Dissertations / Theses on the topic 'Storia della critica letteraria'

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1

DIACO, FRANCESCO. "Franco Fortini critico e teorico della letteratura." Doctoral thesis, Università di Siena, 2017. http://hdl.handle.net/11365/1009039.

Full text
Abstract:
La mia tesi si pone come obiettivo lo studio degli interventi più specificamente critico teorici scritti da Franco Fortini. Pur essendo consapevole dell’inscindibilità dell’ampio e variegato corpus autoriale, infatti, credo che richiamare l’attenzione sull’originalità e la profondità del suo pensiero estetico sia un modo efficace per evitare di schiacciarne l’eredità sugli opposti poli del lirico (soprattutto quello di Paesaggio e di Composita) e del polemista ideologo, trascurando del tutto il suo ruolo all’interno della critica letteraria italiana di matrice marxista. In aggiunta, pur non disdegnando di stabilire – dove necessario – alcuni collegamenti con le sillogi poetiche, ho cercato di non ridurre l’intera riflessione letteraria di Fortini a una sorta di giustificazione obliqua della propria poetica personale. Tra i materiali presi in considerazione, oltre a tutte le raccolte di saggi pubblicate in vita o postume, vanno segnalati un buon numero di articoli dispersi e alcuni inediti (divisi tra testi di conferenze, brani dell’epistolario e appunti preparatori dei corsi universitari). La tesi è divisa in due parti. Nella prima si ripercorrono le riflessioni meta critiche di Fortini (ossia la sua attenzione al mondo della scuola, dell’editoria e dell’informazione), si descrive il suo stile argomentativo e, soprattutto, si cerca di dare un’interpretazione complessiva delle sue frammentarie proposte teoriche. Per far questo, si è tentato di comprendere quale fosse la peculiarità dell’estetica di Fortini ponendola in relazione ai principali filoni critici del Novecento, dal formalismo russo allo strutturalismo, dalla tradizione filologica alla semiologia, dalla Stilkritic all’ermeneutica e alla scuola di Costanza. In particolare, si è illustrato come Fortini rielabori in senso storico dialettico le categorie jakobsoniane, puntando a valorizzare gli scambi tra testo e contesto piuttosto che ad assolutizzare la funzione poetica del linguaggio. Ciò ha comportato, inoltre, un inevitabile confronto tra la posizione fortiniana e le correnti verso cui egli era massimamente debitore, ossia in primo luogo l’umanesimo marxista di Lukács, con la sua attenzione al rispecchiamento e al senso della prospettiva, ma anche la linea “francofortese” esemplificata da Adorno e Marcuse, così sensibile alla carica utopica e contestatrice insita nella forma artistica. Nel secondo capitolo – anche in connessione col concetto di “classicità” illustrato nella prima sezione – sono stati messi in evidenza i punti di forza della teoria della traduzione di Fortini, la sua distinzione tra versione lineare e rifacimento, il suo interesse per i processi di trasmissione e ricezione. Nel terzo capitolo, infine, sono stati approfonditi gli articoli con cui Fortini avanza alcune proposte metricologiche tanto discutibili e prive di seguito quanto affascinanti e ricche di implicazioni degne di un più serio ripensamento. Nella seconda parte della tesi si è perseguita una duplice finalità. Da un lato, si è voluto rendere testimonianza all’apertura dello sguardo fortiniano e alla vastità della sua cultura. Detto diversamente, in opposizione a un’immagine da italianista “puro” a cui potrebbero forse indurre il peso e la rilevanza di Saggi italiani e Nuovi saggi italiani, ho scelto di dar conto del Fortini comparatista. Dall’altro, si è resa impellente la necessità di compiere delle scelte, ossia di privilegiare un possibile percorso e un particolare ambito di interesse rispetto ad altri. Al fine di valorizzare debitamente un lato forse dimenticato, o almeno lasciato nell’ombra, della produzione fortiniana, ho così puntato a mettere in risalto i suoi studi di letteratura francese, nella convinzione che la parabola iniziatasi col Romanticismo e conclusasi col Postmodernismo potesse far risaltare in modo perspicuo gli stessi mutamenti del campo letterario, e persino della nozione di arte, interrogati nei primi capitoli. In altri termini, la seconda parte della tesi intende sia verificare l’efficacia euristica degli strumenti messi a punto nella prima, sia mostrarne l’origine storico culturale e gli obiettivi polemici. Per queste ragioni, ho deciso di occuparmi di uno dei padri della “modernità”, ossia Baudelaire, per passare successivamente alla grande tradizione simbolista, la cui influenza in ambito italiano è stata mediata soprattutto dalla poetica dell’Ermetismo fiorentino. Proprio sull’Ermetismo si concentra, allora, il terzo capitolo, dove si mostra dettagliatamente come Fortini – grazie alla propria mens intrinsecamente dialettica – abbia sempre combattuto una battaglia su due fronti opposti: in questo caso, contro il misticismo spiritualistico, contro ogni culto dell’autenticità e della separatezza, ma anche contro l’ipostatizzazione del realismo socialista, contro il contenutismo edificante e il nazional popolare; successivamente, contro l’ “ideologia filologica”, la pretesa neutralità della scienza della letteratura, ma anche contro l’“ideologia ermeneutica”, basata sull’inverificabile genialità dell’arbitrio soggettivo. L’ultimo capitolo, infine, si focalizza sugli scritti fortiniani riguardanti il Surrealismo (con un particolare approfondimento a proposito del “conflitto per le interpretazioni” ingaggiato dall’autore, a proposito di Michelet, con pensatori del calibro di Barthes e Bataille). Interrogandosi sulla lezione delle avanguardie e sulla cultura francese a lui contemporanea, infatti, Fortini mette a punto quelle penetranti categorie critiche che gli permetteranno un’acuta e lucida interpretazione dei mutamenti intervenuti nel dominio dell’estetica, ma anche e soprattutto in quello politico sociale, verso la seconda metà degli anni Settanta. In conclusione, con questo lavoro ho scelto di mettere in luce la centralità dell’attività critica di Fortini all’interno della cultura italiana del XX secolo. Ho cercato, quindi, di fornire un’immagine unitaria e comprensibile – sebbene non immobile o banalizzante – della sua estetica e della sua teoria della letteratura, puntando sì a storicizzare, a precisare i riferimenti e a ricostruire i contesti, ma cercando allo stesso tempo di lasciar emergere l’attualità di quei discorsi e di individuare il loro nucleo di fondo, ossia quel “contenuto di verità” che ci permette, ancora oggi, di leggerli con attenzione e profitto.
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2

La, Valle Paolo <1984&gt. "Raccontare la storia al tempo delle crisi." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/7080/1/La_Valle_Paolo_Tesi.pdf.

Full text
Abstract:
La ricerca analizza il tema della relazione tra storia e narrazione nella letteratura degli ultimi quindici anni in tre contesti nazionali: Italia, Spagna e Portogalo. Per indagare un campo così vasto si sono identificate tre direttrici principali connesse tra loro, coincidenti con tre "crisi": la crisi del rapporto tra letteratura e mercato, la crisi del concetto di verità e la crisi dello stato nazione. Attraverso le riflessioni sul postmoderno (Lyotard, Jameson Hutcheon) e l’analisi di Bourdieu si indaga il rapporto tra mercato e autore letterario, facendo particolare riferimento ai percorsi letterari di Rafael Chirbes, Mia Couto e Wu Ming. Il tema della forma letteraria è invece letto atttraverso le analisi di Hutcheon e analizzando i testi di Helder Macedo (Pedro e Paula), Isaac Rosa (¡Otra maldita novela sobre la guerra civil!) e Tommaso De Lorenzis-Guido Favale (L’aspra stagione). La crisi del concetto di verità viene analizzata alla luce del dibattito sulla storiografia nella seconda metà del Novecento. In particolare si evidenzia la tensione tra Hayden White e Carlo Ginzuburg. Per evidenziare come le relazioni di potere influenzino la narrazione della storia si fa inoltre riferimento alle analisi di Michel Foucault, Michel de Certeau, Stephen Greenbaltt e Gayatri Spivak. Si analizzano quindi Anatomía de un instante, di Javier Cercas, Romanzo criminale, di Giancarlo de Cataldo e As três vidas, di João Tordo. Infine ci si riferisce alla crisi dello stato-nazione individuando una tensione tra le analisi di György Lukács e Franco Moretti, e allargando la riflessione agli studi sociologici di Immanuel Wallerstein e Saskia Sassen. Inoltre, attraverso i testi di Benedict Anderson, Homi B. Bhabha, José Saramao e Eduardo Lourenço si articola una riflessione sull’immaginario politico nazionale. I testi analizzati sono Victus, di Albert Sánchez Piñol, Pro Patria, di Ascanio Celestini e A voz da terra di Miguel Real.
The research arises from the issue of the relationship between history and narrative in the literature of the last fifteen years in three national contexts: Italy, Spain and Portugal. In order to investigate such a wide-spreading field, three intertwined main guidelines have been identified, coinciding with three "crisis". Through reflections on postmodernism (Lyotard, Jameson Hutcheon) and the analysis of Bourdieu, the relationship between market and literary author has been explored, with particular reference to the literary trail of Rafael Chirbes, Mia Couto and Wu Ming. The theme of the literary form was instead investigated by referring to the analyses of Hutcheon and taking into account the texts by Helder Macedo (Pedro e Paula), Isaac Rosa (¡Otra maldita novela sobre la guerra civil!) and Tommaso De Lorenzis-Guido Favale (L’aspra stagione). The crisis of the concept of truth is evaluated with regard to the debate on historiography. In particular, the tension between Hayden White and Charles Ginzuburg has been highlighted. As to provide a deeper understanding of how power relations influence the narrative of the story, the analyses performed by Michel Foucault, Michel de Certeau, Stephen Greenbaltt and Gayatri Spivak are taken into account. Javier Cercas’ Anatomía de un instante, Giancarlo de Cataldo’s Romanzo criminale and João Tordo’s As três vidas are therefore examinated. Lastly, the crisis of the nation-state is taken into consideration by identifying a tension between the analysis of György Lukács and the ones of Franco Moretti, and widening the reflection to the sociological analysis of Immanuel Wallerstein and Saskia Sassen. In addition, through the texts of Benedict Anderson and Homi Bhabha B., the reflection on the national political imaginary takes shape. The texts analyzed are Victus, by Albert Sánchez Piñol, Pro Patria, by Ascanio Celestini e A voz da terra by Miguel Real.
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La, Valle Paolo <1984&gt. "Raccontare la storia al tempo delle crisi." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/7080/.

