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Dissertations / Theses on the topic 'Storia del pensiero geografico'

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1

MODAFFARI, GIOVANNI. "Alle origini della territorialità moderna: il Mediterraneo, l’Oriente, l’Occidente." Doctoral thesis, Università di Roma "Tor Vergata", 2020. http://hdl.handle.net/10281/316826.

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Abstract:
Negli studi geografici contemporanei, la ricostruzione della nascita e dell’evoluzione della Modernità è sovente ricondotta alle vicende di un paradigma esclusivamente occidentale, prodotto delle attività delle corti rinascimentali europee. L’interpretazione di questo fondamentale mutamento nel pensiero del mondo manifesta la necessità di contestualizzare gli avvenimenti nel più ampio ambito mediterraneo: nella descrizione della ricezione della Geographia di Tolomeo in Europa ma anche nel Vicino Oriente, nei due macro-periodi dei secoli IX-XI e XIV-XV. Nella prima parte di questo lavoro, si conduce un confronto attraverso il quale si tenta di mettere in luce alcuni contatti valorizzati occasionalmente nella letteratura precedente, con la ricostruzione delle vicende di figure come quelle dei geografi del califfo abbaside al-Ma’mūn (primo periodo); del bizantino Giorgio Amiroutzes e la prima traduzione moderna dell’opera tolemaica alla corte di Mehmet II; del pittore Matteo de’ Pasti, i suoi viaggi tra le due grandi sponde del Mediterraneo e il traffico di carte geografiche di cui fu protagonista (secondo periodo). Nella seconda parte, si citano opere ed eventi che provano a riequilibrare il rapporto tra Venezia e Firenze rivalorizzando, alla luce dei riscontri più recenti, il peso della produzione veneziana. In particolare, per osservare le diverse sfumature dell’idea di Modernità, è necessario considerare quelli che sono stati i teatri principali del suo sviluppo: quella rete di città creative attive nella traduzione, nell’ammodernamento e nella diffusione della Geographia nell’Italia del XV secolo, in cui si include anche Ferrara. Il confronto tra la sponda occidentale e quella orientale del Mediterraneo viene riproposto attraverso le diverse declinazioni dell’opera tolemaica che avrebbero portato alla definizione della prospettiva nello sguardo occidentale; differenza cruciale rispetto alla teoria della visione nello sguardo orientale. Nella parte conclusiva, gli elementi raccolti durante il percorso vengono analizzati lungo tre potenziali direzioni di ricerca in rapporto alle conseguenze nella concezione di nuovi paradigmi territoriali intesi come dispositivi politici, a partire dal XVII secolo, considerando il ruolo fondamentale svolto, oltre che dalla cultura visuale, anche dalla stampa e dai tentativi di Modernità del Vicino Oriente.
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2

Ravano, Lorenzo <1987&gt. "Genealogia del radicalismo nero: il pensiero politico dell'abolizionismo nero." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amsdottorato.unibo.it/7821/1/Tesi%20Ravano%20Genealogia%20del%20radicalismo%20nero.pdf.

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Abstract:
La ricerca ricostruisce in chiave genealogica i fondamenti teorici e concettuali della cosiddetta tradizione radicale nera del XX secolo, qui interpretata come una critica della modernità, attraverso l’analisi del pensiero politico dell’abolizionismo nero. Più precisamente, è ricostruito dal punto di vista della storia dei concetti politici moderni il pensiero politico prodotto dai principali esponenti delle lotte contro la schiavitù condotte nello spazio transnazionale dell’Atlantico tra la seconda metà del XVIII e la prima metà del XIX secolo. L’abolizionismo nero è letto come un pensiero politico articolato secondo una costante appropriazione sovversiva del lessico e dei concetti politici moderni. Si mostra che la critica nera agisce secondo due linee costanti: lo ‘sdoppiamento’ dei concetti politici (cioè un movimento di appropriazione e trasformazione) e la sovversione degli assetti spaziali della modernità (cioè la rottura della distinzione tra Stato e colonia). Gli elementi di maggiore originalità del lavoro sono individuabili tanto sul piano contenutistico quanto su quello metodologico. Anzitutto, si tratta del primo studio dell’abolizionismo nero visto da una prospettiva atlantica e di storia concettuale. Il lavoro analizza inoltre diverse tipologie di fonti (petizioni, autobiografie, proclami militari, regolamenti amministrativi, discorsi, romanzi e slave songs) solitamente marginali nella Storia delle dottrine politiche. La tesi è strutturata il quattro capitoli. Nel primo capitolo è presentata un’analisi per temi e concetti del radicalismo nero novecentesco. I tre capitoli successivi sono invece dedicati all’abolizionismo nero e sono strutturati secondo una scansione cronologica volta a individuare tre momenti di discontinuità. Il secondo capitolo discute l’emergere della critica nera durante la rivoluzione americana e all’interno del movimento antischiavista britannico. Il terzo capitolo è invece dedicato alla Rivoluzione di Haiti, interpretata come cesura fondamentale nella storia dell’abolizionismo nero. Il quarto capitolo analizza infine il movimento abolizionista afroamericano.
The dissertation provides a genealogy of the theoretical and conceptual foundations of the black radical tradition through a reconstruction of the political discourse and practices of the main black abolitionists of the Atlantic World from the so-called Age of Revolutions to the end of the American Civil War. In particular, the black radical tradition is conceived as a peculiar critique of modernity. Indeed, black critique highlights the constitutive duplicity of modernity (i.e. European and colonial) and produces both a ‘provincialization’ and a transformation of the basic concepts of modern political thought (such as freedom, equality, democracy, nation). In this way, the research shows that black abolitionism is a political thought characterized by two elements: the subversion of modern spatiality and the “doubling” of political concepts. On the one hand, black abolitionism overturns the conceptual distinction between the State, as the space of order, and the colony, as an irrational and uncivilized place. In other words, it shows that slavery, colonialism, and racism are not peripheral moments of modernity but instead one of its foundations. On the other hand, black abolitionists used different political lexicons to communicate a struggle for self-liberation which had its own conceptual originality. The dissertation is structured in four chapters. The first provides a definition of the theoretical foundations of black radicalism in the XX Century, and is focused on some of its main figures. The other chapters provide a reconstruction of the political thought of black abolitionism, defined by three moments of discontinuity. The second chapter is dedicated to the black abolitionists within the American Revolution and the British abolitionist movement. The third chapter is on the Haitian Revolution, conceived as the fundamental turning point in the history of black abolitionism and its critique of modernity. The last chapter is on the African American abolitionist movement.
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3

Rispoli, Rosario <1987&gt. "Oggettività del pensiero e astrattezza dell'empirico : una lettura critica di Hegel." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/10330.

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Abstract:
Il risultato a cui il presente lavoro cerca di giungere riguarda l’affermazione di una logica dell’auto-determinazione del pensiero che sia capace di sottrarsi sia alle difficoltà del fondazionalismo epistemologico sia dell’anti-fondazionalismo in tutte le sue declinazioni postmoderne. In questo senso pensiamo che alcuni aspetti essenziali della filosofia hegeliana siano utili proprio al raggiungimento di tale obiettivo. Il nostro lavoro parte dalla convinzione che l’alternativa non può giocarsi solo fra queste due posizioni, infatti siamo convinti che non sia affatto vero che una volta abbandonato il progetto fondazionalistico, che tradizionalmente ha affermato la metafisica, l’unica alternativa sia il proclamarsi relativisti e scettici, così come fanno le posizioni anti-fondazionaliste. Il lavoro ha la sua origine nell’analisi del terzo capitolo della Fenomenologia dello spirito in cui Hegel assume una posizione critica nei confronti della metafisica. Anzitutto Hegel equipara la metafisica classica alla scienza moderna, riconducendole entrambi al medesimo presupposto ontologico. Tale presupposto induce la coscienza ad un autoinganno: essa genera un mondo sovrasensibile come un vero in-sé contrapposto alla falsità del sensibile. L’intento di Hegel è quello di dimostrare l’autocontraddittorietà di tale mondo, utilizzando la figura del mondo invertito: un secondo mondo sovrasensibile caratterizzato da una inversione rispetto al primo. Questo nuovo mondo, pur nella sua apparente assurdità, rende visibile l’occulta inversione e perversione del primo mondo metafisico. Il crollo dei due mondi lascia trasparire l’unica realtà, quella dell’incessante togliersi di ogni ente, a cui Hegel dà il nome di l’infinità. Si è tentato, infine, di cogliere le conseguenze antimetafisiche di questa posizione, che rende possibile un’alternativa fra il fondazionalismo e il post-fondazionalismo. Insomma, la possibilità di un sapere, che pur non abbandonando l’ambito logico e razionale, sia comunque capace di condurre una critica radicale a qualsiasi tentativo di affermare un principio assoluto e definitivo, diventando in questo modo garanzia della pluralità e della differenza. In questo senso Hegel riesce a connettere e a mantenere due aspetti che apparentemente sono inconciliabili: l’auto-fondazione del sapere e la critica a qualsiasi fondazionalismo.
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4

Sanson, Helena Louise. "Donne, precettistica e lingua nell'Italia del Cinquecento : per un contributo alla storia del pensiero linguistico." Thesis, University of Reading, 2001. http://ethos.bl.uk/OrderDetails.do?uin=uk.bl.ethos.270923.

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5

Leonesi, Elisa <1981&gt. "Scienza, Tecnica, Politica: Il Problema del Metodo nel Pensiero di Jacopo Aconcio." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1993/1/leonesi_elisa_tesi.pdf.

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Abstract:
The aim of this PhD thesis is to study accurately and in depth the figure and the literary production of the intellectual Jacopo Aconcio. This minor author of the 16th century has long been considered a sort of “enigmatic character”, a profile which results from the work of those who, for many centuries, have left his writing to its fate: a story of constant re-readings and equally incessant oversights. This is why it is necessary to re-read Aconcio’s production in its entirety and to devote to it a monographic study. Previous scholars’ interpretations will obviously be considered, but at the same time an effort will be made to go beyond them through the analysis of both published and manuscript sources, in the attempt to attain a deeper understanding of the figure of this man, who was a Christian, a military and hydraulic engineer and a political philosopher,. The title of the thesis was chosen to emphasise how, throughout the three years of the doctorate, my research concentrated in equal measure and with the same degree of importance on all the reflections and activities of Jacopo Aconcio. My object, in fact, was to establish how and to what extent the methodological thinking of the intellectual found application in, and at the same time guided, his theoretical and practical production. I did not mention in the title the author’s religious thinking, which has always been considered by everyone the most original and interesting element of his production, because religion, from the Reformation onwards, was primarily a political question and thus it was treated by almost all the authors involved in the Protestant movement - Aconcio in the first place. Even the remarks concerning the private, intimate sphere of faith have therefore been analysed in this light: only by acknowledging the centrality of the “problem of politics” in Aconcio’s theories, in fact, is it possible to interpret them correctly. This approach proves the truth of the theoretical premise to my research, that is to say the unity and orderliness of the author’s thought: in every field of knowledge, Aconcio applies the rules of the methodus resolutiva, as a means to achieve knowledge and elaborate models of pacific cohabitation in society. Aconcio’s continuous references to method can make his writing pedant and rather complex, but at the same time they allow for a consistent and valid analysis of different disciplines. I have not considered the fact that most of his reflections appear to our eyes as strongly conditioned by the time in which he lived as a limit. To see in him, as some have done, the forerunner of Descartes’ methodological discourse or, conversely, to judge his religious theories as not very modern, is to force the thought of an author who was first and foremost a Christian man of his own time. Aconcio repeats this himself several times in his writings: he wants to provide individuals with the necessary tools to reach a full-fledged scientific knowledge in the various fields, and also to enable them to seek truth incessantly in the religious domain, which is the duty of every human being. The will to find rules, instruments, effective solutions characterizes the whole of the author’s corpus: Aconcio feels he must look for truth in all the arts, aware as he is that anything can become science as long as it is analysed with method. Nevertheless, he remains a man of his own time, a Christian convinced of the existence of God, creator and governor of the world, to whom people must account for their own actions. To neglect this fact in order to construct a “character”, a generic forerunner, but not participant, of whatever philosophical current, is a dangerous and sidetracking operation. In this study, I have highlighted how Aconcio’s arguments only reveal their full meaning when read in the context in which they were born, without depriving them of their originality but also without charging them with meanings they do not possess. Through a historical-doctrinal approach, I have tried to analyse the complex web of theories and events which constitute the substratum of Aconcio’s reflection, in order to trace the correct relations between texts and contexts. The thesis is therefore organised in six chapters, dedicated respectively to Aconcio’s biography, to the methodological question, to the author’s engineering activity, to his historical knowledge and to his religious thinking, followed by a last section concerning his fortune throughout the centuries. The above-mentioned complexity is determined by the special historical moment in which the author lived. On the one hand, thanks to the new union between science and technique, the 16th century produces discoveries and inventions which make available a previously unthinkable number of notions and lead to a “revolution” in the way of studying and teaching the different subjects, which, by producing a new form of intellectual, involved in politics but also aware of scientific-technological issues, will contribute to the subsequent birth of modern science. On the other, the 16th century is ravaged by religious conflicts, which shatter the unity of the Christian world and generate theological-political disputes which will inform the history of European states for many decades. My aim is to show how Aconcio’s multifarious activity is the conscious fruit of this historical and religious situation, as well as the attempt of an answer to the request of a new kind of engagement on the intellectual’s behalf. Plunged in the discussions around methodus, employed in the most important European courts, involved in the abrupt acceleration of technical-scientific activities, and especially concerned by the radical religious reformation brought on by the Protestant movement, Jacopo Aconcio reflects this complex conjunction in his writings, without lacking in order and consistency, differently from what many scholars assume. The object of this work, therefore, is to highlight the unity of the author’s thought, in which science, technique, faith and politics are woven into a combination which, although it may appear illogical and confused, is actually tidy and methodical, and therefore in agreement with Aconcio’s own intentions and with the specific characters of European culture in the Renaissance. This theory is confirmed by the reading of the Ars muniendorum oppidorum, Aconcio’s only work which had been up till now unavailable. I am persuaded that only a methodical reading of Aconcio’s works, without forgetting nor glorifying any single one, respects the author’s will. From De methodo (1558) onwards, all his writings are summae, guides for the reader who wishes to approach the study of the various disciplines. Undoubtedly, Satan’s Stratagems (1565) is something more, not only because of its length, but because it deals with the author’s main interest: the celebration of doubt and debate as bases on which to build religious tolerance, which is the best method for pacific cohabitation in society. This, however, does not justify the total centrality which the Stratagems have enjoyed for centuries, at the expense of a proper understanding of the author’s will to offer examples of methodological rigour in all sciences. Maybe it is precisely because of the reforming power of Aconcio’s thought that, albeit often forgotten throughout the centuries, he has never ceased to reappear and continues to draw attention, both as a man and as an author. His ideas never stop stimulating the reader’s curiosity and this may ultimately be the best demonstration of their worth, independently from the historical moment in which they come back to the surface.
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Leonesi, Elisa <1981&gt. "Scienza, Tecnica, Politica: Il Problema del Metodo nel Pensiero di Jacopo Aconcio." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1993/.

