Academic literature on the topic 'Storia della Guerra'

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Journal articles on the topic "Storia della Guerra"

1

Tulli, Umberto. "I diritti umani nella Guerra Fredda. Nuove proposte e nodi interpretativi." MONDO CONTEMPORANEO, no. 2 (February 2022): 157–76. http://dx.doi.org/10.3280/mon2021-002005.

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Abstract:
Negli ultimi anni, gli storici hanno scoperto i diritti umani e avanzato una nuova interpretazione della loro storia negli anni della Guerra Fredda. Lungi dal proporre una storia lineare e trionfalista, gli studiosi si stanno concentrando sulle contraddizioni ed ambiguità dei diritti umani. Questa rassegna storiografica sottolinea alcuni tratti comuni alla nuova storiografia sui diritti umani: primo, sembra abbandonare la storia del diritto per dialogare con la storia politica, la storia delle relazioni internazionali e la storia transnazionale. Secondo, contribuisce a ridefinire e complicare la storia della Guerra Fredda, mostrando punti di contatto e di intersezione tra due storie che hanno difficilmente dialogato tra loro. Vi sono però dei limiti che sembrano poter fare emergere un nuovo approccio trionfalistico alla storia dei diritti umani.
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Gabrielli, Patrizia. "Quotidianità, soggettività: ribaltamenti prospettici nella storia della politica e del genere." REVISTA DE HISTORIOGRAFÍA (RevHisto), no. 37 (July 21, 2022): 59–77. http://dx.doi.org/10.20318/revhisto.2022.7055.

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Abstract:
Lungo il decennio Sessanta-Settanta, contrassegnato da profonde trasformazioni strutturali e culturali, la storiografia italiana dà vita a un dibattito storiografico che mette in discussione consolidati paradigmi interpretativi per aprire la ricerca a nuove tematiche e ad altre prospettive di analisi. Sotto l’influenza del dibattito teorico d’oltralpe, nascono la storia sociale e la microstoria. A partire da questi eventi, presupposti per l’ingresso della soggettività nella ricerca storica, il saggio prende in esame i principali cardini della oramai ricca e articolata produzione sulle fonti autonarrative. Sebbene questo filone storiografico abbia avuto le sue originarie sperimentazioni nell’ambito della storia delle migrazioni e della prima guerra mondiale, e su questi grandi eventi si siano conseguiti risultati pregevoli e originali, il saggio si sofferma sulle principali linee di indagine seguite dalla Storia Politica e dalla Storia di Genere.
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Russo, Vittoria. "Storia di una battaglia senza guerra." EDUCAZIONE SENTIMENTALE, no. 37 (September 2022): 92–102. http://dx.doi.org/10.3280/eds2022-037008.

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Abstract:
Parlare di disabilità in un contesto di psicoterapia psicoanalitica non è usuale, ancora meno quando ci si confronta con disabilità sensoriali specifiche. Consideriamo la sordità, la possibilità di incontrare un paziente sordo, di interagire con lui in maniera diretta utilizzando come strumento di comunicazione la LIS (Lingua Italiana dei Segni). La terapia diventa in questo modo un viaggio nel viaggio, tanto per la terapeuta che incontra il paziente quanto per la persona sorda che decide in maniera autonoma di entrare in contatto con un soggetto udente, che utilizza la sua modalità di interazione con il mondo della sordità. Il setting della terapia, che prende forma dalla sua concretezza nell'essere prima di tutto luogo dell'incontro di due persone, poco per volta diventa luogo dell'incontro di due menti, due sensibilità, due mondi. Nella psicoterapia con i pazienti sordi le caratteristiche del setting sembrano ampliarsi, acquistano una forma tridimensionale: ci sono corpi che si incontrano, stili narrativi che prendono forma attraverso l'utilizzo di una lingua nuova definita da regole specifiche, segni, significati come nell'interazione con una lingua straniera. Paziente e terapeuta si conoscono anche attraverso l'espressione dello stile narrativo, dell'utilizzo delle mani per segnare, delle modalità di interazione di quelle mani sui propri corpi nell'esecuzione del segno. Si tratta di un viaggio affascinante, complesso e faticoso. Lo sguardo tra paziente e terapeuta a volte celato, negato o desiderato in altri casi, nell'incontro con la persona sorda diviene forma essenziale del setting: è importante lo sguardo che si rivolge al segno disegnato dalle mani, è rilevante lo sguardo che si posa sui volti per coglierne espressioni e caratteristiche elementi fondamentali nella LIS. L'incontro con Edoardo, giovane paziente adulto all'epoca del primo contatto per iniziare una terapia, presenta poco per volta la trama di una narrazione mai ascoltata ma forse ancora prima mai narrata. Nei segni che quasi timidamente si concedono paziente e terapeuta si coglie l'evoluzione di un percorso, che all'interno del setting prende forma e si trasforma. Edoardo cresce, la sua terapeuta insieme a lui e il luogo delle sedute diventa momento prezioso di condivisione emotiva ed affettiva. Il desiderio di autonomia di Edoardo, i suoi progetti delineati all'interno della terapia un giorno purtroppo vengono bruscamente tagliati, negati da un ambiente familiare chiuso e intimorito di fronte ai progressi del figlio. Edoardo esce di scena, costretto ad abbandonare il luogo della terapia diventa nuovamente sordo di fronte alle sue possibilità di crescita. Il setting della terapia perde la presenza di Edoardo, il tempo si dilata e i mesi diventano anni nel ricordo della sua assenza. L'irrompere nella vita di tutti della pandemia stravolge ritmi e consuetudini, le terapie cercano nuovi assetti per definire nuove forme di incontro e far fronte alla nuova realtà. In questo clima Edoardo dopo anni decide di riprendere la sua terapia, di ridare forma viva al setting del suo lavoro clinico. Edoardo desidera l'incontro in presenza, l'utilizzo delle mascherine simbolicamente gli ha fatto sentire il dolore provato per la negazione della comunicazione, con emozione ritrova il suo luogo con la sua terapeuta e può riprendere la trama della sua narrazione. Il lavoro con Edoardo permette di cogliere la specificità del setting, che ha trovato spazio nella mente del paziente, facendogli compagnia durante gli anni di assenza dal luogo della terapia. Edoardo ha custodito dentro di sé il senso del lavoro terapeutico, è riuscito ad ascoltarsi e riconoscere nella ricerca del setting perduto la voce di quella relazione che lo ha fatto sentire vivo.
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Caiazzo, Monica. "Il mito dell'alleanza italo-francese nella Grande Guerra." STORIA IN LOMBARDIA, no. 2 (December 2010): 62–94. http://dx.doi.org/10.3280/sil2010-002003.

