Dissertations / Theses on the topic 'Storia dei materiali'

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Luppino, Angela. "Raffaele Gargiulo e la sua collezione di vasi al Museo Archeologico Nazionale di Napoli : ricerche sul restauro dei vasi antichi nella prima metà del XIX secolo a Napoli : tecniche e materiali." Thesis, Paris 10, 2017. http://www.theses.fr/2017PA100020.

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Abstract:
La recherche a analysé la figure éclectique de Raffaele Gargiulo, marchand d'antiquités célèbre en Europe, collectionneur, personnage complexe et controversé de l'histoire du Musée de Naples, dans le monde des Antiquités napolitaines de la première moitié du XIXème siècle. À partir de sa collection d’objets provenant de la Grande-Grèce; l'une des plus riches du Musée de Naples, et en examinant en particulier les vases peints, nous avons analysé ses méthodes de travail ainsi que ses techniques de restauration, les matériaux qu’il a utilisés et les choix qu’il a faits pour reconstruire et comprendre les critères qui ont guidé la pratique de la restauration des vases du musée Royal Bourbon dans la première moitié du XIXème siècle. La recherche a analysé les événements historiques qui ont conduit le Musée Royal à acheter l’intégralité de la collection de Raffaele Gargiulo et, en particulier, sa collection de vases. Le travail effectué est accompagné de documents d'archives qui illustrent les longues négociations concernant l'achat des matériaux, commencé en 1852 et achevé en 1855 et renseignent sur les tendances et les choix effectués par le Musée Royal de Naples en étroite collaboration avec la Commission des Antiquités et des Beaux-Arts. L’enquête a permis d’en savoir plus sur le restaurateur-marchand qu’était R. Gargiulo et sur les relations qu’il entretenait avec les personnes impliquées dans ces affaires. En partant des sources bibliographiques, des anciens inventaires et des documents d’archives, nous avons identifié les vases de la collection Gargiulo (environ 481 vases) et tous les “vases Gargiulo" achetés par le Musée de Naples. Nous avons compilé le catalogue des vases, en les classant par type de céramique et en rédigeant une fiche pour chacun d’eux. À travers le catalogage des vases, qui a permis la reconstruction de la collection, nous avons cherché à identifier et à mettre en évidence les goûts du collectionneur R. Gargiulo mais aussi des personnes impliquées dans les choix (ministre, directeur du Musée, experts), qui ont déterminé un certain style pour les collections du Musée de Naples
The research focuses on the eclectic figure of Raffaele Gargiulo, who was a dealer, an expert, a restorer, a collector, a controversial figure in the history of the Naples Museum and Neapolitan antiques market in the first half of the nineteenth century. Starting from his collection of antiquites, one of the richest coming from Magna Graecia and which arrived in the Naples Museum, we have primarily examined the vases and have tried to analyze the restoration methods, the materials used and the choices made to reconstruct the criteria that guided the practice of the vases restoration in the Royal Bourbon Museum in the first half of the nineteenth century. The research analyzes the historical events that led to the purchase, by the Museum, of Raffaele Gargiulo’s collection, focusing mainly on the study of the vases collection. The research, enriched by archival documentation aimed at illustrating the long negotiation in the acquisition of the objects, which began in 1852 and ended in 1855, has shown the judgements and the choices made by the Neapolitan Museum in cooperation with the Commissione di Antichità e Belle Arti. Furthermore, it has contributed to define the figure of the restorer-dealer Gargiulo and his relationship with the people interested in the deal. A combination of archival documentation, old inventories and surveys in the Museum’s stores has allowed us to identify the Gargiulo’s vases collection (about 481 vases) and all the "Gargiulo’s vases" in the Museum. The vases catalogue has been created, in order to classify them according to type of ceramic, with an individual file for each vase. Thanks to the catalogue, which has aimed to the reconstruction of the collection, we have been able to highlight the aspects related to the criteria and to the taste of the collector Gargiulo and of the figures involved (Minister, Director of the Museum, experts, etc.). They have all contributed to the enrichment of the collections of the Naples Museum through the variety of artifacts and provenance from different locations in the Naples Kingdom.The research has also investigated the figure of the restorer Gargiulo, his "career" and his activities at the «Officina dei Vasi Italo-greci» of the Naples Museum. The restoration methods have been analyzed on some vases that still preserve the ancient interventions, focusing on a comparative study between old photos and archival documentation
La ricerca ha analizzato l'eclettica figura di Raffaele Gargiulo, commerciante, abile restauratore, collezionista, figura controversa nella storia del Museo di Napoli e dell’antiquaria napoletana nella prima metà del XIX secolo. Partendo dalla sua collezione, una delle raccolte più ricche di materiali di provenienza magnogreca mai giunte nel Museo di Napoli, esaminando in particolare i vasi, si è cercato poi di analizzare i metodi di restauro, i materiali adoperati e le scelte attuate per ricostruire e comprendere i criteri che guidarono la pratica del restauro dei vasi del Museo Borbonico nella prima metà dell'Ottocento. La ricerca ha analizzato le vicende che hanno portato all’acquisizione da parte del Museo Borbonico della collezione di Gargiulo nella sua totalità e, in particolare, della collezione vascolare. Il lavoro, corredato da documenti archivistici volti ad illustrare la lunga trattativa nell'acquisizione dei materiali, iniziata nel 1852 e conclusa nel 1855, ha messo in evidenza le valutazioni, le tendenze e le scelte operate a Napoli presso il Museo in stretto rapporto con la Commissione di Antichità e Belle Arti e ha contribuito a delineare la figura del restauratore-commerciante Gargiulo e il suo rapporto con le figure che, più o meno appassionatamente, si interessarono alla vicenda.Sono stati individuati, sulla base delle fonti, degli antichi inventari e dei documenti archivistici, i vasi della collezione Gargiulo (481 vasi ca.) e tutti i “vasi Gargiulo” immessi nel Museo. Si è redatto il catalogo dei vasi, diviso per classi ceramiche e con la redazione di singole schede per ogni vaso. Attraverso il catalogo e quindi la ricostituzione della collezione, si sono potute individuare, nella sua varietà di classi ceramiche e di provenienze, gli aspetti relativi ai criteri e al gusto di Gargiulo e delle figure coinvolte (Ministro, Direttore del Museo, esperti, etc.) che hanno determinato anche una scelta di gusto e di rappresentatività per le collezioni del Museo di Napoli. La ricerca ha anche preso in esame la figura del restauratore Gargiulo, la sua “carriera” e la sua attività presso «l’Officina dei Vasi Italo-greci» del Museo di Napoli. Si sono esaminati i metodi di restauro su alcuni vasi che ancora conservano gli interventi antichi, anche attraverso uno studio comparativo tra le foto antiche e i documenti di archivio
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Troletti, Federico. "Il Mausoleo Martinengo nella Brescia del Rinascimento. Forma, storia e materiali." Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2016. https://hdl.handle.net/11572/368125.

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Abstract:
La tesi prende in esame il Mausoleo Martinengo un'opera scultorea in marmo e bronzo collocata a Brescia e realizzata tra il 1503 e il 1518. Lo studio esamina l'opera dal punto di vista materico e riguardo la fortuna critica. Sono proposti spunti di attribuzione e modelli architettonici di derivazione.
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GEOMETRANTE, RAFFAELLA. "MATERIALI DA COSTRUZIONE, RESTAURO E RELATIVE TECNICHE DI INDAGINE NON DISTRUTTIVE." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2001. http://thesis2.sba.units.it/store/handle/item/12197.

