Journal articles on the topic 'Storia della psicoanalisi'

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1

Lichtenberg, Philip. "La psicoterapia della Gestalt come rinnovamento della Psicoanalisi Radicale." QUADERNI DI GESTALT, no. 2 (March 2010): 45–68. http://dx.doi.org/10.3280/gest2009-002004.

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Abstract:
L'autore analizza l'influsso della psicoanalisi ad orientamento radicale nella psicoterapia della Gestalt e dimostra come quest'ultima ne mutui alcune idee ampliandole ed integrandole nel proprio modello teorico. Dimostra come questo influsso sia stato spesso sottovalutato, nonostante i fondatori stessi della psicoterapia della Gestalt fossero, in origine, degli psicoanalisti. Dopo un excursus sulla sua storia professionale, che lo vede in contatto con alcuni dei piů famosi psicoanalisti ortodossi e radicali dell'epoca, l'autore esamina alcune delle principali nozioni teoriche della psicoterapia della Gestalt, quali la teoria del contatto-ritiro, del Sé, dell'alternanza figura-sfondo, alla luce di tale influsso.
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2

Galli, Pier Francesco, and Alberto Merini. "Tracce. Storie e persone." PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no. 1 (March 2021): 143–46. http://dx.doi.org/10.3280/pu2021-001010.

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Abstract:
Vengono riprodotti alcuni brani di un seminario tenuto il 30 maggio 1992 alla scuola Il Ruolo Terapeutico di Milano, che lo ha pubblicato nel 1996 col titolo La persona e la tecnica. Appunti sulla pratica clinica e la costruzione della teoria psicoanalitica e che è stato ristampato nel 2002 dall'editore FrancoAngeli con aggiunte e integrazioni. In queste pagine vengono fatte alcune riflessioni sul problema della ricostruzione storica in psicoanalisi, sottolineando come sia indispensabile non basarsi solo sulla storia ufficiale, scritta, ma che sia di fondamentale importanza conoscere anche la storia affettiva e le vicissitudini di vita delle persone che sono state protagoniste nella costruzione teorica. La storia emozionale, trasmessa attraverso canali informali, è un elemento costitutivo della definizione stessa della disciplina psicoanalitica.
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3

Gasparini, Adalinda. "Metamorficamente. Miti e psicoanalisi." EDUCAZIONE SENTIMENTALE, no. 35 (September 2021): 92–109. http://dx.doi.org/10.3280/eds2021-035008.

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Abstract:
Seguendo l'ipotesi che la psicoanalisi sia una potente e preziosa mitologia contemporanea l'A. ripercorre le lotte fra generazioni dell'antica cosmogonia greca, che possono illuminare aspetti sottesi della vicenda edipica. I miti hanno una molteplicità di versioni, che sono tutte vere e tutte false, e la loro polisemia fa sì che, come nei sogni e nell'inconscio, allestiscano uno spazio nel quale può tran-sitare la follia. Nell'infanzia dell'A. il padre era sempre pronto ad ascoltarla e aveva una risposta per tutte le sue domande, tranne che sulla malattia del nonno, che periodicamente doveva essere ricoverato per crisi di psicosi maniaco depressiva. La psicoanalisi come il mito non esclude la follia, e riconosce per prima l'umanità profonda e perturbante di sofferenze che sono state sistematicamente rimosse dal senso comune e dalle istituzioni psichiatriche. Se mantiene come Freud lo sguardo sui sintomi nevrotici e sui deliri psicotici la psicoanalisi non può diventare un sistema compiuto e univoco, ma questo che sembra uno svan-taggio è invece la potenza della psicoanalisi, che è e resta una scienza delle do-mande, non delle risposte: sono le domande che aprono lo spazio metamorfico. Le analogie con la geometria non euclidea e la fisica quantistica sono importanti, ma è solo con le risorse originali della sua storia, della sua teoria e della sua clinica che la psicoanalisi potrà riconoscersi ed essere riconosciuta come scienza.
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4

Galli, Pier Francesco. "Psicoterapia e psicoanalisi tra tecnica e ideologia. Appunti per una storia." COSTRUZIONI PSICOANALITICHE, no. 21 (April 2011): 107–42. http://dx.doi.org/10.3280/cost2011-021007.

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Abstract:
Pier Francesco Galli descrive alcuni sviluppi della psicoterapia, della psicoanalisi e della psichiatria in Italia nei primi anni 1960, in particolare riguardo al progetto culturale del Gruppo Milanese per lo Sviluppo della Psicoterapia da lui fondato (che nel 1978 prenderŕ il nome di Psicoterapia e Scienze Umane). Vengono discussi, tra gli altri, i seguenti temi: l"inserimento di nuove tecnologie e discipline (come la psicologia e la sociologia) nella cultura italiana del dopoguerra, il ruolo degli intellettuali, la formazione alle professioni di aiuto e la diffusione della psicoanalisi, il lavoro di équipe nei servizi psichiatrici, il ruolo delle case editrici, i corsi di aggiornamento organizzati a partire dal 1962, la cultura della psichiatria descrittiva importata nei primi anni 1980 dagli Stati Uniti col DSM-III, la trasmissione della cultura psicoanalitica spesso come veritŕ di fede in cui si č confuso il concetto di "tecnica standard" con il metodo e l"essenza stessa della psicoanalisi, i criteri di fondazione del metodo psicoanalitico, il problema della identitŕ terapeutica, e cosě via.
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5

Mecacci, Luciano. "Eros dell'impossibile di Etkind e la storiografia sulla psicoanalisi russa." PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no. 2 (June 2021): 269–74. http://dx.doi.org/10.3280/pu2021-002006.

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Abstract:
Una svolta nella ricerca sulla storia della psicoanalisi in Russia fu rappresentata dal libro di Alek-sandr Etkind Eros dell'impossibile, pubblicato in russo nel 1993, presto tradotto in varie lingue, e rivisto nel 2016 (versione sulla quale è stata condotta la traduzione italiana, apparsa nel 2020). A differenza degli studi precedenti, Etkind ebbe accesso agli archivi sovietici che erano stati aperti agli studiosi alla fine degli anni 1980 e poté così ricostruire il contesto sociale e politico che, prima e dopo la Rivoluzione bolscevica, aveva favorito lo sviluppo della psicoanalisi in Russia fino alla fine degli anni 1920. Nel libro era ampiamente illustrato il rapporto stretto tra la psicoanalisi e la cultura letteraria e filosofica in Russia nei primi due decenni del Novecento, un tema che era stato trascurato dagli studi occidentali, circoscritti alla storia della diffusione della psicoanalisi essen-zialmente dal punto di vista teorico.
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6

Galli, Pier Francesco. "Psicoterapia, psicoanalisi e psichiatria nei primi anni 1960. Appunti per una storia." PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no. 1 (March 2011): 75–88. http://dx.doi.org/10.3280/pu2011-001004.

