riferimento per la scenografia a livello internazionale. La tesi studia l’evoluzione della spettacolarità e della scenografia in un periodo cruciale per la città (1765-1792) prendendo in esame non solo il teatro, ma anche gli aspetti connessi agli eventi festivi legati al potere. La ricerca è basata primariamente sulle fonti iconografiche, soprattutto disegni e incisioni, reperite negli archivi milanesi e nazionali; l’analisi di libretti, relazioni, periodici e altra documentazione ha inoltre offerto altri elementi utili alla delineazione dello scenario culturale di riferimento. In primo luogo, si prendono in esame eventi dinastici, quali i festeggiamenti nuziali, i passaggi e gli ingressi dei sovrani, le feste per nascita e le esequie. Sono inoltre considerati gli sviluppi della scenografia milanese prima al Regio Ducal Teatro e poi al Teatro alla Scala, con particolare riguardo all’opera di personalità di primo piano come i fratelli Galliari e Pietro Gonzaga. Ne emerge un quadro complesso che aspira a ricostruire la trama di rapporti che legano la scenografia all’universo della rappresentazione nella Milano del XVIII secolo.
In the second half of the 18th century Milan became a very influent centre for the art of stage designing. This PhD thesis seeks to investigate the developments of the visual aspects of theatricality in a crucial period (1765-1792) for Milan. This study is based on iconographic sources, namely engravings and drawings. The analysis focuses on public and political events (wedding festivals, state funerals and royal entries) and, at the same time, on theatre. The research considers the development of stage design at the Regio Ducal Teatro and the Teatro alla Scala. It concentrates on the works of the most important scene-painters of the period: the brothers Fabrizio and Bernardino Galliari and Pietro Gonzaga. As a result, the study provides an analysis of the several components of visual representation and their features.
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BARBIERI, FRANCESCA. "Spettacolarità e scenografia a Milano tra età teresiana e giuseppina." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1350.

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Abstract:
Nella seconda metà del Settecento Milano diventò un centro di riferimento per la scenografia a livello internazionale. La tesi studia l’evoluzione della spettacolarità e della scenografia in un periodo cruciale per la città (1765-1792) prendendo in esame non solo il teatro, ma anche gli aspetti connessi agli eventi festivi legati al potere. La ricerca è basata primariamente sulle fonti iconografiche, soprattutto disegni e incisioni, reperite negli archivi milanesi e nazionali; l’analisi di libretti, relazioni, periodici e altra documentazione ha inoltre offerto altri elementi utili alla delineazione dello scenario culturale di riferimento. In primo luogo, si prendono in esame eventi dinastici, quali i festeggiamenti nuziali, i passaggi e gli ingressi dei sovrani, le feste per nascita e le esequie. Sono inoltre considerati gli sviluppi della scenografia milanese prima al Regio Ducal Teatro e poi al Teatro alla Scala, con particolare riguardo all’opera di personalità di primo piano come i fratelli Galliari e Pietro Gonzaga. Ne emerge un quadro complesso che aspira a ricostruire la trama di rapporti che legano la scenografia all’universo della rappresentazione nella Milano del XVIII secolo.
In the second half of the 18th century Milan became a very influent centre for the art of stage designing. This PhD thesis seeks to investigate the developments of the visual aspects of theatricality in a crucial period (1765-1792) for Milan. This study is based on iconographic sources, namely engravings and drawings. The analysis focuses on public and political events (wedding festivals, state funerals and royal entries) and, at the same time, on theatre. The research considers the development of stage design at the Regio Ducal Teatro and the Teatro alla Scala. It concentrates on the works of the most important scene-painters of the period: the brothers Fabrizio and Bernardino Galliari and Pietro Gonzaga. As a result, the study provides an analysis of the several components of visual representation and their features.
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SALVI, GRETA. "CULTURA TEATRALE E SCENARI URBANI NELLA MILANO DEL TRIENNIO CISALPINO (1796 - 1799): TRA IMPIANTI TRADIZIONALI E INFLUENZE FRANCESI." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2013. http://hdl.handle.net/10280/2030.