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Abstract:
1999/2000
La ricerca per l'edilizia ha sempre avuto sviluppi difficili e controversi, specialmente per quella ancora distante da immediate applicazioni produttive e commerciali; tuttavia esiste una tendenza verso studi rivolti alla caratterizzazione e al comportamento dei materiali. Nel campo dei nuovi materiali e delle possibili mescolanze tra materiali diversi in uno stesso elemento, la ricerca sembra essersi rapidamente spostata da un puro studio di miglioramento delle prestazioni di tipo meccanico o dell'estensione dell'affidabilità, a concetti di prodotto tendenti ad offrirsi come semi-componenti e componenti edilizi, o come manufatti evoluti. Le soluzioni composite sono sempre esistite in edilizia in una vasta ricchezza di casi; vi è quindi una predisposizione degli operatori ad accettare formule e sequenze operative diverse per la costruzione di parti rilevanti degli edifici. In questo senso, con i materiali compositi si amplia prevalentemente il mercato dei possibili utenti della moderna tecnologia, estendendo la possibilità di scelta, anche migliorativa, rispetto alle prestazioni mediamente offerte dai materiali tradizionali. Dagli anni '70 fino ad oggi si sono aperte fondamentalmente due strade per migliorare le prestazioni dei componenti cementizi: l'impiego di fibre di rinforzo e l'impregnazione con polimeri organici. In Italia stanno riscuotendo particolare interesse i calcestruzzi e le malte fibrorinforzati in quanto l'esperienza finora acquisita ha già dimostrato il contributo del rinforzo fibroso in funzione del tipo di composito cementizio. Tra gli sviluppi futuri delle fibre e del relativo composito sono ipotizzabili i seguenti affinamenti: nuovi tipi di fibre polimeriche con caratteristiche modificate; variazione della geometria e della morfologia delle fibre; trattamenti superficiali; messa a punto di miscele contenenti fibre e additivi di lavorazione; sviluppo di nuove tecniche di produzione dei manufatti. Particolarmente interessante risulta essere l'utilizzazione delle fibre quale rinforzo di materiali cementizi. Infatti, la necessità di studiare e sperimentare innovativi materiali fibrorinforzati per l'edilizia nasce da richieste del mercato edile ben precise e sempre più insistenti, mirate al superamento del vincolo del peso e al conseguimento di livelli prestazionali sempre più elevati tali da consentire, a progettisti e produttori di manufatti, la realizzazione di soluzioni sempre più innovative e funzionali. Non va, inoltre, dimenticato che da quando l'asbesto è stato bandito dal mercato (1992), la necessità di trovare una tecnologia alternativa ad un prodotto così ampiamente utilizzato ha ulteriormente incentivato la ricerca verso un materiale fibroso alternativo, atossico e non nocivo per la salute dell'uomo. Alla luce di queste considerazione e richieste specifiche, il Dottorato di Ricerca di in Ingegneria e Scienza dei Materiali del XIII ciclo è stato intrapreso con l'esplicito obiettivo di acquisire una conoscenza approfondita ed aggiornata delle problematiche relative ai materiali a base cementizia fibrorinforzati. Questo lavoro va ad inserirsi all'interno di un contesto sperimentale in cui fortissima è la necessità di definire, quanto prima, le linee guide di riferimento per la produzione, l'applicazione e l'utilizzo di malte e calcestruzzi fibrorinforzati. Infatti, tutta la catena produttiva che va dal confezionatore dei premiscelati all'utilizzatore finale deve essere ripensata ed adeguata alle nuove esigenze. Vista la vastità dell'argomento, è stato inizialmente indispensabile intraprendere un'estesa ricerca bibliografica che ha permesso di delineare un preciso e dettagliato stato dell'arte dei materiali fibrorinforzati a base cementizia. Quindi, si è focalizzata l'attenzione sulle fibre polimeriche e fra queste hanno suscitato il maggior interesse quelle in PV A- Poli(Vinil Alcool). Ci si è orientati verso questa scelta poiché, fino a questo momento, i risultati ottenuti utilizzando questo tipo di fibre, sono stati decisamente incoraggianti, ancorché i margini di miglioramento risultino notevoli. Infatti, materiali cementizi rinforzati con fibre di PV A potrebbero potenzialmente costituire un'alternativa alla tecnologia che faceva uso di fibre di asbesto, dal momento che garantiscono non solo un prodotto atossico e non nocivo per la salute dell'uomo ma anche un comportamento meccanico potenzialmente buono. Durante lo svolgimento di questa ricerca, non ci si è dedicati esclusivamente alla caratterizzazione e alla sperimentazione dei materiali cementizi fibrorinforzati ma, parallelamente, si è deciso di affrontare il problema della durabilità di tali prodotti; infatti, si è ritenuto limitato uno studio, seppur approfondito, di tutti quegli aspetti precedenti alla messa in opera di un materiale, senza valutare poi il degrado a cui queste applicazioni potrebbero andare incontro. Questi materiali, sia che vengano utilizzati per il miglioramento prestazionale di nuove opere (ad esempio pavimentazioni industriali, intonaci, shotcrete etc.) sia che vengano impiegati in ripristini o restauri di strutture degradate, saranno comunque soggetti ad un deterioramento che deve essere conosciuto e controllabile. Se poi, come nel secondo caso, servono a ripristinare una situazione di per sé già ammalorata, allora, la conoscenza delle cause e dello sviluppo del degrado presente sulla struttura preesistente diventa essenziale per un appropriato intervento. Infatti, si deve tenere nella giusta considerazione un'applicazione dei materiali fibrorinforzati che sta riscuotendo un successo sempre crescente: si tratta del recupero, ripristino e restauro non solo di costruzioni in calcestruzzo armato e storicamente recenti, ma anche di monumenti ed edifici storici che, sottoposti ad agenti atmosferici aggressivi, eventi sismici disastrosi o semplicemente a cambiamenti d'uso, necessitano di un intervento duraturo, che non appesantisca la struttura e che non ne trasformi irrimediabilmente la natura e la filosofia costruttiva originaria. Per monitorare correttamente una situazione di degrado e condurre un'indagine diagnostica accurata è indispensabile una conoscenza adeguata dell'applicabilità delle tecniche non distruttive e delle informazioni che da queste si possono ottenere. D'altra parte, una corretta applicazione della metodologia del restauro presuppone una adeguata conoscenza, preliminare al progetto di intervento, dei dati materiali e storici che connotano e denotano la specificità culturale conservativa del manufatto oggetto dell'intervento. Da qui è nata l'esigenza di approfondire tale argomento avviando una complessa indagine sperimentale condotta presso i laboratori dei Dipartimenti di Ingegneria dei Materiali e Chimica Applicata e di Ingegneria Civile dell'Università di Trieste. In questa fase, si è verificato l 'utilizzo, l'applicabilità e l'efficacia di alcune delle più importanti tecniche di indagine non distruttive attualmente impiegate nell'ingegneria civile. Inoltre, si è voluto verificare le potenzialità di queste tecniche quale metodo per la caratterizzazione dei diversi materiali da costruzione. Vista l'importanza rivestita dalla pietra d'Istria nello sviluppo architettonico del nord est italiano, ed in particolare della repubblica di Venezia, un'accurata indagine è stata avviata proprio su questo materiale. Parallelamente sono state effettuate una serie di campagne diagnostiche realizzate in vari cantieri italiani e non (vedi allegato) che hanno permesso di verificare sul campo l'efficacia di questo tipo di prove. I risultati raccolti ed elaborati in questi tre anni sono riportati in questa tesi di Dottorato di Ricerca.
XIII Ciclo
1971
Versione digitalizzata della tesi di dottorato cartacea.
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Attardo, Ezio Ciro <1956&gt. "Materiale epigrafico per la ricostruzione dei contatti nel Mediterraneo tra il 1200 a.C. e il 500 a.C." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/6073/1/Attardo_EzioCiro_Tesi.pdf.

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Abstract:
La Tesi Materiale epigrafico per la ricostruzione dei contatti nel Mediterraneo tra il 1200 a.C. e il 500 a.C. si propone di illustrare i complessi rapporti instauratisi tra i vari popoli che si affacciarono sulle rive del Mediterraneo e nelle sue vicinanze, tra il 1200 e il 500 a.C. circa, quali emergono dalle iscrizioni disponibili, principalmente greche e semitiche (soprattutto fenicie, ebraiche, aramaiche e assire), prendendo tuttavia in esame anche iscrizioni ittite, egiziane, frigie, etrusche e celtiche. Le date suddette riguardano due eventi cruciali, che sconvolsero il Mediterraneo: gli attacchi dei Popoli del Mare, che distrussero l'Impero Ittita e indebolirono l'Egitto, e le guerre Persiane. Le iscrizioni riportate sono 1546, quasi sempre traslitterate, tradotte, e accompagnate da un'immagine, da riferimenti bibliografici essenziali e da una breve motivazione del collegamento proposto. Il quadro che si delinea ben testimonia la complessità dei rapporti che si intrecciarono in quel periodo: si pensi alle centinaia di graffiti greci trovati a Naucrati, in Egitto, o alle decine di iscrizioni greche trovate a Gravisca. Anche le iscrizioni aramaiche e assire attestano gli stretti rapporti che si formarono tra Siria e Mesopotamia; ugualmente Iran e Arabia sono, direttamente o indirettamente, collegati a Etruria e Grecia; così troviamo un'iscrizione greca nel cuore dell'Impero Persiano, e un cratere laconico nel centro della Gallia. In realtà lo scopo di questo lavoro è anche quello di mettere in contatto due mondi sostanzialmente separati, ossia quello dei Semitisti e quello dei Grecisti, che solo apparentemente si conoscono e collaborano. Inoltre vorrei soavemente insinuare l'idea che la tesi di Joseph Naveh, che ipotizzò che gli alfabeti greci abbiano tratto origine in prima istanza dalle iscrizioni protocananaiche, nel XII sec. a.C., è valida, e che solo in un secondo tempo i Fenici abbiano dato il loro apporto.
My Degree Thesis Materiale epigrafico per la ricostruzione dei contatti nel Mediterraneo tra il 1200 a.C. e il 500 a.C. intends to illustrate the complex relations, established among the various peoples settled in the Mediterranean sea-shores and in their vicinity, between 1200 B.C. and 500 B.C., which can be seen in the available inscriptions, above all the Greek and Semitic ones (Phoenician, Hebrew, Aramaic and Assyrian); but in this Degree Thesis I consider also the Hittite, Egyptian, Phrygian, Etrusk, and Celtic inscriptions, et cetera. The above mentioned dates concern two crucial events, which perturbed the Mediterranean Sea: the attacks of the Sea Peoples, which destroyed the Hittite Empire and weakened the Egypt, and the so-called Persian wars. The considered inscriptions are 1546, almost always transliterated, translated, with a photo or a drawing, essential bibliography and a very little comment. The drawn picture well attests the complexity of the relations in that period: we must consider the hundreds of Greek graffiti found in Naukratis, in Egypt, or the tens of Greek inscriptions discovered at Gravisca. Also the Aramaic and Assyrian inscriptions attest intense relations between Syria and Mesopotamia. Also Iran and Arabia show, directly or indirectly, connections with Greece and Etruria. With my work I hope to suggest the idea that it is necessary the scholars of Greek and Semitic things cooperate to the reconstruction of four centuries of the History of the Near Eastern, and that the theory of Joseph Naveh, who hypothesized the Greek alphabets originated in the 12th century in the Canaanite coast, is valid.
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Attardo, Ezio Ciro <1956&gt. "Materiale epigrafico per la ricostruzione dei contatti nel Mediterraneo tra il 1200 a.C. e il 500 a.C." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/6073/.

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Abstract:
La Tesi Materiale epigrafico per la ricostruzione dei contatti nel Mediterraneo tra il 1200 a.C. e il 500 a.C. si propone di illustrare i complessi rapporti instauratisi tra i vari popoli che si affacciarono sulle rive del Mediterraneo e nelle sue vicinanze, tra il 1200 e il 500 a.C. circa, quali emergono dalle iscrizioni disponibili, principalmente greche e semitiche (soprattutto fenicie, ebraiche, aramaiche e assire), prendendo tuttavia in esame anche iscrizioni ittite, egiziane, frigie, etrusche e celtiche. Le date suddette riguardano due eventi cruciali, che sconvolsero il Mediterraneo: gli attacchi dei Popoli del Mare, che distrussero l'Impero Ittita e indebolirono l'Egitto, e le guerre Persiane. Le iscrizioni riportate sono 1546, quasi sempre traslitterate, tradotte, e accompagnate da un'immagine, da riferimenti bibliografici essenziali e da una breve motivazione del collegamento proposto. Il quadro che si delinea ben testimonia la complessità dei rapporti che si intrecciarono in quel periodo: si pensi alle centinaia di graffiti greci trovati a Naucrati, in Egitto, o alle decine di iscrizioni greche trovate a Gravisca. Anche le iscrizioni aramaiche e assire attestano gli stretti rapporti che si formarono tra Siria e Mesopotamia; ugualmente Iran e Arabia sono, direttamente o indirettamente, collegati a Etruria e Grecia; così troviamo un'iscrizione greca nel cuore dell'Impero Persiano, e un cratere laconico nel centro della Gallia. In realtà lo scopo di questo lavoro è anche quello di mettere in contatto due mondi sostanzialmente separati, ossia quello dei Semitisti e quello dei Grecisti, che solo apparentemente si conoscono e collaborano. Inoltre vorrei soavemente insinuare l'idea che la tesi di Joseph Naveh, che ipotizzò che gli alfabeti greci abbiano tratto origine in prima istanza dalle iscrizioni protocananaiche, nel XII sec. a.C., è valida, e che solo in un secondo tempo i Fenici abbiano dato il loro apporto.
My Degree Thesis Materiale epigrafico per la ricostruzione dei contatti nel Mediterraneo tra il 1200 a.C. e il 500 a.C. intends to illustrate the complex relations, established among the various peoples settled in the Mediterranean sea-shores and in their vicinity, between 1200 B.C. and 500 B.C., which can be seen in the available inscriptions, above all the Greek and Semitic ones (Phoenician, Hebrew, Aramaic and Assyrian); but in this Degree Thesis I consider also the Hittite, Egyptian, Phrygian, Etrusk, and Celtic inscriptions, et cetera. The above mentioned dates concern two crucial events, which perturbed the Mediterranean Sea: the attacks of the Sea Peoples, which destroyed the Hittite Empire and weakened the Egypt, and the so-called Persian wars. The considered inscriptions are 1546, almost always transliterated, translated, with a photo or a drawing, essential bibliography and a very little comment. The drawn picture well attests the complexity of the relations in that period: we must consider the hundreds of Greek graffiti found in Naukratis, in Egypt, or the tens of Greek inscriptions discovered at Gravisca. Also the Aramaic and Assyrian inscriptions attest intense relations between Syria and Mesopotamia. Also Iran and Arabia show, directly or indirectly, connections with Greece and Etruria. With my work I hope to suggest the idea that it is necessary the scholars of Greek and Semitic things cooperate to the reconstruction of four centuries of the History of the Near Eastern, and that the theory of Joseph Naveh, who hypothesized the Greek alphabets originated in the 12th century in the Canaanite coast, is valid.
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FRANCESCHINIS, ERICA. "SISTEMI ALTERNATIVI PER LA VEICOLAZIONE DI FARMACI IN FORME FARMACEUTICHE ORALI." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2005. http://thesis2.sba.units.it/store/handle/item/13140.

