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Tulli, Umberto. "I diritti umani nella Guerra Fredda. Nuove proposte e nodi interpretativi." MONDO CONTEMPORANEO, no. 2 (February 2022): 157–76. http://dx.doi.org/10.3280/mon2021-002005.

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Abstract:
Negli ultimi anni, gli storici hanno scoperto i diritti umani e avanzato una nuova interpretazione della loro storia negli anni della Guerra Fredda. Lungi dal proporre una storia lineare e trionfalista, gli studiosi si stanno concentrando sulle contraddizioni ed ambiguità dei diritti umani. Questa rassegna storiografica sottolinea alcuni tratti comuni alla nuova storiografia sui diritti umani: primo, sembra abbandonare la storia del diritto per dialogare con la storia politica, la storia delle relazioni internazionali e la storia transnazionale. Secondo, contribuisce a ridefinire e complicare la storia della Guerra Fredda, mostrando punti di contatto e di intersezione tra due storie che hanno difficilmente dialogato tra loro. Vi sono però dei limiti che sembrano poter fare emergere un nuovo approccio trionfalistico alla storia dei diritti umani.
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Gabrielli, Patrizia. "Quotidianità, soggettività: ribaltamenti prospettici nella storia della politica e del genere." REVISTA DE HISTORIOGRAFÍA (RevHisto), no. 37 (July 21, 2022): 59–77. http://dx.doi.org/10.20318/revhisto.2022.7055.

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Abstract:
Lungo il decennio Sessanta-Settanta, contrassegnato da profonde trasformazioni strutturali e culturali, la storiografia italiana dà vita a un dibattito storiografico che mette in discussione consolidati paradigmi interpretativi per aprire la ricerca a nuove tematiche e ad altre prospettive di analisi. Sotto l’influenza del dibattito teorico d’oltralpe, nascono la storia sociale e la microstoria. A partire da questi eventi, presupposti per l’ingresso della soggettività nella ricerca storica, il saggio prende in esame i principali cardini della oramai ricca e articolata produzione sulle fonti autonarrative. Sebbene questo filone storiografico abbia avuto le sue originarie sperimentazioni nell’ambito della storia delle migrazioni e della prima guerra mondiale, e su questi grandi eventi si siano conseguiti risultati pregevoli e originali, il saggio si sofferma sulle principali linee di indagine seguite dalla Storia Politica e dalla Storia di Genere.
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3

Russo, Vittoria. "Storia di una battaglia senza guerra." EDUCAZIONE SENTIMENTALE, no. 37 (September 2022): 92–102. http://dx.doi.org/10.3280/eds2022-037008.

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Abstract:
Parlare di disabilità in un contesto di psicoterapia psicoanalitica non è usuale, ancora meno quando ci si confronta con disabilità sensoriali specifiche. Consideriamo la sordità, la possibilità di incontrare un paziente sordo, di interagire con lui in maniera diretta utilizzando come strumento di comunicazione la LIS (Lingua Italiana dei Segni). La terapia diventa in questo modo un viaggio nel viaggio, tanto per la terapeuta che incontra il paziente quanto per la persona sorda che decide in maniera autonoma di entrare in contatto con un soggetto udente, che utilizza la sua modalità di interazione con il mondo della sordità. Il setting della terapia, che prende forma dalla sua concretezza nell'essere prima di tutto luogo dell'incontro di due persone, poco per volta diventa luogo dell'incontro di due menti, due sensibilità, due mondi. Nella psicoterapia con i pazienti sordi le caratteristiche del setting sembrano ampliarsi, acquistano una forma tridimensionale: ci sono corpi che si incontrano, stili narrativi che prendono forma attraverso l'utilizzo di una lingua nuova definita da regole specifiche, segni, significati come nell'interazione con una lingua straniera. Paziente e terapeuta si conoscono anche attraverso l'espressione dello stile narrativo, dell'utilizzo delle mani per segnare, delle modalità di interazione di quelle mani sui propri corpi nell'esecuzione del segno. Si tratta di un viaggio affascinante, complesso e faticoso. Lo sguardo tra paziente e terapeuta a volte celato, negato o desiderato in altri casi, nell'incontro con la persona sorda diviene forma essenziale del setting: è importante lo sguardo che si rivolge al segno disegnato dalle mani, è rilevante lo sguardo che si posa sui volti per coglierne espressioni e caratteristiche elementi fondamentali nella LIS. L'incontro con Edoardo, giovane paziente adulto all'epoca del primo contatto per iniziare una terapia, presenta poco per volta la trama di una narrazione mai ascoltata ma forse ancora prima mai narrata. Nei segni che quasi timidamente si concedono paziente e terapeuta si coglie l'evoluzione di un percorso, che all'interno del setting prende forma e si trasforma. Edoardo cresce, la sua terapeuta insieme a lui e il luogo delle sedute diventa momento prezioso di condivisione emotiva ed affettiva. Il desiderio di autonomia di Edoardo, i suoi progetti delineati all'interno della terapia un giorno purtroppo vengono bruscamente tagliati, negati da un ambiente familiare chiuso e intimorito di fronte ai progressi del figlio. Edoardo esce di scena, costretto ad abbandonare il luogo della terapia diventa nuovamente sordo di fronte alle sue possibilità di crescita. Il setting della terapia perde la presenza di Edoardo, il tempo si dilata e i mesi diventano anni nel ricordo della sua assenza. L'irrompere nella vita di tutti della pandemia stravolge ritmi e consuetudini, le terapie cercano nuovi assetti per definire nuove forme di incontro e far fronte alla nuova realtà. In questo clima Edoardo dopo anni decide di riprendere la sua terapia, di ridare forma viva al setting del suo lavoro clinico. Edoardo desidera l'incontro in presenza, l'utilizzo delle mascherine simbolicamente gli ha fatto sentire il dolore provato per la negazione della comunicazione, con emozione ritrova il suo luogo con la sua terapeuta e può riprendere la trama della sua narrazione. Il lavoro con Edoardo permette di cogliere la specificità del setting, che ha trovato spazio nella mente del paziente, facendogli compagnia durante gli anni di assenza dal luogo della terapia. Edoardo ha custodito dentro di sé il senso del lavoro terapeutico, è riuscito ad ascoltarsi e riconoscere nella ricerca del setting perduto la voce di quella relazione che lo ha fatto sentire vivo.
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4

Caiazzo, Monica. "Il mito dell'alleanza italo-francese nella Grande Guerra." STORIA IN LOMBARDIA, no. 2 (December 2010): 62–94. http://dx.doi.org/10.3280/sil2010-002003.

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Abstract:
Con la crisi di coscienza provocata dallo scoppio della prima guerra mondiale gli intellettuali dovettero interpretare nuove realtŕ a partire dalla concezione di "guerra giusta". La consapevolezza di questa crisi indusse a ricercare nella propria memoria nazionale elementi unificanti, verso i quali convogliare i comportamenti delle masse. A questo processo di autoresponsabilizzazione contribuě il mito della fratellanza latina, nell'accezione di un'intesa prevalentemente culturale italo-francese. Milano fu il centro di questo rinnovato incontro tra culture teso al recupero di un'identitŕ nazionale che si ricongiungesse con la propria storia. Note biografiche: Monica Caiazzo č dottore di ricerca in "Storia delle istituzioni e della societŕ nell'Europa contemporanea". Attualmente insegna presso un istituto di secondo grado ed č tutor presso la cattedra di Storia contemporanea della Facoltŕ di scienze politiche dell'Universitŕ degli Studi di Milano. E-mail: monica_caiazzo@yahoo.it
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Kramer, Nicole. "Der Wandel des italienischen Sozialstaats in Zeiten politischer Umbrüche." Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 97, no. 1 (December 20, 2017): 3–23. http://dx.doi.org/10.1515/qfiab-2017-0003.