Full text
Abstract:
Nel Triennio 1796-1799, si svolge la breve parabola della Repubblica Cisalpina, una delle unità politiche fondate da Napoleone Bonaparte nel corso della Campagna d’Italia. Il presente lavoro studia la cultura teatrale e gli aspetti performativi che caratterizzano la Cisalpina e soprattutto la sua capitale, Milano, in questa congiuntura storica. La tesi che si vuole sostenere riguarda l’uso delle pratiche performative come strumento di educazione popolare e di diffusione dei principi della Rivoluzione del 1789. Un intento perseguito, con differenti finalità, tanto dalle autorità francesi quanto dai patrioti italiani filo-rivoluzionari. La trattazione si articola intorno a tre nuclei fondamentali: i mutamenti urbanistici e architettonici intervenuti a Milano durante il Triennio, la teoria e la pratica teatrale, la forma para-performativa delle feste pubbliche. Le relazioni culturali tra Italia e Francia sono state oggetto di particolare attenzione. La documentazione su cui lo studio si basa è costituita da edizioni a stampa di testi teatrali, descrizioni di feste, editti, corrispondenza e periodici dell’epoca conservati presso biblioteche e archivi milanesi e parigini.
In the Triennium 1796-1799 took place the short life of the Cisalpine Republic, one of the political units founded by Napoleon Bonaparte during the Italian Campaign. This work studies the theatrical culture and the performing aspects which characterized the Cisalpine Republic and particularly its capital, Milan, in that historical juncture. The thesis asserted here is about the use of performing practices as an instrument of popular education and spreading of the principles of the 1789 Revolution. This aim was pursued by both French authorities and Italian pro-Revolution patriots. This work tackles three main points: the architectural and urban changes which affected Milan during the Triennium, the theory and practice of theatre, the public celebrations. The cultural relations between Italy and France have been investigated with special attention. This study is based on some documents kept in archives and libraries of Milan and Paris, such as printed editions of theatrical plays, records of celebrations, correspondence and periodicals from the age of the Cisalpine Republic.
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SALVI, GRETA. "CULTURA TEATRALE E SCENARI URBANI NELLA MILANO DEL TRIENNIO CISALPINO (1796 - 1799): TRA IMPIANTI TRADIZIONALI E INFLUENZE FRANCESI." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2013. http://hdl.handle.net/10280/2030.

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Abstract:
Nel Triennio 1796-1799, si svolge la breve parabola della Repubblica Cisalpina, una delle unità politiche fondate da Napoleone Bonaparte nel corso della Campagna d’Italia. Il presente lavoro studia la cultura teatrale e gli aspetti performativi che caratterizzano la Cisalpina e soprattutto la sua capitale, Milano, in questa congiuntura storica. La tesi che si vuole sostenere riguarda l’uso delle pratiche performative come strumento di educazione popolare e di diffusione dei principi della Rivoluzione del 1789. Un intento perseguito, con differenti finalità, tanto dalle autorità francesi quanto dai patrioti italiani filo-rivoluzionari. La trattazione si articola intorno a tre nuclei fondamentali: i mutamenti urbanistici e architettonici intervenuti a Milano durante il Triennio, la teoria e la pratica teatrale, la forma para-performativa delle feste pubbliche. Le relazioni culturali tra Italia e Francia sono state oggetto di particolare attenzione. La documentazione su cui lo studio si basa è costituita da edizioni a stampa di testi teatrali, descrizioni di feste, editti, corrispondenza e periodici dell’epoca conservati presso biblioteche e archivi milanesi e parigini.
In the Triennium 1796-1799 took place the short life of the Cisalpine Republic, one of the political units founded by Napoleon Bonaparte during the Italian Campaign. This work studies the theatrical culture and the performing aspects which characterized the Cisalpine Republic and particularly its capital, Milan, in that historical juncture. The thesis asserted here is about the use of performing practices as an instrument of popular education and spreading of the principles of the 1789 Revolution. This aim was pursued by both French authorities and Italian pro-Revolution patriots. This work tackles three main points: the architectural and urban changes which affected Milan during the Triennium, the theory and practice of theatre, the public celebrations. The cultural relations between Italy and France have been investigated with special attention. This study is based on some documents kept in archives and libraries of Milan and Paris, such as printed editions of theatrical plays, records of celebrations, correspondence and periodicals from the age of the Cisalpine Republic.
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DEL, MONTE DIANA. "MOMENTI DI TEATRO PERFORMATIVO TRA ITALIA E STATI UNITI: ROBERT WILSON, MOTUS, PUNCHDRUNK." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2017. http://hdl.handle.net/10280/18933.