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Coccato, Stefania <1987&gt. "Interni veneziani trecenteschi : la cultura materiale attraverso gli inventari di beni mobili dei Procuratori di San Marco." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/8358.

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Abstract:
La tesi attraverso la ricerca documentale, affronta lo studio degli interni dei palazzi veneziani del XIV secolo. Dopo la raccolta di numerosi inventari di beni mobili si procede con l'analisi comparata e la ricerca iconografica a supporto delle informazioni reperite.
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Caputo, Cristina. "La verifica dei trattamenti di restauro dei materiali a valle degli interventi: il caso della facciata del Palazzo della Prefettura a Lecce." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Abstract:
Un'opera monumentale costituisce un sistema complesso inserito in un ambiente con il quale interagisce e per il quale subisce delle modificazioni. I diversi materiali subiscono gli effetti delle azioni naturali e antropiche secondo meccanismi che dipendono sia dalla natura dei materiali che dalla storia del manufatto. Data l'inevitabilità e l'irreversibilità delle trasformazioni che avvengono in natura, gli unici rimedi possibili sono quelli volti a ridurre la velocità delle trasformazioni, seppur in un processo inevitabilmente peggiorativo. A questo proposito, se è facile indicare i materiali e i metodi che devono essere evitati in quanto non possiedono in misura sufficiente i requisiti richiesti e devono essere considerati dannosi, è molto più difficile individuare con precisione i prodotti e i metodi che possono essere adottati con assoluta sicurezza. I criteri che guidano la scelta si basano sulle conoscenze teoriche delle caratteristiche dei materiali e soprattutto su esperienze precedenti. In questo senso la cosiddetta "verifica del tempo" diventa fondamentale: questa verifica non è da intendersi soltanto come una questione di controllo degli interventi a distanza all’esecuzione, dell’efficacia di un trattamento o, al contrario, della sua dannosità, ma è anche la verifica della rispondenza del progetto, nel suo insieme, agli scopi da cui ha preso le mosse. A partire dal caso di studio del Palazzo della Prefettura a Lecce, si arriva quindi a dimostrare che la fase di monitoraggio dell’intervento di restauro svolto su un monumento dovrebbe essere considerata parte integrante del progetto stesso, al fine di ricavare un rapporto costi-benefici che sia il più bilanciato possibile e al fine di creare una casistica completa della risposta dei materiali alle intenzioni progettuali e affinché tale casistica rappresenti una guida per i restauri successivi.
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Coccoli, Velia. "GLI ARCHETIPI. Individuazione ed approfondimento dei significati e dei valori degli archetipi in quanto radici dei beni culturali del territorio." Doctoral thesis, Università di Catania, 2016. http://hdl.handle.net/10761/3810.

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Abstract:
Gli archetipi fino ai primi decenni del 1900 hanno rappresentato per lungo tempo un riferimento certo, una condizione, per le generazioni che si sono succedute, per poter intervenire nel territorio/ambiente. Infatti prima dell avvento del Razionalismo, la metodologia d intervento portava a leggere e a conoscere il luogo prima di progettare e di realizzare. Si usavano pochi materiali naturali, con l uso di regole sicure e consolidate, l architettura esprimeva valori con le forme e le tecniche. La ricerca si prefigge l obiettivo di riprendere gli archetipi, di analizzarli, comprenderli e riproporli, in modo da tutelare il patrimonio storico-artistico nel contesto regionale, analizzandone la formazione e la diffusione in riferimento al territorio, esaminandone le caratteristiche culturali e tecniche. Ritornare alla valorizzazione degli archetipi è una meta finalizzata a difendere il patrimonio storico-artistico-culturale del territorio, da cui derivare proposte di intervento. Detta metodologia porta immediatamente alla riflessione su come vogliamo il paesaggio del domani, ci fa riflettere su come lo volevano e rispettavano gli antenati, come è stato trasformato da chi ha dimenticato per tanti anni il valore del paesaggio. Riprendere le idee-metodi degli antenati, è un modo per analizzarci e ripercorrere la strada indicata dalle opere realizzate, dopo la desolazione, paesi e città distrutte. Tutto da riesaminare per evitare danneggiamenti, che hanno portato non solo alla cementificazione, all omologazione, ma anche alla distruzione del paesaggio e di tutta la sua memoria amata dai grandi che ci hanno preceduto.
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Schievano, Mirta <1995&gt. "La pirateria nel Levante della Prima Età del Ferro: cultura materiale e paesaggio costiero." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19690.

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Abstract:
Il presente studio è dedicato all'identificazione di una possibile impronta archeologica lasciata dalla pirateria nel Mediterraneo Orientale della prima età del ferro. Dopo una discussione di aspetti teorici e metodologici, che si concentrerà in particolare sull'identificazione di insediamenti specificatamente legati a gruppi di pirati partendo da una serie di siti identificati come tali a Creta, l'obbiettivo è quello di identificare caratteristiche generali che possano aiutare ad identificare covi di pirati in altri punti del Mediterraneo, in particolare nel Mediterraneo Orientale.
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Zangelmi, Cristina. "Riordino, digitalizzazione e messa in rete del materiale dell'Archivio storico del Dipartimento di Astronomia di Bologna." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/12818/.

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Abstract:
In questa tesi viene descritto l’Archivio storico del Dipartimento di Astronomia di Bologna e, in particolare, la costruzione e presentazione del nuovo sito web ad esso dedicato. La particolarità del progetto consiste nel fatto che si tratterà del primo sito di un archivio astronomico a consentire l’accesso dell’utente alle digitalizzazioni di molti dei documenti in esso presenti. La problematica analizzata è quella di produrre un inventario d’archivio completo e facilmente consultabile e ricercabile online e di una controparte digitale per i documenti che contiene. Si è voluta dare una panoramica del lavoro svolto finora, descrivendo tutte le fasi del progetto, a partire dal completamento del riordino dell’archivio, la produzione dell’inventario e la digitalizzazione delle carte, fino ad arrivare alla scelta dell’approccio informatico più adatto a valorizzare le particolarità dell’archivio e la costruzione di un nuovo sito web. Il progetto finale è in evoluzione, ma è ora possibile effettuare la consultazione online dell’intero inventario dell’archivio ed eseguire una ricerca per stringa fino alle sottoserie (o buste) che contengono l’argomento di interesse; il che fino ad ora era possibile solo su una parte dell’archivio. È inoltre possibile visualizzare le digitalizzazioni di una larga parte dei documenti in esso contenuti. Il progetto sviluppato in questa tesi prevede di poter affinare in seguito la ricerca fino ai singoli documenti e di ampliare la galleria di digitalizzazioni ai restanti documenti.
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CESTINO, GIOVANNI. "'USED SCORES'. LINEE TEORICHE E OPERATIVE PER L¿INDAGINE DEL RAPPORTO TRA ESECUTORI E MATERIALI PERFORMATIVI." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2019. http://hdl.handle.net/2434/697450.

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Abstract:
This study provides a theoretical and analytical framework to investigate the relationship between performers and their materials (scores, parts, etc.) in the Western art music context. Whilst the literature has focused on annotation practice – and thus on the informational content of scores – the approach here is extended to the practices of reading and the material alteration of the performative support. Textual artifacts are thus considered both for their role in the performative process, and for the cultural affordance of the content they convey. Combining recent anthropological perspectives on creative processes with textual criticism methods, this study delves into each of the three practices with a constant reference to numerous sources, belonging to relevant mid-XX century performers who had a unique relationship with their materials. In order to derive some analytical tools – potentially suitable for future case studies – the dissertation focuses on an example: the materials of Berg's Lyrische Suite employed by the LaSalle Quartet and its founder, Walter Levin. On one hand, this investigation reaffirms the relevance of such sources for different scholarly perspectives, including reception history and performance practice. On the other, this study claims for a reconsideration of text-performance dichotomy by relocating it in performers’ perspectives. Lastly, it suggests a multi-disciplinary approach to textual artifacts which aims to fill the gap between opposite approaches like musical philology and performance studies, towards an 'anthropology of the musical text'.
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POZZI, Alessandra. "Materiali per una sociologia del libro: senso, rappresentazioni e significati simbolici del libro nella tarda modernità." Doctoral thesis, Università degli Studi di Verona, 2011. http://hdl.handle.net/11562/347574.

