Dissertations / Theses on the topic 'Storia del fascismo'

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Casazza, Mattia <1997&gt. "Il Fascismo nelle campagne Dal trionfo socialista all'avvento del fascismo in Polesine." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21103.

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Abstract:
Questa tesi ha l’obiettivo di analizzare la situazione politica, sociale ed economica della Provincia di Rovigo tra il 1919 e il 1925. Il primo capitolo, di carattere introduttivo, esamina la situazione generale italiana all’indomani della Grande Guerra con un approfondimento sul Ferrarese, un’area che presentava molte similitudini con il Polesine. Il secondo capitolo parla brevemente della nascita del socialismo in Polesine, per affrontare quindi, con maggiori dettagli, la forte crescita nel Dopoguerra e i motivi delle avversità suscitate nelle classi padronali dell’epoca. Nel terzo si analizzano la genesi del fascio economico rodigino, l’alleanza tra i fascisti e gli agrari e la violenta presa di potere nella provincia. Si conclude passando in esame la situazione economica-sociale dopo la Marcia su Roma. Nella tesi sono inserite, man mano che compaiono, le biografie dei personaggi più rilevanti.
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Frigerio, Vittoria <1994&gt. "Lo Stato del fascismo. La soluzione del fascismo alla crisi dello Stato europeo tra le due guerre." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17318.

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Abstract:
The final aim of the academic essay is to investigate the development of the complex relations that occur between individuals, State and political party during the inter-war period (1914-1945). The essay analyses the transformation of the role of modern State, particularly focusing on the international repercussions that fascism had during the 1930s. The initial part describes the transformations from a liberal to a mass State. It particularly highlights both the warfare-welfare mechanism created during WW1, and the transnational spread of corporatist ideas during the early years of the twentieth century. The core of the research resides in the investigation of the role of the State and the political party according to the fascist view. The Italian periodical of political science and law "Lo Stato" was the instrument that allowed the research to reconstruct the particularly vivid debate of the time. Thanks to its original articles, it has been an important window on non-elaborated opinions, theories and principles of the Fascist State-Party. In the final chapter, the validity of fascist ideas on State and Party will be compared to the international political debate. In fact, the entire vision of the research wants to respect the transnationality of the events. For this reason, the elaborate respects the idea that fascism was a typical twentieth century phenomenon, responding to the challenges launched by the new-born mass society.
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Boschi, Morestori Anita <1994&gt. "I monumenti e l'elaborazione del passato. Le tracce della cultura memoriale del fascismo nel dibattito attuale." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19708.

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Abstract:
L'intento della tesi è quello indagare il monumento come mezzo di rappresentazione collettiva e sociale, in cui ritrovare e ricercare le nostre modalità di interiorizzazione ed esteriorizzazione della storia e del passato, ma anche dei valori identitari di cui si vuole rendere esplicita la condivisione come comunità. La proposta è quella di esaminare le varie conformazioni con le quali i monumenti si legano al passato fascista e colonialista in ambito italiano e quali soluzioni sono state messe in atto, dal dopoguerra fino ad oggi, nell’affrontare le tematiche più critiche della nostro passato e del nostro presente; oltre ad indagare gli elementi salienti di quel periodo, sarà necessario cercare di individuare e mettere in luce gli aspetti principali dei mutamenti storici e sociali del periodo considerato come risposta e conseguenza di dinamiche anteriori. All’interno di una panoramica più ampia sull’uso dell’architettura e della monumentalità da parte della cultura fascista nelle sue differenti fasi storiche (come strumento di commemorazione dei caduti della prima guerra mondiale, di celebrazione del regime e di affermazione del nuovo ruolo imperiale dell’Italia), vengono presi in esame alcuni casi specifici di monumenti realizzati durante il ventennio fascista. Tali esempi rispondono alla volontà di mettere in luce le modalità di appropriazione dello spazio e del potere da parte del fascismo, ma anche le modalità di risposta e fruizione che tali tracce suscitano nel periodo ad esso successivo e nel presente, nel conformare e definire la cultura e la civiltà contemporanea. Le tracce architettoniche, monumentali e simboliche del fascismo sono ancora presenti e suscitano reazioni e risposte differenti, all’interno del dibattito politico, intellettuale, ma anche comunitario e cittadino; è necessario quindi valutare queste reazioni più approfonditamente, come risposte ad un bisogno più profondo di riappropriazione dello spazio e di affermazione di valori fondamentali. Si passa quindi ad un’analisi del dibattito tra chi sostiene la conservazione di queste manifestazioni e chi, invece, ne vorrebbe l’eliminazione; ma si prendono anche in esame le altre proposte, tra cui quelle artistiche, avanzate nei confronti di esse, al fine di «ri-immaginare la nozione di monumento» in base alle tre possibilità esposte dalla studiosa Ruth Ben-Ghiat nel primo incontro I luoghi dei fascismo all’interno del progetto dell’Istituto Parri: rimozione/dislocazione, ri-significazione, costruzione di nuovi monumenti. Nuove necessità e valori, quindi, che vogliono essere espressi e trovare il proprio spazio di rappresentazione, anche come elaborazione e ri-elaborazione di un passato complesso e in molti casi doloroso, ma con cui è necessario confrontarsi.
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Zanninello, Lisa <1991&gt. "L'architettura in Italia negli anni del Fascismo: il caso di Venezia negli anni Venti e Trenta del Novecento." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12327.

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Abstract:
In Italia, durante gli anni del fascismo, si assiste ad uno sviluppo architettonico ed urbanistico che coinvolse numerose città. I cambiamenti urbanistici furono accompagnati dalla costruzione di nuovi edifici architettonici ma anche dal restauro e dal ripristino dei monumenti antichi. In questa tesi viene approfondito il caso di Venezia, coinvolta in numerosi interventi urbanistici ed architettonici. In particolare la ricerca si concentra sui restauri degli edifici veneziani eseguiti in questi anni.
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Sasso, Stefano <1996&gt. "Luigi Piccoli (1910-1943): vita e memoria di un dirigente di Azione Cattolica tra fascismo e guerra." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19351.

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Abstract:
L'elaborato mette in luce la vita di Luigi Piccoli, presidente diocesano della GIAC (Gioventù Italiana di Azione Cattolica) di Verona dal 1939 al 1943. Richiamato alle armi nel 1940, partecipò alle campagne di Francia e di Sicilia prima di trovare la morte il 10 settembre 1943, nelle caotiche ore successive all'annuncio dell'armistizio, a seguito di uno scontro a fuoco con le truppe tedesche nel vano tentativo di difendere la sede del comando della VI Armata presso Montebello Vicentino. Il riordino del fondo personale di Luigi Piccoli e del fondo dell'Azione Cattolica veronese, depositati presso l'Archivio Storico della Curia Diocesana di Verona, insieme alla documentazione proveniente da altre istituzioni come l'Archivio di Stato di Verona e l'archivio centrale dell'Azione Cattolica ISACEM (Istituto Paolo VI), hanno permesso una minuziosa analisi della corrispondenza epistolare privata di Piccoli (392 lettere) e degli articoli (99) prodotti per il periodico della GIAC veronese "Idea Giovanile", uno dei pochi giornali indipendenti dal regime. La ricostruzione della vita di Luigi Piccoli mette in luce le speranze e le ambizioni di un giovane dirigente cattolico dinanzi all'ascesa dell'ideologia fascista ma anche le illusioni e il disincanto dovuti all'esperienza del conflitto. Infine si è cercato di tratteggiare anche la travagliata opera di "memorializzazione" della figura di Luigi Piccoli, compiuta dagli ambienti democristiani e cattolici veronesi nel Secondo Dopoguerra.
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Pontieri, Enrico <1989&gt. "Piccole sovversioni quotidiane. Strategie di controllo del territorio e tattiche di resistenza in un quartiere popolare bolognese durante il fascismo." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amsdottorato.unibo.it/8566/1/Pontieri_Enrico_tesi.pdf.

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Abstract:
Incrociando le indicazioni teoriche e metodologiche provenienti dalla microstoria italiana con la nozione di strategie e tattiche concettualizzata da Michel de Certeau, il nucleo della tesi è dedicato alla vita in un quartiere popolare bolognese nel corso del regime fascista. Dopo una prima parte relativa alla storia urbana del quartiere Bolognina dalla sua ideazione sulla carta (1885) al primo dopoguerra, concentrata sulle strategie (formali o informali) che hanno ordinato lo spazio e il tempo delle classi subalterne lì abitanti, le restanti due parti sono interamente dedicate al ventennio fascista. Mettendo in luce i tentativi di seduzione ideologica e di ridefinizione del quartiere nel senso del decoro borghese, attuati dalle articolazioni locali del Partito Fascista, la tesi si occuperà in seguito di analizzare la presenza costante della violenza squadrista, le pratiche repressive delle forze dell'ordine, il ruolo di spie e delatori occasionali, le tattiche di resistenza informale ed individuale attuate dalla popolazione e, infine, l'organizzazione di base delle reti comuniste all'interno del rione, focalizzando particolarmente l'attenzione sul reclutamento dei giovani e il ruolo dei libri. Individuando i modi in cui si sono formati gli atteggiamenti nei confronti del fascismo, tramite un'indagine microstorica, la tesi vuole contribuire al dibattito circa l'effettiva utilità della categoria di consenso; analizzando, nell'ultima parte, le pratiche inerenti al reclutamento dei giovani da parte del Partito Comunista nel corso del regime fascista, vuole altresì gettare luce sui modi in cui le classi subalterne si sono avvicinate alla politica e ne hanno appreso le basi.
Mixing the methodological suggestions from the Italian Microhistory with the concepts of strategies and tactics conceived by Michel de Certeau, the thesis focuses on everyday life in a working-class neighbourhood of Bologna during the Fascist regime. After a first part concerning the urban history of the Bolognina neighbourhood from its first appearance in the local Urban Plan (1885) to the end of WWI, in which I will analyse in particular the strategies (formal or informal) that organized the space and the time of inhabitants, the thesis focuses on the Fascist ventennio. I will examine the attempts, made by the local Fascist organizations, to ideologically seduce the inhabitants and to redefine the neighbourhood's structure aiming to spread the value of respectability in it; I will later analyse the constant presence of Fascist violence, the repressive practices and the different actors involved in the Fascist political police, the role played by professional spies and occasional informants, the tactics of apolitical and individual resistance adopted by the inhabitants and, in the end, the communist networks arisen in the neighbourhood, focusing my attention on the enrollment of young people and the key-role of books. The thesis enter in the debate about the methodological usefulness of the category of consensus or consent, microhistorically investigating the ways in which the attitudes towards the Fascist regime have developed; furthermore, the thesis also analyse the ways in which working-class youngsters became interested in communism, during the Fascist era, and how they learned its fundamentals.
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Posocco, Giovanni <1994&gt. "Una storia vittoriese: Giovanni Casoni. Nascita, vita e morte di un cittadino, tra l’occupazione austro-tedesca del 1917-1918, l’apogeo del Fascismo e la guerra di liberazione partigiana." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/20075.

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Abstract:
Al Museo della Battaglia di Vittorio Veneto, a Vittorio Veneto, in provincia di Treviso, è conservato, all’interno delle sale dedicate all’occupazione austro-ungarica del Friuli e del Veneto, un reperto che sembra venire ignorato dai visitatori, a causa della collocazione in un corridoio di transito e tra due pannelli grigi (dietro i quali si celano degli schermi su cui vengono riprodotti in loop dei filmati didattici), che attirano maggiormente l’attenzione di chi si reca al Museo. Il reperto è il frontespizio di un opuscolo stampato a Venezia, e reca il titolo L’Epilogo del processo Troyer: la sentenza assolutoria di Casoni Giovanni e Vazzoler Luigi. Al piano superiore del Museo della Battaglia, nella sala detta “degli Eroi”, che conserva le tracce dell’originario allestimento del 1938, si possono vedere, in una teca, altri reperti collegati alla Sentenza, ovvero gli Appunti defensionali in fatto per Giovanni nob. Casoni e Contro una persecuzione. Appunti in difesa di Francesco nob. Troyer. Qual è il contenuto di questi reperti? Qual è la storia che è racchiusa al loro interno? Chi erano Francesco Troyer, Giovanni Casoni e Luigi Vazzoler? È noto, a Vittorio Veneto, che Francesco Troyer (1863-1936) era stato il fondatore del Museo del Cenedese, l’altro fiore all’occhiello del sistema museale vittoriese. Per quanto riguarda Giovanni Casoni (1888-1944), questi era l’ultimo esponente maschile di una antichissima famiglia di Serravalle (che, con Ceneda, costituisce nel 1866 il comune di Vittorio Veneto), a cui sono stati dedicati, negli anni, innumerevoli convegni di ricerca storica e dai cui lombi è nato il poeta Guido, a cui è stata dedicata una via cittadina. Mentre il falegname Luigi Vazzoler era il patrigno del Casoni, avendone sposato la madre. Questo elaborato indaga la storia personale di Giovanni Casoni, dei suoi rapporti con Francesco Troyer, suo tutore e dominus, fa luce sulle vicende dell’Occupazione austro-ungarica del 1917-1918 e sul ruolo che Giovanni Casoni e Francesco Troyer ebbero, a sostegno della popolazione e del Regio Esercito italiano. Indaga sul processo che dovettero subire a guerra conclusa, sul dopoguerra e la nascita del Fascismo a Vittorio Veneto, il suo apogeo e la caduta il 25 luglio 1943, il sorgere del Partito Fascista Repubblicano e le prime azioni del movimento partigiano nel Vittoriese. E lo fa attraverso la parabola umana di Giovanni Casoni, dalla nascita fino alla morte, ucciso dai fascisti repubblichini nel corso di una rappresaglia il mattino del 12 aprile 1944, vittima delle gazzarre per cui Vittorio Veneto è naturalmente predisposta, ma pure testimone e attore delle trasformazioni che hanno portato alla nascita della Vittorio Veneto odierna.
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Millan, Matteo. "L'"essenza del fascismo": la parabola dello squadrismo tra terrorismo e normalizzazione (1919-1932)." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2011. http://hdl.handle.net/11577/3421584.