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Abstract:
Pier Francesco Galli descrive alcuni sviluppi della psicoterapia, della psicoanalisi e della psichiatria in Italia nei primi anni 1960, in particolare riguardo al progetto culturale del Gruppo Milanese per lo Sviluppo della Psicoterapia da lui fondato (che nel 1978 prenderŕ il nome di Psicoterapia e Scienze Umane). Vengono discussi, tra gli altri, i seguenti temi: l'inserimento di nuove tecnologie e discipline (come la psicologia e la sociologia) nella cultura italiana del dopoguerra, il ruolo degli intellettuali, la formazione alle professioni di aiuto e la diffusione della psicoanalisi, il lavoro di équipe nei servizi psichiatrici, il ruolo delle case editrici, i corsi di aggiornamento organizzati a partire dal 1962, la cultura della psichiatria descrittiva importata nei primi anni 1980 dagli Stati Uniti col DSM-III, la aziendalizzazione della Sanitŕ, e cosě via.
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7

Schimmenti, Adriano, and Michele S. Piccolo. "Il contesto relazionale: intervista a Lewis Aron." INTERAZIONI, no. 1 (July 2011): 111–35. http://dx.doi.org/10.3280/int2011-001010.

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Abstract:
In questo contributo viene presentata un'intervista con Lewis Aron, autore considerato per i suoi contributi teorici e per il suo impegno istituzionale una delle figure piů significative della psicoanalisi relazionale. L'intervista č introdotta da una breve rassegna critica degli scritti di Aron e prende spunto dal concetto di "percorso psicoanalitico" per poi dipanarsi su tematiche proprie dell'autore intervistato. Nello specifico, si accenna alla questione della continuitŕ-discontinuitŕ dei recenti sviluppi psicoanalitici rispetto alla teoria classica; si collegano le trasformazioni teoriche e tecniche in psicoanalisi con i contesti culturali, storici e geografici di riferimento; si affronta la questione delle "chiavi terapeutiche" - quali insight, erlebnis, legame, relazione - presentate storicamente nelle diverse teorie psicoanalitiche. Attraverso un approccio tendenzialmente pragmatico e costruttivista, Aron affronta le domande poste riguardanti la storia, la teoria e i metodi della psicoanalisi evidenziando le contraddizioni a suo parere intrinseche nella cura psicoanalitica, fino a proporre il "contestualismo" quale fondamento del modello relazionale in psicoanalisi.
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8

Drescher, Jack. "Storia del rapporto tra omosessualitŕ e istituzione psicoanalitica." PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no. 2 (June 2010): 151–68. http://dx.doi.org/10.3280/pu2010-002001.

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Abstract:
In passato gli atteggiamenti della psicoanalisi istituzionalizzata verso l'omosessualitŕ potevano essere definiti come ostili. Prima vi fu una transizione dalle prime concezioni di Freud dell'omosessualitŕ come sessualitŕ immatura fino alle piů tarde teorie post-freudiane che patologizzavano l'attrazione e il comportamento verso lo stesso sesso. In seguito alla decisione del 1973 dell'American Psychiatric Association di eliminare l'omosessualitŕ dal DSM-II, l'omosessualitŕ č ora considerata piů comunemente come una variante normale della sessualitŕ umana. La storia degli atteggiamenti psicoanalitici verso l'omosessualitŕ rafforza l'impressione che le teorie psicoanalitiche non possono essere separate dal contesto politico, culturale e personale in cui sono formulate. Questa storia mostra anche che gli psicoanalisti possono prendere posizioni che facilitano oppure ostacolano la tolleranza e l'accettazione.
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9

Argentieri, Simona. "Nota storico-critica sulle nevrosi traumatiche di guerra nella psicoanalisi." PSICOANALISI, no. 2 (December 2021): 55–67. http://dx.doi.org/10.3280/psi2021-002004.

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Abstract:
Durante la Prima Guerra Mondiale, prende origine in modo drammatico il capitolo della giovane psicoanalisi dedicato alle nevrosi traumatiche di guerra, con il loro corteo di sinto-matologie paralitiche e amnesiache. In un primo momento i seguaci di Freud tenteranno di interpretarla sul modello dell'isteria, come risposta pulsionale al trauma, seguita da rimozione. Successivamente, verrà compresa la maggiore complessità di tale patologia, con la compromissione dei livelli precoci narcisistici, Nel corso dei successivi eventi bellici della storia, si aggiungeranno poi i contributi di altri psicoanalisti di seconda e terza generazione.
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Migone, Paolo. "Riflessioni sul setting psicoanalitico nella storia della teoria della tecnica." EDUCAZIONE SENTIMENTALE, no. 37 (September 2022): 43–57. http://dx.doi.org/10.3280/eds2022-037004.

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Abstract:
Viene discusso il concetto di setting all'interno della storia della teoria della tecnica psicoanalitica. Mentre una volta il setting aveva un ruolo periferico e l'interpretazione era considerata l'intervento caratterizzante il metodo psicoanalitico, negli ultimi decenni le cose si sono capovolte: l'interpretazione è diventata un concetto debole, e il setting è diventato quasi il nuovo concetto forte della psicoanalisi. Viene ripercorso il dibattito sulla teoria della tecnica alla luce di queste considerazioni, e discussi i motivi per cui oggi viene data molta importan-za al setting anche in termini di fattore curativo. Alla fine viene discusso il setting della terapia on-line, diventata molto comune dal 2020 anche a causa del lock-down dovuto alla pandemia di COVID-19. Queste considerazioni vengono utilizzate per riflettere sull'identità della psicoanalisi.
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Cassullo, Gabriele. "Interventi sull'articolo di Howard Levine. Il trauma originario: commento all'articolo di Howard Levine." PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no. 4 (December 2021): 581–93. http://dx.doi.org/10.3280/pu2021-004002.

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Abstract:
Che cosa ha condotto gli psicoanalisti a quella che Howard Levine (2021) definisce "una sconcertante opposizione binaria" fra le teorie del conflitto e le teorie del trauma evolutivo? Viene tratteggiata l'ipotesi che alla radice della divaricazione fra queste diverse mentalità cliniche vi sia un "trauma originario", un trauma che non può mai pervenire a una piena e definiva figurazione: un trauma irrappresentabile. Tale trauma ha costituito la cesura che da un lato ha prodotto un progresso sul piano intellettuale (nella storia della psicoanalisi, la nascita della teoria psicoanalitica della fantasia inconscia), ma al prezzo del prodursi di una mancanza su un altro piano concernente lo sviluppo di una capacità affettiva, prima che intellettiva, di ascolto della traumaticità insita nelle comunicazioni del paziente.
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Maiullari, Franco. "Un altro Edipo. Lettura anamorfica della tragedia di Sofocle e critica dell'interpretazione freudiana." PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no. 2 (May 2011): 199–226. http://dx.doi.org/10.3280/pu2011-002004.

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Abstract:
Viene proposta una riflessione su alcune tematiche che hanno accompagnato la nascita del movimento psicoanalitico, ma che permangono di grande attualitŕ dato che si riferiscono ai fondamenti dei modelli psicodinamici dell'apparato psichico. Si tratta in particolare della differenza tra la teoria della mente pulsionale e quella relazionale, e tra il mondo della tenerezza e degli affetti e il mondo delle passioni. Un contributo originale dell'articolo si riferisce al destino che l'ha avuto nella storia della psicoanalisi; basandosi su un lavoro linguistico testuale, l'autore mette in evidenza come Freud si riferisca alla versione superficiale della tragedia sofoclea e di conseguenza ne manchi sia l'interpretazione filologica che quella psicologica.
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Conci, Marco. "Psicologia psicoanalitica dell'Io. Una prospettiva europea." PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no. 3 (August 2021): 425–66. http://dx.doi.org/10.3280/pu2021-003002.