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Abstract:
Con la crisi di coscienza provocata dallo scoppio della prima guerra mondiale gli intellettuali dovettero interpretare nuove realtŕ a partire dalla concezione di "guerra giusta". La consapevolezza di questa crisi indusse a ricercare nella propria memoria nazionale elementi unificanti, verso i quali convogliare i comportamenti delle masse. A questo processo di autoresponsabilizzazione contribuě il mito della fratellanza latina, nell'accezione di un'intesa prevalentemente culturale italo-francese. Milano fu il centro di questo rinnovato incontro tra culture teso al recupero di un'identitŕ nazionale che si ricongiungesse con la propria storia. Note biografiche: Monica Caiazzo č dottore di ricerca in "Storia delle istituzioni e della societŕ nell'Europa contemporanea". Attualmente insegna presso un istituto di secondo grado ed č tutor presso la cattedra di Storia contemporanea della Facoltŕ di scienze politiche dell'Universitŕ degli Studi di Milano. E-mail: monica_caiazzo@yahoo.it
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Kramer, Nicole. "Der Wandel des italienischen Sozialstaats in Zeiten politischer Umbrüche." Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 97, no. 1 (December 20, 2017): 3–23. http://dx.doi.org/10.1515/qfiab-2017-0003.

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Abstract:
Riassunto La storia dello Stato sociale italiano affonda le sue radici nel XIX secolo e comprende un periodo di radicali cambiamenti politici. Introducendo la sezione tematica „Le molte facce dello Stato sociale. Prospettive sulla storia della protezione sociale in Italia tra dittatura e democrazia“, il contributo offre una panoramica della ricerca e discute, in particolare, i risultati a cui sono giunti nuovi studi. A partire dai primordi delle assicurazioni sociali nel nuovo Regno d’Italia si seguono le fasi dell’ampliamento e della trasformazione dei sistemi di sicurezza sociale con particolare riguardo alle innovazioni realizzate durante la guerra e nel dopoguerra, nonche al quadro ideologico e alle idee guida su cui si basano. Da cio emerge che la forma dello Stato sociale italiano e stata influenzata sia dalla monarchia che dalla dittatura e la democrazia. Si discute in quale misura i passaggi da un regime all’altro, come pure le conseguenze prodotte dalla guerra, abbiano innescato dinamiche trasformative.
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Kramer, Nicole. "Der Wandel des italienischen Sozialstaats in Zeiten politischer Umbrüche." Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 97, no. 1 (March 5, 2018): 3–23. http://dx.doi.org/10.1515/qufiab-2017-0003.

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Abstract:
Riassunto La storia dello Stato sociale italiano affonda le sue radici nel XIX secolo e comprende un periodo di radicali cambiamenti politici. Introducendo la sezione tematica „Le molte facce dello Stato sociale. Prospettive sulla storia della protezione sociale in Italia tra dittatura e democrazia“, il contributo offre una panoramica della ricerca e discute, in particolare, i risultati a cui sono giunti nuovi studi. A partire dai primordi delle assicurazioni sociali nel nuovo Regno d’Italia si seguono le fasi dell’ampliamento e della trasformazione dei sistemi di sicurezza sociale con particolare riguardo alle innovazioni realizzate durante la guerra e nel dopoguerra, nonché al quadro ideologico e alle idee guida su cui si basano. Da ciò emerge che la forma dello Stato sociale italiano è stata influenzata sia dalla monarchia che dalla dittatura e la democrazia. Si discute in quale misura i passaggi da un regime all’altro, come pure le conseguenze prodotte dalla guerra, abbiano innescato dinamiche trasformative.
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Pepino, Livio. "Guerra alla povertŕ o guerra ai poveri?" QUESTIONE GIUSTIZIA, no. 3 (September 2011): 290–303. http://dx.doi.org/10.3280/qg2011-003023.

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Abstract:
La storia non lascia dubbi. Ciň che non si governa (che si rifiuta di governare) con l'inclusione non puň che essere gestito con il suo opposto, cioč con l'esclusione. Č l'eterna storia della povertŕ, che la Costituzione del 1948 voleva eliminare e che la politica di questo inizio di millennio cerca semplicemente di nascondere (anche in modo brutale).
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M. Núñez Seixas, Xosé. "Dalla storia militare alla storia culturale della guerra." PASSATO E PRESENTE, no. 109 (March 2020): 180–99. http://dx.doi.org/10.3280/pass2020-109012.

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9

Prampolini, Antonio. "La "Grande Guerra" in Rete: risorse on-line e siti web sulla prima guerra mondiale." SOCIETÀ E STORIA, no. 129 (December 2010): 531–51. http://dx.doi.org/10.3280/ss2010-129004.

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Abstract:
La presenza della "Grande Guerra" in Rete, anche ad un primo approccio, lascia immediatamente stupito l'osservatore per la sua consistenza e molteplicitÀ di espressioni. L'esperienza traumatica fondante del novecento (l'inizio del "secolo breve" delle guerre mondiali) ha trovato in Internet uno spazio congeniale sia alla modernitÀ del conflitto che alla multimedialitÀ e all'ipertestualitÀ del World Wide Web. L'autore, immedesimandosi in un ipotetico utente della Rete interessato alla storia della Prima Guerra Mondiale, ne segue il percorso di ricerca per analizzare le fonti di informazione e di documentazione offerte dal Web. La sua attenzione si focalizza su Google e Wikipedia ed in particolare sui collegamenti esistenti tra il motore di ricerca e l'enciclopedia. L'autore ne apprezza le funzionalitÀ e i servizi non ignorando i problemi derivanti dall'utilizzo di tali risorse. L'articolo si conclude con un approfondimento sulle sitografie on-line (directory e portali) relative alla Prima Guerra Mondiale, che conferma la loro indispensabile funzione di selezione e di guida nel Web.
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Ferrari, Paolo. "Introduzione a L'industria bellica nella storia d'Italia. Economia e tecnologia negli studi di Andrea Curami." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 261 (February 2011): 575–84. http://dx.doi.org/10.3280/ic2010-261001.

