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Michelutti, Paolo. "Servitů militari e militarizzazione. Il Friuli Venezia Giulia 1949-1989." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 267 (November 2012): 291–307. http://dx.doi.org/10.3280/ic2012-267005.

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Abstract:
L'adesione al Patto atlantico nel 1949 significa per l'Italia una decisa scelta di campo nell'area delle potenze occidentali. Il contributo alla difesa comune trasforma il disegno dei confini nazionali che diventano confine dell'alleanza occidentale. Nel saggio si cerca di ricostruire la storia della militarizzazione del territorio di una regione di confine, il Friuli Venezia Giulia, attraverso l'utilizzo delle servitů militari, evidenziando come nel secondo dopoguerra la presenza militare dell'esercito italiano e delle basi Usa abbiano provocato resistenze e problematiche alla societŕ civile e alle istituzioni. Esaurita sul finire degli anni cinquanta la protesta ideologica del movimento dei Partigiani della pace, tra gli anni sessanta e gli anni settanta č stato il movimento dei sindaci dei comuni del Friuli Venezia Giulia, guidato da motivazioni economiche, a portare alla revisione del quadro normativo sulle servitů militari con la legge 24 dicembre 1976, n. 898.
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Brambilla, Elena. "La storia di Claudio Donati. Presentazione." SOCIETÀ E STORIA, no. 129 (December 2010): 553–54. http://dx.doi.org/10.3280/ss2010-129005.

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Abstract:
Quanto segue raccoglie la maggior parte dei contributi a due giornate di studio tenute il 22-23 gennaio 2009 a Milano in memoria di Claudio Donati, prematuramente scomparso nel 2008. I testi sono stati selezionati in quanto originali (alcuni altri erano giÀ stati ormai pubblicati) e intendono presentare il profilo scientifico, professionale e umano di Claudio Donati come storico dei rapporti tra mondo italiano e asburgico, dell'illuminismo, della nobiltÀ e delle istituzioni ecclesiastiche e militari in etÀ moderna.
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Buono, Alessandro. "Guerra, élites locali e monarchia nella Lombardia del seicento. Per un'interpretazione in chiave di compromesso d'interessi." SOCIETÀ E STORIA, no. 123 (June 2009): 3–30. http://dx.doi.org/10.3280/ss2009-123002.

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Abstract:
- Through the case study of Spanish Lombardy during the Thirty years' war, the Author tries to link the latest results of military history with the politico-institutional framework, with a view to overcome the narrowness of an exclusive military approach. By focussing on the agenda of a commission for the control of the army composed of civil and military authorities from 1638 to 1679 and on the careers of some financiers and military entrepreneurs, the Author suggests the need to abandon the pattern of the militarization of society in order to describe the processes affecting the Milanesado. The military tool appears to be purposefully used to strengthen political and social ties between centre and periphery and also to integrate emerging social, economic and political groups into the Lombard power elite. The interpretation underlying the essay is therefore based on the idea of a «compromise of interests» between centre and periphery of the Spanish imperial system as a way to stabilize the situation of Lombardy.Keywords: Milan, Spanish Monarchy, XVIIth century, power élites, military history, institutional history, Thirty Years' WarParole chiave: Lombardia, Monarchia spagnola, secolo XVII, elites dominanti, storia militare, storia delle istituzioni, Guerra dei Trent'anni
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Manghi, Sergio. "Liberi, liberi. Tra violenza e fraternitŕ." EDUCAZIONE SENTIMENTALE, no. 14 (September 2010): 55–68. http://dx.doi.org/10.3280/eds2010-014005.

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Abstract:
Dal 1945 ad oggi, le nostre societŕ e il nostro immaginario collettivo sono cambiati profondamente. Ed č cambiato anche il modo di significare la violenza smisurata che ha fatto il suo ingresso nella storia con le bombe di Hiroshima e Nagasaki, nel frattempo proliferate. All'immaginario postbellico, caratterizzato da aspettative di forte integrazione sociale e da un rapporto protettivo, "pater-materno", tra individui e istituzioni, č seguito l'immaginario degli anni '60 e '70, caratterizzato dal dilagare del desiderio "filiale" di indipendenza e di libertŕ. A partire dai primi anni '80, la spinta libertaria č stata incorporata, trasformata e sublimata dall'immaginario "neo-liberale" del capitalismo tecnonichilista (Magatti). Con questa inedita configurazione sociale, caratterizzata dal convergere delle spinte libertarie - radicalmente individualizzate, frammentate ed estetizzate ("godimento cinico": "i"ek) - e degli apparati tecnologici sviluppati in tutti gli ambiti della vita, incluso quello militare, ormai potentemente nuclearizzato, il nichilismo profetizzato da Nietzsche tende a permeare l'immaginario collettivo. Nelle nostre relazioni, dal livello internazionale a quello interpersonale, emerge una nuova sfida: la sfida della fraternitŕ. La sfida del riconoscimento reciproco tra i "figli" in uscita - auspicabilmente - dall'adolescenza della libertŕ.
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Celi, Giuseppe, Andrea Ginzburg, Dario Guarascio, and Annamaria Simonazzi. "Una Unione divisiva. Una prospettiva centro-periferia della crisi europea." Il Politico 252, no. 2 (January 19, 2021): 195–98. http://dx.doi.org/10.4081/ilpolitico.2020.522.

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Abstract:
La storia dell’integrazione europea resta ancora oggi, a sessantatré anni dalla fondazione della Comunità Economica Europea, uno dei temi fondamentali per comprendere l’Unione e i suoi sviluppi politici. Molti dei conflitti, delle tensioni, dei problemi strutturali e delle inefficienze che si riconducono all’Unione Europea, così come anche molti dei successi e delle fortune, sono realmente comprensibili soltanto con una conoscenza della storia delle istituzioni europee e della progressiva integrazione degli Stati Membri.
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Ferrari, Paolo. "Introduzione a L'industria bellica nella storia d'Italia. Economia e tecnologia negli studi di Andrea Curami." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 261 (February 2011): 575–84. http://dx.doi.org/10.3280/ic2010-261001.

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Abstract:
Andrea Curami (1947-2010) č stato docente di Meccanica applicata e di altre materie al Politecnico di Milano, esperto di motori e di automobilismo, storico delle vicende militari ed economiche italiane tra Ottocento e seconda guerra mondiale. Si č occupato anche di storia dei trasporti e ha promosso le ricerche di un gruppo di studiosi riunito attorno a sé. A partire dagli studi sull'aeronautica, ha sviluppato un'analisi originale dell'industria bellica italiana, coniugando storia delle vicende militari e storia economica e della tecnologia, ponendo al centro i rapporti tra committenza pubblica e un mondo dell'industria, continuamente oscillante tra innovazione e sfruttamento delle risorse pubbliche, che progressivamente si afferma quale componente decisiva della classe dirigente. Curami ha in particolare studiato la Grande guerra quale snodo cruciale di questo processo, e il riarmo fascista, quando l'industria č in grado di imporre alle forze armate mezzi spesso obsoleti e inadeguati. Del riarmo fascista e della mancata mobilitazione nel secondo conflitto mondiale egli propone un modello interpretativo nel quale l'analisi tecnica diviene funzionale alla comprensione delle politiche seguite dalle imprese, con un'interpretazione originale dei rapporti tra forze armate, politica e grande industria.
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Bigatti, Giorgio. "Migranti. Lavoro, genere, politica nell'esperienza dell'emigrazione italiana nel Novecento. Presentazione." SOCIETÀ E STORIA, no. 127 (July 2010): 97–100. http://dx.doi.org/10.3280/ss2010-127004.

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Abstract:
Le ricerche pubblicate nella sezione Orientamenti e dibattiti di questo fascicolo sono dedicate all'emigrazione italiana nella seconda metÀ del novecento, un periodo finora poco praticato dalla storiografia sull'argomento. I saggi - pur nella varietÀ delle metodologie di indagine e dei temi, incentrati su varie destinazioni migratorie, tanto in Italia che all'estero - presentano alcune costanti: in primo luogo l'esigenza comune di indagare la storia dell'emigrazione come strumento di comprensione dei meccanismi di costruzione della societÀ italiana contemporanea; inoltre il ritorno alla storia delle istituzioni dell'emigrazione, l'utilizzo estensivo delle testimonianze dirette dei protagonisti dell'esodo e, attraverso la loro esperienza personale, la costruzione dell'identitÀ migrante.
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Ostenc, Michel. "Roberto Sani, Storia dell’educazione e delle istituzioni scolastiche nell’Italia moderna." Archives de sciences sociales des religions, no. 172 (October 1, 2015): 365. http://dx.doi.org/10.4000/assr.27455.

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Bombardieri, Chiara, Gaddomaria Grassi, and Francesco Paolella. "L'OPG di Reggio Emilia 1896-2015 Storia di un'istituzione." RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA 146, no. 3 (December 2022): 159–80. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2022-003009.

