Academic literature on the topic 'Storia dei materiali'

Create a spot-on reference in APA, MLA, Chicago, Harvard, and other styles

Select a source type:

Consult the lists of relevant articles, books, theses, conference reports, and other scholarly sources on the topic 'Storia dei materiali.'

Next to every source in the list of references, there is an 'Add to bibliography' button. Press on it, and we will generate automatically the bibliographic reference to the chosen work in the citation style you need: APA, MLA, Harvard, Chicago, Vancouver, etc.

You can also download the full text of the academic publication as pdf and read online its abstract whenever available in the metadata.

Journal articles on the topic "Storia dei materiali"

1

Mannoni, Tiziano, and Anna Boato. "Archeologia e storia del cantiere di costruzione." Arqueología de la Arquitectura, no. 1 (December 30, 2002): 39. http://dx.doi.org/10.3989/arq.arqt.2002.5.

Full text
Abstract:
La storia dell’architettura per più di duecento anni ha cercato di capire la costruzione attraverso le fonti scritte, raggiungendo in ciò una notevole specializzazione. La assai più recente archeologia dell’architettura sta cercando di far parlare il costruito stesso sulla sua storia, ivi compresa quella del cantiere di costruzione. I dati archeologici (sequenze stratigrafiche, datazioni archeologiche, materiali e tecniche costruttive), fatti dialogare con i dati archeometrici (orologi naturali, provenienze, caratteristiche e rarità dei materiali), secondo le regole della cultura materiale (apprendimento e trasmissione del saper fare empirico), permettono di affrontare la conoscenza delle scelte effettuate dai costruttori, le loro possibilità e le loro motivazioni (critica archeologica). E’ a questo punto che la ricerca fa un vero salto di qualità e di quantità se si rileggono con l’occhio dell’archeologo i dati scritti provenienti dai contratti di costruzione, dai permessi pubblici, dalla contabilità del cantiere e dalle stime e perizie delle opere compiute.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
2

Corona, Gabriella. "Paolo Frascani e le trasformazioni storiche dei mari italiani." SOCIETÀ E STORIA, no. 126 (March 2010): 669–72. http://dx.doi.org/10.3280/ss2009-126004.

Full text
Abstract:
L'Italia e il mare di Paolo Frascani Questo volume vuole essere la storia del recupero dell'identitÀ marittima dell'Italia otto-novecentesca, dopo un declino durato parecchi secoli che aveva visto l'Italia comunale, l'Italia delle Repubbliche Marinare progressivamente perdere il suo primato sul mare. Si racconta il processo di recupero del mare nella rappresentazione dell'Italia come nazione dando conto di come questo avviene nell'ambito del dibattito culturale, politico, istituzionale, facendo riferimento ai valori, ai sensi di appartenenza, ai modelli identitari e impiegando materiali molto diversi: la letteratura storiografica, la narrativa, la pubblicistica coeva, le fonti audiovisive, il cinema e cosě via. Ma al di lÀ dei propositi l'autore mostra l'urgenza ed il piacere di raccontare il mare liberamente dandone conto in maniera piů ampia. Nel dipanare il suo racconto Frascani non perde di vista le trasformazioni territoriali, demografiche, sociali ed economiche e da questo punto di vista il libro č anche la storia dei fattori che hanno determinato i processi di trasformazione attraverso i quali si sono venuti configurando i mari e le coste cosě come si presentano a noi oggi. Molte le questioni problematiche: la complessitÀ della periodizzazione, il ruolo delle scale geografiche, il mutamento nella percezione storica dei valori ambientali, i rischi di una nuova rappresentazione ideologica.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
3

Perkins, Philip, and Lucy Walker. "Survey of an Etruscan City at Doganella, in the Albegna valley." Papers of the British School at Rome 58 (November 1990): 1–143. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200011624.

Full text
Abstract:
RICOGNIZIONE TOPOGRAFICA DI UNA CITTA' ETRUSCA A DOGANELLA NELLA VALLE DELL'ALBEGNAQuesta città etrusca della Toscana meridionale, di enormi dimensioni, e munita di una cinta muraria, si trova coperta, per la maggior parte, da terreno attualmento adibito ad uso agricolo. Negli anni tra il 1982 e il 1984, nell'ambito di tre campagne di ricognizione topografica condotte nella Valle dell'Albegna, è stata condotta una esplorazionc sistematica dell'area. La relazione che qui si presenta contiene: la storia degli studi relativi al sito, la descrizione dei resti archeologici osservabili sul terreno, l'esposizione della metodologia impiegata nella ricognizione, l'analisi dei campioni di materiali raccolti, ed una discussione dei vari aspetti generali del sito. A ciò segue un catalogo delle distribuzioni in superficie dei vari materiali ed una appendice sui risultati di due carotaggi del suolo.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
4

Subrizi, Carla. "Scrivere la storia dell’arte: metodologia e ricerca negli ultimi decenni." Boletín de Arte, no. 38 (October 31, 2017): 171–78. http://dx.doi.org/10.24310/bolarte.2017.v0i38.3362.

Full text
Abstract:
All’inizio del nuovo secolo la questione della storia del’arte e dei metodi da utilizzare per la ricerca riapre molti interrogativi e determina la necessità di una revisione critica della storiografia del passato XX secolo. Molte iniziative dimostrano la necessità che molti storici dell’arte, nelle Università italiane ma anche internazionali avvertono in questi anni: i dipartimenti di storia dell’arte, nelle differenti denominazioni che hanno in Europa e in altri paesi del mondo, concentrano ricerche e iniziative sullo stato della storia dell’arte, su quanto sia necessario rivedere e interrogare le strategie della sua costruzione, nonché l’identificazione dei documenti e materiali d’archivio considerati le sue «fonti». Tali problemi coinvolgono gruppi di lavoro e ricerche differentemente orientati, all’interno dei quali è tuttavia possibile individuare premesse simili che da una parte affrontano la questione su un piano teorico e metodologico, dall’altro si concentrano su casi di studio, su particolari aspetti storici e filologici, per mettere in pratica, nuove ipotesi di studio e ricerca. Il saggio si sofferma su tali questioni e analizza alcuni passaggi fondamentali della bibliografia più recente.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
5

Petrović, Ljiljana. "BARICCO E JAPRISOT TRA STORIA E MEMORIA-TRAUMA TRANSGENERAZIONALE." Nasledje Kragujevac 18, no. 49 (2021): 277–88. http://dx.doi.org/10.46793/naskg2149.277p.