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Abstract:
Il modo migliore di riscostruire la storia della psicoanalisi non è quello di cominciare dalle teorie ma dagli autori e dai loro contesti. Importanti contributi allo studio dell'Io furono dati in Europa già da Ferenczi e Fenichel, ben prima che Hartmann fondasse la Psicologia dell'Io che egemonizzò il campo negli Stati Uniti. Nell'Europa dell'anteguerra importanti contributi a quella che qui viene chiamata "psicologia psicoanalitica dell'Io" vennero da Anna Freud, Paul Federn e Gustav Bally, e nel dopoguerra da Alexander Mitscherlich, Paul Parin e Johannes Cremerius per la comunità di lingua tedesca e da Joseph Sandler per quella di lingua inglese. Su questa base si potrebbe parlare di "psicologie dell'Io" al plurale, come si fa per le diverse teorie delle relazioni oggettuali. La psicologia psicoanalitica dell'Io di Fenichel attraverso i princìpi tecnici da lui enunciati negli anni 1930 informa tuttora di sé il lavoro di tanti psicoanalisti anche se in modo inconsapevole, soprattutto in Germania. Rappresenta ad esempio l'ingrediente di fondo della "terapia psicoanalitica", empiricamente verificabile, formalizzata da Helmut Thomä e Horst Kächele.
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Romano, Augusto. "Musica e psiche. Analogie e parallelismi." PSICOBIETTIVO, no. 1 (March 2022): 40–58. http://dx.doi.org/10.3280/psob2022-001004.

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Abstract:
L'Autore concentra la sua attenzione sulla presentazione e la discussione di tre argomenti principali: 1. Rapporto tra musica e trascendenza. La tesi qui sostenuta e che il linguaggio musicale, in quanto linguaggio asemantico, si presta piu di ogni altro mezzo espressivo a farsi tramite tra il mondo "diurno", ispirato ai valori della coscienza, e il mondo immaginale, nel quale si rispecchiano i contenuti inconsci. 2. Il concetto di Armonia mundi. L'autore espone l'antichissima nozione di Armonia mundi, che postula l'esistenza di un principio ordinatore che presiede all'intera struttura dell'universo e si manifesta nella corrispondenza tra fenomeni appartenenti a ordini diversi. Egli mostra che tale concetto e essenzialmente musicale, come risulta anche dagli argomenti di Keplero a favore della cosiddetta "musica delle sfere". 3. Musica e prassi analitica. Una riflessione sulla storia della psicoanalisi permette all'Autore di proporre un isomorfismo tra la funzione performativa della musica e la prassi della terapia analitica.
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Makari, George. "La rivoluzione nella mente: sulla storia della psicoanalisi, 1870-1945." PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no. 4 (November 2009): 455–62. http://dx.doi.org/10.3280/pu2009-004001.

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Abstract:
- In opposition to the traditional historiography of psychoanalysis, based essentially on biographies, the creation of psychoanalysis is seen as both a body of ideas and a movement that can be better understood by focusing on the way this field constituted itself, broke apart, and then rebuilt itself prior to World War II. Outlining the argument of the author's book, Revolution in Mind: The Creation of Psychoanalysis (New York: HarperCollins, 2008), it is argued that a distinct Freudian theory emerged from Freud's engagements with three pre-existing fields: French psychopathology, German biophysics/psychophysics, and sexology. As Freud pulled them together in an new synthesis, followers from these fields found their way to him. But a series of schisms shattered Freud's fragile movement. After World War I, a new community emerged that was more "psychoanalytic" than "Freudian". It placed less emphasis on Freud's authority, and instead emphasized technique and professionalization. World War II led to the destruction of these communities and sparked battles for control in the two major centers that remained, London and New York.
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Scano, Gian Paolo. "L'araba fenice e il tempietto dei perfidi lari: dualismo, mentalismo e teoria del soggetto." RICERCA PSICOANALITICA, no. 3 (November 2010): 77–96. http://dx.doi.org/10.3280/rpr2010-003006.

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Abstract:
La psicoanalisi nacque come disciplina fisicalista agli albori della crisi della meccanica classica, che ha lasciato la sua impronta sia nella teoria, che rivela un imprevisto dualismo nell'impianto meccanicista, che nella sua evoluzione storica, schiacciata tra contrapposte istanze riduzioniste e mentalista tuttora perduranti. Č difficile dire se la teoria dei sistemi sia sufficiente antidoto contro ogni ritorno del mentalismo, che facilmente filtra nel linguaggio teorico tramite radicate abitudini e pregiudizi, che, come gli idola theatri di F. Bacon, intralciano i processi della conoscenza. L'A. evidenzia alcuni di tali idoli pregiudiziali, riconducendoli ad un'insufficiente considerazione della prospettiva evoluzionista nell'ambito della teoresi psicologica. A partire dall'assunto che il cervello deve essere considerato, anche nelle sue caratteristiche alte e nella sua natura di cervello-che-costruisce-unamente, come un effetto casuale della storia degli organismi di questo pianeta, egli delimita una piattaforma, che poggiando sul ruolo dei qualia nel mondo effettivo della selezione naturale, potrebbe affrontare il problema dell'Io, della soggettivitŕ e dell'intersoggettivitŕ in termini dichiaratamente evoluzionisti in grado di integrare, nella prima, la "natura seconda". Questa prospettiva, tuttavia appena abbozzata, sembra poter consentire di evitare, tanto la Scilla riduzionista quanto la Cariddi mentalista.
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Bertolini, Piro. "Lo stato delle scienze dell’educazione in Italia." Swiss Journal of Educational Research 22, no. 1 (January 1, 2000): 93–110. http://dx.doi.org/10.24452/sjer.22.1.5083.

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Abstract:
Nell’articolo si affronta dapprima la questione della definizione delle scienze dell’educazione che in Italia si presenta con due accezioni: come indicativa delle varie scienze umane (psicologia, sociologia, psicoanalisi, ecc.) nel momento in cui si occupano esplicitamente del fenomeno educativo la prima e indicativa delle diverse specificazioni della pedagogia generale (storia della pedagogia; didattica; pedagogia speciale; pedagogia sperimentale; pedagogia degli adulti; ecc.) la seconda. Su questa base si discute l’evoluzione delle scienze dell’educazione a partire dalla seconda guerra mondiale, ponendo l’accento sui fattori che ne hanno condizionato le due anime: da un lato le esigenze di carattere sociale con riferimento a problematiche extra-scolastiche, dall’altro lato il diffondersi di un reale interesse per la formazione professionale degli insegnanti. Di particolare interesse è l’evoluzione della didattica che è alla ricerca di una autonomia delle varie specificazioni attraverso la costituzione di un proprio statuto epistemologico e di metodologie di ricerca proprie. Infine, per quanto riguarda le istituzioni e gli strumenti di appoggio alle scienze dell’educazione o pedagogiche, l’articolo tocca il ruolo delle riviste specializzate e di alcune Associazioni che riuniscono i rappresentanti delle varie discipline pedagogiche e ad alcuni centri di ricerca pubblici o privati.
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BERTINI, SILVIA. "ROGER PERRON, Storia della psicoanalisi, Roma, Armando Editore, 1997, 112 pp." Nuncius 15, no. 1 (2000): 470–72. http://dx.doi.org/10.1163/182539100x00768.