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Abstract:
This research work delineates the parabola of the fascist squads, from the period preceding the March on Rome until the central years of the regime, with some in-depht analyses up to 1945. The initial purpose is, therefore, to study how such an important phenomenon could have an influence not only in the period before the advent of fascism but also in the following years, playing a fundamental role in politics and in the evolution of the regime. The first part of the dissertation is aimed to analyze how fascist squads represented a new political style, both before and after the March on Rome, and how their use of violence, which was voluntarily employed and done to people, became a value with an end in itself as well as a terrorist instrument systematically used to kill enemies and to achieve power. The intimidating and terrorist potential that “squadrismo” could display helped to reinforce the fascist power and, at the same time, it allowed Mussolini to appear as a leader ready to normalize the situation. However, very often, the repression was only put on for show and this is evidence for Mussolini’s desire to maintain his relations with such loyal and stubborn, though quarrelsome and sometimes embarrassing, comrades. The members of the fascist squads are therefore leading characters in the consolidation of the fascist government during the first years after the March on Rome. The second part of the dissertation seeks to examine how the experience of the squads could achieve important political results and influence the lives of some diehard members and their social conduct. It was subsequently demonstrated how the attitudes and practices of the squads fitted in with the different political circumstances, by means of some exemplar biographies, such as those of fervent members like Arconovaldo Bonacorsi, Onorio Onori. The biographies of other specific social categories such as martyrs, dead and crazy people were also useful on this regard. The collective practice of violence represented a fundamental experience which was able to shape behaviours and attitudes lasting for a long time, but it also turned into efficient social strategies useful to the regime. In the final part the personal experiences are put together with the political context in order to emphasize the difficult and contradictory intertwining within the needs of the fascist regime and the long-lasting attitudes and behaviours of the squads. To do so, a new point of view has been chosen: the internal perspective belonging to the members of the squads who were interned by the police. These documents have been used only seldom, but they revealed highly interesting to detect the dynamics and the relations between squads and political hierarchies, and also to investigate the depictions and self-representations they gave of each other, from crimination to exaltation. If it is true that squads represented the «essence» of fascism, their study can be useful to analyse the whole parabola of the black shirts’ regime from a different perspective, in which squads represent a filter to investigate the evolution, contradictions and complexities of this period.
La ricerca delinea una parabola del fenomeno dello squadrismo dalla fase antecedente alla Marcia su Roma fino agli anni centrali del regime fascista, con alcuni approfondimenti fino al 1945. L’ipotesi di partenza è dunque quella di analizzare come un fenomeno così importante durante la vigilia si sia riflesso anche negli anni successivi alla presa del potere, giocando un ruolo centrale nella politica e nell’evoluzione del regime fascista. Una prima parte della tesi è volta all’analisi di come – sia prima sia dopo la Marcia su Roma – lo squadrismo abbia rappresentato uno stile politico nuovo, nel quale il ricorso alla violenza volutamente ricercata e perpetrata è divenuto un valore fine a se stesso e, al tempo stesso, uno strumento terroristico programmaticamente volto all’eliminazione sistematica dell’avversario e alla conquista del potere. Il potenziale intimidatorio e terroristico che lo squadrismo è in grado di dispiegare si rivela funzionale a rafforzare il potere fascista, permettendo al contempo a Mussolini di presentarsi quale volenteroso normalizzatore; resta il fatto che molto spesso la repressione è solo di facciata e mette in luce la volontà di non privarsi di camerati fedeli e intransigenti, per quanto riottosi e talvolta imbarazzanti. Gli squadristi sono pertanto dei protagonisti di primo piano del consolidamento del governo fascista nei primi anni del dopo-marcia. Una seconda parte della ricerca cerca di analizzare come l’esperienza fondante della militanza squadrista sia stata capace, non solo di ottenere importanti risultati politici, ma anche di influenzare la vita di alcuni squadristi integrali e le loro strategie sociali. Attraverso lo studio di alcune biografie esemplari di squadristi integrali (Arconovaldo Bonacorsi, Onorio Onori) o di categorie sociali specifiche (i martiri, i morti e i pazzi) è possibile analizzare come mentalità e pratiche squadriste di adattino, alle diverse contingenze politiche. La pratica comunitaria della violenza ha rappresentato un’esperienza fondante capace di plasmare stili comportamentali e mentalità che hanno mantenuto una lunga durata, trasformandosi in strategie sociali efficaci e, nel contempo, utili al regime. Infine si è cercato di far dialogare le esperienze personali con il contesto politico e mettendo in risalto il rapporto – talvolta aspro e contraddittorio – tra le esigenze del regime e la lunga durata di mentalità e comportamenti squadristi. Per farlo si è scelto di adottare un punto di vista per certi versi nuovo, cioè quello degli squadristi inviati al confino di polizia. Si tratta di materiale documentario finora usato soltanto in rare occasioni ma che, a mio avviso, si è rivelato di grande interesse nel permettere di ricostruire le dinamiche e le relazioni tra squadristi e gerarchie politiche, ma anche le reciproche rappresentazioni e auto-rappresentazioni, tra criminalizzazione ed esaltazione. Se lo squadrismo ha rappresentato l’«essenza» del fascismo, allora, studiarne l’evoluzione, le contraddizioni, le complessità, attraverso il filtro interpretativo dello squadrismo può rivelarsi utile per analizzare sotto una prospettiva diversa l’intera parabola del regime delle camicie nere.
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GORLA, FILIPPO. "Il fascismo, i culti a-cattolici e le religioni dell'Oriente nelle riviste del regime (1922-1943)." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1293.

Full text
Abstract:
La tesi esplora i rapporti del fascismo con i culti a-cattolici e mediorientali, oltre che con alcuni fenomeni politico-spirituali dell’Estremo Oriente. Essa muove da questi interrogativi: quali erano nel fascismo i legami tra il pensiero e l’azione? Quale ruolo era riconosciuto allo “spirito”? Il regime intendeva creare una religione politica? E’ esistito un sincretismo fascista? La fonte principale della tesi è costituita dalle riviste politiche del regime, che consentono di cogliere le finalità strategiche della politica religiosa fascista. L’adozione di questa fonte ha sollevato ulteriori interrogativi: si può individuare nelle riviste una linea di pensiero univoca sulle religioni? Come contribuirono al sincretismo fascista? La tesi si articola in tre capitoli. Il primo è dedicato alla dottrina e alla mistica fascista, il secondo è relativo ai rapporti tra il fascismo e le confessioni a-cattoliche (evangelismo italiano, Chiesa ortodossa del Dodecanneso e Chiese copte eritrea ed etiopica), il terzo indaga invece i contatti con l’ebraismo e l’Islam e include una breve disamina dei rapporti tra il fascismo, il nazionalismo indiano, il gandhismo e il nazionalismo giapponese. La tesi illumina aspetti poco considerati del ventennio, che devono essere indagati per comprendere appieno l’ideologia del regime e la sua azione politica.
The thesis explores the relationship between fascism and the non-catholic and middle-eastern cults, along with some political-spiritual phenomena of the Far East. It expands from these questions: what were the links between thought and action under fascism? What role was the “spirit” given? Did the regime intend to create a political religion? Has a fascist syncretism ever existed? The main source of the thesis is comprised of the political journals, which allow to understand the final goals of fascist religious politics. Its adoption has raised further questions: is it possible to identify a univocal thought on the religions in fascist journals? How did they contribute to the fascist syncretism? The thesis branches into three chapters. The first is dedicated to the fascist doctrine and mysticism, the second is pertaining to the relationship between fascism and the non-catholic denominations (Italian evangelicalism, the Orthodox Church of the Dodecanese, and Eritrean and Ethiopian Coptic Churches), the third investigates the contacts with Hebraism and Islam and includes an examination of the links between fascism, Indian nationalism, Gandhism and Japanese nationalism. The thesis illuminates unknown aspects of fascism, which must be investigated to fully comprehend the ideology of the regime and its political action.
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GORLA, FILIPPO. "Il fascismo, i culti a-cattolici e le religioni dell'Oriente nelle riviste del regime (1922-1943)." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1293.

Full text
Abstract:
La tesi esplora i rapporti del fascismo con i culti a-cattolici e mediorientali, oltre che con alcuni fenomeni politico-spirituali dell’Estremo Oriente. Essa muove da questi interrogativi: quali erano nel fascismo i legami tra il pensiero e l’azione? Quale ruolo era riconosciuto allo “spirito”? Il regime intendeva creare una religione politica? E’ esistito un sincretismo fascista? La fonte principale della tesi è costituita dalle riviste politiche del regime, che consentono di cogliere le finalità strategiche della politica religiosa fascista. L’adozione di questa fonte ha sollevato ulteriori interrogativi: si può individuare nelle riviste una linea di pensiero univoca sulle religioni? Come contribuirono al sincretismo fascista? La tesi si articola in tre capitoli. Il primo è dedicato alla dottrina e alla mistica fascista, il secondo è relativo ai rapporti tra il fascismo e le confessioni a-cattoliche (evangelismo italiano, Chiesa ortodossa del Dodecanneso e Chiese copte eritrea ed etiopica), il terzo indaga invece i contatti con l’ebraismo e l’Islam e include una breve disamina dei rapporti tra il fascismo, il nazionalismo indiano, il gandhismo e il nazionalismo giapponese. La tesi illumina aspetti poco considerati del ventennio, che devono essere indagati per comprendere appieno l’ideologia del regime e la sua azione politica.
The thesis explores the relationship between fascism and the non-catholic and middle-eastern cults, along with some political-spiritual phenomena of the Far East. It expands from these questions: what were the links between thought and action under fascism? What role was the “spirit” given? Did the regime intend to create a political religion? Has a fascist syncretism ever existed? The main source of the thesis is comprised of the political journals, which allow to understand the final goals of fascist religious politics. Its adoption has raised further questions: is it possible to identify a univocal thought on the religions in fascist journals? How did they contribute to the fascist syncretism? The thesis branches into three chapters. The first is dedicated to the fascist doctrine and mysticism, the second is pertaining to the relationship between fascism and the non-catholic denominations (Italian evangelicalism, the Orthodox Church of the Dodecanese, and Eritrean and Ethiopian Coptic Churches), the third investigates the contacts with Hebraism and Islam and includes an examination of the links between fascism, Indian nationalism, Gandhism and Japanese nationalism. The thesis illuminates unknown aspects of fascism, which must be investigated to fully comprehend the ideology of the regime and its political action.
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Costa, Chiara. "Il genere della vanitas nel periodo del ventennio fascista." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2012. http://hdl.handle.net/11577/3422451.

Full text
Abstract:
The vanitas genre in the twenty-year period of Italian Fascism The study began with an investigation of the cyclical flourish of the vanitas genre in contemporary times, addressing, more specifically, the twentieth century, without overlooking the legacy of late 1800s or excluding the influence of the 1900s on the first decade of the twenty-first century. After identifying certain crucial phases in the development of particularly relevant vanitas, the study focused on the twenty-year Fascist period. The scope was limited to Italian Fascism, at a moment in which all of Europe – and not only Europe – was heading toward tragic experiences of war and genocide. The thesis opens with a consideration on the different types of vanitas, assessing the pertinence of selected works against the accepted genre classification and noting elements of continuity and discontinuity with respect to tradition. It then examines the context in which the artists worked, as it was portrayed in their writings, which emphasize how their artistic experiences were conditioned by politics and war. Lastly, the work traces the tight network of relationships between the major figures of this time, evidencing the flourish of vanitas through several examples. Those that came first sought to revive the genre under the banner of a return to order or to express a profound existential anguish. Those that followed were dictated by the urgent need to rebel against the dictatorship with a tool that, in the wake of Picasso and Guernica, employed a cryptic language of “pictorial equivalents” capable of transmitting a message of opposition within the vanitates. The initial repertoire of images was expanded to include a broader chronological and geographical field of study that nonetheless responded to traditional typologies of vanitas and made it possible to select works from the twenty-year Fascist period. What emerged in the analyses of these works, conducted in the text and in the apparatus, is the strong link between the flourish of vanitates and the climate in which they are created, as well as an unusual use of the genre, the innovative iconographic aspects of which extol an uncanny vis polemica, which goes beyond the limits of spiritual admonition to embrace social and political protest. The emblematic repertoire and the moral nature of the vanitas are actually used as instruments of protest. The genre, which was held to be minor and “innocuous” by propaganda, was a sure and powerful means in reaching those who understood the subversive message concealed within its symbolism.
Il genere della vanitas nel periodo del ventennio fascista La ricerca ha preso avvio da un’indagine sul ciclico prosperare del genere vanitas in età contemporanea e precisamente nel XX secolo, senza trascurare l’eredità che in merito giungeva dagli ultimi anni dell’Ottocento né escludere l’influenza esercitata dal Novecento sul primo decennio del XXI secolo. Identificate alcune fasi cruciali in cui lo sviluppo della vanitas assunse particolare rilevanza, lo studio si è poi concentrato sul periodo del ventennio fascista, delimitando l’area d’interesse a quella italiana, in un momento che vede l’Europa intera, e non solo, avviarsi verso le esperienze tragiche della guerra e del genocidio. La tesi si apre con una riflessione sulle diverse tipologie della vanitas, valutando la pertinenza delle opere scelte al confronto con la classificazione consolidata del genere e rilevando gli elementi di continuità e discontinuità rispetto alla tradizione. Si sviluppa, quindi, esaminando il contesto in cui si trovano a operare gli artisti, che nei loro scritti sottolineano il condizionamento esercitato dagli eventi bellici e politici sulla loro esperienza artistica. E, infine, nel tratteggiare l’intensa rete di rapporti tra i protagonisti di questo momento storico, evidenzia come la vanitas prosperi manifestandosi in numerosi esempi, sorti dapprima per la volontà di recuperare un genere nel segno del ritorno all’ordine o di esprimere un’intima angoscia esistenziale; dettati poi dall’urgenza di ribellarsi alla dittatura con uno strumento che, sulla scorta dell’esperienza di Picasso e di Guernica, si servisse di un linguaggio criptato, formato da “equivalenti pittorici” in grado di veicolare all’interno delle vanitates messaggi di opposizione al regime. Dunque, da un iniziale repertorio di immagini esteso a un più ampio ambito cronologico e geografico, ma accomunate dalla rispondenza alle tipologie tradizionali della vanitas, si è provveduto a selezionare le opere appartenenti al periodo del ventennio fascista. Dall’analisi dei casi scelti, nel testo e negli apparati, è di conseguenza emerso non solo un forte legame tra il prosperare delle vanitates e il clima in cui esse nascono, ma anche un utilizzo inconsueto del genere, i cui aspetti iconografici innovativi esaltano una vis polemica inusuale, che supera i confini del monito spirituale per aprirsi alla protesta sociale e politica. Il repertorio emblematico e la natura morale della vanitas vengono, infatti, utilizzati come strumenti di contestazione: mezzi sicuri nella misura in cui tale genere fosse ritenuto secondario e “innocuo” dalla propaganda e potente, invece, per chi comprendeva il messaggio sovversivo celato nella sua simbologia.
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Aquilino, Martina. "Trasformazioni architettoniche e urbane in Romagna in età Fascista. Il caso di Castrocaro e della sua Casa del Fascio." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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Abstract:
Oggetto della presente Tesi è la tipologia delle Case Littorie o del Fascio: una delle architetture che – insieme ad altre legate all’educazione ed alla vita sociale, come le Case del Balilla e della Gioventù Italiana del Littorio, le colonie, le sedi dell’Opera Nazionale Maternità e Infanzia – costituirono nell’Italia tra le due guerre una fitta rete capace di estendersi capillarmente dalle grandi città ai piccoli centri fino alle zone rurali, materializzando con immediata efficacia la concreta e pervasiva presenza del Partito Nazionale Fascista in tutto il territorio nazionale. Un ricco e variegato patrimonio architettonico, la conoscenza e la sopravvivenza del quale spesso trovano diversi ostacoli proprio a causa del controverso e “dissonante” valore ideologico. In particolare, l’analisi è incentrata sul progetto per la Casa del Fascio di Castrocaro (FC), che rappresenta un caso esemplare della tipologia delle Case di medio-piccole dimensioni in contesti rurali, largamente diffusa su tutto il territorio nazionale. Un primo obiettivo della ricerca è la ricostruzione storica delle vicende progettuali, del contesto e delle trasformazioni che ha subito la Casa del Fascio di Castrocaro: tramite la ricerca archivistica e storico-documentaria, si è arrivati alla comprensione storica e filologica dell’edificio e del suo contesto, grazie al ritrovamento e all’esame di una documentazione quasi completamente inedita in diversi archivi locali e nazionali. Il secondo obiettivo è l’analisi finalizzata alla comprensione architettonica e materica dell’edificio attuale, grazie alla realizzazione del rilievo dell’edificio attuale, che ha portato all’elaborazione di un modello virtuale. Intersecando le informazioni delle due fasi è stato infine possibile arrivare alla ricostruzione del progetto originale e alla comprensione dell’identità storica e architettonica dell’edificio, premessa fondamentale e necessaria per la sua valorizzazione e il suo riuso.
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Paci, Deborah. "Il mito del Risorgimento mediterraneo. Corsica e Malta tra politica e cultura nel ventennio fascista." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2013. http://hdl.handle.net/11577/3422626.

