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Dissertations / Theses on the topic 'Storia della Guerra'

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Biella, Alessia <1994&gt. "La Guerra Ibrida dello Stato Islamico: terrorismo, guerra convenzionale, guerra dell'informazione e guerra cibernetica. Analisi della presenza dello Stato Islamico nel Deep Web." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/18960.

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Abstract:
La nascita dello Stato Islamico ha segnato una nuova minaccia per la sicurezza globale. Le strategie militari convenzionali e non, come le tecniche di guerriglia o gli attacchi terroristici, si sono affiancate a strategie comunicative e ad un utilizzo della tecnologia tale da aver fatto scoppiare anche una guerra dell'informazione e cibernetica, oltre che a quella sul campo. Nell'ambito dell'Isis, le varie strategie militari, che confluiscono in una guerra ibrida, sono interconnesse e si influenzano a vicenda: il seguente elaborato ha l'obbiettivo di confrontare questi sviluppi dal momento della proclamazione del califfato fino ad oggi, passando in rassegna l'evoluzione delle strategie belliche, comunicative e digitali dell'Isis e la risposta da parte della controffensiva sia sul campo militare che digitale. In un mondo sempre più virtuale, veloce e dinamico, in cui la necessità di adattarsi è alla base della sopravvivenza, l'Isis ha imparato a stare sempre al passo con i nuovi mezzi di comunicazione e le novità informatiche, rendendoli delle vere e proprie armi da usare nel cyberspazio, riconosciuto dalla Nato come il quinto dominio di guerra. Questa analisi prenderà in considerazione le 'armi virtuali' e il loro utilizzo da parte dal 'califfato virtuale' nel corso del tempo, fino ad esaminare l'attuale presenza e le produzioni mediatiche nel Deep Web, mettendo in evidenzia le problematiche che le forze dell'ordine, l'intelligence, gli esperti e la società civile, ma anche la controparte terroristica, riscontrano in questo nuovo contesto.
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2

GROSSI, Erica. "1914-1918. L'Album della Guerra: regime telescopico e montaggio fotografico della Storia." Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2014. http://hdl.handle.net/10447/91281.

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Abstract:
Negli archivi europei un cercatore di immagini può davvero diventare il pescatore del mare di cui Hannah Arendt parla a proposito di Walter Benjamin collezionista, cioè di Benjamin storico. In breve, di Benjamin filosofo della storia. In particolare, si tratta di sapersi immergere, saper andare al fondo di un patrimonio fotografico enorme che mostra fin dal primo sguardo – e di sguardo si tratterà in modo esteso – una straordinaria accumulazione di immagini di guerra. La relazione tra fotografia e guerra, infatti, è stata sottolineata da molti pensatori e filosofi – e dallo stesso Benjamin –, ma anche da artisti e sperimentatori di tecniche fotografiche del XX secolo, e in particolare, da una gran parte di teorici di quella che dagli anni '70 è stata definita Visual Culture. Questi studi hanno riconosciuto nella produzione iconografica della Prima Guerra mondiale il momento-zero, l'inizio effettivo della fascinazione della fotografia per la guerra. O viceversa. In effetti, la produzione fotografica dei Servizi preposti dagli Eserciti e la produzione privata – intima – di soldati amatori si realizzano come fenomeno del tutto nuovo dell'esperienza di guerra e si caratterizzano per due aspetti che in questa ricerca si riconoscono fondamentali proprio sul piano del metodo di lavoro e di studio con cui si procede all'analisi: una inedita volontà documentaria dell'esperienza della trincea e una straordinaria necessità di produzione e riproduzione di immagini ad uso delle masse. Definire nel mare di fonti per la Prima Guerra mondiale un oggetto preciso ed efficace di studio è stato per questi due motivi particolarmente difficile ma è su quell'oggetto che si concentra lo scavo archeologico – o la pesca miracolosa – alla ricerca dei caratteri peculiari e in qualche modo “originari” del fenomeno novecentesco di fascinazione per la guerra da parte dello sguardo e dunque del dispositivo fotografico, nodi centrali della riflessione. Dunque, la necessità di lavorare su un corpus il più coerente e riconoscibile possibile, il problema dei diritti di consultazione e riproduzione dei materiali fotografici – problema dovuto a questioni di fragilità materiale della fonte e a questioni di risorse economiche degli istituti di conservazione – e la difficoltà di poterli analizzare, tutto questo obbliga il ricercatore, e allo stesso tempo lo invita, a operare una scelta, a restringere il campo il più possibile. Qui si è trattato di fare i conti con un oggetto che fosse da un lato riconoscibile – le generalizzazioni non sono quasi mai permesse o giustificabili – ma dall'altro anche estendibile – la pratica fotografica nel corso del primo conflitto mondiale viene continuamente descritta come comune a tutti gli schieramenti, su tutti i fronti, sottoposta a dinamiche censorie e politiche propagandistiche pressoché identiche per tutti i Paesi coinvolti nel conflitto. A questi due criteri di scelta, ha risposto con maggiore aderenza un gruppo di circa sessanta album fotografici prodotti dalla Sezione Fotografica dell'Esercito italiano e conservati presso l'Archivio Centrale del Risorgimento di Roma, già a partire dalla fine del conflitto per volontà dell'allora Ministro di Unità Nazionale Paolo Boselli. L'attenzione di allora per questo tipo di pratiche e produzione in tempo di guerra, e l'attenzione di oggi per la loro conservazione e fruizione in vista del centenario della Grande Guerra, hanno aggiunto a questa ricerca almeno due nuovi aspetti da tenere in conto, sia sul piano del metodo sia su quello delle considerazioni generali. Da una parte infatti, questo corpus è al centro di un progetto di digitalizzazione degli archivi iconografici e dei documenti della Grande Guerra condiviso e portato avanti da diversi istituti e enti di conservazione in Italia – si veda il sito www.14-18.it – sul modello di una più ampia progettazione telematica di stampo europeo – si veda il sito www.europeana.eu. Dall'altra, il fatto di essere alle porte del centenario del conflitto rimette straordinariamente in funzione retoriche e contenuti di un discorso nazionale identitario che si vuole fondare proprio sull'accessibilità diffusa a mezzo internet di fonti considerate popolari e fruibili acriticamente, come le immagini dal fronte. Si tratta quindi, sul piano metodologico di un tentativo di “salvare” il patrimonio di fotografie al centro dello studio da una morte “etica”, dall'oblio dovuto a una fruizione troppo semplificata – l'interfaccia virtuale e l'infinita rete di link e connessioni possibili; emanciparlo da un uso semplicistico della fotografia come fonte per la storia – spesso decorazione della pagina o illustrazione di posizioni teoriche già stabilite; e in questo periodo, anche liberarlo dalle celebrazioni nazional-patriottiche, dalla riattivazione di ambigue e pericolose retoriche identitarie. Ma, allo stesso tempo, sul piano della Visual Culture di contribuire a rendere questi materiali un archivio aperto, un «archivio potenziale» e disponibile a una consultazione che vada al di là di una pretesa interpretazione ufficiale della Grande Guerra; indagare quindi i piani produttivi della ripetizione delle immagini, il montaggio stesso come dispositivo fotografico più o meno codificato nelle pagine dell'album, la possibilità stessa della loro riproduzione massificata per il tramite di altri strumenti di propaganda e d'informazione durante e dopo il conflitto. Nella prima parte della tesi quindi – la cui struttura generale si compone di quattro macro-sezioni di cui l'ultima è l'album-catalogo fotografico di materiali scelti – si è trattato di riflettere con attenzione sulla natura di questo archivio: una natura doppia, materiale e virtuale innanzitutto; ma anche rigida e ufficiale eppure aperta e passibile di manipolazioni, scomposizioni, connessioni virtuali. In questo senso, nel primo capitolo sono trattate anche le questioni relative alle caratteristiche proprie dell'album e delle singole immagini come oggetti-dispositivi fotografici a sé stanti; alle modalità e alle politiche coeve e recenti di accumulazione, conservazione e fruizione che li hanno prodotti e riprodotti. Tutto questo permette ci concepire il corpus degli album fotografici ufficiali come un archivio in se stesso – strutturalmente simile, come si è accennato prima, agli altri corpus dello stesso genere – nel quale cercare le caratteristiche di base di un materiale prodotto per documentare le attività dell'Esercito da una parte, e per essere diffuso attraverso la stampa di guerra e i giornali popolari, dall'altra. Questi aspetti che si iscrivono in un discorso sull'estetica della politica e della violenza di guerra – ovvero di una violenza legittimata dal monopolio del potere costituito e dalle pratiche stesse della sua circolazione propagandistica – nelle società europee coeve, sono elementi essenziali di una riflessione più ampia sulla visualità della guerra come esperienza percettiva e come espressione culturale – la Visual Culture in senso largo – dal suo debutto all'inizio del XIX secolo. Esiste infatti, una forte caratterizzazione della produzione fotografica nel milieu della guerra che sembra – ed è qui che si trova il nodo dell'analisi – influenzare la relazione tra fotografia e guerra e, di qui, tra esperienza della realtà novecentesca come di una «guerra totale» e la sua riproduzione tecnica che ne moltiplica le visioni fino a identificarla come fenomeno originario, matrice della storia contemporanea, esperienza collettiva e continuativa dell'individuo attore-spettatore del disastro. La seconda macro-sezione del lavoro si concentra quindi sul doppio binario di questo fenomeno spettatoriale nato nella trincea della Grande Guerra: doppio perché da un lato resta ancorato alla sua fonte – l'album fotografico e la fotografia come dispositivo – ma dall'altro, si eleva al livello teorico delle riflessioni e delle teorie sulla percezione, sui media nell'accezione benjaminiana di Apparatur, sull'antropologia della guerra seguendo una linea che parte proprio da Benjamin e da quanti – artisti e non – riflettono sul tema a partire già dagli anni '20 e '30. In modo particolare, il terzo capitolo della tesi cerca di fare il punto delle diverse prospettive e pratiche di manipolazione fotografica che prendono avvio proprio dall'esperienza e dal patrimonio iconografico della Grande Guerra per riflettere e riprodurre un sapere visuale sulla realtà, sul mondo e, in senso critico, sulle sue trasformazioni: naturalmente, il confronto sul dispositivo fotografico tra Benjamin e Kracauer e le opposte scuole di pensiero dell'avanguardia artistica tedesca, la più prolifica da queste punto di vista per quanto riguarda le pratiche e le tecniche di produzione, riproduzione e (foto)montaggio del materiale fotografico di guerra (Moholy-Nagy e Renger-Patzsch; Friedrich, Tucholsky e Heartfield). Questo capitolo si presenta infatti come un atlante dei maggiori fenomeni di produzione culturale in ambito visuale all'inizio del Novecento che sottolineano in modo esemplare – ed è questo ciò che s'intende di-mostrare – la stretta relazione tra cultura contemporanea e visualità e tra questa e l'esperienza della guerra moderna. Nelle trincee europee sembra prodursi infatti, una relazione ottica tra l'uomo e la realtà che dà luogo a una serie straordinaria di punti di vista sulla catastrofe, sulla rovina, sull'orizzonte (di senso), del tutto nuovi e sintomatici della condizione delle masse umane di fronte alla guerra totale di cui il primo conflitto mondiale rappresenta il vero esordio. Due elementi che si ritrovano nell'accostamento del lavoro sugli album fotografici della Grande Guerra e quello sull'atlante di immagini da Warburg a Jünger: da un lato, il profilo del ricercatore; dall'altro, la natura frammentata dell'oggetto che pure si tiene per l'intervento produttivo della disposizione delle immagini. Per quanto riguarda la figura del ricercatore, il pescatore di coralli nel mare della storia del XX secolo che all'inizio assomigliava a Benjamin, assume qui alcuni caratteri di un altro manipolatore di immagini interessato ai resti e ai fenomeni conflittuali della cultura e dell'antropologia visuale: Aby Warburg de «La guerra del 1914-1915. Rivista illustrata» e in parte, del Bilderatlas Mnemosyne; l'Ernst Jünger del «sillabario del mondo mutato» dalla «mobilitazione totale». L'esperienza della trincea rappresenta per questi due pensatori, il momento nel quale la percezione sensibile “omogenea” e pacificata – messa intanto in crisi già alla fine dell'800 – e, di conseguenza, la riproduzione tecnica dei suoi fenomeni sensibili – in particolare sul piano della visione – esplodono con lo scoppio della Grande Guerra e si dispiegano nello spazio terribile ma evidentemente prolifico di un'«urna» di terra. Nella terza sezione del lavoro, ci si impegna direttamente nello scavo metodologico dentro l'esperienza materiale della trincea, seguendo l'esempio del filosofo francese Paul Virilio di fronte ai bunker eretti sulle coste francesi nel corso della seconda guerra mondiale e i suoi studi sulla normalizzazione culturale delle pratiche e delle strategie militari della visibilità come regime che dura fino a noi, passando per alcuni aspetti centrali dell'antropologia fenomenologica di Hans Blumenberg e dell'antropologia delle immagini di Hans Belting e Georges Didi-Huberman. Questa parte del lavoro si presenta come quella più impegnativa sul piano dell'analisi dei concetti teorici di riferimento e della loro rielaborazione nel caso di studio. Un'intuizione porta direttamente dentro questo materiale prolificante di immagini – apparentemente omogenee e generalmente incapaci di sorprenderci: è possibile vedere dentro questo volume enorme di fotografie uno dei regimi scopici di cui si parla a proposito dello statuto dell'uomo come spettatore? Si può parlare dell'esperienza visuale della Prima Guerra mondiale e della sua riproduzione tecnica massmediatica come del momento-zero di una trasformazione antropologica che sposta – o meglio spiazza – l'uomo dalla sua posizione d'osservatore a distanza e pacificato del disastro – del naufragio di Blumenberg che diventa conflitto – in una posizione più complessa e problematica, allo stesso tempo di spettatore/attore, soggetto dello sguardo e della camera dentro il terreno stesso del disastro? È nel quinto capitolo di questa sezione del lavoro che si osserva appunto questo spiazzamento, questa dislocazione del soggetto insieme a quella delle immagini e dei punti di osservazione che nelle fotografie si individuano e da cui permettono di essere analizzate. Le fotografie infatti mostrano i meccanismi del montaggio originale – spesso dovuti a scelte casuali e a pratiche di mera accumulazione e catalogazione – e esse stesse si offrono alla possibilità di «emanciparsi» dal racconto stabilito sulla pagina che diventa terreno di lavoro e di ricerca ogni volta nuovo: un campo di stratificazioni archeologiche della Visual Culture del '900. Trattare album fotografici “aperti” allora, pagine nere per lo più sulle quali si dispongono centinaia di immagini di guerra disponibili ad essere manipolate, offre lo spazio e la possibilità appunto di analizzare i dettagli, di soffermarsi sugli intervalli dovuti alla sovrapposizione di riquadri e cornici – della trincea, della camera fotografica, dell'immagine, dell'ordine del montaggio –, di seguire così percorsi rizomatici e missing links – dovuti anche alla fruizione digitale in rete – che indicano le ripetizioni, le moltiplicazioni e le manipolazioni alle quali sono state sottoposte fin dall'inizio. Infine, dunque, la quarta sezione, costituita dall'album-catalogo fotografico prodotto nel corso dell'analisi dei materiali. Come momento nel quale l'album-archivio e l'archivio di album si aprono diventando materiale potenziale di ulteriori ridisposizioni, il lavoro sulle immagini trova alcuni richiami metodologici fondamentali – per quanto nella sostanza differenti e iscritti dentro pratiche e dispositivi con una propria natura e identità visuale – con l'atlante e il lavoro del montatore di immagini sulla placca nera del suo progetto. Nella visibilità frammentata, mutilata, eterogenea e ossimorica della guerra di trincea, si possono ritrovare dunque in nuce aspetti straordinariamente convincenti della natura visuale della Grande Guerra e quindi, della cesura causata da questa esperienza lunga, terrificante e collettiva, nella collocazione dello spettatore contemporaneo rispetto allo svolgersi del disastro, anche e soprattutto per il tramite del dispositivo fotografico prima, e della sua riproduzione tecnica poi. L'immagine della guerra, il paesaggio dell'assenza e del disastro, il vuoto delle rovine, le ferite delle trincee e dei corpi, lo sguardo mutilato e quasi vietato dello spettatore, la perdita di orizzonte e, allo stesso tempo, la conquista continua di nuovi spazi e punti di vista per una visione spesso caratterizzata dall'apparizione dell'invisibile, si emancipano dal limite dell'album per proporre nel sesto e ultimo capitolo una mise en abîme della geografia del taglio, della cesura, della ferita che vede la sovrapposizione dell'esperienza percettiva del disastro, della sua riproduzione e, infine, della sua accumulazione come patrimonio di una memoria visuale collettiva.
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Lorenzon, Erika <1975&gt. "Lo sguardo lontano: l'Italia della seconda guerra mondiale nella memoria dei prigionieri di guerra." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2009. http://hdl.handle.net/10579/200.