Full text
Abstract:
Sebastien Japrisot nel romanzo Una lunga domenica di passioni (Une longue dimanche de fiançailles) e Alessandro Baricco in Questa storia trattano lo stesso tema – la Prima guerra mondiale. I due romanzi sono caratterizzati da una specifica carica emotiva e da un realismo nelle descrizioni. Dato che entrambi gli scrittori non sono stati contemporanei degli eventi descritti, rimane poco chiaro quali siano state le fonti su cui è basata la loro narrazione. Infatti, il lettore non comprende se le due storie siano state costruite soltanto sui resti materiali, volontariamente cercati, di un’epoca passata, o se gli autori siano stati in contatto diretto e spontaneo con un “portatore vivente della memoria”. A questo proposito si esaminano le attuali teorie sulla memoria e le situazioni familiari degli autori. Si scopre che ognuno di questi due scrittori è cresciuto accanto a un nonno che aveva partecipato alla Prima guerra mondiale e ne era uscito con traumi specifici. Un’ulteriore analisi mette in luce, da un lato, la somiglianza tra i personaggi dei romanzi, i loro destini, i caratteri e gli atteggiamenti, e dall’altro i destini, i caratteri e gli atteggiamenti dei nonni di Japrisot e Baricco. Seguendo questa traccia, si esplora la possibilità della trasmissione transgenerazionale dei traumi di guerra subita da questi scrittori, concentrandosi soprattutto sul concetto di postmemoria di Marianne Hirsh. Viene esaminato anche il ruolo della narrazione nella liberazione dal trauma.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
6

Wang, Jinxiao. "INSEGNARE LA LINGUA ITALIANA NELLA REPUBBLICA POPOLARE CINESE: CASE STUDY DEL DIPARTIMENTO DI ITALIANO DELLA BEIJING FOREIGN STUDIES UNIVERSITY TRA IL 1962 E IL 2022." Italiano LinguaDue 14, no. 1 (July 26, 2022): 360–97. http://dx.doi.org/10.54103/2037-3597/18184.

Full text
Abstract:
Il presente articolo illustra la storia dell’insegnamento della lingua italiana nella Repubblica Popolare Cinese, con particolare riferimento alle testimonianze raccolte dal 1962 al 2022 nel Dipartimento di italiano della Beijing Foreign Studies University, una delle prime università cinesi ad insegnare la lingua e la letteratura italiana. Utilizzando le fonti archivistiche dell’Ateneo e le fonti orali dei testimoni, l’autrice ricostruisce la storia del sopracitato Dipartimento in tre fasi, in stretto contatto con l’ambiente cinese e con il contesto del rapporto tra Italia e Cina, sottolineando in ogni fase gli aspetti connessi alle condizioni di ammissione degli studenti, della qualificazione dei docenti, dei lavori lessicografici, dei materiali didattici e delle metodologie glottodidattiche. Teaching Italian language in the people’s republic of China: a case study at the department of Italian at Beijing foreign studies university between 1962 and 2022 This paper illustrates the history of Italian language teaching in the People’s Republic of China, with particular reference to evidence gathered from 1962 to 2022 at the Department of Italian at Beijing Foreign Studies University, one of the first Chinese universities to teach Italian language and literature. Using the archival sources of the University and the oral sources of witnesses, the author reconstructs the history of the aforementioned Department in three phases, in close contact with the Chinese environment and within the context of the relationship between Italy and China, emphasizing in each phase the aspects related to the conditions for the admission of students, the qualification of teachers, lexicographic works, teaching materials and language teaching methodologies.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
7

Guerra, Giovanni. "La relazione medico paziente: dialogo tra psicologia e medicina sull'adattamento." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 1 (May 2021): 137–51. http://dx.doi.org/10.3280/rip1-2021oa11606.

Full text
Abstract:
Il rapporto medico-paziente, tema ampiamente dibattuto in letteratura, viene qui proposto indicando l'adattamento come terreno di incontro nel quale medicina e psicologia possano dialogare, condividendo lo stesso punto di osservazione, pur mantenendo le loro specificità di lettura dei fenomeni e di intervento.La vita è un continuo processo adattativo la cui storia è il risultato deterministico e imprevedibile del gioco delle risorse, delle possibilità, dei vincoli, dei limiti, delle occasioni propri sia del soggetto sia della realtà.Questa formulazione dell'adattamento si applica tanto allo sviluppo biologico quanto allo sviluppo psicologico e, pur nella differenza dei "materiali" osservabili, offre un comune vertice di osservazione.La malattia è un evento quasi inevitabile della vita e coinvolge il soggetto in tutta la sua complessità bio-psico-sociale. Da qui, la sollecitazione a includere il malato con la sua soggettività (valori, storia, emozioni, fantasie …) all'interno del campo clinico. Tale inclusione, peraltro, pone due domande: da una parte, sulle ragioni dell'eclissi dell'interesse per la soggettività e, da un'altra parte, sul potenziale valore aggiunto apportato dalla presenza della soggettività del paziente nel campo clinico.La logica dello sviluppo del sapere e delle tecniche in medicina spiega le ragioni del progressivo disinteresse per la soggettività, ma lo stesso sviluppo implica la valorizzazione dell'individualità biologica. L'individualità non è, di per sé, la soggettività ma costituisce indubbiamente la via per prendere in considerazione la singolarità dei processi adattativi alla malattia.L'inclusione della soggettività se appare evidentemente vantaggiosa per il paziente, offre anche al clinico il vantaggio di una partecipazione attiva e di adesione ai percorsi diagnostici e terapeutici. Nella narrazione che il paziente fa della storia della malattia, infatti, si può rintracciare e comprendere anche la sua strategia adattativa. In particolare, si avanza la proposta di lettura della narrazione ipotizzando il vissuto della malattia e le aspettative nei confronti del curante come organizzatori della narrazione.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
8

Rudiero, Riccardo. "La centrale idroelettrica del cotonificio Widemann (San Germano Chisone, Torino): prospettive di conoscenza, conservazione e valorizzazione." Labor e Engenho 11, no. 4 (December 26, 2017): 492. http://dx.doi.org/10.20396/labore.v11i4.8651203.