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Abstract:
Gli autori ricostruiscono la storia dell'Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Reggio Emilia, una delle prime istituzioni italiane dedicate ai prosciolti. Vengono analizzati in particolare il rapporto con la città e con l'ospedale psichiatrico San Lazzaro, le vicende legate alla Seconda Guerra Mondiale, le rivolte, gli scandali e le contestazioni dal dopoguerra alla chiusura.
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Barausse, Alberto, and Rossella Andreassi. "Le scritture professionali di Amelia Andreassi: gli ego-documenti di una insegnante italiana del Novecento." Cadernos de História da Educação 20 (September 20, 2021): e048. http://dx.doi.org/10.14393/che-v20-2021-48.

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Abstract:
Il contributo intende prendere in esame il valore euristico dell’archivio personale di Amelia Andreassi, maestra e poi direttrice di scuole materne private e pubbliche di Bari, importante città dell’Italia meridionale, nel corso del Novecento. La collezione, composta di libri, certificazioni, lettere e materiali didattici, fra cui i quaderni sui quali annotava personali riflessioni sulle pratiche didattiche e ludiche svolte in classe, costituiscono parte del fondo archivistico personale custodito presso il Centro di documentazione e ricerca sulla storia delle istituzioni scolastiche, del libro scolastico e della letteratura per l’infanzia (Ce.S.I.S.) dell’Università del Molise, tra le cui finalità sono previsti il recupero, la conservazione e la valorizzazione degli archivi personali degli insegnanti. Tali fondi permettono una analisi dettagliata della funzione degli scritti personali (egodocumenti) di tipo professionale. Insieme all’uso delle categorie interpretative offerte dalla storia delle culture scolastiche nella analisi si intendono raccogliere le suggestioni proposte dalla storia della memoria scolastica.
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Accornero, Cristina. "La scuola economica di Torino e il mondo riformatore di Milano." STORIA IN LOMBARDIA, no. 2 (December 2010): 47–61. http://dx.doi.org/10.3280/sil2010-002002.

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Abstract:
L'articolo evidenzia come di fronte alle emergenze sociali d'i inizo secolo, la disoccupazione e il conflitto tra capitale e lavoro, uomini e istituzioni di diversa ispirazione ideologica abbiano potuto lavorare insieme e dialetticamente costruire un consenso generale nell'ambito delle riforme sociali. Note biografiche: Ph. D, borsista presso il Dipartimento di storia, Universitŕ di Torino. E-mail: cristina.accornero@fastwebnet.it
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Caiazzo, Monica. "Il mito dell'alleanza italo-francese nella Grande Guerra." STORIA IN LOMBARDIA, no. 2 (December 2010): 62–94. http://dx.doi.org/10.3280/sil2010-002003.

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Abstract:
Con la crisi di coscienza provocata dallo scoppio della prima guerra mondiale gli intellettuali dovettero interpretare nuove realtŕ a partire dalla concezione di "guerra giusta". La consapevolezza di questa crisi indusse a ricercare nella propria memoria nazionale elementi unificanti, verso i quali convogliare i comportamenti delle masse. A questo processo di autoresponsabilizzazione contribuě il mito della fratellanza latina, nell'accezione di un'intesa prevalentemente culturale italo-francese. Milano fu il centro di questo rinnovato incontro tra culture teso al recupero di un'identitŕ nazionale che si ricongiungesse con la propria storia. Note biografiche: Monica Caiazzo č dottore di ricerca in "Storia delle istituzioni e della societŕ nell'Europa contemporanea". Attualmente insegna presso un istituto di secondo grado ed č tutor presso la cattedra di Storia contemporanea della Facoltŕ di scienze politiche dell'Universitŕ degli Studi di Milano. E-mail: monica_caiazzo@yahoo.it
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Pajer., Flavio. "LA FORMAZIONE DEGLI INSEGNANTI DI RELIGIONE NELL’UNIONE EUROPEA." Revista Diálogo Educacional 5, no. 16 (July 17, 2005): 167. http://dx.doi.org/10.7213/rde.v5i16.7988.

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Abstract:
Il processo di unificazione economica e politica dell’Europa - in atto ormai da quasi 50 anni se si considera il Trattato di Roma (1957) come l’evento fondante – non può e non deve produrre, almeno a breve termine, un livellamento delle istituzioni nazionali per uniformarle a un comune standard transnazionale. Questo è vero soprattutto per i vari sistemi educativi nazionali. Essi sono troppo ancorati alla storia e alla cultura delle rispettive nazioni, troppo diversi per lingua, per struttura e organizzazione, al punto che una loro armonizzazione risulterebbe un insulto allo specifico e irriducibile patrimonio culturale e storico delle varie nazioni europee.
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Cavazzoli, Luigi. "La Polenghi Lombardo e le istituzioni sperimentali e formative del Lodigiano." STORIA IN LOMBARDIA, no. 1 (July 2010): 5–40. http://dx.doi.org/10.3280/sil2010-001001.

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Abstract:
Con l'istituzione nel 1871 della Stazione di caseificio di Lodi. si apre il primo centro di ricerche in una zona di grande produzione di latte, che contribuě al progresso dell'industria lattiero casearia locale e nazionale. Inoltre, l'istruzione professionale si affermň in Italia con questa «Stazione»: e contribuě al lo sviluppo dell'industria lattiera italiana L'intreccio che nel Lodigiano si realizzň fra industria, sperimentazione e formazione nella filiera del latte č in gran parte dovuto alle proficue collaborazioni che s'instaurarono, fra istituzioni pubbliche e private; collaborazioni gestiste da scienziati e tecnici di notevole prestigio e da propensione all'intrapresa, che operarono in un ambiente particolarmente favorevole. Note biografiche: Luigi Cavazzoli dirige il Centro Studi Ivanoe Bonomi e collabora con il Dipartimento di Storia della societŕ e delle istituzioni dell'Universitŕ Statale di Milano, la Fondazione "F. Turati" di Firenze, l'Accademia nazionale virgiliana e l'Istituto mantovano di storia contemporanea. Email: luigi cavazzoli @tin.it
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Ciglioni, Laura, and Guido Panvini. "Interviste sulla storia contemporanea. Risponde Federico Romero." MONDO CONTEMPORANEO, no. 1 (September 2020): 109–16. http://dx.doi.org/10.3280/mon2020-001004.

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Abstract:
Da molti anni gli storici dell'età contemporanea, in Italia e all'estero, si stanno interrogando sullo "stato di salute" della disciplina. La proliferazione di nuovi campi di studio, la sempre più marcata specializzazione delle ricerche, la contaminazione con le altre scienze sociali, la formazione di un confronto storiografico "globale", favorito, in parte, dalla diffusione delle tecnologie digitali, il complesso rapporto con il dibattito pubblico, la difficile stagione, in termini sia di risorse che di ruolo, sperimentata dalle scienze umane: sono solo alcuni dei temi che animano la riflessione attorno alla storia contemporanea. In anni recenti un vivace dibattito internazionale sulle prospettive degli studi storici nel nuovo millennio è stato animato da studiosi e istituzioni di ricerca di primo piano. Mondo contemporaneo vuole fornire un contributo a questa discussione, rivolgendosi, attraverso lo strumento dell'intervista, a eminenti storici per un bilancio della storiografia sull'età contemporanea, per riflettere sul ruolo dello storico oggi e sulle sfide che la disciplina affronta nel nostro tempo. In questo fascicolo interviene su tali temi Federico Romero.
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Fazzini, Ilaria. "Una pluralità di sguardi sulla follia. Storia delle internate cremonesi nella seconda metà dell'ottocento." STORIA IN LOMBARDIA, no. 2 (September 2020): 114–32. http://dx.doi.org/10.3280/sil2018-002006.

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Abstract:
La storia delle donne internate in manicomio, della loro vita dentro e fuori gli istituti psichiatrici, è divenuta negli ultimi decenni oggetto di grande interesse e studio. La presente ricerca, condotta a partire dallo studio e dall'analisi delle cartelle cliniche e dei fascicoli personali delle donne internate nel Manicomio di Cremona dal 1868 al 1904, ha lo scopo di indagare l'internamento della follia femminile nella seconda metà dell'Ottocento e di farne emergere le caratteristiche e le peculiarità. Le cartelle cliniche delle pazienti cremonesi si sono rivelate una fonte utile e preziosa che ha fatto emergere chiaramente come l'internamento delle donne in manicomio fosse un processo "corale". Al suo interno infatti si intrecciava una pluralità di voci e di "sguardi" che "costruivano" e definivano la follia femminile: dallo "sguardo" dei familiari e dei rappresentanti delle istituzioni religiose e politiche coinvolti nelle procedure di ammissione, alla "voce" inascoltata delle internate portatrici di una propria soggettività, fino alle diagnosi e alle cure degli alienisti. L'autrice analizza e indaga questi soggetti, mostrandone il ruolo nelle diverse fasi del processo di internamento e rintracciando i differenti riferimenti culturali e i diversi linguaggi da loro utilizzati per individuare, comprendere, descrivere e, nel caso delle internate, manifestare e narrare la follia.
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Ciglioni, Laura, and Guido Panvini. "Interviste sulla storia contemporanea. Risponde Jean-François Sirinelli." MONDO CONTEMPORANEO, no. 2 (February 2022): 177–83. http://dx.doi.org/10.3280/mon2021-002006.