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Brunoro, Marco <1992&gt. "Una società nel caos: storia della guerra civile russa, 1917-1921." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13664.

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Abstract:
L'elaborato ripercorre la storia di uno dei periodi più complessi e controversi della storia recente europea, la guerra civile scatenatasi in Russia all'indomani della Rivoluzione d'Ottobre, analizzando gli eventi da diversi punti di vista per tentare di rispondere a un quesito: come si schieravano politicamente le masse popolari nello scontro tra bianchi e rossi?. I primi tre capitoli riassumono gli eventi che ebbero luogo tra la presa del potere da parte dei bolscevichi e la loro vittoria contro i bianchi, facendo luce su eventi poco noti che ebbero per protagoniste altre forze, quelle socialiste moderate, contrarie alla degenerazione degli ideali rivoluzionari provocata dai metodi dittatoriali dei bolscevichi. I successivi tre capitoli si concentrano invece sull'analisi di tre aspetti fondamentali che caratterizzarono quelle vicende: gli ideali e le politiche dei bianchi, l'utilizzo da parte di entrambi i contendenti del terrore come arma di lotta politica e come mezzo per eliminare gli avversari, e gli eventi che ebbero per protagonisti contadini e operai, che, da fautori della rivoluzione, vennero trasformati dal governo bolscevico nelle vittime del più grande esperimento socio-politico mai visto fino a quel momento. Nell'ultimo capitolo, infine, il quadro viene completato dalla descrizione dei fatti fondamentali avvenuti nel 1921, anno durante il quale le ultime rivolte popolari vennero definitivamente represse e i bolscevichi consolidarono il proprio potere sul paese.
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Arcangeli, Leonardo <1993&gt. "L'evoluzione e il cambiamento della politica estera giapponese dalla Guerra Fredda alla Guerra in Iraq." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15627.

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Abstract:
La politica estera giapponese, dal punto di vista dello studio delle relazioni internazionali, è sempre risultata peculiare poiché lo Stato sin dalla Seconda Guerra Mondiale ha ripudiato la guerra così come riportato nella sua stessa Costituzione rendendolo un caso peculiare nella disciplina. Nel corso degli anni della Guerra Fredda e dopo la sua conclusione però, lo Stato asiatico è riuscito a ritagliarsi un proprio ruolo nel mondo grazie proprio al suo pacifismo utilizzando le proprie risorse per la crescita economica e commerciale piuttosto che dell’esercito; utilizzando quindi metodi alternativi a quelli delle Superpotenze prima e delle Nazioni più potenti poi il Giappone è infine diventato la seconda potenza economica mondiale negli anni ’90. L’obiettivo di questo studio è evidenziare come la politica estera del Giappone, specialmente in relazione con gli Stati Uniti, si sia evoluta utilizzando la propria situazione particolare in ambiti economici e diplomatici fino a raggiungere un drastico cambiamento in concomitanza con la Guerra del Golfo, primo evento nella storia giapponese dopo la Seconda Guerra Mondiale in cui esso ha dispiegato forze militari all’estero senza la presenza di una risoluzione delle Nazioni Unite contraddicendo quindi per certi versi la propria Costituzione. La ricerca si è sviluppata analizzando vari scritti in materia riguardo il tema concentrandosi su punti quali: lo sviluppo e il ruolo delle Forze di Auto-Difesa, ovvero quelle che possono essere considerate l’esercito del Giappone; il ruolo del gaiatsu, la pressione esterna nei confronti del Paese -specialmente quella statunitense-; il ruolo che Tokyo ha assunto e sta assumendo nel nuovo contesto internazionale nato dalla fine della Guerra Fredda e il rapporto speciale che il Giappone ha avuto con gli Stati Uniti diplomaticamente dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.
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DI, TULLIO MATTEO. "La ricchezza delle comunità: guerra e finanza alle frontiere dello stato di Milano: il caso della Geradadda nel primo Cinquecento." Doctoral thesis, Università Bocconi, 2010. https://hdl.handle.net/11565/4053942.

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Nichele, Mattia <1988&gt. "LA GUERRA DELLE FALKLAND/MALVINE: LE ISOLE DELLA DISCORDIA. UN CONFLITTO ATIPICO TRA IRREDENTISMO E PETROLIO." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3239.

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Abstract:
L’obiettivo di questa tesi sarà di realizzare un’analisi, per quanto possibile, esaustiva del conflitto che nel 1982 vide opporsi 2 stati che, nel contesto bipolare della Guerra Fredda, appartenevano entrambi al blocco statunitense, ossia Argentina e Regno Unito. Il mio proposito sarà quello di dimostrare come, facendo ripetutamente uso della retorica, entrambe le potenze in questione abbiano continuamente cercato di legittimane il proprio potere sull’arcipelago, ingaggiando uno scontro diplomatico con ripercussioni economiche notevoli, sfociato in una vera e propria guerra armata. L’analisi che mi propongo di conseguire cercherà di fornire un’immagine composita e multisfaccettata del conflitto, da un punto di vista storico, sociale e politico, con l’intento di prendere oggettivamente in considerazione i passati fattori in gioco. Partendo da questi presupposti, si delineerà un profilo focalizzato sui cambiamenti presenti e sulle possibili evoluzioni future. Comincerò fornendo delle informazioni generali di carattere storico e geografico, rintracciando la fonte della diatriba, a partire dalla colonizzazione dell’arcipelago conteso. In seguito, focalizzerò la mia attenzione sulla guerra vera e propria, fornendo una schematizzazione semplificata delle attività militari che condussero gli Inglesi alla vittoria – il tutto contestualizzato nella particolare situazione politica di cui Argentina e Regno Unito stavano facendo esperienza al momento dell’occupazione. Infine, cercherò di riflettere sulle nuove dinamiche che si sono venute a creare intorno ai crescenti interessi di natura energetica nell’arcipelago, dopo la scoperta di (probabili) giacimenti di petrolio al largo delle coste isolane che, se sfruttati, potrebbero riassestare le già indebolite economie nazionali. In un momento di crisi economica, dove il prezzo del greggio continua a crescere in maniera esponenziale, le due parti cercano di giustificare il controllo sulle “Isole della Discordia”: da una parte l’irredentismo argentino rivendica, una volta per tutte, l’appartenenza geografica delle Falkland/Malvinas al sub-continente Sud Americano, nonché giudica il dominio inglese come un retaggio coloniale anacronistico. Dall’altro lato, si contrappone il diritto all’autoaffermazione, sbandierato senza remora dal Governo Britannico, come strumento democratico inoppugnabile a cui i Falklanders si rivolgono. Per concludere, fornirò una piccola rielaborazione del lavoro precedentemente svolto, esprimendo una critica personale e riflettendo sull’evoluzione di un contenzioso che dura ormai da 6 secoli.
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Zava, Silvia <1973&gt. "Il dovere della memoria. Censimento dei monumenti ai caduti della Grande Guerra di Padova e la sua Provincia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2467.

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Abstract:
Il “dovere della memoria” mira a restituire ai cittadini italiani la visione di forte civismo e amor di Patria che sopravvive oggi in tutti quei monumenti commemorativi dedicati ai nostri soldati caduti nella Grande Guerra. Questo studio si presenta non solo come un censimento di questi particolari manufatti su tutto il territorio della provincia di Padova, ma anche come una testimonianza dell’evoluzione dell’elaborazione del lutto in tempo di guerra. La produzione di lapidi e monumenti commemorativi non è altro che la sintesi di svariati comportamenti sociali legati alla ritualità funeraria, atti a riprendere certe consuetudini, desunte dalle culture antiche, di cordoglio pubblico dell’eroe, e di nuove ritualità di commiato, entrambe finalizzate alla celebrazione di nuove figure attraverso l’innalzamento di un monumento funerario da erigersi nelle aree di maggior rilevanza sociale della città. Spesso spostati di sede, smembrati e assemblati in contesti differenti dall’originale, imbrattati, o semplicemente trascurati, questi monumenti si apprestano a partecipare alle celebrazioni del centenario dall’entrata in guerra dell’Italia con un ruolo marginale, quando invece la loro funzione è stata e sarà sempre quella di ricordarci una pagina dolorosa e importante della nostra storia.
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GALANTI, STEFANO. "VENEZIA E LA MEMORIA DELLA GRANDE GUERRA (1918-1926)." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2019. http://hdl.handle.net/2434/612553.

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Abstract:
La ricerca analizza le rappresentazioni della Prima guerra mondiale sviluppatesi a Venezia nel periodo 1918-1926. L'indagine riguarda contestualmente i fenomeni di elaborazione, circolazione, negoziazione e strumentalizzazione riconducibili alla produzione di immagini nel contesto sociale, politico e culturale della città. L'obiettivo dello studio è innanzitutto quello di rintracciare i diversi agenti sociali nella sfera pubblica e in quella privata, proponendo una mappatura delle comunità che presero parte attiva alla costruzione della memoria durante il primo dopoguerra. In secondo luogo, l'indagine mira ad analizzare le pratiche, i linguaggi e i costumi della rimembranza collettiva elaborati da questo tipo di agenti, così come le conseguenze riportate nei loro campi d'azione (per esempio, il cambiamento delle retoriche e degli spazi urbani). Infine – focalizzando l'attenzione sul caso di studio di Venezia – si vogliono descrivere ed esaminare le diverse rappresentazioni del conflitto, offrendo un approfondimento sulla dimensione della pluralità e sui percorsi complessi della memoria. Oltre alla dimensione del lutto, la ricerca fa riferimento a temi quali la celebrazione della vittoria, il multiforme processo della smobilitazione nel corso della prima fase del periodo postbellico (e l'intreccio di due differenti eventi storici ricordati: la Rivoluzione Veneziana del 1848-49 e la Grande Guerra), l'uso pubblico della memoria per le rivendicazioni italiane nella regione adriatica, il passaggio dalla fine dell'età liberale alla dittatura fascista, l'azione di figure sociali quali reduci, mutilati e vedove di guerra e – da una differente prospettiva di analisi – comunità religiose, élites locali, movimenti politici.
This research study analyses the representations of the First World War developed in Venice from 1918 to 1926. At the same time, the survey concerns the phenomena of elaboration, circulation, negotiation and exploitation related to the production of images in the social, political and cultural context of the city. First of all, the goal of this study is to identify the different social agents in the public and private domains, proposing a mapping of the communities that played an active part in the making of memory during the postwar period. Secondly, this survey aims at analysing the practices, the languages, and the modes of collective remembrance elaborated by these kinds of groups, as well as the consequences in their fields of action (for instance, the change of rhetoric and urban spaces). Finally – focusing on the case study of Venice – it is possible for us to consider and describe the different representations of the conflict, offering a study in depth about the dimension of plurality and the complex paths of memory. In addition to the dimension of mourning, this research refers to topics such as the celebration of victory, the multiform process of demobilization during the first phase of the postwar period (and the intertwining of two different historical events remembered: the Venetian Revolution of 1848-49 and the Great War), the public use of memory for Italian claims in the Adriatic region, the transition from the end of the liberal age to the fascist dictatorship, the action of social figures such as veterans, disabled soldiers, war-widows and – from a different perspective of analysis – religious communities, local élites, and political movements.
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Toneguzzo, Chiara <1995&gt. "Italiani al vaglio della Commissione provinciale di censura di guerra di Treviso (1940-1943)." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/18323.