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Abstract:
The aim of this PhD thesis is to study accurately and in depth the figure and the literary production of the intellectual Jacopo Aconcio. This minor author of the 16th century has long been considered a sort of “enigmatic character”, a profile which results from the work of those who, for many centuries, have left his writing to its fate: a story of constant re-readings and equally incessant oversights. This is why it is necessary to re-read Aconcio’s production in its entirety and to devote to it a monographic study. Previous scholars’ interpretations will obviously be considered, but at the same time an effort will be made to go beyond them through the analysis of both published and manuscript sources, in the attempt to attain a deeper understanding of the figure of this man, who was a Christian, a military and hydraulic engineer and a political philosopher,. The title of the thesis was chosen to emphasise how, throughout the three years of the doctorate, my research concentrated in equal measure and with the same degree of importance on all the reflections and activities of Jacopo Aconcio. My object, in fact, was to establish how and to what extent the methodological thinking of the intellectual found application in, and at the same time guided, his theoretical and practical production. I did not mention in the title the author’s religious thinking, which has always been considered by everyone the most original and interesting element of his production, because religion, from the Reformation onwards, was primarily a political question and thus it was treated by almost all the authors involved in the Protestant movement - Aconcio in the first place. Even the remarks concerning the private, intimate sphere of faith have therefore been analysed in this light: only by acknowledging the centrality of the “problem of politics” in Aconcio’s theories, in fact, is it possible to interpret them correctly. This approach proves the truth of the theoretical premise to my research, that is to say the unity and orderliness of the author’s thought: in every field of knowledge, Aconcio applies the rules of the methodus resolutiva, as a means to achieve knowledge and elaborate models of pacific cohabitation in society. Aconcio’s continuous references to method can make his writing pedant and rather complex, but at the same time they allow for a consistent and valid analysis of different disciplines. I have not considered the fact that most of his reflections appear to our eyes as strongly conditioned by the time in which he lived as a limit. To see in him, as some have done, the forerunner of Descartes’ methodological discourse or, conversely, to judge his religious theories as not very modern, is to force the thought of an author who was first and foremost a Christian man of his own time. Aconcio repeats this himself several times in his writings: he wants to provide individuals with the necessary tools to reach a full-fledged scientific knowledge in the various fields, and also to enable them to seek truth incessantly in the religious domain, which is the duty of every human being. The will to find rules, instruments, effective solutions characterizes the whole of the author’s corpus: Aconcio feels he must look for truth in all the arts, aware as he is that anything can become science as long as it is analysed with method. Nevertheless, he remains a man of his own time, a Christian convinced of the existence of God, creator and governor of the world, to whom people must account for their own actions. To neglect this fact in order to construct a “character”, a generic forerunner, but not participant, of whatever philosophical current, is a dangerous and sidetracking operation. In this study, I have highlighted how Aconcio’s arguments only reveal their full meaning when read in the context in which they were born, without depriving them of their originality but also without charging them with meanings they do not possess. Through a historical-doctrinal approach, I have tried to analyse the complex web of theories and events which constitute the substratum of Aconcio’s reflection, in order to trace the correct relations between texts and contexts. The thesis is therefore organised in six chapters, dedicated respectively to Aconcio’s biography, to the methodological question, to the author’s engineering activity, to his historical knowledge and to his religious thinking, followed by a last section concerning his fortune throughout the centuries. The above-mentioned complexity is determined by the special historical moment in which the author lived. On the one hand, thanks to the new union between science and technique, the 16th century produces discoveries and inventions which make available a previously unthinkable number of notions and lead to a “revolution” in the way of studying and teaching the different subjects, which, by producing a new form of intellectual, involved in politics but also aware of scientific-technological issues, will contribute to the subsequent birth of modern science. On the other, the 16th century is ravaged by religious conflicts, which shatter the unity of the Christian world and generate theological-political disputes which will inform the history of European states for many decades. My aim is to show how Aconcio’s multifarious activity is the conscious fruit of this historical and religious situation, as well as the attempt of an answer to the request of a new kind of engagement on the intellectual’s behalf. Plunged in the discussions around methodus, employed in the most important European courts, involved in the abrupt acceleration of technical-scientific activities, and especially concerned by the radical religious reformation brought on by the Protestant movement, Jacopo Aconcio reflects this complex conjunction in his writings, without lacking in order and consistency, differently from what many scholars assume. The object of this work, therefore, is to highlight the unity of the author’s thought, in which science, technique, faith and politics are woven into a combination which, although it may appear illogical and confused, is actually tidy and methodical, and therefore in agreement with Aconcio’s own intentions and with the specific characters of European culture in the Renaissance. This theory is confirmed by the reading of the Ars muniendorum oppidorum, Aconcio’s only work which had been up till now unavailable. I am persuaded that only a methodical reading of Aconcio’s works, without forgetting nor glorifying any single one, respects the author’s will. From De methodo (1558) onwards, all his writings are summae, guides for the reader who wishes to approach the study of the various disciplines. Undoubtedly, Satan’s Stratagems (1565) is something more, not only because of its length, but because it deals with the author’s main interest: the celebration of doubt and debate as bases on which to build religious tolerance, which is the best method for pacific cohabitation in society. This, however, does not justify the total centrality which the Stratagems have enjoyed for centuries, at the expense of a proper understanding of the author’s will to offer examples of methodological rigour in all sciences. Maybe it is precisely because of the reforming power of Aconcio’s thought that, albeit often forgotten throughout the centuries, he has never ceased to reappear and continues to draw attention, both as a man and as an author. His ideas never stop stimulating the reader’s curiosity and this may ultimately be the best demonstration of their worth, independently from the historical moment in which they come back to the surface.
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Valenti, Paolo <1977&gt. "Formazione e pratica del pensiero orchestrale di Hector Berlioz. Caratteri poetici e strategie del suono." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6722/4/valenti_paolo_tesi.pdf.

Full text
Abstract:
Lo scopo della dissertazione “Formazione e pratica del pensiero orchestrale di Hector Berlioz. Caratteri poetici e strategie del suono” è quello di indagare i tratti essenziali del pensiero di Berlioz in merito all’orchestra riprendendo in considerazione gli elementi della sua educazione giovanile. In particolare, le nozioni ricavate dai suoi insegnanti di composizione Le Sueur e Reicha e dai corsi di medicina brevemente frequentati a Parigi sono indagate con approccio rinnovato, alla luce di nuovi filoni di studio indagati dalla musicologia negli anni più recenti. Sono analizzate anche le recensioni di Berlioz, alla ricerca di elementi che aiutino a comprendere la sua musica con le argomentazioni destinate a quella altrui. È analizzato anche il percorso della trattatistica che da un iniziale approccio di tipo pratico tipico del XVIII secolo, giunge con il trattato di Berlioz a una forte connotazione poetica delle risorse strumentali e orchestrali. Nella seconda parte della dissertazione sono analizzate invece alcune opere di Berlioz e alcune questioni generali concernenti il suo modo di scrivere per l’orchestra, specialmente in relazione ad altri parametri musicali. Nella dissertazione notevole attenzione è data al rapporto fra questioni tecniche e poetiche, proponendo un approccio leggermente rinnovato.
The purpose of the dissertation “Development and practice of Hector Berlioz’s orchestral thought. Poetical features and sound strategies” is to investigate the main traits of Berlioz’s thinking about orchestra by reconsidering the elements of his early education. In particular, the notions acquired from his composition teachers Le Sueur and Reicha and from the medicine courses he briefly attended are examined with a renovated approach, in the light of new lines of study explored by musicology in recent years. Berlioz’s reviews are also analyzed, in the search of elements useful to understand his music through the arguments addressed to others’ music. The dissertation also examines the itinerary of theoretic music literature which, from an initial approach connoted by practice as it was typical in the 18th century, reaches with Berlioz’s treaty a strong poetical connotation of instrumental and orchestral resources. The second part of the dissertation deals with some of Berlioz’s works and with some general issues related to his way of writing for the orchestra, especially in relation to other musical parameters. In the whole discussion, sensible attention is put on the relation between technical and poetical issues, suggesting a quite renovated approach.
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Valenti, Paolo <1977&gt. "Formazione e pratica del pensiero orchestrale di Hector Berlioz. Caratteri poetici e strategie del suono." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6722/.

Full text
Abstract:
Lo scopo della dissertazione “Formazione e pratica del pensiero orchestrale di Hector Berlioz. Caratteri poetici e strategie del suono” è quello di indagare i tratti essenziali del pensiero di Berlioz in merito all’orchestra riprendendo in considerazione gli elementi della sua educazione giovanile. In particolare, le nozioni ricavate dai suoi insegnanti di composizione Le Sueur e Reicha e dai corsi di medicina brevemente frequentati a Parigi sono indagate con approccio rinnovato, alla luce di nuovi filoni di studio indagati dalla musicologia negli anni più recenti. Sono analizzate anche le recensioni di Berlioz, alla ricerca di elementi che aiutino a comprendere la sua musica con le argomentazioni destinate a quella altrui. È analizzato anche il percorso della trattatistica che da un iniziale approccio di tipo pratico tipico del XVIII secolo, giunge con il trattato di Berlioz a una forte connotazione poetica delle risorse strumentali e orchestrali. Nella seconda parte della dissertazione sono analizzate invece alcune opere di Berlioz e alcune questioni generali concernenti il suo modo di scrivere per l’orchestra, specialmente in relazione ad altri parametri musicali. Nella dissertazione notevole attenzione è data al rapporto fra questioni tecniche e poetiche, proponendo un approccio leggermente rinnovato.
The purpose of the dissertation “Development and practice of Hector Berlioz’s orchestral thought. Poetical features and sound strategies” is to investigate the main traits of Berlioz’s thinking about orchestra by reconsidering the elements of his early education. In particular, the notions acquired from his composition teachers Le Sueur and Reicha and from the medicine courses he briefly attended are examined with a renovated approach, in the light of new lines of study explored by musicology in recent years. Berlioz’s reviews are also analyzed, in the search of elements useful to understand his music through the arguments addressed to others’ music. The dissertation also examines the itinerary of theoretic music literature which, from an initial approach connoted by practice as it was typical in the 18th century, reaches with Berlioz’s treaty a strong poetical connotation of instrumental and orchestral resources. The second part of the dissertation deals with some of Berlioz’s works and with some general issues related to his way of writing for the orchestra, especially in relation to other musical parameters. In the whole discussion, sensible attention is put on the relation between technical and poetical issues, suggesting a quite renovated approach.
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Zabeo, Gianpietro <1969&gt. "L’economico premoderno: lessici economici e pensiero francescano nel XIII secolo." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3260.

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Abstract:
Fin dall’Antichità la riflessione sulle tematiche economiche accompagna l’uomo, ben prima della «svolta» scientifica settecentesca. Nel basso medioevo, ed in particolare nel XIII secolo, la riflessione sull’economico assunse un rilievo del tutto particolare, ad opera dell’Ordine dei Frati Minori. I francescani rappresentarono una peculiarità assoluta, la loro «altissima povertà» diede luogo ad una riflessione intorno al discorso economico di grande spessore e del tutto singolare. Interesse, prezzo, valore, capitale, proprietà, possesso, uso, furono le principali categorie economiche oggetto di un indagine, tutta francescana, che da Bonaventura da Bagnoregio, Pietro di Giovanni Olivi, Giovanni Duns Scoto fino a Guglielmo d’Occam, caratterizzò la riflessione dell’Ordine intorno all’etica economica tra la seconda metà del XIII e prima metà del XIV secolo. I francescani misero a punto un lessico economico capace delle più sofisticate interpretazioni del reale. Un pensiero, quello economico francescano, che non si esaurì nel Duecento, ma rimodellò il rapporto dell’uomo con i beni ed il denaro per molti secoli a venire. Una profonda ed originale analisi cui i francescani sottoposero l’agire umano in chiave etico–economica.
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GALEOTTI, Laura Rachele. "Il pensiero islamico tra riforma e tradizione: il particolare caso del giadidismo." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2015. http://hdl.handle.net/10446/32649.

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11

Peruzzo, Mattia <1996&gt. "Pensiero e divenire del mondo. Sviluppi della soggettività moderna in Husserl e Gentile." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21115.

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Abstract:
Il proposito di questo elaborato è quello di offrire un confronto tra Husserl e Gentile sull’interpretazione della soggettività trascendentale. Il tema viene svolto, in un primo momento, in maniera indiretta: considerando due autori come Cartesio e Kant attraverso le lenti di attualismo e fenomenologia. Qui si evidenzierà l’esigenza, da parte della tradizione trascendentale, di una rigorizzazione in senso immanentistico. Dopo questa importante premessa, verrà lasciato spazio ad un dialogo più diretto tra gli autori in esame. In particolare, si cercherà di mostrare il convergere di attualismo e fenomenologia verso un’interpretazione della soggettività in chiave profondamente extramondana. L’Io come orizzonte trascendentale e il pensare come atto puro radicalizzano così tanto la preminenza del soggetto da giungere a dissolverlo. Ne risulta il definitivo primato dell’esperienza: un’esperienza che riposa in sé stessa, oramai priva di vincoli che possano ostacolarne il divenire.
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Crisma, Amina <1952&gt. "Le tradizioni del pensiero confuciano nel dibattito filosofico contemporaneo." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1210.