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Abstract:
Materiali per una sociologia del libro: senso, rappresentazioni e significati simbolici del libro nella tarda modernità Alla luce delle possibilità offerte dalle innovazioni tecnologiche dell’era digitale, in grado di proporre nuove soluzioni per la scrittura e la lettura e quindi di introdurre mutamenti per quanto attiene i meccanismi ed i comportamenti che presiedono alla pratica del leggere e scrivere, obiettivo della ricerca è comprendere se nel libro cartaceo tradizionale – tecnologia della parola che diviene oggetto culturale e materiale insieme – si ravvisi ancora oggi, nella vita quotidiana, un senso, quali siano le sue rappresentazioni e i significati simbolici in particolare in quest’epoca tardo-moderna che non riesce ad affrancarsi completamente da alcuni di quei processi culturali e sociali della modernità che dichiara di voler lasciare, e che, pertanto, si trova invischiata tra un passato che non è più e un futuro che non è ancora. Obiettivo ultimo quindi è dire se nel presente si sia fuori dalla civiltà del libro o meno, provando a comprendere, in particolare, se ancora oggi l’oggetto libro possa continuare ad essere guardato come un contenitore (nella tesi si prova a suggerire un luogo) in cui riversare e conservare non solo “saperi e conoscenze” ma anche “memoria e tradizioni”, e quindi significati condivisi da un’intera società; comprendere se nell’epoca attuale il libro è occasione per intessere relazioni e dare forma a rappresentazioni simboliche, assumendo inoltre un ruolo decisivo sia per la costruzione dell’identità individuale sia per quella dell’identità sociale. Questi gli obiettivi posti a fondamento della ricerca empirica, cui precede una riflessione teorica che, per meglio introdurre tali questioni, si propone di mettere in luce come, storicamente, l’avvicendarsi dei cambiamenti circa le diverse forme di oralità e scrittura assunte nelle distinte civiltà abbia comportato alcune trasformazioni culturali e sociali in particolare per ciò che concerne tre diverse questioni: le rivoluzioni del sensorio nel passaggio epocale tra le società orali-aurali e quelle successive all’invenzione della scrittura; l’invenzione del libro a stampa come propulsore per l’avvio dell’epoca moderna; il ruolo della scrittura, e più nello specifico del libro, per il senso della memoria individuale e collettiva. La tesi, nel suo complesso, può essere letta seguendo tre direttrici: 1. materialità dell’oggetto tradizionale e dei potenziali sostituti (ponendo lo sguardo sul senso attribuito al supporto); 2. funzionalità dell’oggetto (ponendo lo sguardo sul senso attribuito al valore d’uso, al valore simbolico di scambio e al valore sacrale); 3. corporeità agita sull’oggetto (ponendo lo sguardo sul senso attribuito alla dimensione sensoriale). I guadagni maggiormente degni di nota trattano i seguenti argomenti: - il senso del libro oggi è ancora fortemente radicato nella vita quotidiana; in particolare poiché strettamente connesso con gli aspetti sensoriali promossi dal supporto cartaceo che si ritiene, quantomeno allo stato attuale, ancora ineguagliato dai supporti digitali. Come a dire: il libro tiene, perché, e ancor più, tiene la carta; - gli intervistati, riferendo delle questioni che ruotano attorno al senso del libro, fanno emergere come significativo il concetto di “ambivalenza”: in particolare per quanto attiene la tematica specifica sulla sacralità dell’oggetto, l’individuazione dei vantaggi o, rovesciati di segno, degli svantaggi offerti dai supporti digitali e multimediali rispetto al libro; il concetto di maggiore veridicità, reale o presunta, dei contenuti pubblicati su carta e controllati dal circuito tradizionale di produzione; la problematizzazione della questione inerente democratizzazione e partecipazione offerte dalla rete; la questione se il libro contribuisca o meno a dare prestigio sociale. - intorno all’oggetto permane un’aura sacrale, non tanto per ciò che attiene i suoi contenuti quanto poiché assume aspetti di feticcio in conseguenza dell’“impronta personale” che su di esso è possibile tracciare (aspetti strettamente legati alla corporeità e quindi, ancora una volta, alla sensorialità implicata); - ad oggi i nuovi supporti digitali non vengono creduti necessariamente più sicuri per la salvaguardia dei contenuti; anche la fruizione di contenuti digitali, ove praticata, resta in misura significativa vincolata al passaggio alla carta – attraverso la stampa – che consente maggiore leggibilità e possibilità di personalizzazione. A conclusione dell’analisi dei testi, in particolare in base ai comportamenti agiti e dichiarati dagli intervistati, si riferisce di tre distinte modalità comportamentali (ed i nuclei di idee da cui muovono), riferibili seguendo la specifica direttrice legata al grado di rilevanza attribuito agli aspetti sensoriali nel dire del senso del libro: (A) modalità “appassionata”, (B) modalità “possibilista”, (C) modalità “indifferente”. In generale la ricerca empirica porta a concludere che oggi il senso del libro spesso è associato all’idea che esso sia la tessera di un puzzle più grande, in cui l’esperienza si amplifica, in cui si avvia un percorso di senso che non finisce nella sua lettura, ma prosegue nella fruizione di immagini, suoni, filmati e musica scaricabili altrove; autosufficiente ancora per molti aspetti, tassello centrale da cui muovere per attaccare tutti gli altri, è innegabile che però da solo non possa più comporre il disegno definitivo della realtà contemporanea. È così che oggi, questa la risposta che si crede di aver guadagnato, pur non essendo più nella civiltà moderna del libro, non si è ancora a pieno titolo nella civiltà post-moderna del libro digitalizzato.
Material for a sociology of the book: sense, representations and symbolic meanings of the book in the late Modernity In the light of the possibilities offered by the technological innovations of the digital era, that propose new solutions for writing and reading introducing changes about dynamics and behaviours that concern the practice of reading and writing - the objective of this study is to understand if in the traditional paper book it is recognized still today, in the daily life, a sense, which are its representations and its symbolic meanings, in particular in this late modern age, that does not manage to get completely free of some of the cultural and social processes of the modernity that it affirms to want to get rid of. The final goal is therefore is to say if in the present time we are out from the civilization of the book or not, trying to comprehend, in particular, if today the object book can still be seen as an holder (in this thesis it is suggested a place) where to transfer and file not only “knowledge and learning”, but also “memory and traditions”, that is to say meanings shared by the whole society. Also, to understand if in the present age the book is occasion for creating relationships and giving shape to symbolic representations, playing therefore an important part both in the building of the individual and social identity. These are the main objectives at the basis of the empiric research, preceded by a theoretic consideration that, in order to better introduce this matter, tries to highlight how the historical changes about the different forms of orality and literacy assumed in the different civilizations have entailed some big cultural and social transformations, in particular about what concerns three different matters: first, the revolutions of the sensory in the epoch-making transit between the oral societies and the ones successive to the invention of writing. Secondly, the invention of the printed book as the launch engine for the beginning of the modern age. Finally, the role of writing, in particular of the book, in the sense of the individual and social memory. The thesis can be therefore read following three main guidelines: 1. Materiality of the traditional object and its potential substitutes (Highlighting the meaning attributed to the support); 2. Functionality of the object (Highlighting the meaning attributed to the fruition value, to the symbolic exchange value and to the sacral value); 3. Corporeity acted on the object (highlighting the meaning attributed to the sensorial dimension). The main results concern the following themes: - the sense of the book is still deep-rooted in daily life; particularly because strongly connected with the sensorial aspects promoted by the paper support that is currently considered not yet equalled by the digital supports. That is to say: the book lasts because the paper lasts. - The interviewed, referring to the matters around the sense of the book, remark the concept of “ambivalence”: in particular, for what concerns the specific subject of the sacrality of the object, the spotting of the advantages and disadvantages offered by the digital and multimedia supports compared to the book; the idea of the greater truthfulness, real or presumed, of the contents published on paper and controlled by the traditional production chain; the matter of democratization and participation offered by the net; the question if the book concurs to give social prestige as a status symbol. - Around the object “book” it remains a “sacral aura”, not only for its contents but also for its “fetish” aspect, consequently to the personal mark that it is possible to leave on it (aspects deeply connected to corporeity and therefore, once again, to the implied sensoriality); - To this day the new digital supports are not necessarily considered safer for the protection of the contents; also the use of digital contents, when practiced, remains significantly linked to the paper – through printing – that allows an easier way to read and personalize the text. As a conclusion of the analysis of the texts, in particular on the basis of the behaviours acted and declared by the interviewed, it is possible to indicate three different behavioural modalities, identified on the basis of the specific outline about the relevance degree assigned to the sensorial aspects talking about the sense of the book: (A) “passionate” modality, (B) “possibilist” modality, (C) “indifferent” modality. It can be affirmed that the general conclusion of the empiric study is that currently the sense of the book is often associated to the idea that it is a piece of a bigger jigsaw puzzle, where the experience is amplified, where it is possible to start a way of sense that does not concludes in the reading, but continues in the fruition of images, sounds, videos and music elsewhere. The book can be therefore said still self-sufficient for many aspects, central piece of the jigsaw puzzle linked to all the others, but at the same time it is undeniable that it cannot anymore compose by itself the definitive representation of the contemporary reality. This is why it is possible to affirm that the result of this essay is that, in the present day, even if not anymore in the modern civilization of the book, we are not yet completely and legitimately in the post-modern civilization of the digitized book.
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Filippin, Sara. "La riproduzione fotografica delle opere d'arte a Venezia tra la metà del sec. XIX e il 1920 ca. Materiali per una ricostruzione storica." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2015. http://hdl.handle.net/11577/3423882.