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Abstract:
La corrispondenza censurata dalla Commissione provinciale di censura di guerra di Treviso riflette la quotidianità italiana tra il 1940 e il 1943, di cui le relazioni e le lettere tolte di corso realizzano un'istantanea delle condizioni materiali e mentali del fronte interno. Il meccanismo repressivo della censura si manifesta attraverso la criminalizzazione di atti quali la pederastia e l'aborto, mentre la funzione conoscitiva raccoglie gli umori degli italiani riguardo le numerose problematiche vissute durante il primo periodo bellico. Gli italiani sono chiamati a gestire la questione alimentare, la cui ingerenza raggiunge dimensioni tali che non può essere taciuta nella corrispondenza, declinandosi nelle notevoli difficoltà dell'approvvigionamento e delle ingiustizie lampanti rispetto alla fame. I bombardamenti sono l'altro focus delle preoccupazioni italiane, il cui impatto e conseguenze determinano pagine e pagine nelle relazioni della Commissione. La fiducia degli italiani al fascismo si corrode nel corso degli anni, a causa delle carenze del Regime e dello stato della realtà del fronte interno rispetto alla propaganda fascista, ulteriormente intaccata al ricevimento di corrispondenza dai fronti, che avverte delle penose condizioni di vita dei soldati. Quanto è stato censurato consente di tratteggiare l'Italia tra il 1940 e il 1943, attraverso la lente del Regime di ciò che doveva essere negato e segnalato, salvaguardandolo involontariamente.
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Rossi, Francesco <1991&gt. "Kantai Kessen: l'influenza della Dottrina della Battaglia decisiva sul fallimento della strategia difensiva giapponese nella Guerra del Pacifico e sull'Operazione Ketsugo." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10460.

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Abstract:
Nel 1945 il conflitto nel Pacifico tra Giappone e Stati Uniti volgeva verso l’epilogo segnato dalla vittoria di questi ultimi sull’ormai esauste forze armate nipponiche. I giapponesi avevano pianificato dal novembre 1944 un’operazione difensiva su larga scala denominata Operazione Ketsugo per contrastare un’ipotetica invasione americana. Tuttavia, al momento di organizzare le forze per l’ultima difesa del territorio nazionale, questi ebbero enormi difficoltà dato che, durante tutto il periodo delle guerre con la Cina e con gli Stati Uniti, l’attenzione data alla fortificazione delle Isole dell’Arcipelago e del Pacifico fu minima. Questo era dovuto soprattutto alla concezione prettamente offensiva che i giapponesi avevano della guerra, che era il risultato dell’influenza della dottrina che per oltre quarant’anni influenzerà le strategie militari non solo della Marina, ma anche dell’esercito. Scopo del lavoro è fare luce sul come la Kentai Kessen, nonostante fosse una strategia studiata per la Marina, influì sulla cattiva preparazione della difesa delle isole del Pacifico centrale, sul mantenimento delle linee di rifornimento vitali per il paese e sul fallimento della strategia militare della Marina imperiale. Inoltre, cercherò di spiegare come questa abbia influenzato la preparazione e il pensiero di base della difesa progettata per l’Operazione Kestugo.
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Tonello, Riccardo <1996&gt. "UN EXCURSUS DELLE RELAZIONI ECONOMICHE TRA ITALIA E RUSSIA. DA UN PASSATO RECENTE IN CONTINUA CRESCITA AL DRAMMA DELLA GUERRA." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/22020.

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Abstract:
Nonostante la distanza in termini di spazio che intercorre tra Italia e Russia, le due nazioni sono, storicamente, sempre state molto legate e tendenzialmente in buoni rapporti. Roma e Mosca, difatti, intrattengono solide relazioni sin dal X secolo e ciò è continuato anche nel passato recente in molteplici ambiti. Questo legame è testimoniato, ancor di più, dagli importanti rapporti economici che uniscono i due paesi, come si è potuto accertare in questi mesi dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. Adottando un approccio di tipo storico e descrittivo, lo scopo di questa tesi è quello di fornire un quadro esaustivo delle relazioni che i due Paesi hanno intrattenuto tra di loro nel corso della storia, soprattutto in ambito economico ma anche politico, militare nonché culturale. Si riserverà, inoltre, uno spazio adeguato al tema attuale dei conflitti in Ucraina, analizzando le principali sanzioni dell'Unione Europea nei confronti di Mosca, e le relative contro-sanzioni russe nei confronti dell'UE, con conseguenze anche per l'Italia. Difatti, le guerre che dal 2014 si stanno susseguendo nel territorio ucraino, hanno inevitabilmente avuto notevoli riflessi negativi nei confronti dell'economia italiana e delle sue imprese, portando purtroppo a un deterioramento dei rapporti tra Roma e il Cremlino.
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Leone, Vincenzo Emilio <1988&gt. "Guerra del Golfo. Il mito della CNN e l'impatto delle news sui processi decisionali di politica estera degli Stati Uniti." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4521.

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Abstract:
This thesis examines the controversy surrounding Gulf war, CNN myth and the impact of news on the foreign policy making process of the United States. After an historical examination of Gulf war events and CNN history, a remark of CNN effect theory is developed that provides a tool for the examination of past, present and future conflicts. Subsequent sections examine the application of this model and the limitations provided by journalists, policy-makers, and scholars. The final section summarizes the findings. With my thesis I want to show some evidences that explain how the media has influenced the foreign policies of the strategic leaders. There are huge elements to be focused on as the quotations of experts and foreign affairs leaders. The unsettled questions are: Did the Gulf War coverage change policy-makers perception of the use of the media in the policy process? How does the Cnn Effect work? How much influence does the 24-hour news network really have on foreign policy? In order to find the answers, I examined the impact of CNN's Gulf war coverage.
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FATI, LORENZO. "La terza guerra di Siria (246- 241 a.C.): il punto di vista della Chora egiziana." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2012. http://hdl.handle.net/2108/202004.

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Baesso, Marta <1995&gt. "Racconti della resistenza veneta: storie, azioni e contesti di ragazze che si sono opposte al regime e alla guerra." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19592.

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Abstract:
L’obiettivo che ci si prefissa in tale elaborato è quello di analizzare e confrontare quattro figure, quali quelle di Ida D’Este, Teresa “Titti” Petracco, Maria Carazzolo e Clementina “Tina” Merlin. Attraverso queste, appartenenti a diversi contesti, principalmente, all’interno della regione veneta, si ricostruiranno le azioni che le hanno contraddistinte e, per certi versi, unite. Principalmente grazie alla rievocazione delle pagine dei loro diari, resi noti pubblicamente, oggi è possibile conoscere non solo il trascorso di queste ragazze ma soprattutto l’esito quanto più dettagliato delle vicende della regione tra la guerra e le forze della resistenza. Questa, insieme al fenomeno generale, è stata molto spesso occultata e portata alla giusta luce solamente negli ultimi anni, costituendo solo oggi un vasto argomento. Tuttavia queste figure non possono essere completamente slegate dal contesto storico-sociale di appartenenza, esaminando i vari ambiti di ciascuna di queste ragazze si avrà una raffigurazione quanto più esaustiva possibile del quadro generale veneto durante il periodo storico d’interesse. Si ripercorreranno le tappe più rilevanti della Seconda Guerra Mondiale e la conseguente nascita dei movimenti partigiani, volgendo al particolare e argomentando circa la resistenza veneta, incentrando successivamente il discorso sulla capitale veneziana e le vicende della staffetta Ida D’Este. Sono state anche le Università a giocare un ruolo fondante per il sorgere di sentimenti antifascisti e a favorire la propaganda alla lotta al regime: a partire proprio dall’Università di Padova e il discorso del rettore, il quale che incitò gli animi degli studenti a resistere ai soprusi dell’autorità. Il fervore dell’Università di Padova, in cui studiò Maria Carazzolo, venne trasmesso presto ad altre università del Veneto, fino alla Ca ’Foscari di Venezia, dove si laureò Ida D’este ma anche Teresa Petracco. Si vedrà come queste studentesse hanno vissuto il clima universitario durante la guerra. Infine, ci si scosterà completamente dal contesto universitario per incentrarsi sulle azioni Di Tina Merlin, di origini umili, cresciuta in ambienti partigiani fin da giovane e famosa per la vicenda della diga del Vajont. Cosa hanno in comune le azioni di Ida D’este, Titti Petracco, Maria Carazzolo e Clementina “Tina” Merlin? La volontà di creare un mondo nuovo e il desiderio di libertà. Entrando nel merito di queste vite ed associando tale evento storico in relazione alle azioni delle quattro ragazze, si tenterà di far scorgere eventuali rapporti, come quello di amicizia tra Ida d’Este e Titti Petracco. Inoltre si tenteranno di far emergere ulteriori informazioni, come le loro ambizioni, i loro ideali, oltre che la loro fede in Dio, ed altre motivazioni che le hanno spinte a lottare o anche solo a respingere idealmente ogni tipo di conformità, idea e dovere inerente all’autorità vigente.
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BORSANI, DAVIDE. "LA "RELAZIONE SPECIALE" ANGLO-AMERICANA E LA GUERRA DELLA FALKLAND (1982)." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6226.

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Abstract:
Nell’aprile 1982, l’Argentina – un Paese alleato degli Stati Uniti attraverso il Patto di Rio – invase le isole Falkland, un Territorio d’Oltremare del Regno Unito, rivendicato da Buenos Aires sin dal XIX secolo. Margaret Thatcher, l’allora Primo Ministro britannico, rispose con vigore. Alla fine la Gran Bretagna – alleato NATO degli USA – riuscì a riconquistare le isole e a ristabilire lo status quo ante. Il conflitto va inquadrato nel framework della ‘seconda Guerra Fredda’. Il confronto tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica fu particolarmente aspro nei primi anni Ottanta e la logica bipolare influenzò le dinamiche diplomatiche della guerra del 1982. Da un lato, l’Emisfero occidentale era al centro della rinnovata strategia americana anti-comunista e l’Argentina era il principale pilastro nel Cono Sud. Dall’altro lato, il rafforzamento della ‘speciale relazione’ anglo-americana costituiva la pietra angolare della grand strategy statunitense nel teatro europeo. Con questo sfondo, è naturale domandarsi quale ruolo Washington scelse di giocare nella guerra delle Falkland tra due dei suoi alleati. A causa di interessi divergenti, la ‘relazione speciale’ non fu infatti del tutto speciale.
In April 1982, Argentina – a country allied with the United States through the Rio Pact – suddenly invaded the Falkland Islands, a long-time Overseas Territory of the United Kingdom, disputed by Buenos Aires since the XIXth century. Margaret Thatcher, the then British Prime Minister, vigorously responded and finally Britain – a US NATO ally – was able to regain the Islands and re-establish the status quo ante. The conflict needs to be contextualized in the ‘second Cold War’ framework. The struggle between the United States and the Soviet Union was particularly tough in the first years of the 1980s and the bipolar logic strongly influenced the diplomatic course of the 1982 war. On the one hand, the Western hemisphere was at the core of the renewed anti-communist US strategy and Argentina was the main pillar in the Southern Cone. On the other hand, the strengthening of the Anglo-American ‘special relationship’ was the European cornerstone of the US grand strategy. Against this background, what kind of role the US chose to play in the Falklands war between two of their allies instinctively arises as the main question. Affected by diverging interests, the ‘special relationship’ was not indeed entirely special.
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Camuffo, Susanna <1989&gt. "La mobilitazione e la partecipazione delle donne in supporto alla Guerra di Resistenza (1937-1945): un'analisi della rivista del periodo "Funu Gongming"." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3505.

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Abstract:
La Guerra Sino-Giapponese coinvolse milioni di persone, tra cui donne, le quali ebbero la possibilità di uscire di casa e agire in supporto della Resistenza. Analisi sulla rivista del periodo Funu Gongming
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Burlina, Barbara <1992&gt. "Stalinismo e Hitlerismo. Analisi critica dei totalitarismi dalla crisi degli anni Venti allo scoppio della Seconda guerra mondiale." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10789.

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Abstract:
La tesi si concentra sull’analisi di stalinismo e hitlerismo nell’arco di tempo che va dalla crisi degli anni Venti allo scoppio della seconda guerra mondiale. Partendo da una definizione del concetto di totalitarismo, si procede con la sua applicabilità ai due regimi in questione. Dopo aver definito un breve contesto storico si passa all’analisi dei testi. Le fonti trattate fanno parte della cosiddetta letteratura della crisi degli anni venti e trenta, ma parallelamente vengono analizzati anche testi interpretativi più recenti e varie prospettive di ricerca. Trattando prima lo stalinismo e poi il nazionalsocialismo, si cerca di mantenere sempre uno spazio aperto di comparazione, in particolar modo per quello che riguarda le violenze utilizzate dai regimi e le figure dei due dittatori. In conclusione, una riflessione sull’argomento che si concentra sul definire il totalitarismo come luogo di cristallizzazione delle contraddizioni dell’epoca moderna. Proprio essendo in un certo senso frutto della commistione tra tradizione e modernità rappresenta qualcosa di radicalmente nuovo.
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Secco, Giada <1995&gt. "Zio Ho, Zio Sam: le relazioni tra Ho Chi Minh e gli Stati Uniti prima della Guerra del Vietnam." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/18812.