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Abstract:
Da molti anni gli storici dell'età contemporanea, in Italia e all'estero, si stanno interrogando sullo "stato di salute" della disciplina. La proliferazione di nuovi campi di studio, la sempre più marcata specializzazione delle ricerche, la contaminazione con le altre scienze sociali, la formazione di un confronto storiografico "globale", favorito, in parte, dalla diffusione delle tecnologie digitali, il complesso rapporto con il dibattito pubblico, la difficile stagione, in termini sia di risorse che di ruolo, sperimentata dalle scienze umane: sono solo alcuni dei temi che animano la riflessione attorno alla storia contemporanea. In anni recenti un vivace dibattito internazionale sulle prospettive degli studi storici nel nuovo millennio è stato animato da studiosi e istituzioni di ricerca di primo piano. Mondo contemporaneo vuole fornire un contributo a questa discussione, rivolgendosi, attraverso lo strumento dell'intervista, a eminenti storici per un bilancio della storiografia sull'età contemporanea, per riflettere sul ruolo dello storico oggi e sulle sfide che la disciplina affronta nel nostro tempo. In questo fascicolo interviene su tali temi Jean-François Sirinelli.
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González Fernández, Rafael, and Miguel Pablo Sancho Gómez. "La institución del domicilium (en Derecho romano) y su expresión en la epigrafía latina." Vínculos de Historia Revista del Departamento de Historia de la Universidad de Castilla-La Mancha, no. 11 (June 22, 2022): 296–310. http://dx.doi.org/10.18239/vdh_2022.11.13.

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Abstract:
La institución romana del domicilium convierte al sujeto en residente. Suele designar el lugar de residencia prolongada del incola o habitante que ha emigrado a una comunidad, por contraposición al municeps; por lo tanto, es un vínculo jurídico entre la ciudad y la persona que ha emigrado a ella. Frente a la expresión de la origo en los textos epigráficos, que es muy abundante, la manifestación del domicilo solo se hace de forma excepcional, en atención al escaso número de referencias conservadas, y su enunciación es muy similar a la que marca el origen. Palabras clave: domicilium, origo, ciudadano, epigrafía, latina.Topónimos: Imperio Romano.Periodo: Principado (27 a. C. – 284 d. C.) ABSTRACTThe Roman institution of the domicilium turns the subject into a resident. It usually designates the place of prolonged residence of the incola or inhabitant who has emigrated to a community, as opposed to the municeps. Therefore, it is a legal link between the city and the person who emigrates there. As opposed to the expression of the origo in epigraphic texts, which is very common, the manifestation of the domicile occurs only exceptionally, in view of the scant number of surviving references, and its enunciation is very similar to that which indicates provenance. Keywords: domicilium, origo, citizen, epigraphy, Latin.Place names: Roman EmpirePeriod: Principate (27 BC - 284 AD) REFERENCIASAncelle, A. (1875), Du Domicile, Paris, these pour le doctorat, Faculte de droit de Paris.Andreu, J., (2008), “Sentimiento y orgullo cívico en Hispania: en torno a las menciones de origo en la Hispania Citerior”, Gerión, 26(1), pp. 349-378.Ayiter, K. (1962),“Einige Bemerkungen zum Domicilium des Filius Familias im römischen Recht“, en Studi in onore di Emilio Betti, vol. II, Milano, pp. 71-84.Baccari, M. P. (1996), Cittadini, popoli e comunione nella legislazione dei secoli IV-VI, Torino, G. 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Conca, Messina Silvia A. "Crescita e trasformazioni tra etÀ moderna e rivoluzione industriale. Nuove prospettive di storia economica dell'Europa." SOCIETÀ E STORIA, no. 133 (October 2011): 551–608. http://dx.doi.org/10.3280/ss2011-133006.

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Abstract:
L'articolo presenta una rassegna del dibattito internazionale sui fattori della crescita economica nell'Europa moderna e durante la rivoluzione industriale, soffermandosi in particolare sui risultati delle ricerche relative alla tecnologia, le istituzioni, il modello malthusiano, l'energia, le stime di crescita del PIL, mostrando che secondo la gran parte della piů recente storiografia - sebbene non tutta - la rivoluzione industriale non fu un fenomeno improvviso, ma l'accelerazione di dinamiche preesistenti sin dall'etÀ moderna. Tale orientamento č stato contestato dalla California school, che ha enfatizzato le "sorprendenti somiglianze" tra le aree piů avanzate dell'Europa e dell'Asia e sostenuto che la "grande divergenza" in termini di ricchezza e di potenzialitÀ non si manifesta prima dell'ottocento, sospingendo gli studi verso una prospettiva piů comparativa e globale. Le ricerche degli ultimi anni, perň, hanno nel complesso confermato che il divario tra oriente e occidente trova le sue radici nell'espansione europea dell'etÀ moderna, nelle sue istituzioni, nella sua cultura scientifica e tecnica, e nella crescente specializzazione della sua economia.
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Morisi, Massimo. "IL PARLAMENTO IN ITALIA. VECCHIE E NUOVE IPOTESI DI RICERCA." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 18, no. 2 (August 1988): 191–222. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200012181.

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Abstract:
IntroduzioneIl parlamento è tra le istituzioni più studiate, anche in Italia, tuttavia, la ricerca empirica sul suofunzionamentoall'interno del sistema politico, pare languire da anni. Riempiremmo pagine se dovessimo elencare la miriade di lavori di «riflessione» sull'azione dellegislativo, sulle sue modalità e sui suoi stessi significati sistemici, nel breve come nel medio e lungo termine. Altre pagine ci vorrebbero per dar conto delle molteplici esperienze di ricerca empirica, maturate in un denso e continuo confronto fra ipotesi metodologiche diverse, mono e interdisciplinari, sia in concorrenza che in collaborazione tra diritto costituzionale, storia parlamentare, scienza politica, sociologia politica. E agli studi sulla collocazione e sul ruolo delle assemblee parlamentari all'interno del sistema politico, si potrebbero aggiungere i diversi filoni di ricerca sulla classe politica e sulla rappresentanza.
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Brunelli, Giampiero. "La Sede apostolica di fronte alla globalizzazione: il contributo possibile della storia delle istituzioni." Rechtsgeschichte - Legal History 2012, no. 20 (2012): 339–43. http://dx.doi.org/10.12946/rg20/339-343.

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Bertolini, Piro. "Lo stato delle scienze dell’educazione in Italia." Swiss Journal of Educational Research 22, no. 1 (January 1, 2000): 93–110. http://dx.doi.org/10.24452/sjer.22.1.5083.

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Abstract:
Nell’articolo si affronta dapprima la questione della definizione delle scienze dell’educazione che in Italia si presenta con due accezioni: come indicativa delle varie scienze umane (psicologia, sociologia, psicoanalisi, ecc.) nel momento in cui si occupano esplicitamente del fenomeno educativo la prima e indicativa delle diverse specificazioni della pedagogia generale (storia della pedagogia; didattica; pedagogia speciale; pedagogia sperimentale; pedagogia degli adulti; ecc.) la seconda. Su questa base si discute l’evoluzione delle scienze dell’educazione a partire dalla seconda guerra mondiale, ponendo l’accento sui fattori che ne hanno condizionato le due anime: da un lato le esigenze di carattere sociale con riferimento a problematiche extra-scolastiche, dall’altro lato il diffondersi di un reale interesse per la formazione professionale degli insegnanti. Di particolare interesse è l’evoluzione della didattica che è alla ricerca di una autonomia delle varie specificazioni attraverso la costituzione di un proprio statuto epistemologico e di metodologie di ricerca proprie. Infine, per quanto riguarda le istituzioni e gli strumenti di appoggio alle scienze dell’educazione o pedagogiche, l’articolo tocca il ruolo delle riviste specializzate e di alcune Associazioni che riuniscono i rappresentanti delle varie discipline pedagogiche e ad alcuni centri di ricerca pubblici o privati.
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Porteri, Corinna. "Bioetica clinica – Considerazioni bioetiche su un caso clinico: P. P. di anni 35." Medicina e Morale 48, no. 6 (December 31, 1999): 1107–19. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1999.791.