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Abstract:
Una performance teatrale è un meccanismo complesso che viaggia attraverso molte variabili. L'approccio della lettura dell'evento performativo come nodo d'incontro e scambio di diversi agenti e aspetti è stato inoltre presentato dall'International Federation for Theater Research (IFTR) nella pubblicazione Theatrical Events. Borders, Dynamics, Frames. La tesi dottorale, in accordo con tale lettura, presenta tre case-study: Motus, Punchdrunk e Robert Wilson. I tre esempi sono qui analizzati nella loro totalità di opere d'arte, fenomeni culturali e meccanismi organizzativi, evidenziandone peculiarità, similitudini e differenze. Di ognuno sono stati valutati il processo creativo, le strategie di produzione, la relazione con la stampa e/o i mezzi di diffusione, le collaborazioni con la comunità artistica, la relazione con il pubblico. La ricerca è stata portata avanti coordinando diverse metodologie: la preferenza è stata data alle fonti primarie e al lavoro di campo nell'area di New York - interviste, fotografie, raccolta di dati e materiale iconografico. Sono stati poi consultati gli archivi della New York Public Library for the Performing Arts, della Byrd Hoffmann Foundation e del The Watermill Center. Il secondo capitolo si avvale inoltre della preziosa collaborazione sul campo dei ricercatori del gruppo ISPOCC (Initiative for the Study and Practice of Organized Creativity and Culture) della Columbia University Business School
A performance is a dynamic system that involves many variables. The importance of theatre performances as aesthetic-communicative encounters of a wide range of agents and aspects has also been stressed by IFTR, through the working group "Theatrical events" and its publication Theatrical Events. Borders, Dynamics, Frames. In accordance with the IFTR approach, the dissertation presents three case-study: Motus, Punchdrunk and Robert Wilson. The three international artists and companies are studied here as a crossroad of interactions among art, marketing, and social context, tracing similarities and differences in their theatrical productions. Specifically, the research analyzed four theatrical events: Sleep No More by Punchdrunk, Syrma Antigones project by Motus, The Discovery Watermill Day and The Old Woman by Robert Wilson. The essay is the result of a combined archive and fieldwork research based in New York. The archival materials is from New York Public Library for the Performing Arts, Byrd Hoffman Foundation, The Watermill Center, Motus theater company's archive, while the fieldwork collected visual materials such as pictures, sketches, videos as well as interviews and artists notes during the events. Part of the Sleep No More's fieldwork is in collaboration with ISPOCC (Initiative for the Study and Practice of Organized Creativity and Culture) at Columbia University Business School.
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DEL, MONTE DIANA. "MOMENTI DI TEATRO PERFORMATIVO TRA ITALIA E STATI UNITI: ROBERT WILSON, MOTUS, PUNCHDRUNK." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2017. http://hdl.handle.net/10280/18933.

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Abstract:
Una performance teatrale è un meccanismo complesso che viaggia attraverso molte variabili. L'approccio della lettura dell'evento performativo come nodo d'incontro e scambio di diversi agenti e aspetti è stato inoltre presentato dall'International Federation for Theater Research (IFTR) nella pubblicazione Theatrical Events. Borders, Dynamics, Frames. La tesi dottorale, in accordo con tale lettura, presenta tre case-study: Motus, Punchdrunk e Robert Wilson. I tre esempi sono qui analizzati nella loro totalità di opere d'arte, fenomeni culturali e meccanismi organizzativi, evidenziandone peculiarità, similitudini e differenze. Di ognuno sono stati valutati il processo creativo, le strategie di produzione, la relazione con la stampa e/o i mezzi di diffusione, le collaborazioni con la comunità artistica, la relazione con il pubblico. La ricerca è stata portata avanti coordinando diverse metodologie: la preferenza è stata data alle fonti primarie e al lavoro di campo nell'area di New York - interviste, fotografie, raccolta di dati e materiale iconografico. Sono stati poi consultati gli archivi della New York Public Library for the Performing Arts, della Byrd Hoffmann Foundation e del The Watermill Center. Il secondo capitolo si avvale inoltre della preziosa collaborazione sul campo dei ricercatori del gruppo ISPOCC (Initiative for the Study and Practice of Organized Creativity and Culture) della Columbia University Business School
A performance is a dynamic system that involves many variables. The importance of theatre performances as aesthetic-communicative encounters of a wide range of agents and aspects has also been stressed by IFTR, through the working group "Theatrical events" and its publication Theatrical Events. Borders, Dynamics, Frames. In accordance with the IFTR approach, the dissertation presents three case-study: Motus, Punchdrunk and Robert Wilson. The three international artists and companies are studied here as a crossroad of interactions among art, marketing, and social context, tracing similarities and differences in their theatrical productions. Specifically, the research analyzed four theatrical events: Sleep No More by Punchdrunk, Syrma Antigones project by Motus, The Discovery Watermill Day and The Old Woman by Robert Wilson. The essay is the result of a combined archive and fieldwork research based in New York. The archival materials is from New York Public Library for the Performing Arts, Byrd Hoffman Foundation, The Watermill Center, Motus theater company's archive, while the fieldwork collected visual materials such as pictures, sketches, videos as well as interviews and artists notes during the events. Part of the Sleep No More's fieldwork is in collaboration with ISPOCC (Initiative for the Study and Practice of Organized Creativity and Culture) at Columbia University Business School.
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Nepoti, Elena <1985&gt. "La storia del cinema muto a Bologna attraverso la documentazione d'epoca. Protagonisti, imprese, spettacoli e luoghi per la gestione dell'immaginario della società urbana (1896-1925)." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/7051/1/Nepoti_Elena_Tesi_Dottorato.pdf.