Full text
Abstract:
Le valli alpine del Pellice, Chisone e Germanasca, ai cui piedi sorge la città di Pinerolo (TO), furono tra le prime aree industrializzate dello stato sabaudo, vocazione che si riscontra ancora in un’ampia rete di testimonianze materiali: dai complessi produttivi alle opere sociali per la classe operaia; dalle infrastrutture di sfruttamento delle acque al sistema di elettrificazione. Riguardo quest’ultimo, sono ancora numerose le strutture atte alla generazione di energia elettrica, talune dismesse, altre in funzione, altre ancora in corso di trasformazione. Il presente contributo si soffermerà sul caso della centrale idroelettrica del Cotonificio Widemann di San Germano Chisone (TO), dove l’analisi dell’esistente e una lettura diacronica dei documenti d’archivio hanno permesso di ricostruirne la storia e hanno fornito la base per alcune suggestioni legate alla sua conservazione e valorizzazione.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
9

Mattozzi, Ivo. "Il museo nel curricolo di storia: una questione di trasposizione didattica." Educar em Revista, no. 58 (December 2015): 69–85. http://dx.doi.org/10.1590/0104-4060.43470.

Full text
Abstract:
Riassunto Negli ultimi anni si sono diffusi i musei, ne sono stati creati molti, si è rinnovata la museografia, si è diffusa l'idea della didattica museale e sono usciti molti libri a tal proposito. I musei offrono dappertutto servizi didattici o educativi, molti alunni vengono condotti nei musei. Tutto bene, dunque, potremmo dire: una battaglia cominciata qualche decennio fa è ormai vinta. Il problema è che le offerte che partono dai servizi didattici museali in gran parte non si integrano nel curricolo di formazione storica, obbediscono a logiche e preferenze che nascono all'interno del museo da parte di educatori che non si pongono il problema del curricolo, gran parte dell'offerta consiste in visite guidate e giochi svolti con materiali poco efficaci dal punto di vista formativo. Da parte della scuola l'aumento della fruizione dei servizi museali c'è stato, ma non s'è generalizzata l'idea di usare didatticamente i musei a portata di uscita. Gli alunni che entrano in contatto con i musei sono una minoranza e sempre prevale la scuola primaria... Nella scuola secondaria l'interesse per i musei scema. In questo contesto il nostro scopo è valorizzare la didattica museale in funzione della formazione storica curricolare. Farla cessare di essere un episodio o un progetto. Vorremmo che gli educatori museali elaborassero offerte nell'ottica del curricolo e che gli insegnanti fossero in grado di incardinare l'esperienza di apprendimento mediante il museo entro il piano di lavoro annuale anche nella scuola secondaria di II grado. Perseguiremo lo scopo usando musei archeologici e storici. Non offriamo laboratori riguardanti musei d'arte. Ma le procedure e le attività che proporremo possono essere trasferite agevolmente ai musei d'arte. Lo scopo può essere perseguito a condizione di: a) pensare il curricolo continuativo e verticale; b) pensare i musei in rapporto all'apprendimento della storia; c) pensare il collegamento tra essi; d) pensare la trasposizione didattica funzionale ai processi di insegnamento e di apprendimento della storia.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
10

Tizzoni, Elisa. "Tourism will tear us apart. Turismo e ambiente nell'Italia del boom attraverso un caso di studio nel Levante ligure." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 297 (January 2022): 95–116. http://dx.doi.org/10.3280/ic2021-297005.

Full text
Abstract:
Nonostante il crescente interesse per il turismo da parte degli storici ambientali, l'impatto sull'ambiente della diffusione della vacanza balneare lungo le coste mediterranee nella seconda metà del XX secolo ha riscosso un'attenzione limitata sino a oggi. Al fine di contribuire a colmare questa lacuna nell'attuale panorama di studi, l'articolo indaga i conflitti ambientali causati dal tentativo di sviluppare il turismo di massa nel Levante ligure, un'area costiera situata nel Nord-Ovest dell'Italia. L'articolo applica una duplice prospettiva, analizzando sia gli aspetti materiali che quelli immateriali dei conflitti ambientali; inoltre, la ricerca ricostruisce il ruolo giocato dai diversi attori coinvolti nello scontro per la protezione / lo sfruttamento del patrimonio naturale. L'articolo tiene conto delle più recenti acquisizioni della storia ambientale e offre una prospettiva multi-disciplinare sulle conseguenze ambientali del turismo di massa lungo le coste del Mediterraneo.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles

Dissertations / Theses on the topic "Storia dei materiali"

1

Luppino, Angela. "Raffaele Gargiulo e la sua collezione di vasi al Museo Archeologico Nazionale di Napoli : ricerche sul restauro dei vasi antichi nella prima metà del XIX secolo a Napoli : tecniche e materiali." Thesis, Paris 10, 2017. http://www.theses.fr/2017PA100020.