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Abstract:
Andrea Curami (1947-2010) č stato docente di Meccanica applicata e di altre materie al Politecnico di Milano, esperto di motori e di automobilismo, storico delle vicende militari ed economiche italiane tra Ottocento e seconda guerra mondiale. Si č occupato anche di storia dei trasporti e ha promosso le ricerche di un gruppo di studiosi riunito attorno a sé. A partire dagli studi sull'aeronautica, ha sviluppato un'analisi originale dell'industria bellica italiana, coniugando storia delle vicende militari e storia economica e della tecnologia, ponendo al centro i rapporti tra committenza pubblica e un mondo dell'industria, continuamente oscillante tra innovazione e sfruttamento delle risorse pubbliche, che progressivamente si afferma quale componente decisiva della classe dirigente. Curami ha in particolare studiato la Grande guerra quale snodo cruciale di questo processo, e il riarmo fascista, quando l'industria č in grado di imporre alle forze armate mezzi spesso obsoleti e inadeguati. Del riarmo fascista e della mancata mobilitazione nel secondo conflitto mondiale egli propone un modello interpretativo nel quale l'analisi tecnica diviene funzionale alla comprensione delle politiche seguite dalle imprese, con un'interpretazione originale dei rapporti tra forze armate, politica e grande industria.
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Dissertations / Theses on the topic "Storia della Guerra"

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Biella, Alessia <1994&gt. "La Guerra Ibrida dello Stato Islamico: terrorismo, guerra convenzionale, guerra dell'informazione e guerra cibernetica. Analisi della presenza dello Stato Islamico nel Deep Web." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/18960.

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Abstract:
La nascita dello Stato Islamico ha segnato una nuova minaccia per la sicurezza globale. Le strategie militari convenzionali e non, come le tecniche di guerriglia o gli attacchi terroristici, si sono affiancate a strategie comunicative e ad un utilizzo della tecnologia tale da aver fatto scoppiare anche una guerra dell'informazione e cibernetica, oltre che a quella sul campo. Nell'ambito dell'Isis, le varie strategie militari, che confluiscono in una guerra ibrida, sono interconnesse e si influenzano a vicenda: il seguente elaborato ha l'obbiettivo di confrontare questi sviluppi dal momento della proclamazione del califfato fino ad oggi, passando in rassegna l'evoluzione delle strategie belliche, comunicative e digitali dell'Isis e la risposta da parte della controffensiva sia sul campo militare che digitale. In un mondo sempre più virtuale, veloce e dinamico, in cui la necessità di adattarsi è alla base della sopravvivenza, l'Isis ha imparato a stare sempre al passo con i nuovi mezzi di comunicazione e le novità informatiche, rendendoli delle vere e proprie armi da usare nel cyberspazio, riconosciuto dalla Nato come il quinto dominio di guerra. Questa analisi prenderà in considerazione le 'armi virtuali' e il loro utilizzo da parte dal 'califfato virtuale' nel corso del tempo, fino ad esaminare l'attuale presenza e le produzioni mediatiche nel Deep Web, mettendo in evidenzia le problematiche che le forze dell'ordine, l'intelligence, gli esperti e la società civile, ma anche la controparte terroristica, riscontrano in questo nuovo contesto.
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GROSSI, Erica. "1914-1918. L'Album della Guerra: regime telescopico e montaggio fotografico della Storia." Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2014. http://hdl.handle.net/10447/91281.