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Abstract:
Studio storiografico condotto su fonti archivistiche, filmiche e sulla stampa locale e specializzata che ricostruisce dettagliatamente l'ambiente cittadino d'inizio Novecento nel quale si sono diffusi i primi spettacoli cinematografici, determinandone le caratteristiche e tracciandone l'evoluzione fra 1896 e 1925. L'avvento della cinematografia è strettamente connesso a un processo di modernizzazione del volto urbano, degli stili di vita, delle idee e il cinema si salda a queste istanze di rinnovamento, con una precisa ricaduta sull'immagine della città e sull'esperienza dei suoi cittadini appartenenti alle diverse classi sociali.
The focus of this work is to reconstruct in detail the urban environment, its characteristics and evolution, in the beginning of the Twentieth Century, when the first movies were shown, using primary and filmic sources, and local and specialised press. Early cinema history is closely related to a process of modernization of the city of Bologna, as well as lifestyles and ideas, and the movies are tightly related to these instances, with a precise influence over the image of the city and on the experience of the citizens belonging to different social classes.
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Nepoti, Elena <1985&gt. "La storia del cinema muto a Bologna attraverso la documentazione d'epoca. Protagonisti, imprese, spettacoli e luoghi per la gestione dell'immaginario della società urbana (1896-1925)." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/7051/.

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Abstract:
Studio storiografico condotto su fonti archivistiche, filmiche e sulla stampa locale e specializzata che ricostruisce dettagliatamente l'ambiente cittadino d'inizio Novecento nel quale si sono diffusi i primi spettacoli cinematografici, determinandone le caratteristiche e tracciandone l'evoluzione fra 1896 e 1925. L'avvento della cinematografia è strettamente connesso a un processo di modernizzazione del volto urbano, degli stili di vita, delle idee e il cinema si salda a queste istanze di rinnovamento, con una precisa ricaduta sull'immagine della città e sull'esperienza dei suoi cittadini appartenenti alle diverse classi sociali.
The focus of this work is to reconstruct in detail the urban environment, its characteristics and evolution, in the beginning of the Twentieth Century, when the first movies were shown, using primary and filmic sources, and local and specialised press. Early cinema history is closely related to a process of modernization of the city of Bologna, as well as lifestyles and ideas, and the movies are tightly related to these instances, with a precise influence over the image of the city and on the experience of the citizens belonging to different social classes.
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Marucci, Francesca <1980&gt. "I luoghi della politica - la politica dei luoghi : la topografia della comunicazione negli anni della 'Rivoluzione Romana'." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2011. http://hdl.handle.net/10579/1119.

Full text
Abstract:
Lo studio si concentra sulla topografia della comunicazione nel periodo della “Rivoluzione Romana” (133-31 a.C.) e verifica il valore semiotico di alcuni luoghi pubblici in cui si concentrano azioni politiche significative. A tale scopo si indagano le diverse strategie comunicative della tarda repubblica romana, associando le memorie delle fonti all’indagine sul valore culturale di quattro luoghi di Roma. Nel primo capitolo si ricostruisce la contesa politica intorno al culto, alla simbologia e al luogo dei Dioscuri (da pertinenza di una gens aristocratica a simbolo della factio popularis). L’oggetto del secondo capitolo è il tempio della Concordia: come spazio fisico (ma anche in quanto virtù politica e slogan) costituisce una dotazione permanente della factio degli optimates. Nel terzo capitolo si esaminano occasioni di interazione politica sviluppatesi in o sul teatro. La domus rostrata (IV capitolo), è indagata come elemento legittimante nell’ideologia pompeiana, un valore recepito anche dai successivi detentori della casa del Magno.
This dissertation focuses on the topography of communication during the “Roman revolution” (133-31 B.C.) and investigates the semiotic value of some public sites where highly significant political actions took place. The different strategies of communication at the time of the late Roman Republic are analysed by matching the memory of ancient sources to the investigation of the cultural value of four Roman sites. Chapter 1 reconstructs the political debate concerning the worship, the symbol and the site of the Dioscuri (from its association with an aristocratic gens to a symbol for the factio popularis). Chapter 2 revolves around the Temple of Concord, which constitutes as an actual place, as well as a political virtue and a slogan, a permanent endowment of the factio of the optimates. Chapter 3 examines cases of relationships developed in or on the theatre. The domus rostrata (Chapter 4) is taken as a legitimising element in the ideology of Pompeius, and one which was also appropriated by the subsequent proprietors of the house of Pompeius
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Fusari, Silvia. "L'autoritratto nel video d'arte: il dibattito teorico interdisciplinare dagli anni Settanta ad oggi. Proposta di un modello d'analisi con esempi dal panorama italiano tra il 1968 e gli anni Ottanta." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2016. http://hdl.handle.net/11577/3426768.