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Akthar, Salman. "Essere diversi senza suonare la grancassa. Riflessioni sulla tecnica della psicoanalisi contemporanea." SETTING, no. 30 (June 2012): 45–60. http://dx.doi.org/10.3280/set2010-030002.

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Abstract:
Prospettive diverse sulla tecnica analitica, in particolare sull'ascolto e sugli interventi in analisi, sono a piů riprese venute a galla nella storia della nostra professione, senza una adeguata tensione all'integrazione e al confronto con le prospettive classiche. Gli orientamenti relazionali e intersoggettivi, attualmente di moda nella psicoanalisi nord-americana, sembrano seguire la stessa traiettoria. I loro esponenti (Mitchell, 1993; Ogden, 1994) fanno risultare tali orientamenti non solo del tutto nuovi, ma anche fondamentalmente inconciliabili con le posizioni classiche della Psicologia dell'Io, mentre altri Autori sostengono che possano coesistere. Sorge dunque un importante interrogativo: le diverse posizioni sulla tecnica sono veramente incompatibili o possono trovare una sintesi in una gestalt unica? In questo articolo, cercherň di rispondere all'interrogativo esaminando il materiale clinico sul caso di Amalia X del Dr. Helmut Thoma e del Dr. Horst Kachele. Nella prima parte discuterň l'inquadramento che il Dr. Thoma propone della sintomatologia della paziente, la seconda sarŕ incentrata sulla sua tecnica anali tica e la terza ritornerŕ ad Amalia e cercherŕ di individuare i movimenti di sintonizzazione, gli interventi e le risposte della paziente attraverso il materiale del processo fornito dagli Autori. Concluderň con brevi osservazioni che chiuderanno il cerchio riportandoci all'interrogativo circa l'ineliminabilitŕ del pluralismo di indirizzi tecnici ovvero la possibilitŕ di una tecnica analitica unificata.
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Zito, Salvatore. "Psicoanalisi e servizi sociali: un metodo per prendersi cura." RICERCA PSICOANALITICA, no. 2 (August 2010): 9–13. http://dx.doi.org/10.3280/rpr2010-002002.

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Abstract:
Psicoanalisi e sociale non sono mondi separati. Sebbene gran parte della storia culturale del XX secolo li abbia declinati come appartenenti a specifiche sfere di pertinenza (l'intrapsichico e il privato l'una, l'interpersonale e il pubblico l'altro) č auspicabile che una visione meno segnata da tale dualismo possa ricomporne la frattura. Č evidente infatti, come le moderne teorie della complessitŕ ci mostrano, che esiste una interdipendenza profonda tra i vari livelli che compongono la nostra vita e che la persistenza di una dicotomia cosě marcata sia piů il frutto di una scissione che un dato di fatto. Come la riflessione psicoanalitica ci ha insegnato perň quando la scissione č troppo rigida ne risulta compromessa la nostra capacitŕ di padroneggiare e contenere la complessitŕ dell'esperienza stessa. Operare nella direzione di una ricomposizione in grado di restituire integritŕ alla nostra esistenza non č allora una mera operazione intellettuale. Al contrario essa acquista oggi il carattere dell'urgenza tanto piů quanto sembrano prevalere visioni del mondo profondamente segnate da chiusura e rifiuto dell'alteritŕ.
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Babini, Valeria. "Pandemia o pandemonio? Libere associazioni di una ex filosofa prestata alla storia della scienza." RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no. 2 (September 2021): 99–107. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2021-002008.

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Abstract:
Senza alcuna pretesa di verità l'autrice mette a fuoco riflessioni, contraddizioni, paradossi e inaspettate esperienze umane che hanno attraversato il nostro pianeta e la nostra epoca durante la sconvolgente pandemia di Covid-19. Cercando nella storia e nella psicoanalisi freudiana argomenti che consentano di credere nella possibilità di una solidarietà umana che sola, peraltro, potrà risultare vincitrice, l'autrice auspica che la sfida imposta dalla pandemia alla scienza medica richiami l'attenzione sulla centralità del rapporto umano tra medico e paziente nonché su una concezione realistica e non fideistica del potere della scienza e dei suoi avanzamenti.
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Bianchera, Luciana, Alessandra Furin, Angelo Silvestri, and Salvatore Inglese. "Prolegomeni sulle basi fondative di una ricerca inerente l'integrazione tra diverse epistemologie culturali e di pensiero." GRUPPI, no. 1 (October 2020): 41–55. http://dx.doi.org/10.3280/gruoa1-2020oa10481.

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Abstract:
In questo dialogo, promosso dalla rivista Gruppi, Luciana Bianchera e Salvatore Inglese ci raccontano la ricerca, che svolgono in collaborazione con Alberto Eiguer, in merito all'integrazione di diverse epistemologie culturali e di pensiero. Tutto è partito dalla necessità di Luciana di confrontarsi con degli esperti in merito a quanto emerge nei gruppi di parola con i migranti ospiti dei CAS che coordina. I contenuti che emergono in questi gruppi vengono letti attraverso diverse prospettive: la psicoanalisi, la psicoanalisi operativa e l'etnopsichiatria. La loro esperienza è un esempio di come si possa confrontare, far dialogare e integrare matrici molto diverse tra loro. Lo scritto parte dall'interrogarsi su cosa è un enigma, costrutto che sarà il punto focale di tutto il lavoro e che verrà declinato nelle sue varie prospettive. Lucianaspiega la storia di questa ricerca, nata per rispondere a molti enigmi, e Salvatore parla della propria formazione personale per spiegare in cosa consiste l'etnopsichiatria, per molti di noi disciplina enigmatica. Parte importante della ricerca è stato lo studio della mitologia e del magico, aspetti imprendibili e impensabili che hanno a che fare con la presenza dell'invisibile che emerge nei gruppi di parola, e della gestione della lingua: le varie traduzioni possono diventare un ponte che crea uno spazio di pensabilità altro, nuovo, che "tradisce" piuttosto che tradurre e permette nuovi orizzonti di senso.
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Lappi, Rosita. "Sublime distopico." PSICOTERAPIA PSICOANALITICA, no. 2 (November 2022): 44–56. http://dx.doi.org/10.3280/psp2022-002003.

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Abstract:
L'articolo vuole evidenziare il sublime distopico, la fascinazione della paura e del dolore, spaziando tra l'arte che ha dato visioni esteti-che al sublime e la psicoanalisi che lavora con le derive distopiche del-la sofferenza. Tracciando un breve excursus del sublime nell'arte, il tema psicoanalitico della sublimazione viene collegato alle forme nega-tive della visione distopica della sofferenza rappresentata nell'arte. I traumi emergono in forme e stili che fanno del particolare, del frantu-mato, del materico, del disgregato, un manifesto programmatico artisti-co contemporaneo. La distopia si mette in relazione con la concezione dolorosa e tragica della vita e la porta ad estreme conseguenze nella vi-sione del futuro, esasperando paure e pericoli già esistenti nel passato. Nello scritto, attraverso una breve storia clinica, si riflette su come cambia il passato, guardandolo dalla distanza di una profonda rielaborazione analitica che, come una sonda, lo riesamina e ne "risente gli echi". La visione distopica del futuro sarà ancora una traversata del deserto, avrà ancora i caratteri del sublime pauroso o ritornerà, trasforma-to, su dimensioni meno disarmoniche?
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Scafoglio, Luca. "Il sogno e la storia. Note sulla ricezione freudiana in Horkheimer e Adorno." SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), no. 45 (February 2013): 111–23. http://dx.doi.org/10.3280/las2012-045010.