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Abstract:
Riassunto La storia dello Stato sociale italiano affonda le sue radici nel XIX secolo e comprende un periodo di radicali cambiamenti politici. Introducendo la sezione tematica „Le molte facce dello Stato sociale. Prospettive sulla storia della protezione sociale in Italia tra dittatura e democrazia“, il contributo offre una panoramica della ricerca e discute, in particolare, i risultati a cui sono giunti nuovi studi. A partire dai primordi delle assicurazioni sociali nel nuovo Regno d’Italia si seguono le fasi dell’ampliamento e della trasformazione dei sistemi di sicurezza sociale con particolare riguardo alle innovazioni realizzate durante la guerra e nel dopoguerra, nonche al quadro ideologico e alle idee guida su cui si basano. Da cio emerge che la forma dello Stato sociale italiano e stata influenzata sia dalla monarchia che dalla dittatura e la democrazia. Si discute in quale misura i passaggi da un regime all’altro, come pure le conseguenze prodotte dalla guerra, abbiano innescato dinamiche trasformative.
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Kramer, Nicole. "Der Wandel des italienischen Sozialstaats in Zeiten politischer Umbrüche." Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 97, no. 1 (March 5, 2018): 3–23. http://dx.doi.org/10.1515/qufiab-2017-0003.

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Abstract:
Riassunto La storia dello Stato sociale italiano affonda le sue radici nel XIX secolo e comprende un periodo di radicali cambiamenti politici. Introducendo la sezione tematica „Le molte facce dello Stato sociale. Prospettive sulla storia della protezione sociale in Italia tra dittatura e democrazia“, il contributo offre una panoramica della ricerca e discute, in particolare, i risultati a cui sono giunti nuovi studi. A partire dai primordi delle assicurazioni sociali nel nuovo Regno d’Italia si seguono le fasi dell’ampliamento e della trasformazione dei sistemi di sicurezza sociale con particolare riguardo alle innovazioni realizzate durante la guerra e nel dopoguerra, nonché al quadro ideologico e alle idee guida su cui si basano. Da ciò emerge che la forma dello Stato sociale italiano è stata influenzata sia dalla monarchia che dalla dittatura e la democrazia. Si discute in quale misura i passaggi da un regime all’altro, come pure le conseguenze prodotte dalla guerra, abbiano innescato dinamiche trasformative.
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Pepino, Livio. "Guerra alla povertŕ o guerra ai poveri?" QUESTIONE GIUSTIZIA, no. 3 (September 2011): 290–303. http://dx.doi.org/10.3280/qg2011-003023.

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Abstract:
La storia non lascia dubbi. Ciň che non si governa (che si rifiuta di governare) con l'inclusione non puň che essere gestito con il suo opposto, cioč con l'esclusione. Č l'eterna storia della povertŕ, che la Costituzione del 1948 voleva eliminare e che la politica di questo inizio di millennio cerca semplicemente di nascondere (anche in modo brutale).
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8

M. Núñez Seixas, Xosé. "Dalla storia militare alla storia culturale della guerra." PASSATO E PRESENTE, no. 109 (March 2020): 180–99. http://dx.doi.org/10.3280/pass2020-109012.

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9

Prampolini, Antonio. "La "Grande Guerra" in Rete: risorse on-line e siti web sulla prima guerra mondiale." SOCIETÀ E STORIA, no. 129 (December 2010): 531–51. http://dx.doi.org/10.3280/ss2010-129004.

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Abstract:
La presenza della "Grande Guerra" in Rete, anche ad un primo approccio, lascia immediatamente stupito l'osservatore per la sua consistenza e molteplicitÀ di espressioni. L'esperienza traumatica fondante del novecento (l'inizio del "secolo breve" delle guerre mondiali) ha trovato in Internet uno spazio congeniale sia alla modernitÀ del conflitto che alla multimedialitÀ e all'ipertestualitÀ del World Wide Web. L'autore, immedesimandosi in un ipotetico utente della Rete interessato alla storia della Prima Guerra Mondiale, ne segue il percorso di ricerca per analizzare le fonti di informazione e di documentazione offerte dal Web. La sua attenzione si focalizza su Google e Wikipedia ed in particolare sui collegamenti esistenti tra il motore di ricerca e l'enciclopedia. L'autore ne apprezza le funzionalitÀ e i servizi non ignorando i problemi derivanti dall'utilizzo di tali risorse. L'articolo si conclude con un approfondimento sulle sitografie on-line (directory e portali) relative alla Prima Guerra Mondiale, che conferma la loro indispensabile funzione di selezione e di guida nel Web.
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Ferrari, Paolo. "Introduzione a L'industria bellica nella storia d'Italia. Economia e tecnologia negli studi di Andrea Curami." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 261 (February 2011): 575–84. http://dx.doi.org/10.3280/ic2010-261001.

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Abstract:
Andrea Curami (1947-2010) č stato docente di Meccanica applicata e di altre materie al Politecnico di Milano, esperto di motori e di automobilismo, storico delle vicende militari ed economiche italiane tra Ottocento e seconda guerra mondiale. Si č occupato anche di storia dei trasporti e ha promosso le ricerche di un gruppo di studiosi riunito attorno a sé. A partire dagli studi sull'aeronautica, ha sviluppato un'analisi originale dell'industria bellica italiana, coniugando storia delle vicende militari e storia economica e della tecnologia, ponendo al centro i rapporti tra committenza pubblica e un mondo dell'industria, continuamente oscillante tra innovazione e sfruttamento delle risorse pubbliche, che progressivamente si afferma quale componente decisiva della classe dirigente. Curami ha in particolare studiato la Grande guerra quale snodo cruciale di questo processo, e il riarmo fascista, quando l'industria č in grado di imporre alle forze armate mezzi spesso obsoleti e inadeguati. Del riarmo fascista e della mancata mobilitazione nel secondo conflitto mondiale egli propone un modello interpretativo nel quale l'analisi tecnica diviene funzionale alla comprensione delle politiche seguite dalle imprese, con un'interpretazione originale dei rapporti tra forze armate, politica e grande industria.
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Curami, Andrea. "I primi passi dell'industria aeronautica italiana." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 261 (February 2011): 623–52. http://dx.doi.org/10.3280/ic2010-261004.

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Abstract:
Il saggio esamina lo sviluppo dell'industria aeronautica dalla guerra italo-turca fino al suo consolidamento nella prima guerra mondiale, analizzando le cause dello stato lacunoso dei reparti aeronautici (ma non soltanto di quelli) allo scoppio della guerra e le motivazioni che portarono alla ragguardevole produzione, durante il conflitto, di circa 12.000 velivoli da parte della nascente industria nazionale, grazie a uno sviluppo tumultuoso e a un progressivo affrancamento dai vincoli internazionali che la speciale condizione del conflitto consentiva. Il rapporto tra lo Stato committente e l'industria aeronautica č il motivo centrale di questa disamina critica, che mette in luce i molteplici aspetti delle difficoltŕ incontrate dal paese per equipaggiare in maniera abbastanza efficiente l'aeronautica, soddisfacendo allo stesso tempo le aspirazioni degli industriali. Illuminante in questa prospettiva e la spesso dimenticata inchiesta parlamentare sulle spese di guerra, ricca di dati e di documenti preziosi per la storia dell'industria bellica nella Grande guerra.
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Rizza, Elisabetta. "Una storia modicana nella Grande Guerra." ARCHIVIO STORICO PER LA SICILIA ORIENTALE, no. 1 (July 2022): 131–39. http://dx.doi.org/10.3280/asso2021-001007.

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Abstract:
Attraverso un carteggio privato inedito, il saggio ricostruisce la storia di una famiglia modicana di piccoli proprietari terrieri, la cui esistenza viene stravolta dallo scoppio del primo conflitto mondiale. I temi sono quelli tipici delle scritture di guerra: la separazione, la distanza tra i membri della famiglia, la paura, ma anche il germogliare di nuovi concetti di Patria, unità territoriale e partecipazione, intesi con grande varietà di significati e sentimenti. Su tutto emerge soprattutto la fondamentale, insostituibile, vitale necessità di comunicare, che sostituisce i legami di carta e inchiostro a quelli fisici e materiali.
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Neri, Serneri Simone. "Guerra, guerra civile, liberazione La Toscana nella crisi del fascismo e dello Stato nazionale 1943-1944." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 265 (June 2012): 535–51. http://dx.doi.org/10.3280/ic2011-265001.

