Journal articles on the topic 'Storia del pensiero giuridico'

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Costa, Pietro. "La storia del pensiero giuridico, fra "archivio" e "discipline"." Diacronìa, no. 2 (2020): 9–17. http://dx.doi.org/10.12871/97888333934761.

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Scerbo, Alberto. "L’infinita vanità del tutto. Sul politico e giuridico nel pensiero di Leopardi." Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 53, no. 2 (May 2019): 389–407. http://dx.doi.org/10.1177/0014585819836663.

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Abstract:
L’approfondimento del rapporto duale tra natura e ragione, da cui origina la relazione tra poesia e filosofia, costituisce il viatico per un’indagine riguardante il pensiero di Leopardi in ordine al problema politico e giuridico. Premesso, così, lo scarto esistente tra stato di natura e stato di società, si analizzano le diverse forme sociali, all’interno di un discorso che propone il confronto critico tra antichità e modernità e senza discostarsi dal disegno della storia. Nella consapevolezza di ricondurre il tema politico ad una dimensione di autenticità, in cui la ragione sia integrata dalla natura, si procede poi ad una riflessione sulle forme di governo, distinguendo tra piano teoretico e piano storico. La scientificità propria della modernità detta l’atteggiamento di fondo leopardiano nei confronti del diritto e motiva la messa in discussione dell’esistenza della legge naturale, ma anche la valutazione mitica dell’idea di giustizia. L’approccio venato da un sostanziale realismo materialistico impedisce di ricercare significati profondi nelle dinamiche giuridiche e finisce per connettere l’efficacia del diritto al mero egoismo individualistico. Si rimarcano i limiti insuperabili nel funzionamento del diritto, sia di tipo funzionale che strutturale, e si rileva la distanza del fenomeno giuridico dal mondo della natura, con quanto ne consegue su ogni eventuale aspirazione all’universalità.
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3

Sobański, Remigiusz. "Prawo kanoniczne a kultura prawna." Prawo Kanoniczne 35, no. 1-2 (June 5, 1992): 15–33. http://dx.doi.org/10.21697/pk.1992.35.1-2.02.

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Abstract:
Si presenta la versione polacca di una relazione tenuta nell’ambito dei seminari sul tema „Scienza giuridica e diritto canonico” al’Università di Torino 2. 5. 1990. Il testo originale viene pubblicato nel volume sullo stesso tema curato da Rinaldo Bertolino, Torino 1991. Ci presentiamo le osservazioni finali. 1. Il diritto canonico non può non giovarsi dello sviluppo della cultura giuridica (allo stesso modo che l'intero magistero della Chiesa non può non giovarsi del patrimonio culturale dell’umanità). Immutato è il quesito di fondo: in che misura queste vicende possono riuscire utili ad esprimere la „verità” ecclesiale. L’utilità dipende dallo sviluppo delle scienze giuridiche, come di quelle ecclesiali: il che significa che il diritto canonico ha, di fronte alla cultura giuridica, un atteggiamento aperto ed assorbente, pur se differenziato e non privo di critica. 2. Per sua vocazione universale la Chiesa ha un atteggiamento aperto di fronte alla cultura giuridica d’ogni ambiente in cui esse è presente ed agisce. Il riferimento alla cultura giuridica locale e i rapporti con le vicende delle culture regionali sono omogenei con i principi fondamentali della relazione Chiesa universale-Chiese locali. L’influsso del diritto romano e di quello germanico sul diritto canonico, da un lato; la romanizzazione del diritto dei barbari attraverso la Chiesa o, anche, l’influsso del diritto canonico p. es. sul diritto polacco dall’altro, dimostrano quanto il contatto della Chiesa con la cultura giuridica dell’ambiente possa ruiscire fecondo. 3. Negli ultimi secoli la presenza del diritto canonico nella cultura giuridica è, al massimo, passiva. Cerca d’assicurarsela una presenza mediante l’adattamento. Se anche sia vero che qualunque presenza debba accompagnarsi con la disponibilità ad imparare, occorre riconoscere che questa posizione unicamente difensiva non consente al diritto canonico di incidere e di ispirare la cultura giuridica. Inoltre, l’esito di questa presenza (passiva) è parziale, non solo perché le premesse filosofiche che fondano il pensiero giuridico sono (o sembrano essere) per la Chiesa inaccettabili, ma perché, in seguito all‘atteggiamento esclusivamente recettizio, si corre il rischio di trasferire nell’ambito metagiuridico tutto cio che non si ritrovi nell’ottica delle attuali dottrine giuridiche. 4. Non c’è dubbio che la Chiesa non sia l’ambiente topico di sviluppo delle scienze giuridiche e che la scienza giuridica goda di una sua piena autonomia. Ma la comunione ecclesiale, non di raro definita Ecclesia iuris, non lo è in seguito alla recezione del diritto ab extrinseco, ma in forza della propria immanente dimensione giuridica. (Senza di essa non avrebbe ragion d’essere un autonomo diritto canonico, ed i problemi organizzativi della Chiesa potrebbero essere risolti alla stregua del solo diritto ecclesiastico dello Stato). Si deve quindi riconoscere che la Chiesa, iscritta nella storia umana del diritto, ha qualche cosa da dire nella sfera del diritto, sia nella sua dimensione ideologica che in quella della sua realizzazione pratica. L’assenza di un ruolo ispiratore del diritto canonico sulla scienza giuridica contemporanea dovrebbe dar a pensare per la più che i fondamentali problemi giuridici vengono continuamente discussi dai cultori di diritto: viviamo tuttavia in un mondo di nazioni sempre più unite nel quale le interferenze di differenti teorie e sistemi giuridici tendono ad aumentare e le dottrine giuridiche si rivelano particolarmente suscettibili agli influssi di molteplici filosofie. 5. Su un contatto non unidirezionale ma bilaterale del diritto canonico con la cultura giuridica si potrà contare soltanto allora, quando la canonistica abbia fatto proprio il metodo del Concilio Vaticano II, durante il quale la Chiesa ha rinunciato a presentarsi ratione status, ed ha invece cercato di esporre la sua natura secondo la propria convinzione di fede. Anche nel diritto canonico bisogna finalmente decidersi ad una riflessione profondo sulla Chiesa alla luce della fede, sulle proprie radici e finalità, per poter realizzare il diritto ecclesiale nel modo più coerente e per potere, per cio stesso, dialogare con le altre culture giuridiche. Il dialogo non nascerà da una passiva traslitterazione, quasi a ricalco, del diritto civile nell’ambiente ecclesiale, ma attraverso una franca ed aperta meditazione sulle proprie premesse ontologiche, le proprie peculiarità, le proprie esigenze: anche quelle di una „nuova giustizia”. Soltanto allora la presenza del diritto canonico nella cultura giuridica potrà essere non solo riproduttiva, ma anche produttiva. 6. Anche sotto questo punto di vista appare urgente la necessità di una robusta elaborazione di una teoria generale del diritto canonico. Si tratta di una teoria del diritto della Chiesa secondo il suo proprio „credo Ecclesiam”, non già elaborata all’interno di rigide teorie aprioristiche. Troppo generiche e scarsamente feconde le prese di posizione a favore di una deteologizzazione del diritto ecclesiale e, al contrario, le obiezioni stesse contro una presunta sua teologizzazione. Non si tratta invero di una „teologizzazione”, ma di prendere in seria considerazione i principi teologici, grazie ai quali il dialogo con la cultura giuridica diventa possibile e razionale.
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4

Roselli, Orlando. "Il progetto culturale e scientifico dei Quaderni fiorentini per la storia del pensiero giuridico moderno nelle Pagine introduttive dei primi trent'anni." SOCIOLOGIA DEL DIRITTO, no. 3 (March 2010): 39–65. http://dx.doi.org/10.3280/sd2009-003003.