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Abstract:
Questa tesi ha come obiettivo analizzare i fattori antecedenti alla Guerra del Vietnam che portarono gli Stati Uniti a percepire il leader vietnamita Ho Chi Minh e il suo Fronte Viet Minh come un nemico, sebbene le loro relazioni nella prima metà degli anni '40 furono apparentemente positive. I decenni frenetici tra la seconda metà del 1800 e l'inizio del 1900 segnarono il Vietnam, che fu prima sottoposto all'imperialismo francese e in seguito al controllo dell'Impero Giapponese. Il desiderio d'indipendenza risvegliò varie personalità vietnamite, tra le quali Ho Chi Minh che in parte riuscì a esaudirlo. Durante la Seconda Guerra Mondiale, a seguito dei suoi viaggi in giro per il mondo, Ho Chi Minh vide negli Stati Uniti la chiave per liberare il suo paese, nonostante la sua carriera nell'Internazionale Comunista. Nel 1945 collaborò con l'Office of Strategic Services (OSS) americano in operazioni anti-giapponesi e, finita la guerra, dichiarò il Vietnam indipendente. Nel mentre, gli agenti OSS operanti in Indocina vennero ritirati, sebbene rimasero simpatizzanti per il neo-presidente e la sua causa. I francesi colsero l’attimo per riprendere il controllo sul territorio, portando alla prima Guerra d'Indocina. Come verrà dimostrato, la mancanza di una chiara politica estera americana riguardo l'Indocina, il loro sostegno graduale ai francesi, la crescente tendenza anticomunista e l'ambiguità di Ho Chi Minh determinarono come lo 'Zio Ho' divenne nemesi degli Stati Uniti.
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GUERRIERI, SIRIA. "Obiettivo Mediterraneo: la politica americana in Europa meridionale e le origini della guerra fredda, 1944-1946." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2010. http://hdl.handle.net/2108/1379.

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Abstract:
L’obiettivo dell’indagine svolta per questo lavoro di ricerca si è focalizzato sul ruolo che la Grecia e l’Italia ricoprirono nella formazione della linea di politica internazionale adottata dai policy-makers statunitensi nei confronti dell’Europa, nel cruciale periodo compreso tra il 1944 e il 1946: un ruolo che fu determinante nella formazione delle sfere di influenza, che dettero vita al bipolarismo caratterizzante la vicenda della guerra fredda. Quello che emerge dalle fonti archivistiche analizzate in questo lavoro è infatti una sostanziale novità relativa alla considerazione da parte statunitense della rilevanza che la situazione politica in Italia e Grecia ricoprì nella formazione degli equilibri postbellici. Il Mediterraneo emerge come un teatro centrale degli sviluppi della politica estera americana, proprio in relazione alle dinamiche della guerra fredda che si andavano sviluppando. La presenza di due forti movimenti di resistenza, all’interno dei quali i partiti comunisti avevano un ruolo predominante, e l’affermazione del consenso popolare di queste nuove forze nel periodo successivo alla liberazione, fu alla base della percezione - sia statunitense che britannica - che le due nazioni fossero entrambe esposte ad una seria minaccia comunista, che si sarebbe attuata mediante l’azione portata avanti dai partiti comunisti, considerati come una longa manus della politica sovietica nell’area. Le fonti americane prese in esame, a partire dalla documentazione declassificata negli anni ’80 fino ad arrivare alle nuove serie di carte rese disponibili nell’archivio nazionale di Washington nel corso degli anni ’90 e soprattutto dal 2002 al 2005, mostrano come le vicende dei due paesi mediterranei, nel periodo compreso tra il 1944 e il 1946, abbiano costituito un passaggio importante nella progressiva contrapposizione tra le potenze vincitrici, nell’ambito della formazione degli equilibri europei e della polarizzazione emergente. Le due nazioni, nel periodo a cavallo tra la fine della guerra mondiale e l’inizio del mondo bipolare, si trovarono ad essere il modello concreto su cui avrebbe preso forma il rapporto tra gli alleati per il futuro dopoguerra, e in particolar modo il rapporto tra Occidente e mondo sovietico. In relazione a questo panorama nasce l’esigenza di confrontare uno studio sistematico della nuova documentazione statunitense con i risultati della storiografia esistente, relativa all’atteggiamento degli Stati Uniti all’inizio della guerra fredda. Nonostante gli storici abbiano concentrato le loro indagini con molto profitto sulla storia del rapporto atlantico tra Washington e l’Europa, nel momento in cui le dinamiche del conflitto bipolare si ergevano all’orizzonte, e benché molto lavoro sia stato fatto per portare alla luce gli avvenimenti riguardanti le relazioni internazionali tra gli Stati Uniti e i singoli paesi europei, a tutt’oggi manca un’analisi comparativa della politica estera americana verso il Mediterraneo, verso i paesi dell’Europa meridionale, che proprio alla luce della nuova documentazione versata negli archivi di Washington emerge come un rapporto fondamentale per comprendere quando, e come, la guerra fredda ebbe origine. La cesura tra la presidenza Roosevelt e il mandato di Truman, alla luce della documentazione ora consultabile negli archivi di Washington, si presenta come uno spartiacque nella storia della politica estera americana, e proprio Grecia e Italia furono le prime due questioni nei rapporti interalleati che dettero occasione a tale frattura di manifestarsi con chiarezza. Con l’avvento della presidenza Truman assistiamo ad uno slittamento della politica estera americana verso un singolo obiettivo, quello dell’anticomunismo, considerato vitale per la salvaguardia degli interessi di sicurezza statunitensi. Ad una perdita di priorità dell’antifascismo dunque corrisponde, nella politica estera portata avanti dall’amministrazione Truman verso i due paesi mediterranei, un parallelo aumento della concentrazione sull’obiettivo anticomunista.
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Polizzi, Alessandro <1994&gt. "L’uso della divinazione nel contesto bellico in Roma antica. Alcuni casi di studio sulla connessione tra guerra, sacro e politica." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19469.

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Abstract:
La presente tesi analizza l’uso della divinazione in ambito militare nell’antica Roma ed in particolare tra la fine della Repubblica e l’affermazione del Cristianesimo come religione di stato. Attraverso l’esame delle fonti antiche verrà approfondito l’utilizzo della mantica durante le campagne militari in una prospettiva diacronica, mettendo in evidenza i cambiamenti occorsi già alla fine dell’età repubblicana e indagandone le cause profonde. Tra queste verrà in particolare investigata la relazione esistente tra politica, guerra e sacro nel mutato assetto politico-militare del I sec. a.C., periodo nel quale si assiste all’uso, da parte di personalità di spicco, di tecniche divinatorie non tradizionali e più in generale il ricorso alla sfera religiosa per rafforzare il proprio ascendente sull’esercito e sul popolo al fine di conseguire prestigio e potere politico sempre maggiori. Tale cambiamento, in concomitanza con altri fattori quali l’espansione territoriale - che rese impraticabile l’utilizzo delle tecniche divinatorie più tradizionali a causa della distanza sempre maggiore dall’Urbe – e il contatto e l’assimilazione di popolazioni culturalmente differenti, produsse le evoluzioni che si consolidarono con l’avvento del principato e che si mantennero fino all’affermazione del Cristianesimo.
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TACCOLA, GREGORIO. "RACCOGLIERE, ORDINARE ED ESPORRE NEI MUSEI STORICI. LE FONTI SULLA GRANDE GUERRA NEL MUSEO DEL RISORGIMENTO DI MILANO TRA STORIA CULTURALE E ARCHIVAL TURN (1915-1943)." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2018. http://hdl.handle.net/2434/548118.

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Abstract:
L’analisi storica delle pratiche museali di Public History riconduce ad un piano propriamente storiografico il rapporto – per alcuni antitetico – tra scienza e uso pubblico della storia. Per riflettere sulle implicazioni sociali e politiche di queste forme di narrazione del passato, la ricerca ricostruisce la formazione e lo sviluppo della raccolta di fonti sulla Grande guerra in seno al Museo del Risorgimento di Milano nel periodo tra le due guerre mondiali. Più precisamente, assumendo le prospettive della storia culturale, la ricerca si interroga sul ruolo che l’immaginario storico reificato in un allestimento museale ha avuto nel processo di nazionalizzazione delle masse in Italia. L’approfondimento della figura e dell’opera di Antonio Monti (direttore, 1925-45) ha permesso di inquadrare il processo di formazione e sviluppo dell’Archivio-Museo di Guerra all’interno di un contesto sociale, politico e scientifico che precisa le conoscenze fino ad oggi acquisite dagli studi circa la dinamica tra centro e periferia, e circa le fasi della memoria sulla guerra. Oltre allo studio delle fonti documentarie di diversa natura conservate presso le Civiche Raccolte Storiche di Milano (es. documenti cartacei, carteggi, cimeli, opere grafiche), la ricerca si è avvalsa di fonti a stampa (opuscoli, volumi e periodici) e fonti archivistiche proprie. Tra quelle primarie, le principali sono i registri di carico, gli schedari, i cataloghi e gli altri strumenti di corredo prodotti dal museo; queste fonti sono state considerate dal punto di vista quantitativo e qualitativo, sia nell’aspetto materiale che in quello immateriale. A partire dall’analisi archivistica, dallo studio della prassi di gestione documentaria e dalla relazione tra spazio organizzato e spazio descritto, le pratiche museali di narrazione sulla Grande guerra sono state considerate anzitutto come organizzazione materiale dello spazio (nell’archivio, nella biblioteca e nel museo). La storia museale delle fonti ricostruisce le reti di relazioni che conferiscono significato al patrimonio storico conservato, spostando l’attenzione dal piano dell’immaterialità delle rappresentazioni a quello della materialità delle fonti. La sintesi interpretativa si è avvalsa invece di categorie antropologiche: nello scambio continuo tra realtà e immaginazione, il museo opera come dispositivo di risignificazione, che – attraverso le azioni precipue di raccogliere, ordinare ed esporre – modifica le reti di relazioni tra le fonti trasformando di conseguenza il loro stesso significato. Il museo storico, che sancisce attraverso il dono un patto sociale con il pubblico, è lo spazio del rituale di passaggio che accoglie la fase di riaggregazione delle memorie private nella dimensione pubblica della storia della nazione. Attraverso questo rituale, il significato dell’esperienza di guerra viene trasformato da evento traumatico legato al lutto a mito di rigenerazione in continuità col Risorgimento. In conclusione, l’analisi del caso milanese ha permesso di evidenziare le specificità delle reti di relazioni facendo emergere i diversi significati celati dalla rappresentazione oleografica conforme alla “memoria totalitaria” imposta dal fascismo. Infine, l’approccio scientifico che emerge da queste pratiche di uso pubblico della storia è stato identificato nella prodizione di strumenti che dessero conto dello spostamento delle fonti nello spazio durante la loro storia museale.
The historical analysis of museums’ Public History practices brings the relation between science and public use of history – often regarded as antithetical - into the historiographical dimension. In order to reflect on the social and political implications of these types of narration of the past, our research reconstructs the formation and development of the collection of the Great War sources from Milan Museum of Risorgimento between the two World Wars. By taking the standpoint of Cultural History, our research questions the role that the historical imagery, embodied in a museum installation, has had in the process of nationalization of the masses in Italy. The follow-up on the figure and work of Antonio Monti (Director, 1925-45) enabled us to frame the process of formation and development of the War Archive-Museum within a social, political and scientific context that clarifies the knowledge gathered so far about the dynamics between center and periphery, as well as about the phases of the memory of war. Besides the study of documentary sources of various nature from Milan’s Civiche Raccolte Storiche (eg. paper documents, correspondence, memorabilia, graphics), the research made use of published sources (brochures, volumes, periodics) and proper archival sources. Among the primary archival sources, the main ones are the registers, card files, catalogs, and the other sets of documentation produced by the museum. The material and immaterial aspects of these sources have been analyzed from both a qualitative and a quantitative point of view. Starting from the archive analysis, from the study of the document management system, and finanlly from the relation between organized and described space, the museum practices concerning the Great War narration have been mainly construed as a material organization of the space (respectively in the archive, in the library, and in the museum). The museum history of the sources reshapes the relational network that gives meaning to the preserved historic heritage, shifting the focus from the immateriality of the representations to the materiality of the sources. On the other hand, the interpretative synthesis made use of anthropological cathegories: within the continuous exchange between reality and imagination, the museum acts as a resignification device that, through the actions of gathering, organizing and displaying, modifies the relational network between the sources, therefore changing their meaning. The history museum enshrines a social pact with the public through the gift, and becomes the scenery of a rite of passage that accomodates the reaggregation of private memories into the public dimension of the history of the nation. Through this rite, the meaning of the war experience is turned from a traumatic event linked to mourning, into a rigeneration myth, thus continuing the action of the Risorgimento. In conclusion, the analysis of the Milan case has allowed us to highlight the specificity of relational networks, unravelling the different meanings hidden by the oleographic representation consistent with the “totalitarian memory” imposed by the Fascist regime. Lastly, the scientific approach emerging from such practices of public use of history has been identified in the production of instruments that allow one to account for the spatial movement of the sources during their museum history.
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RODOGNA, Adele. "Permanenze e mutamenti nella struttura della famiglia molisana tra il 1880 e il 1924 alla luce delle implicazioni storiche, sociali ed economiche delle pratiche migratorie sulle relazioni familiari." Doctoral thesis, Università degli studi del Molise, 2017. http://hdl.handle.net/11695/86337.

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Abstract:
Attraverso l'analisi delle strutture parentali, la tesi svela i cambiamenti che si sono manifestati nella famiglia molisana tra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento, nel quadro del balzo migratorio dell'epoca. Sulla base dell'analisi e dell'interpretazione dei fascicoli penali, si ricostruisce il fenomeno delle "vedove bianche", con la conseguente evoluzione dei rapporti tra i generi, all'interno di diverse fisionomie di sviluppo: la struttura della famiglia, la distribuzione della ricchezza tra produzione-riproduzione della forza lavoro, partenze migratorie, conflittualità e gerarchie sessuali.
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BERTI, STEFANO. "ATENE E GLI ALLEATI NEL NORD DELLA GRECIA DOPO LA GUERRA SOCIALE: TESTIMONIANZE EPIGRAFICHE." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2013. http://hdl.handle.net/10280/1855.