Full text
Abstract:
La recherche a analysé la figure éclectique de Raffaele Gargiulo, marchand d'antiquités célèbre en Europe, collectionneur, personnage complexe et controversé de l'histoire du Musée de Naples, dans le monde des Antiquités napolitaines de la première moitié du XIXème siècle. À partir de sa collection d’objets provenant de la Grande-Grèce; l'une des plus riches du Musée de Naples, et en examinant en particulier les vases peints, nous avons analysé ses méthodes de travail ainsi que ses techniques de restauration, les matériaux qu’il a utilisés et les choix qu’il a faits pour reconstruire et comprendre les critères qui ont guidé la pratique de la restauration des vases du musée Royal Bourbon dans la première moitié du XIXème siècle. La recherche a analysé les événements historiques qui ont conduit le Musée Royal à acheter l’intégralité de la collection de Raffaele Gargiulo et, en particulier, sa collection de vases. Le travail effectué est accompagné de documents d'archives qui illustrent les longues négociations concernant l'achat des matériaux, commencé en 1852 et achevé en 1855 et renseignent sur les tendances et les choix effectués par le Musée Royal de Naples en étroite collaboration avec la Commission des Antiquités et des Beaux-Arts. L’enquête a permis d’en savoir plus sur le restaurateur-marchand qu’était R. Gargiulo et sur les relations qu’il entretenait avec les personnes impliquées dans ces affaires. En partant des sources bibliographiques, des anciens inventaires et des documents d’archives, nous avons identifié les vases de la collection Gargiulo (environ 481 vases) et tous les “vases Gargiulo" achetés par le Musée de Naples. Nous avons compilé le catalogue des vases, en les classant par type de céramique et en rédigeant une fiche pour chacun d’eux. À travers le catalogage des vases, qui a permis la reconstruction de la collection, nous avons cherché à identifier et à mettre en évidence les goûts du collectionneur R. Gargiulo mais aussi des personnes impliquées dans les choix (ministre, directeur du Musée, experts), qui ont déterminé un certain style pour les collections du Musée de Naples
The research focuses on the eclectic figure of Raffaele Gargiulo, who was a dealer, an expert, a restorer, a collector, a controversial figure in the history of the Naples Museum and Neapolitan antiques market in the first half of the nineteenth century. Starting from his collection of antiquites, one of the richest coming from Magna Graecia and which arrived in the Naples Museum, we have primarily examined the vases and have tried to analyze the restoration methods, the materials used and the choices made to reconstruct the criteria that guided the practice of the vases restoration in the Royal Bourbon Museum in the first half of the nineteenth century. The research analyzes the historical events that led to the purchase, by the Museum, of Raffaele Gargiulo’s collection, focusing mainly on the study of the vases collection. The research, enriched by archival documentation aimed at illustrating the long negotiation in the acquisition of the objects, which began in 1852 and ended in 1855, has shown the judgements and the choices made by the Neapolitan Museum in cooperation with the Commissione di Antichità e Belle Arti. Furthermore, it has contributed to define the figure of the restorer-dealer Gargiulo and his relationship with the people interested in the deal. A combination of archival documentation, old inventories and surveys in the Museum’s stores has allowed us to identify the Gargiulo’s vases collection (about 481 vases) and all the "Gargiulo’s vases" in the Museum. The vases catalogue has been created, in order to classify them according to type of ceramic, with an individual file for each vase. Thanks to the catalogue, which has aimed to the reconstruction of the collection, we have been able to highlight the aspects related to the criteria and to the taste of the collector Gargiulo and of the figures involved (Minister, Director of the Museum, experts, etc.). They have all contributed to the enrichment of the collections of the Naples Museum through the variety of artifacts and provenance from different locations in the Naples Kingdom.The research has also investigated the figure of the restorer Gargiulo, his "career" and his activities at the «Officina dei Vasi Italo-greci» of the Naples Museum. The restoration methods have been analyzed on some vases that still preserve the ancient interventions, focusing on a comparative study between old photos and archival documentation
La ricerca ha analizzato l'eclettica figura di Raffaele Gargiulo, commerciante, abile restauratore, collezionista, figura controversa nella storia del Museo di Napoli e dell’antiquaria napoletana nella prima metà del XIX secolo. Partendo dalla sua collezione, una delle raccolte più ricche di materiali di provenienza magnogreca mai giunte nel Museo di Napoli, esaminando in particolare i vasi, si è cercato poi di analizzare i metodi di restauro, i materiali adoperati e le scelte attuate per ricostruire e comprendere i criteri che guidarono la pratica del restauro dei vasi del Museo Borbonico nella prima metà dell'Ottocento. La ricerca ha analizzato le vicende che hanno portato all’acquisizione da parte del Museo Borbonico della collezione di Gargiulo nella sua totalità e, in particolare, della collezione vascolare. Il lavoro, corredato da documenti archivistici volti ad illustrare la lunga trattativa nell'acquisizione dei materiali, iniziata nel 1852 e conclusa nel 1855, ha messo in evidenza le valutazioni, le tendenze e le scelte operate a Napoli presso il Museo in stretto rapporto con la Commissione di Antichità e Belle Arti e ha contribuito a delineare la figura del restauratore-commerciante Gargiulo e il suo rapporto con le figure che, più o meno appassionatamente, si interessarono alla vicenda.Sono stati individuati, sulla base delle fonti, degli antichi inventari e dei documenti archivistici, i vasi della collezione Gargiulo (481 vasi ca.) e tutti i “vasi Gargiulo” immessi nel Museo. Si è redatto il catalogo dei vasi, diviso per classi ceramiche e con la redazione di singole schede per ogni vaso. Attraverso il catalogo e quindi la ricostituzione della collezione, si sono potute individuare, nella sua varietà di classi ceramiche e di provenienze, gli aspetti relativi ai criteri e al gusto di Gargiulo e delle figure coinvolte (Ministro, Direttore del Museo, esperti, etc.) che hanno determinato anche una scelta di gusto e di rappresentatività per le collezioni del Museo di Napoli. La ricerca ha anche preso in esame la figura del restauratore Gargiulo, la sua “carriera” e la sua attività presso «l’Officina dei Vasi Italo-greci» del Museo di Napoli. Si sono esaminati i metodi di restauro su alcuni vasi che ancora conservano gli interventi antichi, anche attraverso uno studio comparativo tra le foto antiche e i documenti di archivio
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
2

Troletti, Federico. "Il Mausoleo Martinengo nella Brescia del Rinascimento. Forma, storia e materiali." Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2016. https://hdl.handle.net/11572/368125.