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Abstract:
Cosa significň per la Toscana l'esperienza della guerra, della guerra civile e della Resistenza? Quale fu l'apporto della Toscana alla ricostruzione dello Stato nazionale dopo la crisi innescata dal crollo del fascismo? L'articolo risponde a questi interrogativi ripercorrendo sinteticamente l'impatto della guerra sul consenso al regime in Toscana, l'occupazione tedesca e il ricorso della Rsi alla guerra civile, intesa come violenza sistematica contro avversari e popolazione civile per fondare un nuovo ordine politico. Si evidenziano le peculiaritŕ della regione nel contesto della guerra nella penisola, perché essa fu retroterra del fronte e ciň accelerň notevolmente le dinamiche dell'occupazione e della Resistenza. Si sottolineano il radicamento del partigianato nelle specifiche condizioni del rapporto cittŕ-campagna e il parallelo affermarsi del Comitato toscano di liberazione nazionale, anche grazie alla scelta decisiva dell'autogoverno e dell'insurrezione, una scelta di grande rilievo nella ancora breve storia del movimento di Resistenza. Quelle esperienze aprirono una prospettiva di liberazione sociale e culturale e furono determinanti, al di lŕ del consenso piů o meno esteso, per infrangere i tradizionali assetti moderati e fondare una nuova identitŕ regionale.
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Di Figlia, Matteo. "Gli ebrei in Italia, il dibattito su Israele e la questione ebraica. Quattro riflessioni recenti." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 298 (June 2022): 171–83. http://dx.doi.org/10.3280/ic2022-298013.

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Abstract:
La storia degli ebrei nell'Italia contemporanea è stata molto discussa dalla recente storiografia. In questa nota si prendono in esame quattro libri pubblicati tra il 2018 e il 2020 che affrontano il tema da prospettive differenti come il ruolo politico degli ebrei nell'Italia liberale e negli anni della grande guerra, la storia delle persecuzioni in età fascista, il problematico avvento della Repubblica, la raffigurazione degli ebrei e di Israele nelle sinistre italiane e la più generale percezione di Israele nel mondo politico e culturale italiano.
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Giuntini, Andrea. "Il ruolo delle infrastrutture. Percorsi di modernizzazione e svolte tecnologiche nella storia delle infrastrutture italiane dalla seconda metà del Novecento a oggi." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 295 (May 2021): 121–40. http://dx.doi.org/10.3280/ic2021-295006.

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Abstract:
La storia delle infrastrutture italiane nel periodo storico che dalla fine della Seconda guerra mondiale a oggi è costellata di percorsi di modernizzazione e di svolte tecnologiche. Nel saggio vengono analizzati alcuni casi a titolo esemplificativo.
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Trabucchi, Romano. "La "Bomba" nell'era della globalizzazione." EDUCAZIONE SENTIMENTALE, no. 14 (September 2010): 45–54. http://dx.doi.org/10.3280/eds2010-014004.

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Abstract:
Dall'inizio della storia, con la guerra le comunitŕ si sono difese o si sono rafforzate nei confronti di altre comunitŕ. Gli armamenti nucleari hanno cambiato tutto questo: una guerra avrebbe causato la distruzione di ambedue i contendenti. Per 50 anni, scrive l'autore, l'equilibrio della Guerra Fredda si č retto su questo assunto. Ma dopo? I saperi sono circolati, le tecnologie si sono diffuse, quantitŕ di uranio hanno cambiato mani. Sempre piů Paesi dispongono di armi nucleari, forse anche gruppi terroristici e il loro fanatismo non li fermerŕ davanti alla prospettiva della distruzione completa. La globalizzazione ha favorito tutto questo. Oggi il disarmo nucleare non riguarda solo un paio di grandi potenze. Non riguarda nemmeno piů solo gli Stati. Occorre acquisire informazioni, costruire delle partnership e cercare le soluzioni con tutti i Paesi e i popoli.
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Munarini, Giuseppe. "Tragedia degli armeni negli anni della Grande Guerra. Storia, memoria, letteratura." Journal of Church History 2020, no. 1 (June 1, 2020): 18–40. http://dx.doi.org/10.24193/jch.2020.1.2.

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Abstract:
Riassunto: Questo articolo ha come base la conferenza fatta dal professore Giuseppe Munarini all’Istituto di Storia Ecclesiastica „Nicolae Bocșan” dell’Università Babeș-Bolyai di Cluj-Napoca, il 7 dicembre 2017. Giuseppe Munarini lavora da molti anni su argomenti di ricerca legati alla storia, cultura e vita religiosa degli armeni, i suoi contributi sono quindi noti sia in Italia che in Romania. Nel presente materiale viene realizzata una breve sintesi degli eventi di un secolo fa, negli anni della Prima Guerra Mondiale, quando uno dei più antichi popoli della storia europea fu sottoposto ad una politica sistematica di purificazione etnica di cui esito fu un’immane tragedia collettiva che soffrì la comunità armena della Turchia di allora. L’autore si sofferma prevalentemente sulla dimensione spirituale dell’identità di questo popolo e passa in rassegna, al contempo, numerosi contributi sul tema, apparsi soprattutto in Italia, dal campo della storiografia, memorialistica e letteratura.
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Fincardi, Marco. "Uno stimolo al confronto tra memorie e ricerche storiche sui disastri di un secolo." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 298 (June 2022): 334–49. http://dx.doi.org/10.3280/ic298-oa3.

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Abstract:
Gli studi degli effetti sui civili della seconda guerra mondiale in Campania, allargati poi ai traumi della società italiana ed europea in quel frangente, ha portato la storica Gabriella Gribaudi a mettere criticamente a confronto i percorsi delle memorie istituzionali e di quelle private di comunità che abbiano subito eventi devastanti. Queste ultime si vengono spesso a configurare come vere e proprie contro-memorie polemiche. Nel volume del 2020 La memoria, i traumi, la storia, l'autrice estende oltre i contesti bellici, fino a terremoti o alluvioni, le prospettive di confronto tra le memorie pubbliche e le recriminazioni di quelle private, guardando ogni tipologia di catastrofe causata dall'imprevidenza delle società umane. Un problema storiografico di stringente attualità diviene quello di vagliare le soggettività in trasformazione dei portatori di testimonianze sui traumi collettivi, a cui i media dedicano un'attenzione ipertrofica.
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Koller, Rotraud Becker/Alexander. "Der Papst und der Krieg." Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 98, no. 1 (March 1, 2019): 3–10. http://dx.doi.org/10.1515/qufiab-2018-0003.

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Abstract:
Riassunto L’Istituto Storico Germanico di Roma ha concluso, nel 2016, l’edizione della quarta sezione della collana „Nuntiaturberichte aus Deutschland“, completando la pubblicazione della corrispondenza ufficiale tra i nunzi apostolici presso la corte imperiale e la Segreteria di Stato dal 1628 al 1635. Questo periodo va annoverato tra le fasi più complesse della Guerra dei Trent’anni. Grande spazio occupava all’inizio la successione mantovana e l’annesso conflitto che introdussero un teatro di guerra secondario, aperto sulla penisola, e toccarono necessariamente gli interessi del papa e della Curia. Intorno al 1630 predominavano poi, nell’Impero, il conflitto sull’editto di restituzione e la questione di Wallenstein. L’„internazionalizzazione“ della guerra trovò la sua prosecuzione con l’intervento della Svezia, alleata della Francia. A causa di questi avvenimenti i rapporti tra il papato da un lato e la Spagna e la corte imperiale dall’altro peggiorarono; di conseguenza s’incrinarono anche la reputazione e le possibilità d’azione della nunziatura viennese. Il punto più basso raggiunsero questi sviluppi con le proteste del cardinale Gaspare Borgia e la missione del cardinale Pázmány nel 1632. Un’importante accordo parziale per l’impero fu raggiunto nel 1635 con la Pace di Praga. Al contempo maturò in quegli anni presso le corti principesche europee la convinzione che una pace durevole sarebbe stata possibile solo in seguito a un congresso di pace generale e multilaterale. Le recenti pubblicazioni nel contesto della quarta sezione dei „Nuntiaturberichte“ permettono inoltre di rivalutare i documenti in esse riportati come fonti per la ricerca storica non solo nell’ambito di quesiti politici e confessioniali, ma anche nel campo della storia culturale moderna e dell’antropologia storica.
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Gherri, Paolo. "Primi appunti per una storia delle origini della Teologia del Diritto (Canonico)." Ius Canonicum 50, no. 99 (July 17, 2015): 221–53. http://dx.doi.org/10.15581/016.50.2658.