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Abstract:
The earliest researches regarding the history of photography in Venice date back to the late 1970s, when for the first time, an overview of the dealings related to the advent and development of photography was outlined, and the names of some photographers were put in evidence. These studies, conducted mainly by Alberto Prandi, were continued in the 1980s and 1990s by Paolo Costantini and Italo Zannier who focused their attention primarily on urban views and architecture photography, analyzing historical aspects and proposing a first insight from a critical point of view. Those subjects and interpretations heavily influenced the subsequent studies, while the interest toward other applications of photography has been very poor, if not absent. Among them, the reproduction of works of art, that was very important in Venice, thanks to the worldwide reputation of the city and of its great master painters of the past. This work stands as the first research in this field of studies. It pays attention mainly to paintings, and proposes a first summary of the evolution of photographic reproduction of works of art from the middle of the nineteenth century until the First World War. It is essentially based on archival research. The archive of the Academy of Fine Arts in Venice was the main reference, in view of the role played by this Body in the second half of the nineteenth century, role that brought it in close contact with the photographic world. Other researches have been conducted at the Fondazione Musei Civici Venezia, especially in relation to the Correr Museum, as well as at the State Archives in Venice. Some other documents at the Biblioteca Marciana, the Procuratoria di San Marco, the archive of the Frari Church, the Public Libraries of Padua and Treviso, the Archives of the Uffizi Gallery, were also useful for specific topics, as well as the documents in the archive of the photographer Tomaso Filippi, now in the care of IRE, Istituzioni di Ricover ed Educazione in Venice. Filippi was also very involved in the reproduction of works of Venetian art, both in museums and in various exhibits, as well as with commissioned works. Images’ researches have mainly been conducted in the Venetian collections at the Fondazione Musei Civici Venezia, the Archivio Tomaso Filippi, the Archivio Turio Böhm, and finally the Academy of Fine Arts, but in part also at the Kunsthistorisches Institut in Florence, the Hertziana Library and the Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione - ICCD, in Rome. The documents that have emerged are very numerous, and allow to distinguish some major chronological phases and identify some names as related to this photographic field. Approximately between the 1850s and 1865s reports are mostly occasional and due to specific identified occasions. After the unification of the Veneto region to Italy (1866), and especially from 1867-1868 onward, the situation became more dynamic, with some photographers very actively engaged, among which we can name Giovanni Battista Brusa, Pietro Bertoja, Paolo Salviati, and especially Carlo Naya. A different situation characterizes again the period starting from the first half of the 1890s, both because of the technical developments in the field of photography that led to the spread of orthochromatic plates, and the beginning of large photographic campaigns conducted by Fratelli Alinari and Domenico Anderson, who were actively involved in the documentation of the works of art in venetian museums and churches. The documents found at the Academy of Fine Arts are related to the period till the end of the 1870s, after which they become limited in number, and then absent, since some law provisions put the Ministry of Public Education in charge of the regulation and management in the field of photography of art that first pertained to the Academy. For the following period, some important documents concerning the activity of the Studio Naya, the Fratelli Alinari and Domenico Anderson have been found at the Museum Correr. The structure of this thesis is strictly connected with the documents taken as bases for the analysis. The first part is devoted to the early evidences of the use of photography in the reproduction of works of art. A chapter deals with the photograph of the drawing titled Apollo and Marsyas (1857), at that time attributed to Raphael, and sheds light on this well known story (see F. Haskell, A Martyr of Attributionism), on which there used to be many obscure points. A second chapter focuses on a requested photography of the Pala d'oro in the Basilica of San Marco (1860). Although not made because of technical difficulties, this event is very significant to the history of photography because of the network of relations and issues it involved. A third chapter is devoted to the first photographic reproduction of the Grimani Breviary (1861-1862) which was a very demanding task for the author, Antonio Perini, who was concerned also with the before said subjects. A key junction point between the two chronological phases mentioned above is represented by the photographic reproduction of the drawings of the “great masters” (1864-1876), at that time in the collections of the Academy of Fine Arts, which was carried out by some photographers, the first of whom was again Perini. This theme shows the importance and interest that drawings enjoyed in that period in Venice as well as in other European countries, and involves some connections with the Raphael Project of the English Prince Consort, Albert. The period when photographic campaigns were conducted on a large scale is introduced by the fifth chapter which is devoted to the regulations of the photographic reproduction of works of art, first on a local, then on a national basis. The role of the Academy in safeguarding cultural heritage and art is described, as it involved also the photographic industry. Attention is drawn to the issue related to the activity of many copyists who frequently worked in the Accademia Gallery and in Venetian churches, in comparison with the presence in those same places of photographers. There is evidence of several complaints toward painters for their misbehavior toward paintings while no problems at all seems to have caused photographers. The last chapter deals with the photographic campaigns conducted between the end of the 1860s until the beginning of the XX century, and discusses the points that are worth noting in the documents. The thesis contains about 220 documents divided into two appendices: - Appendix A contains those relating to chapters 1-3 and 5; - Appendix B contains documents analyzed in Chapters 4 and 6, - Appendix C consists of tables, schemes and lists which can be useful for a better understanding of the text, and in some cases as a very telling synthesis of it. The three appendices are to be considered an integral part of this work which can be fully appreciated only in close connection with the documents. Besides proposing a first historical reconstruction of this photographic genre in Venice, this thesis provides further insight on some Venetians photographers, especially on Antonio Perini and Carlo Naya, and compares the work of the last with that of the Fratelli Alinari and Domenico Anderson. Through the analysis of some case studies, it also shows the important role played by photography not only for the dissemination of knowledge of the works of art, but also as an effective tool capable to create autonomous images which in many cases stood independent from the originals, and which were linked to the intimate sphere of human feelings, an aspect that greatly influenced the work of photographers.
I primi studi sulla storia della fotografia a Venezia risalgono alla fine degli anni anni ’70 del Novecento quando fu per la prima volta ricostruito un panorama generale delle vicende fotografiche legate alla città e furono messe in evidenza le personalità di alcuni fotografi. Tali studi, condotti essenzialmente da Alberto Prandi, furono proseguiti negli anni ’80 e ’90 da Paolo Costantini e Italo Zannier che focalizzarono la loro attenzione soprattutto sulla fotografia vedutistica e d’architettura, analizzandola sia sotto l’aspetto storico che proponendo le prime approfondimenti critici. Quella linea tematica e interpretativa ha improntato di se gli studi successivi, mentre l’interesse verso altri campi di applicazione è stato molto scarso se non assente. Tra di essi, l’attività di riproduzione delle opere d’arte, che fu molto importante a Venezia, grazie alla fama di Venezia e degli artisti che nel tempo ne hanno illustrato il nome. Questo lavoro si pone come prima ricerca in questo settore. Esso riguarda soprattutto le opere pittoriche, e ne propone una prima ricostruzione evolutiva a partire dalla metà del secolo XIX e fino agli anni a ridosso della prima guerra mondiale. Esso si fonda essenzialmente sulla ricerca d’archivio presso alcuni organismi cittadini. L’archivio dell’Accademia di Belle Arti di Venezia è stato il riferimento principale, in considerazione del ruolo svolto dall’Ente nella seconda metà dell’Ottocento, che lo portò a stretto contatto con l’attività fotografica. Altre ricerche sono state condotte presso la Fondazione Musei Civici Venezia, soprattutto in relazione al Museo Correr, oltre che presso l’Archivio di Stato di Venezia. Per alcuni casi specifici sono stati inoltre utili alcuni documenti presenti presso la Biblioteca Marciana di Venezia, la Procuratoria di San Marco, l’archivio della Basilica dei Frari, presso le Biblioteche Civiche di Padova e Treviso, presso l’Archivio della Galleria degli Uffizi, e infine presso le Istituzioni di Ricovero ed Educazione - IRE di Venezia, dove è conservato l’archivio di Tomaso Filippi, anch’egli attivamente impegnato nella riproduzione delle opere d’arte veneziane, sia nei musei che in occasione di mostre, che su commissione di vari studiosi. Per le ricerche iconografiche sono state fondamentali le raccolte veneziane presenti presso la Fondazione Musei Civici, presso l’archivio Filippi, l’Archivio Turio Böhm e infine il Fondo storico dell’Accademia di Belle Arti. Altre ricerche sono state condotte anche presso il Kunsthistorisches Institut di Firenze, la Biblioteca Hertziana e l’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione di Roma. La documentazione emersa è molto consistente e consente di identificare, sul piano cronologico, alcune principali fasi evolutive. Nel primo quindicennio circa della seconda metà dell’Ottocento le testimonianze furono per lo più occasionali e riconducibili a specifiche motivazioni o sollecitazioni ben individuate. Dopo l’unità d’Italia, soprattutto a partire dal 1867-1868, la situazione si fece più vivace e vide impegnati molto attivamente alcuni importanti fotografi veneziani tra i quali Giovanni Battista Brusa, Pietro Bertoja, Paolo Salviati, e soprattutto Carlo Naya. Una fase ancora diversa si verificò a partire dalla prima metà degli anni ’90, sia a motivo degli sviluppi tecnici in campo fotografico che portarono alla diffusione delle lastre ortocromatiche, sia per l’avvio a Venezia di vaste campagne di ripresa da parte dei due grandi studi fotografici dei Fratelli Alinari e di Domenico Anderson che si impegnarono attivamente sia nella documentazione dell’architettura e del paesaggio, sia anche delle opere d’arte presenti nei musei e nelle chiese della città. I documenti emersi presso l’Accademia di Belle Arti riguardano soprattutto il periodo fino alla fine degli anni ’70 dell’Ottocento. A partire da quella data essi diventano molto scarsi, fino a scomparire del tutto, dal momento che alcune disposizioni di legge trasferirono la competenza sulla disciplina in campo fotografico al Ministero della Istruzione Pubblica. Per il periodo successivo, sono invece importanti i documenti presenti al Museo Correr che riguardano l’attività dello Studio Naya, dei Fratelli Alinari e di Domenico Anderson. La tesi è organizzata in modo aderente all’andamento della documentazione. Una prima parte è dedicata ai momenti di avvio della riproduzione fotografica delle opere d’arte veneziane. Un capitolo riguarda la fotografia del disegno allora ritenuto di Raffaello, Apollo e Marsia (1857), e fa luce su una vicenda nota da tempo (cfr. F. Haskell, Un martire dell’attribuzionismo), ma sulla quale permanevano parecchi punti oscuri. Un secondo capitolo riguarda la vicenda della riproduzione fotografica della Pala d’oro della Basilica di San Marco (1860). Pur allora non realizzata a causa delle notevoli difficoltà tecniche, essa è molto significativa perché rivela una rete di relazioni e di problematiche di grande interesse per la storia della fotografia. Segue poi un capitolo dedicato alla prima riproduzione fotografica del Breviario Grimani (1861-1862) che fu un’impresa laboriosa e molto impegnativa, e che come nei due casi precedenti, vede ancora protagonista Antonio Perini. La vicenda della riproduzione fotografica dei disegni dei grandi maestri allora conservati all’Accademia di Belle Arti (1864-1876), e realizzata in tempi diversi da alcuni fotografi, il primo dei quali fu Perini, costituisce uno snodo fondamentale tra la prima e la seconda fase storica che ho sopra indicato. Essa evidenzia, anche in ambito veneziano, l’importanza e l’interesse verso il disegno già attivi da tempo in altri paesi europei e ne descrive le probabili connessioni con il “Raphael Project” del principe consorte inglese Alberto. Il periodo delle campagne fotografiche su ampia scala viene introdotto da un capitolo dedicato alle normative - prima locali, e poi nazionali - sulla riproduzione fotografica delle opere d’arte. In esso viene descritto anche il ruolo dell’Accademia in relazione alla tutela dei beni artistici che coinvolse l’ente anche nel settore fotografico. Nel capitolo vengono anche messe in luce le problematiche legate all’attività dei molti pittori copisti che frequentemente lavoravano alle Gallerie dell’Accademia e nelle chiese veneziane, in rapporto all’attività dei fotografi, mostrando come l’attività dei primi presentasse molti più problemi che nel caso dei secondi. L’ultimo capitolo riguarda le campagne fotografiche condotte tra la fine d egli anni ’60 e l’inizio del XX secolo, e analizza i documenti nei loro punti principali. La tesi pubblica ca. 220 documenti suddivisi in due appendici: - l’Appendice A raccoglie quelli relativi ai capitoli 1-3 e 5; - nell’Appendice B sono invece raccolti i documenti analizzati nei capitoli 4 e 6; - l’Appendice C raccoglie tabelle ed elenchi che possono essere utili alla migliore comprensione del testo, e ne costituiscono in alcuni casi un’efficace sintesi. Tali appendici costituiscono parte integrante del testo che può quindi essere pienamente compreso solo nel costante riferimento con i documenti. Oltre a proporre una prima ricostruzione storica di questo genere fotografico a Venezia, questa tesi fornisce ulteriori elementi di conoscenza su alcuni fotografi veneziani, soprattutto su Antonio Perini e Carlo Naya, e confronta il lavoro di quest’ultimo con quello dei Fratelli Alinari e Domenico Anderson. Attraverso l’analisi di alcuni casi di studio, essa mette altresì in evidenza l’importante ruolo avuto dalla fotografia non solo per la diffusione della conoscenza delle opere d’arte, ma come strumento efficace capace di creare immagini autonome, che in molti casi diventarono indipendenti dagli originali, e che erano molto legate alla sfera intima e personale del pubblico, un aspetto che influenzò notevolmente l’attività dei fotografi.
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MAIETTI, Federica. "Trasparenza e Restauro. Aspetti teorico-critici, metodologie, materiali e tecnologie per la protezione e la valorizzazione del patrimonio storico-architettonico: dal vetro ai materiali di sintesi." Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2009. http://hdl.handle.net/11392/2388694.