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5

Colao, Floriana. "La sovranità della Chiesa cattolica e lo Stato sovrano. Un campo di tensione dalla crisi dello Stato liberale ai Patti Lateranensi, con un epilogo nell'articolo 7 primo comma della Costituzione." Italian Review of Legal History, no. 8 (December 21, 2022): 257–312. http://dx.doi.org/10.54103/2464-8914/19255.

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Abstract:
Il saggio ricostruisce la genesi della ‘Premessa’ al Trattato del Laterano del 1929, in cui le Due Alte Parti – governo italiano e Santa Sede, con le firme di Mussolini e del cardinale Gasparri – garantirono alla Chiesa «una sovranità indiscutibile pur nel campo internazionale». Da qui la «necessità di costituire, con particolari modalità, la Città del Vaticano […] con giurisdizione sovrana della Santa Sede», e l’art. 2, «l’Italia riconosce la sovranità della Santa Sede nel campo internazionale come attributo inerente alla sua natura, in conformità alla sua tradizione ed alle esigenze della sua missione». Il saggio considera che i giuristi – Vittorio Emanuele Orlando, che, da presidente del Consiglio nel maggio giugno 1919 tentò una trattativa con la Santa Sede per la risoluzione della Questione romana, e Amedeo Giannini, che tra i primi suggerì a Mussolini un «nuovo codice della legislazione ecclesiastica» – legarono la Conciliazione alla crisi dello Stato liberale ed al «regime diverso», insediatosi in Italia il 28 Ottobre 1922. Il saggio considera che già nel 1925 il guardasigilli Alfredo Rocco coglieva nelle ‘due sovranità’ una pietra d’inciampo nella costruzione dello Stato totalitario, anche se dichiarava di dover abbandonare l’«agnostico disinteresse del vecchio dottrinarismo liberale». Il saggio considera che Rocco rimase ai margini delle trattative con la Santa Sede, dal momento che metteva in guardia dal riconoscimento del «Pontefice sovrano, soggetto di diritto internazionale», e da «un altro Stato nello Stato», principio su cui convergevano giuristi quali Ruffini, Scaduto, Schiappoli, Orlando. Le trattative segrete furono affidate a Domenico Barone – consigliere di Stato, fiduciario del Duce – e Francesco Pacelli, avvocato concistoriale e fiduciario del cardinal Gasparri; la sovranità della Chiesa ed un suo ‘Stato’ appariva come la posta in gioco. Il saggio considera che la nascita dello Stato della Città del Vaticano complicava l’‘immagine’ del Regno d’Italia persona giuridica unitaria, ‘costruita’ dalla giuspubblicistica nazionale, difesa anche da Giovanni Gentile sul «Corriere della Sera». Mostra che il fascismo intese riconoscere il cattolicesimo «religione dominante dello Stato» per rafforzare la legge 13 Maggio 1871 n. 214, «sulle guarentigie pontificie e le relazioni fra Stato e Chiesa», che aveva previsto un favor religionis per la Chiesa cattolica. La Conciliazione risalta come l’approdo di un lungo processo storico, che offriva forma giuridica al ruolo che il cattolicesimo aveva e avrebbe rivestito per l’identità italiana; non a caso nel Marzo 1929 Agostino Gemelli celebrava una «nuova Italia riconciliata con la Chiesa e con sè stessa, con la propria storia e la propria bimillenaria civiltà». Il saggio mostra che la sovranità della Chiesa e lo Stato della Città del Vaticano furono molto discusse nel dibattito parlamentare sulla ratifica dei Patti firmati l’11 Febbraio 1929, con i toni duri di Mussolini, che definì la Chiesa «non sovrana e nemmeno libera». Rocco affermò che il «regime fascista» riconosceva «de iure» una sovranità «immutabile de facto»; rispondeva agli «improvvisati e non sinceri zelatori dello Stato sovrano, ma anticlericale», che «lo Stato è fascista, non abbandona parte alcuna della sua sovranità». Jemolo e Del Giudice – estimatori delle « nuove basi del diritto ecclesiastico – colsero il senso di questa «pace armata» tra governo e Santa Sede. Il saggio esamina l’ampio dibattito sulla «natura giuridica» della sovranità della Chiesa e sulla «statualità» dello Stato della Città del Vaticano, tra diritto pubblico, ecclesiastico, internazionale, teoria generale dello Stato. Coglie uno snodo nel pensiero di Santi Romano, indicato da Giuseppe Dossetti alla Costituente come assertore del «principio della pluralità degli ordinamenti giuridici». Il saggio esamina poi il confronto sullo Stato italiano come Stato confessionale, teoria sostenuta da Santi Romano, negata da Francesco Scaduto. Taluni – Calisse, Solmi, Checchini, Schiappoli – guardavano ai Patti Lateranensi come terreno del rafforzamento della sovranità dello Stato; Meacci scriveva di «Stato superconfessionale, cioè al di sopra di tutte le confessioni»; Piola e Del Giudice tematizzavano uno «Stato confessionista». Jemolo – che nel 1927 definiva la «sovranità della Chiesa questione forse insolubile» – affermava che, dopo gli Accordi, «il nostro Stato non sarà classificabile tra i Paesi separatisti, ma tra quelli confessionali». Il saggio esamina poi il dibattito sulla sovranità internazionale della Chiesa – discussa, tra gli altri, da Anzillotti, Diena, Morelli – a proposito della distinzione o unità tra la Santa Sede e lo Stato Città del Vaticano – prosecuzione dello Stato pontificio o «Stato nuovo» – e della titolarità della sovranità. Il saggio si sofferma poi sul dilemma di Ruffini, «ma cos’è precisamente questo Stato», analizzando uno degli ultimi scritti del maestro torinese, il pensiero di Orlando, Jemolo, Giannini, una monografia di Donato Donati e una di Mario Bracci, due dense «Lectures» di Mario Falco sul Vatican city, tenute ad Oxford, Ordinamento giuridico dello Stato della Città del Vaticano di Federico Cammeo, in cui assumeva particolare rilievo la «sovranità, esercitata dal Sommo Pontefice», per l’«importanza speciale» nei «rapporti con l’Italia». Quanto agli ecclesiasticisti, il saggio esamina le prospettive poi sviluppate nell’Assemblea Costituente, uno scritto del giovane Giuseppe Dossetti – docente alla Cattolica – sulla Chiesa come ordinamento giuridico primario, connotato da sovranità ed autonomia assoluta non solo in spiritualibus; le pagine di Jannaccone e D’Avack sulla «convergenza tra potestas ecclesiastica e sovranità dello Stato come coesistenza necessaria della Chiesa e dello Stato e delle relative potestà»; un ‘opuscolo’ di Jemolo «per la pace religiosa in Italia», che nel 1944 poneva la libertà come architrave di nuove relazioni tra Stato e Chiesa. Il saggio conclude il percorso della «parola sovranità» – così Aldo Moro all’Assemblea Costituente – nell’esame del sofferto approdo all’articolo 7 primo comma della Costituzione, con la questione definita da Orlando «zona infiammabile». Sull’‘antico’ statualismo liberale e sul ‘monismo giuridico’ si imponeva il romaniano pluralismo; Dossetti ricordava la «dottrina dell’ultimo trentennio contro la tesi esclusivista della statualità del diritto». Rispondeva alle obiezioni dei Cevolotto, Calamandrei, Croce, Orlando, Nenni, Basso in nome di un «dato storico», «la Chiesa cattolica […] ordinamento originario […] senza alcuna compressione della sovranità dello Stato». Quanto al discusso voto comunista a favore dell’art. 7 in nome della «pace religiosa», Togliatti ricordava anche le Dispense del 1912 di Ruffini – imparate negli anni universitari a Torino – a suo dire ispiratrici della «formulazione Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani». Tra continuità giuridiche e discontinuità politiche, il campo di tensione tra ‘le due sovranità’ si è rivelato uno degli elementi costitutivi dell’identità italiana, nel segnare la storia nazionale dei rapporti tra Stato e Chiesa dall’Italia liberale a quella fascista a quella repubblicana, in un prisma di temi-problemi, che ancora oggi ci interroga.
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Stolte, Bernard H. "Justinian's Novels - Giuliana Lanata: Legislazione e natura nelle Novelle giustinianee. (Storia del pensiero giuridico, 7.) Pp. xi + 307. Naples: Edizioni Scientifiche Italiane, 1984. Paper." Classical Review 37, no. 1 (April 1987): 60–61. http://dx.doi.org/10.1017/s0009840x00100356.