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Abstract:
This work unfolds delineating the typology of self-portrait videos to the extent available through the analysis of a series of interdisciplinary theoretical approaches from the 70’s up to today (based on the theories of Philippe Lejeune, Michel Beaujour, Raymond Bellour, Marie-Françoise Grange, Laura Rascaroli) for the purpose of confirming the existential conditions. In the absence of specific works on the subject, the self-portrait video emerges as an intellectual challenge, as it seems to possess excellent elusive and resistant qualities for the delimitation of conclusive definitions which have been acknowledged longstanding in traditional writings of the self. The second part presents, starting from assessed theoretical premises, the proposition for constructing a relevant reference analytical method, to which its general grid is modelled depending on the historical, historical-artistic, technical, formal, social, and personal variables that brought the elaboration of audiovisual works subjects of investigation. Simultaneously, the realization of this model has allowed to detect and select a first repertoire of examples of the Italian panorama from 1968 to the 80’s, to which this highlighted the necessary consideration of technical and historical aspects. In fact, the self-portrait video consists of a performative action which contains a visual metaphor made by subject through a linguistic and technical mediation necessarily present to highlight the social dimension. The third part attempts to introduce a few themes, such as the artist’s body and the relationship he has with his body and space, which contribute to the emblem of the author, symbol of a world not only corporal but also intimate, psychic, aesthetic, and spiritual. Attached are interviews of Maria Gloria Bicocchi, Lola Bonora, and Michele Sambin, conducted by experimenting with different interview models.
Questo lavoro è teso a circoscrivere per quanto possibile la tipologia dell’autoritratto video attraverso l’analisi di una serie di presupposti teorici interdisciplinari dagli anni Settanta ad oggi (fondati sulle teorie di Philippe Lejeune, Michel Beaujour, Raymond Bellour, Marie-Françoise Grange, Laura Rascaroli), allo scopo di confermarne le condizioni di esistenza. In assenza di lavori specifici sul soggetto, l’autoritratto video emerge in questo quadro quale sfida intellettuale, dal momento che sembra possedere in massimo grado le qualità di elusività e resistenza a lasciarsi delimitare in una definizione conclusiva che da tempo sono riconosciute alle più tradizionali scritture del sé. La seconda parte espone, a partire dalle premesse teoriche vagliate, la proposta di costruzione di un modello d’analisi di riferimento, quale griglia generale da modulare di volta in volta secondo le variabili storiche, storico-artistiche, tecniche, formali, sociali e personali che hanno portato all’elaborazione delle opere audiovisive oggetto d’indagine. Allo stesso tempo, la realizzazione di questo modello è servita al rilevamento e alla selezione di un primo repertorio di esempi dal panorama italiano tra il 1968 e gli anni Ottanta, che ha evidenziato la necessità di considerarne gli aspetti tecnici e storici. L’autoritratto video si costituisce infatti come un atto performativo che compone una visualizzazione metaforica del soggetto attraverso una necessaria mediazione linguistica e tecnica che ne evidenzia la dimensione sociale. Nella terza parte si è tentato di proporre una lettura di alcuni nodi tematici quali la rappresentazione del corpo dell’artista e le relazioni di tale corpo con lo spazio, che concorrono a comporre l’emblema autoriale, simbolo di un mondo non solo corporeo ma anche interiore, psichico, estetico e spirituale. In allegato, alcune interviste a Maria Gloria Bicocchi, Lola Bonora e Michele Sambin, condotte sperimentando diversi modelli di interviste.
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MEGALE, TERESA. "La città in festa. Tipologie dello spettacolo nella Napoli del primo Seicento." Doctoral thesis, 1994. http://hdl.handle.net/2158/627388.

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PASSERA, DIEGO. "Gli italiani in Inghilterra. Migrazione di saperi artigianali dello spettacolo al tempo dei Tudor (1485-1603)." Doctoral thesis, 2013. http://hdl.handle.net/2158/799467.

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Abstract:
Si analizza la presenza degli artisti italiani in Inghilterra che hanno lavorato nel campo dello spettacolo durante i regni dei vari sovrani Tudor, e l'influenza del loro operato su quello dei colleghi d'oltremanica.
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Liberto, Antonia. "«Io canto, ballo e dico la ventura». La Zingara nel teatro italiano fra Cinque e Seicento." Doctoral thesis, 2022. http://hdl.handle.net/2158/1270670.