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Abstract:
Si propone l’analisi etica di un caso clinico di ambito psichiatrico, giunto all’attenzione del Comitato etico delle Istituzioni Ospedaliere Cattoliche di Brescia. Per una proposta di soluzione a questa storia clinica, insieme al riferimento alla documentazione internazionale relativa ai diritti dell’uomo in generale e ai diritti del malato di mente in particolare, l’Autore indica la necessità di assumerne la prospettiva etica secondo cui il bene della persona più debole, il benessere di questo malato, è “bene per me”. L’analisi del caso proposto evidenzia in particolare il dovere della medicina di accostarsi alla persona malata nella sua interezza, attraverso l’attenta considerazione della sua storia e degli aspetti fisico, mentale e sociale che la costituiscono. Il caso pone inoltre la questione di una specifica discussione bioetica del disturbo mentale, tema che non sempre entra nelle trattazioni classiche della bioetica.
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Reinhard, Wolfgang. "Hat Papstgeschichte Zukunft?" Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 97, no. 1 (December 20, 2017): 353–71. http://dx.doi.org/10.1515/qfiab-2017-0019.

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Abstract:
Riassunto Sembra che almeno in Germania si stia esaurendo l’attivita editoriale che riguarda i rapporti mandati dai nunzi alla segreteria di Stato. Nella digitalizzazione delle fonti si puo ravvisare una valida alternativa compensatoria, tanto piu che essa consentirebbe di creare una vasta banca dati che, raccogliendo i dati di tutte le persone e tutti gli uffici della curia, offrirebbe un’ottima base per ulteriori ricerche. In ogni caso e possibile raccordare la storia dei papi al nuovo approccio decostruttivista della storia politica e culturale, se si pone al centro dell’attenzione il papato nella sua qualita di singolare potenza culturale che coltiva una sua singolare cultura del potere. Decisiva e la constatazione che la chiesa papale non solo funse da modello per la formazione degli Stati europei, ma sarebbe diventata Stato essa stessa. In questo senso sarebbero auspicabili studi a lungo termine sul personale e sulle istituzioni. Accanto a questa storia materiale sarebbero utili sia l’indagine della devozione personale dei papi, e in particolare del culto mariano, che l’esplorazione del culto del papa e di altre pratiche premoderne, ma tuttora vive, nei credenti.
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Reinhard, Wolfgang. "Hat Papstgeschichte Zukunft?" Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 97, no. 1 (December 1, 2017): 353–71. http://dx.doi.org/10.1515/qufiab-2017-0019.

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Abstract:
Riassunto Sembra che almeno in Germania si stia esaurendo l’attività editoriale che riguarda i rapporti mandati dai nunzi alla segreteria di Stato. Nella digitalizzazione delle fonti si può ravvisare una valida alternativa compensatoria, tanto più che essa consentirebbe di creare una vasta banca dati che, raccogliendo i dati di tutte le persone e tutti gli uffici della curia, offrirebbe un’ottima base per ulteriori ricerche. In ogni caso è possibile raccordare la storia dei papi al nuovo approccio decostruttivista della storia politica e culturale, se si pone al centro dell’attenzione il papato nella sua qualità di singolare potenza culturale che coltiva una sua singolare cultura del potere. Decisiva è la constatazione che la chiesa papale non solo funse da modello per la formazione degli Stati europei, ma sarebbe diventata Stato essa stessa. In questo senso sarebbero auspicabili studi a lungo termine sul personale e sulle istituzioni. Accanto a questa storia materiale sarebbero utili sia l’indagine della devozione personale dei papi, e in particolare del culto mariano, che l’esplorazione del culto del papa e di altre pratiche premoderne, ma tuttora vive, nei credenti.
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Fand, David I. "On the Savings and Loan Debacle (*)." Journal of Public Finance and Public Choice 10, no. 1 (April 1, 1992): 35–50. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907539374.

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Abstract:
Abstract Scopo di questo lavoro è di indagare le ragioni che sono alia base del crollo dei risparmi e dei prestiti manifestatosi negli Stati Uniti a partire dai primi anni 80, fenomeno che, sebbene unico nella sua durata e singolare nelle sue dimensioni, è considerato dall’autore essere il risultato di forze ordinarie, generalmente presenti nella gestione del credito. L’esame di queste forze, arricchito di una serie di notazioni di storia monetaria, rappresenta il nucleo centrale dell’articolo. L’autore ne individua ed esamina quattro: la filosofia interventista dominante; l’atteggiamento eccessivamente ottimista nella valutazione delle istituzioni di deposito non bancarie; il mantenimento della costruzione residenziale, a qualunque costo; il rent-seeking dei politici e dei burocrati.
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Laspalas, Javier. "Sani, R. (2015). Storia dell’educazione e delle istituzioni scolastiche nell’Italia moderna. Milan: Franco Angeli, 357 pp." Estudios sobre Educación 29 (November 24, 2015): 252. http://dx.doi.org/10.15581/004.29.3466.

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Giusto, Rosa Maria. "Gli ospedali degli incurabili a Roma e Napoli." Revista Eviterna, no. 10 (September 28, 2021): 67–84. http://dx.doi.org/10.24310/eviternare.vi10.13119.

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Abstract:
Il contributo ricostruisce la storia fondativa di due complessi ospedalieri destinati agli Incurabili, ripercorrendone le relazioni. Di fondamentale importanza per l’evoluzione dei sistemi sanitari e lo sviluppo urbano e territoriale delle rispettive città, l’Arciospedale di san Giacomo in Augusta a Roma e il complesso di santa Maria del Popolo degli Incurabili a Napoli furono caratterizzati in Età Moderna da una comune organizzazione e struttura dovute al ruolo esercitato dal notaio genovese Ettore Vernazza, fondatore della compagnia del Divino Amore, che ne coadiuvò e promosse le iniziative e da personalità del calibro di Gaetano da Thiene e Filippo Neri. Attualmente dismessi e in condizioni fatiscenti, tali edifici testimoniano, per la qualità delle loro architetture e il ruolo assunto nei secoli, l’importanza e la centralità che i temi dell’accoglienza e della cura rivestirono sin dall’Età Moderna sollecitati dall’azione aggregante e solidale svolta dalle confraternite quali istituzioni caritatevoli in grado di contribuire attivamente al miglioramento della società e alla qualità e ai servizi degli spazi di vita quotidiani.
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Giannetti, Daniela. "MODELLI TEORICI DI FEDERALISMO." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 25, no. 2 (August 1995): 307–41. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200023595.

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Abstract:
IntroduzioneTutti gli studiosi concordano nel considerare l'unione degli stati americani creata con la Costituzione del 1787 il primo esempio di federalismo in senso moderno. Qual è la novità storica del federalismo americano? In sintesi, si può affermare che essa consiste in un rafforzamento del potere centrale che si accompagna a un insieme di garanzie costituzionali circa le sfere di autorità o la ripartizione di funzioni tra differenti livelli di governo. La Costituzione di Filadelfia viene inoltre generalmente considerata un esempio di deliberata progettazione istituzionale e i vari saggi che compongono ilFederalist –scritti da Hamilton, Jay e Madison allo scopo di illustrare i vantaggi che sarebbero derivati da un'organizzazione federale degli stati indipendenti allora uniti nella confederazione nordamericana –sono considerati la prima articolazione compiuta della teoria federalista. Dall'«invenzione» del sistema americano, che introduce un'innovazione sostanziale nella storia delle istituzioni occidentali, poi ampiamente imitata in numerosi paesi, il federalismo è diventato una delle realtà politiche più importanti e uno dei temi più dibattuti nella letteratura.
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Mussari, Bruno. ""Una barriera allo incremento e alla salubritŕ del paese": le mura di Crotone tra dismissioni e sviluppo urbano." STORIA URBANA, no. 136 (March 2013): 165–95. http://dx.doi.org/10.3280/su2012-136006.

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Abstract:
Le fortificazioni di Crotone hanno rappresentato per secoli un nodo cruciale nella rete difensiva del tratto della costa ionica tra Taranto e Reggio Calabria. Ad esse č legata la storia del centro calabrese, identificato da sempre dalla cinta muraria cinquecentesca e dal castello. La dismissione delle cinte murarie, fenomeno che interessň molte cittŕ a partire dalla seconda metŕ del XIX secolo, investě anche Crotone, dopo l'abolizione delle servitů militari del 1865, cui la cittŕ era sottoposta. Alle mura non fu riconosciuto alcun valore di testimonianza storica architettonica; la loro demolizione fu giustificata da prioritarie motivazioni di salubritŕ e igiene pubblica - avallate da un effettivo sovraffollamento del centro urbano - dietro le quali si celavano interessi privati alimentati dal miraggio di una speculazione fondiaria remunerativa. Tuttavia le filantropiche intenzioni iniziali furono accantonate. Gli interessi della classe dirigente, espressione della ricca proprietŕ terriera, prevalsero. In una quasi totale assenza di dibattito, l'amministrazione comunale decise di cedere gran parte delle mura a privati, che le avevano in parte occupate da tempo, consentendo, nonostante le alterazioni subite, una loro parziale conservazione. Una porzione della cinta muraria fu effettivamente demolita, oltre alla porta della cittŕ, anche per realizzare una strada di circonvallazione, che avrebbe marcato ulteriormente il confine tra la cittŕ antica e quella contemporanea.
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Mantecón, Joaquín. "Luciano MUSSELLI, Storia del Diritto Canonico (Introduzione alla storia del Diritto e delle istituzioni ecclesiali), G. Giappichelli Editore, Torino 1992, 136 págs." Ius Canonicum 33, no. 65 (February 6, 2018): 405–10. http://dx.doi.org/10.15581/016.33.18100.