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7

Brown, Alison. "Osvaldo Cavallar. Francesco Guicciardini Giurista. I Ricordi degli Onorari. (Per la storia del pensiero giuridico moderno, 36.) Milan, Giuffrè: 1991. xxi + 396 pp. L 42,000." Renaissance Quarterly 46, no. 2 (1993): 362–64. http://dx.doi.org/10.2307/3039067.

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8

De Cristofaro, Ernesto. "La sovranità nei corsi di Foucault al Collège de France." Italian Review of Legal History, no. 8 (December 21, 2022): 313–40. http://dx.doi.org/10.54103/2464-8914/19256.

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Abstract:
Tra i temi di carattere giuridico e politico quello della sovranità è il più presente nei corsi che Michel Foucault ha tenuto presso il Collège de France dal 1970 al 1984. L’insegnamento presso questa istituzione – intitolato, nel suo caso, Storia dei sistemi di pensiero - obbedisce a regole particolari. Una tra queste è l’obbligo gravante sui docenti a non riproporre, di anno in anno, lo stesso corso di lezioni svolte in precedenza, ma di cambiare argomento. Al netto di questa clausola, negli anni che vanno dal 1973 al 1979, Foucault si occupa ripetutamente e intensamente di questioni che hanno una connessione molto esplicita e diretta con la dimensione del potere. Alcuni dei corsi tenuti costituiscono la base di opere che egli pubblica in questo periodo come Sorvegliare e punire o La volontà di sapere. È, certamente, all’interno dei corsi che si viene profilando l’idea del potere che attraversa la sua ricerca in questa fase temporale ed è grazie a questo laboratorio trasparente del suo lavoro che è possibile seguire l’analisi e la rielaborazione che egli svolge sull’argomento “sovranità”. Sebbene questo termine non sia mai espressamente presente nei titoli delle annualità didattiche, molte delle lezioni che impegnano l’insegnamento affidato a Foucault convergono su questa categoria. Foucault riceve dalla teoria giuridica e dalla politologia una parola alla quale si attribuisce pacificamente un preciso significato. Il titolare del potere sovrano è rappresentato, da una lunghissima e importante tradizione, come colui attorno al quale ruota il funzionamento dello Stato. Il sovrano è posto “in alto” e “al centro” della mappa del potere come il punto a partire dal quale e verso il quale si muovono tutti gli ingranaggi essenziali che fanno funzionare la macchina statuale. Inoltre, il sovrano è colui che esercita il proprio potere attraverso l’uso di una forza eminente, idonea a far rispettare le leggi, mantenere l’ordine e inibire qualunque ipotesi di sedizione. Foucault intende, viceversa, mettere in discussione questa lettura. L’itinerario che egli segue punta verso una fenomenologia dei rapporti di potere colti nella loro multiformità e disseminazione. Si tratta di osservare il potere rinunciando alla prospettiva della verticalità, come se esso fosse collocato presso una sola sede, alla prospettiva della patrimonialità, come se esso fosse posseduto esclusivamente da qualcuno e, infine, alla prospettiva della repressione, come se l’unica lingua che esso sapesse parlare fosse quella dell’intimidazione, della sanzione e delle armi. Per rileggere il potere bisogna, al contrario, studiarne il funzionamento presso apparati parziali della società, distribuiti trasversalmente e in grado di implementare una tecnologia che non si fonda sull’interdizione ma, al contrario, sulla sollecitazione della disciplina. Lungo il suo itinerario Foucault incontra lo sviluppo storico della penalità, nel cui perimetro viene sviluppandosi un potere fortemente individualizzante, capace di perseguire un incasellamento degli individui che si serve di molteplici tecniche di osservazione e descrizione operanti a vari livelli della struttura sociale; la storia della psichiatria, grazie alla quale la distinzione normale/anormale, e le conseguenti misure di monitoraggio e controllo della condotta deviante, hanno potuto avvalersi dell’uso di parametri “scientifici” e, pertanto, più cogenti; infine, la biopolitica, che ha ricollocato il tema della sottoposizione dei corpi a regole e vincoli, in vista della massimizzazione delle loro prestazioni, dalla scala degli individui a quella delle popolazioni, lasciando apparire dietro la figura tralatizia del sovrano che esprime la propria egemonia decidendo chi possa vivere e chi debba morire, l’immagine assai più concreta del potere anonimo delle regole di alimentazione, igiene e profilassi che stabiliscono come un’intera collettività debba essere curata e protetta.
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Sánchez Raygada, C. H. "Carlo Fantappiè, Chiesa romana e modernità giuridica. Vol. I: L’edificazione del sistema canonistico (1563-1903); Vol. II: Il Codex Iuris Canonici (1917), (= Biblioteca per la storia del pensiero giuridico moderno, 76), Giuffré, Milano 2008, XLVI + 1275 pp." Anuario de Historia de la Iglesia 19 (March 9, 2016): 538–39. http://dx.doi.org/10.15581/007.19.4352.

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Pree, Helmuth. "Fantappiè, Carlo, Chiesa romana e modernità giuridica. Mailand: Giuffrè 2008, 2 Bde (= Per la storia deI pensiero giuridico moderno 76). Bd. I: L'edificazione deI sistema canonistico (1563-1903), XLVI u. 519 S., Bd. II: Il Codex Iuris Canonici (1917), 763 S." Archiv für katholisches Kirchenrecht 181, no. 2 (June 24, 2012): 655–57. http://dx.doi.org/10.30965/2589045x-18102028.

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Bosworth, R. J. B. "La “maschia avvocatura”: Istituzioni e professione forense in epoca fascista (1922–1943). By Antonella Meniconi. Storia dell'avvocatura in Italia. Edited by, Nicola Buccico. Bologna: Società Editrice il Mulino, 2006. Pp. 376. €30.00.L'ordine corporativo: Poteri organizzati e organizzazione del potere nella riflessione giuridica dell'Italia fascista. By Irene Stolzi. Per la storia del pensiero giuridico moderno, volume 71. Venice: Giuffrè Editore, 2007. Pp. 463. €46.00." Journal of Modern History 81, no. 1 (March 2009): 215–17. http://dx.doi.org/10.1086/598736.