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Abstract:
La tesi riguarda la Seconda Lega ateniese, di cui si studia il periodo, solitamente trascurato, compreso tra la fine della Guerra Sociale (355/4 a.C.) e la sconfitta di Atene a Cheronea (338 a.C.). Fonti principali, come del resto per il periodo precedente, sono le iscrizioni. Vengono quindi analizzate, in ordine geografico e cronologico, diciassette epigrafi di interesse storico (per lo più iscrizioni onorarie e trattati), considerate utili nella ricostruzione delle modalità di intervento ateniese all’interno della Lega. Area geografica privilegiata è la Grecia settentrionale, più immediatamente a contatto con l’espansionismo macedone. Obiettivo della tesi è infatti chiarire se la storia della Lega navale, più che una progressiva perdita di significato, non metta in evidenza un costante e coerente riorientamento degli obiettivi, stimolata dal confronto con Filippo II di Macedonia.
The topic of this thesis is the Second Athenian League during its final, usually underrated period, namely between the end of the Social War (355/4 B.C.) and the Athenian defeat at Chaeronea (338 B.C.). The sources for the history of the League both before and after the Social War are mainly epigraphical. Accordingly, seventeen historical inscriptions are carefully examined and thoroughly commented on: these are mostly honorific decrees and treaties, all of which proved to be useful to investigate how Athens acted within its League. The study, focusing on Northern Greece as the latter became more and more endangered by the growing power of Macedon, tries to ascertain whether the history of the Second Athenian League, far from becoming meaningless, might show a steady and consistent reorientation of its tasks, in and because of the military confrontation with Philip II.
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Savarino, Simona. "LA SOSTA È BREVE, TESTIMONE FRA DUE GENERAZIONI L’eredità della storia si racconta nella voce dell’audiolibro." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/14802/.

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Abstract:
Lo scopo di questa tesi è proporre una traduzione orale di alcuni passaggi del romanzo scritto da mia nonna, Vittoria Nofri, “La sosta è breve”, ambientato nella Seconda Guerra mondiale, attraverso un approccio a tre dimensioni. La prima dimensione è quella linguistica: ho deciso di cimentarmi nella traduzione attiva di alcune parti del libro, per fare conoscere al pubblico francese la storia dell’Italia in guerra, dalla prospettiva della gioventù italiana. La seconda fase ha riguardato l’aspetto recitativo: ho voluto infatti realizzare non una semplice traduzione cartacea, ma un audiolibro. Ho operato questa scelta perché l’ho ritenuta più pertinente al mio percorso formativo da interprete, in cui l’oralità gioca un ruolo fondamentale, poiché interpretare significa “saper parlare” non solo sul piano delle conoscenze teoriche e linguistiche, ma anche su quello dell’intonazione e della modulazione della voce, a loro volta portatrici di significato. L’audiolibro inoltre permette un’apertura a un ventaglio ancora più ampio di destinatari: non solo i francofoni, ma anche tutti coloro che sono impossibilitati alla lettura a causa di disabilità visive. Infine la terza parte si è incentrata sull’analisi storica, condotta attraverso la lente di ingrandimento della psicologia. L’obiettivo infatti era non limitarsi a una semplice enunciazione degli eventi storici di quegli anni, ma esaminare il profondo dramma della gioventù italiana cresciuta negli ideali fascisti. Una generazione doppiamente vittima: non solo privata della propria spensieratezza, costretta a diventare subito “adulta” a causa della guerra, ma ingannata da parte di quegli stessi ideali in cui è cresciuta e che l’hanno infervorata, ergendosi a unico e solo sistema di valori conosciuto, il cui crollo scatena un profondo e inevitabile sentimento di rabbia, ma anche un drammatico senso di spaesamento e crisi identitaria.
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CIPOLLONE, VALENTINA. "La politica navale della Spagna della Spagna nel fronte mediterraneo (1635-1678)." Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2012. http://hdl.handle.net/11584/266360.

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Abstract:
During the XVI Century the warlike vocation of the reign of Castiglia, shaped during the centuries of the Reconquista, and the wars conducted by the Absburgs towards many frontlines, gave a great contribution for the creation of a strong burocratic structure which gave the opportunity made possible to Spain to give itself a modern country dimension. Particularly, a great impulse for the empowerment of the administrative structure came from the development and the complex management of the military fleet, committed in the Mediterranean area in many naval activities against Turks. In the first half of the XVII century Spain was forced to display all its immense military potential during the long conflict that interested the countries of half Europe between 1618 and 1648: the Thirty Years War. To sustain the expensive politics of intervention, all the reigns of the Crown were called to give their contribution. Among them, also Sardinia, in spite of her poverty and marginality, joined with conviction the politic project of the Unión de Armas. The opening of the new front against France, in 1635, risked to bring the monarchy into collapse: insurrections and revolts exploded in Portugal, Catalogna and in the Reigns of Naples and Sicily; in the Atlantic sea the Armada del Mar Océano had terrible defeats by nordish fleets; while in the mainland the tercios lost their primacy of unbeatability. Only the Mediterranean fleets of galleys, even if strongly reduced, compared to the previous century, and technologically overtaken by the sail ships, even if did not succeed in dominating could at least contrast the enemy and preserve in some kind the precious vital space of a power already in decline.
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TACCOLA, GREGORIO. "Raccogliere, ordinare ed esporre nei musei storici. Le fonti della Grande guerra nel Museo del Risorgimento di Milano tra storia culturale e Archival Turn (1915-1943)." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2018. http://hdl.handle.net/10281/268175.

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Abstract:
The historical analysis of museums’ Public History practices brings the relation between science and public use of history – often regarded as antithetical - into the historiographical dimension. In order to reflect on the social and political implications of these types of narration of the past, our research reconstructs the formation and development of the collection of the Great War sources from Milan Museum of Risorgimento between the two World Wars. By taking the standpoint of Cultural History, our research questions the role that the historical imagery, embodied in a museum installation, has had in the process of nationalization of the masses in Italy. The follow-up on the figure and work of Antonio Monti (Director, 1925-45) enabled us to frame the process of formation and development of the War Archive-Museum within a social, political and scientific context that clarifies the knowledge gathered so far about the dynamics between center and periphery, as well as about the phases of the memory of war. Besides the study of documentary sources of various nature from Milan’s Civiche Raccolte Storiche (eg. paper documents, correspondence, memorabilia, graphics), the research made use of published sources (brochures, volumes, periodics) and proper archival sources. Among the primary archival sources, the main ones are the registers, card files, catalogs, and the other sets of documentation produced by the museum. The material and immaterial aspects of these sources have been analyzed from both a qualitative and a quantitative point of view. Starting from the archive analysis, from the study of the document management system, and finanlly from the relation between organized and described space, the museum practices concerning the Great War narration have been mainly construed as a material organization of the space (respectively in the archive, in the library, and in the museum). The museum history of the sources reshapes the relational network that gives meaning to the preserved historic heritage, shifting the focus from the immateriality of the representations to the materiality of the sources. On the other hand, the interpretative synthesis made use of anthropological cathegories: within the continuous exchange between reality and imagination, the museum acts as a resignification device that, through the actions of gathering, organizing and displaying, modifies the relational network between the sources, therefore changing their meaning. The history museum enshrines a social pact with the public through the gift, and becomes the scenery of a rite of passage that accomodates the reaggregation of private memories into the public dimension of the history of the nation. Through this rite, the meaning of the war experience is turned from a traumatic event linked to mourning, into a rigeneration myth, thus continuing the action of the Risorgimento. In conclusion, the analysis of the Milan case has allowed us to highlight the specificity of relational networks, unravelling the different meanings hidden by the oleographic representation consistent with the “totalitarian memory” imposed by the Fascist regime. Lastly, the scientific approach emerging from such practices of public use of history has been identified in the production of instruments that allow one to account for the spatial movement of the sources during their museum history.
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VECCHIATO, DANIELE. "Verhandlungen mit Schiller. Historische Reflexion und literarische Verarbeitung des Dreißigjährigen Kriegs im ausgehenden 18. Jahrhundert." Doctoral thesis, Phil. Diss, 2014. http://hdl.handle.net/10278/41517.

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Abstract:
The thesis presents an analysis of Friedrich Schiller’s works on the Thirty Years’ War: the historiographical treatise Geschichte des dreyßigjährigen Kriegs (1790-1792) and the dramatic trilogy Wallenstein (1800). The research has not only been conducted in relation to other significant works of the author, but also to other literary texts of the late 18th century which revolve around the same topic and which have mostly remained unexplored by critics. The corpus includes works by Benedikte Naubert, Gerhard Anton von Halem, A.G.F. Rebmann, Johann Nepomuk Komareck and Niklas Vogt. The selected texts differ consistently from one another in terms of genre, theme and literary quality. However, each of these documents has much to convey about aesthetical, historical, political and philosophical issues that are central to the culture of the late 18th century. The aim of this research is to contextualise these texts within their Entstehungshorizont, to analyse the discourses they engage in and to explain the reasons for the growing interest of the time for the Thirty Years’ War, thus shedding new light on Schiller’s works.
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Fedele, Jessica. "Le origini della Suedtiroler Volkspartei (1945-1948)." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2008. http://hdl.handle.net/11577/3426029.

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Abstract:
La tesi di dottorato s’intitola “Le origini della Südtiroler Volkspartei (1945-1948)” ed è una ricerca sulla nascita di un partito, che fu fondato a Bolzano alla fine della seconda guerra mondiale, da un gruppo di cittadini appartenenti al gruppo etnico tedesco. Questo partito, fondato durante l’occupazione anglo-americana dell’Italia, diventò nell’arco di tre anni e mezzo il partito egemone all’interno della minoranza tedesca che abitava la regione e lo rimase per tutto il resto del Novecento. Nella ricerca si riscostruisce il contesto storico, economico, politico e sociale nel quale nacque e si sviluppò il partito del popolo sudtirolese, dalla sua fondazione l’8 maggio 1945 fino alle prime elezioni politiche e amministrative del dopoguerra (nel 1948) per i cittadini di lingua italiana, tedesca e ladina della provincia di Bolzano. La tesi ripercorre le fasi principali della trasformazione della SVP in Sammelpartei (partito di raccolta): la ricerca della legittimazione politica durante l’amministrazione del governo alleato; la formazione di un fronte democratico per sostenere prima la richiesta di autodeterminazione e poi quella di autonomia; la svolta attraverso l’alleanza con la democrazia cristiana italiana. La ricerca si basa sulla consultazione della stampa e della bibliografia in lingua italiana e tedesca e del fondo archivistico del partito della SVP - depositato presso l’archivio provinciale di Bolzano e che raccoglie la documentazione relativa all’attività del partito dal 1945 al 1985.
The dissertation is titled “The Origins of the Südtiroler Volkspartei (1945-1948)”. It is a research about the foundation of a party, established in Bolzano at the end of World War II by a group of German ethnic citizens. This party, founded during the anglo-american occupation in Italy, became in three years and a half the most representative party within the German minority that inhabited the region and it stayed it this way during the entire XXth century. In this research I reconstruct the historical, economic, political and social context in which the South tyrolean people’s party (SVP) started and developed, from its foundation May 8th 1945 to the first national and local elections in the post World War II period involving citizens of Italian, German and Ladin origin in the province of Bolzano. This dissertation encompasses the main phases of the transformation of SVP in Sammelpartei: first, the search for political establishment during the administration of the Allied Forces; second, the formation of a democratic front in support of the demand for self determination and then autonomy; finally, the turning point of the alliance with the Christian Democratic Party. The research is based on consultation of public press and bibliography in Italian and German and on the Archives of the South tyrolean people’s party – located at the Provincial Archives in Bolzano and encompassing documents regarding party activity from 1945 to 1985.
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Rigoli, Federica <1986&gt. "Vietnam: la follia di chi decise, il coraggio di chi combatté, la determinazione di chi vi si oppose. Analisi degli sviluppi socio-culturali della guerra negli Stati Uniti degli anni '60." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1863.

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Abstract:
L'elaborato si propone di ripercorrere la storia della guerra americana in Vietnam e di analizzare i risvolti socio-culturali che questa produsse, nel periodo intorno agli anni '60, nel mondo occidentale e negli Stati Uniti in particolare, dove il popolo americano, già da tempo impegnato nella lotta per la fine della segregazione razziale, si sollevò contro il governo per chiedere la fine del conflitto e il ritiro degli Stati Uniti dal Vietnam. L'elaborato si propone inoltre di analizzare l'opposizione che maturò in seno alle forze armate americane, sia tra i veterani che tra i soldati. Sono infine presentate alcune considerazioni circa le conseguenze che la guerra e le tensioni sociali a essa connesse ebbero sul ruolo degli Stati Uniti nello scenario internazionale.
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Ghezzi, Francesca. "La Santa Sede e i cattolici di Francia e d’Italia dinanzi al conflitto in Vietnam (1963-1966). Tra legittimazione della guerra, azione di pace e primato della coscienza." Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2018. http://hdl.handle.net/11384/86066.

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DEL, DOTTORE MARINA. "Viaggio, esplorazione, guerra nella fotografia e nei documenti di una casata borghese tra Ottocento e Novecento: catalogazione e studio del fondo fotografico Camperio." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2010. http://hdl.handle.net/2108/1433.