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Cerino, Badone Giovanni. "La cultura della guerra. Sapere teorico e sapere empirico nel mondo militare del XVII secolo." SOCIETÀ E STORIA, no. 136 (July 2012): 277–98. http://dx.doi.org/10.3280/ss2012-136002.

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Abstract:
Se percorriamo gli scaffali di una ideale biblioteca militare europea della prima metÀ del XVII secolo possiamo trovare numerosi testi legati al periodo classico. I trattati militari, sia quelli di "arte militare" che quelli dedicati alle armi, furono in realtÀ piů strumenti di propaganda che effettivi manuali di addestramento e preparazione per la guerra. Essi compongono una vastissima biblioteca ma in realtÀ sappiamo veramente poco di quanto gli ufficiali leggessero questi testi. I libri di tattica e storia militare potevano essere sia voluminosi messaggi cartacei, destinati a celebrare un esercito, che oggetti destinati al mercato dei collezionisti di libri, agli eruditi, quindi a di persone "non addette ai lavori". L'autore cerca quindi di dimostrare quanto l'esperienza dominasse la formazione del soldato del XVII secolo, divenendo in seguito la base della pianificazione strategica ed operativa delle guerre future. .
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Banfi, Enrico, and Agnese Visconti. "L’Orto di Brera alla fine della dominazione asburgica e durante l’età napoleonica." Natural History Sciences 154, no. 2 (September 1, 2013): 173. http://dx.doi.org/10.4081/nhs.2013.173.

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Abstract:
Il saggio illustra, la storia dell’Orto di Brera e della sua funzione come strumento didattico per la cattedra di botanica del Ginnasio, dal 1802 Liceo, di Brera nel periodo compreso tra la fine della dominazione asburgica e l’intero periodo napoleonico. Esso si fonda su una documentazione per la massima parte inedita conservata nelle seguenti istituzioni: Biblioteca Braidense di Milano, Archivio di Stato di Milano, Biblioteca del Museo di Storia Naturale di Milano, Archivio di Stato di Pavia, Accademia delle Scienze di Torino; Archivio di Stato di Venezia, Biblioteca dell’Orto botanico dell’Università di Padova, Bibliothèque Centrale du Muséum d’Histoire Naturelle di Parigi.<br />La prima parte del lavoro è dedicata al periodo che va dall’entrata in attività dell’Orto (1777) alla conduzione di Ciro Pollini (1805-1807) e si incentra in particolare sul legame tra la scelta delle piante dell’Orto, per lo più officinali, e l’insegnamento ai medici e ai farmacisti.<br />Si passa quindi alla ricostruzione del lavoro svolto dal custode Filippo Armano che diede all’Orto una nuova fisionomia, introducendo piante ornamentali, esotiche e rare, e che redasse il primo Catalogo (1812) di cui si presenta una lista degli aggiornamenti nomenclaturali.<br />Viene infine illustrata la figura del direttore Paolo Sangiorgio che resse l’Orto per tutto il periodo napoleonico, opponendosi alla concezione di Armano e applicandosi con forte impegno alla didattica.
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Chartier, Anne-Marie. "Annali di storia dell’educazione e delle istituzioni scholastiche, 13, I Quadernie di scuola tra Otto e Novecento." Histoire de l'éducation, no. 118 (April 1, 2008): 143–46. http://dx.doi.org/10.4000/histoire-education.523.

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Righettini, Stella. "LA POLITICIZZAZIONE DI UN POTERE NEUTRALE. MAGISTRATURA E CRISI ITALIANA." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 25, no. 2 (August 1995): 227–65. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200023571.

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Abstract:
IntroduzioneLe vicende ditangentopolie le relative conseguenze politico-istituzionali hanno conferito all'intervento giudiziario un rilievo maggiore che in passato rispetto ai complessi rapporti tra poteri dello Stato e tra governanti e governati. La magistratura, soprattutto quella penale, mostra di aver acquisito una consapevolezza del proprio ruolo e delle proprie funzioni nell'ambito del sistema politico come forse mai in precedenza nella storia della repubblica. Ci si interroga ancora oggi, a tre anni di distanza dall'inizio ditangentopoli, sul perché l'intervento dei magistrati abbia accelerato la crisi del regime democratico italiano e favorito l'inizio di una fase di transizione. Ci si chiede, inoltre, in che misura, con quali conseguenze e per quanto tempo ancora gli attori giudiziari saranno in grado di conservare un potenziale di influenza così ampio sul sistema politico e sulla funzionalità di istituzioni governative e parlamentari.
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Cubeddu, Raimondo. "LEONI AND HAYEK ON NOMOS AND PHYSIS." Il Politico 252, no. 2 (January 15, 2021): 58–95. http://dx.doi.org/10.4081/ilpolitico.2020.509.

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Abstract:
Nel 1949, mettendo a disposizione degli studenti pavesi di Giurisprudenza delle Dispense dal titolo Il pensieroantico, Bruno Leoni non immaginava che stava contribuendo a porre le basi per una riformulazionedi quella che nello stesso anno Friedrich A. von Hayek aveva chiamato la tradizione del “true individualism” tracciando così una nuova storia delle origini e dello sviluppo della tradizione liberale. infatti, dopoaver descritto l’origine dei concetti di nomos e di physis nella filosofia greca, in quelle DispenseLeoni intende la soluzione epicurea e la sua dottrina del contratto come un qualcosa di “eccezionale importanza per lo sviluppo della speculazione intorno al diritto ed allo Stato nell’età moderna”. Accennato all’importanza che negli stessi anni Ludwig von Mises e Leo Strauss attribuiranno all’epicureismo nella nascita della ‘modernità, il saggio analizza la tesi leoniana sul rapporto tra nomos e physis e, illustratane l’affinità con la tesi di Carl Menger sulla nascita “irriflessa” delle principali istituzioni sociali e del diritto, mostra il modo in cui tale rapporto ha influenzato Hayek e come si rifletta nella di lui (e di Michael Oakeshott) dicotomia tra i modelli istituzionali ‘nomocratici’ e quelli ‘teleocratici’. Un breve cenno, nel finale, al modo in cui tracce della dottrina epicurea del contratto possono essere ravvisate nella teoria dello “scambio di pretese” che Leoni pone all’origine del diritto.
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Iannello, Carlo. "Il falso riformismo degli anni Novanta ovvero l'inarrestabile affermazione della concorrenza come paradigma della regolazione sociale." DEMOCRAZIA E DIRITTO, no. 3 (February 2022): 89–113. http://dx.doi.org/10.3280/ded2021-003005.

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Abstract:
Le prospettive, quindi, non appaiono affatto rasserenanti quanto a tenuta della democrazia, quanto a vigore di quella certa idea che la voleva partecipata, militante della causa della giustizia e dell'uguaglianza. Perché proprio le istituzioni che per garantirla e realizzarla furono dettate dal Costituente italiano sono in pericolo. Soprattutto i principi fondamentali che il Costituente volle e sancì appaiono abbandonati o rinnegati. Il clima storico è profondamente mutato. Non c'è quasi più sedimento, né forse memoria, tantomeno rimpianto dei giorni, delle parole, delle speranze, delle donne e degli uomini di questo Paese che, affrancati dal dominio politico, esterno e interno, si disponevano ad affrancarsi dalle altre forme di dominio, da quella economica a quella culturale e sociale a quella di genere, più intense e profonde forse, anche se apparivano meno incombenti di quanto fossero, meno minacciose e imperiose. E che perciò ci diedero la speranza che avremmo potuto liberarcene, tutti insieme. Non ci siamo riusciti. Ma sappiamo che fu la stagione più alta della nostra storia nazionale. E così ci apparve e ci appare lasciando volentieri al revisionismo storico il piacere di mestare nel fango, il mestiere di pitoccare i compensi che otterrà il suo trasformismo, la paga che meriterà la voluttà del servilismo
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Mele, Francisco. "Il popolo di San Gennaro." Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 52, no. 2 (April 16, 2018): 266–74. http://dx.doi.org/10.1177/0014585818757201.