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Stamile, Natalina. "Rileggendo Paul Wouters: La bottega del filosofo. Ferri del mestiere per pensatori debuttanti." Revista Confluências Culturais 7, no. 2 (October 11, 2018): 18. http://dx.doi.org/10.21726/rccult.v7i2.611.

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Abstract:
Le presenti riflessioni tentano di dimostrare l’importanza della filosofiaattraverso una (ri)lettura ragionata di “La bottega del filosofo, ferri del mestiere per pensatori debuttanti” di Paul Wouters. Infatti, oggi, sempre più spesso la filosofia sembra essere ridotta al lumicino nella formazione del pensiero non solo giuridico. L’autore, invece, attraverso lo stumento della metafora e dell’allegoria ci permette di comprendere alcune tra le più importanti scuole di pensiero filosofico. Dall’analisi del testo emerge come solo dalla capacità di saper utilizzare simultaneamente molteplici metodologie, deriva la qualità delle risposte del filosofo. In conclusione, originale è la proposta di Paul Wouters che non cede alla tentazione di ricercare strumenti nuovi, quanto si impegna a scoprire una sorta di strategia mista, che si riveli, di volta in volta, utile al raggiungimento dello scopo che ci si prefigge.
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Gabriella Pediconi, Maria, and Glauco Maria Genga. "La concezione giuridica dell'amore. Giacomo B. Contri, freudiano dopo Lacan." PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no. 1 (February 2022): 87–94. http://dx.doi.org/10.3280/pu2022-001011.

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Abstract:
«Dalla psicoanalisi al pensiero giuridico» (Contri, 1994): è questa la direzione dell'elaborazione di Giacomo B. Contri (1941-2022), freudiano dopo Lacan, così come risulta dagli articoli e dalle interviste pubblicate sulla rivista Psicoterapia e Scienze Umane dal 1989 al 2016, che qui riper-corriamo. Contri mette a punto un paradigma rivoluzionario, con il duplice risultato di far progre-dire la scienza dell'inconscio inaugurata da Freud e correggere gli errori del suo maestro: «Da Lacan ho imparato a essere freudiano» (Guerrieri & Contri, 1993, p. 103). Se l'inconscio è una legge terza rispetto a natura e cultura, in quanto il pensiero elabora fin dagli inizi le condizioni del-la soddisfazione per mezzo di un altro, lo psicoanalista cura l'inconscio in crisi per mezzo del pensiero stesso. Decisivo il passo del 2010: constatando che una Scuola lascia intatto il modello maestro/allievo - psicologia delle masse - Contri fonda la Società Amici del Pensiero "Sigmund Freud", radicalizzando così il distacco dal paradigma lacaniano.
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Costa, Gustavo. "La “Scienza nuova” nella storia del pensiero politico." New Vico Studies 17 (1999): 123–26. http://dx.doi.org/10.5840/newvico19991712.

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Sanfilippo, E. "Gli archivi e la storia del pensiero economico." History of Political Economy 42, no. 4 (November 5, 2010): 777–79. http://dx.doi.org/10.1215/00182702-2010-039.

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Vegliante, Angela. "Una breve storia dell’adozione." Mnemosyne, no. 8 (October 15, 2018): 13. http://dx.doi.org/10.14428/mnemosyne.v0i8.13933.

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Abstract:
L’adozione, e cioè la pratica che consente di creare un legame giuridico tra soggetti che generalmente non sono legati da vincoli di sangue, è stata conosciuta fin dall’antichità. Molto diffusa in epoca romana, aveva lo scopo di assicurare la succession nel patrimonio e il culto dei Lari. Quasi dimenticata nel Medio Evo, divenne di nuovo popolare nel XVII secolo e fu infine disciplinata nel Codice Napoleonico, che ne influenzò la regolamentazione in diversi Paesi europei. L’adozione ‘moderna’ e cioè l’adozione di minori, ebbe inizio dal punto di vista giuridico molto più tardi, negli Stati Uniti e in Europa fu disciplinata verso la metà del secolo XX. La legislazione in questa materia è attualmente molto vasta e dettagliata, a livello sia nazionale che internazionale. Dal momento che le adozioni, e soprattutto le adozioni internazionali sono diventate sempre più diffuse, diverse convenzioni internazionali sono state adottate per garantire la protezione dei diritti dei minori e per promuovere la cooperazione e la facilitazione delle procedure a livello nazionale e internazionale.
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Pias, Giuliana. "Testimoniare “un altro tempo all’interno del nostro tempo”." Italianistica Debreceniensis 26 (December 1, 2020): 10–27. http://dx.doi.org/10.34102/itde/2020/9378.

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Abstract:
Tutto il miele è finito fa parte dell'interesse di Carlo Levi per le culture Altre e nella continuità dell'incontro con la diversità antropologica del Mezzogiorno inaugurato da Cristo fermato a Eboli. Questo articolo si concentra sul tema dell'arcaico, e sulla prospettiva della "compresenza dei tempi" che caratterizza il pensiero di Levi, per dimostrare come da Tutto il miele è finito emerge la testimonianza "di un altro tempo che precede la storia ma che è se stesso contemporaneo della storia e presente come la storia stessa ”(G. Agamben).
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De Francesco, Ignazio. "Storia del pensiero politico palestinese, written by Charif M." Studi Magrebini 17, no. 1-2 (December 13, 2019): 169–72. http://dx.doi.org/10.1163/2590034x-12340010.

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Ferro, Antonino. "Pensiero onirico e teoria del campo." RICERCA PSICOANALITICA, no. 1 (March 2010): 31–52. http://dx.doi.org/10.3280/rpr2010-001004.

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Abstract:
L'Autore, attraverso delle vignette cliniche, descrive i punti chiave del proprio modello clinico e traccia il suo modello di mente: "thinking-feeling-dreaming". Il concetto di campo analitico, come vero e proprio luogo d'incontro emotivo e di trasformazione psichica, cosě come il pensiero onirico della veglia, si collocano al centro del lavoro analitico. Secondo l'Autore, il campo accoglie e genera quelle turbolenze protoemotive che le funzioni alfa del campo alfabetizzano di continuo; il lavoro del campo consente poi lo sviluppo degli apparati per sognare, sentire e pensare. In questa prospettiva, una narrazione clinica con un alto grado di insaturitŕ risulta essenziale per favorire il moltiplicarsi dei punti di vista, cosicché il campo analitico possa diventare matrice di storie possibili. In questo modo l'"impensabile" diventa una storia condivisa, attraverso una serie di passaggi emotivi che permettono di nominare ciň che il paziente non ha potuto fin lě rappresentare.
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Guidotti, Matteo. "Il concetto di salute nella storia del pensiero medico occidentale." RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no. 1 (March 2019): 13–33. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2019-001002.

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Ciancio, Orazio. "Storia del pensiero forestale e sperimentazione in selvicoltura in Italia." L'Italia forestale e montana 77, no. 5 (December 2, 2022): 179–84. http://dx.doi.org/10.36253/lifm-1079.

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Meccarelli, Massimo. "Diritto e letteratura tra storia e memoria." LawArt 1, no. 1 (January 30, 2020): 208–34. http://dx.doi.org/10.17473/lawart-2020-1-8.