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Abstract:
Questo lavoro desidera presentare la catalogazione e lo studio del Fondo Fotografico Camperio, oggi conservato presso la Biblioteca Civica di Villasanta (MI) e parte del fondo archivistico familiare denominato Fondo Camperio. In particolare, la collezione fotografica della famiglia Camperio è analizzata evidenziando la specifica rilevanza della fotografia di viaggio in essa contenuta, in quanto chiave interpretativa della raccolta, ma anche manifesta espressione del gusto, dell’etica della visione, e della immediata continuità della trasmissione di valori ed idee da una generazione all’altra di questa famiglia dell’alta borghesia italo-francese, in un periodo che va dalla seconda metà dell’Ottocento alle soglie della Seconda Guerra Mondiale. Negli album fotografici dedicati al viaggio, che costituiscono il nucleo più consistente e rilevante del Fondo Fotografico Camperio, si riverbera l’andamento di un processo di trasmissione di valori culturali e princìpi ideologici che si riversano con formidabile coerenza, e senza soluzione di continuità, da una generazione all’altra, costruendo una solida tradizione familiare che trova proprio nella pratica del viaggio, e nella sua condivisione diretta o traslata grazie alla raccolta di documentazione fotografica e produzione diaristica, uno dei suoi elementi portanti. L’analisi degli atti dell’Archivio familiare coadiuva l’individuazione di questo percorso, arricchendo e confermando le ipotesi formulate con lo studio diretto dei fototipi. I materiali fotografici sono analizzati dai punti di vista formale, storico e stilistico, tenendo conto dell’insieme dei rapporti che accompagnano l’oggetto; dell’influenza della tradizione occidentale delle arti figurative sulle scelte degli autori; delle istanze del pubblico, di quelle della committenza, e dei condizionamenti imposti dalle aspettative di questi fruitori; del significato ideologico e simbolico, alla fine del XIX secolo, dell’uso di un medium moderno quale la fotografia, e del suo accoglimento da parte del pubblico; delle specifiche circostanze che condussero alla produzione e raccolta delle fotografie da parte dei Camperio. Sono infine illustrati metodo e strategie adottati per la catalogazione (realizzata per la Regione Lombardia ed il Comune di Villasanta) e la valorizzazione del Fondo Fotografico Camperio, con particolare riguardo alla pubblicazione online delle Schede F ed ai percorsi di navigazione da queste ultime alle schede descrittive dei documenti d’archivio ad esse correlati. Il catalogo completo del Fondo Fotografico Camperio è consultabile online, in quanto pubblicato nel portale internet della Regione Lombardia dedicato ai Beni Culturali www.lombardiabeniculturali.it .
This study is intended to present the Camperio Family Photographic Collection and to highlight the specific relevance of the travel photography it contains as a key both to the interpretation of the whole Collection and to the ethics of vision of the members of this 19-20th century upper middle class French-Italian family. To the members of this family, travel and travel photography had been primary tools both to frame the world and to relate themselves to their own time. The photographic eye, focusing on natural resources as well as on natural, technological and artistic wonders and on wartime, unveils the ethics of vision of the collectors, and paradigmately reflects the cultural climate of their age. The ideological transmission from parents to sons that emerges from the analysis of both photographic and related archival materials is also a fil rouge that goes through the collection, and gives it a coherence seldom met in other family funds.The Camperio Photographic Collection is housed in the Biblioteca Civica di Villasanta (Villasanta (MI), Italy). It has been catalogued by the author for the Cultural Heritage Information System of Cultural Department of Lombardy, and can be found online (Beta version): http://www.lombardiabeniculturali.it/percorsi/camperio/1/ _________________________ The Camperio Family Photographic Collection (Fondo Fotografico Camperio) is part of the Camperio Family Fund (Fondo Camperio), a 19-20th century family fund housed in the Biblioteca Civica di Villasanta (Villasanta Civic Library) that holds together the Family Archive, the Family Library, and the Photographic Collection itself. The Photographic Collection was gathered over one century by the members of the family who took, bought and ordered photographs to document their enterprises. The collection contains pictures made by renowned photographers, scholars, explorers and by the Camperios themselves. It hosts several photographic genres, but it is expecially devoted to travel photography as the greatest part of the pictures was made or acquired during the many journeys undertaken by the family members in Africa, Egypt, Far East, Australia, Russia. This relevant historical photographic collection came to us in exceptionally good conditions, as it is integrated in the undivided, original archival context which is in almost intact state and provides useful material to determine the collection’s stratigraphy. The family Archive holds a wide range of documents (travel diaries, letters, essays…) that give account of the interests and activities in which the Camperios were involved, among which travel held a front-rank position. Also, it often provides straightforward reference to picture taking and collecting. The family Library is mainly composed by geographical and military literature, thus reflecting the great interest of the family members in geographical exploration and travel, and giving further evidence (in the many illustrated magazines and books) to the importance of photographic image as a tool to classificate, reduce and take possession of the world. During the second half of the 19th century and until World war 2, travelling had been a fundamental activity for to the members of this family. They interpreted journey in all its nuances, from exploration to tourism to war campaigning, and travelled extensively all around the world with a sense of essential necessity and an effortless attitude, in times when such an activity was no ordinary matter. The relevance of travel as an experience by means of which the Camperios related themselves to the world and to their own time is highlighted not only by the prominence that this activity had in the education of all the family members, but also in the importance that it had in the pursuing of their goals and in the developement of their professional careers. Italian Unification patriots, explorers, colonial entrepreneurs, philanthropists, professional soldiers, amateur photographers, the Camperios, both men and women, were extremely active personalities permeated with positivist tought and committed to international promotion, modernization and progress of Italy. Following their father’s steps, the young Camperios travelled extensively, collected slices of world through photography, and pursued the accomplishment of projects in line with their parent’s ideals. Taken as a whole, the Camperio Fund goes beyond the boundaries of the local or strictly personal experience, providing visions of the social, economical and political international history of the times. It also shows how ideological transmission from generation to generation worked as a leitmotiv declined in various ways in the personal choiches and cultural orientation of the members of the family. This ideolgical continuum is mirrored in the Photographic Collection and represents its strongest unifying element, its coherence being not merely provided by the thematic element (the travel) or by the collectors family membership.
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Guidali, F. "UOMINI DI CULTURA E ASSOCIAZIONI INTELLETTUALI NEL DOPOGUERRA TRA FRANCIA, ITALIA E GERMANIA OCCIDENTALE (1945-1956)." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2013. http://hdl.handle.net/2434/227690.

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Abstract:
The associations established in the years following the Second World War – in particular the Congress for cultural freedom (CCF) and the Société européenne de culture (European Society of Culture, SEC) – were intended to create bonds among intellectuals and to promote the discussion about their function within society. This study investigates the reasons and causes which lead to said associations, and it analyses the intellectual’s perception of their own role at that time and of the instruments they had to perform their civil task. The SEC, founded by the philosopher Umberto Campagnolo in 1950, has been chosen as the case study. The present PhD thesis is divided into: a methodology introduction, a story of culture organization between the end of the Nineteenth Century and the Second World War (a part which has been considered necessary in order to underline the aspects of continuity and the possible original features regarding intellectuals’ associations that were founded during the Cold War years) and, finally, an in-depth analysis of the case study. The investigation moves from a transnational and comparative perspective, making use of the analytical procedure, first introduced by Pierre Bourdieu and Gisèle Sapiro, in a critical manner. In order to explore the core of this thesis, several different phases have been identified: the first one falls between 1945 and 1950, the second between 1950 (year of birth for the main intellectuals’ associations) and September 1953, the third covering the period until March 1956, an important date in SEC history. For this study a wide review of cultural magazines, as well as of relevant archive material has been carried out. Campagnolo conceived culture as a creation of values: in his opinion since intellectuals, were responsible for conceiving ideas and symbols they should maintain full autonomy in the literary field. It was exactly in such dualism between autonomy and engagement that the SEC’s originality can be traced. The association was founded on the conviction that, only by uniting their strength, intellectuals would have been able to win influence within society, though it was the individual who had to commit himself/herself personally. The SEC’s peculiarity was determined also by its effective political independence, in spite of financing from the Italian government. It was conceived as a real association, and the instruments used for its action – the magazine “Comprendre”, the national centres and the Rencontre Est-Ouest [“East-West Encounter”] – did represent new important elements for the organizations of the time. By means of a thorough study of Campagnolo’s speeches, of the “Comprendre” magazine, of the Meetings debates, of correspondence and of the strategy for new members’ recruitment, the SEC’s task was defined as “metaphysical”, meaning that it was not linked to events, but to the spirit which should have accompanied any cultural action. It was hence inferred that the SEC and the CCF were competing for non-political reasons. Actually, the SEC intended to safeguard the autonomy of intellectual relations (defining such an approach as politique de la culture [politics of culture]), while the CCF supported heteronomy, employing Art and literature with a precise political aim. The contrast between these two institutions was hence due to a different conception the intellectuals held about their own role in society. Therefore, the associations under examination did not represent an instrument with a univocal meaning: as demonstrated by the analysis which has been carried out, they were devoid of any intrinsically autonomous or heteronymous function with respect to the literary field. Furthermore it is clearly confirmed that intellectuals had a role of mediation, as they had always affirmed during past history The development of intellectuals’ associations needs to be ascribed to the social aspects of the writer’s or artist’s function, more than to political factors related to the conflict between the blocks. In the attempt to fully understand the reasons for the success of intellectuals’ associations in those years, it has been hypothesized that a decline of the authority provided by traditional mediation forms among intellectuals, masses and politics had occurred. The social problem connected to such form of cultural organization was brought to light: in the SEC, it was less renowned intellectuals who showed particular involvement, and this means that actual interest for the SEC was due to their social condition and to the position a person had in the intellectual field. The sources examined have shown how in Western Europe, after the Cold War peak reached in the months of armed conflict in Korea, the conception of engagement itself evolved: intellectuals were integral part of society, were free to choose time, place and mode for their interventions, positioning themselves midway between pure action and pure Art. This point of arrival corresponded to Campagnolo’s own conclusions, who rightly maintained that the root of the intellectuals’ problem and of their crisis was social, rather than moral or political, relating to their role in a society which was more and more massified. The acceptance of an intermediate position among those expressed after the Second World War put a light on how ideological differences could be smoothed, while the need for autonomy and defence of intellectuals as expressed by associations remained.
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PERUGI, FRANCESCA. "Carlo Maria Martini presidente delle Conferenze episcopali d'Europa (1986-1993)." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2020. http://hdl.handle.net/10280/74302.

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Abstract:
Lo studio ricostruisce i sette anni di presidenza di Carlo Maria Martini al Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (CCEE) dal 1986 al 1993, attraverso la documentazione conservata presso l’archivio Martini, depositato all’Archivio diocesano di Milano, e l’Archivio del CCEE, conservato a San Gallo. La ricerca mette in luce alcuni argomenti: la consistenza del dialogo ecumenico in Europa; il tema della collegialità all’interno della Chiesa cattolica; la discussione sul significato di “nuova evangelizzazione” europea; l’unificazione dell’Europa e la ripresa dei rapporti tra vescovi cattolici occidentali e orientali. La ricerca dunque si focalizza su questi quattro temi nel tentativo di inserirli nell’ampia cornice del dibattito cattolico tra anni Ottanta e Novanta.
The research focuses on the presidency of Carlo Maria Martini of the Council of Bishops’ Conferences of Europe (CCEE) from 1986 to 1993. The documents are stored in the diocesan archive of Milan, and in the CCEE’s archive in St. Gallen. The research highlights four topics. The first one is the ecumenical dialogue in Europe in the 80s. The second one is the collegiality in the catholic church during the John Paul II’s pontificate. The Third one is the debate on the significance of “new evangelization” for the Catholic Church. The fourth one is the role of the Catholic Church in the unification process of Europe after the collapse of the soviet system after 1989.
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ABBIATI, MICHELE. "L'ESERCITO ITALIANO E LA CONQUISTA DELLA CATALOGNA (1808-1811).UNO STUDIO DI MILITARY EFFECTIVENESS NELL'EUROPA NAPOLEONICA." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2017. http://hdl.handle.net/2434/491761.

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Abstract:
L’esercito italiano e la conquista della Catalogna (1808-1811) Uno studio di Military Effectiveness nell’Europa napoleonica Settori scientifico-disciplinari SPS/03 – M-STO/02 La ricerca ha lo scopo di ricostruire e valutare l’effettività militare dell’esercito italiano al servizio di Napoleone I. In primo luogo attraverso un’analisi statistica e strategica della costruzione, e del successivo impiego, dell’istituzione militare del Regno d’Italia durante gli anni della sua esistenza (1805-14); successivamente, è stato scelto un caso di studi particolarmente significativo, come la campagna di Catalogna (1808-11, nel contesto della guerra di Indipendenza spagnola), per poter valutare il contributo operazionale e tattico dei corpi inviati dal governo di Milano e la loro integrazione con l’apparato militare complessivo del Primo Impero. La tesi ha voluto rispondere alla mancanza di studi sul comportamento in guerra dell’esercito italiano e, allo stesso tempo, introdurre nella storiografia militare italiana la metodologia di studi, d’origine anglosassone e ormai di tradizione trentennale, di Military Effectiveness. La ricerca si è primariamente basata, oltre che sulla copiosa memorialistica a stampa italiana e francese, sulla documentazione d’archivio della Secrétairerie d’état impériale (Archives Nationales di Pierrefitte-sur-Seine, Parigi), del Ministère de la Guerre francese (Service historique de la Défence, di Vincennes, Parigi) e del Ministero della Guerra del Regno d’Italia (Archivio di Stato di Milano). Dal punto di vista dei risultati è stato possibile verificare come l’esercito italiano abbia rappresentato, per Bonaparte, uno strumento duttile e di facile impiego, pur in un contesto di sostanziale marginalità numerica complessiva di fronte alle altre (e cospicue) forze messe in campo da parte dell’Impero e dei suoi altri Stati satellite e alleati. Per quanto riguarda la campagna di conquista della Catalogna è stato invece possibile appurare il fondamentale contributo dato dal contingente italiano, sotto i punti di vista operazionale e tattico, per la buona riuscita dell’invasione; questo primariamente grazie alle elevate caratteristiche generali mostrate dallo stesso, ma anche per peculiarità disciplinari e organizzative che resero i corpi italiani adatti a operazioni particolarmente aggressive.
The Italian Army and the Conquest of Catalonia (1808-1811) A Study of Military Effectiveness in Napoleonic Europe Academic Fields and Disciplines SPS/03 – M-STO/02 The research has the purpose of reconstruct and evaluate the military effectiveness of the Italian Army existed under the reign of Napoleon I. Firstly through a statistic and strategic analysis of the development, and the following deployment, of the military institution of the Kingdom of Italy in the years of its existence (1805-14). Afterwards, a particularly significant case study was chosen, as the campaign of Catalonia (1808-11, in the context of the Peninsular War), in order to assess the operational and tactical contribution of the regiments sent by the Government of Milan and their integration in the overall military apparatus of the First Empire. The thesis wanted to respond to the lack of studies on the Italian army’s behavior in war and, at the same time, to introduce the methodology of the Military Effectiveness Studies (of British and American origin and, by now, enriched by a thirty-year old tradition) in the Italian historiography. The research is primarily based, besides the numerous memoirs of the Italian and French veterans, on the archive documentation of the Secrétairerie d’état impériale (Archives Nationales of Pierrefitte-sur-Seine, Paris), of the French Ministère de la Guerre (Service historique de la Défence, of Vincennes, Paris) and of the Italian Ministero della Guerra (Archivio di Stato di Milano). About the results, it has been verified how the Italian army has become a flexible and suitable instrument for Bonaparte, albeit in a context of substantial overall numerical marginality in comparison to the heterogeneous forces available to the Empire and its others satellites and allied states. Regarding the campaign of Catalonia, instead, it was possible to ascertain the fundamental contribution of the Italian regiments, in an operational and tactical perspective, for the success of the invasion. This was primarily due to the excellent general characteristics shown by the expeditionary force, but also to disciplinary and organizational peculiarities that have made the Italian corps suitable for particularly aggressive operations.
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PERIN, RAFFAELLA. "Radio Vaticana tra apostolato, propaganda e diplomazia: dalla fondazione alla fine della Seconda guerra mondiale (1931-1945) / Entre apostolat, propagande et diplomatie: Radio Vatican de sa fondation à la fin del al Seconde guerre mondiale (1931-1945). Tesi di Perfezionamento in discipline storiche /Thèse de doctorat d'Histoire moderne et contemporaine. Scuola Normale Superiore, Pisa; Ecole Pratique des Hautes Etudes, Paris. Direttori di tesi Daniele Menozzi, Denis Pelletier. Discussa a Pisa il 6 luglio 2016." Doctoral thesis, -, 2016. http://hdl.handle.net/10278/3676731.