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Abstract:
Il volume è frutto del progetto di ricerca del Dottorato in Storia delle Arti e dello Spettacolo, ciclo XXXIV, indirizzo Spettacolo (S.S.D. L-ART/05), tutor Prof.ssa Teresa Megale. Il lavoro esamina il fenomeno della rappresentazione zingaresca nella produzione culturale cinque-seicentesca, in particolare nello spettacolo dal vivo, colta in un momento decisivo per l’affermazione della sua morfologia. La figura della gitana, in età moderna, con il suo fascino di esotica libertina, percorre le arti in maniera trasversale ed è oggetto di numerose stampe, scritti in prosa, versi e musica, dipinti, incisioni e occasioni di spettacolo. Incrociando documenti, testi a stampa di chiara matrice teatrale e documenti iconografici a dati di storia sociale, economica e giudiziaria, l’elaborato si propone di seguire le tracce della figura della zingara nel teatro dei dilettanti e dei professionisti, passando per le sue valenze simboliche. Il primo capitolo getta le basi per la costruzione dell’“immaginario zingaresco”. Dopo aver tracciato alcune necessarie premesse metodologiche, l’indagine si concentra sulla contestualizzazione storica del fenomeno gitano in epoca moderna, riflessione che coinvolge gli studi sul pauperismo e che si sostanzia in una mole di documenti di varia natura. Nel secondo capitolo sono invece analizzate le “zingaresche”, opere in versi recitate durante le occasioni festive che ebbero un’enorme diffusione nel XVI e XVII. Queste costituiscono un vero e proprio genere, poiché sottostanno a delle regole strutturali e metriche ben precise, ponendo al centro la figura della gitana che, da sola o in dialogo con altre maschere, in particolare con il norcino/villano, opera profezie chiromantiche rivolte al pubblico femminile. Questi volumetti partecipano al momento di maggior successo della stampa popolare nel centro Italia, che si sviluppa soprattutto tra Roma, Ronciglione e Viterbo. Vengono quindi analizzate le stampe superstiti presenti nelle biblioteche italiane, schedate in appendice alla tesi, in quanto tracce delle relative occasioni di spettacolo. Il terzo capitolo ripercorre le altre occasioni nelle quali è presente la gitana, una vera e propria costante dello spettacolo dal vivo in diverse modalità, luoghi e tempi di produzione. Sono raccolte ed esaminate le occorrenze zingaresche individuate all’interno delle raccolte di canovacci, nei quali il travestimento da zingara è spesso utilizzato, confermando l’approdo della figura dell’egizia anche nello spettacolo dei professionisti. Sono poi isolate e analizzate alcune occasioni di corte nelle quali il travestimento da gitana è travestimento aristocratico in intermezzi danzati e recitati. Infine, una inedita riflessione sulle connessioni e disgiunzioni tra la figura della zingara e quella delle pioniere dell’attrice e sugli elementi che, per entrambe, hanno favorito la costruzione di un duraturo stereotipo nell’immaginario collettivo.
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LOCATELLI, STEFANO. "Edizioni teatrali nella Milano del Settecento. Per un dizionario bio-bibliografico dei librai e degli stampatori milanesi e annali tipografici dei testi drammatici pubblicati a Milano nel XVIII secolo, TESI DI DOTTORATO, Università Cattolica del Sacro Cuore, Dottorato in "Teoria e Storia della rappresentazione drammatica", XVIII ciclo, coordinatore: Paolo Bosisio, tutor: Annamaria Cascetta, a.a. 2005/06, Milano [http://hdl.handle.net/10280/191]." Doctoral thesis, 2006. http://hdl.handle.net/11573/499791.

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Abstract:
La tesi di dottorato si concentra sull'editoria teatrale milanese del Settecento. Tenuto conto della mancanza di un catalogo delle edizioni teatrali stampate a Milano nel Settecento, il dott. Locatelli ha provveduto ad effettuare uno spoglio complessivo del patrimonio librario delle principali biblioteche milanesi al fine di realizzare uno strumento di ricerca basilare. La mancanza altresì di un lavoro di insieme sugli stampatori e librai milanesi del XVIII secolo ha reso inoltre indispensabile l'effettuazione di ricerche mirate alla realizzazione di un dizionario bio-bibliografico degli stampatori e librai attivi a Milano nel Settecento. I risultati della ricerca vengono dunque anzitutto presentati nella forma degli annali tipografici, così da render conto dell'attività in ambito teatrale di ogni singola azienda tipografica milanese. La prima parte della tesi, oltre a offrire un contributo sul valore documentario del teatro in forma di libro, offre un panorama della produzione del libro di teatro nel Settecento. Per quanto concerne Milano, in particolare, si scavano alcune problematiche (come quelle dell'autore drammatico), si portano alcune esemplificazioni, si giustificano alcune delle attribuzioni fornite negli annali. È il caso, per esempio, della certa attribuzione alla stamperia di Marc'Antonio Pandolfo Malatesta di alcune commedie di Carlo Maria Maggi stampate nel 1700-1701 e 1708 con falsa data Venezia. Viene infine proposto un breve capitolo di approfondimento sulla circolazione e lettura del libro di teatro nella Milano del Settecento, realizzato anche sulla base dello spoglio di inventari di librerie e biblioteche private coeve.
The PhD thesis by Stefano Locatelli is about theatre's book in 18th century. It offers a catalogue of dramatic editions print in Milan from 1701 to 1800 and a bio-bibliographical dictionary of printers and librarians in Milan during 18th century. The thesis offers also a study about the documentary value of theatre book and outlines a survey of theatre book production in Milan during the 18th century. It also analyse lecture and circulation of theatre book in Milan by going through some catalogues and inventories of booksellers and private libraries.
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GUCCIARDO, ALFONSO GIANLUCA. "La médecine des arts du spectacle vivant. Histoire, diffusion internationale, pensée, éthique et pratiques. La medicina delle arti e dello spettacolo vivente. Storia, diffusione internazionale, pensiero, etica e prassi." Doctoral thesis, 2022. https://hdl.handle.net/11570/3244413.