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Abstract:
Il presente lavoro offre un quadro dei dibattiti filosofici contemporanei intorno alle tradizioni del pensiero confuciano, ne analizza le espressioni salienti e ne indaga le implicazioni nell’ambito di un confronto in cui compaiono istanze universalistiche, volte alla ricerca di un consenso etico fra culture, e affermazioni degli Asian Values. L’attuale Confucian Renaissance è rappresentata come fenomeno complesso e polifonico di cui si sottolineano le molteplici interpretazioni e si evidenziano alcuni peculiari nodi problematici, quali la controversa questione di un’identità culturale cinese. Si esaminano infine alcune recenti proposte volte a una rilettura in chiave attualizzante del confucianesimo in relazione a problematiche quali diritti umani e democrazia ponendone in luce sia le fertili potenzialità sia taluni aspetti di intrinseca aporeticità, e illustrando alcune modalità ed esperienze specifiche che appaiono particolarmente interessanti nella configurazione di un significativo rapporto fra pensiero antico e riflessioni moderne.
My dissertation offers a survey of contemporary philosophical debates concerning Confucianism with special regard to the hermeneutical discussions about universalistic and relativistic views of Confucian traditions and to the different critical evaluations of the New Confucian Movement; it analyzes some related issues, such as the problem of Chinese cultural identity, the question of the Asian values, the redefinition of the conventional image of the ruxue across more recent critical studies. It also explores some hypothesis of possible interaction between Confucian tradition and modern perspectives in the fields of democracy and human rights. Today’s Confucian Renaissance is portrayed in its various and multifaceted aspects, and is related to the intercultural dimensions of ethical research in our globalized world, with reference to some examples of significant experiences in this domain.
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Cento, Michele <1984&gt. "Una grande narrazione del capitalismo: potere e scienze sociali nel pensiero politico di Daniel Bell." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/5473/1/Cento_Michele_Tesi.pdf.

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Abstract:
Questa tesi punta a ricostruire il pensiero politico di Bell tra il secondo dopoguerra e la metà degli anni Settanta. In tale arco cronologico, la riflessione politica di Bell si profila, per usare una formula di Jean-François Lyotard, come una «grande narrazione» del capitalismo. Nel complesso, cioè, l’opera di Bell appare come una storia sociologica del capitalismo, che nella fine delle ideologie registra l’apogeo del fordismo e, in seguito, ne mette in luce le trasformazioni in senso post-industriale, indagando le ricadute che tali mutamenti implicano sul piano dei rapporti di potere e della legittimazione del sistema. Nell’ottica di Bell, pertanto, il capitalismo non costituisce soltanto un sistema economico, ma la forma specifica attraverso cui si dispiega la società nel suo complesso, attivando una serie di rapporti di potere mediante i quali gli individui vengono coordinati e subordinati. Una siffatta concezione del capitalismo agisce immediatamente la questione del potere e solleva un interrogativo a esso connesso: «che cosa tiene insieme una società?». Una domanda che attraversa la traiettoria intellettuale di Bell e, sia pure declinata mediante una terminologia sociologica, riflette in realtà l’ambizione delle scienze sociali di farsi teoria politica. Esse si presentano quindi come teoria politica della modernità, nella misura in cui distinguono il potere sociale dal potere politico e, al tempo stesso, instaurano tra i due poli una tensione dialettica produttiva. Mettendo a fuoco la concettualizzazione del potere nell’opera di Bell si analizzeranno le mutazioni nel rapporto tra Stato e società negli Stati Uniti durante la Golden Age del capitalismo. In particolare, si metterà in luce nella grande narrazione di Bell l’ascesa e il declino di un ordine istituzionale che, alla metà degli anni Settanta, appare percorso da molteplici tensioni politiche e sociali che preannunciano l’avvento dell’età globale e il bisogno di una nuova “scala” di governo.
This dissertations deals with Daniel Bell’s political thought between the post-war era and the Seventies. During these years, Bell’s political reflection appears to be, to say it in the words of Jean-François Lyotard, a «grand narrative» of capitalism. Overall, Bell’s work is a sociological history of capitalism. It points out the height of fordism by assuming the end of ideology, and then sheds light on the post-industrial transformations, looking at the effects produced on power relations and the legitimacy of the socio-political system. In Bell’s view, capitalism is not only an economic system, but a complex social system which places individuals in the power structure by means of subordination and coordination. «What holds a society together?» is the question that go trough the whole trajectory of his reflection. It looks a sociological question, but actually it is a political question, because the order of society depends on the legitimacy of obligation relationships. The link between politics and sociology marks Bell’s thought and shows how social sciences are assumed to be the political theory of modernity: they analyze the political side of social relations as well as the social element inherent to the workings of political institutions. In other words, I look at the way in which Bell, «the sociologist of capitalism» as «The Economist» put it, distinguishes between social power and political power and then makes them interact. Focusing on Bell’s view of power I analyze the transformations occurred in the relationship between State and society in the US during the so-called Golden Age of Capitalism. Particularly, drawing the trajectory of this «grand narrative» of capitalism up to mid-seventies, I highlight that Bell recognizes the coming of a global age, full of political and social strains, and the need of a new institutional scale to cope with them.
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Cento, Michele <1984&gt. "Una grande narrazione del capitalismo: potere e scienze sociali nel pensiero politico di Daniel Bell." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/5473/.

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Abstract:
Questa tesi punta a ricostruire il pensiero politico di Bell tra il secondo dopoguerra e la metà degli anni Settanta. In tale arco cronologico, la riflessione politica di Bell si profila, per usare una formula di Jean-François Lyotard, come una «grande narrazione» del capitalismo. Nel complesso, cioè, l’opera di Bell appare come una storia sociologica del capitalismo, che nella fine delle ideologie registra l’apogeo del fordismo e, in seguito, ne mette in luce le trasformazioni in senso post-industriale, indagando le ricadute che tali mutamenti implicano sul piano dei rapporti di potere e della legittimazione del sistema. Nell’ottica di Bell, pertanto, il capitalismo non costituisce soltanto un sistema economico, ma la forma specifica attraverso cui si dispiega la società nel suo complesso, attivando una serie di rapporti di potere mediante i quali gli individui vengono coordinati e subordinati. Una siffatta concezione del capitalismo agisce immediatamente la questione del potere e solleva un interrogativo a esso connesso: «che cosa tiene insieme una società?». Una domanda che attraversa la traiettoria intellettuale di Bell e, sia pure declinata mediante una terminologia sociologica, riflette in realtà l’ambizione delle scienze sociali di farsi teoria politica. Esse si presentano quindi come teoria politica della modernità, nella misura in cui distinguono il potere sociale dal potere politico e, al tempo stesso, instaurano tra i due poli una tensione dialettica produttiva. Mettendo a fuoco la concettualizzazione del potere nell’opera di Bell si analizzeranno le mutazioni nel rapporto tra Stato e società negli Stati Uniti durante la Golden Age del capitalismo. In particolare, si metterà in luce nella grande narrazione di Bell l’ascesa e il declino di un ordine istituzionale che, alla metà degli anni Settanta, appare percorso da molteplici tensioni politiche e sociali che preannunciano l’avvento dell’età globale e il bisogno di una nuova “scala” di governo.
This dissertations deals with Daniel Bell’s political thought between the post-war era and the Seventies. During these years, Bell’s political reflection appears to be, to say it in the words of Jean-François Lyotard, a «grand narrative» of capitalism. Overall, Bell’s work is a sociological history of capitalism. It points out the height of fordism by assuming the end of ideology, and then sheds light on the post-industrial transformations, looking at the effects produced on power relations and the legitimacy of the socio-political system. In Bell’s view, capitalism is not only an economic system, but a complex social system which places individuals in the power structure by means of subordination and coordination. «What holds a society together?» is the question that go trough the whole trajectory of his reflection. It looks a sociological question, but actually it is a political question, because the order of society depends on the legitimacy of obligation relationships. The link between politics and sociology marks Bell’s thought and shows how social sciences are assumed to be the political theory of modernity: they analyze the political side of social relations as well as the social element inherent to the workings of political institutions. In other words, I look at the way in which Bell, «the sociologist of capitalism» as «The Economist» put it, distinguishes between social power and political power and then makes them interact. Focusing on Bell’s view of power I analyze the transformations occurred in the relationship between State and society in the US during the so-called Golden Age of Capitalism. Particularly, drawing the trajectory of this «grand narrative» of capitalism up to mid-seventies, I highlight that Bell recognizes the coming of a global age, full of political and social strains, and the need of a new institutional scale to cope with them.
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Rigobon, Lucrezia <1991&gt. "Sulla via di Confucio - Rinascita e modernizzazione del pensiero confuciano nella Cina contemporanea." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12954.

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Abstract:
l'obiettivo dell'elaborato è evidenziare come la millenaria dottrina confuciana influenzi tuttora la Cina e la rivalutazione che tale pensiero sta conoscendo a livello non solo nazionale, ma anche globale.
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Baruzzo, Enrico. "Pensiero e attività pastorale in Elia Dalla Costa." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2009. http://hdl.handle.net/11577/3425646.

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Abstract:
In Conclave 1939 Eugenio Pacelli was elected pope and he took name of Pio XII. Although the diffusion of the idea about the unanimity of the choice between the cardinals of catholic Church, seems that a valid alternative in front of his election was represented by Elia Dalla Costa, archbishop of Florence and main personality in the catholic Italian Church during the central decades of the XX century. The present work analyses the lifetime and the pastoral action of this important person. Born in the 1872, Elia Dalla Costa was educated and lived his first pastoral expe-riences in the context of a Vicenza’s Church, where was strong the uncompromising Ca-tholicism. Since the 1911 to the 1923 he was parish priest in Schio, big industrial centre in Veneto, where he distinguished himself for the organization of local catholic movement and for the protection of population during the First World War. Elected bishop of Padua in 1923, he had to face very delicate matters, like the difficult management of diocese’s clergy and the problematic detachment from the “popolari” in the moment when the fascism was increasing. In the 1932 he was moved to Florence and in the 1933 he became cardinal. In Tuscany he distinguished himself like the reference for the other bishops of the region and he did an important organization of Florentine Church. During the Second World War he defended the population and the artistic treasures of town, and, in the post-war period, he engaged himself in the affirmation of the catholic ideas in the society and management of new pastoral problems. He died in the 1961. In this research an important role was held by the parish – meant, at the same time, like ecclesiastic area with a benefit and community of believers – because of its social incidence. Though the study of Visite pastorali, parish priest’s letters and reports was possible understanding the relapses of Dalla Costa’s government. For drawing up this work were examined documents which are in different arc-hives in Vicenza, Padua, Florence (places where Dalla Costa lived) and Rome. The sources are of different type: there are the documents of the Visite pastorali, deposited in Archivio della Curia Vescovile of Padua, the letters send by Dalla Costa to Rome at the Segreteria di Stato and the Congregazione Concistoriale, the reports of prefects and police about the action of this bishop.
Presentazione Nel Conclave 1939 veniva eletto papa Eugenio Pacelli, che assumeva il nome di Pio XII. Nonostante il diffondersi dell’idea sull’unanimità che c’era stata tra i cardinali di S. Romana Chiesa nello scegliere il segretario di Stato di Pio XI, sembra che una valida alternativa alla sua nomina fosse rappresentata da Elia Dalla Costa, arcivescovo di Firenze e figura di spicco nella Chiesa cattolica italiana dei decenni centrali del Novecento. Il presente lavoro analizza la vita e l’azione pastorale di questo importante perso-naggio. Nato nel 1872, Elia Dalla Costa si formò e visse le sue prime esperienze pastorali nel quadro di una Chiesa vicentina, segnata dalla dura intransigenza cattolica. Dal 1911 al 1923 fu arciprete di Schio, importante centro operaio veneto, dove si distinse per l’organizzazione del locale movimento cattolico e per l’impegno a tutela della popolazione civile durante il primo conflitto mondiale. Nominato vescovo di Padova nel 1923, dovette affrontare nella città di Sant’Antonio questioni assai delicate, come la difficile gestione di un clero diocesano diviso e il problematico distacco dai popolari nel momento in cui il fascismo si affermava. Nel 1932 fu trasferito a Firenze e nel 1933 venne elevato alla porpora cardinalizia. In Toscana si contraddistinse per il suo ruolo di riferimento nell’episcopato regionale e l’opera di riorganizzazione della sua diocesi. Durante gli anni della seconda guerra mondiale si segnalò per la difesa della popolazione e del patrimonio artistico fiorentini e, nel dopoguerra, si impegnò per riaffermare i principi cattolici nella società e per gestire nuovi problemi pastorali. Morì nel 1961. Un ruolo importante in questa indagine è ricoperto dalla parrocchia, intesa non solo come circoscrizione ecclesiastica dotata di un beneficio ma anche come comunità dei fedeli, come soggetto, quindi, capace di avere un’incidenza sociale. Attraverso lo studio delle Visite pastorali e delle lettere e relazioni dei parroci si è potuta ricostruire la ricaduta che ebbero le scelte di governo di Dalla Costa. Per la stesura del presente lavoro sono stati esaminati documenti conservati in di-versi archivi, distribuiti tra Vicenza, Padova, Firenze (luoghi dove visse ed operò Dalla Costa) e Roma. Le fonti a cui si è attinto sono di varia tipologia e spaziano dagli atti delle Visite pastorali, depositate presso l’Archivio della Curia Vescovile di Padova, alle lettere che il vescovo inviava a Roma alla Segreteria di Stato e alla Congregazione Concistoriale, passando attraverso le relazioni di prefetti e questori presenti nell’Archivio Centrale dello Stato e nell’Archivio dello Stato di Padova.
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Baglieri, Mattia <1985&gt. "Capacita' e formazione nel liberalismo di Amartya Sen e Martha Nussbaum. Eredita' differenti del pensiero politico per una "cittadinanza del mondo"." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/6845/1/BAGLIERI_MATTIA_tesi.pdf.