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Abstract:
In 1923 the Fascist regime began a propaganda campaign by claiming the territories of Corsica and Malta, held by France and Great Britain, that were deemed to be Italian lands. The Fascist regime produced literature on Corsica and Malta that justified that both islands were Italian lands based on historic, ethnic, and linguistic grounds. The Fascists quoted historical, geographical, linguistic, ethnographic and cultural relations between the Italian peninsula and the island elite during the nineteenth century, in order to present evidence of the Italianità of Corsica and Malta. The Fascist regime activate cultural institutions and the majority of the Italian intellectuals in order to justify, on the ideological level, the irredentist and imperial ambitions in the Mediterranean basin. This research aims to investigate the myth of the Risorgimento Mediterranean, a myth that was created in order to explain to Italian public opinion the Mussolini's foreign policy regarding Corsica and Malta. The myth of the Risorgimento Mediterranean created a strong link between the imperial mission of ancient Rome and the "Mediterranean destiny" of the House of Savoy. It gradually became a prevalent subject in Fascist publications and writings of personalities of the Italian cultural life. This study aims to examine the distance and the convergence between the mythological construction of the Risorgimento Mediterranean and the reality of the Fascist territorial claims in the Mediterranean, in particular on Corsica and Malta.
A partire dal 1923 il regime fascista diede avvio a una campagna propagandistica di rivendicazioni territoriali nei riguardi di Malta e della Corsica, facendo appello ad argomentazioni di ordine storico, geografico, linguistico, etnografico nonché ai legami culturali tra la Penisola italiana e le élites insulari risalenti al XIX secolo, al fine di comprovare l’italianità delle due isole. Il regime mobilitò le istituzioni culturali e larga parte dell’intellettualità italiana con l’intento dichiarato di suffragare, sul piano ideologico, le mire irredentiste e imperialiste nel bacino del Mediterraneo. Questa ricerca intende ricostruire la parabola del mito del Risorgimento mediterraneo, un mito che fu concepito e costruito con il proposito di giustificare e motivare, di fronte all’opinione pubblica italiana, le scelte compiute dal governo mussoliniano in materia di politica estera e in particolare nei confronti delle terre irredente mediterranee: la Corsica e Malta. Statuendo un nesso indissolubile tra la missione imperiale fascista, che era stata di Roma antica, e il «destino mediterraneo» di Casa Savoia, il mito del Risorgimento mediterraneo divenne progressivamente un motivo dominante nella pubblicistica fascista e negli scritti di insigni personalità dell’intellettualità italiana. Questo studio si propone di valutare la distanza e la convergenza tra la costruzione mitologica del Risorgimento mediterraneo e la realtà delle rivendicazioni territoriali dell’Italia fascista nel Mediterraneo, in particolare nei riguardi della Corsica e di Malta.
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Menti, Daiana. "L’Italia fuori d’Italia: il cattolicesimo veicolo dell’identità nazionale nell’ottica del fascismo. Compromessi e punti fermi dall’archivio di p. Pietro Tacchi Venturi S.I. (1923-1929)." Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2019. http://hdl.handle.net/11384/86049.

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Abstract:
[...] Lo studio dei 2210 fascicoli consultabili della sola serie Affari (su un totale di 2697) ha messo in luce un complesso intreccio di questioni in cui Tacchi Venturi fu coinvolto in veste di intermediario ufficioso fra Santa Sede e governo fascista. Si tratta di numerosi incarichi estremamente diversificati per materia (peraltro chiaramente indicata sulla camicia dei singoli fascicoli secondo un ordine messo a punto dal gesuita stesso), che costrinsero Tacchi Venturi a muoversi non solo fra il pontefice, la Segreteria di Stato e il capo del governo, ma soprattutto fra i diversi ministeri di volta in volta competenti, le Congregazioni, nonché singole personalità sia della sfera ecclesiastica che politico-istituzionale. Ciò che emerge dallo studio di questo fondo archivistico è un attivismo non comune [...]
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Baruzzo, Enrico. "Pensiero e attività pastorale in Elia Dalla Costa." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2009. http://hdl.handle.net/11577/3425646.

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Abstract:
In Conclave 1939 Eugenio Pacelli was elected pope and he took name of Pio XII. Although the diffusion of the idea about the unanimity of the choice between the cardinals of catholic Church, seems that a valid alternative in front of his election was represented by Elia Dalla Costa, archbishop of Florence and main personality in the catholic Italian Church during the central decades of the XX century. The present work analyses the lifetime and the pastoral action of this important person. Born in the 1872, Elia Dalla Costa was educated and lived his first pastoral expe-riences in the context of a Vicenza’s Church, where was strong the uncompromising Ca-tholicism. Since the 1911 to the 1923 he was parish priest in Schio, big industrial centre in Veneto, where he distinguished himself for the organization of local catholic movement and for the protection of population during the First World War. Elected bishop of Padua in 1923, he had to face very delicate matters, like the difficult management of diocese’s clergy and the problematic detachment from the “popolari” in the moment when the fascism was increasing. In the 1932 he was moved to Florence and in the 1933 he became cardinal. In Tuscany he distinguished himself like the reference for the other bishops of the region and he did an important organization of Florentine Church. During the Second World War he defended the population and the artistic treasures of town, and, in the post-war period, he engaged himself in the affirmation of the catholic ideas in the society and management of new pastoral problems. He died in the 1961. In this research an important role was held by the parish – meant, at the same time, like ecclesiastic area with a benefit and community of believers – because of its social incidence. Though the study of Visite pastorali, parish priest’s letters and reports was possible understanding the relapses of Dalla Costa’s government. For drawing up this work were examined documents which are in different arc-hives in Vicenza, Padua, Florence (places where Dalla Costa lived) and Rome. The sources are of different type: there are the documents of the Visite pastorali, deposited in Archivio della Curia Vescovile of Padua, the letters send by Dalla Costa to Rome at the Segreteria di Stato and the Congregazione Concistoriale, the reports of prefects and police about the action of this bishop.
Presentazione Nel Conclave 1939 veniva eletto papa Eugenio Pacelli, che assumeva il nome di Pio XII. Nonostante il diffondersi dell’idea sull’unanimità che c’era stata tra i cardinali di S. Romana Chiesa nello scegliere il segretario di Stato di Pio XI, sembra che una valida alternativa alla sua nomina fosse rappresentata da Elia Dalla Costa, arcivescovo di Firenze e figura di spicco nella Chiesa cattolica italiana dei decenni centrali del Novecento. Il presente lavoro analizza la vita e l’azione pastorale di questo importante perso-naggio. Nato nel 1872, Elia Dalla Costa si formò e visse le sue prime esperienze pastorali nel quadro di una Chiesa vicentina, segnata dalla dura intransigenza cattolica. Dal 1911 al 1923 fu arciprete di Schio, importante centro operaio veneto, dove si distinse per l’organizzazione del locale movimento cattolico e per l’impegno a tutela della popolazione civile durante il primo conflitto mondiale. Nominato vescovo di Padova nel 1923, dovette affrontare nella città di Sant’Antonio questioni assai delicate, come la difficile gestione di un clero diocesano diviso e il problematico distacco dai popolari nel momento in cui il fascismo si affermava. Nel 1932 fu trasferito a Firenze e nel 1933 venne elevato alla porpora cardinalizia. In Toscana si contraddistinse per il suo ruolo di riferimento nell’episcopato regionale e l’opera di riorganizzazione della sua diocesi. Durante gli anni della seconda guerra mondiale si segnalò per la difesa della popolazione e del patrimonio artistico fiorentini e, nel dopoguerra, si impegnò per riaffermare i principi cattolici nella società e per gestire nuovi problemi pastorali. Morì nel 1961. Un ruolo importante in questa indagine è ricoperto dalla parrocchia, intesa non solo come circoscrizione ecclesiastica dotata di un beneficio ma anche come comunità dei fedeli, come soggetto, quindi, capace di avere un’incidenza sociale. Attraverso lo studio delle Visite pastorali e delle lettere e relazioni dei parroci si è potuta ricostruire la ricaduta che ebbero le scelte di governo di Dalla Costa. Per la stesura del presente lavoro sono stati esaminati documenti conservati in di-versi archivi, distribuiti tra Vicenza, Padova, Firenze (luoghi dove visse ed operò Dalla Costa) e Roma. Le fonti a cui si è attinto sono di varia tipologia e spaziano dagli atti delle Visite pastorali, depositate presso l’Archivio della Curia Vescovile di Padova, alle lettere che il vescovo inviava a Roma alla Segreteria di Stato e alla Congregazione Concistoriale, passando attraverso le relazioni di prefetti e questori presenti nell’Archivio Centrale dello Stato e nell’Archivio dello Stato di Padova.
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PERIN, RAFFAELLA. "Radio Vaticana tra apostolato, propaganda e diplomazia: dalla fondazione alla fine della Seconda guerra mondiale (1931-1945) / Entre apostolat, propagande et diplomatie: Radio Vatican de sa fondation à la fin del al Seconde guerre mondiale (1931-1945). Tesi di Perfezionamento in discipline storiche /Thèse de doctorat d'Histoire moderne et contemporaine. Scuola Normale Superiore, Pisa; Ecole Pratique des Hautes Etudes, Paris. Direttori di tesi Daniele Menozzi, Denis Pelletier. Discussa a Pisa il 6 luglio 2016." Doctoral thesis, -, 2016. http://hdl.handle.net/10278/3676731.

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Bullo, Eleonora <1985&gt. "La fotografia sportiva in Italia: dal Fascismo ad oggi." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3512.

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Abstract:
La tesi analizza le finalità che la fotografia sportiva ha avuto in Italia. Il primo capitolo serve ad individuare quali siano stati gli sviluppi a livello internazionale delle tecniche ed espressioni che hanno contribuito al nascere di questa disciplina. La seconda parte, invece, tende a dimostrare come, in Italia, la fotografia di sport sia stata utilizzata, in epoca fascista, a fini propagandistici e dal secondo dopoguerra in poi, a seguito del boom fotogiornalistico, come sostegno visivo alle cronache di avvenimenti sportivi e come veicolo pubblicitario.
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Manfren, Priscilla. "Niger alter ego: stereotipi e iconografie coloniali nell'Italia del Ventennio." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2016. http://hdl.handle.net/11577/3424415.

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Abstract:
This work collects and analyzes a large corpus of Italian sources, both visual and literary, having as subject the black populations of colonial Africa. The research investigates specifically the sources of the fascist period (1922-1943). It examines various kinds of images, such as works of art, graphic works in illustrated magazines, commercial art and illustrations for children, as well as many articles taken by old Italian magazines and newspapers. The work wants to frame the various sources critically and to outline the evolution of some stereotypes related to the black colonial population and produced by an Eurocentric point of view. The first chapter presents the methodology which has been used to set the work; the second one, instead, is divided into two sections: the one contextualizes the European art with exotic subject and, specifically, the Orientalism trend and some of its Italian members; the other is devoted to the presentation of the artistic debate related to the Italian colonial artworks of the fascist period. The third chapter, which is the core of the work, is divided into various sections, which analyze the different male and female stereotypes emerged from the observation of images and texts. The study takes account of some historical situations, such as the Italo-Ethiopian wars of the late nineteenth century and of the 1935-36 biennium, which contributed to the spread of many clichés and iconographies about the black populations. The research also offers information about many of the Italian artists mentioned: these notes are useful for the comprehension of the fascist colonial art, of its exhibitions and its protagonists. The last part of the work presents the bibliography, a selection of the artistic and ethnographic articles found during the researches and used in the work, and the catalogue of the illustrations, which consists in a selection of over eight hundred images.
Il presente lavoro è dedicato alla raccolta e all'€™analisi di un nutrito corpus di fonti visive e letterarie italiane, aventi come soggetto le popolazioni nere dell'€™Africa durante il periodo coloniale; l'arco cronologico indagato è, nello specifico, quello del Ventennio fascista (1922-1943). La ricerca prende in esame svariate tipologie di veicoli delle immagini, quali opere d'arte, riviste illustrate e grafica per l'infanzia, nonché numerosi articoli d'epoca tratti da riviste e quotidiani. Lo scopo del lavoro è quello di indagare le diverse modalità  di rappresentazione dell'alterità nera, al fine di mettere in luce i pregiudizi e gli stereotipi generati dalla visione eurocentrica. Prima di passare alla disamina dei diversi clichés emersi dall'insieme delle immagini reperite, il lavoro propone un capitolo introduttivo, dedicato a presentare la metodologia con la quale è stata impostata la ricerca. Il secondo capitolo è suddiviso in due sezioni, l'una rivolta alla contestualizzazione dell'€™arte a soggetto esotico, della corrente ottocentesca dell'€™Orientalismo e di alcuni suoi esponenti italiani, l'altra riservata alla presentazione del dibattito in merito all'arte a soggetto coloniale nell'ambito della critica d'€™arte del Ventennio. Il terzo capitolo, suddiviso anch'€™esso in diverse sezioni, analizza gli stereotipi maschili e femminili emersi dall'osservazione delle immagini e dalla lettura dei testi d'epoca, tenendo conto di alcuni particolari frangenti storici, quali le guerre italo-etiopiche del tardo Ottocento e del biennio 1935-36, che hanno contribuito alla diffusione di determinati soggetti e iconografie. Il lavoro propone, oltre all'analisi delle immagini, notizie in merito a molti degli artisti citati, utili per comprendere l'arte coloniale del periodo fascista e le vicende dei suoi protagonisti. Concludono il lavoro l'apparato bibliografico, una parte dello spoglio degli articoli d'epoca rintracciati, divisi in fonti a tema artistico e fonti a soggetto etnografico, e il catalogo delle illustrazioni, consistente in una selezione di oltre ottocento elementi.
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CUCCU, FRANCESCA. "Profilo della magistratura italiana: la Corte di Cassazione dal fascismo alla Repubblica." Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2017. http://hdl.handle.net/11584/249629.