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Abstract:
Negli archivi europei un cercatore di immagini può davvero diventare il pescatore del mare di cui Hannah Arendt parla a proposito di Walter Benjamin collezionista, cioè di Benjamin storico. In breve, di Benjamin filosofo della storia. In particolare, si tratta di sapersi immergere, saper andare al fondo di un patrimonio fotografico enorme che mostra fin dal primo sguardo – e di sguardo si tratterà in modo esteso – una straordinaria accumulazione di immagini di guerra. La relazione tra fotografia e guerra, infatti, è stata sottolineata da molti pensatori e filosofi – e dallo stesso Benjamin –, ma anche da artisti e sperimentatori di tecniche fotografiche del XX secolo, e in particolare, da una gran parte di teorici di quella che dagli anni '70 è stata definita Visual Culture. Questi studi hanno riconosciuto nella produzione iconografica della Prima Guerra mondiale il momento-zero, l'inizio effettivo della fascinazione della fotografia per la guerra. O viceversa. In effetti, la produzione fotografica dei Servizi preposti dagli Eserciti e la produzione privata – intima – di soldati amatori si realizzano come fenomeno del tutto nuovo dell'esperienza di guerra e si caratterizzano per due aspetti che in questa ricerca si riconoscono fondamentali proprio sul piano del metodo di lavoro e di studio con cui si procede all'analisi: una inedita volontà documentaria dell'esperienza della trincea e una straordinaria necessità di produzione e riproduzione di immagini ad uso delle masse. Definire nel mare di fonti per la Prima Guerra mondiale un oggetto preciso ed efficace di studio è stato per questi due motivi particolarmente difficile ma è su quell'oggetto che si concentra lo scavo archeologico – o la pesca miracolosa – alla ricerca dei caratteri peculiari e in qualche modo “originari” del fenomeno novecentesco di fascinazione per la guerra da parte dello sguardo e dunque del dispositivo fotografico, nodi centrali della riflessione. Dunque, la necessità di lavorare su un corpus il più coerente e riconoscibile possibile, il problema dei diritti di consultazione e riproduzione dei materiali fotografici – problema dovuto a questioni di fragilità materiale della fonte e a questioni di risorse economiche degli istituti di conservazione – e la difficoltà di poterli analizzare, tutto questo obbliga il ricercatore, e allo stesso tempo lo invita, a operare una scelta, a restringere il campo il più possibile. Qui si è trattato di fare i conti con un oggetto che fosse da un lato riconoscibile – le generalizzazioni non sono quasi mai permesse o giustificabili – ma dall'altro anche estendibile – la pratica fotografica nel corso del primo conflitto mondiale viene continuamente descritta come comune a tutti gli schieramenti, su tutti i fronti, sottoposta a dinamiche censorie e politiche propagandistiche pressoché identiche per tutti i Paesi coinvolti nel conflitto. A questi due criteri di scelta, ha risposto con maggiore aderenza un gruppo di circa sessanta album fotografici prodotti dalla Sezione Fotografica dell'Esercito italiano e conservati presso l'Archivio Centrale del Risorgimento di Roma, già a partire dalla fine del conflitto per volontà dell'allora Ministro di Unità Nazionale Paolo Boselli. L'attenzione di allora per questo tipo di pratiche e produzione in tempo di guerra, e l'attenzione di oggi per la loro conservazione e fruizione in vista del centenario della Grande Guerra, hanno aggiunto a questa ricerca almeno due nuovi aspetti da tenere in conto, sia sul piano del metodo sia su quello delle considerazioni generali. Da una parte infatti, questo corpus è al centro di un progetto di digitalizzazione degli archivi iconografici e dei documenti della Grande Guerra condiviso e portato avanti da diversi istituti e enti di conservazione in Italia – si veda il sito www.14-18.it – sul modello di una più ampia progettazione telematica di stampo europeo – si veda il sito www.europeana.eu. Dall'altra, il fatto di essere alle porte del centenario del conflitto rimette straordinariamente in funzione retoriche e contenuti di un discorso nazionale identitario che si vuole fondare proprio sull'accessibilità diffusa a mezzo internet di fonti considerate popolari e fruibili acriticamente, come le immagini dal fronte. Si tratta quindi, sul piano metodologico di un tentativo di “salvare” il patrimonio di fotografie al centro dello studio da una morte “etica”, dall'oblio dovuto a una fruizione troppo semplificata – l'interfaccia virtuale e l'infinita rete di link e connessioni possibili; emanciparlo da un uso semplicistico della fotografia come fonte per la storia – spesso decorazione della pagina o illustrazione di posizioni teoriche già stabilite; e in questo periodo, anche liberarlo dalle celebrazioni nazional-patriottiche, dalla riattivazione di ambigue e pericolose retoriche identitarie. Ma, allo stesso tempo, sul piano della Visual Culture di contribuire a rendere questi materiali un archivio aperto, un «archivio potenziale» e disponibile a una consultazione che vada al di là di una pretesa interpretazione ufficiale della Grande Guerra; indagare quindi i piani produttivi della ripetizione delle immagini, il montaggio stesso come dispositivo fotografico più o meno codificato nelle pagine dell'album, la possibilità stessa della loro riproduzione massificata per il tramite di altri strumenti di propaganda e d'informazione durante e dopo il conflitto. Nella prima parte della tesi quindi – la cui struttura generale si compone di quattro macro-sezioni di cui l'ultima è l'album-catalogo fotografico di materiali scelti – si è trattato di riflettere con attenzione sulla natura di questo archivio: una natura doppia, materiale e virtuale innanzitutto; ma anche rigida e ufficiale eppure aperta e passibile di manipolazioni, scomposizioni, connessioni virtuali. In questo senso, nel primo capitolo sono trattate anche le questioni relative alle caratteristiche proprie dell'album e delle singole immagini come oggetti-dispositivi fotografici a sé stanti; alle modalità e alle politiche coeve e recenti di accumulazione, conservazione e fruizione che li hanno prodotti e riprodotti. Tutto questo permette ci concepire il corpus degli album fotografici ufficiali come un archivio in se stesso – strutturalmente simile, come si è accennato prima, agli altri corpus dello stesso genere – nel quale cercare le caratteristiche di base di un materiale prodotto per documentare le attività dell'Esercito da una parte, e per essere diffuso attraverso la stampa di guerra e i giornali popolari, dall'altra. Questi aspetti che si iscrivono in un discorso sull'estetica della politica e della violenza di guerra – ovvero di una violenza legittimata dal monopolio del potere costituito e dalle pratiche stesse della sua circolazione propagandistica – nelle società europee coeve, sono elementi essenziali di una riflessione più ampia sulla visualità della guerra come esperienza percettiva e come espressione culturale – la Visual Culture in senso largo – dal suo debutto all'inizio del XIX secolo. Esiste infatti, una forte caratterizzazione della produzione fotografica nel milieu della guerra che sembra – ed è qui che si trova il nodo dell'analisi – influenzare la relazione tra fotografia e guerra e, di qui, tra esperienza della realtà novecentesca come di una «guerra totale» e la sua riproduzione tecnica che ne moltiplica le visioni fino a identificarla come fenomeno originario, matrice della storia contemporanea, esperienza collettiva e continuativa dell'individuo attore-spettatore del disastro. La seconda macro-sezione del lavoro si concentra quindi sul doppio binario di questo fenomeno spettatoriale nato nella trincea della Grande Guerra: doppio perché da un lato resta ancorato alla sua fonte – l'album fotografico e la fotografia come dispositivo – ma dall'altro, si eleva al livello teorico delle riflessioni e delle teorie sulla percezione, sui media nell'accezione benjaminiana di Apparatur, sull'antropologia della guerra seguendo una linea che parte proprio da Benjamin e da quanti – artisti e non – riflettono sul tema a partire già dagli anni '20 e '30. In modo particolare, il terzo capitolo della tesi cerca di fare il punto delle diverse prospettive e pratiche di manipolazione fotografica che prendono avvio proprio dall'esperienza e dal patrimonio iconografico della Grande Guerra per riflettere e riprodurre un sapere visuale sulla realtà, sul mondo e, in senso critico, sulle sue trasformazioni: naturalmente, il confronto sul dispositivo fotografico tra Benjamin e Kracauer e le opposte scuole di pensiero dell'avanguardia artistica tedesca, la più prolifica da queste punto di vista per quanto riguarda le pratiche e le tecniche di produzione, riproduzione e (foto)montaggio del materiale fotografico di guerra (Moholy-Nagy e Renger-Patzsch; Friedrich, Tucholsky e Heartfield). Questo capitolo si presenta infatti come un atlante dei maggiori fenomeni di produzione culturale in ambito visuale all'inizio del Novecento che sottolineano in modo esemplare – ed è questo ciò che s'intende di-mostrare – la stretta relazione tra cultura contemporanea e visualità e tra questa e l'esperienza della guerra moderna. Nelle trincee europee sembra prodursi infatti, una relazione ottica tra l'uomo e la realtà che dà luogo a una serie straordinaria di punti di vista sulla catastrofe, sulla rovina, sull'orizzonte (di senso), del tutto nuovi e sintomatici della condizione delle masse umane di fronte alla guerra totale di cui il primo conflitto mondiale rappresenta il vero esordio. Due elementi che si ritrovano nell'accostamento del lavoro sugli album fotografici della Grande Guerra e quello sull'atlante di immagini da Warburg a Jünger: da un lato, il profilo del ricercatore; dall'altro, la natura frammentata dell'oggetto che pure si tiene per l'intervento produttivo della disposizione delle immagini. Per quanto riguarda la figura del ricercatore, il pescatore di coralli nel mare della storia del XX secolo che all'inizio assomigliava a Benjamin, assume qui alcuni caratteri di un altro manipolatore di immagini interessato ai resti e ai fenomeni conflittuali della cultura e dell'antropologia visuale: Aby Warburg de «La guerra del 1914-1915. Rivista illustrata» e in parte, del Bilderatlas Mnemosyne; l'Ernst Jünger del «sillabario del mondo mutato» dalla «mobilitazione totale». L'esperienza della trincea rappresenta per questi due pensatori, il momento nel quale la percezione sensibile “omogenea” e pacificata – messa intanto in crisi già alla fine dell'800 – e, di conseguenza, la riproduzione tecnica dei suoi fenomeni sensibili – in particolare sul piano della visione – esplodono con lo scoppio della Grande Guerra e si dispiegano nello spazio terribile ma evidentemente prolifico di un'«urna» di terra. Nella terza sezione del lavoro, ci si impegna direttamente nello scavo metodologico dentro l'esperienza materiale della trincea, seguendo l'esempio del filosofo francese Paul Virilio di fronte ai bunker eretti sulle coste francesi nel corso della seconda guerra mondiale e i suoi studi sulla normalizzazione culturale delle pratiche e delle strategie militari della visibilità come regime che dura fino a noi, passando per alcuni aspetti centrali dell'antropologia fenomenologica di Hans Blumenberg e dell'antropologia delle immagini di Hans Belting e Georges Didi-Huberman. Questa parte del lavoro si presenta come quella più impegnativa sul piano dell'analisi dei concetti teorici di riferimento e della loro rielaborazione nel caso di studio. Un'intuizione porta direttamente dentro questo materiale prolificante di immagini – apparentemente omogenee e generalmente incapaci di sorprenderci: è possibile vedere dentro questo volume enorme di fotografie uno dei regimi scopici di cui si parla a proposito dello statuto dell'uomo come spettatore? Si può parlare dell'esperienza visuale della Prima Guerra mondiale e della sua riproduzione tecnica massmediatica come del momento-zero di una trasformazione antropologica che sposta – o meglio spiazza – l'uomo dalla sua posizione d'osservatore a distanza e pacificato del disastro – del naufragio di Blumenberg che diventa conflitto – in una posizione più complessa e problematica, allo stesso tempo di spettatore/attore, soggetto dello sguardo e della camera dentro il terreno stesso del disastro? È nel quinto capitolo di questa sezione del lavoro che si osserva appunto questo spiazzamento, questa dislocazione del soggetto insieme a quella delle immagini e dei punti di osservazione che nelle fotografie si individuano e da cui permettono di essere analizzate. Le fotografie infatti mostrano i meccanismi del montaggio originale – spesso dovuti a scelte casuali e a pratiche di mera accumulazione e catalogazione – e esse stesse si offrono alla possibilità di «emanciparsi» dal racconto stabilito sulla pagina che diventa terreno di lavoro e di ricerca ogni volta nuovo: un campo di stratificazioni archeologiche della Visual Culture del '900. Trattare album fotografici “aperti” allora, pagine nere per lo più sulle quali si dispongono centinaia di immagini di guerra disponibili ad essere manipolate, offre lo spazio e la possibilità appunto di analizzare i dettagli, di soffermarsi sugli intervalli dovuti alla sovrapposizione di riquadri e cornici – della trincea, della camera fotografica, dell'immagine, dell'ordine del montaggio –, di seguire così percorsi rizomatici e missing links – dovuti anche alla fruizione digitale in rete – che indicano le ripetizioni, le moltiplicazioni e le manipolazioni alle quali sono state sottoposte fin dall'inizio. Infine, dunque, la quarta sezione, costituita dall'album-catalogo fotografico prodotto nel corso dell'analisi dei materiali. Come momento nel quale l'album-archivio e l'archivio di album si aprono diventando materiale potenziale di ulteriori ridisposizioni, il lavoro sulle immagini trova alcuni richiami metodologici fondamentali – per quanto nella sostanza differenti e iscritti dentro pratiche e dispositivi con una propria natura e identità visuale – con l'atlante e il lavoro del montatore di immagini sulla placca nera del suo progetto. Nella visibilità frammentata, mutilata, eterogenea e ossimorica della guerra di trincea, si possono ritrovare dunque in nuce aspetti straordinariamente convincenti della natura visuale della Grande Guerra e quindi, della cesura causata da questa esperienza lunga, terrificante e collettiva, nella collocazione dello spettatore contemporaneo rispetto allo svolgersi del disastro, anche e soprattutto per il tramite del dispositivo fotografico prima, e della sua riproduzione tecnica poi. L'immagine della guerra, il paesaggio dell'assenza e del disastro, il vuoto delle rovine, le ferite delle trincee e dei corpi, lo sguardo mutilato e quasi vietato dello spettatore, la perdita di orizzonte e, allo stesso tempo, la conquista continua di nuovi spazi e punti di vista per una visione spesso caratterizzata dall'apparizione dell'invisibile, si emancipano dal limite dell'album per proporre nel sesto e ultimo capitolo una mise en abîme della geografia del taglio, della cesura, della ferita che vede la sovrapposizione dell'esperienza percettiva del disastro, della sua riproduzione e, infine, della sua accumulazione come patrimonio di una memoria visuale collettiva.
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Lorenzon, Erika <1975&gt. "Lo sguardo lontano: l'Italia della seconda guerra mondiale nella memoria dei prigionieri di guerra." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2009. http://hdl.handle.net/10579/200.