Full text
Abstract:
La ricerca analizza il tema della relazione tra storia e narrazione nella letteratura degli ultimi quindici anni in tre contesti nazionali: Italia, Spagna e Portogalo. Per indagare un campo così vasto si sono identificate tre direttrici principali connesse tra loro, coincidenti con tre "crisi": la crisi del rapporto tra letteratura e mercato, la crisi del concetto di verità e la crisi dello stato nazione. Attraverso le riflessioni sul postmoderno (Lyotard, Jameson Hutcheon) e l’analisi di Bourdieu si indaga il rapporto tra mercato e autore letterario, facendo particolare riferimento ai percorsi letterari di Rafael Chirbes, Mia Couto e Wu Ming. Il tema della forma letteraria è invece letto atttraverso le analisi di Hutcheon e analizzando i testi di Helder Macedo (Pedro e Paula), Isaac Rosa (¡Otra maldita novela sobre la guerra civil!) e Tommaso De Lorenzis-Guido Favale (L’aspra stagione). La crisi del concetto di verità viene analizzata alla luce del dibattito sulla storiografia nella seconda metà del Novecento. In particolare si evidenzia la tensione tra Hayden White e Carlo Ginzuburg. Per evidenziare come le relazioni di potere influenzino la narrazione della storia si fa inoltre riferimento alle analisi di Michel Foucault, Michel de Certeau, Stephen Greenbaltt e Gayatri Spivak. Si analizzano quindi Anatomía de un instante, di Javier Cercas, Romanzo criminale, di Giancarlo de Cataldo e As três vidas, di João Tordo. Infine ci si riferisce alla crisi dello stato-nazione individuando una tensione tra le analisi di György Lukács e Franco Moretti, e allargando la riflessione agli studi sociologici di Immanuel Wallerstein e Saskia Sassen. Inoltre, attraverso i testi di Benedict Anderson, Homi B. Bhabha, José Saramao e Eduardo Lourenço si articola una riflessione sull’immaginario politico nazionale. I testi analizzati sono Victus, di Albert Sánchez Piñol, Pro Patria, di Ascanio Celestini e A voz da terra di Miguel Real.
The research arises from the issue of the relationship between history and narrative in the literature of the last fifteen years in three national contexts: Italy, Spain and Portugal. In order to investigate such a wide-spreading field, three intertwined main guidelines have been identified, coinciding with three "crisis". Through reflections on postmodernism (Lyotard, Jameson Hutcheon) and the analysis of Bourdieu, the relationship between market and literary author has been explored, with particular reference to the literary trail of Rafael Chirbes, Mia Couto and Wu Ming. The theme of the literary form was instead investigated by referring to the analyses of Hutcheon and taking into account the texts by Helder Macedo (Pedro e Paula), Isaac Rosa (¡Otra maldita novela sobre la guerra civil!) and Tommaso De Lorenzis-Guido Favale (L’aspra stagione). The crisis of the concept of truth is evaluated with regard to the debate on historiography. In particular, the tension between Hayden White and Charles Ginzuburg has been highlighted. As to provide a deeper understanding of how power relations influence the narrative of the story, the analyses performed by Michel Foucault, Michel de Certeau, Stephen Greenbaltt and Gayatri Spivak are taken into account. Javier Cercas’ Anatomía de un instante, Giancarlo de Cataldo’s Romanzo criminale and João Tordo’s As três vidas are therefore examinated. Lastly, the crisis of the nation-state is taken into consideration by identifying a tension between the analysis of György Lukács and the ones of Franco Moretti, and widening the reflection to the sociological analysis of Immanuel Wallerstein and Saskia Sassen. In addition, through the texts of Benedict Anderson and Homi Bhabha B., the reflection on the national political imaginary takes shape. The texts analyzed are Victus, by Albert Sánchez Piñol, Pro Patria, by Ascanio Celestini e A voz da terra by Miguel Real.
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Piga, Emanuela <1971&gt. "Memoria e rappresentazione della violenza storica nella letteratura del secondo Novecento." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/2121/1/Piga_Emanuela_tesi.pdf.

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Abstract:
Partendo dal problema del rapporto fra la ricostruzione di un evento storico e lo statuto del testo che lo ricostruisce, la tesi si concentra nella lettura di opere riguardanti la Seconda guerra mondiale. Sono in questo senso cruciali due opere autobiografiche trattate nella prima parte del lavoro, Rue Labat Rue Ordener di Sarah Kofman (1993) e Kindheitsmuster di Christa Wolf (1976). In questi due testi la dottoranda prova a recuperare da una parte la rimemorazione letteraria di due esperienze infantili della guerra insieme opposte e complementari dal punto di vista del posizionamento della testimonianza. Il testo della Wolf ibrida la narrazione finzionale e la memoria dell’evento storico vissuto nel ricordo di una bambina tedesca, il testo della Kofman recupera in una maniera quasi psicanalitica la memoria di una bambina ebrea vittima inconsapevole e quesi incosciente della Shoah. Di fronte a due topoi apparentemente già piu volte ripercorsi nella letteratura critica del trauma postconflitto, la tesi in questione cerca di individuare il costituirsi quasi inevitabile di un soggetto identitario che osserva, vive e successivamente recupera e racconta il trauma. Se alcune posizioni della moderna storiografia e della contemporanea riflessione sulla scrittura storiografica, sottolineano la forza e l’importanza dell’elemento narrativo all’interno della ricostruzione storica e dell’analisi dei documenti, questa tesi sembra indicare una via possibile di studio per la letteratura comparata. Una via, cioè, che non si soffermi sui fattori e sui criteri veridizionali del testo, criteri e fattori che devono restare oggetto di studio per gli storici , ma che piuttosto indaghi sul nesso ineludibile e fondativo che la scrittura stessa svela e pone in essere: il trauma, l’irrompere dell’evento storico nell’individuo diventa elemento costitutivo della propria identità, elemento al quale è difficile dare una posizione stabile ma che allo stesso tempo non si può evitare di raccontare, di mettere in discorso. Nella narrazione letteraria di eventi storici esiste dunque un surplus di senso che sta tutto nella costituzione di una posizione dalla quale raccontare, di un punto di vista. Il punto di vista (come ci ricorda De Certeau ne Les lieux des autres in quel saggio dedicato ai cannibali di Montaigne,che viene poi ripreso senza essere mai citato da Ginzburg ne Il filo e le tracce) non è mai dato a priori nel discorso, è il risultato di un conflitto e di una lotta. Il testo che rende conto e recupera la memoria di un passato storico, in particolare di un passato storico conflittuale, di una guerra, di una violenza, per quanto presenti un punto di vista preciso e posizionato, per quanto possa apparire un frutto di determinate strategie testuali e di determinati obiettivi pragmatici, è pur sempre una narrazione il cui soggetto porta in sé, identitariamente, le ferite e i traumi dell’evento storico. Nei casi di Wolf e Kofman abbiamo quindi un rispecchiamento reciproco che fra il tentativo di una ricostruzione della memoria infantile e il recupero dell’elemento intersoggettivo e storico si apre alla scrittura e alla narrazione. La posizione del soggetto che ha vissuto l’irrompere del dramma storico nel discorso lo costituisce e lo delega a essere colui che parla e colui che vede. In un qualche modo la Storia per quanto possa essere creatrice di eventi e per quanto possa trasformare l’esistenza del soggetto non è essa stessa percepibile finché non si posiziona attraverso il soggetto trasformato e modificato all’interno del discorso. In questa continua ricerca di un equilibrio possibile fra realtà e discorso si pone il problema dell’essere soggetto in mezzo ad altri soggetti. E questo in un duplice aspetto: nell’aspetto della rappresentazione dell’altro, cioè nel problema di come la memoria riorganizzi e ricrei i soggetti in gioco nell’evento storico; e poi nella rappresentazione di se stesso per gli altri, nella rappresentazione cioe del punto di vista. Se nel romanzo autobiografico di Kofman tutta la storia veniva a ricondursi alla narrazione privata del soggetto che, come in una seduta psicanalitica recupera e insieme si libera del proprio conflitto interiore, della propria memoria offesa; se nel romanzo di Wolf si cercava un equilibrio fra una soggettivita infantile ormai distante in terza persona e una soggettività rammemorante che prendeva posizione nel romanzo nella seconda persona; la cerniera sia epistemologica sia narratologica fra la prima e la seconda parte della tesi pare essere Elsa Morante e il suo romanzo La Storia. L’opera della Morante sembra infatti farsi pieno carico della responsabilità di non poter piu ridurre la narrazione del trauma alla semplice presa in carico del soggetto autobiografico. Il soggetto che, per dirla ancora con De Certeau, può esprimere il proprio punto di vista perche in qualche modo si è salvato dalla temperie della storia, non si pone nel discorso come punto di inizio e di fine di qualsiasi percezione del trauma, ma si incarna in uno o più personaggi che in un qualche modo rappresentino l’irrapresentabile e l’irrapresentato. La storia diventa quindi elemento non costitutivo di un'identità capace di ri-raccontarsi o almeno non solo, diventa fattore costitutivo di un’identità capace di raccontare l’altro, anzi gli altri, tutti coloro che il conflitto, la violenza ha in un qualche modo cancellato. Così accade all’infanzia tradita e offesa del piccolo Useppe, che viene soffocato non solo nella sua possibilita di svilupparsi, di essere punto di vista del discorso, ma anche nella possibilita di essere osservatore vivo dell’evento; cosi accade a Ida, donna e madre, che la Storia lentamente e inesorabilmente spersonalizza riducendola a essere soggetto passivo e vittima degli eventi. Ecco quindi che la strada aperta dalla Morante permette alla memoria di proiettarsi in una narrazione comune e di condividere e suddividere la posizione centrale del soggetto in una costellazione differente di soggetti. A questo punto si apre, attraverso le tecniche della storia orale e la loro narrativizzazione, una strategia di recupero della memoria evidenziata nell’ultima parte della tesi. La strada intrapresa da autori come i Wu Ming e come Andrea Levy ne è un esempio. Sganciati per evidenti ragioni biografiche e anagrafiche (sono tutti nati ben dopo la fine del secondo conflitto mondiale) da qualsiasi tentazione autobiografica, i primi intraprendono una vera e propria ridistribuzione dei punti di vista sulla storia. In romanzi come Manituana si viene a perdere, almeno a un primo e forse piu superficiale livello, qualsiasi imposizione fissa del punto di vista. Una molteplicità di soggetti si prende carico di raccontare la storia da differenti posizioni, ma la apparente molteplicità degli sguardi non si riduce a una frammentazione dell’etica del racconto quanto piuttosto alla volontà di fare emergere tra gli altri anche il punto di vista dello sconfitto e dell’inerme. Al passato oscuro della violenza storica si contrappone in un qualche modo la messa in discorso del soggetto che cerca attraverso la costituzione non solo di un soggetto ma di una pluralitàdi voci , di ritrovare un’ armonia, di riassimilare la propria memoria condividendola nel testo letterario.
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Piga, Emanuela <1971&gt. "Memoria e rappresentazione della violenza storica nella letteratura del secondo Novecento." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/2121/.