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Abstract:
This paper examines the Italian Supreme Court of Cassation, in the period between the rise of fascism and the beginning of the Republican era, with particular attention to the judges involved. The Supreme Court has mainly been analyzed with respect to its members, with the compilation of a biographical repertoire that traces the career, from their entry into the judicial career to their retirement. The period allowed to examine in depth the relationship between the judiciary and fascism, the conduct of judiciary itself during that period, and the next step, the purge from fascism. This historical period was chosen because of previous studies and collaborations in structured research, in particular the project “The purge of the judiciary to the fall of Fascism” under the Relevant National Interest Research Program (PRIN) 2006, “Judiciary and politics in the modern and contemporary State” (national scientific coordinator Guido Melis), and the project “The relationship between political power and judicial power: the purge of the judiciary in Italy and Sardinia, from fascism to democracy”, funded by the Sardinian Region (national scientific coordinator Mariarosa Cardia). The first phase consisted of the collection of the documentary material present at National Archives in Rome and at the Ministry of Justice, completed in December 2015 and the examination of the sources available for legislation. From June 2013 until December 2015 several missions were carried out, to the National Archives and to the Ministry of Justice. The research was developed based on the analysis of the rankings of the Ministry of Justice and, for years in the Archives, the Guida Monaci, sources who have permitted to develop the list of judges to consider. From this examination it was passed to the finding of judges’ individual personal files. It was possible to find 300 personal files, reviewed, photographed and surveyed, in various funds, in addition to material not directly present in the personal files but connected to the research. Next phase was the processing of the biographies, mainly based on the archival material found in “III Versamento”, “Cassazione”, “Ministero”, “Epurazione”. This choice was made in order to have a sufficient number of judges to be analyzed, with the purpose and the hope of being able to carry forward the work in the future by enriching each biographical file, integrating the archival material already seen with other sources.
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Pertegato, Ketty <1990&gt. "Architettura e metafisica. Parallelismi fra l'arte metafisica e l'architettura del Ventennio fascista." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21356.

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Abstract:
La presente tesi vuole analizzare, nel contesto storico-artistico dei primi decenni del Novecento, la relazione tra lo scenario urbano presente nella pittura metafisica e la sua materializzazione nell’architettura del Ventennio fascista. La pittura metafisica risulta essere l’incipit di un percorso che si è concretizzato fra le due guerre e che ha posto l’accento sulla ripresa d’interesse per l’arte italiana portando al successivo ritorno dell’ordine novecentista. L'elaborato quindi partendo dall'analisi dell'attività artistica di Giorgio de Chirico, e di altri artisti come Sironi, Carrà, Paresce, Tozzi e Zanini, vuole delineare gli elementi cardine che furono d'ispirazione ai successivi progetti architettonici. Il legame di dipendenza si esplicita nel paragone fra le opere degli artisti sopracitati e alcuni progetti realizzati per le città di Milano e Roma. Il confronto permette di ricavarne analogie e contraddizioni.
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De, Benetti Nicola <1994&gt. "Cultura popolare e identità politiche : il "recupero delle tradizioni" nel Trevigiano dal fascismo al leghismo." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15686.

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Abstract:
Partendo dalla figura di Giuseppe Mazzotti, con questa tesi si vuole mettere sotto la lente d’ingrandimento la valorizzazione della cultura popolare. Un’opera stimolata durante il fascismo dagli ideali tradizionalisti che impregnavano l’ambiente culturale e politico di Treviso durante gli anni Venti e Trenta. Come promotore culturale, Mazzotti contribuì a mettere in risalto la tradizione, intesa sia come cultura popolare, sia come critica al modernismo. Nel dopoguerra egli continuò a celebrare la cultura trevigiana, mitizzandone i valori artistici e popolari. Nel mentre, il territorio e la società iniziarono a risentire dei cambiamenti dovuti dallo sviluppo tecnologico ed economico che coinvolsero la Penisola. Un cambiamento che modificava non solo l’aspetto paesaggistico ma pure le abitudini e i consumi dei trevigiani. Il benessere degli anni Ottanta finì nella crisi politica che contribuì a far emergere nuovi attori politici; tra cui la Lega Nord. A Treviso il rifiuto delle nuove abitudini consumistiche della gente si concretizzò nella creazione dell’Ombralonga, una manifestazione enologica tra le varie osterie della città. Iniziata per svago da dei giovani ragazzi, l’Ombralonga diventò un evento noto anche al di fuori delle mura, attirando soprattutto l’attenzione della Lega. Patrocinando e finanziando la manifestazione, il partito rivendicava non solo il carattere tradizionale e locale del consumo enologico, ma tentava di rilanciare l’etichetta della ‘Marca Gioiosa’ entrata in auge grazie a Mazzotti.
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Donadel, Nicolas Andres <1993&gt. ""Nè vinti nè domi": Treviso e la spedizione fascista del 13 luglio 1921." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17283.

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Abstract:
Tramite vari documenti ritrovati presso gli Archivi di Roma e Treviso e l'ausilio di un'ampia bibliografia incentrata sul tema del fascismo, si vuole ripercorrere i tragici fatti della notte del 13 luglio 1921 e le conseguenze che essi ebbero sulla politica italiana di quel periodo.
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SANDONA', ALAN. "ALLE ORIGINI DEL LIBRO ¿DELLA TUTELA DEI DIRITTI¿: ¿STORIA ESTERNA¿, NATURA ED ASCENDENZE LEGISLATIVE, DOTTRINALI E GIURISPRUDENZIALI DEL VI LIBRO DEL VIGENTE CODICE CIVILE." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2012. http://hdl.handle.net/2434/168358.

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Abstract:
The contribution is devoted to the study of Book VI of the Italian Civil Code of 1942,investigating, in particular, the legislative policy choices, the peculiarity and the legal ideology that the legislator wanted to express with it, and checking whether they have found in the book "Della tutela dei diritti", as it was made, authentic expression. In light of the objectives it seemed useful to articulate the research along two main lines, autonomous and complementary at the same time, so that in case of convergence of their results, their synthesis might lead to stronger results. First we tried to reconstruct, in a more detailed manner possible, "external history" of the book "Della tutela dei diritti" on the assumption that the reconstruction of the events that formed the complex historical phenomenon that was the codification of italian private law may help to extrapolate these trends and those guideline that constitute the true soul of a code and, even more of the mere rules that make it up, allow to appreciate the spirit and character that are immanent to it. Secondly, we have retraced the specific events of the individual institutions that came together in Book VI, following the actual behavior in the historical (ie studying them in their legislative dimension, doctrinal, and, when possible, case law) in order to identify and verify the common characteristics, structural or functional, which may have led, in systematic adopted in 1942, the amalgamation. Survey which, among other things, could help determine whether the legislature's choice was "authoritarian," wich mean that is designed from scratch to impose a different legal architecture on which to develop future law, or necessitated, in the sense that the works conducted by dogmatic science and by case law upon the code of '65 in the light of new doctrinal influences would need to find a positive expression such as that in fact upheld.
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BENNATI, Matteo. "Una giustizia in transizione : trame complesse di giustizia e politica nel passaggio dal fascismo alla Repubblica." Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2021. http://hdl.handle.net/11384/106086.

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Monaco, Carlo <1965&gt. "Dei doveri che il pubblico ufficio mi impone: burocrazie statali e ceti di governo nel Veneto dal fascismo al dopoguerra." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2010. http://hdl.handle.net/10579/961.

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Abstract:
A partire da una considerevole documentazione archivistica inedita – basata principalmente sulle carte dell'amministrazione dell'Interno – l'autore ricostruisce la vita e il funzionamento dell'apparato burocratico statale periferico in una provincia italiana, quella di Padova, indagando le reti di rapporti che legano i funzionari e gli uffici alla società locale ed ai poteri centrali. Per la seconda metà degli anni Trenta e fino alla caduta del fascismo, attraverso le carte di prefettura si sono seguite (per quanto possibile) tutte le “situazioni politiche locali”: tramite le segnalazioni a carico (o a discarico) di funzionari di governo o di partito, segretari comunali e podestà, membri del direttorio e segretari del fascio, carabinieri e uomini della milizia, medici, avvocati e preti in tutti i 105 comuni della provincia, registrando ogni dissidio (ma anche ogni convergenza) fra le autorità coinvolte ed evidenziando in definitiva le trame pulviscolari di potere e le tecniche multipolari di controllo. L'ordito che se ne rileva – rifacendosi sempre ad una più vasta campionatura, cui corrisponde una recente e crediamo attenta bibliografia – è quello di una società burocratica interamente votata al controllo ma, al contempo, alla continua ricerca di forme di adattamento e di compatibilità: i controllori, alla fine degli anni Trenta, sono i primi controllati, ingranaggi essi stessi del meccanismo al quale sovrintendono. La ricerca, quindi, si avvale di un continuo confronto con una più ampia realtà regionale e nazionale, che si rivela utile in particolare per comprendere lo snodo dei quarantacinque giorni del governo Badoglio e dei primi mesi della repubblica sociale italiana, qui analizzati attraverso le biografie e le memorie dei funzionari e proiettando il reticolo dei movimenti prefettizi in una cartografia georeferenziata. Si tratta di nodi che verranno al pettine nei mesi del dopoguerra, studiati attraverso un massiccio ricorso alle carte dell'epurazione (qui analizzata sul piano amministrativo e disciplinare più che su quello penale) e che proietteranno la loro ombra in un modo di intendere l'amministrazione e di gestire le sue cose che si rivelerà appieno con la crociata del 18 aprile e, di lì a poco, nei giorni dell'attentato a Togliatti. Il lavoro, nel suo complesso, non è quindi inteso soltanto a evidenziare la continuità dello Stato – una categoria storiografica che anzi, per certi versi, viene qui sottoposta a vaglio critico, proponendo una diversa periodizzazione – ma a valutare che cosa sopravviva di una amministrazione e come si rinnovino le sue reti burocratiche nell'attraversamento dei periodi di crisi.
Starting from a considerable bulk of unpublished archive material – first of all, documents from the Ministry of Internal Affairs – the author reconstructs the bureaucratic machinery in an Italian province, that of Padua, through the investigation in the network of relations which connected the local government officials and offices to the local society and the central power from the second half of the 1930s up to the fall of Fascism. The author has followed all the “local political situations” (as far as this has been possible) through the examination of prefecture documents, in particular notifications against – or in favour of – government or party officials, town clerks and podestà, members of the directorate and secretaries of the Fascist Party, carabinieri and men of the militia, medical doctors, advocates and priests in all the 105 municipal districts of the Padua province. Such documents keep recorded every conflict – but also every common interest – among the authorities involved and they underline the subtle power plots and the different control techniques. Thanks to a wider and wider collection of documented cases – corresponding to a recent and, we believe, scrupulous bibliography – the research brings out the tissue of an entirely controlled bureaucratic society, which was at the same time continually looking for adjustment and compatibility; at the end of the 1930s, the controllers were the first to be controlled, as if they had been the gears of the same system that they were called to superintend. The research on a local level has proceeded thanks to an uninterrupted comparison with a wider regional and national reality; such a comparison has been helpful to understand the articulation of the Badoglio government – which lasted 45 days – and of the first months of the social, Italian republic. Both these forms of government have been examined through the biographies and the memoirs of the officials and the geographic movements of the prefects. They gave their results in the first post-war months and now they can also be studied thanks to the existing documents about the purge - which has been here analysed more on an executive and disciplinary level than on a penal one. Such political choices influenced the way of running the government, as the crusade of the 18th of April and the assassination of Togliatti later revealed. On the whole, this work aims not only at pointing out the State continuity – in a sense, this kind of historiography is here submitted to critical scrutiny and therefore a different fragmentation in periods is proposed - but also at estimating how a form of government can survive and how its bureaucratic network can be renewed in periods of crisis.
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Manzini, Veronica. "Trattamenti di ripristino dei solai latero-cementizi storici ammalorati: uno studio sperimentale nell’ex-Casa del Fascio di Predappio (FC)." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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Abstract:
Gran parte del patrimonio architettonico del XX secolo, sottoposto a vincolo di tutela, presenta strutture in calcestruzzo armato affette da gravi problemi di durabilità e di messa in sicurezza. Il presente elaborato sviluppa l’analisi comparativa di tre differenti trattamenti di ripristino per il recupero dei travetti dei solai latero-cementizi storici ammalorati. Lo scopo dello studio sperimentale è valutare l’efficacia di tali prodotti, mediante la loro applicazione in situ all’intradosso di un solaio, nel caso studio dell’ex Casa del Fascio di Predappio (FC), e la successiva definizione delle loro caratteristiche specifiche, confrontandole con quanto dichiarato dai produttori nelle schede tecniche. I risultati dell’indagine sperimentale rivelano un calcestruzzo originale di scarsa qualità e con armature lisce e diffusamente corrose, mentre le malte di ripristino mostrano criticità legate alla loro lavorabilità; essa è necessariamente ridotta per l’applicazione all’intradosso ma che può provocare scarsa adesione al substrato di supporto. Inoltre, l’intervento manuale nella messa in opera in situ introduce fattori poco controllabili nella preparazione del supporto, nel dosaggio dell’acqua di impasto e nell’applicazione stessa dei trattamenti. Si deduce quindi che l’efficacia dei trattamenti di ripristino sia riconducibile non solo alle caratteristiche tecniche specifiche dei singoli prodotti impiegati, ma in misura molto rilevante anche alle modalità di posa in opera.
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Baragli, Matteo. "Dal popolarismo al clerico-fascismo: Cattolicesimo e nazione nell’itinerario di Filippo Crispolti (1919-1929)." Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2013. http://hdl.handle.net/11384/86040.

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Abstract:
This research analyses the issue of Clerico-Fascism, within the framework of Italian political life of the Twenties, with a particular focus on the figure of Filippo Crispolti. After the rise to power of Fascism, Crispolti and the Clerico-Fascists supported the new Regime, which they supposed would promote Catholic renewal in opposition to the secularisation of Italian society and of its liberal institutions. The Centro Nazionale Italiano (Cni), founded in 1924 by pro-Fascist Catholics, was the most representative form of Italian Clerico-Fascism. The Cni members, and Crispolti between them, guaranteed their complete political support of fascism. At the centre of their ideological project there was the indissoluble and god-given link between Catholicism and the Italian nation. Fascism, according to this view, would definitely have allowed the catholic faith to regain its position of importance which it was due to hold in the public sphere. The clerical and conservative background of Cni members, allowed them to converge with the moderate nationalism and the conservative sectors of fascism, as well as causing some friction with the squadrismo and the nationalists of lay origin. The Vatican cautiously approved of the foundation of the Cni, but began to view it with suspicion because of its exaggerated pro-Fascism and its independence from the Holy See. The mistrust increased in consequence of frictions with Italian Azione Cattolica and the condemnation of Action Française. Finally in 1928 Pope Pius XI condemned the Cni, causing the end of any Clerico-Fascist project; the agreement between the fascist regime and Catholic aspirations was to continue in the Lateran Pacts of 1929.
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Baragli, Matteo. "Dal popolarismo al clerico-fascismo : Cattolicesimo e nazione nell'itinerario di Filippo Crispolti (1919-1929)." Paris, EPHE, 2013. http://www.theses.fr/2013EPHE5016.