Full text
Abstract:
La tesi prende in esame il Mausoleo Martinengo un'opera scultorea in marmo e bronzo collocata a Brescia e realizzata tra il 1503 e il 1518. Lo studio esamina l'opera dal punto di vista materico e riguardo la fortuna critica. Sono proposti spunti di attribuzione e modelli architettonici di derivazione.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
3

GEOMETRANTE, RAFFAELLA. "MATERIALI DA COSTRUZIONE, RESTAURO E RELATIVE TECNICHE DI INDAGINE NON DISTRUTTIVE." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2001. http://thesis2.sba.units.it/store/handle/item/12197.

Full text
Abstract:
1999/2000
La ricerca per l'edilizia ha sempre avuto sviluppi difficili e controversi, specialmente per quella ancora distante da immediate applicazioni produttive e commerciali; tuttavia esiste una tendenza verso studi rivolti alla caratterizzazione e al comportamento dei materiali. Nel campo dei nuovi materiali e delle possibili mescolanze tra materiali diversi in uno stesso elemento, la ricerca sembra essersi rapidamente spostata da un puro studio di miglioramento delle prestazioni di tipo meccanico o dell'estensione dell'affidabilità, a concetti di prodotto tendenti ad offrirsi come semi-componenti e componenti edilizi, o come manufatti evoluti. Le soluzioni composite sono sempre esistite in edilizia in una vasta ricchezza di casi; vi è quindi una predisposizione degli operatori ad accettare formule e sequenze operative diverse per la costruzione di parti rilevanti degli edifici. In questo senso, con i materiali compositi si amplia prevalentemente il mercato dei possibili utenti della moderna tecnologia, estendendo la possibilità di scelta, anche migliorativa, rispetto alle prestazioni mediamente offerte dai materiali tradizionali. Dagli anni '70 fino ad oggi si sono aperte fondamentalmente due strade per migliorare le prestazioni dei componenti cementizi: l'impiego di fibre di rinforzo e l'impregnazione con polimeri organici. In Italia stanno riscuotendo particolare interesse i calcestruzzi e le malte fibrorinforzati in quanto l'esperienza finora acquisita ha già dimostrato il contributo del rinforzo fibroso in funzione del tipo di composito cementizio. Tra gli sviluppi futuri delle fibre e del relativo composito sono ipotizzabili i seguenti affinamenti: nuovi tipi di fibre polimeriche con caratteristiche modificate; variazione della geometria e della morfologia delle fibre; trattamenti superficiali; messa a punto di miscele contenenti fibre e additivi di lavorazione; sviluppo di nuove tecniche di produzione dei manufatti. Particolarmente interessante risulta essere l'utilizzazione delle fibre quale rinforzo di materiali cementizi. Infatti, la necessità di studiare e sperimentare innovativi materiali fibrorinforzati per l'edilizia nasce da richieste del mercato edile ben precise e sempre più insistenti, mirate al superamento del vincolo del peso e al conseguimento di livelli prestazionali sempre più elevati tali da consentire, a progettisti e produttori di manufatti, la realizzazione di soluzioni sempre più innovative e funzionali. Non va, inoltre, dimenticato che da quando l'asbesto è stato bandito dal mercato (1992), la necessità di trovare una tecnologia alternativa ad un prodotto così ampiamente utilizzato ha ulteriormente incentivato la ricerca verso un materiale fibroso alternativo, atossico e non nocivo per la salute dell'uomo. Alla luce di queste considerazione e richieste specifiche, il Dottorato di Ricerca di in Ingegneria e Scienza dei Materiali del XIII ciclo è stato intrapreso con l'esplicito obiettivo di acquisire una conoscenza approfondita ed aggiornata delle problematiche relative ai materiali a base cementizia fibrorinforzati. Questo lavoro va ad inserirsi all'interno di un contesto sperimentale in cui fortissima è la necessità di definire, quanto prima, le linee guide di riferimento per la produzione, l'applicazione e l'utilizzo di malte e calcestruzzi fibrorinforzati. Infatti, tutta la catena produttiva che va dal confezionatore dei premiscelati all'utilizzatore finale deve essere ripensata ed adeguata alle nuove esigenze. Vista la vastità dell'argomento, è stato inizialmente indispensabile intraprendere un'estesa ricerca bibliografica che ha permesso di delineare un preciso e dettagliato stato dell'arte dei materiali fibrorinforzati a base cementizia. Quindi, si è focalizzata l'attenzione sulle fibre polimeriche e fra queste hanno suscitato il maggior interesse quelle in PV A- Poli(Vinil Alcool). Ci si è orientati verso questa scelta poiché, fino a questo momento, i risultati ottenuti utilizzando questo tipo di fibre, sono stati decisamente incoraggianti, ancorché i margini di miglioramento risultino notevoli. Infatti, materiali cementizi rinforzati con fibre di PV A potrebbero potenzialmente costituire un'alternativa alla tecnologia che faceva uso di fibre di asbesto, dal momento che garantiscono non solo un prodotto atossico e non nocivo per la salute dell'uomo ma anche un comportamento meccanico potenzialmente buono. Durante lo svolgimento di questa ricerca, non ci si è dedicati esclusivamente alla caratterizzazione e alla sperimentazione dei materiali cementizi fibrorinforzati ma, parallelamente, si è deciso di affrontare il problema della durabilità di tali prodotti; infatti, si è ritenuto limitato uno studio, seppur approfondito, di tutti quegli aspetti precedenti alla messa in opera di un materiale, senza valutare poi il degrado a cui queste applicazioni potrebbero andare incontro. Questi materiali, sia che vengano utilizzati per il miglioramento prestazionale di nuove opere (ad esempio pavimentazioni industriali, intonaci, shotcrete etc.) sia che vengano impiegati in ripristini o restauri di strutture degradate, saranno comunque soggetti ad un deterioramento che deve essere conosciuto e controllabile. Se poi, come nel secondo caso, servono a ripristinare una situazione di per sé già ammalorata, allora, la conoscenza delle cause e dello sviluppo del degrado presente sulla struttura preesistente diventa essenziale per un appropriato intervento. Infatti, si deve tenere nella giusta considerazione un'applicazione dei materiali fibrorinforzati che sta riscuotendo un successo sempre crescente: si tratta del recupero, ripristino e restauro non solo di costruzioni in calcestruzzo armato e storicamente recenti, ma anche di monumenti ed edifici storici che, sottoposti ad agenti atmosferici aggressivi, eventi sismici disastrosi o semplicemente a cambiamenti d'uso, necessitano di un intervento duraturo, che non appesantisca la struttura e che non ne trasformi irrimediabilmente la natura e la filosofia costruttiva originaria. Per monitorare correttamente una situazione di degrado e condurre un'indagine diagnostica accurata è indispensabile una conoscenza adeguata dell'applicabilità delle tecniche non distruttive e delle informazioni che da queste si possono ottenere. D'altra parte, una corretta applicazione della metodologia del restauro presuppone una adeguata conoscenza, preliminare al progetto di intervento, dei dati materiali e storici che connotano e denotano la specificità culturale conservativa del manufatto oggetto dell'intervento. Da qui è nata l'esigenza di approfondire tale argomento avviando una complessa indagine sperimentale condotta presso i laboratori dei Dipartimenti di Ingegneria dei Materiali e Chimica Applicata e di Ingegneria Civile dell'Università di Trieste. In questa fase, si è verificato l 'utilizzo, l'applicabilità e l'efficacia di alcune delle più importanti tecniche di indagine non distruttive attualmente impiegate nell'ingegneria civile. Inoltre, si è voluto verificare le potenzialità di queste tecniche quale metodo per la caratterizzazione dei diversi materiali da costruzione. Vista l'importanza rivestita dalla pietra d'Istria nello sviluppo architettonico del nord est italiano, ed in particolare della repubblica di Venezia, un'accurata indagine è stata avviata proprio su questo materiale. Parallelamente sono state effettuate una serie di campagne diagnostiche realizzate in vari cantieri italiani e non (vedi allegato) che hanno permesso di verificare sul campo l'efficacia di questo tipo di prove. I risultati raccolti ed elaborati in questi tre anni sono riportati in questa tesi di Dottorato di Ricerca.
XIII Ciclo
1971
Versione digitalizzata della tesi di dottorato cartacea.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
4