Full text
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Brunoro, Marco <1992&gt. "Una società nel caos: storia della guerra civile russa, 1917-1921." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13664.

Full text
Abstract:
L'elaborato ripercorre la storia di uno dei periodi più complessi e controversi della storia recente europea, la guerra civile scatenatasi in Russia all'indomani della Rivoluzione d'Ottobre, analizzando gli eventi da diversi punti di vista per tentare di rispondere a un quesito: come si schieravano politicamente le masse popolari nello scontro tra bianchi e rossi?. I primi tre capitoli riassumono gli eventi che ebbero luogo tra la presa del potere da parte dei bolscevichi e la loro vittoria contro i bianchi, facendo luce su eventi poco noti che ebbero per protagoniste altre forze, quelle socialiste moderate, contrarie alla degenerazione degli ideali rivoluzionari provocata dai metodi dittatoriali dei bolscevichi. I successivi tre capitoli si concentrano invece sull'analisi di tre aspetti fondamentali che caratterizzarono quelle vicende: gli ideali e le politiche dei bianchi, l'utilizzo da parte di entrambi i contendenti del terrore come arma di lotta politica e come mezzo per eliminare gli avversari, e gli eventi che ebbero per protagonisti contadini e operai, che, da fautori della rivoluzione, vennero trasformati dal governo bolscevico nelle vittime del più grande esperimento socio-politico mai visto fino a quel momento. Nell'ultimo capitolo, infine, il quadro viene completato dalla descrizione dei fatti fondamentali avvenuti nel 1921, anno durante il quale le ultime rivolte popolari vennero definitivamente represse e i bolscevichi consolidarono il proprio potere sul paese.
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Arcangeli, Leonardo <1993&gt. "L'evoluzione e il cambiamento della politica estera giapponese dalla Guerra Fredda alla Guerra in Iraq." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15627.

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Abstract:
La politica estera giapponese, dal punto di vista dello studio delle relazioni internazionali, è sempre risultata peculiare poiché lo Stato sin dalla Seconda Guerra Mondiale ha ripudiato la guerra così come riportato nella sua stessa Costituzione rendendolo un caso peculiare nella disciplina. Nel corso degli anni della Guerra Fredda e dopo la sua conclusione però, lo Stato asiatico è riuscito a ritagliarsi un proprio ruolo nel mondo grazie proprio al suo pacifismo utilizzando le proprie risorse per la crescita economica e commerciale piuttosto che dell’esercito; utilizzando quindi metodi alternativi a quelli delle Superpotenze prima e delle Nazioni più potenti poi il Giappone è infine diventato la seconda potenza economica mondiale negli anni ’90. L’obiettivo di questo studio è evidenziare come la politica estera del Giappone, specialmente in relazione con gli Stati Uniti, si sia evoluta utilizzando la propria situazione particolare in ambiti economici e diplomatici fino a raggiungere un drastico cambiamento in concomitanza con la Guerra del Golfo, primo evento nella storia giapponese dopo la Seconda Guerra Mondiale in cui esso ha dispiegato forze militari all’estero senza la presenza di una risoluzione delle Nazioni Unite contraddicendo quindi per certi versi la propria Costituzione. La ricerca si è sviluppata analizzando vari scritti in materia riguardo il tema concentrandosi su punti quali: lo sviluppo e il ruolo delle Forze di Auto-Difesa, ovvero quelle che possono essere considerate l’esercito del Giappone; il ruolo del gaiatsu, la pressione esterna nei confronti del Paese -specialmente quella statunitense-; il ruolo che Tokyo ha assunto e sta assumendo nel nuovo contesto internazionale nato dalla fine della Guerra Fredda e il rapporto speciale che il Giappone ha avuto con gli Stati Uniti diplomaticamente dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.
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DI, TULLIO MATTEO. "La ricchezza delle comunità: guerra e finanza alle frontiere dello stato di Milano: il caso della Geradadda nel primo Cinquecento." Doctoral thesis, Università Bocconi, 2010. https://hdl.handle.net/11565/4053942.

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Nichele, Mattia <1988&gt. "LA GUERRA DELLE FALKLAND/MALVINE: LE ISOLE DELLA DISCORDIA. UN CONFLITTO ATIPICO TRA IRREDENTISMO E PETROLIO." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3239.

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Abstract:
L’obiettivo di questa tesi sarà di realizzare un’analisi, per quanto possibile, esaustiva del conflitto che nel 1982 vide opporsi 2 stati che, nel contesto bipolare della Guerra Fredda, appartenevano entrambi al blocco statunitense, ossia Argentina e Regno Unito. Il mio proposito sarà quello di dimostrare come, facendo ripetutamente uso della retorica, entrambe le potenze in questione abbiano continuamente cercato di legittimane il proprio potere sull’arcipelago, ingaggiando uno scontro diplomatico con ripercussioni economiche notevoli, sfociato in una vera e propria guerra armata. L’analisi che mi propongo di conseguire cercherà di fornire un’immagine composita e multisfaccettata del conflitto, da un punto di vista storico, sociale e politico, con l’intento di prendere oggettivamente in considerazione i passati fattori in gioco. Partendo da questi presupposti, si delineerà un profilo focalizzato sui cambiamenti presenti e sulle possibili evoluzioni future. Comincerò fornendo delle informazioni generali di carattere storico e geografico, rintracciando la fonte della diatriba, a partire dalla colonizzazione dell’arcipelago conteso. In seguito, focalizzerò la mia attenzione sulla guerra vera e propria, fornendo una schematizzazione semplificata delle attività militari che condussero gli Inglesi alla vittoria – il tutto contestualizzato nella particolare situazione politica di cui Argentina e Regno Unito stavano facendo esperienza al momento dell’occupazione. Infine, cercherò di riflettere sulle nuove dinamiche che si sono venute a creare intorno ai crescenti interessi di natura energetica nell’arcipelago, dopo la scoperta di (probabili) giacimenti di petrolio al largo delle coste isolane che, se sfruttati, potrebbero riassestare le già indebolite economie nazionali. In un momento di crisi economica, dove il prezzo del greggio continua a crescere in maniera esponenziale, le due parti cercano di giustificare il controllo sulle “Isole della Discordia”: da una parte l’irredentismo argentino rivendica, una volta per tutte, l’appartenenza geografica delle Falkland/Malvinas al sub-continente Sud Americano, nonché giudica il dominio inglese come un retaggio coloniale anacronistico. Dall’altro lato, si contrappone il diritto all’autoaffermazione, sbandierato senza remora dal Governo Britannico, come strumento democratico inoppugnabile a cui i Falklanders si rivolgono. Per concludere, fornirò una piccola rielaborazione del lavoro precedentemente svolto, esprimendo una critica personale e riflettendo sull’evoluzione di un contenzioso che dura ormai da 6 secoli.
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Zava, Silvia <1973&gt. "Il dovere della memoria. Censimento dei monumenti ai caduti della Grande Guerra di Padova e la sua Provincia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2467.