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Abstract:
Cette étude analyse l'émergence en Italie du clérico-fascisme, en se référant plus particulièrement à la figure de Filippo Crispolti. Après la Marche sur Rome, Crispolti et les clérico-fascistes supportèrent le nouveau régime, car ils voyaient dans la consolidation du fascisme la possibilité de soutenir les intérêts du catholicisme, en opposition à la sécularisation de la société italienne et de ses institutions libérales. Le Centro Nazionale (CNI), fondé en 1924 par les catholiques pro-fascistes, fut le rassemblement le plus significatif du clérico-fascisme italien. Les membres du CNI, et Crispolti entre eux, garantirent tout leur soutien au fascisme. Leur vision politique demeurait centrée sur le lien indissoluble et providentiel entre catholicisme et nation italienne. Le fascisme, d’après eux, ne manquerait pas de redonner à la foi catholique toute l’importance qui lui revenait dans la sphère publique. La mentalité cléricale et conservatrice des membres du CNI leur permit ainsi de converger avec le nationalisme modéré et les secteurs conservateurs du fascisme; des difficultés surgirent au contraire avec le squadrismo et les nationalistes d'origine laïque. L’attitude du Vatican fut d'abord de soutenir les clérico-fascistes, mais au cours des années le Saint-Siège accentua ses perplexités envers le CNI, en raison de son pro-fascisme exacerbé. La méfiance augmenta à la suite de la condamnation de l'Action française et des frictions entre fascisme et Azione Cattolica. Enfin, en 1928, le pape Pie XI condamna le CNI, provoquant la fin du projet clérico-fasciste, tandis que l'accord entre le régime fasciste et les aspirations catholiques aurait abouti aux Pactes du Latran
This research analyses the issue of Clerico-Fascism, within the framework of Italian political life of the Twenties, with a particular focus on the figure of Filippo Crispolti. After the rise to power of Fascism, Crispolti and the Clerico- Fascists supported the new Regime, which they supposed would promote Catholic renewal in opposition to the secularisation of Italian society and of its liberal institutions. The Centro Nazionale Italiano (Cni), founded in 1924 by pro-Fascist Catholics, was the most representative form of Italian Clerico-Fascism. The Cni members, and Crispolti between them, guaranteed their complete political support of fascism. At the centre of their ideological project there was the indissoluble and god-given link between Catholicism and the Italian nation. Fascism, according to this view, would definitely have allowed the catholic faith to regain its position of importance which it was due to hold in the public sphere. The clerical and conservative background of Cni members, allowed them to converge with the moderate nationalism and the conservative sectors of fascism, as well as causing some friction with the squadrismo and the nationalists of lay origin. The Vatican cautiously approved of the foundation of the Cni, but began to view it with suspicion because of itsexaggerated pro-Fascism and its independence from the Holy See. The mistrust increased in consequence of frictions with Italian Azione Cattolica and the condemnation of Action Française. Finally in 1928 Pope Pius XI condemned the Cni,causing the end of any Clerico-Fascist project; the agreement between the fascist regime and Catholic aspirations was tocontinue in the Lateran Pacts of 1929
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Donadon, Marco <1992&gt. "Ca' Foscari e l'«impero» veneziano : dal mito della Serenissima alle politiche fasciste (1868-1943)." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12261.

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Abstract:
La tesi di laurea dal titolo Ca' Foscari e l'«impero» veneziano. Dal mito della Serenissima alle politiche fasciste (1868-1943) mira ad approfondire il rapporto che intercorse fra Venezia, Ca’ Foscari e le rielaborazioni del mito della Serenissima dalla fondazione della Scuola di Commercio fino alla caduta del fascismo. Il progetto di ricerca scaturisce dagli stimoli suscitati dall’esposizione Ascari e Schiavoni, il razzismo coloniale e Venezia, allestita negli spazi di Cultural Flow Zone in occasione dell’ottantesimo anniversario della prima legge sulla «tutela della razza», varata per impedire rapporti «d’indole coniugale» tra uomini italiani e donne africane. Per una maggiore completezza e organizzazione del discorso, si è voluto strutturare l’elaborato in quattro capitoli: i primi due intendono decostruire gli eventi, le riflessioni e le narrazioni che, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, alimentarono il mito della Serenissima sulla base di progetti politici di matrice nazionalista, irredentista e colonialista, concentrandosi in particolare sul contesto accademico veneziano quale soggetto storico funzionale ai progetti espansionistici dell’élite nazionale e locale. Il terzo e il quarto capitolo, invece, si prefiggono di descrivere il processo di appropriazione della memoria storica di Venezia che il fascismo condusse al fine di supportare e legittimare il progetto imperiale italiano, attuatosi dopo la conquista dell’Etiopia nel maggio del 1936. Anche in questo caso, particolare attenzione è stata rivolta all’università della città. Per concludere, la ricerca è stata condotta con l’obiettivo di far luce su alcune pagine controverse della storia di Ca'Foscari in concomitanza con la celebrazione del centocinquantesimo anniversario della sua nascita.
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Santarelli, Martina. "Discorso accademico e testo storico: proposta di traduzione della monografia Cronache del fascismo nella città del Duce di Elio Santarelli." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/12753/.

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Abstract:
Questo elaborato intende presentare ed analizzare la traduzione dall’italiano all’inglese della monografia Cronache del fascismo nella città del Duce dello storico forlivese Elio Santarelli. Per poter completare in maniera efficace il lavoro di traduzione è stato necessario focalizzarsi prima di tutto sul genere testuale a cui l’opera appartiene, in modo da poterne cogliere convenzioni e destinatario. Il testo è stato identificato come appartenente al macro-genere accademico e, in particolare, al sottogenere della monografia a tema storico. Prima di procedere con la traduzione si è, dunque, condotto un approfondito studio del genere accademico, che è stato considerato prima dal punto di vista teorico e poi da quello traduttivo. A questo proposito, è stata effettuata un’analisi comparata di due opere appartenenti allo stesso genere testuale del testo di partenza, mettendole a confronto con le loro traduzioni. In questo modo, si sono colte le differenze che intercorrono nella realizzazione di monografie storiche tra il mondo anglosassone e quello italiano. I due diversi livelli di analisi, del genere testuale e di testi tradotti, hanno permesso di gettare le fondamenta del lavoro di traduzione, che è quindi stato basato su considerazioni pratiche.
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FERRARINI, FABIO. "ITALIANI E TEDESCHI ALLA CONQUISTA CULTURALE DEL 'GRANDE NORD' (1922-1945)." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2020. http://hdl.handle.net/2434/733695.

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Abstract:
The interest on fascism in Scandinavia and Finland is due to the importance that Nazism gave to the ‘nordic race’, its mythology and its cultural heritage. Fascism did not become very popular in the Nordic countries and it did not achieve power anywhere (the only exception was the case of Vidkun Quisling). This study, focused on Italian and German cultural propaganda in the Nordic countries, could show us that fascism was a global and transnational doctrine with diverse reformulations or ramifications. Therefore, this research could also be useful to the analysis of Mussolini’s struggle against Nazi political and cultural influence in the Nordic area. Organisations and associations like the Società Dante Alighieri (Dante Alighieri Society) and the Nordische Gesellschaft (Nordic Society), embodied the cultural comparison between the trope of Rome and the Germanic Weltanschauung. Moreover, the matter of race broke the network of the European right-wing groups and brought the failure of the ‘Fascist International’ dream. Consequently, the contradiction between the Latin and the Nordic interpretations of the world, made the Italo-German alliance fragile and inefficient.
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Colamaria, Nazareno <1988&gt. "Il pensiero razzista nell'Italia fascista: dalle pagine de "La Difesa della razza" ai Protocolli dei Savi di Sion." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12226.

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Abstract:
Obiettivo della ricerca di tesi è quello di studiare e analizzare le pagine della rivista "La Difesa della razza" nel tentativo di ricostruire il pensiero e le filosofia razziste nell'Italia di regime. L'analisi ripercorre le tappe maggiormente significative del pensiero razzista italiano e del sentimento antisemita riconoscendo nella diffusione del falso storico " I Protocolli dei Savi di Sion" un momento decisivo.
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SURDI, ELENA. "Antonio Rubino tra le pagine dei periodici per ragazzi: un artista ironico nel periodo fascista." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2013. http://hdl.handle.net/10280/1670.

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Abstract:
Lo scrittore ed illustratore Antonio Rubino (1880-1964) fu artista di rilievo nel panorama letterario infantile del Novecento, prolifico nell’ideare opere connotate da forte ironia e da soluzioni espressive multimediali. La ricerca dà risalto a quanto pubblicato dall’artista sanremasco sulle pagine dei periodici per ragazzi nella prima metà del XX secolo, settore ad oggi privo di uno studio sistematico. Si tratta di un punto di vista favorevole a far emergere i contenuti trasmessi dall’autore al destinatario infantile, nonché a fare luce sul controverso rapporto con il fascismo e a tratteggiare l’evoluzione multimediale della sua produzione per l’infanzia. La definizione di una poetica rubiniana, che colga le matrici artistiche e le peculiarità ironiche della sua arte, conduce ad una riflessione educativa che interroghi la responsabilità assunta da Rubino nei confronti dell’infanzia lettrice.
The writer and illustrator Antonio Rubino (1880-1964) was a significant artist in the children’s literary panorama of the twentieth century. His works are connoted by strong irony and multimedia expressive solutions. This research is focused on Rubino’s works edited on children’s periodicals in the first half of the 20th century, a field that hasn’t been systematically studied yet by critics. This ideal point of view highlights the contents transmitted by the author to the young reader, underlines the relationship between the artist and the fascism and delineates the multimedia evolution of his children’s production. The analysis of the Rubino’s artistic thought, influenced by the contemporary trends, shows the peculiarities of his ironic style. It also guides to an educative consideration that examines the responsibilities of the author for young readers.
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SURDI, ELENA. "Antonio Rubino tra le pagine dei periodici per ragazzi: un artista ironico nel periodo fascista." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2013. http://hdl.handle.net/10280/1670.

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Abstract:
Lo scrittore ed illustratore Antonio Rubino (1880-1964) fu artista di rilievo nel panorama letterario infantile del Novecento, prolifico nell’ideare opere connotate da forte ironia e da soluzioni espressive multimediali. La ricerca dà risalto a quanto pubblicato dall’artista sanremasco sulle pagine dei periodici per ragazzi nella prima metà del XX secolo, settore ad oggi privo di uno studio sistematico. Si tratta di un punto di vista favorevole a far emergere i contenuti trasmessi dall’autore al destinatario infantile, nonché a fare luce sul controverso rapporto con il fascismo e a tratteggiare l’evoluzione multimediale della sua produzione per l’infanzia. La definizione di una poetica rubiniana, che colga le matrici artistiche e le peculiarità ironiche della sua arte, conduce ad una riflessione educativa che interroghi la responsabilità assunta da Rubino nei confronti dell’infanzia lettrice.
The writer and illustrator Antonio Rubino (1880-1964) was a significant artist in the children’s literary panorama of the twentieth century. His works are connoted by strong irony and multimedia expressive solutions. This research is focused on Rubino’s works edited on children’s periodicals in the first half of the 20th century, a field that hasn’t been systematically studied yet by critics. This ideal point of view highlights the contents transmitted by the author to the young reader, underlines the relationship between the artist and the fascism and delineates the multimedia evolution of his children’s production. The analysis of the Rubino’s artistic thought, influenced by the contemporary trends, shows the peculiarities of his ironic style. It also guides to an educative consideration that examines the responsibilities of the author for young readers.
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BASSANI, TANIA. "LE RETI IMPRENDITORIALI NELLA PROVINCIA DI BERGAMO DAL PERIODO FASCISTA AL BOOM ECONOMICO. UN PROFILO ATTRAVERSO GLI INTERLOCKING DIRECTORATES (1927-1960)." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2011. http://hdl.handle.net/2434/155481.

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Abstract:
The business networks in Bergamo from Fascism to the Italian economic boom (1927-1960): by using interlocking directorates technique. This research analyses the network of interlocking directorships in Bergamo from Fascism to the Italian economic boom (1927-1960). Studying the interlocking directorates can help highlighting the mechanism of management and control both over the firms and the economic environment. Bergamo and its territory, which was quite an industrialized area at the time, represents an interesting case study of the evolution of the Italian capitalism structural patterns. The main source of data is a database containing records of enterprises which were registered at the local Chamber of Commerce, from 1849 to 1978, and another documents. Network ties are analysed by other sophisticated programs such as Ucinet, which uses matrices comprising linkages between persons and groups. The present study is specifically focus on five benchmark years (1927, 1936, 1952, 1960). In particular, the study examines the intercorporate relations by using interlocking directorates technique. It’s based on the linkages among corporations created by members who sit on two or more corporate boards. The multiple directors with four or more positions are designed «big linkers», who usually played a leading role within the business community and social and political sphere as well. In general a small number of big linkers were responsible for a very large numbers of interlocks: the structure of the business networks in Bergamo confirm such hypothesis.
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MEDAS, GIULIA MARIA. "¿QUIÉNES FUERON LOS VOLUNTARIOS? Identità, motivazioni, linguaggi e vissuto quotidiano dei volontari italiani nella guerra civile spagnola." Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2014. http://hdl.handle.net/11584/266526.

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Abstract:
This study had the objective of reconstructing motivations, identity construction and political- ideological paths, the daily life and the tensions ideals, although in opposite perspectives, of the Italian volunteers that engaged Spanish civil war in the Republican front inside of the International Brigades, both in troops sent by Mussolini in support of Franco's militias. Taking a cue from the most recent and innovative areas of Italian and Spanish historiography, it is aimed to build a path analysis aimed at critically retrace the events and actions of the Italian volunteers of both sides, from the study of their subjectivity. Similarly, through the intersection of archival sources, the press and memoirs, has deepened since the data determined by the influence of political myth, such as the Popular Front for the anti-communism for the fascist volunteers, both served as an element of identification and cohesion for those fighters. In addition, this investigation has to go beyond the point of view of officers, politicians and intellectuals to try to penetrate into the everyday life of these soldiers, from moments of elation for victories and military commitment, to having to relate with the difficulties and brutality of a conflict engaged in a foreign land in a manner and for different reason.
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NEMORE, FRANCESCA. "Guida alle fonti sussidiarie per la storia del Ministero delle Corporazioni." Doctoral thesis, 2013. http://hdl.handle.net/11573/918321.