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Abstract:
La Teologia del Diritto sviluppatasi nella Canonistica cattolica con l’insegnamento di Mörsdorf mostra le proprie radici più profonde nel problema espressamente germanico dell’autonomia giuridica delle Chiese rispetto allo Stato. La questione venne posta da Sohm negando ogni fondamento a tale autonomia: il Kirchenrecht è di competenza esclusiva dello Stato e contraddice la natura della Chiesa. A Barmen (1934), guidata da Barth, la Chiesa evangelica si ruppe rifiutando le leggi razziali naziste per dotarsi di una regolamentazione autonoma intra-ecclesiale (ancora: Kirchenrecht) da fondare attraverso una Kirchenrechtstheologie anziché filosoficamente. Nel dopo-guerra Mörsdorf seguì tale linea per rivitalizzare il Diritto canonico (Kanonischenrecht) pre-conciliare. Ciò avvenne, tuttavia, scambiando il Kanonischenrecht col Kirchenrecht, poiché il vocabolario e la cultura tedesca erano ormai cambiati. Il Kirchenrecht di Sohm era Diritto dello Stato sulle Chiese (Diritto ecclesiastico); quello di Mörsdorf era Diritto della Chiesa su se stessa (Diritto canonico). Un solo termine per due realtà inconciliabili.
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Żurek, Antoni. "Wkład środowiska tarnowskiego w badania nad antykiem chrześcijańskim." Vox Patrum 36 (December 15, 1999): 117–33. http://dx.doi.org/10.31743/vp.7814.

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Abstract:
L'argomento presentato in questo articolo comprende alcuni dati che fanno vedere la storia della patrologia nell’Istituto Teologico di Tarnów e le figure dei piu pretigiosi patrologi legati con l'ambiente teologico di Tarnów. Le tradizioni patristiche a Tarnów risalgono all’inizio dell’Istituto Teologico. Dello sviluppo si puó parlare dopo la guerra, da quando ha cominciato insegnare il prof. W. Kania.
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Petrović, Ljiljana. "BARICCO E JAPRISOT TRA STORIA E MEMORIA-TRAUMA TRANSGENERAZIONALE." Nasledje Kragujevac 18, no. 49 (2021): 277–88. http://dx.doi.org/10.46793/naskg2149.277p.

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Abstract:
Sebastien Japrisot nel romanzo Una lunga domenica di passioni (Une longue dimanche de fiançailles) e Alessandro Baricco in Questa storia trattano lo stesso tema – la Prima guerra mondiale. I due romanzi sono caratterizzati da una specifica carica emotiva e da un realismo nelle descrizioni. Dato che entrambi gli scrittori non sono stati contemporanei degli eventi descritti, rimane poco chiaro quali siano state le fonti su cui è basata la loro narrazione. Infatti, il lettore non comprende se le due storie siano state costruite soltanto sui resti materiali, volontariamente cercati, di un’epoca passata, o se gli autori siano stati in contatto diretto e spontaneo con un “portatore vivente della memoria”. A questo proposito si esaminano le attuali teorie sulla memoria e le situazioni familiari degli autori. Si scopre che ognuno di questi due scrittori è cresciuto accanto a un nonno che aveva partecipato alla Prima guerra mondiale e ne era uscito con traumi specifici. Un’ulteriore analisi mette in luce, da un lato, la somiglianza tra i personaggi dei romanzi, i loro destini, i caratteri e gli atteggiamenti, e dall’altro i destini, i caratteri e gli atteggiamenti dei nonni di Japrisot e Baricco. Seguendo questa traccia, si esplora la possibilità della trasmissione transgenerazionale dei traumi di guerra subita da questi scrittori, concentrandosi soprattutto sul concetto di postmemoria di Marianne Hirsh. Viene esaminato anche il ruolo della narrazione nella liberazione dal trauma.
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Westad, Odd Arne. "Storia della guerra fredda: l'ultimo conflitto per l'Europa." Cold War History 12, no. 4 (November 2012): 705–6. http://dx.doi.org/10.1080/14682745.2012.737560.

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Violante, Luciano. "INTRODUZIONE." Il Politico 251, no. 2 (March 3, 2020): 5–24. http://dx.doi.org/10.4081/ilpolitico.2019.233.

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Abstract:
La storia delle istituzioni repubblicane è caratterizzata da profonde fratture, a partire dalla nascita della Repubblica. Il regime democratico nasce e si afferma sulla base di tre radicali discontinuità. La prima fu la guerra di Liberazione dal nazismo e dal fascismo che fu anche guerra tra italiani. La seconda fu il referendum tra monarchia e repubblica, che mise fine alla dinastia sabauda. La terza frattura nacque dalla prima decisione della Corte Costituzionale, che, respingendo le istanze dell’Avvocatura dello Stato, intervenuta in difesa dell’art.113 TULPS, affermò la propria competenza a giudicare della conformità alla Costituzione di tutte le leggi, comprese quelle precedenti alla sua istituzione, riconfermando la felice frattura tra fascismo e Repubblica. Negli anni successivi, il paese è stato colpito da undici stragi politiche, due opposti terrorismi con 460 uccisi in quindici anni (1969-1984), due stragi di mafia, tre tentativi di rovesciamento violento del governo, l’omicidio di un uomo di Stato, di 24 magistrati e di 11 giornalisti. A queste tragedie possono aggiungersi l’autodistruzione di una classe politica dirigente incapace di assumersi le proprie responsabilità in seguito alle vicende di Tangentopoli, il processo di crescente denigrazione [Continua]
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Cerino, Badone Giovanni. "La cultura della guerra. Sapere teorico e sapere empirico nel mondo militare del XVII secolo." SOCIETÀ E STORIA, no. 136 (July 2012): 277–98. http://dx.doi.org/10.3280/ss2012-136002.

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Abstract:
Se percorriamo gli scaffali di una ideale biblioteca militare europea della prima metÀ del XVII secolo possiamo trovare numerosi testi legati al periodo classico. I trattati militari, sia quelli di "arte militare" che quelli dedicati alle armi, furono in realtÀ piů strumenti di propaganda che effettivi manuali di addestramento e preparazione per la guerra. Essi compongono una vastissima biblioteca ma in realtÀ sappiamo veramente poco di quanto gli ufficiali leggessero questi testi. I libri di tattica e storia militare potevano essere sia voluminosi messaggi cartacei, destinati a celebrare un esercito, che oggetti destinati al mercato dei collezionisti di libri, agli eruditi, quindi a di persone "non addette ai lavori". L'autore cerca quindi di dimostrare quanto l'esperienza dominasse la formazione del soldato del XVII secolo, divenendo in seguito la base della pianificazione strategica ed operativa delle guerre future. .
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A. Davis, John. "Revisiting Pasquale Villani's Mezzogiorno tra riforme e rivoluzione." SOCIETÀ E STORIA, no. 171 (February 2021): 129–41. http://dx.doi.org/10.3280/ss2021-171006.