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Abstract:
Lo studio esamina come nella riflessione adorniana venga delineandosi, attraverso un confronto serrato con Horkheimer e con Benjamin, e nella duplice presa di distanza, tanto dal naturalismo implicito nella psicologia materialistico-sociale proposta dalla ‘sinistra' freudiana (da Reich e Fromm allo stesso Horkheimer), quanto dai teorici del rispecchiamento onirico e dell'inconscio collettivo (da Jung a Klages), una linea di ricerca che pone in questione lo statuto della psicoanalisi in quanto disciplina e interroga la costituzione storico-sociale del suo campo epistemico. Si chiarisce cosě come la concettualitÀ freudiana restituisca la crisi dell'individuo moderno e rappresenti al tempo stesso il tentativo di riproporne la persistenza.
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Di Cesare, Gianluigi. "Individuazione e cura di Sé: il rifiuto del potere." STUDI JUNGHIANI, no. 33 (September 2011): 99–113. http://dx.doi.org/10.3280/jun2011-033008.

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Abstract:
Che la storia della psichiatria sia da sempre indissolubilmente legata con il potere č cosa sufficientemente nota da non richiedere, almeno apparentemente, ulteriori indagini. Che perň questo legame sia il piů delle volte ridotto esclusivamente al problema dell'esercizio di una violenza, tralasciando sullo sfondo tutte le dinamiche di potere effettivamente all'opera, č forse meno noto o, piů opportunamente, sufficientemente rimosso. Questo problema č ancora piů vero se l'indagine non si limita alla psichiatria in senso stretto, ma si estende alla psicoanalisi o alle varie psicoterapie. La tesi di questo lavoro č che il pensiero di Jung si distacchi da tutti gli altri e acquisti una sua assoluta specificitŕ che ne costituisce al contempo il valore inestimabile e un fortissimo limite dal punto di vista dell'operativitŕ e della trasmissibilitŕ, proprio perché abdica, fin dall'inizio, a ogni esercizio di potere, offrendosi invece come una continua ricerca esperenziale. Proprio per questo motivo il pensiero e l'opera di Jung si inscriveranno all'interno di un percorso che potremmo definire di "cura di sé" in opposizione a quei percorsi che, privilegiando gli aspetti esplicativi e interpretativi si inscrivono piuttosto all'interno di una "conoscenza di sé".
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BERTINI, SILVIA. "ROGER PERRON, Storia della psicoanalisi, Roma, Armando Editore, 1997, 112 pp." Nuncius 15, no. 1 (January 1, 2000): 470–72. http://dx.doi.org/10.1163/221058700x00762.

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Miglietta, Donata. "Quando i conflitti sono in gioco. Gruppi, formazione, diversitŕ." GRUPPI, no. 1 (October 2010): 103–10. http://dx.doi.org/10.3280/gru2010-001009.

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Abstract:
Il passaggio dalla posizione dell'ascolto al coinvolgimento corporeo del terapeuta che avviene nei gruppi di bambini č stato spesso sentito come eretico sia rispetto alla psicoanalisi sia rispetto alle teorie sui gruppi analitici. Nella formazione non si deve perdere di vista il fatto che, anche all'interno della stessa scuola, la pratica unificata č un'illusione (Schaffer). Il lavoro dei formatori č un lavoro di confine che regola il flusso della discordanza e della differenza e siamo noi a dovere vigilare affinché la diversitŕ non si trasformi in guerra. Quando le diversitŕ entrano in campo si tratta di affrontarne gli effetti. Nei gruppi di formazione per psicoterapeuti infantili il conflitto assume spesso figurazioni visibili e invisibili. Nei processi formativi con lo psicodramma si evidenziano percorsi evocatori di immagini che vanno dallo scontro tra bande armate al gioco dei bisticci fino all'integrazione delle differenze. Le psicoterapie sono oggi una galassia dai confini incerti e, come formatori, dobbiamo pensare ad un sistema aperto di conoscenza. Si dovrebbe mantenere la consapevolezza che non č impossibile che il processo vari da analista a analista, forse da paziente a paziente, in modo molto significativo (Meltzer). La questione č in visibile nei processi formativi della scuola COIRAG alla quale affluiscono sottogruppi con matrici teorico cliniche complesse e non certo univoche. La formazione si dovrebbe muovere nello spirito della COIRAG volto a costruire una storia comune in un tempo in cui tutti abbiamo bisogno di pace. Appare dunque significativo percorrere alcuni passaggi di questo percorso attraverso la formazione dei conduttori per gruppi in etŕ evolutiva. Si descrive il percorso tra emersione delle differenze teoriche, scontro e confronto nella formazione dei conduttori di gruppi in etŕ evolutiva. In analogia con il gioco dei bambini anche i conduttori modulano l'intensitŕ del conflitto attraverso la comparsa e la circolazione di immagini ludiche. Il conflitto che si trasforma in gioco puň facilitare il confronto tra diversitŕ teorico-tecniche.
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Bolko, Marianna. "Eppur si muove? Forse, chissŕ." PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no. 4 (December 2011): 481–87. http://dx.doi.org/10.3280/pu2011-004005.

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Abstract:
Viene ripercorsa la storia del movimento psicoanalitico dissidente, formato prevalentemente da colleghi del "Seminario Psicoanalitico di Zurigo" e del gruppo italiano di Psicoterapia e Scienze Umane, che culminň con la contestazione del congresso dell'International Psychoanalytic Association (IPA) di Roma del 1969 e la organizzazione di un contro-congresso allo scopo di criticare il sistema dell'analisi didattica e del training psicoanalitico tradizionale. I problemi sollevati allora rimangono oggi irrisolti, dopo piů di quarant'anni, come mostra anche la relazione di Otto F. Kernberg (vedi pp. 460-470 di questo n. 4/2011 di Psicoterapia e Scienze Umane). I membri del Seminario Psicoanalitico di Zurigo decisero di non entrare nella Societŕ svizzera di psicoanalisi ma di rimanere, come scelta teorica e politica, "analisti in formazione" a vita (Analytiker in Ausbildung). Infine, vengono discussi i motivi della cultura di sottomissione che č molto diffusa negli allievi in formazione presso le istituzioni psicoanalitiche.
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Bianchera, Luciana, Salvatore Inglese, Alberto Eiguer, Angelo Silvestri, and Alessandra Furin. "Divagazioni etnopsichiatriche e psicoanalitiche sulla clinica." GRUPPI, no. 2 (October 2021): 31–41. http://dx.doi.org/10.3280/gruoa2-2020oa12579.