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Abstract:
Il “dovere della memoria” mira a restituire ai cittadini italiani la visione di forte civismo e amor di Patria che sopravvive oggi in tutti quei monumenti commemorativi dedicati ai nostri soldati caduti nella Grande Guerra. Questo studio si presenta non solo come un censimento di questi particolari manufatti su tutto il territorio della provincia di Padova, ma anche come una testimonianza dell’evoluzione dell’elaborazione del lutto in tempo di guerra. La produzione di lapidi e monumenti commemorativi non è altro che la sintesi di svariati comportamenti sociali legati alla ritualità funeraria, atti a riprendere certe consuetudini, desunte dalle culture antiche, di cordoglio pubblico dell’eroe, e di nuove ritualità di commiato, entrambe finalizzate alla celebrazione di nuove figure attraverso l’innalzamento di un monumento funerario da erigersi nelle aree di maggior rilevanza sociale della città. Spesso spostati di sede, smembrati e assemblati in contesti differenti dall’originale, imbrattati, o semplicemente trascurati, questi monumenti si apprestano a partecipare alle celebrazioni del centenario dall’entrata in guerra dell’Italia con un ruolo marginale, quando invece la loro funzione è stata e sarà sempre quella di ricordarci una pagina dolorosa e importante della nostra storia.
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GALANTI, STEFANO. "VENEZIA E LA MEMORIA DELLA GRANDE GUERRA (1918-1926)." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2019. http://hdl.handle.net/2434/612553.

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Abstract:
La ricerca analizza le rappresentazioni della Prima guerra mondiale sviluppatesi a Venezia nel periodo 1918-1926. L'indagine riguarda contestualmente i fenomeni di elaborazione, circolazione, negoziazione e strumentalizzazione riconducibili alla produzione di immagini nel contesto sociale, politico e culturale della città. L'obiettivo dello studio è innanzitutto quello di rintracciare i diversi agenti sociali nella sfera pubblica e in quella privata, proponendo una mappatura delle comunità che presero parte attiva alla costruzione della memoria durante il primo dopoguerra. In secondo luogo, l'indagine mira ad analizzare le pratiche, i linguaggi e i costumi della rimembranza collettiva elaborati da questo tipo di agenti, così come le conseguenze riportate nei loro campi d'azione (per esempio, il cambiamento delle retoriche e degli spazi urbani). Infine – focalizzando l'attenzione sul caso di studio di Venezia – si vogliono descrivere ed esaminare le diverse rappresentazioni del conflitto, offrendo un approfondimento sulla dimensione della pluralità e sui percorsi complessi della memoria. Oltre alla dimensione del lutto, la ricerca fa riferimento a temi quali la celebrazione della vittoria, il multiforme processo della smobilitazione nel corso della prima fase del periodo postbellico (e l'intreccio di due differenti eventi storici ricordati: la Rivoluzione Veneziana del 1848-49 e la Grande Guerra), l'uso pubblico della memoria per le rivendicazioni italiane nella regione adriatica, il passaggio dalla fine dell'età liberale alla dittatura fascista, l'azione di figure sociali quali reduci, mutilati e vedove di guerra e – da una differente prospettiva di analisi – comunità religiose, élites locali, movimenti politici.
This research study analyses the representations of the First World War developed in Venice from 1918 to 1926. At the same time, the survey concerns the phenomena of elaboration, circulation, negotiation and exploitation related to the production of images in the social, political and cultural context of the city. First of all, the goal of this study is to identify the different social agents in the public and private domains, proposing a mapping of the communities that played an active part in the making of memory during the postwar period. Secondly, this survey aims at analysing the practices, the languages, and the modes of collective remembrance elaborated by these kinds of groups, as well as the consequences in their fields of action (for instance, the change of rhetoric and urban spaces). Finally – focusing on the case study of Venice – it is possible for us to consider and describe the different representations of the conflict, offering a study in depth about the dimension of plurality and the complex paths of memory. In addition to the dimension of mourning, this research refers to topics such as the celebration of victory, the multiform process of demobilization during the first phase of the postwar period (and the intertwining of two different historical events remembered: the Venetian Revolution of 1848-49 and the Great War), the public use of memory for Italian claims in the Adriatic region, the transition from the end of the liberal age to the fascist dictatorship, the action of social figures such as veterans, disabled soldiers, war-widows and – from a different perspective of analysis – religious communities, local élites, and political movements.
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10

Toneguzzo, Chiara <1995&gt. "Italiani al vaglio della Commissione provinciale di censura di guerra di Treviso (1940-1943)." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/18323.

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Abstract:
La corrispondenza censurata dalla Commissione provinciale di censura di guerra di Treviso riflette la quotidianità italiana tra il 1940 e il 1943, di cui le relazioni e le lettere tolte di corso realizzano un'istantanea delle condizioni materiali e mentali del fronte interno. Il meccanismo repressivo della censura si manifesta attraverso la criminalizzazione di atti quali la pederastia e l'aborto, mentre la funzione conoscitiva raccoglie gli umori degli italiani riguardo le numerose problematiche vissute durante il primo periodo bellico. Gli italiani sono chiamati a gestire la questione alimentare, la cui ingerenza raggiunge dimensioni tali che non può essere taciuta nella corrispondenza, declinandosi nelle notevoli difficoltà dell'approvvigionamento e delle ingiustizie lampanti rispetto alla fame. I bombardamenti sono l'altro focus delle preoccupazioni italiane, il cui impatto e conseguenze determinano pagine e pagine nelle relazioni della Commissione. La fiducia degli italiani al fascismo si corrode nel corso degli anni, a causa delle carenze del Regime e dello stato della realtà del fronte interno rispetto alla propaganda fascista, ulteriormente intaccata al ricevimento di corrispondenza dai fronti, che avverte delle penose condizioni di vita dei soldati. Quanto è stato censurato consente di tratteggiare l'Italia tra il 1940 e il 1943, attraverso la lente del Regime di ciò che doveva essere negato e segnalato, salvaguardandolo involontariamente.
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Books on the topic "Storia della Guerra"

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Bongiovanni, Bruno. Storia della guerra fredda. Roma: Laterza, 2001.

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2

Storia della guerra civile americana. Milano: Biblioteca universale Rizzoli, 1994.

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3

Breve storia della Grande Guerra. Milano: Mursia, 2013.

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4

Manuel, Galbiati, ed. Storia fotografica della grande guerra. Chiari (Bs): Nordpress, 2008.