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Abstract:
Il saggio intende sottolineare l'originalità e la coerenza interpretativa del contributo di Pasquale Villani alla storia del mezzogiorno d'Italia, e inoltre a mettere in luce le ragioni per cui lo storico insisteva sull'importanza costitutiva del secolo precedente l'Unità. Le idee di Villani - esponente della generazione dei giovani meridionalisti del dopoguerra - e il suo programma storiografico presero forma sullo sfondo della seconda guerra mondiale, della caduta del fascismo e delle rivolte contadine. La sua prospettiva storiografica si definì alla luce del dibattito condotto da Rosario Romeo, Antonio Gramsci, Rosario Villari, Emilio Sereni e Ruggiero Romano. Vicino a Sereni, a Villari e a Romano, Villani seguì tuttavia una propria linea interpretativa che acquistò valore e rilevanza grazie alla capacità di avvicinare giovani allievi e mobilitarne le forze nella direzione di un progetto ambizioso e definito: studiare e mappare la transizione del Mezzogiorno rurale dall'antico regime all'epoca contemporanea. Tali studi, oltre a costituire un tributo alla statura intellettuale di Villani, rappresentano un fondamentale punto di partenza per la comprensione della storia del Mezzogiorno prima e dopo l'Unità.
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Cattaneo, Marina. "Le scrittrici della rivista La Difesa delle Lavoratrici." Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 54, no. 1 (March 13, 2020): 166–88. http://dx.doi.org/10.1177/0014585820909297.

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Abstract:
Partendo dall’esperienza che alcune scrittrici socialiste lombarde avviano fondando, nel 1912, la rivista La Difesa delle Lavoratrici, viene effettuata un’analisi della produzione letteraria e politica di intellettuali donne che in quella rivista opereranno a vario titolo. Si tratta di: Anna Kuliscioff, Angelica Balabanoff, Rosa Genoni, Maria Gioia, Maria Giudice, Linda Malnati, Abigaille Zanetta, Enrica Viola, Maria Perotti Bornaghi. Alcune, come Kuliscioff e Balabanoff, sono ricordate soprattutto per il contributo dato alla lotta politica, anche se la poesia di Angelica Balabanoff è anche un riferimento obbligato nella storia letteraria del primo Novecento. Altre soprattutto per i valori che trasfondono nella loro narrativa, in particolare quando fanno scorrere le storie all’interno dei rapporti di classe dell’epoca, improntati all’atteggiamento padronale dei ceti più favoriti. La guerra, il dolore umano, la famiglia, il ruolo della donna nella società, la situazione di povertà di tanti bambini, sono tra i temi maggiormente trattati. Molti i riferimenti al proprio vissuto, anche quando non assumono la veste formale di vere e proprie autobiografie. Il fatto che la funzione pedagogica mostri, nel lavoro delle scrittrici qui presentato, una evidenza maggiore di quella estetica e puramente narrativa è inevitabile, data l’epoca e il contesto al quale i testi fanno riferimento.
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Scharff, Jill Savege. "Gli effetti della violenza sulle relazioni intime." INTERAZIONI, no. 2 (July 2010): 35–42. http://dx.doi.org/10.3280/int2010-002004.

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Abstract:
La presenza di violenza, nell'infanzia, e il trauma che l'accompagna hanno un profondo effetto sul cervello a tutti i livelli, dalla maturazione e differenziazione, fino alla regolazione degli affetti, all'acquisizione del riconoscimento delle competenze, dell'abilitŕ a creare delle relazioni intime e sessuali e delle buone capacitŕ genitoriali. Questa esposizione esplora gli effetti dell'abuso psichico, dell'abuso sessuale, del trauma della guerra e della cultura della violenza, nel periodo dello sviluppo, sulle difficoltŕ che incontrano le coppie e le famiglie che desiderano stabilire delle relazioni intime e sessuali durevoli. Delle vignette tratte da un lavoro analitico con le famiglie e le coppie illustrano l'importanza di un'ereditŕ violenta nella vita familiare. Nel caso di una certa famiglia, una madre, il cui padre era stato ufficiale superiore di un campo di concentramento, ha sposato un uomo che č scappato dal suo paese natale per sfuggire ad una violenta rivoluzione. I problemi di "addiction" e le difficoltŕ scolastiche dei loro figli, riflettono i loro problemi coniugali rintracciabili fin dalle origini del loro rapporto, dimostrando gli effetti dell'internalizzazione della violenza trasmessa da una generazione all'altra. Nel caso di una coppia formata da due giovani partner americani di discendenza africana compare un blocco sessuale le cui cause possono essere fatte risalire alla storia di violenza in ciascuna delle loro famiglie e soprattutto alla morte di due fratelli.
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Oldrini, Giorgio. "Deindustrializzazione e riconversione nella cittŕ." COSTRUZIONI PSICOANALITICHE, no. 22 (December 2011): 27–31. http://dx.doi.org/10.3280/cost2011-022003.

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Abstract:
L'autore, attuale sindaco di una cittŕ che deve riconvertire un'area industriale dismessa che č la piů grande in Europa, propone l'idea che l'amministrazione di una cittŕ, quando si trova di fronte ad un compito cosě gravoso, debba rifarsi da un lato alla storia della cittŕ e dall'altro all'abitudine dei suoi abitanti e delle sue amministrazioni di affrontare con coraggio compiti gravosi che paiono impossibili. Cosě fu, ricorda l'autore, per coloro che affrontarono all'inizio del novecento la grande industrializzazione, cosě fu per coloro che difesero le fabbriche dalle pretese naziste e per quelli infine che la riedificarono dopo i danni della seconda guerra mondiale.
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Fonzi, Paolo. ""Liquidare e dimenticare il passato". I rapporti italo-greci 1943-1948." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 266 (September 2012): 7–42. http://dx.doi.org/10.3280/ic2012-266001.

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Abstract:
L'articolo ripercorre la storia della ripresa dei rapporti diplomatici tra Italia e Grecia dopo l'interruzione causata dall'attacco italiano dell'ottobre 1940. La normalizzazione iniziň nel settembre del 1943, quando la Grecia dovette elaborare una nuova politica verso l'Italia che da nemico era diventata alleato. Essa si concluse nel novembre del 1948, quando fu firmato un Trattato di amicizia, commercio e navigazione tra i due stati. L'autore analizza diversi elementi e fattori di questa vicenda: le strategie d'inserimento dei due stati nel nuovo panorama internazionale; la ricerca di consenso interno da parte dei governi; i sentimenti della popolazione; l'immagine degli italiani diffusa in Grecia, che inizialmente era estremamente negativa; la memoria della guerra costruita dai governi greci del dopoguerra, che si cristallizzň nell'Anniversario del No dai forti accenti anti-italiani; il problema della punizione dei crimini di guerra commessi dagli italiani in Grecia. Tutti questi elementi concorsero nel determinare la politica dei governi greci verso l'Italia. Tra tutti l'autore sottolinea l'importanza del nazionalismo e delle rivendicazioni territoriali, che furono utilizzate dai governi greci del dopoguerra come fattore di stabilizzazione interna e valvola di sfogo delle tensioni sociali.
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Cajani, Luigi. "Le origini della Prima guerra mondiale e la didattica della storia controfattuale." Didactica Historica 1, no. 1 (2015): 45–50. http://dx.doi.org/10.33055/didacticahistorica.2015.001.01.45.

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Abstract:
The First World War is the object of a lively historical debate, dealing in particular with its inevitability, and therefore it is particularly suitable for introducing counterfactuality to the teaching of history.
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Argentieri, Simona. "Nota storico-critica sulle nevrosi traumatiche di guerra nella psicoanalisi." PSICOANALISI, no. 2 (December 2021): 55–67. http://dx.doi.org/10.3280/psi2021-002004.