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Abstract:
Il presente lavoro di ricerca si propone di discutere il contributo che l’analisi dell’evoluzione storica del pensiero politico occidentale e non occidentale riveste nel percorso intellettuale compiuto dai fondatori della teoria contemporanea dell’approccio delle capacità, fondata e sistematizzata nei suoi contorni speculativi a partire dagli anni Ottanta dal lavoro congiunto dell’economista indiano Amartya Sen e della filosofa dell’Università di Chicago Martha Nussbaum. Ci si ripropone di dare conto del radicamento filosofico-politico del lavoro intellettuale di Amartya Sen, le cui concezioni economico-politiche non hanno mai rinunciato ad una profonda sensibilità di carattere etico, così come dei principali filoni intorno ai quali si è imbastita la versione nussbaumiana dell’approccio delle capacità a partire dalla sua ascendenza filosofica classica in cui assume una particolare primazia il sistema etico-politico di Aristotele. Il pensiero politico moderno, osservato sotto il prisma della riflessione sulla filosofia della formazione che per Sen e Nussbaum rappresenta la “chiave di volta” per la fioritura delle altre capacità individuali, si organizzerà intorno a tre principali indirizzi teorici: l’emergenza dei diritti positivi e sociali, il dibattito sulla natura della consociazione nell’ambito della dottrina contrattualista e la stessa discussione sui caratteri delle politiche formative. La sensibilità che Sen e Nussbaum mostrano nei confronti dell’evoluzione del pensiero razionalista nel subcontinente che passa attraverso teorici antichi (Kautylia e Ashoka) e moderni (Gandhi e Tagore) segna il tentativo operato dai teorici dell’approccio delle capacità di contrastare concezioni politiche contemporanee fondate sul culturalismo e l’essenzialismo nell’interpretare lo sviluppo delle tradizioni culturali umane (tra esse il multiculturalismo, il comunitarismo, il neorealismo politico e la teoria dei c.d. “valori asiatici”) attraverso la presa di coscienza di un corredo valoriale incentrato intorno al ragionamento rintracciabile (ancorché in maniera sporadica e “parallela”) altresì nelle tradizioni culturali e politiche non occidentali.
This research discusses the importance of the analysis of the history of political thought (in both Western as well as non-Western thought forums) for the theory of the capabilities approach as founded and theorised by Amartya Sen (economist at the Harvard University) and Martha Nussbaum (philosopher of law at the University of Chicago). It will examine the impact of the history of political theory in Sen’s work which has been strongly influenced by the research of a close alliance between economics and ethics, but this contribution will also examine the most important fields of research of Nussbaum’s own version of the approach that finds its origins in the Ancient Greek and Roman political thought and especially in Aristotle’s ethical and political system. Ideas and institutions regarding education and lifelong learning philosophy have been chosen as a “prism” in order to study the three Western pillars of political theory which are mostly considered by Sen and Nussbaum and in particular: the emergence of the lexicon of positive and social rights; the debate around the nature of citizenship in the contractualist theory and the very debate around educational policies. Furthermore, this work aims to analyse Sen’s and Nussbaum’s endeavour to overcome the culturalist and essentialist conceptions championed especially in the contemporary political thought by considering the importance of non-Western legacies and heritage of political argumentation and reflection about politics in India’s political philosophy both in the ancient (Kautylia and Ashoka) and contemporary (Gandhi and Tagore) thought. Among these contemporary theories in political philosophy, the normative critique of Sen and Nussbaum faces especially multiculturalism, communitarianism, neorealism as well as the theory of “asian values” by remembering the very existence of political reflection in arenas of thought “other” than the West.
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Baglieri, Mattia <1985&gt. "Capacita' e formazione nel liberalismo di Amartya Sen e Martha Nussbaum. Eredita' differenti del pensiero politico per una "cittadinanza del mondo"." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/6845/.

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Abstract:
Il presente lavoro di ricerca si propone di discutere il contributo che l’analisi dell’evoluzione storica del pensiero politico occidentale e non occidentale riveste nel percorso intellettuale compiuto dai fondatori della teoria contemporanea dell’approccio delle capacità, fondata e sistematizzata nei suoi contorni speculativi a partire dagli anni Ottanta dal lavoro congiunto dell’economista indiano Amartya Sen e della filosofa dell’Università di Chicago Martha Nussbaum. Ci si ripropone di dare conto del radicamento filosofico-politico del lavoro intellettuale di Amartya Sen, le cui concezioni economico-politiche non hanno mai rinunciato ad una profonda sensibilità di carattere etico, così come dei principali filoni intorno ai quali si è imbastita la versione nussbaumiana dell’approccio delle capacità a partire dalla sua ascendenza filosofica classica in cui assume una particolare primazia il sistema etico-politico di Aristotele. Il pensiero politico moderno, osservato sotto il prisma della riflessione sulla filosofia della formazione che per Sen e Nussbaum rappresenta la “chiave di volta” per la fioritura delle altre capacità individuali, si organizzerà intorno a tre principali indirizzi teorici: l’emergenza dei diritti positivi e sociali, il dibattito sulla natura della consociazione nell’ambito della dottrina contrattualista e la stessa discussione sui caratteri delle politiche formative. La sensibilità che Sen e Nussbaum mostrano nei confronti dell’evoluzione del pensiero razionalista nel subcontinente che passa attraverso teorici antichi (Kautylia e Ashoka) e moderni (Gandhi e Tagore) segna il tentativo operato dai teorici dell’approccio delle capacità di contrastare concezioni politiche contemporanee fondate sul culturalismo e l’essenzialismo nell’interpretare lo sviluppo delle tradizioni culturali umane (tra esse il multiculturalismo, il comunitarismo, il neorealismo politico e la teoria dei c.d. “valori asiatici”) attraverso la presa di coscienza di un corredo valoriale incentrato intorno al ragionamento rintracciabile (ancorché in maniera sporadica e “parallela”) altresì nelle tradizioni culturali e politiche non occidentali.
This research discusses the importance of the analysis of the history of political thought (in both Western as well as non-Western thought forums) for the theory of the capabilities approach as founded and theorised by Amartya Sen (economist at the Harvard University) and Martha Nussbaum (philosopher of law at the University of Chicago). It will examine the impact of the history of political theory in Sen’s work which has been strongly influenced by the research of a close alliance between economics and ethics, but this contribution will also examine the most important fields of research of Nussbaum’s own version of the approach that finds its origins in the Ancient Greek and Roman political thought and especially in Aristotle’s ethical and political system. Ideas and institutions regarding education and lifelong learning philosophy have been chosen as a “prism” in order to study the three Western pillars of political theory which are mostly considered by Sen and Nussbaum and in particular: the emergence of the lexicon of positive and social rights; the debate around the nature of citizenship in the contractualist theory and the very debate around educational policies. Furthermore, this work aims to analyse Sen’s and Nussbaum’s endeavour to overcome the culturalist and essentialist conceptions championed especially in the contemporary political thought by considering the importance of non-Western legacies and heritage of political argumentation and reflection about politics in India’s political philosophy both in the ancient (Kautylia and Ashoka) and contemporary (Gandhi and Tagore) thought. Among these contemporary theories in political philosophy, the normative critique of Sen and Nussbaum faces especially multiculturalism, communitarianism, neorealism as well as the theory of “asian values” by remembering the very existence of political reflection in arenas of thought “other” than the West.
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Favuzzi, Pellegrino. "Cultura e stato: fonti e contesto del pensiero politico di Ernst Cassirer." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2013. http://hdl.handle.net/11577/3423069.

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Abstract:
The political thought of Ernst Cassirer is the focus of the present research work. This aspect had been for a long time overlooked in the reception of his philosophy or it had been targeted to point out the weakness of its practical perspective, because at first glance it does not seem to play an important role in his philosophy as a whole. Despite the “Renaissance” of the studies in the 90’s or even its more recent interdisciplinary fortune in fields such as sociology, political science and law, the political thought remains to date one of the most controversial points in the Cassirerian studies. The present research starts from a critical assessment of the history of the reception and introduces a specific methodological approach in order to reconsider this issue and to clarify the sense in which it is legitimate to speak of a political thought in Cassirer’s philosophy of culture. Assuming that there is a continuity in his philosophy, this research focuses on the two fundamental moments in which Cassirer develops the principles of his political thought, that is to say the works “Leibniz’ System in seinen wissenschaftlichen Grundlagen” (1902) and “Freiheit und Form. Studien zur deutschen Geistesgeschichte” (1916). In his investigations on the ethical-legal foundation of the Geisteswissenschaften and on the problem of freedom and state, two crucial issues can be recognized as the basis of all developments in Cassirer’s political though between the World War I, the Weimar Republic and the Nazism: from the controversy with the philosopher Bruno Bauch about the concept of nation to the defense of a republican constitutionalism at the end of the 20’s, from the ethical and legal contributions of the 30’s till the inquiries on the political myth in his posthumous work “The Myth of the state” (1946). In this philosophical-political elaboration, Cassirer’s main concern is to study the problem of the idealistic transformation of the state from a historical-natural reality into a form of culture in the history of political philosophy and political science in modern Europe. For each of the main points of Cassirer’s political production, the historical-philosophical and cultural contests are therefore highlighted, along with the sources and the most important references, like in the case of the confrontation with the intellectual climate of the “Ideas of 1914”, with the historicism or with the neo-Kantianism of the Marburg School. The aim of this research work is to promote, if not a rehabilitation of Cassirer’s political thought, at least a revision of a certain image of his intellectual history, in order to plow the ground for further inquiries in this field of study
Il pensiero politico di Ernst Cassirer è al centro del presente lavoro di ricerca. Si tratta di un aspetto per lungo tempo trascurato nella ricezione della sua filosofia oppure preso di mira per indicare le sue criticità, perché a prima vista non sembra assumere un rilievo particolare nel complesso della sua produzione filosofica. A dispetto della Cassirer-Renaissance degli anni Novanta o della recente fortuna interdisciplinare della filosofia cassireriana in ambito sociologico, politologico e giuridico, il pensiero politico rimane a tutt’oggi uno dei nodi più controversi negli studi cassireriani. Questo lavoro prende le mosse da un confronto critico con la storia della ricezione ed introduce una specifica impostazione metodologica alla luce di cui riconsiderare questo problema, con l’obiettivo di chiarire in che senso sia legittimo parlare di un pensiero politico nell’ambito della filosofia della cultura cassireriana. Sulla base di un’ipotesi continuista si mettono a fuoco anzitutto i due momenti fondamentali in cui Cassirer sviluppa i capisaldi della sua riflessione politica, il Leibniz’ System in seinen wissenschaftlichen Grundlagen del 1902 e Freiheit und Form. Studien zur deutschen Geistesgeschichte del 1916. Nelle indagini sulla fondazione etico-giuridica delle scienze dello spirito e sul problema della libertà e dello stato si possono riconoscere due snodi cruciali per tutta la successiva elaborazione politica cassireriana tra Grande Guerra, repubblica di Weimar e Nazionalsocialismo: dalla polemica sul concetto di nazione con il filosofo Bruno Bauch alla difesa del costituzionalismo repubblicano alla fine degli anni Venti, dai contributi etico-giuridici degli anni Trenta alle indagini sul mito politico del postumo The Myth of the State del 1946. Il motivo dominante di queste vedute politiche di Cassirer è lo studio del problema della trasformazione idealistica dello stato da realtà storico-naturale a forma di cultura nella storia della scienza politica e della filosofia europea dell’età moderna. Per ciascuno snodo della produzione politica cassireriana sono messi in luce il contesto storico-filosofico e culturale, le fonti ed i riferimenti principali, come ad esempio nel caso del confronto con il clima intellettuale delle “Idee del 1914”, con lo storicismo o con il neokantismo della scuola di Marburgo. L’auspicio è che da questo lavoro possa emergere, se non una riabilitazione del pensiero politico di Cassirer, almeno una revisione di una certa immagine della sua vicenda intellettuale, in modo da dissodare il terreno per ulteriori ricerche in questo ambito di studi
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Petracca, Enrico <1983&gt. "Essays in structural heuristics." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6284/1/Petracca_Enrico_Tesi.pdf.

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Abstract:
This dissertation introduces and develops a new method of rational reconstruction called structural heuristics. Structural heuristics takes assignment of structure to any given object of investigation as the starting point for its rational reconstruction. This means to look at any given object as a system of relations and of transformation laws for those relations. The operational content of this heuristics can be summarized as follows: when facing any given system the best way to approach it is to explicitly look for a possible structure of it. The utilization of structural heuristics allows structural awareness, which is considered a fundamental epistemic disposition, as well as a fundamental condition for the rational reconstruction of systems of knowledge. In this dissertation, structural heuristics is applied to reconstructing the domain of economic knowledge. This is done by exploring four distinct areas of economic research: (i) economic axiomatics; (ii) realism in economics; (iii) production theory; (iv) economic psychology. The application of structural heuristics to these fields of economic inquiry shows the flexibility and potential of structural heuristics as epistemic tool for theoretical exploration and reconstruction.
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Petracca, Enrico <1983&gt. "Essays in structural heuristics." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6284/.

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Abstract:
This dissertation introduces and develops a new method of rational reconstruction called structural heuristics. Structural heuristics takes assignment of structure to any given object of investigation as the starting point for its rational reconstruction. This means to look at any given object as a system of relations and of transformation laws for those relations. The operational content of this heuristics can be summarized as follows: when facing any given system the best way to approach it is to explicitly look for a possible structure of it. The utilization of structural heuristics allows structural awareness, which is considered a fundamental epistemic disposition, as well as a fundamental condition for the rational reconstruction of systems of knowledge. In this dissertation, structural heuristics is applied to reconstructing the domain of economic knowledge. This is done by exploring four distinct areas of economic research: (i) economic axiomatics; (ii) realism in economics; (iii) production theory; (iv) economic psychology. The application of structural heuristics to these fields of economic inquiry shows the flexibility and potential of structural heuristics as epistemic tool for theoretical exploration and reconstruction.
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Cestaro, Yuri <1982&gt. "Inflazione e iperinflazione: il dibattito economico tra le due guerre." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2674.

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Abstract:
La svalutazione di cui fu vittima il marco tedesco nel periodo che va dal 1914 al 1923 è uno dei fenomeni monetari più incisivi verificatisi durante il secolo scorso. A causa dell’enorme espansione della massa di moneta circolante in Germania, necessaria dapprima al sostenimento della spesa bellica nel periodo della Prima Guerra Mondiale e successivamente, durante il periodo post-bellico, per consentire il funzionamento degli apparati statali e finanziare i sussidi per le industrie della Ruhr che avevano adottato una forma di resistenza passiva all’occupazione da parte dell’esercito francese, la moneta tedesca subì un fortissimo deprezzamento rispetto alle principali valute straniere ed ai beni di produzione interna ed estera. Corrado Gini, sociologo, statistico ed economista, fu autore di un importante saggio nel quale raccolse il suo pensiero riguardo all’economia. La visione neo organicistica dell’economia di Gini è l’ossatura principale sulla quale si sostiene la sua teoria economica; l’economia, o meglio l’organismo economico, presenta infatti delle analogie con l’organismo biologico. Esso non è in una situazione di equilibrio stazionario, bensì costantemente in uno stato dinamico e, qualora questo equilibrio venga alterato, il sistema economico dispone di meccanismi propri atti a ristabilire lo stato di equilibrio. Nell’analisi presente in “Patologia Economica” l’inflazione rappresenta per il sistema economico ciò che per l’organismo biologico è rappresentato dalla febbre, cioè il sintomo di una malattia. L’elaborato si propone di analizzare la concezione di Gini in merito all’inflazione dal punto di vista delle origini, della funzione e riguardo ai provvedimenti che possono integrare o correggere il suo impatto sull’economia. Nel saggio di Costantino Bresciani Turroni “Le vicende del marco tedesco” sono descritte le dinamiche di cui fu vittima l’economia tedesca in seguito alla sconfitta subita nella Prima Guerra Mondiale e sono esaminate le precise cause di una tale svalutazione e gli effetti che essa ebbe sul tessuto produttivo e sociale del Paese. 1. L’inflazione: “un equivoco degli economisti”. Secondo la fisiopatologia economica di Corrado Gini l’inflazione può originare effetti utili in periodi anormali come le guerre, utilizzando la metafora dell’organismo biologico l’autore afferma che la spirale inflattiva non è altro che un sintomo od una reazione del corpo ad una malattia. (C. Gini, Patologia economica,V edizione, 1954). 2. Come si inserisce in questo dibattito la riflessione di Bresciani Tuttoni. L’iperinflazione del marco carta secondo C. Bresciani-Turroni: l’eccesso di emissione di cartamoneta, le visioni degli autori analizzati nel saggio, iperinflazione e teoria quantitativa della moneta, problemi correlati. (C. Bresciani-Turroni, Le vicende del marco tedesco, 1931) 3. L’inflazione, la teoria austriaca del ciclo ed il pensiero dei principali economisti italiani. Dopo una digressione sull’impatto dell’inflazione in Italia al termine della Seconda Guerra Mondiale e degli interventi di politica economica messi in atto dal governo De Gasperi, si analizza il legame tra la teoria austriaca del ciclo e l’inflazione. Sono inoltre presenti delle considerazioni sui principali autori italiani che hanno recepito la teoria. Infine si descrive il neo organicismo di Corrado Gini ed il suo legame con la scienza economica. (a. O. Hirschman, Potenza nazionale e commercio estero: gli anni trenta, l’Italia e la ricostruzione, 1987)
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Marchese, Carlo Francesco <1986&gt. "Pratiche discorsive sul sapere economico in Michel Foucault." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2888.