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Abstract:
La medicina delle arti, frequentemente e anche in àmbito medico, in Europa come negli altri Con­tinenti, non è ancora conosciuta, ben compresa, inquadrata e ri­conosciuta. Abbiamo voluto oc­cuparcene anche per questo. Partendo da una disamina sul suo si­gnificato filosofico ed episte­mologico, siamo approdati a una sua lettura etica e bioetica al fine di comprenderne limiti e punti di forza per provare a trovare quelli che siano potenzialmente condi­visibili da (e intellegibili a) tutti i professionisti che se ne occupino: medi­ci, riabilitatori, insegnan­ti di arti della voce, della musica, della danza e del circo, filosofi, artisti etc. Cer­tamente lontana dalla medicina oggi detta “com­plementare” e “non-evidence based”, la medicina delle arti performatiche (del cui nome ci siamo anche occupati di trattare lungamente perché, se non se ne tro­va uno idoneo, la branca non può sperare di definirsi) non va intesa sol­tanto come una medicina multidisci­plinare per la salute dell'artista bensì come branca del sapere medico, filosofico e pedagogi­co utile a otte­nere una piena salute fisica, psichica ed emotiva del­l'arte e dell'artista. Per far que­sto, serve una interdisci­plinarità che non sempre si nota negli ap­proccî da noi studiati analizzan­do ateoretica­mente i mo­delli inter­nazionali con cui, personalmente o tramite intermediarî, ci siamo confrontati. Medicina non so­lamente del­l'artista ma anche e soprattut­to, dell'arte stessa (che, a volte, abbisogna essa pure di essere cu­rata), ci siamo occu­pati di parlarne prendendo il via, non senza diversi limi­ti, anche da uno studio stori­co ed etico del­l'esigenza e della fattualità della cura dell'arte e di quella del performer dalle origi­ni a oggi.
Performing Arts (PA) Medicine, meant as a "medicine for the art of living entertainment", is still not known and not well un­derstood and framed and recognized, in Europe as well as in the other Continents. Starting from a discussion on the philosophical and epistemolo­gical meaning of this branch of medicine, we have arrived at a personal ethical and bioethical reading in order to un­derstand its limits and strengths for doctors, rehab professionals, teachers of the arts of voice, music, dance and circus, philoso­phers and, obviously, artists. PA Medicine (whose name we also dealt about) is far from that me­dicine to­day called "complementary"/"not-Evidence Based", and is a branch of medical and philosophical and pedagogi­cal knowledge useful to the artist's and art's physical, psychic and emotional health. PA Medicine is a Medicine not only for the artist but for the PA themsel­ves which, at times, also need to be cured. We have deepened this last topic also starting from an historical and ethic study of the phenome­non of the “care and curing” of arts and of performers, from the origins to today.
Notre travail a pour objectif de traiter de la médecine des arts de la scène, et plus largement de la méde­cine des arts du spectacle vivant. En Europe et dans le monde, ce domaine médical n'est en effet pas tou­jours connu, compris, organisé ou reconnu. À partir d'une discussion sur la signification philosophique et épistémologique de ce sujet, et en nous appuyant sur notre pratique de médecin phoniâtre depuis vingt deux ans, notamment dans le domaine de la bioéthique et de la médecine de la voix, nous avons entrepris une lecture éthique et bioéthique visant à comprendre ses limites et ses possibilités, ainsi que ce qui est partageable et compréhensible par les pro­fessionnels susceptibles de l’exercer: médecins, rééducateurs, enseignants en art (de la voix, de la musique, de la danse ou du cirque), philosophes et, évidemment, ar­tistes. Il nous est apparu que, loin d’appartenir aux thérapeutiques "complémentaires" ou "non fondées sur des preuves", la médecine des arts et du spectacle ne doit pas être comprise uniquement comme une médecine multidisciplinaire, mais comme une branche interdisciplinaire reposant sur des connais­sances philosophiques et pédagogiques utiles à la santé physique, psychique et émotionnelle des artistes. En analysant plusieurs modèles internationaux, dont plusieurs auxquels nous contribuons, nous avons pu faire le constat que cette interdisciplinarité n'est pas toujours évidente. Nous avons enfin émis l’hypo­thèse que la médecine des arts et du spectacle vivant est une méde­cine non seulement pour l'artiste mais aussi et avant tout pour les arts du spectacle eux-mêmes qui, parfois, doivent également être soignés. Nous avons approfondi ce dernier sujet en conduisant une étude historique et éthique du phénomène du soin et de la cure de l'art et de l'interprète, des origines à nos jours.
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BRIATORE, SAMUELE. "Rifrazioni sonore. Percorsi sonori nel Seicento." Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11573/936333.