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Vergara, Mauricio Nicolas. "Military Geography and Geology Study of the First World War Sites in the Province of Belluno (Studio geografico e geologico militare dei luoghi della Grande Guerra in Provincia di Belluno)." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2015. http://hdl.handle.net/11577/3424230.

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Abstract:
The conducted research was linked to the theme ‘Military Geography and Geology Study of the First World War Sites in the Province of Belluno’ and emerged from the Ph.D. scholarship awarded by the Foundation for University and High Culture in the Province of Belluno. The Province of Belluno, located in the southern eastern Alps, is an Italian administrative division. Its territory, which is almost entirely mountainous, was the site of many battles between the Austro-Hungarian Empire and the Kingdom of Italy during the First World War. Despite the enormous historiography on the First World War’s Italian front, few studies have examined how the geography of the Alps influenced the War. This thesis studied the influence of geography on the Eastern Tyrol front in the First World War, particularly the geography of the Dolomites front (which in part corresponds to the territory of the Province of Belluno). To reach this aim, the research produced four papers. The first paper was a bibliographical review of the Cadore offensive’s failure and provided a synthesis of opinions surrounding the involved factors and origins, which in turn led to the other three papers. Following the bibliographical review, the second paper focused on General Cadorna’s military assessments for the Cadore offensive’s geography. In accordance with some authors (i.e., Botti, 1991; Isnenghi and Rochat, 2008), the results suggest that possibly Cadorna did not fully consider the difficulties connected to the geography. The third and fourth papers, on the base of the perspective traced by the first paper, aimed to provide a better characterization of the military value of terrain, producing an empirical qualitative and quantitative analysis of physical geography and its influence on military operations. The third paper studied the influence of geomorphology on the Cadore offensive. To reach this purpose, a geomorphological and a military history map were made for four of the most important areas in the Dolomites front. In particular, the steep and high valleys’ sides, part of the unique geomorphology of the Dolomites, determined unassailable positions from where the defenders, with protected and sometime relatively accessible rear lines, precluded the use of the valley, due to the visual control and the use of crossfire. From that point of view, topography, as the result of the particular morphogenetic processes which took place in the region, can be considered as one of the main geographical aspects that controlled the development and the outcomes of battles in the Dolomites front. The fourth paper used a cost distance analysis, a Geographic Information System (GIS) tool, in order to assess the obstacle to trafficability in Eastern Tyrol. The obstacle to trafficability can be considered one of the most important properties through which terrain influences war in mountainous countries (Clausewitz, 1832). The results demonstrated that the decision to defend the Tyrol Defence Line (TDL; i.e., the line chosen for the defence of the Tyrol region by Austria-Hungary) instead of the former political border did not reduced the perimeter to be defended. Thus, from this perspective, the shorter length of the TDL cannot be considered a military advantage, as other authors have inferred (e.g., Lichem, 1995).
La presente ricerca è stata condotta nell’ambito del progetto intitolato “Studio geografico e geologico militare dei siti della Grande Guerra nella Provincia di Belluno”, finanziato attraverso una borsa di Dottorato da parte della Fondazione per l’Università e l’Alta Cultura in Provincia di Belluno. La Provincia di Belluno si trova nelle Alpi sud-orientali ed il suo territorio, quasi interamente montuoso, è stato teatro di azioni belliche e di importanti battaglie tra l’Impero Austro-Ungarico ed il Regno d’Italia nel corso della Prima Guerra Mondiale. Nonostante quasi ogni opera dell’estesa storiografia riguardante la Prima Guerra Mondiale sul fronte italiano sottolinei l’importanza della geografia, gli studi specifici e sistematici riguardanti l’influenza dei fattori geografici sulle vicende belliche nelle Alpi sono un numero limitato. Lo scopo della presente tesi è quello di analizzare l’influenza delle condizioni geografiche sulle attività militari condotte sul fronte delle Dolomiti, in parte corrispondente al territorio della Provincia di Belluno, durante il primo conflitto mondiale. Questo obiettivo è stato raggiunto attraverso la stesura di quattro articoli scientifici. Il primo ha riguardato una revisione bibliografica delle motivazioni che hanno portato al fallimento dell’offensiva italiana del Cadore. Questo lavoro fornisce una sintesi completa delle opinioni relative alle cause che hanno portato al sopraddetto fallimento. Sulla base delle considerazioni emerse attraverso l’approfondita ricerca bibliografica, il secondo articolo è focalizzato sulle valutazioni militari del Generale Cadorna relative agli aspetti geografici correlati all’offensiva nel Cadore. In accordo con quanto riportato da altri autori (Botti, 1991; Isnenghi and Rochat, 2008), i risultati della presente ricerca suggeriscono che probabilmente il Cadorna non considerò appieno le difficoltà dovute alle condizioni del terreno di azione. Il terzo ed il quarto articolo, muovendo a partire dalla prospettiva di indagine tracciata nel primo articolo, hanno lo scopo di caratterizzare in maniera approfondita il valore militare del terreno attraverso analisi qualitative e quantitative di particolari caratteristiche geografiche e della loro influenza sulle operazioni militari. Il terzo articolo riguarda l’influenza che ha avuto la geomorfologia nel fronte delle Dolomiti. In particolare sono state realizzate una carta geomorfologica ed una carta con informazione militare storica per quattro settori puntuali del fronte di guerra, in corrispondenza di potenziali linee di facilitazione e ove gli austriaci posizionarono le loro difese. Lo studio integrato dei dati storici e geografici ha dimostrato in quale modo la particolare geomorfologia delle Dolomiti ha avuto un peso determinate sulle azione di guerra e, in ultima istanza, sugli esiti delle battaglie. Il quarto articolo fornisce una caratterizzazione dell’ostacolo alla percorribilità nel Tirolo orientale attraverso l’uso di una “analisi costo-distanza”, strumento disponibile in ambiente GIS. L’ostacolo alla percorribilità può essere considerato come uno dei principali elementi attraverso cui la conformazione fisica del terreno influenza l’attività bellica nei territori montani (Clausewitz, 1832). I risultati relativi a questo articolo dimostrano che la decisione di difendere la “Linea di Difesa del Tirolo”, ovvero la linea scelta per la difesa della regione del Tirolo da parte dell’Impero Austro-Ungarico, al posto del confine politico, non ha corrisposto ad una reale diminuzione del perimetro che doveva essere difeso. Secondo questa punto di vista, la minore lunghezza della “Linea di Difesa del Tirolo” non può essere considerata come un vantaggio militare, come sostenuto da altri autori (Lichem, 1995).
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D'Amico, Lorenzo <1996&gt. ""La diplomazia russo-statunitense nella Guerra del Kosovo"." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/20489.

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Abstract:
The thesis aims at highlighting and analyzing the diplomatic action made by both Russia and the United States in the Kosovo War occurred between 1998 and 1999. It was an armed conflict between the FRY (Federal Republic of Yugoslavia) and the Albanian national liberation movement UCK (Ushtria Çlirimtare and Kosovës), also known as KLA (Kosovo Liberation Army), which claimed the independence of Kosovo. Following several episodes of repression of ethnic Albanians in Kosovo by Serbia and a series of failed negotiations with Serbian President Milosevic, NATO (North Atlantic Treaty Organization) decided to support the KLA and intervene militarily on the territory. The related events are not the product of the NATO intervention, or at least not entirely, but more of the diplomatic meeting between the real protagonists, namely the United States and Russia. Through the analysis of primary sources such as memoranda from the national archives and the memories of the protagonists involved, the thesis highlights how the Kosovo War did not end exclusively through the massive bombings of the Atlantic Alliance, but also thanks to the brilliant diplomatic skills of the Russian envoy Chernomyrdin, US Vice President Gore and Ambassador Talbott, who convinced President Milošević to surrender. Moreover, the event dates “only” to about twenty years ago, which makes the relative historiography not as abundant or necessarily exhaustive as that about other conflicts involving the United States. This thesis therefore aims to contribute and enrich a recent historiography and not as vast as others. The structure of this study is tripartite. The first chapter deals with a detailed summary of the related events. The second chapter presents the United States and Russia at the beginning of the conflict, analyzing the US humanitarian motives that constitute NATO's casus belli and the reasons for Russia's initial aversion to the military intervention of the Atlantic Alliance. The third chapter instead shows Russia and the United States as essential diplomatic protagonists for the end of the conflict. It presents the contents of a series of memoranda declassified on 2 May 2019 and made available by President Clinton's Digital Library. At the time of writing this thesis, that is spring and summer 2021, there are no essays or academic texts that report these documents. Consequently, the narration and analysis of this chapter will take place mainly through primary sources.
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Deriu, Francesco <1993&gt. "Diplomazia e guerra fredda: la storia delle relazioni sino-britanniche dal 1949 al 1972." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12647.

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Abstract:
Il 6 gennaio 1950 il Regno Unito accordò il riconoscimento diplomatico alla neonata Repubblica popolare cinese e riconobbe il governo di Mao Zedong come l’unico legittimo rappresentante del popolo cinese. Questa decisione, che a molti osservatori dell’epoca parve la conseguenza di una decisione avventata, in realtà fu dettata da una serie di considerazioni di natura politico-economica. Ma il Regno Unito agli occhi della leadership comunista cinese occupava una posizione storica e politica ben precisa nei confronti della Cina, ed è proprio qui che si imperniano la peculiarità e la specificità dei rapporti diplomatici sino-britannici. Il Regno Unito fu la prima grande potenza capitalista (e il primo Paese occidentale) ad accordare il riconoscimento alla Cina popolare. Per i Paesi del blocco capitalista, la diplomazia cinese applicava il principio secondo cui prima vengono i negoziati, poi si instaurano rapporti ufficiali. I negoziati tra i due governi, britannico e cinese, toccarono una serie di questioni “calde” nel contesto di guerra fredda di allora; essi furono più volte ostacolati e interrotti da problemi tanto di natura internazionale quanto di politica interna cinese. Il Regno Unito e la Repubblica popolare cinese instaurarono pieni rapporti diplomatici con scambio di ambasciatori solo il 13 marzo 1972: si può facilmente calcolare quindi che i negoziati durarono ben 22 anni. Nonostante la sproporzione tra la rapidità con cui il Regno Unito riconobbe il governo di Pechino e la lentezza con cui le relazioni tra i due Paesi vennero portate al livello di piena rappresentanza, è possibile individuare tre momenti focali nella storia dei negoziati: 1) 2 marzo - 25 giugno 1950; 2) 1 maggio - 10 ottobre 1954; 3) 15 gennaio 1971 - 13 marzo 1972. Che cosa causò il protrarsi dei negoziati per ben 22 anni, prima di giungere alla definitiva instaurazione di rapporti diplomatici ufficiali? Ossia, quali furono i principali ostacoli che resero difficile al governo britannico il venire incontro alle richieste cinesi, e simmetricamente quale fu la strategia della leadership cinese nel confrontarsi col Regno Unito, alla luce del “secolo dell’umiliazione” da poco conclusosi? Se i periodi di quiescenza (occorsi tra i punti 1 e 2 e i punti 2 e 3) si configurarono a livello politico e diplomatico come fasi di stasi e conflitto tra i due Paesi, vi furono altri campi o settori che invece negli stessi periodi non subirono cesure o rallentamenti? Questo lavoro si pone l’obiettivo di descrivere, nei limiti delle fonti a disposizione, l’evoluzione delle travagliate relazioni diplomatiche sino-britanniche, a partire dal dibattito e dalla decisione di conferire il riconoscimento diplomatico alla RPC fino alla normalizzazione dei rapporti nel 1972.
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Galanti, Stefano <1990&gt. "Infanzia e Grande Guerra. Un percorso nella memoria delle classi popolari." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4936.

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Abstract:
Il carattere totalizzante assunto dal primo conflitto mondiale determinò una condizione duplice per i bambini: oltre a rappresentare le vittime dirette e indirette della violenza e della brutalizzazione, essi figurarono come indiretti protagonisti dell'esperienza della guerra, attori nei diversi fronti interni sorti a partire dal 1914. Furono, certamente, testimoni dell'evento. Mediante l'analisi di un campione circoscritto di testimonianze (composto essenzialmente da «fonti dell'io»), l'isolamento di nuclei sensibili della memoria e l'analisi delle loro articolazioni e dei contenuti ricorrenti, sarà dunque possibile delineare una parziale mappatura dello spazio collettivo popolare riservato al ricordo dell'infanzia in guerra nel primo Novecento italiano. Ad emergere sarà uno scenario complesso e multiforme, un quadro generale composto da persistenze e fattori di discontinuità: dalla compresenza di una portata del tutto nuova degli eventi – generata dallo sconvolgimento degli anni del conflitto – e della continuità in taluni aspetti del vissuto delle classi popolari.
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Meggetto, Andrea <1989&gt. "la contrapposizione tra stati uniti e urss: la guerra fredda." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13771.

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D'ONOFRIO, Roberta. "Superpotenze e non allineati nella guerra delle Falkland." Doctoral thesis, Università degli studi del Molise, 2021. http://hdl.handle.net/11695/100498.