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Abstract:
The research concerns the technological innovation applied to the architectonical heritage conservation and restoration field, particularly for what concern the use of non-traditional materials in conservative interventions and how they are received on the basis of the principles of restoration. Starting from the comprehension of the values of the architectonical heritage up to the studying of the traditional technologies, methodologies and materials used for the protection conservation and enhancement of the historical surfaces the research field has been restricted in the study of the synthetic transparent materials aimed at the enhancement. protection and conservation of the historical architectonical external structures. The technical properties of the synthetic transparent materials, shaped in horizontal or vertical sheets or protective panels, and the characteristic of transparency represent, for the intervention on the historical materials, a protective System and a means with important potentiality thanks to the large compatrbility with the needs that an intervention on historical surfaces requires. The topic of the transparency is Iinked with the double need of protection of the historical architectonical structures or surfaces and, at the mean time, the warrant of a good vision of the monument with the minimum possible visual and environmental impact. The starting point of the research is the introduction of the synthetic transparent materials as protective and enhancing means in restoration field. The aim of the research is the definition of the actual outline of the synthetic transparent materials applications in conservative field. the definition of the outline of best-practices and the experimental definition of the best synthetic materials for the protection of surfaces.
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MARIANI, ELEONORA. "Early Bronze IV Settlement Patterns and Material Culture in South Mesopotamia on the Basis of Excavations and Surveys. An Archaeo-historical Characterization of the Period between Early Bronze III (Early Dynastic III) and Middle Bronze I (Ur III)." Doctoral thesis, Università degli studi di Pavia, 2022. https://hdl.handle.net/11571/1467652.

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MARIANI, ELEONORA. "Early Bronze IV Settlement Patterns and Material Culture in South Mesopotamia on the Basis of Excavations and Surveys. An Archaeo-historical Characterization of the Period between Early Bronze III (Early Dynastic III) and Middle Bronze I (Ur III)." Doctoral thesis, Università degli studi di Pavia, 2022. https://hdl.handle.net/11571/1467651.

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BALBONI, Veronica. "Linguaggio edilizio nell'edilizia di base pre-industriale. Definizione di strumenti per la lettura del processo di caratterizzazione tecnologica e linguistica, con finalità operative per i fondi urbani della città storica. Un caso studio: Ferrara." Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2013. http://hdl.handle.net/11392/2388844.

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Abstract:
In preindustrial basic buildings, technological solutions that a local community processes to respond to specific needs are the lexical components of building language. Such processing takes place within the limits of a spontaneous behavior - which is aimed at finding the most economical resolution in terms of material and constructive knowledge - until the gradual progress of technological possibilities and the gradual weakening of the cultural and constructive limitations caused by the local-size of each community, lead to solutions gradually more elaborate than the initial spontaneous ones. This process is particularly interesting if it’s related to the costitutive elements of building enclosure, which constitute the main vehicles of rework in construction, technology and formal solution- first relating to the local tradition and then to monumental architecture’s codes- enriched gradually by the intentionality of architectural language. This process is particularly important in historical basic buildings, where urban tissue is readable in plan and elevation as a continuous organic and enclosure, in its specific connotation of facade, plays a key role in the characterization of building units. This applies in basic buildings rather than monumental architectures, because in monumental architectures all parts of the construction, such as the enclosure, are configured as costitutive elements designed to be representative of a coded language and architectural culture that often goes beyond the local traditions. Building language, as an anthropic product at minimum scale construction, it’s a particular aspect of the spontaneous process in pre-industrial buildings that regulates transformations in building structures and urban tissues. The approach to its reading can be follows methodological criteria of morpho-typological basic buildings reading, with the aim of systematically reconstruct the logical spontaneous figurative and construction processuality of its elements. This investigation, based on a multi-scale reading of building transformations, can break free from considerations about uniqueness of building product and influence of specific actors in building process; these are evaluations that were otherwise inevitable in the case of investigations on individual building, especially in monumental architecture. It is possible to encode, and not only classify, basic building language to reconstruct systematically the figurative and construction processuality of its elements? It is possible to outline this method of analysis to develop a design tool to support cognitive actions on historical urban tissue? These are the questions that the research aims to answer.
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Sciacco, Maria Concetta. "Italy in English Tourism Discourse. Per un apprendimento dei sistemi linguistici e culturali della lingua inglese." Doctoral thesis, Università di Catania, 2015. http://hdl.handle.net/10761/1677.

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Abstract:
Il presente studio ha come oggetto la multidimensionalità del discorso turistico promozionale nella lingua inglese, analizzata attraverso vari approcci disciplinari: linguistico, sociolinguistico, socio-semiotico e glottodidattico. Le analisi dei corpora, tratti da materiali autentici cartacei e digitali, hanno messo in luce nuovi ed interessanti elementi per la didattica dell inglese turistico. Il lavoro si divide in tre parti. La prima parte è dedicata all analisi linguistica di materiali turistici promozionali digitali, prodotti in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, i quali hanno come meta esclusivamente l Italia. I materiali sono stati raccolti nel periodo che va da novembre 2011 ad agosto 2014, la novità di questa parte del lavoro sta nel confronto di corpora britannici e statunitensi. L approccio metodologico di questa prima parte è quello della linguistica dei corpora attraverso l utilizzo del software Antconc version 3.2.4w. I materiali cartacei nella forma di travel magazine, cataloghi, dizionari bilingui enogastronomici, sono oggetto di analisi nella seconda parte di questa ricerca, l approccio metodologico qualitativo si basa sugli studi socio-linguistici (MacCannel, 1976, Dann, 1996) e socio-semiotico (Floch, 1990). Lo studio dei dizionari bilingui enogastronomici ha messo in luce le difficoltà che il lessicografo e il traduttore devono affrontare nella descrizione o nella traduzione di termini culturalmente specifici. . Inoltre dall analisi socio-semiotica di due macrogeneri, la rivista di viaggi britannica, Passione by Citalia, e il catalogo, Flavours of Holidays, si evince che il discorso turistico si basa sul racconto di storie, anche personali, che rimodellano il linguaggio turistico dal monologo, al dialogo ad una forma ancora più democratica, definita da Dann (2012) il trialogo con i seguenti protagonisti: l industria turistica, il turista, e infine la comunità locale (touree). Nella terza parte si è realizzata un unità didattica che evidenzia la potenzialità dei testi turistici per l apprendimento del sistema linguistico e culturale della lingua inglese, ma soprattutto per sviluppare negli studenti la competenza interculturale necessaria per la traduzione di testi turistici e non.
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Woube, Annie. "Finding One’s Place : An Ethnological Study of Belonging among Swedish Migrants on the Costa del Sol in Spain." Doctoral thesis, Uppsala universitet, Etnologiska avdelningen, 2014. http://urn.kb.se/resolve?urn=urn:nbn:se:uu:diva-233920.

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This study explores how Swedish migrants on the Costa del Sol in Spain create belonging and how this is expressed in migration stories and practiced in the daily life. The migrants are part of a migration phenomenon that is conceptualized as lifestyle migration, often to destinations in association with tourism and leisure. Based on ethnographical fieldwork carried out among Swedish migrants within the Swedish infrastructure of institutions, organizations and private enterprises on the Costa del Sol, the thesis examines how belonging is created adopting a phenomenological and constructivist perspective on transnational and diasporic practices. This is accomplished through studying migration stories, where the migration experience is being told, structured and made meaningful for the migrants. In addition, it focuses on internal and external identification and positioning on location on the Costa del Sol. Another concern is the study of how the migrants relate to notions and practices of new home, and old home. The thesis presents how belonging is shaped on a collective basis within the Swedish infrastructure, despite the fact that the interviewees make up a diverse group in different ages, with different reasons for dwelling along the coast, with different migrant experiences, with different approaches to living a transnational migrant life in-between the old and the new country, and with different degrees and range of incorporation to the local society. The study shows how a transnational position is created with a plurilocal frame of reference. It is marked by simultaneously expressing attachments and affiliations to several localities and contexts across territorial borders, shaped by past and recurrent travels and communication, and connected to the Swedish diasporic collective that can function as a compensatory source of national affiliation for the Swedish migrants on the Costa del Sol.
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BRUNAZZI, GIANMARIA. "RAPPORTI SOCIALI E CONFLITTI DI CLASSE NELL'INGHILTERRA DEL XVIII SECOLO: VERSO UNA NUOVA TEORIA MATERIALISTA DELLA TRANSIZIONE AL CAPITALISMO." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2022. http://hdl.handle.net/2434/921478.

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Abstract:
This work has two main aims: it wants, from one side, to revive the debate on the Transition to Capitalism, whereas, on the other side, it proposes a new political approach to historical materialism. Triggered by social concerns about our times - which are characterised by growing inequality and poverty, by class polarisation, climate emergences, economic crises and new wars - the research devotes theoretical attention to the dialectics between political present and the writing of history. While the world leaves behind thirty years of neo-liberal unipolarism, and History, in its magnitude, gets back into the scene, the paper, critically focusing on the origins of Capitalism and on the praxis of change, shakes the hypostatization of the present social system and, highlighting the specific features that make it finite and superable, historicises it. The work challenges those academic studies which have dealt, in the wake of several cultural trends, with the history of economic and social development, counterposing to micro-specialisation, post-modern fragmentation and the multiplication of perspectives, a systematic contestation of the whole bulk of relations which Capitalism entails. Devoting a new importance to class paradigm - even with respect to materialist traditional approaches - the essay contributes to Marxist historiography, originally investigating theoretical nodes such as the relationship between base and superstructure, history and theory, materiality and ideology, objectivity and subjectivity. Group interests, class relations and conflicts in XVIII century England are inspected with the goal of defining a new method for historical investigation: the social praxis, as a methodological criterion, does not only permit us to reframe the dynamics relating economic (structural) and social transformations, but proves to be a valid guide to preserve the researcher’s writing from from the ideological influence of his time hegemony.
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Emanuele, Zamperini. "Evoluzione tecnologica e tipologica delle coperture lignee in Italia nel periodo 1800-1950." Doctoral thesis, 2014. http://hdl.handle.net/2158/1249698.