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5

Gramellini, Fabio. Storia della guerra italo-turca. Milano: Cartacanta, 2010.

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6

Francesco, Canton, ed. Storia della guerra della Lega di Cambrai. Padova: Editoriale Programma, 2010.

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7

Pastore, Vitoronzo. Cara mamma: Storia e storie della Grande Guerra. Sammichele di Bari (Ba): Suma editore, 2015.

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8

Mondadori, ed. Storia militare della seconda guerra mondiale. Milano: Mondadori, 2009.

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9

Pieropan, Gianni. 1914-1918, storia della Grande Guerra. Milano: Mursia, 1988.

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10

1952-, Fiorani Flavio, ed. Storia illustrata della seconda guerra mondiale. Firenze: Giunti, 2000.

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Book chapters on the topic "Storia della Guerra"

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Martin, Franco Foresta, and Geppi Calcara. "La ricerca e la guerra." In Per una storia della geofisica italiana, 167–76. Milano: Springer Milan, 2010. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-1578-4_17.

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2

Felici, Lucia. "Delio Cantimori storico della Riforma radicale nel periodo fra le due guerre: continuità e rotture." In Études Renaissantes, 11–44. Turnhout: Brepols Publishers, 2008. http://dx.doi.org/10.1484/m.er-eb.4.00003.

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3

Lorenzon, Erika. "1 Prigionieri della guerra fascista." In Studi di storia. Venice: Edizioni Ca' Foscari, 2018. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-267-3/004.

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4

Pizzo, Marco. "Web et humanités numériques." In Patrimoine et Humanités numériques, 127–38. Editions des archives contemporaines, 2020. http://dx.doi.org/10.17184/eac.3597.

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Abstract:
Le « Fondo Guerra », conservé au Museo Centrale del Risorgimento, a fait l’objet d’un projet ciblé d’informatisation et de numérisation qui a abouti à la constitution du portail www.14-18.it. La numérisation a permis de réunir les documents présents, identifiés et décrits dans les différentes sections. Ce fonds est arrivé au Musée avec pour objectif précis de documenter la Première Guerre mondiale, qui est considérée comme la quatrième Guerre d’Indépendance italienne. L’ensemble des documents recueillis au Musée a été divisé en deux sections: l’« Archivio della guerra » et la « Biblioteca della guerra », qui contient également des notices nécrologiques. Ces deux sections furent divisées en 1935 entre trois institutions différentes : la Biblioteca di storia moderna e contemporanea, le Museo Centrale del Risorgimento et la Biblioteca Universitaria Alessandrina. Aujourd’hui, grâce à ce projet commun de numérisation et d’informatisation, le fonds a été virtuellement réunifié et est accessible en ligne.
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5

Faccioli, Alessandro. "Capitolo 5. “Registrare su nastri sensibili” la storia." In Visioni della Grande guerra Volume I, 97–128. Edizioni Kaplan, 2020. http://dx.doi.org/10.4000/books.edizionikaplan.1769.

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6

Paoli, Michel. "Un documento nuovo sulla «storia ignorata ma non per questo meno fulgida» del Battaglione italiano Savoia. Prime pagine del testo inedito." In 1918-2018. Cento anni della Grande Guerra in Italia, 75–91. Accademia University Press, 2020. http://dx.doi.org/10.4000/books.aaccademia.9194.

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7

Bortoluz, Michel, and Giulia Vallata. "Studenti stranieri e studenti italiani allogeni dalla fondazione di Ca’ Foscari alla fine della Seconda guerra mondiale (1868-1945)." In I rapporti internazionali nei 150 anni di storia di Ca’ Foscari. Venice: Edizioni Ca' Foscari, 2018. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-265-9/004.

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Abstract:
Since its foundation in 1868 the Scuola Superiore di Commercio di Venezia, today Ca’ Foscari University of Venice, decided to focus its attention on the process of internationalisation. Students studied economics, foreign languages, rights and diplomacy among other subjects. The international purpose of the School was reinforced by the strong presence of foreign citizens and Italians born abroad. This flow never stopped even during both World Wars. Students mainly came from Central and Eastern Europe, testifying to the strong relationship Venice always had with that part of the Old Continent. This article aims to draw a chart of those student nationalities.
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Vallata, Giulia. "Stato di provenienza degli studenti stranieri e degli studenti italiani allogeni dalla fondazione di Ca’ Foscari alla fine della Seconda guerra mondiale (1868-1945)." In I rapporti internazionali nei 150 anni di storia di Ca’ Foscari. Venice: Edizioni Ca' Foscari, 2018. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-265-9/014.

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9

Bortoluz, Michel. "Aree geografiche di provenienza degli studenti stranieri e studenti italiani allogeni dalla fondazione di Ca’ Foscari alla fine della Seconda guerra mondiale (1868-1945)." In I rapporti internazionali nei 150 anni di storia di Ca’ Foscari. Venice: Edizioni Ca' Foscari, 2018. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-265-9/015.

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10

Bortoluz, Michel. "Elenco degli studenti stranieri e degli studenti italiani allogeni iscritti a Ca’ Foscari dalla sua fondazione alla fine della Seconda guerra mondiale (1868-1945)." In I rapporti internazionali nei 150 anni di storia di Ca’ Foscari. Venice: Edizioni Ca' Foscari, 2018. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-265-9/016.

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Conference papers on the topic "Storia della Guerra"

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Molteni, Elisabetta, and Alberto Pérez Negrete. "Assedi della guerra di Morea nel ciclo celebrativo di Francesco Morosini. Arte, topografia e storia militare." In FORTMED2020 - Defensive Architecture of the Mediterranean. Valencia: Universitat Politàcnica de València, 2020. http://dx.doi.org/10.4995/fortmed2020.2020.11440.

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Abstract:
Sieges of the Morea War in the celebratory cycle of Francesco Morosini. Art, topography and military historyThe forty-eight paintings executed between the seventeenth and eighteenth centuries to celebrate the military campaigns of Francesco Morosini (1619-1694) are an exceptional repertoire of military genre painting. The canvas uses different figurative registers to represent naval battles, cities and territories, siege operations. If the relations with war literature and propaganda prints, which spread across Europe and which had their official “historiographer” in Vincenzo Coronelli in Venice, are evident, equally strong relationships can be established between the paintings, war reports and the plans made on the battlefield by military engineers. This paper deals with the paintings dedicated to the sieges of Corone and Negroponte are examined here.
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