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Abstract:
Durante la Prima Guerra Mondiale, prende origine in modo drammatico il capitolo della giovane psicoanalisi dedicato alle nevrosi traumatiche di guerra, con il loro corteo di sinto-matologie paralitiche e amnesiache. In un primo momento i seguaci di Freud tenteranno di interpretarla sul modello dell'isteria, come risposta pulsionale al trauma, seguita da rimozione. Successivamente, verrà compresa la maggiore complessità di tale patologia, con la compromissione dei livelli precoci narcisistici, Nel corso dei successivi eventi bellici della storia, si aggiungeranno poi i contributi di altri psicoanalisti di seconda e terza generazione.
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Ziolkowski, Adam. "The Plundering of Epirus in 167 B.C: Economic Considerations." Papers of the British School at Rome 54 (November 1986): 69–80. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200008850.

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Abstract:
IL SACCO DELL'EPIRO NEL 167 a.C: LE CONSIDERAZIONI ECONOMICHENell'articolo si esamina il motivo del sacco dell'Epiro nel 167 a.C., ordinato dal Senato e eseguito da Lucio Emilio Paolo. Non sonso convincenti recenti spiegazioni che ricercano questo motivo nelle ragioni politiche o nel ricordo dell'invasione di Pirro. Per spiegare una decisione che ebbe come effetto la più grande caccia all'uomo nella storia di Roma (150 000 prigionieri), bisognerebbe considerare la grande richiesta di mano d'opera di schiavi, conseguenza dello sviluppo dell'economia schiavistica in Italia dopo la scconda guerra punica. Secondo l'autore il sacco dell'Epiro deve essere messo in relazione alia diminuzione della popolazione di schiavi in Italia, causata dalla grande pestilenza del 175–174 a.C. Questo deficit fu ulteriormente aggravato dalla politica conciliatoria propugnata dal Senato nei confronti degli stati confinanti in vista della prossima guerra con Perseo e dagli insuccessi dei primi anni della guerra macedone. La decisione del Senato mirava a risolvere la carenza di schiavi in Italia: la scelta cadde sull'Epiro perchè esso era l'ultima tappa del viaggio di Paolo, esecutore dell'ordine senatoriale, e vicino ai grandi porti di Brindisi e Taranto.
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Bolko, Marianna. "L'estraneo sul confine." PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no. 2 (May 2012): 225–40. http://dx.doi.org/10.3280/pu2012-002004.

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Abstract:
Vengono fatte alcune riflessioni sul problema del razzismo e della paura dello straniero e del nuovo rispetto alla cultura di appartenenza del soggetto. Questi comportamenti vengono analizzati dal punto di vista psicoanalitico (utilizzando i concetti di proiezione, di identificazione con l'aggressore, ecc.), etnopsicoanalitico e sociologico. L'Autrice inoltre racconta aspetti della storia della sua famiglia, che durante la seconda guerra mondiale viveva sotto occupazione italiana e poi tedesca, e dopo il 1947 apparteneva a una minoranza etnica slovena a Trieste. (Questo testo č una relazione dal titolo "Aprirsi e chiudersi agli altri: patologie di confine", tenuta il 14 marzo 2011 all'interno del ciclo di seminari "Sulla strada", coordinato da Stefano Benni e Alessandro Castellari presso la Pluriversitŕ dell'Immaginazione "Grazia Cherch" di Bologna).
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Pavan Dalla Torre, Ugo. "Storicizzare la disabilità: l'esperienza dei mutilati di guerra italiani e la costruzione di una nuova identità." WELFARE E ERGONOMIA, no. 1 (September 2021): 15–25. http://dx.doi.org/10.3280/we2021-001003.

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Abstract:
Il concetto di disabilità, il ruolo dei disabili nell'ambito delle società e le pratiche di welfare, approntate per garantire a cittadini in situazione di svantaggio assistenza sanitaria e sociale, sono oggi dati acquisiti. L'articolo analizza in che modo questi aspetti sono andati consoli-dandosi e in che modo sono stati normati. La Grande Guerra è un termine a quo per comprendere in che modo e rispetto a quali pro-blemi sia stata definita l'identità dell'invalido; in che modo tale identità sia stata presentata alla società; in che modo sia stato creato un sistema di welfare e in che modo e su quali basi siano stati promulgati provvedimenti legislativi. L'analisi della storia dei mutilati di guerra e delle diverse azioni legislative permette di comprendere la base dei provvedimenti legislativi del secondo dopoguerra.
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Bertolini, Piro. "Lo stato delle scienze dell’educazione in Italia." Swiss Journal of Educational Research 22, no. 1 (January 1, 2000): 93–110. http://dx.doi.org/10.24452/sjer.22.1.5083.

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Abstract:
Nell’articolo si affronta dapprima la questione della definizione delle scienze dell’educazione che in Italia si presenta con due accezioni: come indicativa delle varie scienze umane (psicologia, sociologia, psicoanalisi, ecc.) nel momento in cui si occupano esplicitamente del fenomeno educativo la prima e indicativa delle diverse specificazioni della pedagogia generale (storia della pedagogia; didattica; pedagogia speciale; pedagogia sperimentale; pedagogia degli adulti; ecc.) la seconda. Su questa base si discute l’evoluzione delle scienze dell’educazione a partire dalla seconda guerra mondiale, ponendo l’accento sui fattori che ne hanno condizionato le due anime: da un lato le esigenze di carattere sociale con riferimento a problematiche extra-scolastiche, dall’altro lato il diffondersi di un reale interesse per la formazione professionale degli insegnanti. Di particolare interesse è l’evoluzione della didattica che è alla ricerca di una autonomia delle varie specificazioni attraverso la costituzione di un proprio statuto epistemologico e di metodologie di ricerca proprie. Infine, per quanto riguarda le istituzioni e gli strumenti di appoggio alle scienze dell’educazione o pedagogiche, l’articolo tocca il ruolo delle riviste specializzate e di alcune Associazioni che riuniscono i rappresentanti delle varie discipline pedagogiche e ad alcuni centri di ricerca pubblici o privati.
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Bortoletto, Anna. "I giornali come fonte dei cambiamenti nella storia." SPONDE 1, no. 1 (July 27, 2022): 77–90. http://dx.doi.org/10.15291/sponde.3892.

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Abstract:
Il giornale l’Arena di Pola fu un testimone privilegiato dell’esodo degli italiani da Istria e Dalmazia dopo la Seconda guerra mondiale: fu fondato a Pola nel 1945 come quotidiano d’informazione in lingua italiana durante il periodo del Governo Militare Alleato, poi diventò ''giornale dell’esodo'' nel maggio 1947 quando la redazione si trasferì in Italia con la maggior parte della popolazione. Nel passaggio oltreconfine, il giornale modificò obiettivi, propositi, contenuti, ma non i lettori: le stesse persone che leggevano il giornale a Pola, per informarsi sulle trattative internazionali che avrebbero deciso il loro destino, continuarono a leggere il giornale in tutti gli angoli d’Italia, ricercandovi le radici della loro cultura e identità, nonché informazioni concrete per recuperare il contatto con familiari e amici dispersi. Per questo motivo, il contributo ripercorre la storia del giornale negli anni a cavallo dell’esodo, soffermandosi sull’evoluzione dei suoi contenuti. Nel complesso, si rileva una progressiva diminuzione delle notizie a carattere politico-cronachistico, che corrisponde a un rispettivo aumento di testi a carattere identitario-culturale, quali approfondimenti storico-artistici e memorie del passato.
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Buccino, Alessia. "Le mille guerre di Iryna." PSICOBIETTIVO, no. 3 (December 2022): 103–9. http://dx.doi.org/10.3280/psob2022-003009.

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Abstract:
Il lavoro clinico con Iryna ha rappresentato un chiaro esempio di quanto sia necessario affrontare gli interventi psicologici di emergenza e quel- li in cui si incontrano eventi traumatici, disagio sociale, esclusione e solitudine, coinvolgendo tutti gli attori coinvolti nella vicenda, compresi gli operatori che hanno partecipato agli interventi di aiuto, i caregivers e tutte le persone coinvolte affettivamente. È necessario liberarsi dei preconcetti lineari tra causa ed effetto e affrontare ogni vicenda attraverso una visione globale e unitaria dell'individuo e della sua storia, cercando fragilità e risorse, personali e collettive. Nel caso di Iryna, la guerra da cui è fuggita rappresenta soltanto una delle tante guerre, dei tanti traumi da dover affrontare e andavano cercate risorse che erano rimaste sepolte dalle macerie e che insieme a lei bisognava ritrovare.
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Pizzo, Marco. "“Fare digitale”: progetti didattici e sociali nella scuola e nel carcere." DigItalia 16, no. 2 (December 2021): 116–21. http://dx.doi.org/10.36181/digitalia-00040.