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Abstract:
Il suddetto lavoro affronta il tema del “discorso” economico in Michel Foucault. Foucault è stato un filosofo e storico dello scorso secolo vissuto tra il 1926 e il 1984. Fu professore al Collège de France di Parigi dal 1970 fino alla sua morte. Il tema economico in Michel Foucault è spesso presente nelle sue opere benché egli non dedichi mai uno scritto unicamente a questo aspetto. In questo elaborato si cerca di formulare un discorso organico al riguardo del sapere economico concepito a seguito di numerose ricerche nella società Europea contemporanea come una «pratica discorsiva» fortemente connessa al potere e alle istituzioni. Al tema delle pratiche del potere Foucault dedica la maggior parte dei suoi studi e all’interno di queste pratiche egli non può non affrontare il tema dell’economia. L’analisi dell’economia del filosofo parte da un’archeologia del sapere economico rintracciabile nella sua celebre opera «Le parole e le cose» per giungere ad un’analitica delle pratiche di governo neoliberali ravvisabile nei Corsi al Collège de France della seconda metà degli anni Settanta. La tesi intende osservare questo interessante aspetto dei lavori del filosofo osservandone anche le derivazioni dalla «scuola epistemologica francese», la quale intendeva rimettere in discussione il modo di condurre l’analisi storica e filosofica tradizionale.
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Vego, Scocco Filippo <1992&gt. "Networks in the fashion business: From a production and distribution organizational form to a successful innovation driven brand strategy." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13724.

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Abstract:
Networks in the fashion business: From a production and distribution organizational form to a successful innovation driven brand strategy. Nowadays, to generate new value and innovate, especially in the fashion business, firms have to develop new approaches. Collaborations between brands in the last decades is becoming a reliable source of innovation allover the firm, generating relevant competitive advantages. Collaboration strategies, defined also as the creation of a network between companies or other institutions, evolved during the recent years from an only productive and supply chain solution to an also concrete brand strategy, developed to improve consumers based objectives and totally reorganize firms structures. This paper starts analyzing the cultural and historical evolution of network organizational forms, and their development across the time and the space, from the first attempts to concrete successful cases of networked organizations. A deep review of the literature is pivotal to concretely understand why and how the use of this structure changed during the years, and evaluate the reasons of its arose and diffusion. The paper will try to understand the dynamics behind the development of a collaborative strategy in the most successful innovative companies, taking in consideration how the temporal and cultural context affect the implementation of collaborative networks. The following part focuses on the implication of a collaborative strategy in the fashion system, trying to understand with a brand managerial interpretation, the strategic network implementations of fashion brands and how those evolved through the time becoming pivotal aspects of their success. To concretely understand this cause-effect process that connects organizational strategic decisions with their effects on brand perception, the paper analyzes the adidas’ collaborative approach, called “Open Source”, part of the 2016-2020 business plan “how we create the new” and how collaborations are seen as a crucial aspect of the entire business strategy of one of the biggest fashion companies in the world.
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SERRA, ANDREA. "Pro libertate: il pensiero politico di Fëdor Dostoevskij tra teoria del suolo e spirito di auto-perfezionamento." Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2018. http://hdl.handle.net/11584/256013.

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Abstract:
The present dissertation try to investigate Fyodor Dostoevsky's political thought. In order to achieve a research as exhaustive as possible, I have found preferable to consider every author’s «thought construction» (expressed in novels, articles, letters, notebooks, testimonies), capable of giving us back, as a whole, an overall reflection on the subject. Being the writer's thought devoid of that systematicity typical of the "professional" political theorist, it has been necessary a sewing work, hopefully capable of delivering continuity and speculative evolution in the framework of a narration that one has been preferred to order chronologically. Linking the author's thought to his time and his historical space, namely to show how his criticisms and his theoretical proposals have been a direct consequence of the nineteenth century's Russian history, has been, certainly, the first and most important stitching work. In the opening chapter the various fringes of a still unrelated, eclectic thought emerge entwined in the romantic tension between the finiteness of reality and the infinity of the idea. There are several elements that converge to feed the contrast, the alienation, the split (raskol) of this early youth stage; the dialectic does not reach synthesis, the "double" remains unresolved, and yet, precisely for this reason, two factors emerge that we will find throughout the continuation of Dostoevskian intellectual path: the rejection of a mere materialistic explanation of social problems; the choice of freedom. The second chapter focus on the dissemination of socialist ideas in Russia and the relationship that linked Dostoevsky to the Fourierist Circle Petrashevsky. The latter was the cause of the Siberian condemnation, analyzed in the third chapter. Finally, after passing through socialist curiosity, which nevertheless never succeeded in persuading him about the usefulness of the revolution (as well as deposed for the Commission of Inquiry), the writer discovered the Russian people and the ground (pochva). Thus began Dostoevsky’s defense work of Russian ideals and the need for a harmonious union between the estranged intellectual élite and the people (since February 1861) no longer servants. As shown in the fourth chapter, Dostoyevsky will express his most pungent criticism about European rationalism and social theory from his return to Petersburg, where using the magazines «Vremia» and «Epocha» will reveal all his refusal to those ideas that Occidentalist team, instead, wanted to import into the Russian Empire. Strengthened by the principles of the first Slavophilism, among which the free fraternal union of the peoples under the moral message of Christ, the author, as shown in the fifth chapter, will counteract the dangers of a human reason raised to new divinity, creator of the man-god, highlighting the poisons in the two works Prestulplenie i nakazanie (Crime and Punishment) and Besy (The Possessed), as well as in that infinite archive of thoughts that was Dnevnik Pisatelia (Diary of a writer). Fundamental, in the path that is being introduced, the constant theme of freedom, and its proclamation in a period in which Russia entered in the revolutionary phase of its existence. In sharp contrast with revolting violence, for the rediscovery of Christian values preserved in Russian soil, for a community that arose on the fraternal spirit (certainly not achievable by decree) given by the sense of mutual duty, Dostoevsky's political poiesis can be summarize it in two words: pro libertate.
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Venturi, Bernardo <1980&gt. "Il demone della pace. Storia, metodologie e prospettive istituzionali della peace research e del pensiero di Johan Galtung." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/2004/1/bernardo_venturi_tesi.pdf.

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Venturi, Bernardo <1980&gt. "Il demone della pace. Storia, metodologie e prospettive istituzionali della peace research e del pensiero di Johan Galtung." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/2004/.

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TOSCANO, Marco. "Un pensiero complesso : riflessioni storiche ed epistemologiche sulla scoperta del caos nell'opera di Jules Henri Poincaré." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2009. http://hdl.handle.net/10446/66.

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FERRANTE, ALFREDO. "Il professore e il dirigente: relazioni fra ricerca accademica e processo delle politiche pubbliche con particolare rifermento alla dirigenza della scuola nazionale dell’amministrazione." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2015. http://hdl.handle.net/2108/203397.

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Abstract:
The thesis tries to give an answer to the question about the impact academic research might produce on the learning processes of bureaucracy in decision making of policies. It also tries to understand in and how policies are built and implemented on the basis of research. We know that effective public policies should rest on academic results: nevertheless what academics offer do not always matches what policy makers (politicians and bureaucrats) need. Many research dimensions are considered, taking into account the relations between those which literature named the two communities of policy makers and academics (including divisions between politicians and bureaucrats into the decision makers community). The analysis of the peculiar Italian situation is also taken into account: in order to define the decision making community we have chosen the subset of senior civil servants (dirigenti pubblici) from central government, represented by the 561 alumni of the National Institute for Public Administration (SNA, Scuola Nazionale dell’Amministrazione). They were asked to respond to a questionnaire, similar to the one prepared for the “Sir Humphrey and the Professors: what does Whitehall want from academics? A survey of senior civil servants’ views on the accessibility and utility of academic research and expertise”, research by Talbot and Talbot (2014). In that study the survey considered the UK SCSs on the accessibility and utility of academic research and expertise. 7 We have had an almost 40% responses by the Italian SCSs and results show that they have a basically positive approach to academic research and its relevance for the activities of policy process, asking for a concrete, understandable and timely support. Those evidences are mostly similar to the ones offered by the UK survey, though in the latter SCSs show tendency to a more pragmatic approach. It is a positive signal, needing for further research to clarify whether it is an attitude from SNA alumni only – that seems reasonable because of the particular track they have followed – or it can be extended to the whole of SCSs, and id and how the role of governments as facilitators of the dialogue between the two communities could be developed
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Mattioli, Lara <1988&gt. "Do we still believe in sustainable development? A comparison between two views of sustainability. (Crediamo ancora nello sviluppo sostenibile? Un confronto tra due visioni di sostenibilità.)." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1999.

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Abstract:
Il controverso concetto di sostenibilità può assumere due varianti che prendono il nome di sostenibilità debole e sostenibilità forte. Nel primo caso si ritiene che il capitale umano possa eventualmente sostituire il capitale naturale grazie per esempio alle innovazioni tecnologiche; nel secondo, si esplicita la necessità di mantenere costante nel tempo lo stock di capitale naturale, che è considerato non sostituibile da quello umano. Le istituzioni internazionali aderiscono generalmente alla prima visione, ma la seconda sta prendendo sempre più piede grazie anche al diffondersi della corrente della decrescita, che indica l’urgenza di un “cambio di mentalità”, un allontanamento dal modello dominante di crescita e accumulazione illimitata, proponendo una definizione nuova di felicità e benessere, per i quali la misurazione tramite PIL si rivela sempre più inefficace. Ma che tipo di visibilità ha questa visione della sostenibilità a livello internazionale? Compare di tanto in tanto in qualche forum internazionale, tenuto soprattutto in America Latina (es: Porto Alegre) oppure è presente anche nelle grandi conferenze internazionali e nei documenti che ne derivano? Per rispondere à queste domande si può procedere con un’analisi dei grandi appuntamenti internazionali che seguono l’applicazione del Protocollo di Kyoto, quindi in primo luogo la Conferenza di Copenaghen, quella di Cancun e Rio +20. Per concludere, ci si chiede come possano essere messe in pratica le idee portate avanti dai partigiani della decrescita. Analizzando le varie pratiche, si è riscontrata una certa sovrapponibilità tra le tematiche care alla decrescita e le pratiche proposte dai movimenti Slow Movement, di origine italiana e Transition Towns, di origine anglosassone; più precisamente, sembrano coincidere i progetti di costruire una nuova concezione di città e di vivere insieme (es: ridurre la dipendenza da petrolio, rilocalizzare la produzione…). Questi movimenti sono in rapida espansione e si cerca di comprenderne la portata, chiedendosi se essi abbiano acquisito una certa visibilità presso i grandi attori internazionali o se siano al momento limitati ad una dimensione locale.
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Fonovic, Fabian <1979&gt. "Josip Juraj Strossmayer: un vescovo dei Balcani, interprete del pensiero dei confini." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3003.

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Abstract:
Lo studio intende fornire un contributo all'analisi del pensiero politico e culturale sui Balcani di fine ottocento attraverso l'analisi delle azioni, dei discorsi, delle prese di posizione, delle amicizie, delle discordie, degli influssi culturali e politici che hanno coinvolto la persona del vescovo di Đakovo, Josip Juraj Strossmayer. La visione di Strossmayer, basata sulla tradizione slava delle sue terre e forgiata nell'appartenenza alla confessione cattolica, si caratterizza per la consapevolezza dell'utilità di adottare un pensiero talora intransigente, talora sfumato, per preservare gli spazi di costruzione e dialogo con i vicini. Lo studio è arricchito da una lettura critica della storiografia balcanica con particolare attenzione alle ricadute politiche e culturali che questo tipo di narrazioni hanno prodotto.
The study aims to provide a contribution to the analysis of the late XIX century political and cultural thinking on the Balkans. It developes through Josip Juraj Strossmayer, the bishop of Đakovo's, actions, speeches, stances, friendships, disagreements, cultural and political influences. Strossmayer's vision is based upon the slav tradition where he was born, and forged in the belonging to the catholic confession. His vision is characterized by the awareness of the value of adopting a thought sometimes intransigent, sometimes blurred in order to preserve the spaces to construct and dialogue with the neighbors. The study is enriched by a critical analysis of the balcanic historiography, and deserves particular attention to the political anc cultural effects this type of narrations produced.
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ROCHINI, MARCO. "TEOLOGIA, ETICA E POLITICA NEL PENSIERO DI GIOVANNI BATTISTAGUADAGNINI (1723 - 1807)." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6608.

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Abstract:
La presente ricerca si propone di ricostruire la biografia intellettuale di Giovanni Battista Guadagnini (1723-1807), esponente di primo piano del giansenismo italiano del secondo Settecento. Attraverso lo studio di opere inedite e di numero rilevante di lettere scambiate con i principali protagonisti della cultura religiosa del suo tempo , si è cercato di ricostruire il pensiero teologico-politico di Guadagnini in un arco cronologico compreso tra la fine degli anni Sessanta del Settecento e i primi anni del XIX secolo.
This research aims at presenting the intellectual biography of Giovanni Battista Guadagnini (1723-1807), one of the most important exponents of the 18th century Italian Jansenism. Through the study of unpublished works and a significant number of letters exchanged with the main protagonists of the religious culture of his time, we tried to study the Guadagnini’s theological-political thought between the end of the 18th century and the first years of the 19th century.
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ROCHINI, MARCO. "TEOLOGIA, ETICA E POLITICA NEL PENSIERO DI GIOVANNI BATTISTAGUADAGNINI (1723 - 1807)." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6608.