Attardo, Ezio Ciro <1956&gt. "Materiale epigrafico per la ricostruzione dei contatti nel Mediterraneo tra il 1200 a.C. e il 500 a.C." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/6073/1/Attardo_EzioCiro_Tesi.pdf.

Full text
Abstract:
La Tesi Materiale epigrafico per la ricostruzione dei contatti nel Mediterraneo tra il 1200 a.C. e il 500 a.C. si propone di illustrare i complessi rapporti instauratisi tra i vari popoli che si affacciarono sulle rive del Mediterraneo e nelle sue vicinanze, tra il 1200 e il 500 a.C. circa, quali emergono dalle iscrizioni disponibili, principalmente greche e semitiche (soprattutto fenicie, ebraiche, aramaiche e assire), prendendo tuttavia in esame anche iscrizioni ittite, egiziane, frigie, etrusche e celtiche. Le date suddette riguardano due eventi cruciali, che sconvolsero il Mediterraneo: gli attacchi dei Popoli del Mare, che distrussero l'Impero Ittita e indebolirono l'Egitto, e le guerre Persiane. Le iscrizioni riportate sono 1546, quasi sempre traslitterate, tradotte, e accompagnate da un'immagine, da riferimenti bibliografici essenziali e da una breve motivazione del collegamento proposto. Il quadro che si delinea ben testimonia la complessità dei rapporti che si intrecciarono in quel periodo: si pensi alle centinaia di graffiti greci trovati a Naucrati, in Egitto, o alle decine di iscrizioni greche trovate a Gravisca. Anche le iscrizioni aramaiche e assire attestano gli stretti rapporti che si formarono tra Siria e Mesopotamia; ugualmente Iran e Arabia sono, direttamente o indirettamente, collegati a Etruria e Grecia; così troviamo un'iscrizione greca nel cuore dell'Impero Persiano, e un cratere laconico nel centro della Gallia. In realtà lo scopo di questo lavoro è anche quello di mettere in contatto due mondi sostanzialmente separati, ossia quello dei Semitisti e quello dei Grecisti, che solo apparentemente si conoscono e collaborano. Inoltre vorrei soavemente insinuare l'idea che la tesi di Joseph Naveh, che ipotizzò che gli alfabeti greci abbiano tratto origine in prima istanza dalle iscrizioni protocananaiche, nel XII sec. a.C., è valida, e che solo in un secondo tempo i Fenici abbiano dato il loro apporto.
My Degree Thesis Materiale epigrafico per la ricostruzione dei contatti nel Mediterraneo tra il 1200 a.C. e il 500 a.C. intends to illustrate the complex relations, established among the various peoples settled in the Mediterranean sea-shores and in their vicinity, between 1200 B.C. and 500 B.C., which can be seen in the available inscriptions, above all the Greek and Semitic ones (Phoenician, Hebrew, Aramaic and Assyrian); but in this Degree Thesis I consider also the Hittite, Egyptian, Phrygian, Etrusk, and Celtic inscriptions, et cetera. The above mentioned dates concern two crucial events, which perturbed the Mediterranean Sea: the attacks of the Sea Peoples, which destroyed the Hittite Empire and weakened the Egypt, and the so-called Persian wars. The considered inscriptions are 1546, almost always transliterated, translated, with a photo or a drawing, essential bibliography and a very little comment. The drawn picture well attests the complexity of the relations in that period: we must consider the hundreds of Greek graffiti found in Naukratis, in Egypt, or the tens of Greek inscriptions discovered at Gravisca. Also the Aramaic and Assyrian inscriptions attest intense relations between Syria and Mesopotamia. Also Iran and Arabia show, directly or indirectly, connections with Greece and Etruria. With my work I hope to suggest the idea that it is necessary the scholars of Greek and Semitic things cooperate to the reconstruction of four centuries of the History of the Near Eastern, and that the theory of Joseph Naveh, who hypothesized the Greek alphabets originated in the 12th century in the Canaanite coast, is valid.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
5

Attardo, Ezio Ciro <1956&gt. "Materiale epigrafico per la ricostruzione dei contatti nel Mediterraneo tra il 1200 a.C. e il 500 a.C." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amsdottorato.unibo.it/6073/.