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Abstract:
Con l’avvio dell’ampio progetto di digitalizzazione delle fonti documentarie sulla Prima guerra mondiale appartenute dall’Istituto per la storia del Risorgimento e la realizzazione del portale 14-18 – Documenti e immagini della grande guerra si sono svolte una serie di attività didattiche che hanno coinvolto scuole e centri di detenzione. Queste iniziative possono essere raggruppate in due aree: la prima è quella relativa alla rielaborazione dei contenuti digitali presenti sul sito dagli studenti e dai detenuti; la seconda è stata la creazione di contenuti nuovi, realizzati informatizzando e digitalizzando direttamente le fonti d’archivio con la creazione di primi metadati funzionali. Il focus è stato così messo direttamente sul “fare digitale”. Queste attività digitali e “virtuali” si sono così caricate di un nuovo valore sociale.
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Lacca, Emanuele. "Alcune considerazioni sulla Guerra nel Bello di Francisco Suárez." Cuadernos Salmantinos de Filosofía 47 (January 1, 2020): 81–96. http://dx.doi.org/10.36576/summa.132182.

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Abstract:
Il mio contributo intende mostrare come Francisco Suárez usa, elabora e presenta in modo originale il concetto di ‘guerra giusta’ nelle sue opere. Il testo chiave che realizza tale progetto è il De triplici virtute theologica, intitolato De Charitate, che assume rilevanza internazionale quando è pubblicato per i tipi di Iacobus Cardon a Lione nel 1621, nonostante già alcuni degli argomenti sulla guerra erano stati trattati dal Doctor Eximius in alcuni luoghi del Tractatus de legibus ac de Deo legislatore. Per queste ragioni, questo contributo si divide in due parti: la prima intende presentare le principali fonti che nel corso della storia della filosofia hanno trattato sull’esistenza di una ‘guerra giusta’; la seconda si propone di analizzare le principali linee del De Bello, per mostrare in modo più preciso l’idea suareziana su questo tema.
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Serkowska, Hanna. "L’altra faccia della medaglia: Il ciclo dei vinti di Giampaolo Pansa." Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 51, no. 1 (March 3, 2017): 95–111. http://dx.doi.org/10.1177/0014585816682488.

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Abstract:
Questo saggio muove dall’enfasi sul desiderio di fare giustizia nel ciclo dei vinti (2003–) di Giampaolo Pansa, inserito nel contesto del revisionismo storico di sinistra, contestato dall’autore che con esso giustifica il proprio. Si dimostra che Pansa rivendica la giustizia nei modi che sfiorano la vendetta, con un ritardo che lascia sospettare l’opportunismo politico e che degrada la storia della Resistenza italiana a crimine diffuso in attesa di giustizia. L’autore, che si definisce uno storico dilettante e trascura le fondamentali regole della storiografia (pronuncia giudizi di valore, adotta una prospettiva e studia le fonti e testimonianze solo di una parte, non elabora il passato ma vi cerca le ragioni del presente), fa della storia politica. Parte integrale della sua operazione è anche la preferenza per la forma romanzo di cui qui si propone un’analisi delle componenti strutturali, linguistiche e ideologiche come uno spunto per riflettere sulla scelta dei destinatari e per capire l’uso che l’autore fa del concetto di giustizia. Si rinvengono infine alcune avvisaglie di un ripensamento: l’autore – già passato dalla sinistra a posizioni di destra – sembra rivedere un’altra volta le sue ragioni e accettare che la guerra sia uno stato di eccezione, per cui non sono idonei né i criteri di giustizia sviluppati al tempo di pace né tanto meno le chiavi di lettura semplificate.
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Fornari Čuković, Maria. "“LA NAZIONE GIOVINETTA RESISTEVA AL COLOSSO”: FRACCAROLI E L’IMMAGINE DELLA SERBIA NEL LIBRO LA SERBIA NELLA SUA TERZA GUERRA: LETTERE DAL CAMPO SERBO (1915)." Филолог – часопис за језик књижевност и културу 13, no. 25 (June 30, 2022): 389–405. http://dx.doi.org/10.21618/fil2225389f.

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Abstract:
Questo contributo ha come intento quello di presentare il rapporto tra uno dei giornalisti italiani più importanti di inizio Novecento, Arnaldo Fraccaroli, e la Serbia nei primi mesi della Grande Guerra. Fraccaroli viene annoverato dagli studiosi tra quei giornalisti quali Barzini, Civinini, Ojetti e altri che, con il loro lavoro e il loro stile di scrittura, hanno rappresentato un punto di svolta nella storia della carta stampata italiana. Piuttosto noto al grande pubblico durante la lunga carriera, il giornalista veronese, in parte fnito nel dimenticatoio dopo la sua morte, è stato riportato di recente all’attenzione dei lettori da un’accurata biografa scritta nel 2019 da Gian Pietro Olivetto. “La dolce vita di Fraka, cronista del Corriere della Sera” è il titolo dell’opera, da cui questo lavoro attinge parte delle informazioni sull’autore. La riscoperta di Fraccaroli, però, non si limita soltanto al libro di Olivetto, poiché nel 2017 la casa editrice Prometej di Novi Sad ha pubblicato la traduzione del libro “La Serbia nella sua terza guerra: lettere dal campo serbo”, scritto dal cronista italiano nel 1915. Questo testo, una raccolta di osservazioni e impressioni di viaggio annotate dal giornalista durante un viaggio da Salonicco a Belgrado nell’inverno del 1915, offre la possibilità, fnora poco approfondita, di considerare il lavoro di Fraccaroli nella prospettiva di un tramite tra i lettori italiani e la difcile realtà serba in quei primi mesi di guerra.
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Kerstin, von Lingen. "La costruzione della memoria della "guerra pulita" sul fronte italiano: il processo Kesselring." PASSATO E PRESENTE, no. 76 (March 2009): 53–80. http://dx.doi.org/10.3280/pass2009-076003.

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Abstract:
- Is analysis of the trial against former German C-i-C Albert Kesselring, followed by a death sentence, and the subsequent public campaign aimed at his liberation, gives an explanation for the failure of British War Crimes Policy in Italy after 1945. The Kesselring trial and the clemency campaign in his favor are analyzed using the concept of deliberate memory formation politics. Particular emphasize is laid on German war memory, the public debate and the formation of a lobby defending accused war criminals. Kesselring's escape from the death sentence was further facilitated by the Italian refusal to execute the field marshal for political considerations in view of imprisoned Italian war criminals awaiting trial in Yugoslavia. With the trials program in Italy abandoned, the whole British war crimes policy was changed as a consequence. An analysis of discord between the German Mediterranean Veterans shows that the unity behind the Clean War myth was only at front cover. Keywords: Germany, History, Second World War, War criminals, Memory. Parole chiave: Germania, Storia, Seconda guerra mondiale, Criminali di guerra, Memoria.
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Wagner-Kyora, Georg. "«Beste bürgertradition». La ricostruzione del teatro dell'opera di Francoforte: una storia postmoderna (1946-1981)." STORIA URBANA, no. 129 (April 2011): 23–64. http://dx.doi.org/10.3280/su2010-129002.