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Abstract:
La presente ricerca si propone di ricostruire la biografia intellettuale di Giovanni Battista Guadagnini (1723-1807), esponente di primo piano del giansenismo italiano del secondo Settecento. Attraverso lo studio di opere inedite e di numero rilevante di lettere scambiate con i principali protagonisti della cultura religiosa del suo tempo , si è cercato di ricostruire il pensiero teologico-politico di Guadagnini in un arco cronologico compreso tra la fine degli anni Sessanta del Settecento e i primi anni del XIX secolo.
This research aims at presenting the intellectual biography of Giovanni Battista Guadagnini (1723-1807), one of the most important exponents of the 18th century Italian Jansenism. Through the study of unpublished works and a significant number of letters exchanged with the main protagonists of the religious culture of his time, we tried to study the Guadagnini’s theological-political thought between the end of the 18th century and the first years of the 19th century.
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Mandolino, Giovanni. "La dottrina del primo principio nel pensiero arabo cristiano e iltrattato sull'unita' divina di Yahya ibn 'Adi." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2019. http://hdl.handle.net/11577/3422831.

Full text
Abstract:
La tesi è dedicata a un esame degli scambi dottrinali fra la teologia cristiana araba medievale e la filosofia araba coeva. Il caso di studio scelto e' il Trattato sull'unita'  divina del cristiano giacobita Yahya ibn 'Adi (X sec.). L'analisi dottrinale dell'opera cerca di evidenziarne contesto, struttura argomentativa e interlocutori filosofici. La tesi include il testo critico del Trattato sull'unità divina, riveduto su un nuovo testimone manoscritto, una traduzione italiana e un commento
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GEROLIN, ALESSANDRA. "Coscienza dell'ordine e ordine della coscienza. Uno studio del pensiero filosofico e sociale di Frederick Denison Maurice." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2008. http://hdl.handle.net/10280/280.

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Abstract:
Il presente studio è dedicato ad un'analisi del pensiero filosofico di F. D. Maurice (1805-1872), pastore anglicano, prima professore di letteratura inglese e storia presso il King's College di Londra e poi di filosofia morale e teologia presso l'Università di Cambridge, e si focalizza in particolare sui concetti di conscience e social order, nuclei speculativi in cui convergono i molteplici interessi di questo Autore. Dopo aver presentato una ricostruzione dei suoi anni di formazione, la ricerca considera i primi scritti di Maurice, di carattere etico e antropologico, dai quali emerge una decisa critica sia al soggettivismo razionalista, sia allo scetticismo empirista dell'epoca, e una riproposta dell'oggettività dell'esperienza e della conoscenza morali. Affrontando poi i suoi scritti di carattere socio-politico e di argomento religioso, si analizzano i fondamenti del vivere associato e il modello educativo proposto da Maurice, insieme ai suoi saggi su problemi storici e politici del tempo e alla polemica di argomento gnoseologico e teologico che lo ha opposto a Henry Mansel, a riguardo delle capacità e dei limiti della conoscenza umana. La ricerca considera infine il tema della coscienza collocando la trattazione mauriciana in materia di ontologia, antropologia, gnoseologia ed etica sociale.
This thesis is a study and critical analysis of the philosophical work of F. D. Maurice (1805-1872), Anglican priest, first professor of English literature and history at King's College, London, and later professor of morals and theology at Cambridge University. The thesis focuses on Maurice's ideas of conscience and social order, topics which uniquely characterise and best exemplify the divergent and speculative aspects of his thought. After reconstructing Maurice's education, the thesis considers his first writings about ethics and anthropology: these are characterized by a strong critique of both rationalistic subjectivism and the moral scepticism typical of empiricism. As a response Maurice stressed the objectivity of experience and consequent possibility of a genuinely moral knowledge. Then, considering Maurice's political and social works, the research presents an analysis of the basis of human social life, the pedagogic model proposed by the author, and his essays about the mid 19th century historical and political situation. In the same section, as a means of further elucidation, the thesis evaluates Maurice's debate with Henry Mansel about the capacity and the limits of human knowledge. The present study, finally, considers the topic of conscience, placing his thought within the fields of ontology, anthropology, knowledge, and social ethics.
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GEROLIN, ALESSANDRA. "Coscienza dell'ordine e ordine della coscienza. Uno studio del pensiero filosofico e sociale di Frederick Denison Maurice." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2008. http://hdl.handle.net/10280/280.

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Abstract:
Il presente studio è dedicato ad un'analisi del pensiero filosofico di F. D. Maurice (1805-1872), pastore anglicano, prima professore di letteratura inglese e storia presso il King's College di Londra e poi di filosofia morale e teologia presso l'Università di Cambridge, e si focalizza in particolare sui concetti di conscience e social order, nuclei speculativi in cui convergono i molteplici interessi di questo Autore. Dopo aver presentato una ricostruzione dei suoi anni di formazione, la ricerca considera i primi scritti di Maurice, di carattere etico e antropologico, dai quali emerge una decisa critica sia al soggettivismo razionalista, sia allo scetticismo empirista dell'epoca, e una riproposta dell'oggettività dell'esperienza e della conoscenza morali. Affrontando poi i suoi scritti di carattere socio-politico e di argomento religioso, si analizzano i fondamenti del vivere associato e il modello educativo proposto da Maurice, insieme ai suoi saggi su problemi storici e politici del tempo e alla polemica di argomento gnoseologico e teologico che lo ha opposto a Henry Mansel, a riguardo delle capacità e dei limiti della conoscenza umana. La ricerca considera infine il tema della coscienza collocando la trattazione mauriciana in materia di ontologia, antropologia, gnoseologia ed etica sociale.
This thesis is a study and critical analysis of the philosophical work of F. D. Maurice (1805-1872), Anglican priest, first professor of English literature and history at King's College, London, and later professor of morals and theology at Cambridge University. The thesis focuses on Maurice's ideas of conscience and social order, topics which uniquely characterise and best exemplify the divergent and speculative aspects of his thought. After reconstructing Maurice's education, the thesis considers his first writings about ethics and anthropology: these are characterized by a strong critique of both rationalistic subjectivism and the moral scepticism typical of empiricism. As a response Maurice stressed the objectivity of experience and consequent possibility of a genuinely moral knowledge. Then, considering Maurice's political and social works, the research presents an analysis of the basis of human social life, the pedagogic model proposed by the author, and his essays about the mid 19th century historical and political situation. In the same section, as a means of further elucidation, the thesis evaluates Maurice's debate with Henry Mansel about the capacity and the limits of human knowledge. The present study, finally, considers the topic of conscience, placing his thought within the fields of ontology, anthropology, knowledge, and social ethics.
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Tosel, Natascia. "La giurisprudenza come avvenire della filosofia. Il ruolo del diritto nel pensiero di Gilles Deleuze." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2017. http://hdl.handle.net/11577/3423245.

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Abstract:
The thesis analyses the concept of jurisprudence in the thought of Gilles Deleuze. Even if Deleuze has never dedicated lots of pages to this notion, the reflections he has done on it enable the emergence of a constellation of concepts (for example, the concept of law, institution, case, singularity) which rotate around the jurisprudence and which allow us to reconstruct the political role that Deleuze assigned to the practice of right. According to the author of Difference and Repetition, in fact, the jurisprudence is a practice which invents new rights and which respects concrete cases and the singularity of a life (in the words of the last Deleuzian text Immanence: a life...). Right is conceived as the creation of new relations, new balances of power and new institutions. Nevertheless, these latter are produced by the inventive and exceeding force of a life, rather than by the power of governments. Creating new rights means for Deleuze to fight for life and to oppose the power and the different images of thought that it imposes. The jurisprudence invents a new people and a new earth, in the attempt of creating new processes of subjectivation which escape from the strategies of control imposed by Capitalism. In order to achieve this political task, the jurisprudence could be, therefore, the future of philosophy. This doesn't mean that philosophy will be replaced by the practice of right, but rather than the creativity of philosophy could help the jurisprudence to make right a war machine, which a life can use in order to open new possible forms of communities.
La tesi si propone di analizzare il concetto di giurisprudenza all'interno del pensiero di Gilles Deleuze. Nonostante quest'ultimo non abbia dedicato molto spazio alla nozione sopracitata, le riflessioni che ci ha lasciato al riguardo fanno emergere tutta una costellazione di concetti (quali quello di legge, di istituzione, di caso, di singolarità) che ruotano intorno alla giurisprudenza e che permettono di ricostruirne il ruolo eminentemente politico che Deleuze le assegnava. Secondo l'autore di Differenza e ripetizione, infatti, la giurisprudenza va intesa come una pratica di invenzione del diritto, capace di rispettare i casi concreti e di far emergere la singolarità di una vita (secondo l'espressione che Deleuze utilizza nel suo ultimo testo, ossia Immanenza: una vita..). Il diritto viene qui concepito come la creazione di nuove relazioni, di nuovi rapporti di forza e di nuove istituzioni, che, però, provengono dalla potenza inventiva ed eccedente della vita, piuttosto che dalle mani dei governi. Creare diritto significa, dunque, per Deleuze, lottare per la vita e opporsi tanto al potere quanto alle differenti immagini della legge che quest'ultimo ci impone: la giurisprudenza si occupa di inventare un nuovo popolo e una nuova Terra, nel tentativo di dare avvio a nuovi processi di soggettivazione che sfuggano alle strategie di controllo messe in atto dal capitalismo. Alla luce di tale compito politico, la giurisprudenza potrebbe porsi, dunque, come l'avvenire della filosofia: con ciò non si intende dire che quest'ultima verrà soppiantata dalla pratica del diritto, ma piuttosto che la capacità di creare concetti propria della filosofia può cooperare con la potenza inventiva della giurisprudenza, al fine di rendere il diritto una macchina da guerra efficace per una vita e in grado di aprire nuove possibili forme di fare-comune.
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Cossalter, Lara <1988&gt. "LA SCULTURA CERAMICA DAL SECONDO DOPOGUERRA, IN ITALIA. Muta-menti ceramici: dall'espressione della forma alla materializzazione del pensiero e dell'idea; l'emergere dell'intangibile oltre la materia tangibile." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10472.

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Abstract:
L’elaborato di tesi intende approfondire lo sviluppo della scultura ceramica contemporanea, a partire dal secondo dopoguerra in Italia. Dalla seconda metà degli anni Trenta, varie personalità artistiche hanno scelto il materiale ceramico come medium espressivo, instillandolo di nuova energia vitale. La produzione di artisti quali Fontana, Leoncillo, Salvatore Fancello e non solo, dimostra come il modello figurativo muti fino ad essere abbandonato. Questa prodigiosa materia viene dunque plasmata secondo forme e non-forme che riflettono un'idea di ceramica oltre la figurazione; viene indagata per far emergere profondità e contenuti oltre la forma, che diventa espressione di stati psichici ed esistenziali in un processo che porta il materiale ceramico dalla bellezza alla verità. Dopo le prime sperimentazioni degli anni Cinquanta, la ricerca guarda al rinnovamento ulteriore della scultura ceramica che si fa sempre più concettuale ( a partire da Nedda Guidi, Carlo Zauli), per arrivare, infine, a sostenere la continua proliferazione di questo materiale atavico e sempre contemporaneo grazie alla sua duttilità. Così, un materiale concreto e tangibile come la terra, viene scelto per la rappresentazione di stati esistenziali, idee, concetti e si fa mezzo espressivo per rendere manifesto l'intangibile; la proliferazione del materiale ceramico diventa proliferazione dell'arte e della vita stessa, in quanto, arte e vita sono indiscutibilmente legate.
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VAGLIO, CONCETTA. "Hannah Arendt e la genealogia del Giudizio. Tra Selbstdenken e nuovo inizio." Doctoral thesis, Università degli studi della Basilicata, 2021. http://hdl.handle.net/11563/149282.

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Abstract:
The present research has addressed the autonomy of thinking through the genetic reconstruction of the faculty of judgment. Sapere aude, imperative of the Enlightenment, invited to the enhancement of thought and the critical use of one's intellectual faculties. The reflection is the best way of thinking and investigating reality and obtained in the transdisciplinary and pedagogical way of man. It is in the reflection on thought and reality that Arendt's analysis of the Judgment is inserted. On the basis of the Kantian argumentation contained in the Third Critique, Arendt defines Judgment as the possibility of thinking about the relationship between man in the singular and man in the plural, between philosophy and politics and between the faculty of thought and action. This research questions examining Arendt's reflection on moral judgment, itself on judging from oneself, on the modalities of connection between singularity and plurality in judicial activity and what weight these dimensions have both in political moral judgment.
La presente ricerca affronta l’autonomia del pensare attraverso la ricostruzione geneaologica della facoltà di Giudizio. Il Sapere aude, imperativo dell’Illuminismo, invita alla valorizzazione del pensiero e all'utilizzo critico delle proprie facoltà intellettuali. La riflessione è il miglior modo di pensare e indagare la realtà e contribuisce alla formazione transdisciplinare e pedagogica dell’uomo. È nella riflessione sul pensiero e sulla realtà che si inserisce l’analisi arendtiana del Giudizio. Sulla scorta dell’argomentazione kantiana, contenuta nella Terza Critica, la Arendt definisce il Giudizio come possibilità di pensare la relazione tra l’uomo al singolare e l’uomo al plurale, tra filosofia e politica e tra la facoltà del pensiero e dell’azione. La presente ricerca, esaminando la riflessione arendtiana del Giudizio morale, si interroga sul giudicare a partire da sé, sulle modalità di connessione tra singolarità e pluralità nell'attività giudicativa e quale peso rivestano tali dimensioni sia nel giudizio politico sia in quello morale.
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GALLARINO, MARCO. "I fondamenti metafisici del pensiero filosofico di Dante Alighieri. Materia e informazione nel contesto cosmologico e cosmogonico del tema della rovina angelica." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2008. http://hdl.handle.net/10281/20456.

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Abstract:
L'Autore analizza i temi cosmogonici, cosmologici, fisici e metafisici correlati con il racconto della rovina angelica, sottolineando come sia possibile proporre soluzioni ermeneutiche che consentano di superare le supposte incongruenze dottrinali tra i diversi testi danteschi e riconoscere così in Dante lo sforzo di una comunicazione coerente dei contenuti veritativi della scienza filosofica e teologica.
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LE, DONNE ALESSANDRO. "THE COMPLEX LINK BETWEEN INDIVIDUAL AGENCY AND ECONOMIC THEORY." Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2022. http://hdl.handle.net/11567/1082636.