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Abstract:
Proponiamo un secondo confronto con i partecipanti alla Ricerca che vuole indagare possibili integrazioni e contaminazioni epistemologiche sulla comprensione dei fenomeni migratori e sulla presa in carico dei migranti. In particolare, in questa sezione vogliamo indagare il concetto di "clinica" secondo un'ottica psicoanalitica, etnopsichiatrica e della psicoanalisi operativa. La clinica fa incontrare persone, costringendoci a fare i conti con i nostri pregiudizi culturali di appartenenza. Ci fa entrare in relazione con l'altro, un altro da sé che rimanda inevitabilmente a degli aspetti estranei, perturbanti, nell'altro e in noi stessi. Permette però anche di osservare le situazioni, ad esempio di enucleare le differenze di genere, cioè di come maschi e femmine vivono in modo diverso l'esperienza migratoria. Guardando alla clinica possiamo cogliere come la migrazione ha a che fare con la storia familiare, col transgenerazionale, con le aspettative e a volte con gli aspetti traumatici depositati nelle generazioni dagli antenati.
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Sasso, Giampaolo. "Il terapeuta gioca a tennis." PSICOTERAPIA PSICOANALITICA, no. 1 (June 2021): 93–107. http://dx.doi.org/10.3280/psp2021-001006.

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Abstract:
A partire dall'interrogativo sul perché il paziente gli sembri improvvisamente estraneo, e dalla lunga rêverie in cui si immagina impegnato con lui in una partita a tennis in cui il paziente impugna la racchetta con uno stile diverso dal consueto, l'autore riflette su alcune regole implicite del lavoro terapeutico che il gioco del tennis man mano gli suggerisce. Vale in questo caso il conteggiare i punti vinti e persi, o il gioco sfuma in una dinamica più problematica, in cui l'alleanza di lavoro sottintende che un punto sia realmente vinto quando si vince in due? E può questa strana regola permettere di riconsiderare i sottili ma necessari mutamenti avvenuti nella storia clinica e teorica della psicoanalisi proprio affinché il gioco terapeutico divenisse gradualmente meno sterotipato, meno legato a schemi volti a dimostrare assunti teorici, e invece più una fonte consonante dello stare insieme in un impegno condiviso, interessato a una reciproca aspirazione vitale? Attorno al campo in cui paziente e terapeuta si confrontano in questa immaginaria partita a tennis, intuiamo uno scenario di figure passate su cui ci interroghiamo per capire se davvero il gioco è mutato e come, e se abbiamo davvero appreso da loro e dalle loro disillusioni che un punto è realmente vinto solo se si vince in due.
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Pazzagli, Adolfo. "Depressione e mania: solo due "fasi" di una malattia o anche due modi di manifestare sofferenze traumatiche?" PSICOANALISI, no. 1 (September 2010): 69–81. http://dx.doi.org/10.3280/psi2010-001004.

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Abstract:
Il presente contributo ha lo scopo di presentare un caso di depressione grave nel quale la terapia psicoanalitica, accompagnata all'inizio da un trattamento con farmaci antidepressivi, ha portato a un percorso di indagine, ri-scoperta e conoscenza di ragioni lontane e riattivate nel transfert che erano soggiacenti non solo alla grave depressione e ad alcuni tratti della personalitŕ ma anche, specificatamente, ad alcuni dei sintomi, il cui significato, che ha acquisito valore comunicativo col procedere del processo, č stato possibile elaborare e, se pur parzialmente, superare. Il caso si presta poi ad alcune considerazioni generali sulle difficoltŕ, in un setting quale quello psicoanalitico, di separare nettamente gli episodi depressivi da aspetti del carattere, i periodi di normalitŕ da quelli dominati dal disturbo, cosa piů facile in un setting psichiatrico, nel quale lo psichiatra focalizza la sua attenzione e la sua indagine su alcuni sintomi e alcune loro caratteristiche che sono giŕ presenti nella sua mente. Nel contempo, tuttavia, č possibile constatare la maggior possibilitŕ di contattare, attraverso la psicoanalisi, la depressione come risultato di una storia di vita e non come un puro episodio, che sovente č superato solo attraverso un viraggio maniacale non solo del paziente ma anche dello psichiatra curante.
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OLIVEIRA, Ana Caroline Amorim. "Lélia Gonzalez e o pensamento interseccional: uma reflexão sobre o mito da democracia racial no Brasil." INTERRITÓRIOS 6, no. 10 (April 14, 2020): 89. http://dx.doi.org/10.33052/inter.v6i10.244895.

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Abstract:
RESUMO O objetivo do presente artigo consiste em refletir sobre a perspectiva interseccional da autora Lélia Gonzalez, especificamente, em suas análises sobre os discursos acerca da mulher negra na construção e manutenção do mito da democracia racial no Brasil. A sua abordagem relacionando raça, classe e gênero- posteriormente é cunhado o termo interseccionalidades para caracterizar tal articulação- traz reflexões sobre a sociedade brasileira e o mito que a estrutura simbolicamente: o da democracia racial a partir da figura da mulher negra. Para sua análise Gonzalez articula, interdisciplinarmente, o marxismo e a psicanálise passando pelas ciências sociais e história, chegando na sua tese sobre o racismo enquanto uma neurose cultural brasileira. Dessa forma, ao retomar o pensamento de Gonzalez percebemos a sua urgência e atualidade para os estudos feministas, bem como, o reconhecimento enquanto uma intérprete do Brasil. Interseccionalidade. Lélia Gonzalez. Mito da democracia racial. Mulher negra. Lélia Gonzalez and intersectional thinking: a reflection on the myth of racial democracy in BrazilABSTRACT The aim of this article is to reflect on the intersectional perspective of the author Lélia Gonzalez, specifically in her analysis of the discourses about black women in the construction and maintenance of the myth of racial democracy in Brazil. Its approach relating race, class and gender - later the term intersectionality is coined to characterize such articulation - brings reflections on Brazilian society and the myth that symbolically structures it: that of racial democracy based on the figure of the black woman. For his analysis, Gonzalez articulates interdisciplinary Marxism and psychoanalysis through the social sciences and history, arriving at his thesis on racism as a Brazilian cultural neurosis. Thus, when resuming Gonzalez's thinking, we perceive his urgency and timeliness for feminist studies, as well as recognition as an interpreter of Brazil.Intersectionality. Lélia Gonzalez. Myth of racial democracy. Black woman. Lélia González e pensiero intersezionale: una riflessione sul mito della democrazia razziale in BrasileRESUMENL'obiettivo di questo articolo è di riflettere sulla prospettiva intersezionale dell'autore Lélia González, in particolare, nella sua analisi dei discorsi sulle donne di colore nella costruzione e nel mantenimento del mito della democrazia razziale in Brasile. Il suo approccio mette in relazione razza, classe e genere - il termine intersezionalità è stato creato per caratterizzare tale articolazione - porta riflessioni sulla società brasiliana e sul mito che la struttura simbolicamente: quella della democrazia razziale basata sulla figura della donna nera. Per la sua analisi, González articola, interdisciplinare, il marxismo e la psicoanalisi attraverso le scienze sociali e la storia, arrivando alla sua tesi sul razzismo come nevrosi culturale brasiliana. Pertanto, riprendendo il pensiero di González, percepiamo la sua urgenza e attualità per gli studi femministi, nonché il riconoscimento come interprete dal Brasile.Intersezionalità. Lélia González. Mito della democrazia razziale. Donna nera. Lélia González e pensiero intersezionale: una riflessione sul mito della democrazia razziale in BrasileSINTESEL'obiettivo di questo articolo è di riflettere sulla prospettiva intersezionale dell'autore Lélia González, in particolare, nella sua analisi dei discorsi sulle donne di colore nella costruzione e nel mantenimento del mito della democrazia razziale in Brasile. Il suo approccio mette in relazione razza, classe e genere - il termine intersezionalità è stato creato per caratterizzare tale articolazione - porta riflessioni sulla società brasiliana e sul mito che la struttura simbolicamente: quella della democrazia razziale basata sulla figura della donna nera. Per la sua analisi, González articola, interdisciplinare, il marxismo e la psicoanalisi attraverso le scienze sociali e la storia, arrivando alla sua tesi sul razzismo come nevrosi culturale brasiliana. Pertanto, riprendendo il pensiero di González, percepiamo la sua urgenza e attualità per gli studi femministi, nonché il riconoscimento come interprete dal Brasile.Intersezionalità. Lélia González. Mito della democrazia razziale. Donna nera.
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Parin, Paul. "Perché gli psicoanalisti sono tanto restii a prendere posizione sui problemi scottanti dei nostri tempi. Una prospettiva etnologica (1978)." PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no. 4 (December 2010): 503–14. http://dx.doi.org/10.3280/pu2010-004004.