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Abstract:
La ricerca parte da un esame del popolo di San Gennaro, a Napoli, come garante della costruzione sempre in divenire dell’identità napoletana, secondo la Teologia del Popolo sviluppata dai teologi e filosofi argentini Lucio Gera, Justino O’Farrell e Juan Carlos Scannone. Il popolo possiede una conoscenza, una razionalità, anche se non teorico-scientifica, che si esprime mediante le celebrazioni liturgiche, le feste religiose, le processioni. Facendo riferimento alla prospettiva mnemostorica (Jan Assmann), San Gennaro è una figura della memoria e non della storia. Applicando la lettura bio-politica elaborata da Michel Foucault, nel culto di San Gennaro, durante la cerimonia delle feste dedicate a San Gennaro, trovano fondamento e legittimazione la Chiesa, lo Stato rappresentato dalle sue istituzioni e il popolo napoletano. Paradossalmente anche la camorra cerca una legittimazione per imporre il suo proprio predominio, nonostante che la sua pretesa venga respinta e condannata sia dallo Stato che dalla Chiesa.
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Vertecchi, Giulia. "Dal grano al biscotto. Elementi per una storia della politica annonaria di Venezia fra XVII e XVIII secolo." STORIA URBANA, no. 134 (June 2012): 57–74. http://dx.doi.org/10.3280/su2012-134004.

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Abstract:
Approvvigionamento - Alimentazione - Conservazione e distribuzione dei grani Venezia, secc. XVII-XVIIIL'obiettivo di questo articolo č di delineare, attraverso l'analisi delle fonti archivistiche, i cambiamenti nel sistema annonario di Venezia nei secoli XVII e XVIII. Questi cambiamenti ebbero inizio con lo scoppio della guerra di Candia e si svilupparono nel secolo seguente. Il contributo si concentra su tre temi principali: in primo luogo il ruolo del biscotto per compensare le fluttuazioni del prezzo del grano e per abbassare i costi di stoccaggio del surplus. Il biscotto era un alimento facile da trasportare e conservare per le esigenze militari ed era certamente utilizzato come alimento per l'esercito e la flotta; tuttavia č che un fabbisogno di 4.700 tonnellate all'anno richiedeva ingenti risorse e un'organizzazione considerevole per seguire la produzione. Un secondo nucleo dell'articolo esamina il ruolo delle scorte, non tanto durante gli anni di penuria, ma soprattutto quando i raccolti erano abbondanti. In questo modo č possibile analizzare le strategie impiegate dal governo in un momento particolarmente critico, poiché i prezzi scendono negli anni in cui i raccolti sono abbondanti, ma č in questi anni che aumentano i costi di stoccaggio. In terzo luogo si affronta il problema di una forma di speculazione finanziaria grazie alla quale anche le persone piů ricche riuscivano a usufruire di un'agevolazione fiscale nel pagamento della principale imposta diretta, la decima. Una lettura attenta dei documenti «non-quantitativi» fornisce una comprensione della complessitŕ del rapporto tra politica fiscale e le scelte economiche del governo, portando alla luce la complessa composizione della societŕ e i suoi contrasti interni
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Corritore, Renzo P. "Un problema negletto. Per un riesame della questione annonaria nelle cittŕ di antico regime." STORIA URBANA, no. 134 (June 2012): 5–9. http://dx.doi.org/10.3280/su2012-134001.

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Abstract:
Approvvigionamento - Mediterraneo - Mercato - Storia urbana - Adam Smith, Ferdinando Galiani«Le leggi riguardanti il grano possono ovunque essere paragonate alle leggi riguardanti la religione. Il popolo si sente tanto interessato a ciň che attiene alla sua sussistenza in questa vita, o alla sua felicitŕ di una vita futura, che il governo deve assecondare i suoi pregiudizi e, per conservare la tranquillitŕ pubblica, deve instaurare un sistema che la popolazione stessa approvi. Č forse per questo motivo che raramente si trova instaurato un sistema ragionevole riguardo a questi due problemi essenziali» (Digressione concernente il commercio dei grani e le leggi sui grani, in La Ricchezza delle Nazioni). I saggi raccolti in questo numero monografico di «Storia Urbana» vogliono verificare la fondatezza di questo passo, assai noto, di Adam Smith sull'irrazionalitŕ dei sistemi annonari durante l'ancien régime, concentrandosi sul rapporto fra approvvigionamento cittadino (annona) e strutture urbane in importanti centri del Mediterraneo. La resilienza di tali istituzioni, ma anche la loro capacitŕ di adattarsi a contesti radicalmente diversi, mutando la loro natura secondo il contesto e la congiuntura, fanno ritenere quanto meno semplicistica tale affermazione. Č auspicabile quindi una riapertura del dossier sussistenza e approvvigionamento nelle cittŕ e negli stati dell'etŕ pre-industriale secondo schemi piů aggiornati e in un orizzonte spazio-temporale meno angusto.
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Perrotta, Manuela. "Il pre-embrione (non) è uno di noi: breve storia di una innovazione inter-organizzativa tra istituzioni, comunitŕ professionali e tecnologie." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 122 (June 2011): 194–205. http://dx.doi.org/10.3280/sl2011-122014.

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Abstract:
Innovazione e cambiamento sono temi centrali all'interno della sociologia del lavoro e dell'organizzazione, in particolare in relazione alla continua evoluzione delle nuove tecnologie. Il paper intende offrire un contributo teorico ed empirico al filone di ricerca degli Innovation Studies a partire da un caso empirico: l'emergere di un "nuovo oggetto scientifico" - il pre-embrione - come innovazione organizzativa all'interno di un network di elementi eterogenei distribuiti tra il setting istituzionale, le comunitŕ professionali coinvolte e le tecnologie della riproduzione assistita. Il caso appare particolarmente interessante alla luce di un approccio all'innovazione ispirato all'Actor Network Theory, poiché permette di analizzare un tentativo (fallito) di (ri)stabilizzazione del sistema attraverso l'attivazione di un network basato sull'appartenenza a diverse comunitŕ professionali, sulla mobilitazione di conoscenze scientifiche e sulla creazione discorsiva di un nuovo oggetto.
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Gasparini, Adalinda. "Metamorficamente. Miti e psicoanalisi." EDUCAZIONE SENTIMENTALE, no. 35 (September 2021): 92–109. http://dx.doi.org/10.3280/eds2021-035008.

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Abstract:
Seguendo l'ipotesi che la psicoanalisi sia una potente e preziosa mitologia contemporanea l'A. ripercorre le lotte fra generazioni dell'antica cosmogonia greca, che possono illuminare aspetti sottesi della vicenda edipica. I miti hanno una molteplicità di versioni, che sono tutte vere e tutte false, e la loro polisemia fa sì che, come nei sogni e nell'inconscio, allestiscano uno spazio nel quale può tran-sitare la follia. Nell'infanzia dell'A. il padre era sempre pronto ad ascoltarla e aveva una risposta per tutte le sue domande, tranne che sulla malattia del nonno, che periodicamente doveva essere ricoverato per crisi di psicosi maniaco depressiva. La psicoanalisi come il mito non esclude la follia, e riconosce per prima l'umanità profonda e perturbante di sofferenze che sono state sistematicamente rimosse dal senso comune e dalle istituzioni psichiatriche. Se mantiene come Freud lo sguardo sui sintomi nevrotici e sui deliri psicotici la psicoanalisi non può diventare un sistema compiuto e univoco, ma questo che sembra uno svan-taggio è invece la potenza della psicoanalisi, che è e resta una scienza delle do-mande, non delle risposte: sono le domande che aprono lo spazio metamorfico. Le analogie con la geometria non euclidea e la fisica quantistica sono importanti, ma è solo con le risorse originali della sua storia, della sua teoria e della sua clinica che la psicoanalisi potrà riconoscersi ed essere riconosciuta come scienza.
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Ventrone, Angelo. "LA STRAGE DI PIAZZA FONTANA." Il Politico 251, no. 2 (March 3, 2020): 105–20. http://dx.doi.org/10.4081/ilpolitico.2019.238.

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Abstract:
Qual è il significato della strage di Piazza Fontana nella recente storia italiana? Innanzitutto, un insieme di cesure che segnano profondamente il rapporto tra i cittadini e lo Stato. In particolare, l'emergere di una violenza politica radicale, insieme al coinvolgimento degli apparati statali nella sua attuazione, e la diffusione di un forte sentimento di sfiducia nei confronti della classe politica dominante (sempre più implicata nella cosiddetta trame nere) e delle istituzioni. In quel momento inizia un processo di delegittimazione, che ha colpito in primo luogo la classe politica dominante, ma che nella seconda metà degli anni Settanta si ripercuoterà sempre più anche sui partiti dell'opposizione, considerati ugualmente incapaci di fermare il degrado del Paese. Una parte significativa dell'opinione pubblica comincerà allora a guardare ai settori più attivi e anticonformisti della magistratura nella speranza di far luce su ciò che è oscuro sullo sfondo della Repubblica. Un auspicio che rappresenta un'esplicita richiesta alla magistratura di svolgere un ruolo di sostituzione e di controllo su un mondo politico ormai considerato chiuso in sé, non di rado corrotto e privilegiato, e comunque lontano dal "Paese reale".
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Edigati, Daniele. "Una storia da scrivere: controllo delle istituzioni ecclesiastiche e tutela delle prerogative regie nel Ducato di Parma fra gli ultimi Duchi Farnese e il ;inistero Du Tillot." SOCIETÀ E STORIA, no. 147 (June 2015): 29–65. http://dx.doi.org/10.3280/ss2015-147002.