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Abstract:
La tesi si inserisce nell’ambito di ricerca della storia delle tecniche costruttive e analizza l’evoluzione tecnologica e tipologica delle coperture lignee in Italia nel periodo che va dall’inizio del XIX alla metà del XX secolo. Dopo una parte di inquadramento delle condizioni tecnologiche, del contesto socio-economico e produttivo generale e delle teorie e pratiche costruttive delle coperture lignee italiane della fine del XVIII secolo, la ricerca ne analizza i progressivi mutamenti, cercando di individuare alcune “fasi omogenee” e di rintracciare i nessi tra i processi evolutivi del contesto e quelli che interessano le coperture lignee. Particolare attenzione è attribuita allo sviluppo delle tipologie costruttive delle capriate e alla diffusione di altri tipi di strutture lignee di copertura (cavalletti centinati, archi, portali a due o tre cerniere, ecc.), rapportati a vari aspetti del contesto tecnico culturale e produttivo: livello e tipo di formazione culturale e tecnica dell’ingegnere e dell’architetto; sviluppo e diffusione delle teorie della meccanica delle strutture e della resistenza dei materiali; cambiamenti nei modi di produzione e lavorazione dei materiali edilizi; variazione dei prezzi della mano d’opera e dei materiali; invenzione di nuovi sistemi di connessione dei legnami.
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COPPOLA, MICHELE. "Le colonne del tempio di Ramesse II ad Antinoe. Indagine per una storia costruttiva dell’edificio." Doctoral thesis, 2012. http://hdl.handle.net/2158/826087.

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Taher, Tamara. "Interrompere la catastrofe, praticare la presenza. Una costellazione decoloniale del presente palestinese." Doctoral thesis, 2022. https://hdl.handle.net/2158/1287864.

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Abstract:
La tesi di dottorato si interroga sui significati e sulle pratiche di decolonizzazione costruiti dai palestinesi nelle condizioni di frammentazione geografica, spaziale e politica del loro presente prodotto dalle dinamiche politico-materiali inaugurate con gli Accordi di Oslo (1993). La tesi è multidisciplinare e tenta di affrontare la domanda sulla decolonizzazione epistemologica e storico-materiale nel contesto palestinese spaziando tra riflessioni e dibattiti storiografici, antropologici, di teoria politica e sociale e di scienza politica e studi d'area. La tesi sviluppa un'ampia riflessione teorico-concettuale che intreccia approcci decoloniali, indigeni, del materialismo storico eterodosso e del post-strutturalismo. Tale analisi teorica è accompagnata dallo sviluppo di una domanda e interrogazione radicali del tema metodologico-epistemologico, che attraversano l'intero lavoro. Si elabora, nel corso della ricerca, così, una propria metodologia qualitativa, che viene impiegato sia sul piano teorico sia su quello empirico-pratico. La tesi, infatti, presenta e restituisce una riflessione anche rispetto a un campo di soggetti palestinesi con cui l'autrice si è confrontata rispetto alle loro pratiche di costruzione di conoscenza e di pratica della presenza nei loro contesti di vita dentro e fuori la Palestina.
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CECCOTTI, CAMILLA. "L’architettura del Rinascimento a Poitiers: la ricezione del linguaggio architettonico all’antica negli edifici residenziali tra la fine del Quattrocento e la metà del Cinquecento." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11573/1146045.

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Abstract:
The research investigates the dynamics of the Renaissance appearance in Poitiers and in the surrounding area, in the period between the end of the 15th and the first half of the 16th century. In particular, the identification of the peculiar characteristics of the architecture was achieved favoring the analysis of the most widespread type in the urban context, the hôtel. As the main pole of the historical Poitou province, Poitiers has known an intense architectural activity since the end of the 15th century, nevertheless, the Renaissance city remains essentially unexamined, unlike the medieval and 17th century ones. The aim of my research is to fill this historiographical gap by analyzing the architectural production from the flamboyant age to that of those centers, not far away, such as Tours and Blois, where the Renaissance sees its first flourishing. To understand the modality of migration of the Italian Renaissance model in the Poitiers region, were first examined the architectural complexes of the Early Renaissance which represent the paradigm for the whole region and the related commissions, that were receptive to the importation of classical canons. These analyses were conducted comparing times and processes of diffusion with the vicissitudes of the centers of the Loire Valley. Subsequently, starting from an historical and urban study, the construction typology of the hôtel was analyzed at a local level. This hôtel represents the town residence model of the French bourgeoisie, whose economic and political power increased during the 15th century. The Poitiers’s architectural corpus, here considered, consists of about fifty residential complexes, built starting from the end of the 15th century: starting from such a considerable panorama, the research focused on the monographic study of four architectures, emblems of the change of stylistic language. Starting from the flamboyant Fumé hôtel, the investigation passed through the Berthelot and the d’Estissac hôtels, considered to be the first Renaissance buildings, to finally reach the Beaucé hôtel, that reflects the mature French Renaissance formal solutions. In addition, the chapels built at Notre-Dame-La-Grande, Saint-Germain, Saint-Hilaire and the castles of the Fumé, Berthelot and d’Estissac families were analyzed in the context of the study of the commissions. The research approach followed the modus operandi developed by the Roman School of Architecture of “Sapienza” University of Rome, which combines archival research and an analysis of the textual and iconographic sources with the direct study of the buildings, characterized by architectural survey and by the examination of both construction phases and materials. The joint-PhD program with “Sorbonne Université” as well as the attendance of the “Center André Chastel” were fundamental to frame the research in the French historiographical field.
Notre travail de recherche se concentre sur l’apparition de la Renaissance à Poitiers et dans le territoire environnant entre la fin du XVe et la première moitié du XVIe siècle. Nous en avons identifié les caractéristiques spécifiques dans le domaine de l’architecture en analysant notamment la typologie de bâtiment la plus diffusée dans le contexte urbain : celle de l’hôtel. Ancienne capitale du Poitou, Poitiers a connu une intense activité sur le plan architectural dès la fin du XVe siècle. Malgré cela, les études concernant le patrimoine bâti de la ville à l’époque de la Renaissance demeurent essentiellement peu développées comparativement à celles qui se penchent sur l’architecture du Moyen-Âge et du XVIIe siècle. La recherche que nous avons menée a tenté de combler cette « lacune » historiographique en analysant la production architectonique et en la rapprochant de celle d’autres centres avoisinants, comme Tours et Blois, où la Renaissance s’est d’abord épanouie. Afin de comprendre les modalités de diffusion des modèles de la Renaissance italienne dans la région de Poitiers, nous avons avant tout examiné les principaux ensembles architectoniques à partir de la fin du XVe siècle, qui sont exemplaires du langage régional. Nous avons également tenté de comprendre la volonté de leurs commanditaires, sensibles à l’application des canons classique et nous avons comparé ces observations avec des données similaires concernant les principaux centres du Val de Loire. Ensuite, grâce à une approche historique et urbaine, nous avons analysé, dans le cas de Poitiers, la typologie de l’hôtel, le modèle par excellence de la résidence urbaine de la riche bourgeoisie française, dont la puissance économique et politique s’était intensifiée au cours du XVe siècle. Le corpus architectonique poitevin que nous avons considéré est constitué d’environ cinquante ensembles résidentiels édifiés dès la fin du Quattrocento. À partir de ce vaste panorama, notre recherche s’est concentrée sur l’étude monographique de quatre bâtiments emblématiques qui témoignent du changement de langage architectonique : le flamboyant hôtel Fumé, les hôtels Berthelot et d’Estissac, considérés comme les premiers édifices de la Renaissance, et l’hôtel Beaucé, qui présente des solutions formelles de la Renaissance française mûre. En outre, dans le cadre de l’étude des commanditaires, nous avons également analysé les chapelles érigées à Notre-Dame-La-Grande, Saint-Germain et Saint-Hilaire et les châteaux bâtis dans les alentours de Poitiers par les familles Fumé, Berthelot et d’Estissac. Notre approche méthodologique a suivi le modus operandi élaboré par l’École romaine d’Architecture de « Sapienza - Università di Roma », qui propose de combiner une recherche archivistique et une analyse des sources textuelles et iconographiques à l’observation directe des édifices, caractérisée par le relèvement architectonique et l’examen des matériaux et des phases de construction. Le projet de cotutelle avec « Sorbonne Université » et la fréquentation du « Centre André Chastel » ont quant à eux permis d’inscrire la recherche dans le cadre historiographique français.
El tema de investigación estudia los mecanismos de aparición del Renacimiento en Poitiers y sus aledaños, en un lapso temporal comprendido entre el final del siglo XV y la mitad del XVI. En particular, han sido individuadas sus peculiaridades en el ámbito de la arquitectura, privilegiando el análisis de la tipologia de mayor difusión en el contexto urbano, el hôtel. Poitiers, polo principal de la antigua provincia de Poitou, vivió una actividad intensa en el campo arquitectónico hacia finales del siglo XV. No obstante, la parte de la ciudad de época renacentista no ha sido exhaustivamente estudiada, a diferencia de los periodos medieval y del siglo XVII. La investigación busca completar este “vacío” historiografico analizando la producción arquitectónica realizada en la edad gótico-tardía y relacionándola a aquella de otros centros de las cercanías, en los que el Renacimiento se difundió tempranamente, como son Tours e Blois. Con el fin de comprender la modalidad de migración del modelo renacentista italiano en la región de Poitiers, se han examinado en primer lugar los complejos arquitectónicos emblemáticos del primer Renacimiento, que representan un modelo para toda la región, y sus respectivos promotores, atentos a la adopción de cánones clásicos, comparando tiempos y modalidades de difusión con las vicisitudes de los centros del Valle del Loira. Posteriormente, partiendo del aspectos historicos y urbanos, se profundizó a nivel local el examen de la tipología contructiva del hôtel, modelo de estancia de la rica burguesía francesa, cuyo poder económico y político se incrementó durante el siglo XV. El corpus arquitectónico potevino tomado en consideración está constituído por cinquenta conjuntos residenciales aproximadamente, construidos a partir de finales del Cuatrocientos: dada la amplitud de casos, se ha desarrollado el estudio monográfico de cuatro ejemplos emblemáticos del cambio del estilo en el lenguaje. Partiendo del flamboyant hôtel Fumé, y pasando por sus contemporáneos hôtels Berthelot y d’Estissac, considerados los primeros ejemplos renacentistas, se ha llegado al hôtel Beaucé, el cual refleja las soluciones formales adoptadas en el Renacimientos francés maduro. En el ámbito de las indagaciones sobre los promotores, además, han sido analizadas las capillas construídas en Notre-Dame-La-Grande, en Saint-Germain, en Saint-Hilaire y los castillos de las familias Fumé, Berthelot, d’Estissac. El tema de investigación estudia los mecanismos de aparición del Renacimiento en Poitiers y sus aledaños, en un lapso temporal comprendido entre el final del siglo XV y la mitad del XVI. En particular, han sido individuadas sus peculiaridades en el ámbito de la arquitectura, privilegiando el análisis de la tipologia de mayor difusión en el contexto urbano, el hôtel. Poitiers, polo principal de la antigua provincia de Poitou, vivió una actividad intensa en el campo arquitectónico hacia finales del siglo XV. No obstante, la parte de la ciudad de época renacentista no ha sido exhaustivamente estudiada, a diferencia de los periodos medieval y del siglo XVII. La investigación busca completar este “vacío” historiografico analizando la producción arquitectónica realizada en la edad gótico-tardía y relacionándola a aquella de otros centros de las cercanías, en los que el Renacimiento se difundió tempranamente, como son Tours e Blois. Con el fin de comprender la modalidad de migración del modelo renacentista italiano en la región de Poitiers, se han examinado en primer lugar los complejos arquitectónicos emblemáticos del primer Renacimiento, que representan un modelo para toda la región, y sus respectivos promotores, atentos a la adopción de cánones clásicos, comparando tiempos y modalidades de difusión con las vicisitudes de los centros del Valle del Loira. Posteriormente, partiendo del aspectos historicos y urbanos, se profundizó a nivel local el examen de la tipología contructiva del hôtel, modelo de estancia de la rica burguesía francesa, cuyo poder económico y político se incrementó durante el siglo XV. El corpus arquitectónico potevino tomado en consideración está constituído por cinquenta conjuntos residenciales aproximadamente, construidos a partir de finales del Cuatrocientos: dada la amplitud de casos, se ha desarrollado el estudio monográfico de cuatro ejemplos emblemáticos del cambio del estilo en el lenguaje. Partiendo del flamboyant hôtel Fumé, y pasando por sus contemporáneos hôtels Berthelot y d’Estissac, considerados los primeros ejemplos renacentistas, se ha llegado al hôtel Beaucé, el cual refleja las soluciones formales adoptadas en el Renacimientos francés maduro. En el ámbito de las indagaciones sobre los promotores, además, han sido analizadas las capillas construídas en Notre-Dame-La-Grande, en Saint-Germain, en Saint-Hilaire y los castillos de las familias Fumé, Berthelot, d’Estissac.
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HATZIKIRIAKOS, ALEXANDROS MARIA. "Lo chansonnier du roi. Luoghi e autori della lirica e della musica europee del Duecento." Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11573/936532.