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Abstract:
L’articolo riflette sulla letteratura come fonte per la storia del diritto, prendendo in esame due romanzi – La Chartreuse de Parme di Stendhal e L’Orologio di Carlo Levi – che, pur nella loro diversità, mettono al centro dell’ordito narrativo il problema del tempo e della storia. Nella prima parte del lavoro si osserva il diritto “messo in azione” nella vicenda narrata e dunque restituito nella sua storicità. Nella parte centrale è invece il carattere attributivo del tempo (in particolare della transizione) in rapporto al diritto a costituire l’oggetto di indagine. La terza parte esamina il piano della soggettivazione del passato, considerando il problema della produzione della memoria. Nel suo insieme lo studio mira a dimostrare come il campo di relazioni tra diritto e letteratura permetta alla storia giuridica di guadagnare nuovi margini per svolgersi come sapere critico nel dibattito giuridico contemporaneo e di conseguenza, per offrire un contributo alla oggettivazione del presente.
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Cristina Fiorentino, Caterina. "Storia di una firma: carattere Olivetti." i+Diseño. Revista Científico-Académica Internacional de Innovación, Investigación y Desarrollo en Diseño 1 (March 8, 2009): 21–26. http://dx.doi.org/10.24310/idiseno.2009.v1i.12729.

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Abstract:
Questo articolo, che si concentra sul Progetto di Ballmer per il logo Olivetti, ha come punto di partenza due documenti conservati presso l'Archivio Storico Olivetti a Ivrea. L'articolo si basa sui testi di Fortini, il cui approccio collega il logotipo alla storia della scrittura, all'evoluzione dei segni e agli scopi pubblicitari. e agli scopi pubblicitari. Il lavoro di Fortini e Ballmer collega infatti l'attuale logotipo alla memoria della Olivetti e, quindi, ai temi dell'innovazione dei caratteri tipografici e al loro significato come trasmissione del messaggio. caratteri tipografici e al loro significato di trasmissione del pensiero, considerato come passaggio necessario per la formulazione dell'identità.
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Sampognaro, Giuseppe. "La teoria evolutiva in psicoterapia della Gestalt. Storia di un dibattito ancora aperto." QUADERNI DI GESTALT, no. 2 (April 2013): 51–65. http://dx.doi.org/10.3280/gest2012-002004.

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Abstract:
Questo articolo presenta, in sintesi, l'evoluzione del pensiero gestaltico sullo sviluppo umano: dall'indifferenza iniziale all'idea di applicare alla teoria evolutiva le fasi del ciclo di contatto; dallo sviluppo dell'intersoggettivitŕ alla formulazione dei domini gestaltici. Un dibattito, comunque, ancora aperto.
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Pozzo, Riccardo. "IUS-LEX-CORPUS: CORPUS MYSTICUM." Trans/Form/Ação 37, spe (2014): 245–52. http://dx.doi.org/10.1590/s0101-3173201400ne00013.

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Abstract:
Sfruttando gli ingenti materiali a disposizione degli studiosi dal 1964 negli archivi, nelle banche dati, nei dizionari e nei lessici d'autore dell'ILIESI-CNR, il contributo considera una serie di momenti nella storia del pensiero, dalla politeía antica al cosmopolitismo moderno, che mettono in risalto le implicazioni filosofiche presenti nella polisemia del trinomio lex-ius-corpus.
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Palazzani, Laura. ""Spiegazioni filosofiche" di Robert Nozick: Implicazioni bioetiche." Medicina e Morale 39, no. 6 (December 31, 1990): 1157–88. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1990.1154.

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Abstract:
Il presente lavoro si propone di esaminare il pensiero di Robert Nozick (uno degli esponenti della corrente statunitense contemporanea denominata "etica pubblica"), riferendosi all'opera Spiegazioni filosofiche (1981), nella quale l'autore delinea le premesse filosofiche che supportano il suo intervento in ambito giuridico e sociale. La teoria metafisica dell'"autosussunzione riflessiva", la teoria epistemologica del "rintraccio" e la teoria etica della "spinta" e della "attrazione" convergono nell'affermazione soggettivista che sta alla base del relativismo pluralistico morale e del libertarismo politico. L'articolo mira ad evidenziare le implicazioni, implicite ed esplicite, di tali teorie nel dibattito bioetico al fine di riproporre il riferimento al personalismo realista quale autentico fondamento per una proposta in ambito pubblico che tuteli la persona nella sua globalità.
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Sbiglio, Maria Gabriela, Lara Giambalvo, Alessandra Verri, Barbara Bianchini, and Velia Bianchi Ranci. "Gli effetti del presente." GRUPPI, no. 2 (October 2021): 178–93. http://dx.doi.org/10.3280/gruoa2-2020oa12590.

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Abstract:
Il presente scritto è frutto del lavoro di un gruppo di colleghe che si sono riunite, su iniziativa di una di loro, Maria Gabriela Sbiglio, per riflettere sugli effetti della pandemia nella clinica contemporanea. La cornice di questa riflessione è stata costituita dal pensiero di Janine Puget, attraverso la lettura e l'ascolto condiviso di materiale proveniente dagli ultimi interventi in diversi convegni internazionali e seminari cui Puget ha partecipato nel periodo post pandemia. Gli autori sottolineano la situazione dell'incontro con l'alterità che crea una nuova storia, dei nuovi significati e un nuovo inconscio. Nella temporalità del presente e dall'incontro con le differenze si attivano delle "tensioni" e dei 2confini". Le differenze coesistono come "mondi paralleli", ognuna con il proprio significato, e possono produrre aperture e trasformazioni, a partire da quello che è possibile "fare insieme". Il processo del gruppo si è poi intrecciato a una rielaborazione svolta dai singoli partecipanti su alcuni dei concetti principali del pensiero di Puget, integrando anche il materiale dell'intervista da lei rilasciata alla rivista Gruppi del 2019 e qui pubblicata.
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Rambaldi, Enrico Isacco. "STORIOGRAFIA CROCIANA E STORIA DELLE IDEE: L'ADAMO ED EVA DI ANTONELLO GERBI." Trans/Form/Ação 37, spe (2014): 9–36. http://dx.doi.org/10.1590/s0101-3173201400ne00002.

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Abstract:
Antonello Gerbi (1904-1976), storico della filosofia e del pensiero politico, fu molto vicino a Benedetto Croce ed ebbe rapporti con Arthur Lovejoy. Impostato secondo il modello storiografico crociano, il suo libro Il peccato di Adamo ed Eva espone la storia delle concezioni del Peccato originale come peccato carnale dal II al XIX secolo. Per la vastità delle fonti prese in esame (filosofi, teologi, poeti, artisti ...) e per il rigore col quale unifica la ricerca attorno al tema centrale della carnalità della Caduta, il libro presenta interessanti affinità con la storia delle idee e testimonia della versatilità del metodo storiografico di Croce, aperto a integrarsi con quello di Lovejoy.
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Mazzinghi, Luca. "La sapienza biblica." Revista Brasileira de Interpretação Bíblica 2, no. 3 (July 25, 2021): 167–89. http://dx.doi.org/10.46859/pucrio.acad.rebiblica.2596-2922.2021v2n3p167.

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Abstract:
Uno dei criteri per riconoscere l’esistenza di una tradizione sapienziale all’interno della Bibbia è la presenza di una chiara teologia della creazione. Per quanto riguarda la teologia della storia sembra, a prima vista, che essa sia assente da Proverbi, Giobbe e Qohelet, la sapienza in lingua ebraica. La dimensione della storia resta in realtà sullo sfondo del pensiero dei saggi ed emerge con chiarezza prima di tutto in Ben Sira che in Sir 44-50 rilegge in chiave sapienziale la storia di Israele. E’ nel libro della Sapienza tuttavia che avviene un incontro fecondo tra teologia della creazione e teologia della storia, in una prospettiva che si apre anche a una dimensione escatologica.
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Reinhardt, Elisabeth. "Giulio D’Onofrio, Storia del pensiero medievale, Città Nuova, Roma 2011, 877 pp." Anuario de Historia de la Iglesia 21 (July 17, 2015): 566. http://dx.doi.org/10.15581/007.21.2351.