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Abstract:
Partendo dal problema del rapporto fra la ricostruzione di un evento storico e lo statuto del testo che lo ricostruisce, la tesi si concentra nella lettura di opere riguardanti la Seconda guerra mondiale. Sono in questo senso cruciali due opere autobiografiche trattate nella prima parte del lavoro, Rue Labat Rue Ordener di Sarah Kofman (1993) e Kindheitsmuster di Christa Wolf (1976). In questi due testi la dottoranda prova a recuperare da una parte la rimemorazione letteraria di due esperienze infantili della guerra insieme opposte e complementari dal punto di vista del posizionamento della testimonianza. Il testo della Wolf ibrida la narrazione finzionale e la memoria dell’evento storico vissuto nel ricordo di una bambina tedesca, il testo della Kofman recupera in una maniera quasi psicanalitica la memoria di una bambina ebrea vittima inconsapevole e quesi incosciente della Shoah. Di fronte a due topoi apparentemente già piu volte ripercorsi nella letteratura critica del trauma postconflitto, la tesi in questione cerca di individuare il costituirsi quasi inevitabile di un soggetto identitario che osserva, vive e successivamente recupera e racconta il trauma. Se alcune posizioni della moderna storiografia e della contemporanea riflessione sulla scrittura storiografica, sottolineano la forza e l’importanza dell’elemento narrativo all’interno della ricostruzione storica e dell’analisi dei documenti, questa tesi sembra indicare una via possibile di studio per la letteratura comparata. Una via, cioè, che non si soffermi sui fattori e sui criteri veridizionali del testo, criteri e fattori che devono restare oggetto di studio per gli storici , ma che piuttosto indaghi sul nesso ineludibile e fondativo che la scrittura stessa svela e pone in essere: il trauma, l’irrompere dell’evento storico nell’individuo diventa elemento costitutivo della propria identità, elemento al quale è difficile dare una posizione stabile ma che allo stesso tempo non si può evitare di raccontare, di mettere in discorso. Nella narrazione letteraria di eventi storici esiste dunque un surplus di senso che sta tutto nella costituzione di una posizione dalla quale raccontare, di un punto di vista. Il punto di vista (come ci ricorda De Certeau ne Les lieux des autres in quel saggio dedicato ai cannibali di Montaigne,che viene poi ripreso senza essere mai citato da Ginzburg ne Il filo e le tracce) non è mai dato a priori nel discorso, è il risultato di un conflitto e di una lotta. Il testo che rende conto e recupera la memoria di un passato storico, in particolare di un passato storico conflittuale, di una guerra, di una violenza, per quanto presenti un punto di vista preciso e posizionato, per quanto possa apparire un frutto di determinate strategie testuali e di determinati obiettivi pragmatici, è pur sempre una narrazione il cui soggetto porta in sé, identitariamente, le ferite e i traumi dell’evento storico. Nei casi di Wolf e Kofman abbiamo quindi un rispecchiamento reciproco che fra il tentativo di una ricostruzione della memoria infantile e il recupero dell’elemento intersoggettivo e storico si apre alla scrittura e alla narrazione. La posizione del soggetto che ha vissuto l’irrompere del dramma storico nel discorso lo costituisce e lo delega a essere colui che parla e colui che vede. In un qualche modo la Storia per quanto possa essere creatrice di eventi e per quanto possa trasformare l’esistenza del soggetto non è essa stessa percepibile finché non si posiziona attraverso il soggetto trasformato e modificato all’interno del discorso. In questa continua ricerca di un equilibrio possibile fra realtà e discorso si pone il problema dell’essere soggetto in mezzo ad altri soggetti. E questo in un duplice aspetto: nell’aspetto della rappresentazione dell’altro, cioè nel problema di come la memoria riorganizzi e ricrei i soggetti in gioco nell’evento storico; e poi nella rappresentazione di se stesso per gli altri, nella rappresentazione cioe del punto di vista. Se nel romanzo autobiografico di Kofman tutta la storia veniva a ricondursi alla narrazione privata del soggetto che, come in una seduta psicanalitica recupera e insieme si libera del proprio conflitto interiore, della propria memoria offesa; se nel romanzo di Wolf si cercava un equilibrio fra una soggettivita infantile ormai distante in terza persona e una soggettività rammemorante che prendeva posizione nel romanzo nella seconda persona; la cerniera sia epistemologica sia narratologica fra la prima e la seconda parte della tesi pare essere Elsa Morante e il suo romanzo La Storia. L’opera della Morante sembra infatti farsi pieno carico della responsabilità di non poter piu ridurre la narrazione del trauma alla semplice presa in carico del soggetto autobiografico. Il soggetto che, per dirla ancora con De Certeau, può esprimere il proprio punto di vista perche in qualche modo si è salvato dalla temperie della storia, non si pone nel discorso come punto di inizio e di fine di qualsiasi percezione del trauma, ma si incarna in uno o più personaggi che in un qualche modo rappresentino l’irrapresentabile e l’irrapresentato. La storia diventa quindi elemento non costitutivo di un'identità capace di ri-raccontarsi o almeno non solo, diventa fattore costitutivo di un’identità capace di raccontare l’altro, anzi gli altri, tutti coloro che il conflitto, la violenza ha in un qualche modo cancellato. Così accade all’infanzia tradita e offesa del piccolo Useppe, che viene soffocato non solo nella sua possibilita di svilupparsi, di essere punto di vista del discorso, ma anche nella possibilita di essere osservatore vivo dell’evento; cosi accade a Ida, donna e madre, che la Storia lentamente e inesorabilmente spersonalizza riducendola a essere soggetto passivo e vittima degli eventi. Ecco quindi che la strada aperta dalla Morante permette alla memoria di proiettarsi in una narrazione comune e di condividere e suddividere la posizione centrale del soggetto in una costellazione differente di soggetti. A questo punto si apre, attraverso le tecniche della storia orale e la loro narrativizzazione, una strategia di recupero della memoria evidenziata nell’ultima parte della tesi. La strada intrapresa da autori come i Wu Ming e come Andrea Levy ne è un esempio. Sganciati per evidenti ragioni biografiche e anagrafiche (sono tutti nati ben dopo la fine del secondo conflitto mondiale) da qualsiasi tentazione autobiografica, i primi intraprendono una vera e propria ridistribuzione dei punti di vista sulla storia. In romanzi come Manituana si viene a perdere, almeno a un primo e forse piu superficiale livello, qualsiasi imposizione fissa del punto di vista. Una molteplicità di soggetti si prende carico di raccontare la storia da differenti posizioni, ma la apparente molteplicità degli sguardi non si riduce a una frammentazione dell’etica del racconto quanto piuttosto alla volontà di fare emergere tra gli altri anche il punto di vista dello sconfitto e dell’inerme. Al passato oscuro della violenza storica si contrappone in un qualche modo la messa in discorso del soggetto che cerca attraverso la costituzione non solo di un soggetto ma di una pluralitàdi voci , di ritrovare un’ armonia, di riassimilare la propria memoria condividendola nel testo letterario.
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Grendene, Filippo. "Il dialogo della tradizione. Ri-uso, intertestualità, storia." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2019. http://hdl.handle.net/11577/3424566.

Full text
Abstract:
Il lavoro è dedicato ad analizzare i rapporti dell’opera letteraria con la tradizione: propone un modello teorico di storicizzazione del concetto univoco di intertestualità, cui è affiancato il ri-uso, e verifica la validità del modello su diversi casi di studio. La struttura è tripartita. La prima sezione, teorica, è dedicata a ridiscutere criticamente il concetto di intertestualità. In particolare, viene riconosciuta nella dimensione del ri-uso (discussa negli anni Ottanta da Franco Brioschi) una valida alternativa al modo strutturalista e post-strutturalista di intendere il rapporto di un testo letterario con il classico e con la tradizione. La seconda sezione lavora sull’applicazione testuale e sul rapporto che alcuni classici della modernità e del contemporaneo intessono con la tradizione (in particolare, La montagna incantata, Vita e destino, Se una notte d’inverno un viaggiatore e 2666). In essa è affrontata la sfaccettata problematica dell’ironia. La terza sezione affronta un caso di studio: influssi e riprese di Manzoni nel secondo Novecento. Sono considerati, in particolare, i casi di Gadda, Malaparte e Levi, l’influsso della Storia della Colonna infame sui generi del romanzo-inchiesta e del romanzo-saggio (Sciascia, Fortini, Tomizza, Vassalli, La Gioia) e la riflessione sul romanzo storico nel secondo Novecento. La sezione si conclude con alcune considerazioni sugli influssi manzoniani sulla microstoria di Carlo Ginzburg, nonché sulle riprese riguardanti opere teatrali e filmiche nelle quali risultano coinvolti a vario titolo scrittori (Pasolini, Bacchelli, Bassani, Testori).
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Di, Stefano Martina. "Gli interlocutori di Socrate nei Dialoghi di Platone." Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2018. https://hdl.handle.net/11572/367630.

Full text
Abstract:
Questa tesi ha come obiettivo quello di definire il ruolo intratestuale degli interlocutori di Socrate in sei dialoghi di Platone: Alcibiade maggiore, Carmide, Teeteto, Gorgia, Repubblica (libri I, II e V), Filebo. Le ragioni di interesse per questo argomento sono almeno due. Alcuni di questi personaggi individuano gli antagonisti di Socrate e rappresentano sfide per la riflessione platonica. In questo senso la loro presenza risulta importante per osservare in che modo i Dialoghi siano più la messa in scena di un metodo e di un diverso atteggiamento verso il sapere che l’esposizione di una dottrina, permettendo così di definire e contrario la φιλοσοφία. Ad essi è dedicato il primo capitolo (Il sapere ricevuto: gli interlocutori secondo l’Apologia), usando come traccia la lista che Socrate fa nell’Apologia. Prima di intraprendere l’analisi dei personaggi è stato però necessario definire che cosa si intenda per interlocutore (Che cos’è un interlocutore socratico?). L’interazione o la presenza nei Dialoghi presenta molte sfumature, ma la definizione dei tratti che caratterizzano un interlocutore, in positivo e in negativo, sarà alla base della successiva lettura dei testi. Sulla base della caratterizzazione e della loro interazione dialogica si analizzeranno alcuni personaggi del corpus (La rifondazione platonica del sapere: il ruolo degli interlocutori). Le osservazioni sulla lista dell’Apologia e la disamina terminologica consentiranno di analizzare i dialoghi con una griglia interpretativa il più possibile ricavata dai testi. Si potrà perciò notare che sia gli interlocutori “impossibili†che i personaggi con i quali Socrate può costruire positivamente alcune tesi possiedono caratteristiche caratteriali e sociali ben precise. Infine, si analizzeranno alcuni fenomeni discorsivi che ostacolano il dialogo: se in questo modo Platone vuole mostrare l’impossibilità di «tessere un discorso comune in mancanza di un mondo di valori condiviso» (Fussi), è anche forse perché riconosce che la persuasione filosofica si esercita al di fuori della finzione dialogica.
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Di, Stefano Martina. "Gli interlocutori di Socrate nei Dialoghi di Platone." Doctoral thesis, University of Trento, 2018. http://eprints-phd.biblio.unitn.it/3089/1/DI_STEFANO_tesi_finale_unitn.pdf.

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Abstract:
Questa tesi ha come obiettivo quello di definire il ruolo intratestuale degli interlocutori di Socrate in sei dialoghi di Platone: Alcibiade maggiore, Carmide, Teeteto, Gorgia, Repubblica (libri I, II e V), Filebo. Le ragioni di interesse per questo argomento sono almeno due. Alcuni di questi personaggi individuano gli antagonisti di Socrate e rappresentano sfide per la riflessione platonica. In questo senso la loro presenza risulta importante per osservare in che modo i Dialoghi siano più la messa in scena di un metodo e di un diverso atteggiamento verso il sapere che l’esposizione di una dottrina, permettendo così di definire e contrario la φιλοσοφία. Ad essi è dedicato il primo capitolo (Il sapere ricevuto: gli interlocutori secondo l’Apologia), usando come traccia la lista che Socrate fa nell’Apologia. Prima di intraprendere l’analisi dei personaggi è stato però necessario definire che cosa si intenda per interlocutore (Che cos’è un interlocutore socratico?). L’interazione o la presenza nei Dialoghi presenta molte sfumature, ma la definizione dei tratti che caratterizzano un interlocutore, in positivo e in negativo, sarà alla base della successiva lettura dei testi. Sulla base della caratterizzazione e della loro interazione dialogica si analizzeranno alcuni personaggi del corpus (La rifondazione platonica del sapere: il ruolo degli interlocutori). Le osservazioni sulla lista dell’Apologia e la disamina terminologica consentiranno di analizzare i dialoghi con una griglia interpretativa il più possibile ricavata dai testi. Si potrà perciò notare che sia gli interlocutori “impossibili” che i personaggi con i quali Socrate può costruire positivamente alcune tesi possiedono caratteristiche caratteriali e sociali ben precise. Infine, si analizzeranno alcuni fenomeni discorsivi che ostacolano il dialogo: se in questo modo Platone vuole mostrare l’impossibilità di «tessere un discorso comune in mancanza di un mondo di valori condiviso» (Fussi), è anche forse perché riconosce che la persuasione filosofica si esercita al di fuori della finzione dialogica.
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Masi, Jacopo <1978&gt. "Déclinaisons de la nostalgie dans la poésie européenne de la deuxième moitié du 20e siècle." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2779/1/Masi_Jacopo_TESI.pdf.

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Masi, Jacopo <1978&gt. "Déclinaisons de la nostalgie dans la poésie européenne de la deuxième moitié du 20e siècle." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2779/.

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LANDINI, CHIARA. "HUMANITÉS CLASSIQUES E ENSEIGNEMENT SECONDAIRE IN FRANCIA (1802-1902): ASPETTI CUTURALI, STORICI ED ECONOMICI DELLA QUESTIONE DEL SECOLO." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2016. http://hdl.handle.net/10280/10812.