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Abstract:
Oggetto della ricerca è la ricostruzione di un archivio scomparso e attraverso di esso della storia di un Ministero di cui non si conoscono appieno competenze e struttura. L'idea di ricercare questa documentazione, frammentata in varie sedi, e di redigere quindi una guida prende avvio da alcune considerazioni, molto discusse nella storiografia recente, sulla politica economica del regime fascista e su come questo politiche abbiano in qualche modo potuto influenzare le politiche economiche del periodo repubblicano. Le fonti a disposizione non consentivano di dare conferme o smentite a questa ipotesi perchè tra la documentazione del fondo del Ministero dell'Industria del Commercio e dell'Artigianato, che assunse, in periodo repubblicano, le funzioni precedentemente svolte dal Ministero delle Corporazioni, presente in Archivio Centrale dello Stato c'è una lacuna che comprende larga parte della documentazione del periodo fascista. Risultava quindi molto difficoltoso ricostruire sia le competenze sia la struttura burocratico-amministrativa del Ministero. Per la ricerca sono stati presi in considerazione circa 50 istituti conservatori ma solo alcuni di essi conservavano documentazione riguardante il Ministero, si è inoltre scelto di focalizzare l'attenzione sull'attività dell'amministrazione centrale del Ministero, tralasciando gli uffici periferici. Con questa ricerca si è tentato di porre in evidenza il ruolo fondamentale svolto dal Ministero delle Corporazioni nell'orientamento assunto dal fascismo in materia di economia, soprattutto per la parte riguardante la nascita e lo sviluppo delle aziende a partecipazione statale, ma anche come ci sia una certa linea di continuità nelle direttrici di politica economica messe in atto dagli ultimi governi del periodo liberale, dal fascismo e dai governi repubblicani. Infine si è cercato di dar conto dell'evoluzione burocratico-amministrativa del Ministero, anche in questo caso in parallelo con quella dei dicasteri che lo hanno preceduto e che gli sono succeduti, per far capire come l'aumento di competenze andasse di pari passo con l'ingigantimento della struttura burocratica.
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CHINI, CHIARA. "Ai confini d'Europa. Italia e Irlanda tra le due guerre." Doctoral thesis, 2011. http://hdl.handle.net/2158/585097.

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COPPO, ALBERTO. "Architettura e città nell'opera di Pietro Aschieri (1889-1952)." Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11573/982182.

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Abstract:
La presente ricerca affronta un’ampia indagine storiografica sulla figura progettuale di Pietro Aschieri (1889-1952), ingegnere e architetto tra i protagonisti della cultura architettonica romana del primo Novecento. La paziente riconfigurazione di un’opera che spazia dalla scala urbanistica a quella scenografica e che risulta intrecciata con alcuni episodi architettonici fondamentali per l’architettonica italiana – basti pensare alla Città Universitaria di Roma e il quartiere dell’E42 – si è sviluppata non solo attraverso l’individuazione di nuovi progetti, ma anche in ottica di nuove interpretazioni critiche. Pur non volendo assumere la dimensione e la profondità di una monografia esaustiva, il lavoro ha avuto come costante obiettivo di promuovere un rinnovato interesse storiografico nei confronti di un architetto a partire dallo studio del fondo archivistico personale conservato presso l’Accademia Nazionale di San Luca. Fino ad oggi lo stato dell’arte era costituito da un lungo articolo monografico a cura di Paolo Marconi (1961-1962) e da una raccolta di saggi elaborati in occasione della mostra realizzata proprio dall’Accademia di San Luca (1977) in relazione al versamento del Fondo Pietro Aschieri. Il primo contributo ha avuto il merito di sistematizzare, a meno di dieci anni dalla morte del progettista, una buona parte dell’opera aschieriana, mentre il secondo ha offerto un’inedita lettura interpretativa a partire dal materiale già studiato dallo stesso Marconi, da Gianfranco Caniggia (Il clima architettonico romano e la città universitaria, 1959) e da Manfredo Tafuri (Dizionario biografico degli italiani, 1962). La successiva carenza di studi, se non in relazione a singoli episodi progettuali o legata ad attività specifiche come la scenografia, non aveva ancora esaurito il margine di sviluppo in merito alla conoscenza di un architetto emblematico per il delicato passaggio del progetto dalla tradizione accademica alla questione del moderno; margine che questo lavoro si propone di cominciare a colmare. Di conseguenza, si è scelto – da un punto di vista metodologico – di non concentrare la ricerca su un singolo aspetto dell’opera o su un fabbricato specifico, bensì portare avanti la ricerca sui fronti d’indagine ritenuti maggiormente significativi: la questione urbanistica, l’architettura pubblica e quella privata hanno permesso un’analisi trasversale e una conseguente impalcatura critica all’interno della quale inerire tutti i progetti, anche quelli minori e non realizzati, col fine di tratteggiare un nuovo regesto e, successivamente, un nuovo disegno interpretativo. La prima fase si è concentrata unendo il materiale custodito presso il Fondo Pietro Aschieri, l’Archivio Storico Capitolino e l’Archivio Progetti al Dipartimento di Programmazione e Attuazione Urbanistica del Comune di Roma. Il ritrovamento degli elaborati progettuali e lo studio dei documenti archivistici sono stati incrociati con un ampio studio bibliografico per definire i nodi storiografici di partenza: il ruolo svolto dal progettista all’interno della cultura progettuale romana, il rapporto con Giovannoni e con Piacentini, la dimensione politica della sua opera, il legame con la committenza privata (in particolare con la Società Anonima Aquila Romana), la formazione e lo sviluppo della visione scenografica; infine le motivazioni che hanno portato l’ingegnere a dedicarsi quasi esclusivamente alla carriera di scenografo teatrale. In seguito sono stati individuati tre progetti chiave per ogni area tematica definita e sono state condotte indagini specifiche: la ricerca all’archivio di Stato dell’Aquila nella sede sulmonese ha permesso di esplorare la vicenda del piano regolatore di Sulmona (1931-1937) mettendo il progetto in relazione con la visione giovannoniana dello sviluppo urbano e della tutela dei centri storici. Lo studio dei documenti conservati al Fondo Cerur presso l’Archivio Storico della Sapienza ha consentito di ricostruire più precisamente la delicata progettazione della Facoltà di Chimica (1932-1933) che risulta fondamentale per la carriera del progettista e indicativa del suo rapporto con Marcello Piacentini. Infine la consultazione delle carte della Società Anonima Aquila Romana custodite dalla Camera di Commercio di Roma ha rivelato un quadro più chiaro delle dinamiche all’origine della fortuna critica delle palazzine aschieriane realizzate a Roma con la società edilizia tra la fine degli anni Venti e l’inizio degli anni Trenta a Roma. Nella terza fase si è deciso di esplorare l’aspetto relazione dell’opera di Aschieri individuando i legami e i rapporti collaborativi che hanno conformato la carriera professionale. Oltre allo studio della corrispondenza custodita nel Fondo Pietro Aschieri e la folta documentazione di articoli sono stati consultati i fondi archivistici di Giuseppe Capponi, Mario De Renzi, Gustavo Giovannoni (Roma), Marcello Piacentini, Roberto Papini (Firenze), Margherita Sarfatti (Rovereto), Gaetano Minnucci, Giovanni Battista Milani, Amerigo Bandiera, Enrico Del Debbio, Eugenio Montuori (Roma) e Gio Ponti (Milano). Inoltre altre ricerche sono state effettuate all’Archivio Centrale dello Stato, Centro Studi di Storia dell’Architettura (Fondo Associazione Artistica fra i Cultori di Architettura), entrambi a Roma, e sono stati consultati gli annuari della Scuola di Applicazione per Ingegneri della Capitale. Il mosaico così composto ha prodotto importanti risultati in termini di numero e qualità. Per prima cosa sono stati ritrovati alcuni progetti inediti presso l’Archivio Storico Capitolino ed è stato possibile effettuare nuove attribuzioni di progetti conservati presso il fondo personale dell’architetto e ritrovarne l’effettiva realizzazione (è il caso della palazzina per la cooperativa dei Mutilati di guerra a Roma); inoltre sono stati tracciati nuove interpretazioni e giudizi critici in merito ai nodi storiografici precedentemente elencati. In particolare il ruolo svolto all’interno della cultura progettuale italiana appare ampliato per i continui rapporti e scambi con Margherita Sarfatti, Roberto Papini, Marcello Piacentini (con cui sviluppa un costante confronto culturale) e Gustavo Giovannoni (dal quale esercita un progressivo affrancamento). La dimensione politica si arricchisce di nuovi elementi che restituiscono un profilo complesso, espresso altresì – livello professionale – dall’ambiguità continua che vede un accurato professionista di architettura civile e un progettista di successo nei concorsi nazionali; un architetto sapiente nell’utilizzo del patrimonio storico e uno scenografo meticoloso nella definizione di spazi d’artificio. In conclusione il nuovo profilo tracciato si rivela come una premessa necessaria, in parte inedita, per l’auspicata ripresa di studi storiografici sulla sua opera: attraverso lo studio delle suoi progetti architettonici è stato possibile ricostruire il profilo di un professionista che – come dimostra l’impostazione stessa della tesi – esercita un continuo dialogo con il contesto e la Storia, assunti come matrici di un progetto che acquisti solidità culturale ed esprima, attraverso un linguaggio altamente comunicativo, una delle possibili declinazioni del codice tradizionale in un universo moderno.
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BARRALE, Natascia. "LA PRASSI TRADUTTORIA DELLA NARRATIVA TEDESCA NELL’ITALIA DEGLI ANNI TRENTA." Doctoral thesis, 2010. http://hdl.handle.net/10447/73239.

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Tomatis, Jacopo. "I generi della canzone in Italia: teoria e storia, dal fascismo al riflusso." Doctoral thesis, 2016. http://hdl.handle.net/2318/1700858.

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BACCIOTTINI, FRANCESCO. "Le elezioni amministrative del 1914 e del 1920 a Firenze." Doctoral thesis, 2015. http://hdl.handle.net/2158/1001496.