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Mangiameli, Agata Amato. "LA LIBERTA E I SUOI LIMITI. FRA PENSIERO MODERNO E DIRITTO." DELICTAE: Revista de Estudos Interdisciplinares sobre o Delito 5, no. 8 (April 26, 2020): 07. http://dx.doi.org/10.24861/2526-5180.v5i8.119.

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Abstract:
Nonostante le grandi conquiste della modernità, nonostante il suo evidente sforzo per collocare l’individuo al centro e il mondo in periferia, il discorso giuridico è nato e si è sviluppato sotto il segno dell’individualismo possessivo. La libertà di ogni individuo può essere legittimamente limitata solo dagli obblighi e dalle forme che sono necessari per assicurare agli altri la stessa libertà. La società consiste in una serie di relazioni mercantili e più in particolare è un’invenzione dell’uomo per la tutela della libertà individuale della propria persona e dei beni e, quindi, per il mantenimento di relazioni di scambio disciplinate tra gli individui, considerati come proprietari di sé stessi. Entrambe le pretese dell’epoca moderna – il diritto è solo diritto privato/il diritto è solo diritto pubblico – non riescono a dare conto delle infinite sfumature di cui si compone la giuridicità. Per questo motivo, l’odierna giustificazione della obbligatorietà delle norme deve essere in grado di integrare le fondamentali acquisizioni del moderno con quei principi essenziali del vivere civile – come, ad esempio, la solidarietà – che la stessa modernità ha messo tra parentesi e rinnegato. Parole-chiave
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Bianchini, Sara. "Kant e la Rivoluzione Francese: liberali e/o reazionari fra passione e storia." Argumentos - Revista de Filosofia, no. 22 (November 18, 2019): 72–90. http://dx.doi.org/10.36517/argumentos.22.7.

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Abstract:
L’articolo nasce dal tentativo di trovare una connessione all’interno di parte della filosofia kantiana fra i tre termini di “passione”, “storia” e “Rivoluzione” (soprattutto francese). La sua intenzione fondamentale è quella di rispondere alle seguenti domande: che ruolo hanno le passioni nel sorgere della storia? E quale significato ha rappresentato la Rivoluzione Francese nel corso delle vicende umane? La ricerca si è occupata principalmente del commento di alcune delle nove tesi del testo kantiano Idea di una storia universale dal punto di vista cosmopolitico ma si è basata anche su altri testi del filosofo di Könisberg, quali Il conflitto delle Facoltà ed i Principi metafisici della dottrina del diritto. Essa si è articolata intorno ai seguenti punti: il ruolo della socievole insocievolezza nel far nascere la società e dunque la storia, il ruolo del popolo nel determinare la storia, la posizione kantiana a favore e poi contro la Rivoluzione Francese. Cercando di determinare se si possa mantenere una linea di sostanziale continuità, nonostante le differenze, nel pensiero kantiano sulla Rivoluzione Francese espresso nei testi sopracitati, l’articolo s’interroga anche sul rapporto fra procedere della ragione nella ricerca della conoscenza e della crescita morale, e filosofia della storia (ragionando particolarmente sul confronto fra l’idea di “fine” della storia e l’uso della ragione, un confronto mediato dal concetto di “organizzazione”).
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Bender, Niklas. "Zum Verhältnis von Staat und Religion bei Dante: Das heikle Beispiel König Sauls." Deutsches Dante-Jahrbuch 97, no. 1 (October 24, 2022): 83–108. http://dx.doi.org/10.1515/dante-2022-0002.

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Abstract:
Riassunto L’opera dantesca è attraversata da un rapporto conflittuale tra pensiero politico e religioso, tra monarchia universale (concetto chiave nella Monarchia) e visione religiosa del mondo (essenziale alla Commedia). La vicenda di Saul occupa una posizione di rilievo in questo rapporto: simbolo del potere terreno, scelto da Dio e dal suo profeta Samuele come primo re d’Israele, Saul cade in disgrazia, per venire poi sostituito da Davide. L’articolo presenta la storia biblica e la sua ricezione presso quattro autori fondamentali del pensiero teologico e politico medievale per analizzare in seguito la rappresentazione dantesca dell’esempio di Saul, nel Purgatorio (canti X e XII) e nei trattati. Da una parte Saul, contrapposto a Davide, funge da figurazione della superbia, dall’altra costituisce un’eccezione, un intervento diretto di Dio nel campo politico.
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Hamilton, Alastair. "Studi di storia ereticale del Cinquecento Riforme e utopie nel pensiero politico toscano del Settecento." Church History and Religious Culture 90, no. 2 (June 1, 2010): 390–93. http://dx.doi.org/10.1163/187124110x542572.

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Musella, Luigi. "Dialoghi transatlantici. Il caso di Pasquale Saraceno." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 293 (August 2020): 233–53. http://dx.doi.org/10.3280/ic2020-293010.

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Abstract:
La storia dell'Italia contemporanea necessita di un contesto globale. Temi tradizionali, comeil meridionalismo, non possono essere più trattati in modo autoreferenziale. Il caso di PasqualeSaraceno è significativo da questo punto di vista. Le sue relazioni culturali manifestanochiaramente la natura globale anche del suo pensiero, che in passato la storiografia tradizionalesi è ostinata a leggere avendo per guida analitica lo stato nazionale.
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Musella, Luigi. "Dialoghi transatlantici. Il caso di Pasquale Saraceno." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 293 (August 2020): 233–53. http://dx.doi.org/10.3280/ic293-oa1.

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Abstract:
La storia dell'Italia contemporanea necessita di un contesto globale. Temi tradizionali, comeil meridionalismo, non possono essere più trattati in modo autoreferenziale. Il caso di PasqualeSaraceno è significativo da questo punto di vista. Le sue relazioni culturali manifestanochiaramente la natura globale anche del suo pensiero, che in passato la storiografia tradizionalesi è ostinata a leggere avendo per guida analitica lo stato nazionale.
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Casini, Carlo. "Riflessioni sulla “legge imperfetta”: il caso della procreazione artificiale in Italia." Medicina e Morale 52, no. 2 (April 30, 2003): 227–62. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2003.669.