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Abstract:
Nel corso dell’Ottocento, in Francia, il principio di formazione, attraverso gli studi classici, delle élite destinate a ricoprire le più alte funzioni professionali assunse una connotazione sempre più anacronistica e il sistema scolastico fu al centro di una serie di accesi dibattiti e tentativi più o meno riusciti di riforma dei metodi di insegnamento e dei contenuti degli studi, che si acuirono soprattutto in seguito alla battaglia di Sedan. Il permanere di una cultura e di un sistema di istruzione immobile e legato alla tradizione umanistica si scontrò violentemente a fine secolo con la democratizzazione della società, il progresso scientifico e lo sviluppo economico e con la corsa alla modernizzazione della cultura. Questo elaborato si propone di ripercorrere i principali aspetti culturali, storici ed economici che scandirono la storia della pedagogia francese, analizzando il lungo ed altalenante percorso di cambiamento delle humanités classiques durante la costituzione dell’istituzione più conservatrice della Francia del XIX secolo: l’enseignement secondaire.
During the nineteenth century in France, the education through classical studies of the elite meant to play the highest professional roles became increasingly anachronistic and the school system was the main target of many debates and reforming processes. These attempts of changing teaching methods and subjects increased even further after the battle of Sedan. At the end of the century, the persistence of a stationary culture and of an educational system linked to the humanistic tradition clashed with the democratisation of the society, the scientific progress and the economic development and also with the rush to modernise this culture. The aim of this research is to trace the main cultural, historical and economic factors that distinguished the history of French education, while analysing the long and various changes of classical humanities during the establishment of French secondary school, which was the more conservative institution of the nineteenth century.
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LANDINI, CHIARA. "HUMANITÉS CLASSIQUES E ENSEIGNEMENT SECONDAIRE IN FRANCIA (1802-1902): ASPETTI CUTURALI, STORICI ED ECONOMICI DELLA QUESTIONE DEL SECOLO." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2016. http://hdl.handle.net/10280/10812.

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Abstract:
Nel corso dell’Ottocento, in Francia, il principio di formazione, attraverso gli studi classici, delle élite destinate a ricoprire le più alte funzioni professionali assunse una connotazione sempre più anacronistica e il sistema scolastico fu al centro di una serie di accesi dibattiti e tentativi più o meno riusciti di riforma dei metodi di insegnamento e dei contenuti degli studi, che si acuirono soprattutto in seguito alla battaglia di Sedan. Il permanere di una cultura e di un sistema di istruzione immobile e legato alla tradizione umanistica si scontrò violentemente a fine secolo con la democratizzazione della società, il progresso scientifico e lo sviluppo economico e con la corsa alla modernizzazione della cultura. Questo elaborato si propone di ripercorrere i principali aspetti culturali, storici ed economici che scandirono la storia della pedagogia francese, analizzando il lungo ed altalenante percorso di cambiamento delle humanités classiques durante la costituzione dell’istituzione più conservatrice della Francia del XIX secolo: l’enseignement secondaire.
During the nineteenth century in France, the education through classical studies of the elite meant to play the highest professional roles became increasingly anachronistic and the school system was the main target of many debates and reforming processes. These attempts of changing teaching methods and subjects increased even further after the battle of Sedan. At the end of the century, the persistence of a stationary culture and of an educational system linked to the humanistic tradition clashed with the democratisation of the society, the scientific progress and the economic development and also with the rush to modernise this culture. The aim of this research is to trace the main cultural, historical and economic factors that distinguished the history of French education, while analysing the long and various changes of classical humanities during the establishment of French secondary school, which was the more conservative institution of the nineteenth century.
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Gervasi, Paolo. "Anamorfosi della critica : forme ibride e saggistica letteraria del Novecento." Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2014. http://hdl.handle.net/11384/86089.

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Ubbidiente, A. Roberto. "Storia della critica leopardiana dal 1961 al 1996 /." Frankfurt am Main ; Berlin ; Bern : P. Lang, 1998. http://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb375423668.

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GIANNI, SILVIA MARIA. "TENDENZE DELLA CRITICA LETTERARIA E LA NARRATIVA CENTRO AMERICANA DEGLI ULTIMI ANNI." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2009. http://hdl.handle.net/10280/531.

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Abstract:
Il ricco patrimonio della tradizione del pensiero critico latinoamericano permette di addentrarsi nell’eterogeneità dei processi culturali presenti nel territorio continentale e della regione istmica e favorisce una più puntuale riflessione sulle differenzialità con cui si manifesta la modernità. Da essa dipende inoltre la rilettura di alcune categorie come quella di nazionalità, multiculturalismo, identità, hibridez e mestizaje, eterogeneità e transculturazione. Con questa strumentazione teorica si è esaminato il romanzo centroamericano attuale, attraverso la selezione di un corpus di quindici scrittori considerati maggiormente rappresentativi della diversificazione narrativa e dell’eterogeneità dello sviluppo culturale dei sei paesi ispanofoni della regione. L’analisi delle loro opere mette in evidenza la molteplicità della rappresentazione dello spazio come riproduzione della fisionomia plurale delle identità centroamericane; il rapporto tra storia, memoria e scrittura; l’incorporazione della voce femminile e l’esplorazione degli spazi privati; gli scenari del dopo-guerra, la violenza e la rottura con la rappresentazione immaginaria di alcune società attraverso il discorso letterario. Sono autori che hanno intrapreso letture differenti di uno stesso fenomeno, mettendo in risalto divergenze e punti di contatto, somiglianze e differenze che è possibile decifrare con l’uso della nozione di “totalità contraddittoria”.
The rich heritage of the tradition of Latin American critical thought allows us to penetrate in the heterogeneity of cultural processes present on the continent and on the isthmus and favours more punctual reflections on the differentiality with which modernity manifests itself. Dependent on this modernity is also the re-reading of certain categories, such as those of nationality, multiculturalism, identity, hibridez and mestizaje, heterogeneity and transculturation. It is in the light of this theoretical framework that the current Central American novel has been examined, by selecting a corpus of fifteen authors seen as most representative of the narrative diversification and heterogeneity of the cultural development of the six hispanophone countries of the region. The analysis of the works of these authors discloses the multiplicity of the representation of space as reproduction of the plural physiognomy of Central American identities; the relationship between history, memory and writing; the incorporation of the female voice and the exploration of private spaces; the post-war scenes, the violence and rupture with the imaginary representation of some societies through literary discourse. They are authors that have undertaken different readings of the same phenomenon, highlighting divergences and points in common, similarities and differences which can be deciphered by means of the notion of “contradictory totality”.
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GIANNI, SILVIA MARIA. "TENDENZE DELLA CRITICA LETTERARIA E LA NARRATIVA CENTRO AMERICANA DEGLI ULTIMI ANNI." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2009. http://hdl.handle.net/10280/531.

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Abstract:
Il ricco patrimonio della tradizione del pensiero critico latinoamericano permette di addentrarsi nell’eterogeneità dei processi culturali presenti nel territorio continentale e della regione istmica e favorisce una più puntuale riflessione sulle differenzialità con cui si manifesta la modernità. Da essa dipende inoltre la rilettura di alcune categorie come quella di nazionalità, multiculturalismo, identità, hibridez e mestizaje, eterogeneità e transculturazione. Con questa strumentazione teorica si è esaminato il romanzo centroamericano attuale, attraverso la selezione di un corpus di quindici scrittori considerati maggiormente rappresentativi della diversificazione narrativa e dell’eterogeneità dello sviluppo culturale dei sei paesi ispanofoni della regione. L’analisi delle loro opere mette in evidenza la molteplicità della rappresentazione dello spazio come riproduzione della fisionomia plurale delle identità centroamericane; il rapporto tra storia, memoria e scrittura; l’incorporazione della voce femminile e l’esplorazione degli spazi privati; gli scenari del dopo-guerra, la violenza e la rottura con la rappresentazione immaginaria di alcune società attraverso il discorso letterario. Sono autori che hanno intrapreso letture differenti di uno stesso fenomeno, mettendo in risalto divergenze e punti di contatto, somiglianze e differenze che è possibile decifrare con l’uso della nozione di “totalità contraddittoria”.
The rich heritage of the tradition of Latin American critical thought allows us to penetrate in the heterogeneity of cultural processes present on the continent and on the isthmus and favours more punctual reflections on the differentiality with which modernity manifests itself. Dependent on this modernity is also the re-reading of certain categories, such as those of nationality, multiculturalism, identity, hibridez and mestizaje, heterogeneity and transculturation. It is in the light of this theoretical framework that the current Central American novel has been examined, by selecting a corpus of fifteen authors seen as most representative of the narrative diversification and heterogeneity of the cultural development of the six hispanophone countries of the region. The analysis of the works of these authors discloses the multiplicity of the representation of space as reproduction of the plural physiognomy of Central American identities; the relationship between history, memory and writing; the incorporation of the female voice and the exploration of private spaces; the post-war scenes, the violence and rupture with the imaginary representation of some societies through literary discourse. They are authors that have undertaken different readings of the same phenomenon, highlighting divergences and points in common, similarities and differences which can be deciphered by means of the notion of “contradictory totality”.
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D'Ermo-Tenaglia, Doria. "Calandro, un personaggio nella storia della critica, 1788-1980 : saggio di bibliografia critica." Thesis, McGill University, 1986. http://digitool.Library.McGill.CA:80/R/?func=dbin-jump-full&object_id=65467.

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Brochard, Anna Di Blasio. "Le commedie ariostesche nella storia della critica : saggio di bibliografia critica, 1901-1979." Thesis, McGill University, 1986. http://digitool.Library.McGill.CA:80/R/?func=dbin-jump-full&object_id=65475.

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Balestra, Vanni <1980&gt. "Origini dell'ucronia. La letteratura contro la storia." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/5868/2/Balestra_Vanni_Tesi%28df%29.pdf.

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Abstract:
L’ucronia (Alternate History) è un fenomeno letterario ormai popolare e molto studiato, ma non lo sono altrettanto lo sue origini e i suoi rapporti con la storia “fatta con i se” (Counterfactual History), che risale a Erodoto e a Tito Livio. Solo nell’Ottocento alcuni autori, per vie largamente autonome, fecero della storia alternativa un genere di fiction: Louis Geoffroy con Napoléon apocryphe (1836), storia «della conquista del mondo e della monarchia universale», e Charles Renouvier con Uchronie. L’utopie dans l’histoire (1876), storia «della civiltà europea quale avrebbe potuto essere» se il cristianesimo fosse stato fermato nel II secolo. Questi testi intrattengono relazioni complesse con la letteratura dell’epoca di genere sia realistico, sia fantastico, ma altresì con fenomeni di altra natura: la storiografia, nelle sue forme e nel suo statuto epistemico, e ancor più il senso del possibile - o la filosofia della storia - derivato dall’esperienza della rivoluzione e dal confronto con le teorie utopistiche e di riforma sociale. Altri testi, prodotti in Inghilterra e negli Stati Uniti nello stesso periodo, esplorano le possibilità narrative e speculative del genere: tra questi P.s’ Correspondence di Nathaniel Hawthorne (1845), The Battle of Dorking di George Chesney (1871) e Hands Off di Edward Hale (1881); fino a una raccolta del 1931, If It Had Happened Otherwise, che anticipò molte forme e temi delle ucronie successive. Queste opere sono esaminate sia nel contesto storico e letterario in cui furono prodotte, sia con gli strumenti dell’analisi testuale. Una particolare attenzione è dedicata alle strategie di lettura prescritte dai testi, che subordinano i significati al confronto mentale tra gli eventi narrati e la serie dei fatti autentici. Le teorie sui counterfactuals prodotte in altri campi disciplinari, come la storia e la psicologia, arricchiscono la comprensione dei testi e dei loro rapporti con fenomeni extra-letterari.
Alternate History is nowadays a popular and well-studied literary genre; its origins, however, remain underinvestigated as well as its relationship to the neighboring field of counterfactual history––a genre dating back to Herodotus and Livy. Alternate History begins to appear as a distinct fictional genre only in the nineteenth century with Louis Geoffroy’s Napoléon Apocryphe (1836)––a history of «the conquest of the world and the universal monarchy»––and Charles Renouvier’s Uchronie. L’utopie dans l’histoire (1876)––«the history of European civilization as it could have been» if Christianity had been stopped. These works establish complex relationships both with realistic and fantastic literature of their age. Furthermore they raise questions concerning the epistemological status of historiographical practices and address the philosophy of history as inflected by the experience of revolution and utopian theories of social progress. Other fictional works, composed in England and in the United States in the same period, explore the speculative possibilities of the genre. Among these are Nathaniel Hawthorne’s P.s’ Correspondence (1845), George Chesney’s The Battle of Dorking (1871) and Edward Hale’s Hands Off (1881). A few decades later, an anthology titled If It Had Happened Otherwise (1931) anticipates many of the topics and formal devices which will be subsequently developed by science fiction and Alternate History authors. In my analysis of these texts I examine both the historical and literary context while paying attention to specific textual strategies. In particular I observe how Alternate History seems to demand the recognition of historical falsifications and the comparison with historical truth in order to produce meaning. Literary texts are also analyzed using theories on counterfactuals developed in various disciplines, especially history and psychology.
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Balestra, Vanni <1980&gt. "Origini dell'ucronia. La letteratura contro la storia." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/5868/.