Full text
Abstract:
La Tesi Materiale epigrafico per la ricostruzione dei contatti nel Mediterraneo tra il 1200 a.C. e il 500 a.C. si propone di illustrare i complessi rapporti instauratisi tra i vari popoli che si affacciarono sulle rive del Mediterraneo e nelle sue vicinanze, tra il 1200 e il 500 a.C. circa, quali emergono dalle iscrizioni disponibili, principalmente greche e semitiche (soprattutto fenicie, ebraiche, aramaiche e assire), prendendo tuttavia in esame anche iscrizioni ittite, egiziane, frigie, etrusche e celtiche. Le date suddette riguardano due eventi cruciali, che sconvolsero il Mediterraneo: gli attacchi dei Popoli del Mare, che distrussero l'Impero Ittita e indebolirono l'Egitto, e le guerre Persiane. Le iscrizioni riportate sono 1546, quasi sempre traslitterate, tradotte, e accompagnate da un'immagine, da riferimenti bibliografici essenziali e da una breve motivazione del collegamento proposto. Il quadro che si delinea ben testimonia la complessità dei rapporti che si intrecciarono in quel periodo: si pensi alle centinaia di graffiti greci trovati a Naucrati, in Egitto, o alle decine di iscrizioni greche trovate a Gravisca. Anche le iscrizioni aramaiche e assire attestano gli stretti rapporti che si formarono tra Siria e Mesopotamia; ugualmente Iran e Arabia sono, direttamente o indirettamente, collegati a Etruria e Grecia; così troviamo un'iscrizione greca nel cuore dell'Impero Persiano, e un cratere laconico nel centro della Gallia. In realtà lo scopo di questo lavoro è anche quello di mettere in contatto due mondi sostanzialmente separati, ossia quello dei Semitisti e quello dei Grecisti, che solo apparentemente si conoscono e collaborano. Inoltre vorrei soavemente insinuare l'idea che la tesi di Joseph Naveh, che ipotizzò che gli alfabeti greci abbiano tratto origine in prima istanza dalle iscrizioni protocananaiche, nel XII sec. a.C., è valida, e che solo in un secondo tempo i Fenici abbiano dato il loro apporto.
My Degree Thesis Materiale epigrafico per la ricostruzione dei contatti nel Mediterraneo tra il 1200 a.C. e il 500 a.C. intends to illustrate the complex relations, established among the various peoples settled in the Mediterranean sea-shores and in their vicinity, between 1200 B.C. and 500 B.C., which can be seen in the available inscriptions, above all the Greek and Semitic ones (Phoenician, Hebrew, Aramaic and Assyrian); but in this Degree Thesis I consider also the Hittite, Egyptian, Phrygian, Etrusk, and Celtic inscriptions, et cetera. The above mentioned dates concern two crucial events, which perturbed the Mediterranean Sea: the attacks of the Sea Peoples, which destroyed the Hittite Empire and weakened the Egypt, and the so-called Persian wars. The considered inscriptions are 1546, almost always transliterated, translated, with a photo or a drawing, essential bibliography and a very little comment. The drawn picture well attests the complexity of the relations in that period: we must consider the hundreds of Greek graffiti found in Naukratis, in Egypt, or the tens of Greek inscriptions discovered at Gravisca. Also the Aramaic and Assyrian inscriptions attest intense relations between Syria and Mesopotamia. Also Iran and Arabia show, directly or indirectly, connections with Greece and Etruria. With my work I hope to suggest the idea that it is necessary the scholars of Greek and Semitic things cooperate to the reconstruction of four centuries of the History of the Near Eastern, and that the theory of Joseph Naveh, who hypothesized the Greek alphabets originated in the 12th century in the Canaanite coast, is valid.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
6

FRANCESCHINIS, ERICA. "SISTEMI ALTERNATIVI PER LA VEICOLAZIONE DI FARMACI IN FORME FARMACEUTICHE ORALI." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2005. http://thesis2.sba.units.it/store/handle/item/13140.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
7

Coccato, Stefania <1987&gt. "Interni veneziani trecenteschi : la cultura materiale attraverso gli inventari di beni mobili dei Procuratori di San Marco." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/8358.

Full text
Abstract:
La tesi attraverso la ricerca documentale, affronta lo studio degli interni dei palazzi veneziani del XIV secolo. Dopo la raccolta di numerosi inventari di beni mobili si procede con l'analisi comparata e la ricerca iconografica a supporto delle informazioni reperite.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
8

Caputo, Cristina. "La verifica dei trattamenti di restauro dei materiali a valle degli interventi: il caso della facciata del Palazzo della Prefettura a Lecce." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

Find full text
Abstract:
Un'opera monumentale costituisce un sistema complesso inserito in un ambiente con il quale interagisce e per il quale subisce delle modificazioni. I diversi materiali subiscono gli effetti delle azioni naturali e antropiche secondo meccanismi che dipendono sia dalla natura dei materiali che dalla storia del manufatto. Data l'inevitabilità e l'irreversibilità delle trasformazioni che avvengono in natura, gli unici rimedi possibili sono quelli volti a ridurre la velocità delle trasformazioni, seppur in un processo inevitabilmente peggiorativo. A questo proposito, se è facile indicare i materiali e i metodi che devono essere evitati in quanto non possiedono in misura sufficiente i requisiti richiesti e devono essere considerati dannosi, è molto più difficile individuare con precisione i prodotti e i metodi che possono essere adottati con assoluta sicurezza. I criteri che guidano la scelta si basano sulle conoscenze teoriche delle caratteristiche dei materiali e soprattutto su esperienze precedenti. In questo senso la cosiddetta "verifica del tempo" diventa fondamentale: questa verifica non è da intendersi soltanto come una questione di controllo degli interventi a distanza all’esecuzione, dell’efficacia di un trattamento o, al contrario, della sua dannosità, ma è anche la verifica della rispondenza del progetto, nel suo insieme, agli scopi da cui ha preso le mosse. A partire dal caso di studio del Palazzo della Prefettura a Lecce, si arriva quindi a dimostrare che la fase di monitoraggio dell’intervento di restauro svolto su un monumento dovrebbe essere considerata parte integrante del progetto stesso, al fine di ricavare un rapporto costi-benefici che sia il più bilanciato possibile e al fine di creare una casistica completa della risposta dei materiali alle intenzioni progettuali e affinché tale casistica rappresenti una guida per i restauri successivi.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
9

Coccoli, Velia. "GLI ARCHETIPI. Individuazione ed approfondimento dei significati e dei valori degli archetipi in quanto radici dei beni culturali del territorio." Doctoral thesis, Università di Catania, 2016. http://hdl.handle.net/10761/3810.