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Abstract:
Every economic theory is structured starting from general assumptions about human nature and the behavioural patterns of people. As stated by Davis , the mainstream economic theory does not really explain the individual, and what is believed to be a realistic description of the human being in economics is actually an abstract conception that represents the various subjects indiscriminately parts of people, countries, organizations, animals, machines – indeed anything to which a maximizing function might be attributed. However, today it is well-accepted the refusal of a rapacious and a-social individual, determined solely by the pursuit of personal advantages within a context of unbridled social Darwinism. With respect to this point, heterogeneous approaches have developed with interesting proposals and new leading research programs such as, for example: game theory, behavioural economics, experimental economics, evolutionary economics, neuroeconomics, complex adaptive systems theory, and the capability approach . The purpose of this thesis is to discuss the link between individual agency and economic theory from a perspective of the history of economic thought. The common ground that connects the three papers presented is the reflection upon three different theoretical approaches concerning human conduct in the complex economic world. The first paper is related to the approach to political economy represented by Sraffa’s price equations. As is known, in Production of commodities by means of commodities Sraffa’s results not only do undermine the marginalist concept of capital and its theory of value and distribution, but have also the purpose of revitalizing the old standpoint of Classical political economy. The goal of the first paper is precisely to show how the Classical Sraffian approach can be a valuable point of departure for the discussion of the behaviour of individuals or groups in the economic activity. The second paper analyses the thought of Destutt de Tracy, founder of the French liberal group of Idéologues. His observations seem to be the result of the intersection between the making of economic theory and the passionate attempt to find a system of moral philosophy that describes the individual as bearer of a plurality of passions. The third paper deals with Analytical Marxism, which attempts to interpret the heterodox ideas of Marx by means of the intellectual categories of neoclassical economy. In particular, I focus on the relevance given by Analitical Marxism to the action of the individuals, under the influence of psychological factors, in order to strive for the possible realization of a “just” society. Philosophical issues are inherent in economic theory and play a role behind the scenes. It emerges that, from the adopted point of view, the development of economic theory poses fundamental epistemological questions. We can conclude that the proper dialogue between economics and philosophy can bolster the meaning and relevance of economic theory.
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DI, DIO DENISE. "Credibilità delle politiche ambientali ed eco-innovazione." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1393.

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Abstract:
Questo lavoro esamina se e a che livello la credibilità dell’assetto istituzionale e delle azioni dei policy-maker influenzano la produzione di eco-innovazione. Dopo una revisione della letteratura che incrocia ambiti teorici diversi, si evidenzia una caratteristica trasversale agli strumenti di politica ambientale, in particolare quella della credibilità, e se ne testa l’effetto sull’eco-innovazione. L’ipotesi centrale di questa tesi, che la credibilità impatti positivamente sulla produzione di eco-innovazione nel sistema economico, viene testata con un’analisi qualitativa e quantitativa sul caso studio della regolamentazione europea sulle emissioni automobilistiche (1980-2007). I risultati confermano l’ipotesi, evidenziando un percorso parallelo tra la produzione di eco-innovazione, misurata in termini di brevetti, e le variazioni nella credibilità della regolamentazione conseguenti a specifiche azioni intraprese a livello comunitario. L’ipotesi è confermata anche dallo studio quantitativo che evidenzia un impatto statisticamente significativo e positivo per l’indice di credibilità proposto. Si conclude suggerendo che UE e paesi membri trarrebbero benefici da una rinnovata attenzione alla credibilità delle politiche ambientali, fondata sull’indipendenza dagli attori economici coinvolti e, in particolare, su una migliore qualità della regolamentazione stessa. Si stima che la conseguente percezione di stabilità ed efficienza migliorerebbe il risultato delle politiche ambientali in termini di eco-innovazioni prodotte dalle imprese.
This thesis investigates whether and to what extent regulatory credibility influences the production of eco-innovation. After a selective literature review that analyzes the concept of eco-innovation through the principles of environmental economics, innovation economics, and regulatory economics, we contribute to the current literature by highlighting the role of a specific regulatory feature, that of credibility. Our hypothesis of a positive impact of regulatory credibility on eco-innovation is confirmed by a case study on the European car emissions regulation (1980-2007), which has been carried out by combining a qualitative and a quantitative approach. The findings indicate a common pattern of eco-innovation, which is measured by patent count, and of the credibility of the EU as car emissions regulator. The quantitative analysis estimates a statistically significant and positive impact of our credibility index on eco-innovation. Our conclusion is that the EU and each Member State would benefit from a new focus on building credible regulatory regimes, based on increasing independence from the industry pressure and on high regulatory quality. The consequently perceived stability and efficiency of the regulation is expected to improve the outcome of environmental policies in terms of eco-innovations produced by industry itself.
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DI, DIO DENISE. "Credibilità delle politiche ambientali ed eco-innovazione." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1393.

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Abstract:
Questo lavoro esamina se e a che livello la credibilità dell’assetto istituzionale e delle azioni dei policy-maker influenzano la produzione di eco-innovazione. Dopo una revisione della letteratura che incrocia ambiti teorici diversi, si evidenzia una caratteristica trasversale agli strumenti di politica ambientale, in particolare quella della credibilità, e se ne testa l’effetto sull’eco-innovazione. L’ipotesi centrale di questa tesi, che la credibilità impatti positivamente sulla produzione di eco-innovazione nel sistema economico, viene testata con un’analisi qualitativa e quantitativa sul caso studio della regolamentazione europea sulle emissioni automobilistiche (1980-2007). I risultati confermano l’ipotesi, evidenziando un percorso parallelo tra la produzione di eco-innovazione, misurata in termini di brevetti, e le variazioni nella credibilità della regolamentazione conseguenti a specifiche azioni intraprese a livello comunitario. L’ipotesi è confermata anche dallo studio quantitativo che evidenzia un impatto statisticamente significativo e positivo per l’indice di credibilità proposto. Si conclude suggerendo che UE e paesi membri trarrebbero benefici da una rinnovata attenzione alla credibilità delle politiche ambientali, fondata sull’indipendenza dagli attori economici coinvolti e, in particolare, su una migliore qualità della regolamentazione stessa. Si stima che la conseguente percezione di stabilità ed efficienza migliorerebbe il risultato delle politiche ambientali in termini di eco-innovazioni prodotte dalle imprese.
This thesis investigates whether and to what extent regulatory credibility influences the production of eco-innovation. After a selective literature review that analyzes the concept of eco-innovation through the principles of environmental economics, innovation economics, and regulatory economics, we contribute to the current literature by highlighting the role of a specific regulatory feature, that of credibility. Our hypothesis of a positive impact of regulatory credibility on eco-innovation is confirmed by a case study on the European car emissions regulation (1980-2007), which has been carried out by combining a qualitative and a quantitative approach. The findings indicate a common pattern of eco-innovation, which is measured by patent count, and of the credibility of the EU as car emissions regulator. The quantitative analysis estimates a statistically significant and positive impact of our credibility index on eco-innovation. Our conclusion is that the EU and each Member State would benefit from a new focus on building credible regulatory regimes, based on increasing independence from the industry pressure and on high regulatory quality. The consequently perceived stability and efficiency of the regulation is expected to improve the outcome of environmental policies in terms of eco-innovations produced by industry itself.
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BRUNAZZI, GIANMARIA. "RAPPORTI SOCIALI E CONFLITTI DI CLASSE NELL'INGHILTERRA DEL XVIII SECOLO: VERSO UNA NUOVA TEORIA MATERIALISTA DELLA TRANSIZIONE AL CAPITALISMO." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2022. http://hdl.handle.net/2434/921478.

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Abstract:
This work has two main aims: it wants, from one side, to revive the debate on the Transition to Capitalism, whereas, on the other side, it proposes a new political approach to historical materialism. Triggered by social concerns about our times - which are characterised by growing inequality and poverty, by class polarisation, climate emergences, economic crises and new wars - the research devotes theoretical attention to the dialectics between political present and the writing of history. While the world leaves behind thirty years of neo-liberal unipolarism, and History, in its magnitude, gets back into the scene, the paper, critically focusing on the origins of Capitalism and on the praxis of change, shakes the hypostatization of the present social system and, highlighting the specific features that make it finite and superable, historicises it. The work challenges those academic studies which have dealt, in the wake of several cultural trends, with the history of economic and social development, counterposing to micro-specialisation, post-modern fragmentation and the multiplication of perspectives, a systematic contestation of the whole bulk of relations which Capitalism entails. Devoting a new importance to class paradigm - even with respect to materialist traditional approaches - the essay contributes to Marxist historiography, originally investigating theoretical nodes such as the relationship between base and superstructure, history and theory, materiality and ideology, objectivity and subjectivity. Group interests, class relations and conflicts in XVIII century England are inspected with the goal of defining a new method for historical investigation: the social praxis, as a methodological criterion, does not only permit us to reframe the dynamics relating economic (structural) and social transformations, but proves to be a valid guide to preserve the researcher’s writing from from the ideological influence of his time hegemony.
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TOSCANO, VINCENZO. "LO STATO DELLA CHIESA TRA DIRITTO INTERNO E INTERNAZIONALE NELLA PRIMA METÀ DELL'OTTOCENTO. LA FIGURA E IL PENSIERO POLITICO DI PELLEGRINO ROSSI." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2022. http://hdl.handle.net/2434/926213.

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Abstract:
La prima parte dell’Ottocento ha rappresentato un momento cruciale per il contesto europeo, costretto in un primo momento a fare i conti con le ultime conseguenze della grande ventata rivoluzionaria, e poi – direttamente – con il figlio più spregiudicato di quest’ultima; quel petit diable arrivato dalla Corsica e divenuto imperatore. Anni in cui lo Stato della Chiesa vive alcuni dei momenti più delicati della sua esistenza (basti pensare all’annessione diretta all’impero francese o alla deportazione di Pio VII), senza avere la forza materiale per opporsi a tali vicissitudini. Il lavoro compiuto dai rappresentanti europei a Vienna, durante l’omonimo Congresso, tenta di attuare un “forzato” e precario ritorno al passato, che si rivelerà incapace di resistere allo spirito dei nuovi tempi. Lo Stato pontificio – questa la nuova denominazione adottata dopo la grande adunanza del 1814-1815 (quasi a voler eliminare quell’aura di sacralità destinata a diventare sempre più scomoda nei decenni successivi) – si trova dinanzi all’impellente bisogno di riorganizzare il proprio apparato istituzionale, consapevole di non poter cancellare definitivamente la parentesi degli anni appena trascorsi. In un secolo che vedrà la definitiva scomparsa del dominio temporale dei papi, quanto appena detto è soltanto una delle sfide con cui lo Stato dell’Italia centrale è chiamato a confrontarsi. Tali eventi infatti, si susseguono in uno scenario internazionale in continua evoluzione, dove anche le grandi potenze sono spesso chiamate a confrontarsi con eventi inattesi, ma sempre attente alle dinamiche dell’equilibrio e al bilanciamento degli interessi in gioco. Per una realtà che non è semplicemente un’entità statale, ma anche centro dell’orbe cattolico e sede del successore di Pietro, accettare di stravolgere la propria “natura” non è affatto semplice. Consentire l’accesso dei laici ai vertici della burocrazia, istituire organismi “realmente” rappresentativi, o pensare di promulgare una Carta fondamentale, continua ad essere per anni un ricorrente miraggio. Anche se da più fronti riecheggia la necessità di portare un ammodernamento all’amministrazione interna dello Stato, sul versante amministrativo, economico, e soprattutto giudiziario, sembra trionfare – quasi sempre – la linea dell’intransigenza e dell’immobilità. A volte si interviene, è vero, ma più per compiacenza che per reale convinzione, dovendo tener conto di pressioni interne ed esterne. Spinte talvolta provenienti dal malcontento sempre più diffuso, talvolta dall'ingerenza dei grandi Stati europei. Il presente lavoro di ricerca, si è posto dunque l’obiettivo di analizzare le principali vicende (specialmente giuridiche) – interne ed esterne – che hanno coinvolto lo Stato della Chiesa nella prima metà dell’Ottocento. Un percorso sviluppato lungo molteplici direttrici, partito dallo sfondo dei grandi eventi storici di questi anni, e intrecciatosi con le vicende di alcuni grandi protagonisti: pontefici, segretari di Stato, capi di governo, monarchi. Uno sguardo gettato non solo sul fronte interno, ma anche su quello internazionale. Capire come Roma provi a gestire le proprie relazioni estere in un contesto sovranazionale che in questi decenni vede sorgere nuovi Stati (si prenda l’esempio rappresentato dal Belgio), assiste a mutamenti rilevanti (si pensi alla Francia del 1830, con l’inizio della monarchia orleanista, o all’indipendenza raggiunta dai Paesi del sud America), o a forti dispute dinastiche (come avviene nella Penisola iberica), è importante per capire come essa debba confrontarsi anche con governi che, a seconda dei casi, assumono caratteri marcatamente conservatori o con forti tendenze liberali. E per quanto sia naturale l’inclinazione, o se vogliamo la “vicinanza” della Curia romana verso posizioni reazionarie, ciò non significa che i rapporti con potenze come Russia o Austria, rimangono sempre idilliaci. Tuttavia, quella appena descritta, non è stata l’unica linea seguita nello sviluppo della presente ricerca. Quasi a voler procedere su due binari paralleli, ci si è soffermati anche sulla figura e sul pensiero politico di uno dei giuristi più rilevanti della prima metà del secolo: Pellegrino Rossi. Giurista certo, anche se tale espressione non basta per racchiudere la grandezza di un “figlio italiano”, nato e vissuto quando l’Italia unita ancora non esisteva. Molto è stato già detto, o meglio scritto, su questo poliedrico personaggio, e sulla sua vita spesa tra l’Italia, la Svizzera, la Francia e poi nuovamente nella Penisola, impegnato presso la corte romana come rappresentante francese, e poi come ministro di sua santità. Eppure, proprio tali aspetti sono stati utili per lo svolgimento del presente lavoro, guardando a sfumature meno indagate, ma di assoluto rilievo. Tali sono stati ad esempio i momenti più rilevanti trascorsi dal Rossi in terra elvetica (in quanto membro del Consiglio rappresentativo di Ginevra e inviato alla Dieta di Lucerna del 1832), o i maggiori interventi tenuti presso la camera dei Pari a Parigi, tra il 1840 e il 1844. Lo stesso dicasi per le delicate vicende che coinvolsero il giurista durante il suo incarico presso la corte papale, o la particolare congiuntura storica in cui assunse l’incarico di ministro dell’interno di Pio IX. Proprio qui, prima nei panni di ambasciatore, e poi come perno del nuovo governo nato nel settembre 1848, il poliedrico italiano avrebbe cercato di scuotere lo Stato romano dal suo torpore, per trainarlo verso un assetto più moderno e realmente costituzionale.
The first part of the nineteenth century was a crucial moment for the European context, which was first forced to reckon with the last consequences of the great revolutionary wave, and then - directly - with France's most unscrupulous son; that petit diable arrived from Corsica and become emperor. In these years the Papal States experienced some of the most delicate moments of their existence (suffice it to think of the direct annexation to the French Empire or the deportation of Pius VII), without having the material strength to oppose such vicissitudes. The work carried out by the European representatives in Vienna, during the famous Congress, attempts to implement a “forced” and precarious return to the past, which will prove to be incapable of withstanding the spirit of the new times. The Papal State - this was the new denomination adopted after the great meeting of 1814-1815 (as if to eliminate the aura of sacredness destined to become increasingly uncomfortable in the following decades) - was faced with the urgent need to reorganise its institutional apparatus, aware that it could not definitively cancel the parenthesis of the years that had just passed. In a century that will see the disappearance of the temporal dominion of the popes, it was only one of the challenges with which the State of central Italy was called to confront. In fact, these events took place in a constantly evolving international scenario, where even the great powers were often called upon to deal with unexpected events, but were always attentive to the dynamics of balance and the balancing of interests at stake. For a reality that is not only a state entity, but also the centre of the Catholic world and the seat of the successor of Peter, accepting to change its “nature” is not easy. Allowing lay people access to the upper echelons of the bureaucracy, setting up “truly” representative bodies, or thinking of promulgating a fundamental charter, has been a recurring mirage for years. Although the need to modernise the internal administration of the State is echoed on many fronts, on the administrative, economic and, above all, judicial fronts, the line of intransigence and immobility seems to triumph almost always. It is true that action is sometimes taken, but more out of complacency than real conviction, having to take account of internal and external pressures. Pressure that sometimes comes from increasingly widespread discontent, sometimes from the interference of the large European states. The aim of this research work was therefore to analyse the main (especially legal) events - internal and external - that involved the Church State in the first half of the nineteenth century. A path developed along multiple lines, starting from the background of the great historical events of recent years, and intertwined with the vicissitudes of some great protagonists: popes, secretaries of state, heads of government, monarchs. A look not only at the domestic front, but also at the international one. Understanding how Rome tries to manage its foreign relations in a supranational context that in recent decades has seen the emergence of new states (e.g. Belgium), significant changes (e.g. France in 1830, with the beginning of the Orleanist monarchy, or the independence achieved by the countries of South America), or strong dynastic disputes (e.g. the Iberian Peninsula), is important to understand how it must also deal with governments that, depending on the case, take on markedly conservative characteristics or with strong liberal tendencies. Despite the Roman Curia's natural inclination, “closeness” to reactionary positions, relations with powers such as Russia or Austria don’t remain idyllic. However, the line just described was not the only one followed in the development of this research. As if wishing to proceed on two parallel tracks, we have also focused on the figure and political thought of one of the most important jurists of the first half of the century: Pellegrino Rossi. A jurist of course, although this expression is not enough to encapsulate the greatness of an “Italian son”, born and raised when united Italy did not yet exist. Much has already been said, or rather written, about this multifaceted character, and about his life spent between Italy, Switzerland, France and then back on the peninsula, working at the Roman court as a French representative, and then as a minister of His Holiness. And yet these aspects have been precisely useful in this work, looking at lesser-known but absolutely important aspects. These were, for example, the most important moments Rossi spent in Switzerland (as a member of the Geneva Representative Council and as an envoy to the Diet of Lucerne in 1832), or the major speeches he made at the Chamber of Peers in Paris between 1840 and 1844. The same can be said about the delicate events that involved the jurist during his tenure at the papal court. It was here, first as ambassador, and then as the pivot of the new government formed in September 1848, that the multifaceted Italian tried to shake the Roman State out of its torpor and pull it towards a more modern and truly constitutional order.
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DEGAN, CRISTINA. "Le parole delle donne. Modalità del discorso di genere e costituzione dell'identità femminile." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2011. http://hdl.handle.net/10281/23933.