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Abstract:
La filosofia naturale gesuita e i galileiani inseriscono il suono all’interno degli studi matematici, affermandone l’indipendenza dalla musica, dall’armonia e dal numero sonoro. Il suono racchiude in sé il concetto di musica ma trova nella natura il suo aspetto più selvaggio e inafferrabile, attraverso l’eco e la rifrazione sonora. Il nuovo paradigma sonoro trova immediato utilizzo nella sfera della spettacolarità e nell’atmosfera del fantastico. Prendono vita fontane armoniche, macchine sonore, automi e camere parlanti, e tutto viene racchiuso e condensato nel contesto della festa barocca, massima espressione della meraviglia. Qui suoni, canti, tuoni ed esplosioni trovano il loro teatro naturale, anche se purtroppo, ad oggi, rimangono poche tracce degli aspetti sonori, i quali vengono spesso inclusi e fraintesi con il concetto e l’analisi musicale. La città diventa lo spazio naturale per la sperimentazione dei suoni e la festa il suo evento privilegiato. Nelle descrizioni e nelle incisioni delle feste, così come nei diari dei viaggiatori, possiamo notare numerosi riferimenti al sonoro che gli eruditi secenteschi hanno voluto evidenziare. Dopo aver analizzato il contesto storico e scientifico e la riflessione erudita intorno al concetto di suono e dopo averne compreso l’applicabilità attraverso le tecniche e le macchine descritte nei trattati di scenografia e scenotecnica, sarà possibile avere gli strumenti necessari per comprendere la realtà sonora in cui l’uomo barocco era immerso nell’eterogenea cornice della festa e all’interno degli spazi dedicati allo spettacolo. Le notizie raccolte e i risultati dell’analisi ottenuti sono condensati non solo attraverso la stesura dello studio, ma sono riportati alla luce come una missione di archeologia sonora: attraverso le nuove tecnologie è stato infatti possibile elaborare frammenti del paesaggio sonoro della festa. Quest’ultima è la sfida conclusiva del progetto, elemento emotivamente significante e strumento facilmente utilizzabile nella divulgazione della ricerca di una metodologia di indagine sonora ripetibile.
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ROMA, ALDO. "Giulio Rospigliosi, San Bonifatio. Studi ed edizione critica." Doctoral thesis, 2016. http://hdl.handle.net/11573/926395.

Full text
Abstract:
Questa ricerca ha avuto come obiettivo la redazione dell’edizione critica del libretto di “San Bonifatio” (1638), uno dei melodrammi agiografici composti da Giulio Rospigliosi (1600-1669) e messi in scena presso la corte papale di Urbano VIII Barberini. Lo studio filologico del testo, condotto in via preliminare su una selezione tra i testimoni manoscritti superstiti – e in previsione di una monografia che invece accolga la collazione integrale di tutte le copie che trasmettono il libretto –, è stato accompagnato da una sua analisi critica, tesa a mettere in luce la caratteristica, riscontrabile nella drammaturgia di Rospigliosi, di essere “cassa di risonanza” di diverse opere, topoi e modelli letterari propri della cultura teatrale della Roma barocca. Si è quindi contestualizzato il testo con un’analisi secondo categorie più propriamente storiografiche, rintracciando gli elementi ideologici che possono essere letti come acme e veicolo del preciso programma politico del mecenatismo barberiniano.
This research aimed at preparing a critical edition of the libretto of “San Bonifatio” (1638), one of the hagiographical operas written by Giulio Rospigliosi (1600-69) and staged at the papal court of Urban VIII Barberini. Preliminary based on a selection among the surviving manuscript witnesses—and in anticipation of a monograph which will include the integral collation of all the sources—the philological study of the text has been followed by a critical analysis. The libretto has been explored for how it was a ‘sounding board’ for other works, topoi and literary models that layered and settled on the theatrical culture of Baroque Rome. Subsequently, the text has been contextualised and analysed with historiographical categories, tracing in it the ideological elements which can be read as acme and vehicle for a specific political design of the Barberini patronage.
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