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Abstract:
L'invasione delle isole Falkland da parte delle forze argentine (aprile 1982) rappresenta il triste epilogo di un lungo processo negoziale condotto dalla comunità internazionale e finalizzato alla ricerca di una soluzione pacifica ad una controversia che contrapponeva le due parti sul tema della sovranità, fino a toccare la complessa questione delle risorse petrolifere dei territori contesi oltre che la posizione strategica di questi ultimi per l’accesso all’area antartica. Le implicazioni di carattere geopolitico fanno sì che la controversia, lungi dall’assumere il volto di un conflitto “periferico”, coinvolse a più livelli le principali potenze a livello internazionale, nel più ampio contesto della Guerra fredda. Ma quale fu il ruolo assunto dalle principali potenze mondiali nella disputa? Grazie ai documenti del National Security Archive, declassificati nel 2012, è possibile delineare un ruolo degli Stati Uniti diverso da quello di semplici “mediatori imparziali” di cui si era a conoscenza prima che la pubblicazione di memorandum di conversazioni e rapporti di intelligence, intercorsi durante il conflitto tra i massimi esponenti politici e diplomatici argentini, britannici e statunitensi, mettesse in luce il vero ruolo assunto dagli USA. Un ruolo, quello dell’amministrazione Reagan, chiarito anche dai documenti e dalle testimonianze contenuti nei ventiquattro volumi del Rapporto Rattenbach e dal volume XIII (Conflict in the South Atlantic, 1981–1984) della collana americana FRUS. I documenti di recente declassificazione forniscono importanti dati, prove testimoniali ed indicazioni sulla posizione assunta, nella disputa, dagli Stati aderenti al movimento dei Non Allineati, rivelando le interconnessioni tra il conflitto delle Falkland e le dinamiche bipolari caratteristiche del contesto della Guerra Fredda. Tra gli altri rileva (in modo determinante ai fini della vittoria britannica) il contributo del Cile, accuratamente testimoniato dall’inglese Sydney Edwards, ai tempi della disputa Ufficiale della RAF, nel testo My secret Falkland war (2014): «My personal opinion – and I think one which was shared by my bosses at the Ministry of Defence and by Margaret Thatcher – is that the help we received from Chile was absolutely crucial», scrive Edwards. E ancora: «Without it, we would have lost the war».
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Sirto, Roberta <1991&gt. "I crimini di guerra giapponesi e la politica del risarcimento." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10445.

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Abstract:
Lo spettro della guerra dell’Asia e del Pacifico (1931-1945) continua ad influenzare il Giappone e la sua politica estera. Fu durante questo periodo che avvennero i crimini di guerra perpetrati dai militari giapponesi contro i prigionieri di guerra e i civili nelle zone occupate. Nella prima parte della tesi vengono affrontate le tematiche che portarono alla commissione di tali crimini. A metà Ottocento il Giappone si aprì alle relazioni con le potenze occidentali e cercò di attuare una politica che lo portasse ad ottenere un ruolo paritario a queste nazioni intraprendendo una politica di conquista in Asia Orientale. Per fare questo si dotò di un esercito moderno che sostituiva al tradizionale codice samurai, fondato sugli antichi valori di fedeltà e coraggio, un sistema militare sempre più rigido e violento che culminò con il comportamento dei soldati giapponesi durante la guerra. A seguito della sconfitta giapponese le forze alleate istituirono il Tribunale di Tokyo che, assieme a tribunali minori, si occupò di sottoporre a processo i criminali di guerra giapponesi. Nell’arco del processo alcune questioni vennero tralasciate e le vittime dei crimini non ottennero giustizia né i dovuti risarcimenti. A partire dagli anni Novanta le vittime asiatiche dimenticate cominciarono a richiedere al governo giapponese scuse ufficiali e le dovute riparazioni, mettendo nuovamente il governo giapponese dinanzi alle proprie responsabilità della guerra dell’Asia e del Pacifico.
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Portelli, Ivan <1974&gt. "Il Seminario centrale di Gorizia dalla restaurazione alla prima guerra mondiale." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2007. http://hdl.handle.net/10579/652.

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Mattiello, Beatrice Andrea <1996&gt. "L’immagine del Giappone agli occhi dei viaggiatori russi: l’evoluzione prima e dopo la guerra russo-giapponese (1904-1905)." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/18378.

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Abstract:
Il presente elaborato approfondisce il tema dell’evoluzione del discorso russo sul Giappone prima e dopo la guerra russo-giapponese (1904-1905), attraverso l’analisi di diari e resoconti di viaggio russi. Lo studio si divide in quattro capitoli: nel primo si presenterà generalmente il campo di ricerca sulla quale si basa l’elaborato, ovvero l’imagologia, e il panorama degli studi esistenti sul discorso russo riguardante il Giappone, mentre il secondo e il terzo si occuperanno specificatamente della rappresentazione russa del Paese del Sol Levante prima e dopo il conflitto. Nel quarto capitolo si confronterà la percezione dei viaggiatori russi col mito del “pericolo giallo” e nelle conclusioni si evidenzierà come il Giappone prima, ma soprattutto dopo la guerra, nonostante la sconfitta russa, venne rappresentato dai viaggiatori zaristi come una Potenza mondiale degna di rispetto, da imitare per le sue doti militari dimostrate durante il conflitto, al punto di diventare uno dei più stretti alleati dell’Impero zarista. Dal momento che gli studi riguardanti il tema trattato e basati specificatamente su diari e racconti di viaggio russi sono attualmente inesistenti, con questa tesi si ha l’obiettivo di fornire per la prima volta alla ricerca una panoramica generale riguardo l’evoluzione del discorso russo nel periodo pre e post-bellico. Tale studio risulterà, inoltre, utile per comprendere il mutamento delle relazioni tra l’Impero zarista ed il Paese del Sol Levante nel periodo preso in esame. Il presente elaborato è stato realizzato attraverso l’analisi di rari diari e resoconti di viaggio russi ed il loro confronto con studi sulla rappresentazione europeo occidentale del Giappone. Inoltre, sono stati presi in considerazione anche la letteratura scientifica più recente ed i manuali riguardanti la storia, la politica, l’economia e la società sia russa che giapponese, al fine di delineare il contesto storico e le relazioni nippo-russe.
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De, Cicco Sara <1996&gt. "Fine del sogno socialista? Le sorti dell’Associazione dei coreani residenti in Giappone durante e dopo la Guerra fredda." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21604.

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Abstract:
Sin dalla sua istituzione nel 1955 la Chae Ilbon Chosŏnin Ch'ongryŏnhaphoe (Associazione Generale dei Coreani Residenti in Giappone), più comunemente conosciuta come Chongryun è sempre stata affiliata al regime nordcoreano. Pur avendo spesso svolto il ruolo cruciale di mediatrice tra Corea del Nord e Giappone, l’associazione ha subito un lento declino dalla fine degli anni Settanta, determinato sia da fattori interni che esterni alla stessa, dovuti al sempre più scarso interesse delle nuove generazioni verso il regime e una sempre più crescente perdita di fiducia verso l’associazione da parte della comunità coreana in Giappone (zainichi). Ad aver influito su questi cambiamenti è stato anche il miglioramento dagli anni Ottanta delle condizioni di vita degli zainichi. Tuttavia, il costante declino vissuto dalla Chongryun fino ad oggi potrebbe essere arrestato facendo in modo che l’associazione assuma nuovamente il ruolo di ponte per istituire delle relazioni meno tese tra Giappone e Corea del Nord, diventando un mezzo per quest’ultima per promuovere un’immagine differente di sé stessa in Giappone, che si distacchi parzialmente dalle questioni nucleari. È infatti nell’interesse della Corea del Nord aprire ufficiosamente dei canali nel Pacifico che offrano un’alternativa a quelli instauranti con Russia e Cina. Con una riforma interna e una maggiore attenzione ai cambiamenti della società, la Chongryun potrebbe diventare un mezzo per il regime nordcoreano per esercitare una diplomazia culturale paragonabile a quella condotta dalla Corea del Sud tramite l’Istituto Sejong o l’ancora più noto Istituto Confucio per la Cina.
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De, Poli Luca <1970&gt. ""78 giorni di bombardamento NATO: la guerra in Kosovo vista dai principali media italiani"." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3776.

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Venturini, Monica <1984&gt. "“The Darkest Corners of Our World” : l’orientalismo americano e la guerra in Iraq dell’amministrazione di George W. Bush." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15597.

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Abstract:
Il mese di agosto del 2019 vanta un triste primato: l’uccisione del sergente d’artiglieria del corpo dei Marine Raider, Scott A. Koppenhafer, primo caduto statunitense in Iraq di questo anno. Infatti, nonostante i rosei tweet del presidente americano Donald Trump, che nel dicembre 2018 sanciva la definitiva sconfitta dell’Isis, fonti ufficiali delle Nazioni Unite e del governo americano danno lo Stato Islamico tutt'altro che per spacciato, spronando il presidente ad invertire la rotta in merito al ritiro delle truppe americane, iniziato proprio quest’anno. I riflettori della politica mediorientale sono puntati nuovamente su due protagonisti del nostro secolo, Stati Uniti ed Iraq. Senza sminuire la centralità di obiettivi economico-politici dell’attacco all'Iraq nel 2003 voluto dall'amministrazione neocon di George W. Bush, l’intento di questo lavoro vuole essere quello di inquadrare quel conflitto all'interno della cornice dell’orientalismo di saidiana memoria, analizzando in quest’ottica la guerra in Iraq per verificare l’esistenza di preconcetti orientalisti tra le righe del discorso politico statunitense.
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Esposito, Carmela Anna <1989&gt. "Il ruolo della donna nella Croce Rossa Americana e Italiana. Spunti per un'analisi comparativa storica e sociologica dei ruoli femminili nel corso della Grande Guerra." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amsdottorato.unibo.it/8685/1/Esposito_CarmelaAnna_Tesi.pdf.

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Abstract:
La Croce Rossa è una delle organizzazioni umanitarie laiche più grandi e più longeve. Vanta la sua presenza in 190 realtà nazionali e una storia di oltre 150 anni. Il fatto che essa sia presente in quasi tutti i paesi del mondo e sia riconosciuta e apprezzata a livello nazionale e internazionale ha influito sulla volontà di analizzare, in chiave storica, sociologica e comparativa, quell’organismo. Capire maggiormente i modi attraverso i quali un ente di terzo settore, come quello della Croce Rossa, funzionasse, individuando possibili correlazioni tra contesto storico, sociale, politico e specifica società di Croce Rossa, sono stati i motivi alla base. L’adozione di un approccio sensibile al genere, nonché la comprensione dei modi attraverso i quali le società di Croce Rossa Americana e Italiana considerassero il personale maschile e femminile e gli riconoscessero le più differenziate mansioni lavorativi, sono stati gli obiettivi alla base della ricerca. Affinché quelle finalità fossero possibili, è stata adottata una specifica metodologia. Rivolgendo l’attenzione a un momento storico preciso (quello della Grande Guerra), sono stati prediletti strumenti di indagine non intrusivi e “non reattivi”. È stato pertanto considerato il materiale archivistico presente al riguardo e detenuto da specifici archivi pubblici. Ho pertanto sottoposto il materiale raccolto a un’analisi qualitativa – mediante l’aiuto del software NVivo, versione 12 – e ad una quantitativa – impiegando SPSS, versione 20. I risultati raggiunti hanno stabilito una forte disparità tra le due società di Croce Rossa considerate, ravvisando, nel diverso assetto socioculturale e nel tipo organizzazione intrinseca, le basi di ciò.
Red Cross is one of the biggest and most long-lived humanitarian organizations ever. The institution has been alive for more than 150 years and it is present in 190 States. I decided to do a sociological and historical research because I wanted to analyze the women’s roles of the American Red Cross and the Italian one during the First World War. Therefore, this thesis shows some social and cultural differences between Italian and American realities. I have taken a gendered approach to both case studies (American Red Cross and Croce Rossa Italiana) and organized the thesis in three parts. The first one is about the theoretical framework. In the second part I talk about the subject of study and the historical context of the Great War. Finally, in the third section I describe the research and the results achieved. I chose a non-intrusive methodology, and I collected many archival documents in Italy and in the United States to better understand the roles of women within those two institutions. Therefore, I did a quantitative and qualitative comparative analysis by using SPSS20 and NVivo12.
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Sasso, Stefano <1996&gt. "Luigi Piccoli (1910-1943): vita e memoria di un dirigente di Azione Cattolica tra fascismo e guerra." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19351.

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Abstract:
L'elaborato mette in luce la vita di Luigi Piccoli, presidente diocesano della GIAC (Gioventù Italiana di Azione Cattolica) di Verona dal 1939 al 1943. Richiamato alle armi nel 1940, partecipò alle campagne di Francia e di Sicilia prima di trovare la morte il 10 settembre 1943, nelle caotiche ore successive all'annuncio dell'armistizio, a seguito di uno scontro a fuoco con le truppe tedesche nel vano tentativo di difendere la sede del comando della VI Armata presso Montebello Vicentino. Il riordino del fondo personale di Luigi Piccoli e del fondo dell'Azione Cattolica veronese, depositati presso l'Archivio Storico della Curia Diocesana di Verona, insieme alla documentazione proveniente da altre istituzioni come l'Archivio di Stato di Verona e l'archivio centrale dell'Azione Cattolica ISACEM (Istituto Paolo VI), hanno permesso una minuziosa analisi della corrispondenza epistolare privata di Piccoli (392 lettere) e degli articoli (99) prodotti per il periodico della GIAC veronese "Idea Giovanile", uno dei pochi giornali indipendenti dal regime. La ricostruzione della vita di Luigi Piccoli mette in luce le speranze e le ambizioni di un giovane dirigente cattolico dinanzi all'ascesa dell'ideologia fascista ma anche le illusioni e il disincanto dovuti all'esperienza del conflitto. Infine si è cercato di tratteggiare anche la travagliata opera di "memorializzazione" della figura di Luigi Piccoli, compiuta dagli ambienti democristiani e cattolici veronesi nel Secondo Dopoguerra.
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