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Abstract:
Paul Parin (1916-2009) discute i motivi per cui gli psicoanalisti mostrano una certa resistenza, o un disinteresse, a coinvolgersi nell'impegno sociale o a utilizzare lo strumento psicoanalitico per lo studio di fenomeni esterni alla situazione clinica, come ad esempio nella psicoanalisi applicata (alla cultura, alla societŕ, alla religione, ecc.). Parin, che era anche etnologo, qui vede gli psicoanalisti come una "etnia", cercando di capire i motivi storico-sociali e psicologici per cui nel movimento psicoanalitico č prevalsa la tendenza alla professionalizzazione e quindi a concepire la psicoanalisi solo come una terapia, in modo quindi riduttivo rispetto alla identitŕ originaria. Sotto questa luce, viene ripercorsa la storia del movimento psicoanalitico e delle politiche dell'International Psychoanalytic Association (IPA) per quanto riguarda la formazione, la selezione dei candidati, la programmazione dei congressi internazionali, il rapporto con la medicina, ecc.
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Alfani, Fabrizio. "La ricerca empirica in psicoanalisi e psicoterapia analitica. Paradossi e provocazioni." STUDI JUNGHIANI, no. 49 (May 2019): 38–55. http://dx.doi.org/10.3280/jun1-2019oa7907.

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Abstract:
L'autore, dopo una breve sintesi storica degli approcci teorici alla ricerca in psicoterapia, sottolinea alcuni aspetti problematici della Evidence Based Medicine applicata alla psicoterapia analitica. Vengono inoltre descritti i risultati di alcune ricerche sugli esiti delle terapie analitiche che ne dimostrano l'efficacia, confermata negli studi di follow-up. Vengono infine presentate alcune riflessioni su quale possa essere il ruolo della ricerca empirica nello sviluppo della conoscenza in psicoanalisi e psicologia analitica.
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Gavin, Ivey. "Maneggiare l'acciaio: una revisione delle metafore chirurgiche in psicoanalisi." PSICOANALISI, no. 2 (January 2012): 5–28. http://dx.doi.org/10.3280/psi2011-002001.

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Abstract:
Tra le metafore che Freud ha usato per descrivere la psicoanalisi, quella chirurgica č probabilmente la piů deplorata perché considerata anacronistico relitto di una dubbia ideologia medica che la psicoanalisi ha da tempo rinnegato. Eppure, sebbene gli analisti di oggi evitino le analogie con la medicina, i pazienti continuano a produrre fantasie chirurgiche sulla terapia analitica e questo solo fatto richiederebbe un'attenta valutazione. La metafora chirurgica merita di essere riconsiderata, dal punto di vista dell'analista, anche per il ruolo creativo con cui Bion l'ha adoperata. Incurante del rifiuto dell'analogia con la chirurgia, Bion ha usato queste metafore per raffigurare in maniera vivida vari aspetti della situazione analitica e dell'esperienza vissuta dal paziente. Dopo una breve rassegna storica sulla metafora chirurgica in psicoanalisi, l'autore analizza le ragioni del suo rifiuto e delle critiche che continua a suscitare. Poi indaga l'uso che Bion ne ha fatto negli ultimi anni della sua vita e, infine, fornisce una serie di esempi di come i pazienti le usino spontaneamente per raffigurare il transfert e il processo analitico. Per quanto gli analisti non dovrebbero adottare deliberatamente le metafore chirurgiche, č importante essere aperti a queste raffigurazioni del transfert.
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Cavagna, Davide. "Al di là della rappresentazione? Alcune osservazioni metapsicologiche: commento all'articolo di Howard Levine." PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no. 4 (December 2021): 594–604. http://dx.doi.org/10.3280/pu2021-004003.

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Abstract:
A partire da una riflessione epistemologica sulla necessità di una metapsicologia per la psicoanalisi, viene evidenziato come l'ipotesi rappresentazionale avanzata da Levine (2021) circa la questione del trauma richieda di ripensare soprattutto alla sua dimensione economica alla luce degli ultimi sviluppi teorici freudiani di tale concetto e delle difficoltà tecniche insite nel trattamento basato sulla sola ricostruzione storica. Viene evidenziato come il trauma, in quanto connesso a processi di slegamento psichico, richieda soprattutto di sviluppare una tecnica atta a riparare e ricostruire le capacità simboliche dell'Io del paziente in ragione della gravità della sua compromissione strutturale. Tale riflessione porta con sé interrogativi essenziali circa la validità degli approcci che, enfatizzando ora la componente rappresentazionale ora quella affettiva, si limitano a perseguire solamente finalità ermeneutiche o catartiche.
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Algini, Maria Luisa. ""Urtati nel buio"." PSICOTERAPIA PSICOANALITICA, no. 2 (November 2020): 99–113. http://dx.doi.org/10.3280/psp2020-002006.

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Abstract:
Il lavoro sviluppa l'idea che quanto stiamo sperimentando nel tem-po del Covid e ci ha messi in crisi come persone e come analisti, ci co-stringa ad aprire nuovi sguardi sulla clinica e sulla teoria, e ad approfondire il senso della relazione analitica e degli strumenti che usiamo. Le dinamiche imposte dalla pandemia hanno fatto intuire che la qualità del lavoro psicoanalitico si amplia, si rafforza, prende nuovo senso, se siamo capaci di non rimuovere il sentimento di precarietà sperimentato, facendo nostra l'idea che le svolte creative nella storia della psicoanali-si sono nate proprio da tempi drammatici.
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Alvano, Sebastian A. "Trattamento combinato psicoterapeutico e psicofarmacologico nei disturbi depressivi e d'ansia. Sono efficaci le psicoterapie psicodinamiche e la psicoanalisi? Fondamenti storici e neurobiologici. Risultati clinici." RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no. 1 (May 2012): 47–83. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2012-001004.