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Abstract:
How women speak: Gender discourse and female identity construction. I would like to tackle some theoretical questions raised by feminist thought, particularly on the subject of gender discourse, in an effort to offer a wider re-thinking of the variables in play. We must not forget that life conditions for women everywhere are still marked by great disparities of treatment and opportunities. Gender difference is not totally biologically determined, but develops through unavoidable bio-cultural input. The “difference” question, then explores the meaning of this difference in its specificity, as it results from a complex biological and cultural process. This involves research in different fields, such as cultural anthropology and psychoanalysis, provided one does not forget to take into consideration, cautiously and determinedly, the material characteristics of each historical identity. The identity of women is historically unstable across cultures, which makes it necessary to give recognized legitimacy to individual identity, without invoking metaphysical categories but also without disembodying it. Individual, gendered, identity is the result of a long process of biological and cultural interactions buried in history. Now that neuroscience has given an important contribution to this debate, the principle of individuation has taken on dimension both scientific and cultural. A definition of difference can be based on this intersection between psychological and material cognition. This paper is aimed at identifying at least a descriptive outline of all the different issues raised by the question of gender, also through a review of the feminist positions of the 60’s, but keeping in mind the fact that the very tools of feminism have been “contaminated” by contributions from specialized fields , in particular the discovery of mirror neurons. It would be interesting to see if one could speak of “female” mirror neurons (for example, through breastfeeding) that would determine a “specialized” care-giving behavior . Women can generate a discourse no longer exclusively dependent on conceptual, asexual strictures, but open to metaphor and narrative . Along these lines we can start to build a common world, where a place is made for a“ feminine logic” that repudiates a generic neutrality of thought, and looks, instead, for the “sexed” character of each of all ideas.
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DUAN, CHUNSHENG. "L'ATTIVITA' MISSIONARIA E PEDAGOGICA DI ALFONSO VAGNONE, S.JIN CINA (1605-1640)." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2014. http://hdl.handle.net/10280/3156.

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Abstract:
Lo studio ricostruisce le fasi dell’attività missionaria di padre Alfonso Vagnone in Cina, che si svolse tra il 1605 e il 1640. Il lavoro è organizzato in tre parti, suddivise in cinque capitoli: 1. Formazione giovanile di Vagnone e successiva attività di insegnamento presso il Collegio Braidense di Milano. In seguito, il gesuita ottenne il permesso di recarsi in missione in Cina e giunse a Nanchino nel 1605, dove, dopo aver imparato con impegno e dedizione la lingua cinese, incominciò con successo la sua opera di evangelizzazione. Nel 1616 egli subì una dura persecuzione e fu espulso da Nanchino. Dopo cinque anni di insegnamento della filosofia e teologia nel Collegio S. Paolo a Macao, nel 1624 rientrò nella Cina continentale, riprendendo la sua attività di evangelizzazione a Jiangzhou. Morì il aprile 1640. 2. Attività missionaria di padre Vagnone a Jiangzhou. Con l’aiuto di Tommaso Han Lin e Pietro Duan Gun, egli fu il promotore della diffusione del cristianesimo nello Shanxi (tanto da essere considerato l’apostolo dell’evangelizzazione di questa provincia). 3. Studio delle opere del gesuita e, in particolare, del pensiero pedagogico ed etico espresso in un suo testo intitolato Educazione della Gioventù. Il lavoro ha dunque cercato di mettere in luce gli aspetti più significativi della personalità scientifica, teologica, retorica, etica e missionaria di padre Alfonso Vagnone.
The study reconstructs the stages of the Chinese missionary activity of Father Alfonso Vagnone, which took place between 1605 and 1640. The paper is organized into three parts, divided into five chapters: 1. Training of young Vagnone and subsequent teaching at the Braidense College of Milan. Later, the Jesuit was allowed to go on a mission in China and came to Nanjing in 1605, where, after learning the Chinese language with commitment and dedication, successfully began its work of evangelization. In 1616 he suffered a severe persecution and was expelled from Nanjing. After five years of teaching philosophy and theology at the College of St. Paul in Macao, he returned in mainland China in 1624, resuming his work of evangelization in Jiangzhou. He died on April 9, 1640. 2. Vagnone missionary activity in Jiangzhou. With the help of Thomas Han Duan Lin and Peter Gun, he was the promoter of the spread of Christianity in Shanxi (he is considered the apostle of the evangelization of this province). 3. Study of the works of the Jesuit and, in particular, the pedagogical and ethical thinking expressed in his text Education of Youth. Therefore, the work highlights the most significant aspects of Father Alfonso Vagnone scientific, theological, rhetoric, ethics, and missionary personality.
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DUAN, CHUNSHENG. "L'ATTIVITA' MISSIONARIA E PEDAGOGICA DI ALFONSO VAGNONE, S.JIN CINA (1605-1640)." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2014. http://hdl.handle.net/10280/3156.

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Abstract:
Lo studio ricostruisce le fasi dell’attività missionaria di padre Alfonso Vagnone in Cina, che si svolse tra il 1605 e il 1640. Il lavoro è organizzato in tre parti, suddivise in cinque capitoli: 1. Formazione giovanile di Vagnone e successiva attività di insegnamento presso il Collegio Braidense di Milano. In seguito, il gesuita ottenne il permesso di recarsi in missione in Cina e giunse a Nanchino nel 1605, dove, dopo aver imparato con impegno e dedizione la lingua cinese, incominciò con successo la sua opera di evangelizzazione. Nel 1616 egli subì una dura persecuzione e fu espulso da Nanchino. Dopo cinque anni di insegnamento della filosofia e teologia nel Collegio S. Paolo a Macao, nel 1624 rientrò nella Cina continentale, riprendendo la sua attività di evangelizzazione a Jiangzhou. Morì il aprile 1640. 2. Attività missionaria di padre Vagnone a Jiangzhou. Con l’aiuto di Tommaso Han Lin e Pietro Duan Gun, egli fu il promotore della diffusione del cristianesimo nello Shanxi (tanto da essere considerato l’apostolo dell’evangelizzazione di questa provincia). 3. Studio delle opere del gesuita e, in particolare, del pensiero pedagogico ed etico espresso in un suo testo intitolato Educazione della Gioventù. Il lavoro ha dunque cercato di mettere in luce gli aspetti più significativi della personalità scientifica, teologica, retorica, etica e missionaria di padre Alfonso Vagnone.
The study reconstructs the stages of the Chinese missionary activity of Father Alfonso Vagnone, which took place between 1605 and 1640. The paper is organized into three parts, divided into five chapters: 1. Training of young Vagnone and subsequent teaching at the Braidense College of Milan. Later, the Jesuit was allowed to go on a mission in China and came to Nanjing in 1605, where, after learning the Chinese language with commitment and dedication, successfully began its work of evangelization. In 1616 he suffered a severe persecution and was expelled from Nanjing. After five years of teaching philosophy and theology at the College of St. Paul in Macao, he returned in mainland China in 1624, resuming his work of evangelization in Jiangzhou. He died on April 9, 1640. 2. Vagnone missionary activity in Jiangzhou. With the help of Thomas Han Duan Lin and Peter Gun, he was the promoter of the spread of Christianity in Shanxi (he is considered the apostle of the evangelization of this province). 3. Study of the works of the Jesuit and, in particular, the pedagogical and ethical thinking expressed in his text Education of Youth. Therefore, the work highlights the most significant aspects of Father Alfonso Vagnone scientific, theological, rhetoric, ethics, and missionary personality.
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POZZI, VERA. "Il ruolo delle Accademie ecclesiastiche nella ricezione del kantismo nell'Impero russo. I casi di I.Ja. Vetrinskij e P.D. Jurkevic." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2015. http://hdl.handle.net/2434/313877.

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Abstract:
The thesis focuses on the reception of kantianism (especially, of Critique of pure reason) within Ecclesiastical academies of Russian Empire during XIXth century (1809-1866). The aim of this research is to introduce the reception of kantian philosophy in Orthodox thought, which has never been an object of special studies. Post-Sovietic widespread views used to read Orthodox thought as a hostile to Kantian philosophy, but their analysis shows a double methodological lack: they focused on a very few figures, taken as epigonic, and reduced Orthodox thought to “Russian religious thought” which began to spread out at the end of XIXth century. Following the recent trends in historiography of Russian philosophy, this reception is here examined in a speficic context (i.e. Ecclesiastical academies – a wide analysis of their features, both historical and philosophical is provided) and introduced from a point of view of two “case studies”: the first, I. Ja. Vetrinskij’s (Saint Petersburg Ecclesiastical academy) Institutiones Metaphysicae (1821), a latin handbook which historiography still didn’t take as an object of specific researches, shows the spread of rationalist post wolffian ideas combining with an ecletic lecture of Kant’s critical philosophy. The second, P.D. Iurkevich’s (Kiev Ecclesiastical academy) Razum po ucheniiu Platona i opyt po ucheniiu Kanta [Reason according to Plato’s Teaching and Experience according to Kant’s Teaching 1866], shows that the author was deeply familiar with both Platonic and Kantian philosophy, and his attempt to give a synthesis of their doctrines which could lead to an “ideal-realistic” perspective. Both cases are introduced as co-existing trends in “duchovno-akademicheskaja filosofija” (philosophy of Ecclesiastical academies). The text is introduced by a wide review of philosophical historiography about the reception of kantianism in Russia.
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GIORDANO, CHIARA. "THE IMPACT OF CARE, GENDER AND MIGRATION REGIMES ON MIGRANT DOMESTIC WORK: A QUANTITATIVE ANALYSIS AT THE EUROPEAN LEVEL." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2018. http://hdl.handle.net/2434/574535.

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Abstract:
In the light of the recent developments occurred in the domestic sector in Europe and the debate on the externalisation of domestic and care activities, this research explores the impact of gender, care and migration regimes on migrant domestic work. While the number of migrant domestic workers is increasing everywhere in Europe, the cross-national differences in the ethnicisation of the sector remain significant and depend on multiple factors. The literature on domestic work has long recognised the role of welfare/care regimes in determining the degree of externalisation of domestic and care activities and the role of migration regimes in attracting migrant workers. Additionally, the gender regime can also be crucial to understand the recent developments of paid domestic work in Europe.In this dissertation, I present the findings of a quantitative study conducted at the European level, aimed at exploring the interconnection of care, gender and migration regimes and their impact on migrant domestic work in Europe. For this, I have conducted a two-step analysis. First, I have created three typologies of countries, one for each regime, based on relevant indicators, which allowed me to identify clusters of countries that behave similarly with respect to the three regimes. Then, I have tested the effect of the typologies on the ethnicisation of the domestic sector. The findings suggest that the three regimes do have an effect on the concentration of migrants in the domestic sector, and that this effect is greater when the three regimes are taken into account simultaneously.
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