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Abstract:
L’ucronia (Alternate History) è un fenomeno letterario ormai popolare e molto studiato, ma non lo sono altrettanto lo sue origini e i suoi rapporti con la storia “fatta con i se” (Counterfactual History), che risale a Erodoto e a Tito Livio. Solo nell’Ottocento alcuni autori, per vie largamente autonome, fecero della storia alternativa un genere di fiction: Louis Geoffroy con Napoléon apocryphe (1836), storia «della conquista del mondo e della monarchia universale», e Charles Renouvier con Uchronie. L’utopie dans l’histoire (1876), storia «della civiltà europea quale avrebbe potuto essere» se il cristianesimo fosse stato fermato nel II secolo. Questi testi intrattengono relazioni complesse con la letteratura dell’epoca di genere sia realistico, sia fantastico, ma altresì con fenomeni di altra natura: la storiografia, nelle sue forme e nel suo statuto epistemico, e ancor più il senso del possibile - o la filosofia della storia - derivato dall’esperienza della rivoluzione e dal confronto con le teorie utopistiche e di riforma sociale. Altri testi, prodotti in Inghilterra e negli Stati Uniti nello stesso periodo, esplorano le possibilità narrative e speculative del genere: tra questi P.s’ Correspondence di Nathaniel Hawthorne (1845), The Battle of Dorking di George Chesney (1871) e Hands Off di Edward Hale (1881); fino a una raccolta del 1931, If It Had Happened Otherwise, che anticipò molte forme e temi delle ucronie successive. Queste opere sono esaminate sia nel contesto storico e letterario in cui furono prodotte, sia con gli strumenti dell’analisi testuale. Una particolare attenzione è dedicata alle strategie di lettura prescritte dai testi, che subordinano i significati al confronto mentale tra gli eventi narrati e la serie dei fatti autentici. Le teorie sui counterfactuals prodotte in altri campi disciplinari, come la storia e la psicologia, arricchiscono la comprensione dei testi e dei loro rapporti con fenomeni extra-letterari.
Alternate History is nowadays a popular and well-studied literary genre; its origins, however, remain underinvestigated as well as its relationship to the neighboring field of counterfactual history––a genre dating back to Herodotus and Livy. Alternate History begins to appear as a distinct fictional genre only in the nineteenth century with Louis Geoffroy’s Napoléon Apocryphe (1836)––a history of «the conquest of the world and the universal monarchy»––and Charles Renouvier’s Uchronie. L’utopie dans l’histoire (1876)––«the history of European civilization as it could have been» if Christianity had been stopped. These works establish complex relationships both with realistic and fantastic literature of their age. Furthermore they raise questions concerning the epistemological status of historiographical practices and address the philosophy of history as inflected by the experience of revolution and utopian theories of social progress. Other fictional works, composed in England and in the United States in the same period, explore the speculative possibilities of the genre. Among these are Nathaniel Hawthorne’s P.s’ Correspondence (1845), George Chesney’s The Battle of Dorking (1871) and Edward Hale’s Hands Off (1881). A few decades later, an anthology titled If It Had Happened Otherwise (1931) anticipates many of the topics and formal devices which will be subsequently developed by science fiction and Alternate History authors. In my analysis of these texts I examine both the historical and literary context while paying attention to specific textual strategies. In particular I observe how Alternate History seems to demand the recognition of historical falsifications and the comparison with historical truth in order to produce meaning. Literary texts are also analyzed using theories on counterfactuals developed in various disciplines, especially history and psychology.
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Giorgetta, Alessandro <1994&gt. "I temi della fantascienza." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/16019.

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Abstract:
Analisi tematica e teorica del genere fantascientifico. Dopo un capitolo introduttivo generale sul genere, si trattano i temi del tempo, dell'utopia/distopia e del rapporto con entità non umane, come alieni e robot.
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Pasquale, Luca <1980&gt. "Situazioni e aspetti della coralità cinematografica." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/3383/1/pasquale_luca_tesi.pdf.

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Pasquale, Luca <1980&gt. "Situazioni e aspetti della coralità cinematografica." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/3383/.

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Beccegato, Andrea Serena <1991&gt. "Il sogno della camera rossa: l'apice della letteratura dell'illusione. Traduzione e commento di un articolo di critica letteraria." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/7234.

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Abstract:
Cao Xueqin è uno degli scrittori più famosi della letteratura cinese, e Il sogno della camera rossa (Hongloumeng 红楼梦) è il suo capolavoro. Scritto intorno alla metà del ‘700, il romanzo venne pubblicato in forma stampata quasi trent’anni dopo la morte dell’autore, nel 1792. La storia narrata è quella della famiglia Jia, un ricco clan vissuto in epoca Qing, e in particolare di uno dei suoi membri, Jia Baoyu. Il romanzo, oltre a descrivere in maniera dettagliata la vita di questa famiglia agiata all’epoca della dominazione mancese, riporta anche una storia d’amore tragica, un triangolo amoroso tra Jia Baoyu e le sue due cugine, Lin Daiyu e Xue Baochai. Cao Xueqin dà prova della sua grande conoscenza della cultura cinese e della filosofia: nel romanzo, infatti, sono presenti sia il taoismo che il buddhismo, e a quest’ultimo è legato il tema centrale del titolo, il sogno. Nei centoventi capitoli che compongono l’opera sono presenti trentadue sogni, alcuni lunghi interi capitoli, altri appena accennati. Le esperienze oniriche descritte sono fondamentali per lo sviluppo della storia, e permettono al lettore di comprendere al meglio la psicologia dei vari personaggi, essendo il sogno un riflesso della vita e delle emozioni proprie dello stato di veglia. Il sogno della camera rossa, la cui lettura è fondamentale per chiunque desideri avvicinarsi alla letteratura cinese, ha influenzato molti degli autori successivi, tanto da dare vita a riviste specializzate e serie televisive, così come ad una corrente letteraria indipendente, la “rossologia” o hongxue. Molti autori hanno studiato e commentato il romanzo nei quasi trecento anni di hongxue, e molte opere e articoli al riguardo sono stati scritti e pubblicati. Questa tesi, suddivisa in tre sezioni, presenta innanzitutto un’introduzione a Cao Xueqin e a Il sogno della camera rossa, focalizzandosi sul tema del sogno e sulla storia della “rossologia”, così come sui misteri che circondano il romanzo e il suo autore. Tra le fonti utilizzate compaiono sia articoli in lingua cinese sia studi in lingua occidentale. La seconda sezione consiste nella traduzione di un articolo di critica letteraria, intitolato “Il sogno della camera rossa: l’apice della letteratura dell’illusione” (Hongloumeng: menghuan wenxue de dianfeng 红楼梦:梦幻文学的巅峰) di Han Jinlian, in cui vengono presentati e analizzati i sogni e le illusioni all’interno del romanzo e l’abilità di Cao Xueqin nel descriverli. La traduzione è seguita dal relativo commento traduttologico, che rappresenta la terza sezione, in cui sono spiegati i problemi riscontrati nel processo di traduzione e i metodi adottati per risolverli.
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NERI, ROSSELLA. "La metanarrativa: le teoria, la storia, i testi." Doctoral thesis, Università degli Studi di Verona, 2009. http://hdl.handle.net/11562/337411.

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Abstract:
Il lavoro di questa tesi si propone di fornire un quadro dettagliato, anche se non esaustivo, della presenza della metanarrativa nella letteratura occidentale fin dai suoi esordi. Con metanarrativa infatti si intende generalmente quel processo letterario per cui un’opera parla di sé, eppure le definizioni date nel corso degli anni a questa tecnica sono state molteplici e, a volte, hanno generato confusione. Nel mio lavoro ho scelto di seguire entrambe le strade tracciate dagli studiosi che si sono applicati al fenomeno metanarrativa negli anni Settanta e Ottanta del Novecento. La prima di queste strade si ritrova nelle definizioni fornite rispettivamente da Patricia Waugh nel saggio Metafiction, teory and practice of Self Conscious Fiction del 1984 e in Linda Hutcheon in Poetics on Postmodernism del 1988. In questi due lavori le studiose sottolineano come la riflessione del testo su se stesso sia in realtà una riflessione del testo sulla realtà e sui suoi meccanismi retorici e di finzione. La seconda linea di pensiero di cui si è tenuto conto è quella fornita dallo studioso franco‐americano Raymond Federman in Surfiction, un saggio del 1975. Dal punto di vista di Federman la metanarrativa non ha sempre un rapporto di esegesi della struttura della realtà ma a volte essa è semplicemente un gioco, un divertissement colto che considera i suoi testi al di fuori e al di sopra della realtà (il nome Surfiction contiene un palese riferimento al Surrealismo degli anni Venti), tali testi sono completamente avulsi dalla struttura tipica del romanzo e la loro leggibilità risulta seriamente compormessa. Il contenuto di questa tesi si articola in tre parti: la prima affronta lo studio della metanarrativa da un punto di vista storico, sottolineando come essa sia un fenomeno non ascrivibile ad un solo periodo letterario ma, al contrario, presente in molte epoche storiche. Si è tuttavia creduto di scorgere due epoche fondamentali, entrambe novecentesche, in cui la metanarrativa è risultata più fruttuosa; si tratta degli gli anni Venti e Trenta in Europa e degli anni Sessanta e Settanta negli Stati Uniti. Di queste due epoche si sono messe in luce le caratteristiche peculiari della loro metanarrativa, arrivando a due diverse categorizzazioni. Nella prima epoca si riscontra infatti uno spiccato interesse a potenziare la figura dei personaggi rispetto a quella del narratore e si è messa in relazione questa tendenza alle nuove tendenze filosofiche e politiche di quegli anni; nella seconda invece è più difficile circoscrivere una tendenza maggioritaria, essa si presenta piuttosto come un susseguirsi di sperimentalismi differenti nei contenuti come nella forma volti soprattutto allo 'svelamento', ossia alla dimostrazione della finzione nella realtà. La seconda parte della tesi si applica invece a uno studio sulla materia di tipo formalistico, segnalando tutte le tecniche (inventariate dai maestri dello Strutturalismo) che non sono del tutto ascrivibili alla metanarrativa ma che ne spiegano, e a volte ne provocano, l'esistenza. In questa sezione si è lavorato soprattutto sul concetto di morte dell’autore così come è stato espresso da Roland Barthes nel 1968 e su quello di allegoria, figura retorica antica e per secoli dimenticata, che torna ad avere molto spazio nel Novecento e che in qualche modo è correlata al concetto di simulacro, elaborato da Jean Baudrillard in Simulacres and simulation nel 1981 e così importante per il Postmoderno. Nella terza e ultima parte del lavoro ci si è dedicati a segnalare alcuni esempi, tratti dai testi della metanarrativa di queste due epoche, ponendo soprattutto l’attenzione sulla metanarrativa americana degli anni Sessanta e Settanta, in quanto quella è l’epoca in cui la metanarrativa ha avuto i suoi seguaci più numerosi. I testi sono divisi secondo la struttura utilizzata: si va dalle "varianti narratologiche" (quei testi in cui è ancora preservata una certa “leggibilità”) allo “sperimentalismo diegetico” (in cui la trama dei testi risulta completamente s composta lasciando il puzzle da ricomporre al suo lettore). L’ultimo capitolo del lavoro si applica a ricercare quali, tra le forme di metanarrativa precedentemente inventariate, siano sopravvissute nella contemporaneità della letteratura occidentale.
This thesis aims to provide a detailed description, yet not exhaustive, of the presence of the metanarrative in western literature from its very first appearance. The metanarrative refers to the literary process whereby a piece of literature focuses on itself, however numerous definitions of this technique have been given over the course of the years which, at times, have generated a lot of confusion. In my work I have chosen to follow both descriptions given to the phenomenon of the metanarrative by critics in the seventies and eighties of the 20th century. The first is provided by Patricia Waugh in her essay Metafiction, Theory and Practice of Self Conscious Fiction in 1984 and by Linda Hutcheon in Poetics on Postmodernism in 1988. Both literary works underline how the auto‐reflection of the text is really a reflection on the reality of a text and its rhetoric mechanisms and pretences. The second line of thought followed is that provided by the Franco‐American writer Raymond Federman in Surfiction, an essay written in 1975. Federman's view of the metanarrative is that it doesn't always have an exegesis relationship with the structure of the reality, however, at times, it is simply a game, a cultured divertissement which considers its texts out of touch with reality (the name Surfiction contains a clear reference to twenties Surrealism), such texts are completely taken out of the typical structure of the novel and their readability becomes seriously compromised. The content of this thesis is divided into three parts: the first confronts the study of the metanarrative from a historical point of view, highlighting the fact that this phenomenon is not ascribable to only one literary period, on the contrary, it is present in many historic epochs. The metanarrative is however believed to be distinguished in two main epochs, both in the 20th century where it experienced its greatest success; in Europe in the twenties and thirties and in the United States in the sixties and seventies. These two epochs highlight the peculiar characteristics of the metanarrative, forming two different categories. In the first epoch there was a marked interest to enhance the figure of the characters compared to that of the narrator, and this tendency corresponds to new philosophical and political movements in those years. In the second epoch it is not circumscribed as a majority movement but rather as experimental success, different in content and form and mainly directed towards the unveiling, or rather the demonstration of the fiction in the reality. The second part of the thesis is dedicated however to the study of the formalistic materials, highlighting and listing all the techniques of the masters of Structuralism which are not all ascribable to the metanarrative but explain, and at times provoke, its existence. This section has focused mainly on the concept of the death of the author as conveyed by Roland Barthes in 1968, on allegory, the antique rhetoric figure forgotten for centuries which made a come back in the 20th century and is in some way correlated to the concept of simulacra, elaborated by Jean Baudrillard in Simulacres and Simulation in 1981, very important for Postmodernism. The third and final part of the thesis is dedicated to highlighting some examples, pieces of metanarrative texts from those two epochs, mainly drawing attention to the American metanarrative in the sixties and seventies when the metanarrative had a large following. The texts are divided according to the structure used: from “variants of narratology” (those texts which still maintain a certain readability) to “experimental narrative” (where the plot of the texts are completely broken up leaving the reader to put the puzzle back together. The final chapter of the thesis aims to discover which of the metanarratives previously listed have survived into the contemporary western literature.
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Schiro, Enrico <1985&gt. "Baudrillard metafisico. Una ricerca attraverso la critica." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amsdottorato.unibo.it/8729/1/Baudrillard%20metafisico.%20Una%20ricerca%20attraverso%20la%20critica.pdf.