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Abstract:
L'autore procede ad una revisione bibliografica sul tema del trattamento combinato psicoterapeutico e psicofarmacologico nei disturbi depressivi e d'ansia utilizzando PUBMED e riviste specializzate in farmacologia, psicofarmacologia e psichiatria. Tuttora determinate scuole di salute mentale sostengono che le cause dei disturbi mentali derivano da alterazioni genetiche e biologiche, oppure da conflitti socioculturali, senza considerare la coniugazione tra variabili genetico-biologiche e socioculturali. Queste prese di posizione radicali generano orientamenti estremi - o tutto č biologia e prescrizione farmacologica, o tutto č contesto ed interpretazione - e ostacolano approcci transdisciplinari. Per di piů, su un altro versante, le psicoterapie psicodinamiche e la psicoanalisi hanno una storia di descrizione di casi, e pochi studi basati sulle evidenze, o di confronto tra procedimenti terapeutici. Nondimeno, diversi autori hanno tentato nel corso degli anni di articolare dimensione biologica e approccio socioculturale, senza invalidare nessuno dei due approcci. Oggigiorno, la comprensione del ruolo giocato dai fattori etiopatogenetici e neurobiologici nei disturbi psichiatrici, evidenzia l'interazione gene-contesto e attutisce le antiche dicotomie teoriche. Le scoperte nel campo delle neuroscienze evidenziano i meccanismi d'azione dei processi terapeutici. Gli studi basati sulle evidenze sottolineano la necessitŕ di utilizzare percorsi di cura integrati combinando psicoterapie e cure psicofarmacologiche, in particolare nei quadri dei disturbi depressivi e d'ansia. Finora, la maggioranza degli studi sono stati realizzati con terapie cognitivo-comportamentali (CBT) e terapie interpersonali, tuttavia esiste ormai un numero crescente di lavori basati sulla psicoterapia psicodinamica e sulla psicoanalisi.
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Barbieri, Gian Luca. "La costruzione delle storie nella psicoanalisi, nell'autobiografia, nella letteratura e nella vita quotidiana. Un modello psicodinamico." COSTRUZIONI PSICOANALITICHE, no. 27 (May 2014): 73–92. http://dx.doi.org/10.3280/cost2014-027006.

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Tricoli, Maria Luisa. "Cinquant’anni di riflessione e ricerca - In ricordo di Michele Minolli." Ricerca Psicoanalitica 31, no. 3 (February 5, 2021). http://dx.doi.org/10.4081/rp.2020.308.

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Abstract:
Viene delineata la storia della SIPRe - Società Italiana di Psicoanalisi della Relazione - attraverso gli eventi che portarono un gruppo di psicologi e medici a costituirla perseguendo l’obiettivo di una riformulazione del pensiero psicoanalitico classico congruente con il concetto di relazione.
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"Problemi di psicoterapia. Vanno pagate le sedute di psicoterapia non effettuate?" RUOLO TERAPEUTICO (IL), no. 117 (June 2011): 71–82. http://dx.doi.org/10.3280/rt2011-117007.

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Abstract:
Viene discusso in dettaglio, anche con esempi clinici, il problema del pagamento delle sedute saltate da parte del paziente. Vengono analizzati sia gli aspetti teorici che clinici, anche dal punto di vista della storia della psicoanalisi, e viene discusso il ruolo del contratto in psicoterapia, la cui adesione o non adesione ha implicazioni anche inconsce sia per il paziente che per il terapeuta. Viene argomentato che in psicoterapia non č importante tanto, o solo, il fatto che un contratto venga rispettato o non rispettato, perché questo sarebbe riduttivo e al limite antiterapeutico. Quella che č importante č la investigazione dei motivi che stanno dietro al rispetto o al non rispetto del contratto, cioč, in sostanza, quella che in psicoanalisi viene chiamata analisi del transfert e del controtransfert. Il contratto č uno strumento per fare terapia, cioč in psicoterapia "la via č lo scopo".
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Dupré, Natalie. "Storie di Storia - Oxford 2015: Dal racconto all’ascolto rispettoso. La testimonianza di Luciana Nissim Momigliano." altrelettere, July 11, 2019. http://dx.doi.org/10.5903/al_uzh-43.

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Abstract:
In Italia, tra il 1945 e il 1947, furono pubblicate più di cinquanta testimonianze sulla deportazione, tra cui solo alcune appartengono al genere narrativo. Tra i testi narrativi se ne contano sette di autori italo-ebrei: Lazzaro Levi, Primo Levi, Giuliana Tedeschi, Liana Millu, Luciana Nissim, Frida Misul e Alba Valech Capozzi. Se Liana Millu e Giuliana Tedeschi iniziarono a scrivere nell’immediato dopoguerra e riscrissero le loro testimonianze in un secondo momento, Luciana Nissim nei suoi saggi sulla psicanalisi (degli anni settanta in poi) non ritrattò il tema della deportazione su cui sono invece incentrati i racconti testimoniali scritti a ridosso della liberazione. Passando dal racconto testimoniale a una narrativa che possiamo definire “analitica”, Nissim – medico e psicoanalista di professione – sviluppò una riflessione che investe il ruolo dell’analista e, più specificamente, le modalità dell’ascolto. Traendo ispirazione dal metodo dell’intervista multipla dello psicologo clinico Henry Greenspan, si confrontano in questo studio le tre versioni della relazione dal titolo Ricordi della casa dei morticonservate presso il Centro Bibliografico dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane a Roma, la versione a stampa dall’omonimo titolo edita da Ramella (1946), nonché i saggi scientifici di Nissim sulla psicanalisi, le varie interviste rilasciate dopo la morte di Primo Levi, e la corrispondenza con il marito Franco Momigliano.Attraverso una lettura diacronica della produzione narrativa e scientifica dell’autrice viene analizzata la funzione dei singoli testi – nella loro specificità memoriale o narrativa – alla luce di una dinamica che considera il trauma in quanto processo.
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Frati, Fulvio. "Il conflitto intrapsichico e l’evoluzione storica del suo approccio psicoterapeutico in psicoanalisi." Ricerca Psicoanalitica 32, no. 3 (December 22, 2021). http://dx.doi.org/10.4081/rp.2021.535.

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Abstract:
Il concetto di ‘conflitto intrapsichico’ costituisce con ogni probabilità uno dei costrutti teorici sui quali la Psicoanalisi ha maggiormente accentrato la propria attenzione, dalla sua nascita sino ai giorni nostri, sia nel percorso di formazione e di modificazione nel tempo della propria struttura teorica complessiva che dal punto di vista della costruzione e del progressivo percorso di affinamento della propria tecnica psicoterapeutica. L’Autore, in questo articolo, cerca pertanto di presentare le principali tappe di questo lungo ed articolato percorso, sino a cercare di descrivere come il concetto di ‘conflitto intrapsichico’ potrebbe ormai considerarsi superato all’interno di uno tra i principali approcci psicoanalitici contemporanei, quello della Psicoanalisi della Relazione.
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"Giuseppe Roccatagliata. A history of ancient psychiatry (Contributions in Medical Studies, Number 16. Westport, Conn.: Greenwood Press, 1986, 296 pp. Storia della psichiatria antica. Milano: Hoepli, 1973, 353 pp.; Le origini della psicoanalisi nella cultura classica. Roma: Il pensiero scientifico, 1981, 253 pp.; Storia delta psichiatria biologica, Firenze: Nuova Guaraldi, 1981, 343 pp. (Reviewed by George Mora)." Journal of the History of the Behavioral Sciences 27, no. 2 (April 1991): 188–92. http://dx.doi.org/10.1002/1520-6696(199104)27:2<188::aid-jhbs2300270213>3.0.co;2-7.

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