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Abstract:
Questa tesi di dottorato analizza la vita politica a Firenze nella convulsa fase storica vissuta dal Paese a cavallo della prima guerra mondiale. Culla della destra nazionalista e allo stesso tempo laboratorio dell'intransigenza rivoluzionaria socialista, Firenze fu amministrata fino al termine della prima guerra mondiale dalle forze liberali sebbene sempre più incalzata dai socialisti e dalle altre componenti popolari. I cardini della ricerca sono le elezioni amministrative del 1914 e del 1920 in una città caratterizzata dal vivace scontro politico e incline ad abbracciare soluzioni estremiste. Il lavoro mira a colmare le parziali lacune esistenti nella letteratura storica di riferimento utilizzando la stampa dell'epoca, nonché documenti ufficiali e fondi d'archivio. Lo scopo di questo elaborato, in sintesi, è quello di fornire un quadro quanto più articolato possibile della vicenda politica della città nel periodo considerato. Allo stato attuale, infatti, la pur cospicua letteratura storica disponibile ha privilegiato i principali soggetti politici attivi a Firenze ma ha trascurato le forze politiche minori e il loro ruolo talora decisivo nella partecipazione o meno ad alleanze elettorali. L'angolatura elettorale amministrativa costituisce il parametro su cui si misurano tappe politiche essenziali della vicenda nazionale come l'eclissi del giolittismo e fratture come la crisi del dopoguerra con i laceranti effetti del diciannovismo, la radicalizzazione dello scontro politico e le avvisaglie del ruolo di difensore dei valori nazionali conferito al nascente fascismo. Il tutto in parallelo alla dilatazione del corpo elettorale e al compimento, nel 1919, del processo di nazionalizzazione della politica. Durante l'arco di tempo considerato Firenze si trasformò in un laboratorio sperimentale di ogni forma di estremismo politico. Non a caso la città venne messa a ferro e fuoco nel giugno del 1914 durante lo sciopero generale indetto dalla Camera del Lavoro e assistette sgomenta all'esplosione di una vera e propria guerriglia urbana nel 1920, quando dovette intervenire l'esercito per ripristinare l'ordine minacciato dai proiettili e dalle bombe degli squadristi. Le elezioni amministrative del 1914 e del 1920 si collocano in questo contesto particolarissimo i cui estremi cronologici sono la settimana rossa e il biennio rosso, manifestazioni, l'una e l'altra, di rilevanti tensioni sociali sia per la natura 'ribellista' di certi segmenti del proletariato, sia per la struttura economica della città. Caratterizzata da un tessuto sociale incentrato nell'artigianato, Firenze subì pesantemente gli effetti della crisi economica sia del periodo successivo alla guerra di Libia, sia e sopratutto nel primo dopoguerra. Il tradizionale corso politico liberale non riusciva più a dare risposte adeguate ad un popolo molto impegnato politicamente: nascevano nuovi interessi di classe e nuovi modi di interpretare la res publica. Alla continua radicalizzazione in senso rivoluzionario del PSI corrispose la nascita di organismi antibolscevichi che, grazie alle connivenze della forza pubblica, della classe dirigente, del ceto medio e al disinteresse del potere centrale, finanziarono e permisero la diffusione dello squadrismo. La tesi, articolata in cinque capitoli, è divisa in due parti dedicate alle due tornate amministrative. Ognuna di esse è introdotta dalla descrizione del contesto normativo elettorale di riferimento, cui seguono un'analisi del corpo elettorale, le rivendicazioni delle diverse categorie sociali e la descrizione della campagna politica per le elezioni nazionali che precedettero quelle amministrative (1909-1913-1919). Lo scopo è quello di rilevare l'efficacia, la penetrazione e la continuità delle politiche attivate dai partiti locali. In quest'ottica la struttura della tesi permette di studiare l'azione dei partiti attraverso l'indagine dei meccanismi di formazione della rappresentanza in relazione al contesto normativo. Inoltre, analizzando il corpo elettorale e le relative rivendicazioni, si rende possibile anche lo studio delle pratiche identitarie, delle forme di mobilitazione e di contrapposizione ed infine la capacità di permeabilità dei partiti nella comunità locale. Per comprendere quali e quanti fossero gli elettori e le relative scelte in sede elettorale, la tesi fotografa il tessuto sociale-lavorativo della città attraverso un'analisi demoscopica elaborata sulla base dei dati del Censimento della popolazione e del Censimento degli opifici al 1911 del Ministero di Agricoltura Industria e Commercio (MAIC). Il primo dei due assi portanti della tesi è costituito dalle elezioni amministrative del 1914. Al fine di presentare una ricostruzione puntuale della vicenda, alla pubblicistica di spessore più rilevante, concentrata su liberali socialisti e cattolici, si è affiancata la ricognizione attenta della stampa coeva. Sono stati consultati i quotidiani principali della città di differente orientamento politico: “La Nazione”, quotidiano dei conservatori nazionali, vicino al clerico-moderatismo; “Il Nuovo Giornale”, liberale-progressista; “La Difesa”, quotidiano socialista a carattere locale e “L'Unità, problemi di vita italiana”, anch'esso socialista ma più attivo su questioni d'interesse nazionale; “L'Unità Cattolica”, quotidiano dei cattolici intransigenti. Attraverso la stampa è stato possibile ricostruire lo scacchiere partitico della città, le strategie politiche portate avanti dai singoli partiti, i relativi statuti, i diversi programmi e i processi di formazione degli schieramenti e di selezione dei candidati. Per l'analisi dei risultati elettorali del 1914 un contributo significativo è offerto dallo studio statistico di Ugo Giusti dedicato all'elezione del consiglio comunale nel capoluogo toscano, studio in cui l'autore rilevò la difficoltà nel reperire dati ufficiali riguardo all'esito della consultazione. Giusti si occupò, tuttavia, solo dell'esito elettorale per il consiglio comunale e riportò il numero di voti riscossi complessivamente da ogni lista, cosa che non permette di comprendere fino in fondo il grado di appetibilità dei singoli candidati presentati dai vari schieramenti. Riguardo alla partecipazione elettorale, inoltre, lo statistico si concentrò solo su quella complessiva del comune, senza analizzare il differente tasso di partecipazione/astensionismo nelle varie aree della città. Per comprendere a pieno la capacità di attrazione esercitata dai diversi soggetti politici, nonché il grado di fedeltà dell'elettorato verso il proprio partito di riferimento, si è ritenuto utile verificare la percentuale di partecipazione nei quattro mandamenti urbani, unità territoriali per l'elezione dei consiglieri provinciali. Questi, infatti, erano abitati da cittadini di estrazione sociale diversificata e costituivano, pertanto, spazi socio-politici che raccoglievano interessi e aspettative differenti. In quest'ottica, l'analisi della partecipazione in un mandamento, in cui possono essere identificati interessi di classe prevalenti, può rivelarsi un indicatore attendibile per verificare il livello di gradimento di un determinato partito in relazione ad un preciso contesto economico-sociale. Per la partecipazione nei quattro mandamenti, oltre allo studio di Giusti, è stato consultato “Il Nuovo Giornale”, unica fonte che fornisce i dati necessari e l' Annuario statistico del comune di Firenze (1914). Per quanto riguarda l'elezione dei consiglieri comunali, sia nel 1914 che nel 1915 quando si tennero di nuovo le elezioni per il consiglio comunale, Maccabruni offre un quadro esaustivo su eletti, non eletti e numero di voti conseguiti. Per l'elezione dei consiglieri provinciali, invece, è stata consultata la stampa coeva. Sebbene la prima guerra mondiale non sia oggetto di questa tesi, si è ritenuto opportuno considerare le ripercussioni economico-sociali che il conflitto recò alla vita della città per comprendere le scelte fatte dal corpo elettorale in occasione delle elezioni politiche del 1919 e di quelle amministrative del 1920. Aprono pertanto la seconda parte della tesi le problematiche della riconversione industriale, del numero degli operai occupati nei relativi stabilimenti, delle condizioni lavorative e dell'incombente crisi economica. Sul clima politico fiorentino alla fine del conflitto e per descrivere lo scenario partitico nel 1919, la letteratura storica è stata affiancata da un'analisi comparata della stampa dell'epoca. Oltre ai quotidiani già citati sono stati consultati “La Libertà”, quotidiano del PPI; “L'Assalto”, inizialmente quotidiano dei futuristi, ben presto organo di stampa dei primi squadristi; “Il Giornale d'Italia”, liberale conservatore. Per introdurre la campagna delle consultazioni amministrative del 1920 si è proceduto col descrivere la stratificazione sociale degli elettori e le rivendicazioni portate avanti nel territorio fiorentino nel periodo precedente le elezioni. Per le occupazioni delle fabbriche, dei campi e sulla reazione del padronato si è fatto riferimento alla pubblicistica più significativa. Di scarso aiuto è invece risultata la consultazione della corrispondenza del cardinal Mistrangelo, reperita presso l'Archivio Diocesano di Firenze. Sia per la cronaca dei tragici accadimenti fiorentini che nell'agosto del 1920 accesero un clima elettorale già teso, cioè l'esplosione della polveriera di San Gervasio e la manifestazione socialista in cui la polizia uccise tre operai, sia sulla formazione degli schieramenti per le elezioni amministrative del 1920 che sulla guerriglia urbana successiva alla consultazione, la pubblicistica disponibile in materia è stata arricchita dalla consultazione della stampa dell'epoca e da fondi archivistici. Per l'Unione Politica Nazionale (UPN), oltre alla letteratura di riferimento e ai quotidiani precedentemente citati, sono stati consultati autori fascisti quali Banchelli, Frullini, Piazzesi e i periodici “L'Arolotto”, settimanale de “La Pagina Fiorentina”; “La Pagina Fiorentina”, quotidiano vicino all'UPN; “La Voce”, rivista di cultura e politica. La consultazione del fondo Orvieto, conservato presso l'archivio contemporaneo “Alessandro Bonsanti”, Gabinetto G. P. Vieusseux, ha permesso di integrare le conoscenze già acquisite sul ruolo ricoperto dall'UPN nella campagna elettorale. I documenti là esaminati hanno reso possibile ricostruire la fitta rete di finanziamenti erogati dall'Unione Politica Nazionale ai partiti aderenti. Per il partito popolare la pubblicistica di riferimento è stata affiancata dalla consultazione di periodici già citati e da “L'idea Popolare”, giornale locale del PPI fiorentino pubblicato a ridosso delle elezioni e “L'Ora Nostra”, quotidiano cattolico. Si sono rivelati utili alla comprensione del clima elettorale e delle convulse giornate che seguirono alla consultazione del 1920 i periodici precedentemente citati e il quotidiano fascista “La Sassaiola”. Come per le elezioni del 1914, Giusti offre un contributo significativo per la ricostruzione dell'esito elettorale del 1920. Tuttavia, anche in questo caso lo statistico fiorentino si occupò della sola elezione per il consiglio comunale riportando i voti riscossi complessivamente da ogni lista ma non dai singoli candidati. Riguardo alla partecipazione elettorale lo studio fa riferimento nuovamente a quella complessiva nel comune di Firenze senza considerare i singoli mandamenti. Come per la tornata elettorale amministrativa precedente, quindi, si è proceduto alla consultazione della stampa coeva per ricostruire l'affluenza nei diversi mandamenti, riportare i voti riscossi dagli eletti in consiglio comunale e in quello provinciale. Per l'elezione del sindaco sono stati consultati gli Atti del consiglio comunale (1920), reperiti presso l'archivio storico del comune di Firenze.
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BRIGADOI, COLOGNA DANIELE. "L'immigrazione cinese nell'Italia fascista." Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11573/1182478.

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Abstract:
Sulla base di un'estesa ricerca d'archivio, svolta sia archivi nazionali e locali sia in Italia che in Cina, si sono ricostruite e documentate le origini del principale fenomeno migratorio cinese radicatosi in Italia e in altri paesi dell'Europa continentale a partire dagli anni Venti del Novecento, quello dei migranti originari dell'entroterra di Wenzhou, nella regione costiera del Zhejiang. Alla ricerca d'archivio si è affiancata una ricerca sul campo nei villaggi d'origine degli emigranti cinesi in Cina, con la consultazione degli archivi storici locali e dei registri genealogici dei principali lignaggi protagonisti della migrazione. La documentazione raccolta, in massima parte inedita, ha consentito di compendiare la letteratura di riferimento in cinese e in altre lingue esistente sulle origini dell'immigrazione cinese in Europa facendo luce sul caso italiano, finora relativamente poco conosciuto. Dato che questa migrazione si è sviluppata e radicata nel contesto nazionale durante il regime fascista, il punto di partenza per la ricerca è stata la ricostruzione dell'identità delle persone cinesi insediatesi in Italia a partire dalla documentazione che il regime raccolse ai fini del controllo dei cinesi residenti sul territorio del Regno e, durante la Seconda guerra mondiale, ai fini dell'internamento di buona parte di loro in campi di concentramento. Nel corso della ricerca d'archivio è stato possibile reperire un certo numero di lettere scritte dagli internati, la cui traduzione ha permesso di comprendere meglio diversi aspetti della loro prigionia e delle loro vicissitudini precedenti all'internamento. Sulla scorta della ricerca svolta, si è potuto dimostrare che le migrazioni successive dal Zhejiang verso l'Italia del dopoguerra si sono innestate su quelle di una o due generazioni prima, coinvolgendo persone originarie dei medesimi villaggi, e appartenenti ai medesimi lignaggi, di chi era emigrati prima della Seconda guerra mondiale. Malgrado buona parte dei cinesi presenti in Italia al termine del secondo conflitto mondiale abbia scelto di essere rimpatriata nel 1946, un centinaio circa di loro scelse di rimanere, sposandosi con donne italiane e costituendo i principali nuclei della presenza cinese in Italia nei decenni a venire, soprattutto nelle città di Milano, Bologna, Genova, Torino, Roma e Firenze. Filo conduttore della ricostruzione storica sono non soltanto i documenti d'archivio, ma anche una ricca scelta di articoli di giornale tratti soprattutto dalle pagine di due quotidiani a tiratura nazionale: Il Corriere della Sera di Milano e la Stampa di Torino. L'identificazione di oltre il 60% dei cinesi internati in campi di concentramento ha permesso il riscontro puntuale e preciso con le fonti d'archivio cinesi, consentendo l'individuazione dei villaggi di provenienza e anche di formulare alcune ipotesi rispetto alle dinamiche migratorie e di costruzione d'impresa. La formazione delle prime attività economiche gestite da imprenditori cinesi è stata documentata a partire dai dati dell'archivio storico della Camera di Commercio di Milano, consentendo di tratteggiare la fisionomia del primo distretto etnico della lavorazione della finta pelle nel capoluogo lombardo. Alcuni tratti caratteristici del modello imprenditoriale cinese degli anni Trenta e Quaranta si preserveranno sostanzialmente intatti fino agli anni Ottanta, quando si riattiveranno pienamente i flussi migratori dal Zhejiang all'Europa.
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CARLESI, FRANCESCO. "Corporativismo fascista e New Deal. Il dibattito tra Italia e Stati Uniti (1932-1939)." Doctoral thesis, 2020. http://hdl.handle.net/11573/1382596.

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Abstract:
Il rapporto tra la teoria economica corporativa del fascismo, che attirò l'interesse internazionale tra le due guerre, e il New Deal di Roosevelt letto attraverso i documenti politici, diplomatici e intellettuali italiani e americani negli anni '30.
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PASCONE, PAOLO SAVERIO. "L’immagine di Roma. Le carte dell’Ufficio del cerimoniale e dei servizi della propaganda e dell’Ufficio studi del Governatorato di Roma (1935-1945)." Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/11573/1310134.

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Abstract:
La ricerca punta a ricostruire il ruolo e l’attività dell’Ufficio del cerimoniale e dei servizi della propaganda e dell’Ufficio studi, organi del Governatorato di Roma. I documenti utilizzati sono principalmente quelli prodotti dagli uffici stessi (1935-1945), conservati presso l’Archivio storico capitolino e riuniti, al momento di iniziare il progetto, in un unico complesso documentario. Il lavoro è proceduto con l’esame e la schedatura delle carte e, contestualmente, con lo studio comparato dei modelli di gestione documentaria utilizzati negli uffici capitolini, che ha permesso di risalire ai criteri di ordinamento originali. Tale analisi ha portato al riconoscimento di soggetti produttori, struttura e partizioni del complesso. I documenti sono quindi stati inquadrati nel contesto storico di riferimento, approfondendo la specificità dell’istituto governatoriale e il rapporto instaurato dal regime fascista con la capitale e con le autonomie locali. La storia istituzionale è stata ricostruita tramite la visione della normativa, il confronto fra le attribuzioni e le funzioni effettivamente svolte, la verifica dell’attività ordinaria e dei metodi di lavoro. L’intervento di riordino, finalizzato alla rappresentazione organica dei due fondi, si è concluso con la redazione degli inventari. Obiettivo derivato della ricerca è poi quello di fornire, attraverso la vicenda dei due uffici, un punto di vista ulteriore sulle politiche del regime per la capitale. Le carte dell’Ufficio cerimoniale e propaganda permettono di appurare quale discrezionalità rimase in capo ai vertici amministrativi capitolini nella definizione delle politiche di propaganda, e in particolare quali furono gli ambiti di intervento nell’organizzazione degli eventi celebrativi che interessarono Roma, città vetrina dello Stato fascista. L’attività del Cerimoniale, nella sua funzione legata alla cura dell’etichetta e al mantenimento delle relazioni istituzionali dei governatori, fu inoltre utile al regime per conservare il consenso della classe dirigente romana. L’Ufficio studi si prodigò in indagini e ricerche strumentali alla riorganizzazione degli uffici capitolini e al miglioramento della gestione municipale, partecipando a numerose commissioni fra cui quella dedicata alle problematiche dei quartieri periferici. Nei documenti è possibile, tra l’altro, rintracciare il tentativo operato durante il governatorato di Giuseppe Bottai, con il contributo dello Studi, di dare un ordinamento corporativo alla struttura amministrativa romana.
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BOCCARDO, DANIELA. "Il Molise rurale: aspetti strutturali e culturali di un territorio agricolo del Mezzogiorno dalla politica agraria fascista al dibattito sulla riforma fondiaria (1936-1950)." Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11570/3124190.

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Abstract:
In questa tesi si analizza il territorio corrispondente al Molise tra fascismo e immediato dopoguerra, considerato in quanto contesto geo-economico caratterizzato da un sistema produttivo esclusivamente agricolo all'interno del quale hanno operato prima la strategia politica del ruralismo fascista e, in seguito, quella ispirata ai principi della scuola sociale cristiana della Coldiretti.
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VACIRCA, SILVIA. "“Bellezza” italiana: la costruzione della donna fascista tra moda, costume e stile di vita dal 1940 al 1945." Doctoral thesis, 2021. https://hdl.handle.net/11573/1666955.

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BARDOTTI, LORENZO. "'Governo parlamentare': nascita di una categoria politica nella cultura costituzionale italiana tra Ottocento e Novecento." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/2158/1119920.

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Abstract:
Seguendo l’approccio metodologico della storia dei concetti (Begriffsgeschichte), l’elaborato mira a descrivere i cambiamenti dell’assetto politico-costituzionale italiano attraverso l’evoluzione semantica di sintagmi linguistici come ‘governo parlamentare’, ‘governo rappresentativo’, ‘governo costituzionale’, ‘parlamentarismo’. Tale analisi si concentra grossomodo in un periodo di tempo che va dalla seconda metà dell’Ottocento, fino alla prima metà del Novecento. Come fonti, accanto ai classici prodotti della dottrina politico-costituzionale, quali monografie accademiche, corsi universitari, prolusioni e discorsi parlamentari, si sono utilizzate voci di dizionari e enciclopedie, opuscoli, fonti giornalistiche, periodici e riviste di taglio più o meno specialistico e di orientamento politico diverso (liberale/moderato, cattolico, socialista, repubblicano, nazionalista, fascista). L’evoluzione concettuale di lemmi-cardine come ‘governo parlamentare’ e altri sintagmi ad esso finitimi permette di ricostruire i mutamenti della forma di governo italiana, evitando anche spiacevoli anacronismi a livello storiografico. Infatti la forma di governo non dovrebbero essere descritta attraverso quadri concettuali elaborati nella nostra contemporaneità e poi applicati retrospettivamente al passato, ma con sintagmi e concetti appartenenti alla realtà storica che si intende prendere in esame.
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D'Abate, Sara. "Traduttori e interpreti della classicità. Francesco Fariello, Saverio Muratori, Ludovico Quaroni (1928-1940)." Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/11589/161561.