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Pasquino, Gianfranco. "Il Modello Westminster." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 32, no. 3 (December 2002): 553–67. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200030409.

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Abstract:
L'espressione «Modello Westminster» è stata variamente utilizzata negli anni ruggenti delle (non)riforme istituzionali in Italia. La quantità e la qualità delle imprecisioni nelle caratteristiche attribuite ad un modello inevitabilmente quasi ignoto in Italia sono state e rimangono notevoli. Al di là della semplice manipolazione politica, le imprecisioni non possono stupire. Da un lato, infatti, non esiste praticamente nessuno studio recente in italiano dedicato al sistema politico della Gran Bretagna (fa ottima eccezione la ricerca di Massari (1994)), mentre, al contrario, sono moltissime le analisi e le ricerche opera degli studiosi inglesi e americani (nessuna delle quali tradotte in italiano). Dall'altro, il sistema politico inglese viene considerato poco interessante, poco problematico e, fra alti e bassi, poco comparabile con gli altri sistemi politici né, tanto meno, con quello italiano. Ricorrendo ad un'espressione spesso utilizzata in Spagna per spiegare i conflitti, le tensioni e la confusione della politica prima del ritorno alla democrazia: «non siamo inglesi». Qualcuno potrebbe credere che esista un solo sistema politico «eccezionale», per la sua storia, per la sua cultura politica, per la sua società multietnica, per le sue istituzioni, vale a dire gli Stati Uniti d'America. Invece, a ben guardare, se un sistema politico merita la qualifica di eccezionale, cioè che fa eccezione rispetto, ad esempio, alle democrazie parlamentari, che nella sua configurazione specifica non si ritrova da nessun'altra parte che, di conseguenza, è difficilmente comparabile e ancor più difficilmente imitabile, è proprio il sistema politico della Gran Bretagna. Ciascuna delle componenti del sistema politico inglese (legge elettorale, sistema bipartitico, strutturazione del parlamento, governo del Primo ministro) può trovarsi, singolarmente presa e considerata, in qualche altro sistema politico, in particolare, nei sistemi politici che chiamerò della diaspora anglosassone: Australia, Canada, Nuova Zelanda. Nessuno di questi sistemi presenta, però, quel complesso di interazioni che caratterizza il sistema politico inglese e che è, in buona sostanza, unico. D'altronde, a riprova di quanto ho appena sostenuto, nessuno dei volumi in esame, scritti da eminenti specialisti, che pure conoscono molto bene anche altri sistemi politici, si affida ad una comparazione per spiegare né la dinamica delle istituzioni, in particolare, il governo del Primo Ministro, e dell'elettorato inglese, né il ruolo mutevole del Parlamento e dei parlamentari (anche se Russell (2000) va proprio alla ricerca di insegnamenti comparati per capire in quale direzione e con quali modalità debba essere riformata la Camera dei Lords). Cionostante, ciascuno di questi libri è, comunque, di per sé molto interessante e molto istruttivo non soltanto per le analisi specifiche che contiene, ma anche perché consente di riflettere in generale sulla trasformazione della politica, sulla sua situazione attuale in Gran Bretagna e sul suo futuro con riferimento sia al modello Westminster sia, nonostante le reali e profonde differenze, alle altre democrazie parlamentari.
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Violante, Luciano. "INTRODUZIONE." Il Politico 251, no. 2 (March 3, 2020): 5–24. http://dx.doi.org/10.4081/ilpolitico.2019.233.

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Abstract:
La storia delle istituzioni repubblicane è caratterizzata da profonde fratture, a partire dalla nascita della Repubblica. Il regime democratico nasce e si afferma sulla base di tre radicali discontinuità. La prima fu la guerra di Liberazione dal nazismo e dal fascismo che fu anche guerra tra italiani. La seconda fu il referendum tra monarchia e repubblica, che mise fine alla dinastia sabauda. La terza frattura nacque dalla prima decisione della Corte Costituzionale, che, respingendo le istanze dell’Avvocatura dello Stato, intervenuta in difesa dell’art.113 TULPS, affermò la propria competenza a giudicare della conformità alla Costituzione di tutte le leggi, comprese quelle precedenti alla sua istituzione, riconfermando la felice frattura tra fascismo e Repubblica. Negli anni successivi, il paese è stato colpito da undici stragi politiche, due opposti terrorismi con 460 uccisi in quindici anni (1969-1984), due stragi di mafia, tre tentativi di rovesciamento violento del governo, l’omicidio di un uomo di Stato, di 24 magistrati e di 11 giornalisti. A queste tragedie possono aggiungersi l’autodistruzione di una classe politica dirigente incapace di assumersi le proprie responsabilità in seguito alle vicende di Tangentopoli, il processo di crescente denigrazione [Continua]
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Lijphart, Arend. "PRESIDENZIALISMO E DEMOCRAZIA MAGGIORITARIA." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 19, no. 3 (December 1989): 367–84. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200008637.

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Abstract:
IntroduzioneNel suo noto saggio su Democracy, Presidential or Parliamentary: Does it Make a Difference? — ampiamente diffuso e da considerarsi ormai una sorta di classico non pubblicato — Juan Linz (1987, 2) osserva correttamente che gli scienziati della politica hanno trascurato le importanti differenze istituzionali e comportamentali tra regimi parlamentari, presidenziali e semipresidenziali e che, in particolare, queste differenze «ricevono solo scarsa attenzione nei due più recenti lavori di comparazione delle democrazie contemporanee», cioè Comparative Democracies di G. Bingham Powell (1982) e il mio Democracies (Ljiphart 1984). Una ragione per cui il presidenzialismo risulta relativamente trascurato nel mio libro è che nell'universo di 21 democrazie ivi considerato — definito da quei paesi che hanno avuto una ininterrotta esperienza di governo democratico approssimativamente dalla fine della seconda guerra mondiale — compare un solo chiaro caso di governo presidenziale (gli Stati Uniti) e due casi più ambigui (la V Repubblica francese e la Finlandia). Retrospettivamente ritengo di aver applicato i miei criteri in modo troppo stretto e che avrei dovuto includere anche l'India e il Costa Rica tra le mie democrazie «prolungate». Quest'ultimo avrebbe costituito un quarto caso di presidenzialismo. Powell fa ricorso ad una definizione meno esigente di democrazia (un minimo di 5 anni di democrazia nel periodo dal 1958 al 1976), il che gli mette a disposizione altri 4 casi di presidenzialismo: Venezuela, Cile, Uruguay e Filippine.Vorrei essere ancor più esplicitamente critico sul mio libro del 1984: la debolezza principale non è tanto lo scarso spazio dedicato al contrasto tra presidenzialismo e parlamentarismo (circa 12 pagine su 222, cioè un po’ più del 5% del libro) ma piuttosto il fatto che la discussione non è sufficientemente integrata con la comparazione della democrazia maggioritaria e consensuale, che costituisce il tema principale del lavoro. In particolare, ho definito presidenzialismo e parlamentarismo in riferimento a due caratteristiche contrastanti, ignorando una terza cruciale distinzione, ed ho poi legato il contrasto presidenziale/parlamentare ad una sola delle differenze tra democrazia consensuale e maggioritaria, ignorando il suo impatto su numerose altre distinzioni. L'obiettivo di questo articolo è correggere queste lacune e stabilire la connessione generale tra il contrasto presidenziale/parlamentare e quello maggioritario/consensuale.Come Linz, il mio atteggiamento sarà critico verso il presidenzialismo, ma tale critica si baserà su argomenti in parte diversi. L'argomento principale di Linz (1987, 11) riguarda «la rigidità che il presidenzialismo introduce nel processo politico e la flessibilità di gran lunga maggiore di questo processo nei sistemi parlamentari». Concordo pienamente con Linz e, in aggiunta, sono d'accordo che rigidità e immobilismo costituiscono i più seri punti deboli del presidenzialismo. In questo articolo la mia critica si concentrerà su una ulteriore debolezza della forma presidenziale di governo: la sua potente inclinazione verso la democrazia maggioritaria e il fatto che, nel gran numero di paesi in cui un naturale consenso di fondo è assente, appare necessaria una forma di democrazia consensuale invece che maggioritaria. Questi paesi comprendono non solo quelli caratterizzati da profonde fratture etniche, razziali e religiose, ma anche quelli con intense divisioni politiche che originano da una storia recente di guerra civile o dittatura militare, enormi diseguaglianze socio-economiche e così via. Inoltre, nei paesi in via di democratizzazione o di ri-democratizzazione le forze non-democratiche devono essere rassicurate e riconciliate ed è necessario fargli accettare l'idea non solo di abbandonare il potere, ma anche di non insistere nel pretendere il mantenimento di «domini riservati» di potere non-democratico all'interno del nuovo, e per gli altri versi democratico, regime. La democrazia consensuale, che è caratterizzata dalla condivisione, dalla limitazione e dalla dispersione del potere, ha molte più probabilità di raggiungere questo obiettivo che non il diretto dominio maggioritario. Come Philippe C. Schmitter ha suggerito, democrazia consensuale significa democrazia «difensiva», che per le minoranze etno-culturali e politiche risulta meno minacciosa dell' «aggres-sivo» governo maggioritario.Tratterò questo tema in tre fasi. In primo luogo definirò il presidenzialismo in riferimento a tre essenziali caratteristiche. In secondo luogo mostrerò che, specialmente come risultato della sua terza caratteristica, il presidenzialismo ha una forte tendenza a rendere la democrazia più maggioritaria. Infine, esaminerò le varie caratteristiche non-essenziali del presidenzialismo — caratteristiche che, benché presenti di frequente, non sono elementi distintivi della forma di governo presidenziale — ed il loro impatto sul grado di consensualità o maggioritarietà della democrazia.
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Stycze´n, Tadeusz. "La libertà e la legge: sì o no alla vita?" Medicina e Morale 46, no. 5 (October 31, 1997): 885–902. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1997.866.