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Abstract:
The Chansonnier du Roi (Paris, BNF f. fr. 844) is one of the most important sources for trouvère and troubadour lyrics, but also for early motets. Compiled around 1250 in Artois, the manuscript was later enriched with a unique collection of Occitan, French and Latin monophonic songs and instrumental dances in mensural notation. In the last decades, this chansonnier has been studied both from musicologists (Peraino and Haines) and romance philologists (Battelli and Asperti). Insights from these two fields, however, have never been brought together. This is my aim in this paper, focusing in particular on the later additions to the manuscript, about which I will also present new palaeographical evidence. My central hypothesis is that fr. 844 was brought to the Angevin court of Naples, probably around 1282, by Robert II of Artois. Here poets and artists from Northern France, Occitania and Aragon contributed to a multicultural milieu, where the chansonnier could have been exposed to new styles. Moreover, in comparison with similar sources, the compilers’ predilection for literary genres specifically connected to dance and music, as well as the use of mensural notation but also metrical irregularities and mise en texte strategies, show a unique interest in sound and performance. Ultimately, I expand the geography of thirteenth-century music, claiming Naples as major cultural centers of vernacular monophony.
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BULGINI, Giulia. "Il progetto pedagogico della Rai: la televisione di Stato nei primi vent’anni. Il caso de ‹‹L’Approdo››." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251123.

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Abstract:
Non c’è dubbio sul fatto che la RAI, dal 1954 a oggi, abbia contribuito in misura considerevole a determinare la fisionomia dell’immaginario collettivo e dell’identità culturale dell’Italia. Si tratta di un assunto che, a distanza di più di sessant’anni, resta sempre di grande attualità, per chi si occupa della questione televisiva (e non solo). Ma a differenza di quanto avveniva nel passato, quando la tv appariva più preoccupata dei reali interessi dei cittadini, oggi essa sembra rispondere prevalentemente a dinamiche di mercato, in grado di alterarne la funzione etica e sociale. E nonostante il livello di istruzione e di benessere economico si siano evidentemente alzati, in questi ultimi anni si è assistito a programmi di sempre più bassa qualità e in controtendenza a un incremento del potere modellante e suggestivo sull’immaginario dei telespettatori. C’è di più: l’interesse verso la tv ha coinvolto anche gli storici dell’epoca contemporanea, i quali hanno iniziato a prendere coscienza che le produzioni audiovisive sono strumenti imprescindibili per la ricerca. Se si pensa ad esempio al ‹‹boom economico›› del Paese, negli anni Cinquanta e Sessanta, non si può non considerare che la tv, insieme agli altri media, abbia contributo a raccontare e allo stesso tempo ad accelerare i progressi economici e sociali di quell’epoca. Partendo, dunque, dal presupposto che la televisione da sempre esercita un potere decisivo sulla collettività, si è scelto di concentrarsi sulla fase meno indagata della sua storia, quella della televisione delle origini: ‹‹migliore›› perché senza competitor, ‹‹autentica›› perché incontestabile e soprattutto ‹‹pedagogica›› perché è di istruzione e di formazione che, quell’Italia appena uscita dalla guerra, aveva più urgenza. La storia della televisione italiana inizia il 3 gennaio 1954, con la nascita del servizio pubblico televisivo e insieme di un mezzo che, di lì a poco, avrebbe completamente rivoluzionato la società italiana, trasformandola in una civiltà di massa. Si accorciano le distanze territoriali e insieme culturali e la società inizia a omologarsi nei gusti, poi nei consumi e infine nel pensiero. Il punto d’arrivo si colloca negli anni Settanta, quando ha termine il monopolio della RAI, che fino a quel momento era stato visto come il garante del pluralismo culturale. La RAI passa dal controllo governativo a quello parlamentare, mentre si assiste al boom delle televisioni private e alla necessità della tv di Stato di stare al passo con la concorrenza, attraverso una produzione diversa da quella degli esordi. Dunque cambia la tv, come pure cambia la sua funzione e la forma mentis di chi ne detiene le redini. Ne risulta un’indagine trasversale, che passa nel mezzo di molteplici discipline che afferiscono alla materia televisiva e che non evita di porsi quelle domande scomode, necessarie tuttavia a comprendere la verità sugli artefici della prima RAI e sui loro obiettivi. E allora: qual era il valore attribuito alla televisione degli esordi? Era davvero uno strumento pedagogico? Sulla base di quali presupposti? Chi scriveva i palinsesti di quegli anni? Chi e perché sceglieva temi e format televisivi? Chi decideva, in ultima analisi, la forma da dare all’identità culturale nazionale attraverso questo nuovo apparecchio? Il metodo di ricerca si è articolato su tre distinte fasi di lavoro. In primis si è puntato a individuare e raccogliere bibliografia, sitografia, studi e materiale bibliografico reperibile a livello nazionale e internazionale sulla storia della televisione italiana e sulla sua programmazione nel primo ventennio. In particolare sono stati presi in esame i programmi scolastici ed educativi (Telescuola, Non è mai troppo tardi), la Tv dei Ragazzi e i programmi divulgativi culturali. Successivamente si è resa necessaria una definizione degli elementi per l’analisi dei programmi presi in esame, operazione resa possibile grazie alla consultazione del Catalogo multimediale della Rai. In questa seconda parte della ricerca si è voluto puntare i riflettori su ‹‹L’Approdo››, la storia, le peculiarità e gli obiettivi di quella che a ragione potrebbe essere definita una vera e propria impresa culturale, declinata in tutte le sue forme: radiofonica, di rivista cartacea e televisiva. In ultimo, sulla base dell’analisi dei materiali d’archivio, sono state realizzate interviste e ricerche all’interno dei palazzi della Rai per constatare la fondatezza e l’attendibilità dell’ipotesi relativa agli obiettivi educativi sottesi ai format televisivi presi in esame. Le conclusioni di questa ricerca hanno portato a sostenere che la tv delle origini, con tutti i suoi limiti, era uno strumento pedagogico e di coesione sociale. E se ciò appare come un aspetto ampiamente verificabile, oltreché evidente, qualora si voglia prendere in esame la televisione scolastica ed educativa di quegli anni, meno scontato risulta invece dimostrarlo se si decide – come si è fatto – di prendere in esame un programma divulgativo culturale come ‹‹L’Approdo››, che rientra nell’esperienza televisiva definita di ‹‹educazione permanente››. Ripercorrere la storia della trasmissione culturale più longeva della tv italiana degli esordi, per avvalorarne la funzione educativa, si è rivelata una strada interessante da battere, per quanto innegabilmente controversa, proprio per il principale intento insito nella trasmissione: diffondere la cultura ‹‹alta›› a milioni di telespettatori che erano praticamente digiuni della materia. Un obiettivo che alla fine della disamina si è rivelato centrato, grazie alla qualità della trasmissione, al suo autorevole e prestigioso groupe d'intellectuels, agli ascolti registrati dal ‹‹Servizio Opinioni›› e alla potenzialità divulgativa e penetrante della tv, nel suo saper trasmettere qualunque tematica, anche quelle artistiche e letterarie. Dunque se la prima conclusione di questo studio induce a considerare che la tv del primo ventennio era pedagogica, la seconda è che ‹‹L’Approdo›› tv di questa televisione fu un’espressione felice. ‹‹L’Approdo›› conserva ancora oggi un fascino innegabile, non foss’altro per la tenacia con la quale i letterati difesero l’idea stessa della cultura classica dal trionfo lento e inesorabile della società mediatica. Come pure appare ammirevole e lungimirante il tentativo, mai azzardato prima, di far incontrare la cultura con i nuovi media. Si potrebbe dire che ‹‹L’Approdo›› oggi rappresenti una rubrica del passato di inimmaginata modernità e, nel contempo, una memoria storica, lunga più di trent’anni, che proietta nel futuro la ricerca storica grazie al suo repertorio eccezionale di immagini e fatti che parlano di arte, di letteratura, di cultura, di editoria e di società e che raccontano il nostro Paese e la sua identità culturale, la stessa che la televisione da sempre contribuisce a riflettere e a delineare. Lo studio è partito da un’accurata analisi delle fonti, focalizzando l’attenzione, in primo luogo, sugli ‹‹Annuari della Rai›› (che contengono le Relazioni del Cda Rai, le Relazioni del Collegio Sindacale, i Bilanci dell’Esercizio e gli Estratti del Verbale dell’Assemblea Ordinaria). Altre fonti prese in esame sono gli stati gli opuscoli di ‹‹Servizio Opinioni››, le pubblicazioni relative a studi e ricerche in materia di televisione e pedagogia e le riviste edite dalla Rai Eri: ‹‹Radiocorriere tv››, ‹‹L’Approdo Letterario››, ‹‹Notizie Rai››, ‹‹La nostra RAI››, ‹‹Video››. Negli ultimi anni la Rai ha messo a disposizione del pubblico una cospicua varietà di video trasmessi dalle origini a oggi (www.techeaperte.it): si tratta del Catalogo Multimediale della Rai, che si è rivelato fondamentale al fine della realizzazione della presente ricerca. Altre sedi indispensabili per la realizzazione di questa ricerca si sono rivelate le due Biblioteche romane della Rai di Viale Mazzini e di via Teulada.
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