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Abstract:
La tesi indaga l'esperienza del gruppo composto da Francesco Fariello, Saverio Muratori e Ludovico Quaroni, attivo dal 1934 al 1940 a Roma. Nel loro seppur breve ma intenso periodo di collaborazione presero parte ai più importanti concorsi di architettura nazionali e parteciparono al vivace dibattito degli anni Trenta attraverso una proficua attività editoriale sulle principali riviste di architettura e non. Nei loro progetti attraversarono linguaggi diversi, aderendo in un primo momento a un'originale modernità, che prendeva a modello riferimenti osservati principalmente sulle riviste straniere, per piegare infine verso una espressione architettonica che guardava alla classicità come bacino di una nuova grammatica del costruire. Incarnarono a pieno la complessità della cultura architettonica italiana durante gli ultimi anni del ventennio fascista, approdando, nella conclusione della loro attività collaborativa, alla progettazione dell'Esposizione universale del 1942. I progetti proposti per i concorsi del Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi e per la Piazza Imperiale e gli edifici prospicienti appaiono oggi -e tali apparirono anche allora- in contraddizione con i primi lavori. Questa svolta, oltre a rappresentare un generale diffuso arresto dell'architettura moderna in Italia, a causa, come noto, del nuovo carattere imperiale atteso da Benito Mussolini dopo la conquista d'Etiopia e della politica autarchica che restringeva di fatto la possibilità di usare materiali come ferro e vetro, fu anche dettata da un progressivo avvicinamento dei tre giovani a Marcello Piacentini. Un capitolo della tesi è dedicato alla descrizione del loro rapporto, a partire dall'intensa partecipazione di Fariello e Muratori alla redazione di «Architettura» fino alla collaborazione professionale di Quaroni con Piacentini nei progetti allestitivi delle edizioni della Triennale di Milano del 1936 e del 1940. L'esame puntuale dei numerosi disegni di studio inediti dei tre architetti per i progetti dell'E42, rinvenuti nel fondo personale di Quaroni conservato presso l'Associazione archivio storico Olivetti, mette in luce il tentativo di costruire una propria peculiare identità classica sulla base dello studio di edifici provenienti da un vasto repertorio, italiano e straniero, antico e contemporaneo. Ciò dimostra che la loro esperienza dell'E42 non fu orientata esclusivamente verso i modelli del neoclassicismo scandinavo, così come la letteratura precedente ha sostenuto a partire dalla monografia di Manfredo Tafuri su Quaroni del 1964, ma su un ampio spettro di riferimenti progettuali ispirati, come essi stessi scrissero nella relazione di concorso del Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi, alle «buone architetture classiche di tutti i tempi», sulla linea di una cultura progettuale appresa pochi anni prima alla Scuola superiore di Architettura di Roma. Fu la Scuola infatti, e in particolare i corsi biennali di Storia e stili dell'architettura di Vincenzo Fasolo e di Disegno architettonico ed elementi di composizione di Enrico Del Debbio, a educare gli architetti a un metodo operativo che coglieva dalla storia schemi spaziali e regole compositive, necessari a istruire il progetto del nuovo. La seconda guerra mondiale interruppe sia il cantiere dell'Esposizione universale, sia la loro collaborazione, probabilmente in crisi già dal 1938. L'esperienza di questi anni si dissolse in tre carriere distinte, che seppur gravitanti tutte tra le aule della Facoltà di architettura di Roma, intrapresero cammini, metodologicamente e disciplinarmente, lontani. Una eco di queste vicende però rimase, soprattutto in Muratori e in Quaroni, nella capacità di saper tradurre e interpretare la lezione della storia. Nel primo attraverso la codificazione di una “storia operante”; nel secondo attraverso la formazione di uno sguardo capace di cogliere, tanto in testi come Immagine di Roma del 1969 che in progetti come l'ampliamento del Teatro dell'Opera di Roma, una storia di Roma e della romanità, costantemente presente e connotante la sua architettura e i suoi abitanti.
The thesis investigates the experience of Francesco Fariello, Saverio Muratori and Ludovico Quaroni, a Rome-based architectural team, that worked together from 1934 to 1940. During their brief but intense partnership, they took part in the most important Italian competitions and they were actively involved in the heated architectural debate in the Thirties, as they wrote for the main architecture magazines and newspapers. In their projects, they experimented different languages. At first, they endorsed an original modernity, inspired by models mostly observed in foreign magazines, and later they started to look at classicism as a renewed source of architectural shapes. During the fascism's last years, they fully embodied the complexity of Italian architectural culture, participating in the late Thirties, as a lot of their peers, in the planning of the Esposizione Universale di Roma 1942 (E42). The projects proposed for Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi and for Piazza Imperiale and its facing buildings appear to be - both now and then - contradictory to their first works. The stylistic turning point, as known, reflects a more general step back of modern architecture in Italy, due to the new imperial and monumental character expected by Benito Mussolini after the Italo-Ethiopian War and to the autarchic policy, which restricted the use of materials such as steel and glass, but it also depended on the closeness of the three young architects to Marcello Piacentini. One of the thesis' chapter deals with their relationship, starting from the participation of Fariello and Muratori in the editorial staff of «Architettura» to the collaboration between Quaroni and Piacentini in the set-up of several expositions in the two editions of Triennale di Milano of 1936 and 1940. The analysis of many unpublished drawings realized by the three architects for E42 projects, preserved in Quaroni's archive held by Associazione Archivio storico Olivetti, shows the attempt to build their own classic identity, founded on the study of a large collection of buildings, both Italian and foreign, and both ancient and contemporary. This is the proof that E42 projects were not exclusively influenced by the Scandinavian classicism, as claimed first by Manfredo Tafuri in his monograph research about Quaroni in 1964 and taken for granted by the subsequent literature, but they were rather inspired by a broad spectrum of design references, taken from «the classic architecture of all time», as they wrote on the report for Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi's competition. The thesis ascribes this design method to the legacy of the Scuola superiore di Architettura di Roma, which they attended between 1928 and 1934. In fact, the School, and especially the two-year courses Storia e stili dell'architettura and Disegno architettonico ed elementi di composizione, respectively held by Vincenzo Fasolo and Enrico Del Debbio, taught the students to search in the entire history of architecture spatial schemes and design rules to abstract and propose again in contemporary projects. Second World War interrupted both the construction of the Esposizione Universale di Roma and their partnership, which had probably been in crisis since 1938. Their collaboration dissolved in three different careers, and even though they became all academics at the Faculty of Architecture of the University of Rome, they undertook very distant paths from each other, both for the subjects taught and for the method proposed. An echo of this collaborative experience remains, especially in Muratori and Quaroni, in the ability to interpret the lesson of the past: the former through the formulation of the theory of “storia operante”; the latter through the development of a gaze able to seize and report, in books as Immagine di Roma and in projects as Teatro dell'Opera's extension, the Roman history and spirit, which have always been present in its architecture and in its people.
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BULGINI, Giulia. "Il progetto pedagogico della Rai: la televisione di Stato nei primi vent’anni. Il caso de ‹‹L’Approdo››." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251123.

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Abstract:
Non c’è dubbio sul fatto che la RAI, dal 1954 a oggi, abbia contribuito in misura considerevole a determinare la fisionomia dell’immaginario collettivo e dell’identità culturale dell’Italia. Si tratta di un assunto che, a distanza di più di sessant’anni, resta sempre di grande attualità, per chi si occupa della questione televisiva (e non solo). Ma a differenza di quanto avveniva nel passato, quando la tv appariva più preoccupata dei reali interessi dei cittadini, oggi essa sembra rispondere prevalentemente a dinamiche di mercato, in grado di alterarne la funzione etica e sociale. E nonostante il livello di istruzione e di benessere economico si siano evidentemente alzati, in questi ultimi anni si è assistito a programmi di sempre più bassa qualità e in controtendenza a un incremento del potere modellante e suggestivo sull’immaginario dei telespettatori. C’è di più: l’interesse verso la tv ha coinvolto anche gli storici dell’epoca contemporanea, i quali hanno iniziato a prendere coscienza che le produzioni audiovisive sono strumenti imprescindibili per la ricerca. Se si pensa ad esempio al ‹‹boom economico›› del Paese, negli anni Cinquanta e Sessanta, non si può non considerare che la tv, insieme agli altri media, abbia contributo a raccontare e allo stesso tempo ad accelerare i progressi economici e sociali di quell’epoca. Partendo, dunque, dal presupposto che la televisione da sempre esercita un potere decisivo sulla collettività, si è scelto di concentrarsi sulla fase meno indagata della sua storia, quella della televisione delle origini: ‹‹migliore›› perché senza competitor, ‹‹autentica›› perché incontestabile e soprattutto ‹‹pedagogica›› perché è di istruzione e di formazione che, quell’Italia appena uscita dalla guerra, aveva più urgenza. La storia della televisione italiana inizia il 3 gennaio 1954, con la nascita del servizio pubblico televisivo e insieme di un mezzo che, di lì a poco, avrebbe completamente rivoluzionato la società italiana, trasformandola in una civiltà di massa. Si accorciano le distanze territoriali e insieme culturali e la società inizia a omologarsi nei gusti, poi nei consumi e infine nel pensiero. Il punto d’arrivo si colloca negli anni Settanta, quando ha termine il monopolio della RAI, che fino a quel momento era stato visto come il garante del pluralismo culturale. La RAI passa dal controllo governativo a quello parlamentare, mentre si assiste al boom delle televisioni private e alla necessità della tv di Stato di stare al passo con la concorrenza, attraverso una produzione diversa da quella degli esordi. Dunque cambia la tv, come pure cambia la sua funzione e la forma mentis di chi ne detiene le redini. Ne risulta un’indagine trasversale, che passa nel mezzo di molteplici discipline che afferiscono alla materia televisiva e che non evita di porsi quelle domande scomode, necessarie tuttavia a comprendere la verità sugli artefici della prima RAI e sui loro obiettivi. E allora: qual era il valore attribuito alla televisione degli esordi? Era davvero uno strumento pedagogico? Sulla base di quali presupposti? Chi scriveva i palinsesti di quegli anni? Chi e perché sceglieva temi e format televisivi? Chi decideva, in ultima analisi, la forma da dare all’identità culturale nazionale attraverso questo nuovo apparecchio? Il metodo di ricerca si è articolato su tre distinte fasi di lavoro. In primis si è puntato a individuare e raccogliere bibliografia, sitografia, studi e materiale bibliografico reperibile a livello nazionale e internazionale sulla storia della televisione italiana e sulla sua programmazione nel primo ventennio. In particolare sono stati presi in esame i programmi scolastici ed educativi (Telescuola, Non è mai troppo tardi), la Tv dei Ragazzi e i programmi divulgativi culturali. Successivamente si è resa necessaria una definizione degli elementi per l’analisi dei programmi presi in esame, operazione resa possibile grazie alla consultazione del Catalogo multimediale della Rai. In questa seconda parte della ricerca si è voluto puntare i riflettori su ‹‹L’Approdo››, la storia, le peculiarità e gli obiettivi di quella che a ragione potrebbe essere definita una vera e propria impresa culturale, declinata in tutte le sue forme: radiofonica, di rivista cartacea e televisiva. In ultimo, sulla base dell’analisi dei materiali d’archivio, sono state realizzate interviste e ricerche all’interno dei palazzi della Rai per constatare la fondatezza e l’attendibilità dell’ipotesi relativa agli obiettivi educativi sottesi ai format televisivi presi in esame. Le conclusioni di questa ricerca hanno portato a sostenere che la tv delle origini, con tutti i suoi limiti, era uno strumento pedagogico e di coesione sociale. E se ciò appare come un aspetto ampiamente verificabile, oltreché evidente, qualora si voglia prendere in esame la televisione scolastica ed educativa di quegli anni, meno scontato risulta invece dimostrarlo se si decide – come si è fatto – di prendere in esame un programma divulgativo culturale come ‹‹L’Approdo››, che rientra nell’esperienza televisiva definita di ‹‹educazione permanente››. Ripercorrere la storia della trasmissione culturale più longeva della tv italiana degli esordi, per avvalorarne la funzione educativa, si è rivelata una strada interessante da battere, per quanto innegabilmente controversa, proprio per il principale intento insito nella trasmissione: diffondere la cultura ‹‹alta›› a milioni di telespettatori che erano praticamente digiuni della materia. Un obiettivo che alla fine della disamina si è rivelato centrato, grazie alla qualità della trasmissione, al suo autorevole e prestigioso groupe d'intellectuels, agli ascolti registrati dal ‹‹Servizio Opinioni›› e alla potenzialità divulgativa e penetrante della tv, nel suo saper trasmettere qualunque tematica, anche quelle artistiche e letterarie. Dunque se la prima conclusione di questo studio induce a considerare che la tv del primo ventennio era pedagogica, la seconda è che ‹‹L’Approdo›› tv di questa televisione fu un’espressione felice. ‹‹L’Approdo›› conserva ancora oggi un fascino innegabile, non foss’altro per la tenacia con la quale i letterati difesero l’idea stessa della cultura classica dal trionfo lento e inesorabile della società mediatica. Come pure appare ammirevole e lungimirante il tentativo, mai azzardato prima, di far incontrare la cultura con i nuovi media. Si potrebbe dire che ‹‹L’Approdo›› oggi rappresenti una rubrica del passato di inimmaginata modernità e, nel contempo, una memoria storica, lunga più di trent’anni, che proietta nel futuro la ricerca storica grazie al suo repertorio eccezionale di immagini e fatti che parlano di arte, di letteratura, di cultura, di editoria e di società e che raccontano il nostro Paese e la sua identità culturale, la stessa che la televisione da sempre contribuisce a riflettere e a delineare. Lo studio è partito da un’accurata analisi delle fonti, focalizzando l’attenzione, in primo luogo, sugli ‹‹Annuari della Rai›› (che contengono le Relazioni del Cda Rai, le Relazioni del Collegio Sindacale, i Bilanci dell’Esercizio e gli Estratti del Verbale dell’Assemblea Ordinaria). Altre fonti prese in esame sono gli stati gli opuscoli di ‹‹Servizio Opinioni››, le pubblicazioni relative a studi e ricerche in materia di televisione e pedagogia e le riviste edite dalla Rai Eri: ‹‹Radiocorriere tv››, ‹‹L’Approdo Letterario››, ‹‹Notizie Rai››, ‹‹La nostra RAI››, ‹‹Video››. Negli ultimi anni la Rai ha messo a disposizione del pubblico una cospicua varietà di video trasmessi dalle origini a oggi (www.techeaperte.it): si tratta del Catalogo Multimediale della Rai, che si è rivelato fondamentale al fine della realizzazione della presente ricerca. Altre sedi indispensabili per la realizzazione di questa ricerca si sono rivelate le due Biblioteche romane della Rai di Viale Mazzini e di via Teulada.
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