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Abstract:
Obiettivo del lavoro è offrire un contributo positivo a una lettura filosofica dell’opera di Jean Baudrillard, che ne metta in rilievo il carattere metafisico, attraverso una ricognizione della critica e un confronto con alcune voci del dibattito contemporaneo. La tesi si compone di tre capitoli. Nel primo viene delineata la problematica e il contesto della ricerca. Attraverso la ricognizione di interviste, dialoghi e diari si fornisce una preliminare visione della metafisica di Baudrillard. Segue un confronto con alcune voci critiche sulle possibili interpretazioni della svolta occorsa nel pensiero di Baudrillard tra il 1976 e il 1977, in conclusione del quale proponiamo una nostra lettura di tale svolta, coerente con l’ipotesi di un esito metafisico del suo pensiero. Il secondo capitolo è incentrato sul riesame dello stato della critica e tiene conto delle ragioni che ci sembrano spiegare la marginalità della tematica metafisica nei principali studi baudrillardiani. Esaminiamo la produzione critica che ha posto esplicita attenzione al carattere metafisico del pensiero baudrillardiano e contestualizziamo lo sviluppo della problematica relativa alla leggibilità dell’opera, focalizzandoci su due questioni codificate nella letteratura secondaria: How to read Baudrillard (Kroker, Kellner, Gane, Butler) e l’effet Baudrillard (Gauthier, L’Yvonnet, Jacquemond, Capovin). Nel terzo e ultimo capitolo, invece, mettiamo alla prova la nostra lettura metafisica di Baudrillard attraverso un confronto con due voci dell’attuale dibattito sullo Speculative Realism (Harman e Meillassoux). Grazie al confronto puntuale con le tesi di questi due autori, la specificità del pensiero baudrillardiano viene individuata nell’aver saputo aprire una strada parallela alla via maggiore del pensiero post-metafisico, declinando la deriva iper-riflessiva e meta-linguistica della filosofia contemporanea in chiave speculativa.
The aim of this thesis is to offer a positive contribution to a philosophical reading of the work of Jean Baudrillard, which highlights its metaphysical character, through an examination of criticism and a comparison with some voices of contemporary debate. The thesis consists of three chapters. In the first one the problem and the context of the research are outlined. Through the survey of interviews, dialogues and diaries, a preliminary vision of Baudrillard's metaphysics is provided. Following, is a comparison with some critical voices on the possible interpretations of the breakthrough occurred in the thought of Baudrillard between 1976 and 1977, in conclusion of which we propose our reading of this turning point, consistent with the hypothesis of a metaphysical outcome of his thought. The second chapter focuses on the review of the state of criticism and takes into account the reasons that seem to explain the marginality of the metaphysical theme in the main Baudrillardian studies. We examine the critical production that has explicitly paid attention to the metaphysical character of Baudrillardian thought and contextualize the development of the problem concerning the readability of the work, focusing on two issues codified in the secondary literature: How to read Baudrillard (Kroker, Kellner, Gane, Butler) and the effet Baudrillard (Gauthier, L'Yvonnet, Jacquemond, Capovin). In the third and last chapter, instead, we test our metaphysical reading of Baudrillard through a correlation with two voices of the current debate on Speculative Realism (Harman and Meillassoux). Thanks to the punctual parallel with the theses of these two authors, the specificity of Baudrillardian thought is identified in having been able to open a path parallel to the major path of post-metaphysical thinking, declining the hyper-reflexive and meta-linguistic drift of contemporary philosophy in a speculative key.
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Lista, Rossana <1976&gt. "Finzioni teoriche: letteratura e mistica, storia e psicoanalisi in Michel de Certeau." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/4614/1/Lista_Rossana_Tesi.pdf.

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Abstract:
Il presente studio discute il concetto di “finzione teorica” di Michel de Certeau quale momento di raccordo tra letteratura e storiografia. La concezione dell’altro e dell’assente propria della mistica e il modello di temporalità della psicoanalisi sono riconosciute come matrici del suo pensiero.
In this essay I discuss Michel de Certeau’s concept of “theoretical fiction” as junction between literature and historiography. I show how the idea of the other, of the absent by mystics and the psychoanalytical model of temporality organize his reflection.
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Lista, Rossana <1976&gt. "Finzioni teoriche: letteratura e mistica, storia e psicoanalisi in Michel de Certeau." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/4614/.

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Abstract:
Il presente studio discute il concetto di “finzione teorica” di Michel de Certeau quale momento di raccordo tra letteratura e storiografia. La concezione dell’altro e dell’assente propria della mistica e il modello di temporalità della psicoanalisi sono riconosciute come matrici del suo pensiero.
In this essay I discuss Michel de Certeau’s concept of “theoretical fiction” as junction between literature and historiography. I show how the idea of the other, of the absent by mystics and the psychoanalytical model of temporality organize his reflection.
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Levorato, Riccardo <1996&gt. "La logica della disgregazione. Indagine sulla funzione critica della riflessione dialettica in Adorno e in Hegel." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/20132.

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Abstract:
Il proposito di questo elaborato è di analizzare il nesso tra riflessione dialettica e critica per come messo a tema nel pensiero di Theodor Adorno e G.W.F. Hegel. Nelle sue tre parti analizza, rispettivamente, in prima istanza i luoghi testuali fondamentali di Scienza della logica e di Dialettica negativa ove vengono messe a tema le determinazioni essenziali del procedimento riflessivo-dialettico, sulla base delle quali vengono caratterizzate le proposte filosofiche dei due autori nella loro reciproca esclusività; in seconda battuta si sofferma sulla risorsa che suddetti modelli dialettici costituiscono per lo svolgimento della cosiddetta “teoria critica della società”, nel raffronto dunque che il pensiero deve intrattenere con le urgenze avanzate dalla realtà sociale e politica contemporanea, sorta nel contesto costituito dal cosiddetto “illuminismo” e dal processo di razionalizzazione delle relazioni sociali che questo rappresenta; in terzo luogo conclude il percorso concentrandosi sui nodi aporetici della proposta adorniana, sullo sfondo della dirimente questione se la critica dialettica possa avere un esito positivo, se possa fungere da strumento per la determinazione teorica dei nessi sociali, se possa dunque avere un ruolo per un rinnovamento dell’impresa illuministica medesima. La tesi che questo studio propone risponde positivamente a questa domanda, tenta di valorizzare la dialettica hegeliana quale luogo di una compiuta circolazione di logica speculativa e critica sociale e prospetta, da ultimo, una concezione di illuminismo che riscopra al proprio interno una tensione eminentemente etica.
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Tramontina, Salar Jessica <1986&gt. "Il personaggio maschile nei romanzi di Giorgio Falco. Aspetti di critica sociale e continuità letteraria." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14910.

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Abstract:
Lo scopo della ricerca è quello di evidenziare le caratteristiche del personaggio maschile nelle opere di Giorgio Falco, con un'attenzione specifica al loro inserimento nel contesto socio-economico e nel panorama letterario, come esponente di realismo e come erede dei tipi tradizionali sveviani e volponiani.
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Ferracin, Daniele <1987&gt. "Modelli processuali penali-inquisitorio, accusatorio, misto- allo specchio della letteratura." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/16158.

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Abstract:
Attraverso l'analisi di alcuni romanzi di ara europea e americana, si evidenzia come la letteratura possa diventare specchio critico dell'applicazione dell'amministrazione e applicazione della giustizia in ambito penale.
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Mele, Eugenio <1997&gt. "Invictus. L’evoluzione della figura del guerriero tra antichità e modernità." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/20259.

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SEREGNI, MARCO. "IL PROBLEMA DELL'UNITA' IN PARMENIDE: STORIA DELLA CRITICA E ANALISI DEL TESTO." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2019. http://hdl.handle.net/10280/58407.