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Abstract:
Uno dei compiti essenziali etico-culturali, davanti ai quali lo studioso di etica viene posto dall’EV, è il rendere cosciente possibilmente tutti gli uomini, come cittadini dei loro Stati, in che cosa trasformano il loro Stato come legislatore e chi diventano essi stessi e, quando tale Stato, con un atto di diritto positivo toglie – come nel caso della legalizzazione dell’aborto – da ogni tutela della legge, coloro che vengono uccisi per proteggere, con lo stesso atto, e perfino sostenere coloro che li uccidono. L’Autore in tal proposito analizza le leggi di questo tipo alla luce dell’enciclica Evangelium Vitae (EV). L’attenzione dello studioso di etica si concentra prima sugli uomini, e in seguito sulle istituzioni da loro stessi create: legge e Stato, esaminando la loro dimensione “umana” cioè culturale. La drammaticità della diagnosi posta dall’EV è testimoniata dalla progressiva espansione della “cultura della morte”. Ne è una prova il fatto che l’ONU, fondata al fine di superare, il primo caso nella storia dell’umanità di “legge contro la vita” (i cosiddetti decreti di Norimberga), in corrispondenza del 50° anniversario della sua esistenza, si fa promotrice del secondo caso di “legge contro la vita” – il “diritto all’aborto sicuro”. La riflessione dello studioso di etica si concentra proprio sul disfacimento della cultura come cultura di morte e ha come scopo di farne una diagnosi più differenziata, al fine di intraprendere, in base ad essa, delle “terapie” opportune, unico modo per contrastare e prevenire il fenomeno dell’estinguersi della cultura umana.
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Pasquino, Gianfranco. "Democrazia, partiti, primarie." Quaderni dell'Osservatorio elettorale QOE - IJES 55, no. 1 (June 30, 2006): 21–39. http://dx.doi.org/10.36253/qoe-12708.

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Abstract:
Per cominciare, mi sembra opportuno delineare le caratteristiche della, come direbbero gli inglesi, big picture , vale a dire del quadro generale nel quale si inquadrano le trasformazioni dei regimi democratici, in special modo di quelle democrazie che si sono consolidate nel secondo dopoguerra. A partire dalla pubblicazione in inglese (1992) del libro di Francis Fukuyama, La fine della storia e l’ultimo uomo, sono proliferate le analisi di queste trasformazioni della democrazia, spesso effettuate con visioni ideologiche talvolta con riferimenti quasi kantiani alla necessità di estendere la democrazia ai livelli sopranazionali (Unione Europea, Nazioni Unite). Correttamente inteso, ma era sufficiente essere andati oltre la lettura del titolo, il libro di Fukuyama aveva assunto una prospettiva piuttosto diversa. Con straordinario tempismo, l’autore argomentava che, avendo vinto la sfida con i totalitarismi, le democrazie liberali si trovavano finalmente nelle condizioni migliori per iniziare il complesso cammino del loro perfezionamento. Oggi sappiamo che, con la comparsa del terrorismo internazionale, sotto forma di sfida alla civiltà occidentale, come correttamente previsto, ma sicuramente non auspicato, da Samuel Huntington (Lo scontro di civiltà e il nuovo ordine mondiale), la situazione si è molto complicata. Non per questo, le democrazie hanno rinunciato ai loro principi fondanti né li hanno stravolti anche se qualcosa del genere può essere avvenuto, come affermano diversi studiosi e commentatori, alla democrazia degli Stati Uniti sotto l’amministrazione Bush, seppur in maniera non irreversibile. Al contrario, la maggior parte delle democrazie hanno accettato la sfida della qualità delle loro istituzioni e delle loro prestazioni tanto che quello della “qualità della democrazia” è attualmente il campo di analisi in ascesa nella scienza politica contemporanea (sul punto Diamond e Morlino 2005). E, naturalmente, quando si parla di qualità della democrazia è assolutamente inevitabile interrogarsi non tanto e non soltanto sui diritti dei cittadini, che qualsiasi democraziadegna di questo nome deve promuovere e proteggere, quanto, piuttosto e più precisamente, sui poteri dei cittadini. Questa, peraltro non lunga, ma appena leggermente pomposa, premessa mira a suggerire che, come vedremo meglio in seguito, le elezioni primarie non cadono dal cielo e neppure vengono dall’inferno, ma possono e debbono essere inserite nel discorso relativo al perfezionamento delle democrazie. Peraltro, non ho nessun dubbio sul fatto che la qualità della democrazia dipende anche, gli elitisti direbbero in special modo, dalla qualità delle loro leadership, delle minoranze organizzate che conquistano il potere politico. Ritengo, però, assiomatico affermare che nelle democrazie sono gli elettori a scegliere e, eventualmente e periodicamente, a fare circolare le leadership, ovvero a fare entrare e uscire dalle stanze del potere le minoranze organizzate dei loro sistemi politici. Dunque, mi pare opportuno condurre il discorso che segue con riferimento proprio al potere degli elettori di scegliere non soltanto rappresentanti e governanti, ma anche coloro che ambiscono a diventare rappresentanti e governanti.
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Mogavero, Domenico. "Il muro tra Vaticano e Italia per rafforzare la pace sociale e politica." FUTURIBILI, no. 3 (September 2012): 40–81. http://dx.doi.org/10.3280/fu2011-003004.

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Abstract:
Il tema viene affrontato alla luce degli avvenimenti storici che hanno caratterizzato le vicende della Chiesa in Italia dal 20 settembre 1870, occupazione di Roma da parte dell'esercito italiano, fino ai nostri giorni. L'esposizione si fonda sull'analisi di documenti ufficiali. La storia del muro tra Vaticano e Italia č proposta in tre fasi. La prima, definita di conflittualitŕ insanabile, descrive la situazione venutasi a creare con la breccia di Porta Pia, che determinň l'opposizione assoluta del Papa al nuovo assetto della cittŕ di Roma e dell'Italia. Iniziň da questo evento la cosiddetta "questione romana", incentrata sul mancato reciproco riconoscimento delle due istituzioni (la Santa Sede e il Regno d'Italia). Inoltre, il Papa rifiutň la tutela unilaterale proposta dal governo italiano formulata con la cosiddetta Legge delle Guarentigie. La seconda fase, caratterizzata da reciproco riconoscimento e collaborazione, inizia l'11 febbraio 1929, data in cui furono sottoscritti i Patti lateranensi con i quali fu sancita la riconciliazione tra l'Italia e il Papato. Dopo una trattativa lunga e complessa, si pervenne alla soluzione della questione romana, formalizzata nel "Trattato" e nella "Convenzione finanziaria", documenti che sancirono la nascita dello Stato della Cittŕ del Vaticano e ne riconobbero l'indipendenza e la sovranitŕ, garanzie per l'esercizio libero del ministero del Papa, capo della Chiesa universale. A ciň si aggiunse la sottoscrizione del "Concordato", con il quale furono regolamentate le materie di competenza mista tra Stato e Chiesa. La terza fase č quella della revisione concordataria, motivata dagli eventi seguiti al Secondo conflitto mondiale (caduta del regime fascista e instaurazione di uno stato democratico repubblicano, fondato su una nuova Costituzione) e segnata anche dagli eventi che caratterizzarono la vita ecclesiale (celebrazione del Concilio ecumenico Vaticano e promulgazione di un nuovo Codex iuris canonici). In questa fase, il 18 febbraio 1984 fu sottoscritto l'"Accordo di revisione del Concordato lateranense", con il quale la normativa pattizia fu adeguata alle mutate condizioni sociali, culturali e religiose del Paese della Chiesa.
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