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Abstract:
Questo articolo vuole essere un contributo per cercare di applicare nel modo più corretto possibile il pensiero del Santo Padre espresso nell’Enciclica Evangelium Vitae (paragrafo n. 73) alla materia della procreazione artificiale umana con specifico riferimento alla situazione italiana. L’analisi si articola su tre fronti: giuridico, politico, educativo-culturale. Per quanto riguarda l’ambito della scienza giuridica, l’Autore, - dopo aver chiarito che “vuoto legislativo” non significa “vuoto normativo” - effettua un’opera di ricognizione per vedere quali sono le norme dell’ordinamento giuridico italiano che regolano oggi la nuova materia della procreazione artificiale. Questa “fotografia” è finalizzata a capire qual è il livello di miglioramento e di peggioramento giuridico introdotto da una ipotizzabile legge confrontando in questo senso la normativa vigente con la riforma approvata dalla Camera il 18 giugno 2002. L’indagine nel campo politico muove dall’intento di valutare il comportamento del parlamentare cattolico che intende modificare con una legge una situazione ingiusta già esistente. A tal fine vengono inizialmente ripercorse le tappe delle procedure dell’iter legislativo e poi vengono considerate le condizioni politiche che possono farlo progredire e giungere a compimento. Gli aspetti educativo-culturali riguardano l’esigenza di fare chiarezza in ordine ai valori in gioco nella loro interezza. In sostanza l’appoggio ad una legge “imperfetta” migliorativa dell’esistente e comunque espressione del massimo bene possibile raggiungibile nel dato momento storico, deve accompagnarsi ad un’opera di illuminazione delle coscienze. E’ questo compito soprattutto dell’azione pastorale della Chiesa, ma anche del parlamentare cattolico la cui posizione deve “essere chiara e a tutti nota”. Per questo, conclude Casini, “l’azione educativa non deve sentirsi estranea all’impegno per ottenere una legge, che, per quanto ‘imperfetta’, si muova nella direzione dello stesso valore che presiede al messaggio educativo e culturale. In definitiva spiegare anche le ragioni della legge ‘imperfetta’ i limiti e gli obiettivi finali irrinunciabili, è, anch’esso, un aspetto di rilevante significato educativo e culturale”.
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Atighetchi, Dariusch. "La contraccezione nelle fonti e nella storia islamica." Medicina e Morale 41, no. 5 (October 31, 1992): 871–88. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1992.1088.

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Abstract:
Il silenzio del Corano nei confronti della contraccezione viene compensato dalle parole risalenti al Profeta Muhammad le quali, in maggioranza, non proibirono il coitus interruptus. Questa: tolleranza è stata ripresa dalla tradizione islamica che ha trovato in al-Ghazali il più apprezzato formulatore dei criteri da rispettare per legittimare la pratica del coitus interruptus e, in seguito, delle moderne tecniche contraccettive. Secondo il pensiero di Ghazali il coitus interruptus è un'azione makruh, vale a dire, per le categorie della Legge islamica, un atto riprovevole, ma, nello stesso tempo, tollerato. Oggi, la gran parte dei giuristi musulmani accettano le pratiche contraccettive pur con sfumature diverse. Più differenziata appare la politica demografica degli stati Arabo-Islamici che oscillano dalla proibizione ad un accoglimento più o meno ampio delle varie tecniche anticoncezionali.
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Verginella, Marta. "Specchi di confine. Contributo alla discussione sulle pratiche della memoria di confine nell'area nord-adriatica." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 298 (June 2022): 256–68. http://dx.doi.org/10.3280/ic2022-298019.

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Abstract:
Per capire meglio l'essenza delle pratiche di memoria lungo il confine italo sloveno e l'uso pubblico della storia dell'area alto adriatica nell'ultimo ventennio bisogna analizzare la cultura storica e in particolare il pensiero storiografico. In un territorio multietnico far combaciare i limiti della nazione con i confini statali è diventato l'obiettivo principale di una parte preponderante della storiografia sin dagli ultimi decenni dell'Ottocento e anche nel corso del Novecento. I pochi tentativi storiografici di adottare una prospettiva comparativa e transnazionale sono rimasti marginali rispetto al bisogno di etnicizzare la storia del confine e produrre l'omologazione nazionale di un'area multinazionale. Come ha messo bene in luce lo storico tedesco Rolf Wörsdörfer, l'elaborazione storiografica del conflitto tra italiani e slavi (sloveni e croati) è a sua volta una parte significativa del conflitto di nazionalità che si ripercuote anche sulle pratiche museali e le scelte didattiche.
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Ferraro, Giuseppe. "Differenza epistemologica e identità ontologica tra Saṃsāra e Nirvāṇa nel pensiero buddhista." Trans/Form/Ação 35, no. 1 (April 2012): 193–212. http://dx.doi.org/10.1590/s0101-31732012000100012.

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Abstract:
La differenza tra i concetti di saṃsāra e nirvāṇastabilita dal Buddha (VI-V sec. a.C.) nel suo primo sermone sembra essere messa in discussione dall'equiparazione dei due termini effettuata da Nāgārjuna (II sec. d.C.) in un passaggio-chiave delle sue MK. Questo articolo, in primo luogo, difende la tesi che la contraddizione sia soltanto apparente e che la relazione, di differenza o di identità, tra le due dimensioni dipende dal registro filosofico, rispettivamente epistemologico e ontologico, usato - in entrambi i casi per finalità soteriologiche - dal Buddha e da Nāgārjuna. In secondo luogo, cercheremo di provare che, in ogni caso, l'ontologia di Nāgārjuna, lungi dall'essere una novità filosofica o un'evoluzione rispetto al pensiero del fondatore del buddhismo è, al contrario, una delle possibili applicazioni della dottrina del non-sé (anātma-vāda) - probabilmente il contributo più importante e originale del pensiero buddhista alla storia della filosofia universale - esposta dal Buddha nel suo secondo sermone.
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Allotti, Pierluigi. "La rinascita della scienza politica italiana nel carteggio Sartori-Bobbio (1958-1980)." MONDO CONTEMPORANEO, no. 1 (August 2021): 143–71. http://dx.doi.org/10.3280/mon2021-001005.

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Abstract:
Esponenti illustri della cultura politica europea del Novecento, Giovanni Sartori e Norberto Bobbio sono stati gli artefici principali della rinascita della scienza politica italiana negli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso. Nata in Italia nel clima del positivismo di fine Ottocento, la scienza politica era stata presto soffocata al volgere del nuovo secolo da nuove correnti di pensiero (il formalismo giuridico e la filosofia idealista). Nel secondo dopoguerra era ancora negletta, nonostante l'idealismo stesse ormai perdendo terreno. Così Sartori, in particolare, influenzato dalla politologia statunitense, si adoperò sin dai primi anni Cinquanta per rilanciare la disciplina e assicurarle una piena legittimità accademica. Fondato sul carteggio inedito tra i due studiosi, questo articolo getta una nuova luce sul ruolo avuto da entrambi nella rifondazione in Italia della scienza politica contemporanea, evidenziando come Sartori e Bobbio, pur condividendo l'assunto che si trattasse in primo luogo di una scienza empirica, avessero in realtà visioni differenti riguardo alle sue finalità.
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Florio, Isabella, Annarita Liburdi, and Luca Tiberi. "Costruire una biblioteca digitale." DigItalia 15, no. 1 (June 2020): 99–107. http://dx.doi.org/10.36181/digitalia-00007.

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Abstract:
Grazie all’accordo di collaborazione interna al Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) tra l’Istituto per il lessico intellettuale europeo e storia dell’idee (ILIESI) e la Biblioteca centrale “G. Marconi”, siglato nel 2016, è stato possibile portare a compimento il progetto di digitalizzazione della collezione di microforme dell’ILIESI. La collezione è composta prevalentemente da lessici filosofici e testi di autori, relativi alla storia intellettuale europea del Cinquecento e Seicento. Due secoli che vedono la nascita del pensiero moderno e della nuova scienza, nel corso dei quali, dalla comune matrice latina, viene sviluppandosi la terminologia filosofica e scientifica delle lingue moderne. Il contributo analizza le scelte effettuate dallo staff tecnico per il recupero e la digitalizzazione del materiale, presentando il laboratorio di digitalizzazione della Biblioteca centrale. Infine vengono illustrate le future modalità di fruizione e valorizzazione della collezione digitalizzata.
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Di Cesare, Gianluigi. "Individuazione e cura di Sé: il rifiuto del potere." STUDI JUNGHIANI, no. 33 (September 2011): 99–113. http://dx.doi.org/10.3280/jun2011-033008.