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Abstract:
Da sempre si è ritenuto che Parmenide affermasse l'unità dell'Essere. Nel corso del '900 si è però iniziato a dubitare di tale attributo. Nella prima parte della tesi ho analizzato le varie interpretazioni critiche che sono state date a tal proposito e ho cercato di mostrare come, col tempo, si sia sempre più abbandonata l'idea di un monismo assoluto per abbracciare l'idea di un'unità che fosse in rapporto con i molti. Questa revisione si è spesso accompagnata ad una rivalutazione della fisica Parmenidea esposta nella seconda parte del Poema. In particolar modo mi sono concentrato sulle letture di metà '900 (Verdenius, Calogero, Untersteiner), predicazioni (Kahn, Mourelatos, Curd) e fisiche più recenti (Ruggiu, Casertano, Cerri, Palmer). Nella seconda parte della tesi ho invece analizzato i frammenti in cui i vari storici della filosofia hanno intravisto la possibilità di argomentazioni pro o contro determinate concezioni di monismo. Mi sono dedicato quindi all'analisi critica del frammento 4 e del frammento 8 (versi 4, 5-6, 12-13, 22-25, 36-37, 38, 53-54). In questa analisi ho cercato di portare elementi a sostegno della teoria da me sostenuta per cui Parmenide affermerebbe l'uni-molteplicità, cioè che il soggetto parmenideo è il Cosmo, la Realtà intera, il Tutto che ingloba dentro di sé il molteplice sensibile. La tesi si chiude con un'appendice dedicata ai riferimenti platonici sul tema dell'unità in Parmenide.
It has always been believed that Parmenides affirmed the unity of Being. During the 20th century, however, some scholars began to doubt this attribute. In the first part of the thesis I analyzed the various critical interpretations that have been given in this regard and I tried to show how, over time, the idea of ​​an absolute monism was increasingly abandoned to embrace the idea of ​​a unity that was in relationship with the many. This revision was often accompanied by a re-evaluation of the Parmenidea physics exposed in the second part of the Poem. In particular, I focused on the mid-1900s readings (Verdenius, Calogero, Untersteiner), predicational interpretations (Kahn, Mourelatos, Curd) and more recent physics readings (Ruggiu, Casertano, Cerri, Palmer). In the second part of the thesis I have analyzed the fragments in which the various historians of philosophy have seen the possibility of arguments for or against certain conceptions of monism. Then I made a critical analysis of the fragments 4 and 8 (verses 4, 5-6, 12-13, 22-25, 36-37, 38, 53-54). In this analysis I have tried to bring elements to support the theory supported by me for which Parmenides would affirm the uni-totality, i.e. that the Parmenides poem's subject is the Cosmos, the whole Reality, the Whole that incorporates the sensitive manifold. The thesis terminates with an appendix dedicated to the Platonic references on the theme of unity in Parmenides.
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SEREGNI, MARCO. "IL PROBLEMA DELL'UNITA' IN PARMENIDE: STORIA DELLA CRITICA E ANALISI DEL TESTO." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2019. http://hdl.handle.net/10280/58407.

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Abstract:
Da sempre si è ritenuto che Parmenide affermasse l'unità dell'Essere. Nel corso del '900 si è però iniziato a dubitare di tale attributo. Nella prima parte della tesi ho analizzato le varie interpretazioni critiche che sono state date a tal proposito e ho cercato di mostrare come, col tempo, si sia sempre più abbandonata l'idea di un monismo assoluto per abbracciare l'idea di un'unità che fosse in rapporto con i molti. Questa revisione si è spesso accompagnata ad una rivalutazione della fisica Parmenidea esposta nella seconda parte del Poema. In particolar modo mi sono concentrato sulle letture di metà '900 (Verdenius, Calogero, Untersteiner), predicazioni (Kahn, Mourelatos, Curd) e fisiche più recenti (Ruggiu, Casertano, Cerri, Palmer). Nella seconda parte della tesi ho invece analizzato i frammenti in cui i vari storici della filosofia hanno intravisto la possibilità di argomentazioni pro o contro determinate concezioni di monismo. Mi sono dedicato quindi all'analisi critica del frammento 4 e del frammento 8 (versi 4, 5-6, 12-13, 22-25, 36-37, 38, 53-54). In questa analisi ho cercato di portare elementi a sostegno della teoria da me sostenuta per cui Parmenide affermerebbe l'uni-molteplicità, cioè che il soggetto parmenideo è il Cosmo, la Realtà intera, il Tutto che ingloba dentro di sé il molteplice sensibile. La tesi si chiude con un'appendice dedicata ai riferimenti platonici sul tema dell'unità in Parmenide.
It has always been believed that Parmenides affirmed the unity of Being. During the 20th century, however, some scholars began to doubt this attribute. In the first part of the thesis I analyzed the various critical interpretations that have been given in this regard and I tried to show how, over time, the idea of ​​an absolute monism was increasingly abandoned to embrace the idea of ​​a unity that was in relationship with the many. This revision was often accompanied by a re-evaluation of the Parmenidea physics exposed in the second part of the Poem. In particular, I focused on the mid-1900s readings (Verdenius, Calogero, Untersteiner), predicational interpretations (Kahn, Mourelatos, Curd) and more recent physics readings (Ruggiu, Casertano, Cerri, Palmer). In the second part of the thesis I have analyzed the fragments in which the various historians of philosophy have seen the possibility of arguments for or against certain conceptions of monism. Then I made a critical analysis of the fragments 4 and 8 (verses 4, 5-6, 12-13, 22-25, 36-37, 38, 53-54). In this analysis I have tried to bring elements to support the theory supported by me for which Parmenides would affirm the uni-totality, i.e. that the Parmenides poem's subject is the Cosmos, the whole Reality, the Whole that incorporates the sensitive manifold. The thesis terminates with an appendix dedicated to the Platonic references on the theme of unity in Parmenides.
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Fontan, Giulia <1987&gt. "La dimensione della sicurezza internazionale al summit di Rio ’92. Una revisione critica della letteratura." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4030.

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Abstract:
La Conferenza delle Nazioni Unite per l’Ambiente e lo Sviluppo che si tenne e Rio de Janeiro nel giugno 1992 viene considerata un punto di svolta nelle relazioni internazionali post-guerra fredda. Obiettivo del summit era che i governanti del pianeta trovassero soluzioni comuni per un’economia più sostenibile, data la crescente consapevolezza dei cambiamenti climatici in atto. Ne risultò principalmente un sistema di aiuti economici da parte dei paesi sviluppati a quelli più arretrati. Buona parte della letteratura legge i limitati risultati del summit attraverso l’ottica del neoliberismo economico che si impose sulle negoziazioni, tuttavia dal punto di vista delle relazioni internazionali il summit si presentava come il primo dalla fine della guerra fredda e la questione dello status quo rimaneva aperta dopo la cessazione del conflitto bipolare. Questa revisione prende in esame la letteratura esistente riguardo la dimensione della sicurezza come possibile chiave di lettura attraverso cui leggere la valenza del summit.
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Gregoratto, Federica <1983&gt. "Il discorso della critica : saggio su Jürgen Habermas." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1189.

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Abstract:
Questo lavoro ricostruisce l’intera opera di Jürgen Habermas, dal suo primo periodo francofortese agli ultimi sviluppi, con l’intento di tracciare le coordinate per un discorso della critica sociale. Il meccanismo della prassi comunicativa intersoggettiva – architrave non solo della teoria habermasiana del linguaggio e dell’azione ma anche di quella della società moderna, oggi post-secolare, e del diritto e della democrazia, oggi post-nazionale – è qui indagato nel suo doppio volto. Da una parte, in forza della disequazione tra un piano controfattuale e uno fattuale che ne costituisce l’ossatura, l’agire comunicativo (e discorsivo) esibisce le condizioni di possibilità e validità per mettere in questione un certo ordine normativo sociale dato. Dall’altra parte, utilizzando delle intuizioni del primo Habermas contro l’Habermas più maturo, bisogna vedere la comunicazione allo stesso tempo come un meccanismo di riproduzione di strutture di potere e dominio e pertanto come oggetto della critica.
The present thesis aims at reconstructing Jürgen Habermas’ work, from its Frankfurter roots until the latest developments, in order to sketch out the epistemological framework of a critical discourse of society. Within this context, the mechanism of the intersubjective communicative praxis – which displays the basis of Habermas’ accounts of language and action, morality and law, as well as of his theories of a post-secular modernity and a post-national democracy – has to be investigated as a double-track concept. On the one hand, communication relies on a tension between a counterfactual dimension and a factual one, which opens up the possibility of calling in question (and transforming) a given normative social order. On the other hand, following an intuition of the early Habermas, communication is a mechanism reproducing power and domination structures; it has therefore to be considered as the very target of critique.
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Santi, Tommaso <1985&gt. "Poetiche della traduzione: le esperienze di Ungaretti-Jaccottet e Char-Sereni." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/7077/1/Santi_Tommaso_Tesi.pdf.

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Abstract:
La traduzione poetica viene affrontata sul piano empirico dell'analisi testuale. Una breve introduzione presenta le riflessioni più importanti sulla traduzione del testo poetico, da Benjamin e Steiner fino alle teorie più recenti di Meschonnic, Apel, Berman e Mattioli. Alla luce di queste teorie vengono analizzate le opere di due coppie di poeti e poeti-traduttori. Nel primo esempio troviamo il poeta svizzero (francofono) Philippe Jaccottet alle prese con l'intera opera di Ungaretti; nel secondo il rapporto travagliato di Vittorio Sereni con la poesia di René Char. Oltre a indagare la natura problematica della traduzione poetica come pratica e come esperienza, questa tesi di Letteratura Comparata vuole presentare la traduzione come strumento ermeneutico e come meccanismo rienunciativo: il suo ruolo nella dialettica delle influenze e dell'evoluzione letteraria è da considerarsi infatti essenziale. La vocazione originariamente etica della traduzione è sfondo costante della trattazione.
Poetic translation is faced on the empirical level of textual analysis. A short introduction presents some main theories about poetic translation, from Benjamin and Steiner till more recent experts: Meschonnic, Apel, Berman and Mattioli. Following these thoughts, the works of two couples of poets and translators are analyzed. In the first case Philippe Jaccottet will be dealing with the entire Ungaretti's poetic production; in the second example, the translating intent of Vittorio Sereni on René Char's poems is described. While investigating the complex nature of poetic translation as a practice and an experience, this thesis in Compared Literature tries to present translation as an hermeneutic tool and a re-enunciating mechanism: its role in the dialectic movement of influences and literary evolutions is considered as essential. The original ethical vocation of translation is a constant background of the research.
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Santi, Tommaso <1985&gt. "Poetiche della traduzione: le esperienze di Ungaretti-Jaccottet e Char-Sereni." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/7077/.

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Abstract:
La traduzione poetica viene affrontata sul piano empirico dell'analisi testuale. Una breve introduzione presenta le riflessioni più importanti sulla traduzione del testo poetico, da Benjamin e Steiner fino alle teorie più recenti di Meschonnic, Apel, Berman e Mattioli. Alla luce di queste teorie vengono analizzate le opere di due coppie di poeti e poeti-traduttori. Nel primo esempio troviamo il poeta svizzero (francofono) Philippe Jaccottet alle prese con l'intera opera di Ungaretti; nel secondo il rapporto travagliato di Vittorio Sereni con la poesia di René Char. Oltre a indagare la natura problematica della traduzione poetica come pratica e come esperienza, questa tesi di Letteratura Comparata vuole presentare la traduzione come strumento ermeneutico e come meccanismo rienunciativo: il suo ruolo nella dialettica delle influenze e dell'evoluzione letteraria è da considerarsi infatti essenziale. La vocazione originariamente etica della traduzione è sfondo costante della trattazione.
Poetic translation is faced on the empirical level of textual analysis. A short introduction presents some main theories about poetic translation, from Benjamin and Steiner till more recent experts: Meschonnic, Apel, Berman and Mattioli. Following these thoughts, the works of two couples of poets and translators are analyzed. In the first case Philippe Jaccottet will be dealing with the entire Ungaretti's poetic production; in the second example, the translating intent of Vittorio Sereni on René Char's poems is described. While investigating the complex nature of poetic translation as a practice and an experience, this thesis in Compared Literature tries to present translation as an hermeneutic tool and a re-enunciating mechanism: its role in the dialectic movement of influences and literary evolutions is considered as essential. The original ethical vocation of translation is a constant background of the research.
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Agliozzo, Andrea <1990&gt. "Mutarsi in altra voce : funzioni della metrica nell'opera di Franco Fortini." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/15009.