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Abstract:
Il saggio indaga le complesse vicende legate, fra il 1946 e il 1981, alla ricostruzione del teatro dell'Opera di Francoforte e le inquadra in un contesto, quello della borghesia di Francoforte, che diede a questa ricostruzione un forte significato politico legato, anche, ad un processo di riappropriazione dell'identitŕ cittadina. Si tratta di un edificio che, per i diversi significati che nel tempo, sia livello locale che nazionale, ha rivestito - prima luogo di integrazione, poi di emarginazione, legato anche alle vicende della borghesia ebraica - puň essere considerato uno dei piů importanti della Germania. Il dibattito sulla sua ricostruzione ebbe un carattere fortemente politico, anche per la sua posizione determinante nell'immagine cittadina, cui si aggiunsero nel tempo altri elementi generatori d'identitŕ: da un lato esso era muto testimone della storia dell'integrazione borghese interconfessionale, dall'altro era un monumento per le vittime della seconda guerra mondiale, soprattutto per quelli che una cittŕ bombardata poteva rappresentare. Una rovina di questo genere, cosě appariscente nel contesto urbano, lungamente conservata nel cuore della dinamica, ricca e operosa Francoforte, testimoniava una grande capacitŕ attiva nel produrre il rapporto con la propria storia.
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Tollebeek, Jo. "Usi della storia nella guerra fredda: i casi belga e olandese." PASSATO E PRESENTE, no. 89 (June 2013): 103–24. http://dx.doi.org/10.3280/pass2013-089007.

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Meier, Franziska. "Giorgio Pasquali und die Filologia dantesca." Deutsches Dante-Jahrbuch 97, no. 1 (October 24, 2022): 54–65. http://dx.doi.org/10.1515/dante-2022-0005.

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Abstract:
Riassunto L’articolo parte dall’ipotesi che l’università di Gottinga, innanzitutto il suo dipartimento di filologia greca e antica, abbia avuto un qualche ruolo nel rinnovamento della filologia dantesca quale Michele Barbi l’aveva richiesto e promosso lungo la sua carriera. La figura di chiave per evidenziare questa connessione sorprendente è Giorgio Pasquali che prima della prima guerra mondiale giunse a Gottinga dove proseguì i suoi studi, fece la abilitazione e fu nominato professore. Lo scoppio della guerra poi lo costrinse a ritornare in Italia, a Firenze dove avrebbe praticato e propagato la nuova metodologia filologica tedesca. È vero che fin dall’Ottocento gli storici e filologi italiani s’ispirarono alle metodologie filologiche tedesche. Pasquali, tuttavia, andò oltre confrontandosi con i raffinamenti che Ulrich von Wilamowitz-Moellendorf aveva apportato allo studio e all’edizione dei testi antichi. Nel 1934 Pasquali pubblicò la monografia Storia della tradizione e la critica del testo che non ebbe soltanto un impatto sulla filologia greca e latina in Italia, ma anche sul giovane Gianfranco Contini e, a modo suo, su Michele Barbi in maniera notevole.
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Pisu, Stefano. "L'associazione "Italia-Urss" dal dopoguerra alla Guerra Fredda: diplomazia culturale ufficiosa e propaganda sovietica (1944-1960)." MONDO CONTEMPORANEO, no. 2 (May 2021): 21–43. http://dx.doi.org/10.3280/mon2020-002002.

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Abstract:
L'articolo ricostruisce le principali tappe della storia dell'Associazione italiana per i rapporti culturali con l'Unione Sovietica - conosciuta come "Italia-Urss" - fra il 1944 e il 1960. La genesi di "Italia-Urss" si inserisce nel contesto culturale internazionale del dopoguerra. La radicalizzazione dello scontro politico-ideologico nazionale e globale condusse l'associazione alla chiara virata politica: la lotta all'antisovietismo diventò celebrazione acritica dell'Unione Sovietica. "Italia-Urss" riuscì così in scarsa misura a essere un attore efficace della Guerra Fredda culturale, giacché poco capace di attrarre fasce di popolazione lontane dai socialcomunisti. La segreteria di Orazio Barbieri (1953-1958) volle rafforzare una conoscenza obbiettiva dell'Urss anche se il 1956 - così come il caso Pasternak - disorientarono una parte dei suoi membri. Paradossalmente, il dinamismo di Barbieri fu il vulnus principale nei rapporti con il Pci e gli interlocutori sovietici, che mal sopportavano l'autonomia di "Italia-Urss" nel lancio di iniziative considerate spesso troppo elitarie e lontane dalle masse. Il Pci intervenne per rafforzare il controllo politico sull'associazione proprio quando, invece, gli sforzi ufficiosi di "Italia-Urss" avevano contribuito alla firma dell'accordo culturale intergovernativo del 1960.
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Braun, Guido. "Erkenntnispotentiale der „Nuntiaturberichte aus Deutschland“ für die internationale historische Forschung." Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 98, no. 1 (March 1, 2019): 11–30. http://dx.doi.org/10.1515/qufiab-2018-0004.

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Abstract:
Riassunto Dopo una breve rassegna sull’edizione del carteggio dei nunzi da parte della storiografia di lingua tedesca, nonché una panoramica su temi centrali dei volumi di corrispondenza dei nunzi a Vienna relativi ai primi anni Trenta del XVII secolo, il contributo approfondisce i fulcri tematici, i possibili approcci analitici e la prospettiva di acquisire nuove cognizioni che i volumi relativi agli anni 1630/1635, e soprattutto l’ultimo volume apparso nel 2016, offrono alla ricerca storica per determinati campi tematici, spaziando dalla storia politica a quesiti storico-antropologici. Su queste basi si discute, infine, il problema, affrontato maggiormente a partire dagli anni Novanta del XX secolo, di quanto tali imprese editoriali siano ancora opportune. Si sottolinea che le fonti, edite in questo contesto, sono fondamentali per capire la politica europea durante una fase centrale della Guerra dei Trent’anni, non solo riguardo ai rapporti tra la Curia e l’Impero, ma anche relativo a tutto un ventaglio di problemi politici cruciali a livello europeo. In particolare emergono da esse in maniera efficace le origini della convinzione secondo cui un conflitto che interessava tutta Europa poteva essere ricomposto con successo solo attraverso trattative multilaterali e con il ricorso a mediatori della pace. Tale convinzione sarebbe diventato in seguito un elemento importante del sapere diplomatico europeo.
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Mattia, Giuseppe. "All’origine della sceneggiatura. Verso una critica genetica del film L’eclisse (1962)." Acta Universitatis Lodziensis. Folia Litteraria Polonica 64, no. 1 (June 30, 2022): 595–606. http://dx.doi.org/10.18778/1505-9057.64.22.

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Abstract:
La presente proposta – inserita nel quadro della ricerca di dottorato intitolata Tonino Guerra sceneggiatore tra anni Cinquanta e Sessanta. Il lavoro con Antonioni e Rosi tra storia e inchiesta – si propone di illustrare la ricognizione archivistica condotta su alcune fonti di prima mano, relative al film L’eclisse (1962) di Michelangelo Antonioni. Questi materiali preparatori inediti gettano luce su modelli sia interpretativi sia metodologici legati alla genetica testuale. In un’ottica storico-filologica, l’osservazione del metodo di lavoro di Guerra e Antonioni consente di ampliare la portata ermeneutica del film in questione, soffermandosi su quello che Pierre-Marc de Biasi definisce il “divenire del testo”: dall’idea iniziale alla sua evoluzione fino alla versione definitiva, chiamando in causa materiali eterogenei. L’intervento si propone di spingere lo studio della sceneggiatura a dialogare con un più ampio concetto di materiali preparatori.
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Bracco, Barbara. "Guerra e lutto a Milano. Momenti e luoghi dell'elaborazione del trauma 1915-1921." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 297 (January 2022): 181–207. http://dx.doi.org/10.3280/ic297-oa1.

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Abstract:
Il saggio prende in esame il processo dell'elaborazione del lutto a Milano tra il 1915 e il 1921. In particolare analizza le liturgie elaborate dalla società e dalle istituzioni di fronte alla morte di massa. Sulla base di varie fonti archivistiche, il saggio ha lo scopo di ricostruire i momenti più importanti e le reti sociali del dolore in una città fondamentale della storia italiana, soprattutto nella transizione epocale tra l'esperienza bellica e il fascismo.
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