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Abstract:
Che la storia della psichiatria sia da sempre indissolubilmente legata con il potere č cosa sufficientemente nota da non richiedere, almeno apparentemente, ulteriori indagini. Che perň questo legame sia il piů delle volte ridotto esclusivamente al problema dell'esercizio di una violenza, tralasciando sullo sfondo tutte le dinamiche di potere effettivamente all'opera, č forse meno noto o, piů opportunamente, sufficientemente rimosso. Questo problema č ancora piů vero se l'indagine non si limita alla psichiatria in senso stretto, ma si estende alla psicoanalisi o alle varie psicoterapie. La tesi di questo lavoro č che il pensiero di Jung si distacchi da tutti gli altri e acquisti una sua assoluta specificitŕ che ne costituisce al contempo il valore inestimabile e un fortissimo limite dal punto di vista dell'operativitŕ e della trasmissibilitŕ, proprio perché abdica, fin dall'inizio, a ogni esercizio di potere, offrendosi invece come una continua ricerca esperenziale. Proprio per questo motivo il pensiero e l'opera di Jung si inscriveranno all'interno di un percorso che potremmo definire di "cura di sé" in opposizione a quei percorsi che, privilegiando gli aspetti esplicativi e interpretativi si inscrivono piuttosto all'interno di una "conoscenza di sé".
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Evangelista, Riccardo, and Stefano Spalletti. "Il vino come elemento culturale e analitico nella storia del pensiero economico. Vino, agricoltura e commercio internazionale da Cantillon a Ricardo." AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, no. 2 (January 2021): 9–26. http://dx.doi.org/10.3280/aim2018-002002.

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Abstract:
A partire dai paradigmi preclassici di Cantillon e Quesnay, fino ad arrivare all'affermazione della teoria classica di Smith e Ricardo, il vino è stato utilizzato dai grandi autori del pensiero economico per analizzare il tema della produttività del settore primario, del rapporto con quello manifatturiero e del commercio internazionale. Pur perdendo gran parte del suo ruolo paradigmatico con la rivoluzione marginalista, il vino rimane oggetto di alcune questioni contemporanee che caratterizzano l'indagine economica.
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SEGALA, MARCO. "MORRIS KLINE, Storia del pensiero matematico, 2 voll., Torino, Einaudi, 1991, xiv + 1470 pp." Nuncius 10, no. 1 (January 1, 1995): 428–29. http://dx.doi.org/10.1163/221058785x00570.

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Cella, Gian Primo. "Le istituzioni e le relazioni industriali." GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, no. 172 (February 2022): 595–609. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2021-172007.

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Abstract:
Questo breve saggio considera il ruolo ed il significato delle istituzioni nelle relazioni industriali e nella più ampia realtà sociale a partire dalla bella e importante ricerca di Lauralba Bellardi del 1989 sulle istituzioni bilaterali nel settore edile. L'argomento non è nuovo nella teoria delle relazioni industriali, che si è misurata spesso con il processo di istituzionalizzazione, ovvero con quel processo che mira non solo a fornire stabilità al sistema ma anche a regolare il conflitto sottostante. Un invito inatteso al ritorno su questi temi è fornito da un recente contributo del filosofo politico Roberto Esposito, che riprende i contributi dell'istituzionalismo giuridico. Una corrente di pensiero, forse dimenticata nelle riflessioni di questi ultimi decenni, che permette di svelare molti punti deboli delle relazioni industriali italiane. Relazioni che hanno attraversato un rilevante processo di istituzionalizzazione, senza tuttavia pervenire alla creazio-ne e alla sperimentazione di vere e proprie istituzioni, prime fra tutte quelle della partecipazione sui luoghi di lavoro (secondo l'ispirazione dell'art. 46 della Costituzione).
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Stramaglia, Massimiliano. "La propria storia è sempre contemporanea. Riflessioni pedagogiche sul sentimento adulto di." EDUCATION SCIENCES AND SOCIETY, no. 2 (December 2022): 27–40. http://dx.doi.org/10.3280/ess2-2022oa14571.

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Abstract:
Il presente articolo di Filosofia dell'Educazione si concentra sul pensiero di Martin Heidegger, con particolare riferimento a Essere e tempo (o, se si vuole, Essere è tempo), e conclude con un approfondimento del contributo che, oggi, può offrire al sapere pedagogico la psicoterapia a carattere esistenziale. L'obiettivo è quello di potenziare il potere (la consapevolezza dell'assenza di controllo totale) che ogni persona può avere sul proprio destino attraverso l'essere "presenza" e "in presenza", una sempre maggiore responsabilità delle proprie scelte, l'assunzione in carico totale della propria esistenza.
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Smuniewski, Cezary. "Verso il superamento della crisi. La teologia dell'Eucaristia e del dacerdozio di Benedetto XVI." Teologia w Polsce 11, no. 2 (March 24, 2020): 65–94. http://dx.doi.org/10.31743/twp.2017.11.2.05.

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Abstract:
L’elaborato riguarda la teologia del sacerdozio e costituisce un’analisi della dottrina di Benedetto XVI racchiusa nell’Esortazione Apostolica Sacramentum caritatis, tenendo presente il discorso all’XI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi del 2005 in Vaticano. Il pensiero teologico del Papa sull’Eucaristia si manifesta come risposta alla crisi sorta nel XX secolo sia nel campo della teologia dell’eucaristia, sia in quello della teologia del sacerdozio. Gli studi condotti mostrano la teologia dell’eucaristia come fondamentale per la comprensione della teologia del sacerdozio. La riflessione teologica sull’identità e sulla missione dei sacerdoti è incompleta se non si radica nella teologia dell’Eucaristia. Proprio la teologia dell’Eucaristia apre la strada verso il superamento delle crisi che riguardano il sacerdozio, sia nell’ordine teologico, sia nella storia della vita dei singoli sacerdoti.
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Cavallo, Riccardo. "Alle origini della sovranità europea." Italian Review of Legal History, no. 8 (December 21, 2022): 227–56. http://dx.doi.org/10.54103/2464-8914/19253.

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Abstract:
Il presente contributo si propone di indagare le trascurate radici storico-giuridiche del concetto di sovranità popolare nel contesto europeo a partire dall’ultimo grande dibattito sulla sovranità, consumatosi agli albori dell’apocalisse nazista durante la temperie weimariana. Oggi come ieri, pur con tutti i distinguo, infatti, il dibattito giuridico-politico europeo ruota intorno al problematico rapporto tra Europa e sovranità. Si pensi all’emblematico dibattito tra il filosofo Jürgen Habermas e il giurista Dieter Grimm svoltosi agli albori del processo di costruzione dell’Europa e da ultimo alla diatriba sul futuro dell’Europa tra lo stesso Habermas e il sociologo Wolfgang Streeck. Nelle pieghe di questa querelle, ancora ben lungi dall’essersi conclusa, sembrano riemergere concetti e categorie del lessico weimariano, tra cui, quella di popolo, il cui significato appare tutt’altro che univoco, come dimostra già la sua tormentata storia linguistica e/o concettuale.
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Linden, David. "Tullio Manzoni: Aristotele e il cervello – Le teorie del più grande biologo dell’antichità nella storia del pensiero scientifico." Sudhoffs Archiv 97, no. 2 (2013): 249–50. http://dx.doi.org/10.25162/sudhoff-2013-0019.

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