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Abstract:
La ricerca propone uno studio della nozione di «metrica» nell’opera poetica e saggistica di Franco Fortini, estendendo la riflessione estetica all’etica e alla politica. Il lavoro si articola sulle diverse declinazioni della coppia «metrica e biografia», utilizzata da Fortini come titolo di una poesia pubblicata su «Officina» nel 1955 e di una conferenza discussa presso l’Università di Ginevra nel 1980; le due date definiscono i termini cronologici della ricerca. La tesi è strutturata in tre parti. Nella prima vengono esaminati i concetti chiave del percorso poetico e intellettuale di Fortini – storia, letteratura, forma e figura – nelle diverse accezioni che assumono lungo la traiettoria biografica dell’autore. La seconda analizza i saggi sulla metrica della fine degli anni Cinquanta, verificando il nesso «libertà-necessità» sullo sfondo della dialettica tra individuo e collettività. La seconda parte ospita inoltre un confronto con la teoria del verso e la pratica compositiva di Pasolini, dei Novissimi e di Amelia Rosselli; nonché un’indagine “antropologica” del rapporto «metro-ritmo» sviluppata a partire dal lavoro di Ernesto De Martino La terza e ultima parte espone i limiti di una metrica in quanto “misura aritmetica”, verificando la riflessione sulla forma alla luce della critica del ritmo di Henri Meschonnic confrontata con il lavoro di traduzione di Fortini, il cui studio permette di valutare l’impatto dei modelli di Brecht e di Goethe sulle scelte formali dell’autore.
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Carretta, Simona. "Il principio compositivo della variazione su tema nel romanzo del Novecento." Doctoral thesis, University of Trento, 2012. http://eprints-phd.biblio.unitn.it/687/1/Carretta_Simona_tesi_dottorato_PDF.pdf.

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Abstract:
Il modello formale della variazione su tema, celebre soprattutto per il suo impiego come principio di composizione musicale - in particolare per gli sviluppi ad esso apportati da artisti quali Bach, Beethoven o Schönberg - tuttavia non esaurisce le sue potenzialità espressive esclusivamente nell’ambito di quest’arte. Il principio di ritornare a più riprese su un determinato soggetto, per rimodularlo, però, in maniera ogni volta leggermente diversa, in quanto corrispondente ad una sorta di forma mentis «universale» - come osserva Françoise Escal -, trova applicazione, da una parte, anche come metodo di indagine filosofica (Husserl si serve della “libera variazione” in quanto metodo per sviluppare la cosiddetta Wesenserchauung, la visione dell’essenza); dall’altra, esso è riscontrabile anche in ambiti artistici diversi dalla musica, ad esempio nella pittura e nella letteratura. Nel romanzo, in particolare, l’impiego del principio compositivo della variazione, implicando la presentazione di uno stesso tema o motivo di base da diverse prospettive (che, in tal caso, possono corrispondere al punto di vista dei diversi personaggi, oppure alla diversa distanza temporale assunta rispetto alla narrazione di un medesimo avvenimento), sembra configurarsi come un espediente idealmente funzionale al conseguimento dell’obiettivo conoscitivo principale di quest’arte, improntata allo svelamento della sostanziale relatività di tutte le cose.
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Manildo, Lorenzo <1994&gt. "Critica immanente e morale nel pensiero di Theodor Adorno." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15731.

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Abstract:
Questa tesi si propone di seguire la critica che Theodor Adorno muove al pensiero illuminista, nella convinzione che gli orrori del secolo scorso non possano essere letti solamente come un errore di percorso all'interno del processo di emancipazione dell’uomo, ma che la loro origine debba essere ricercata nella ragione stessa, che nel proprio stesso concetto contiene in potenza la propria degenerazione. In particolare verranno analizzati i concetti fondamentali dell’illuminismo – una concezione rigida della soggettività che oppone l'uomo all'estranea realtà oggettiva, l'ostilità verso qualunque forma di irrazionalità e la dipendenza dalla tecnica – mostrando come la critica adorniana faccia uso del metodo dialettico hegeliano e delle figure della psicoanalisi freudiana come la rimozione e il feticismo. La tesi si concentrerà poi sul fondamento di questa critica, che come ogni critica immanente corre il rischio di confermare il sistema nel quale trova le condizioni della propria possibilità. In particolare, verrà analizzato il modo in cui Adorno appoggi la propria critica dialettica alle categorie della logica dell’identità a istanza non puramente razionali come il dovere morale e l’esperienza soggettiva della sofferenza.
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BUGADA, Gabriele. "Le esigenze della realtà: diversioni intorno al referente letterario." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2009. http://hdl.handle.net/10446/67.

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Carlesso, Giacomo <1994&gt. "Vite marginali. Nascita e sviluppo della raccolta di biografie romanzate nel '900." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14464.

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Abstract:
Questo studio mira a far chiarezza sulla nascita e sullo sviluppo della biografia romanzata nel '900, attraverso un itinerario scandito dalle opere che, più di altre, hanno contrassegnato il genere. Al fine di circoscrivere il campo di ricerca all'interno di confini ben delimitati, alla biografia romanzata in senso lato si è preferita la raccolta di biografie romanzate. Tra i precursori del genere si segnalano, su tutti, Marcel Schwob con Vite immaginarie e Jorge Luis Borges, prima con Storia universale dell'infamia e successivamente con Cronache di Bustos Domecq. Sull'esempio dei due, la raccolta di biografie romanzate conobbe un'ampia diffusione culminata nell'ultimo quarto del XX secolo, grazie all'apporto di esponenti come Pierre Michon, Giuseppe Pontiggia, Danilo Kiš, Rodolfo Wilcock e Roberto Bolaño. Alle opere di Schwob e Borges sono dedicati rispettivamente il primo e il secondo capitolo della tesi. La terza sezione, invece, denominata “filone dell'infamia”, tratta nell'ordine Vite minuscole di Michon, Vite di uomini non illustri di Pontiggia ed Enciclopedia dei morti di Kiš, ossia una serie di opere che, partendo da Storia universale dell'infamia, assumono come oggetto della narrazione la vita di individui comuni, vale a dire la cosiddetta “storia dei senza storia”. Infine, il quarto ed ultimo capitolo prende in esame la declinazione ispanoamericana del genere, esemplificata ne La sinagoga degli iconoclasti di Wilcock e ne La letteratura nazista in America di Bolaño.
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COLOMBO, CHIARA. "IL PROBLEMA DELLA METAFISICA NELLA CRITICA DELLA RAGION PURA DI KANT." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1351.

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Abstract:
La tesi si propone di dare un contributo alla dibattuta valutazione del ruolo della metafisica nella Critica della ragion pura di Kant. L’argomento che sorregge la proposta consiste nell’affermazione della possibilità di rintracciare nella prima Critica una determinazione positiva del sapere metafisico. La tesi tenta una lettura delle competenze positive della ragione – considerata nel suo interesse speculativo – in ambito metafisico, tenendo conto del percorso che Kant intraprende in tal senso fin dagli scritti precritici. Tre sono le linee argomentative della ricerca: dal punto di vista metodologico, ci si propone di coniugare le due istanze presenti negli studi kantiani, quella storica e quella teoretica, riunendole in un unico criterio esegetico che ricerca nei testi i luoghi in cui le fonti storiche vengono accolte come il punto di inizio di una transizione culturale più che il legame con la tradizione. In secondo luogo, si ricostruisce il modo in cui Kant ha fatto della metafisica l’oggetto primario di questa problematizzazione. In terzo luogo, si discute l’evoluzione che la prova metafisica compie nel pensiero kantiano fino alla prima Critica. Qui, la metafisica, con un unico movimento, riesce nell’esibizione congiunta del suo sapere e della sua fondazione come scienza.
This work introduces a way of understanding Kant’s problem of metaphysics in the first Critique, by suggesting that speculative reason can state a positive metaphysical knowledge. The suggested solution focuses on three issues: the first is methodological, the second is exegetical, the third is argumentative. From the methodological point of view, this dissertation proposes a new method in interpreting Kant’s tought, that is the problem-arising method. From the exegetical point of view, it shows metaphysics as the primary object of such a method, and explains in which sense it is possible to state a ‘problem of metaphysics’ in kantian works. From the argumentative point of view, this work gives particular attention to the transcendental argument. In conclusion this dissertation demonstrates that the Transcendental Deduction of the first Critique coincides with a synthesis between the object and the foundation of metaphyisics, and for this synthesis is made by the metaphysics its-self, it is a positive knowledge.
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COLOMBO, CHIARA. "IL PROBLEMA DELLA METAFISICA NELLA CRITICA DELLA RAGION PURA DI KANT." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1351.

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Abstract:
La tesi si propone di dare un contributo alla dibattuta valutazione del ruolo della metafisica nella Critica della ragion pura di Kant. L’argomento che sorregge la proposta consiste nell’affermazione della possibilità di rintracciare nella prima Critica una determinazione positiva del sapere metafisico. La tesi tenta una lettura delle competenze positive della ragione – considerata nel suo interesse speculativo – in ambito metafisico, tenendo conto del percorso che Kant intraprende in tal senso fin dagli scritti precritici. Tre sono le linee argomentative della ricerca: dal punto di vista metodologico, ci si propone di coniugare le due istanze presenti negli studi kantiani, quella storica e quella teoretica, riunendole in un unico criterio esegetico che ricerca nei testi i luoghi in cui le fonti storiche vengono accolte come il punto di inizio di una transizione culturale più che il legame con la tradizione. In secondo luogo, si ricostruisce il modo in cui Kant ha fatto della metafisica l’oggetto primario di questa problematizzazione. In terzo luogo, si discute l’evoluzione che la prova metafisica compie nel pensiero kantiano fino alla prima Critica. Qui, la metafisica, con un unico movimento, riesce nell’esibizione congiunta del suo sapere e della sua fondazione come scienza.
This work introduces a way of understanding Kant’s problem of metaphysics in the first Critique, by suggesting that speculative reason can state a positive metaphysical knowledge. The suggested solution focuses on three issues: the first is methodological, the second is exegetical, the third is argumentative. From the methodological point of view, this dissertation proposes a new method in interpreting Kant’s tought, that is the problem-arising method. From the exegetical point of view, it shows metaphysics as the primary object of such a method, and explains in which sense it is possible to state a ‘problem of metaphysics’ in kantian works. From the argumentative point of view, this work gives particular attention to the transcendental argument. In conclusion this dissertation demonstrates that the Transcendental Deduction of the first Critique coincides with a synthesis between the object and the foundation of metaphyisics, and for this synthesis is made by the metaphysics its-self, it is a positive knowledge.
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Barilli, Nicola <1977&gt. "Il campo di battaglia della memoria. Sulla rappresentazione del passato in Heiner Müller." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/2027/1/barilli_nicola_tesi.pdf.

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Barilli, Nicola <1977&gt. "Il campo di battaglia della memoria. Sulla rappresentazione del passato in Heiner Müller." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/2027/.

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Gorzanelli, Ivano <1975&gt. "Schiller e Nietzsche: l'antropologia del discorso estetico. Critica della cultura, storia e istituzioni." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/498/1/TesiIvanoGorzanelli.pdf.

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Gorzanelli, Ivano <1975&gt. "Schiller e Nietzsche: l'antropologia del discorso estetico. Critica della cultura, storia e istituzioni." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/498/.

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Pizzinat, Eleonora <1980&gt. "Per un'etica della letteratura: la cornice il doppio legame nell'opera di J. M. Coetzee." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1615/1/Pizzinat_Eleonora_tesi.pdf.

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Abstract:
The elusive fiction of J. M. Coetzee is not a work in which you can read fixed ethical stances. I suggest testing the potentialities of a logic based on frames and double binds in Coetzee's novels. A double bind is a dilemma in communication which consists on tho conflicting messages, with the result that you can’t successfully respond to neither. Jacques Derrida highlighted the strategic value of a way of thinking based on the double bind (but on frames as well), which enables to escape binary thinking and so it opens an ethical space, where you can make a choice out of a set of fixed rules and take responsibility for it. In Coetzee’s fiction the author himself can be considered in a double bind, seeing that he is a white South African writer who feels that his “task” can’t be as simply as choosing to represent faithfully the violence and the racism of the apartheid or of choosing to give a voice to the oppressed. Good intentions alone do not ensure protection against entering unwittingly into complicity with the dominant discourse, and this is why is important to make the frame in which one is always situated clearly visible and explicit. The logic of the double bind becomes the way in which moral problem are staged in Coetzee’s fiction as well: the opportunity to give a voice to the oppressed through the same language which co-opted to serve the cause of oppression, a relation with the otherness never completed, or the representability of evil in literature, of the secret and of the paradoxical implications of confession and forgiveness.
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