Full text
Abstract:
Gli archetipi fino ai primi decenni del 1900 hanno rappresentato per lungo tempo un riferimento certo, una condizione, per le generazioni che si sono succedute, per poter intervenire nel territorio/ambiente. Infatti prima dell avvento del Razionalismo, la metodologia d intervento portava a leggere e a conoscere il luogo prima di progettare e di realizzare. Si usavano pochi materiali naturali, con l uso di regole sicure e consolidate, l architettura esprimeva valori con le forme e le tecniche. La ricerca si prefigge l obiettivo di riprendere gli archetipi, di analizzarli, comprenderli e riproporli, in modo da tutelare il patrimonio storico-artistico nel contesto regionale, analizzandone la formazione e la diffusione in riferimento al territorio, esaminandone le caratteristiche culturali e tecniche. Ritornare alla valorizzazione degli archetipi è una meta finalizzata a difendere il patrimonio storico-artistico-culturale del territorio, da cui derivare proposte di intervento. Detta metodologia porta immediatamente alla riflessione su come vogliamo il paesaggio del domani, ci fa riflettere su come lo volevano e rispettavano gli antenati, come è stato trasformato da chi ha dimenticato per tanti anni il valore del paesaggio. Riprendere le idee-metodi degli antenati, è un modo per analizzarci e ripercorrere la strada indicata dalle opere realizzate, dopo la desolazione, paesi e città distrutte. Tutto da riesaminare per evitare danneggiamenti, che hanno portato non solo alla cementificazione, all omologazione, ma anche alla distruzione del paesaggio e di tutta la sua memoria amata dai grandi che ci hanno preceduto.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
10

Schievano, Mirta <1995&gt. "La pirateria nel Levante della Prima Età del Ferro: cultura materiale e paesaggio costiero." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19690.

Full text
Abstract:
Il presente studio è dedicato all'identificazione di una possibile impronta archeologica lasciata dalla pirateria nel Mediterraneo Orientale della prima età del ferro. Dopo una discussione di aspetti teorici e metodologici, che si concentrerà in particolare sull'identificazione di insediamenti specificatamente legati a gruppi di pirati partendo da una serie di siti identificati come tali a Creta, l'obbiettivo è quello di identificare caratteristiche generali che possano aiutare ad identificare covi di pirati in altri punti del Mediterraneo, in particolare nel Mediterraneo Orientale.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles

Books on the topic "Storia dei materiali"

1

Simonti, Federico. L'invenzione della frontiera: Storia dei confini materiali, politici, simbolici. Bologna: Odoya, 2015.

Find full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
2

Pàstena, Carlo. Breve storia dei materiali scrittori dalle origini al XV secolo. 2nd ed. Palermo: Regione siciliana, Assessorato dei beni culturali e ambientali e della Pubblica istruzione, 2001.

Find full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
3

Assunta, Di Febo, Houlis Kostantinos, Voicu Sever J, and Biblioteca apostolica vaticana, eds. Legature bizantine vaticane: Storia dei materiali e delle tecniche di manifattura. Citta del Vaticano: Biblioteca Apostolica Vaticana, 1988.

Find full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
4

Benedetti, Amedeo. Bibliografia ragionata della cultura delle immagini e materiali per una storia dell'illustrazione fotografica dei libri italiani. Genova: Erga, 2005.

Find full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
5

Massimo, Missiroli, Ghirardelli Patrizia, Forli (Italy). Settore pubblica istruzione., CINE/GRAM didattica dell'immagine, and Museo nazionale del cinema (Italy), eds. Prima dei lumière: Materiali per un percorso nella storia e nella tecnica delle immagini in movimento. Forlì: CINE/GRAM didattica dell'immagine, 1991.

Find full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
6

nazionale, Pavalon (Organization) Convegno. Atti terzo Convegno nazionale: Materiali inediti per una storia dei Templari nel Regno di Sicilia : Brindisi, 24-25 novembre 2001. Manduria (Taranto): Sulla rotta del sole, 2002.

Find full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
7

Feudi e nobiltà negli stati dei Savoia: Materiali, spunti, spigolature bibliografiche per una storia, con la cronologia feudale delle Valli di Lanzo. Lanzo Torinese (Torino): Società storica delle Valli di Lanzo, 2006.

Find full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
8

Beatrice, Zoppas, ed. Mosaici e intarsi: Storia, tecniche, scelte dei materiali e loro lavorazione, attrezzature, realizzazione, posa, ed esempi di lavori eseguiti = Mosaic and inlaying: history, techniques, materials and material working, equipment, manufacturing, laying and examples of realizations. Conegliano: Zoppas, 2001.

Find full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
9

M, Toesca Pietro. Itaca: Il luogo del ritorno : la terra dei padri : la vera storia di Odisseo, finalmente raccontata utilizzando i materiali lasciati da Omero : les mémoires pour servir à l'histoire. Bolzano [etc.]: Il Brennero-Der Brenner, 2001.

Find full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
10

Conservazione dei materiali nell'edilizia storica. Torino: CELID, 2001.

Find full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles

Book chapters on the topic "Storia dei materiali"

1

Stagno, Anna Maria, and Vittorio Tigrino. "Lo sguardo del geografo: Massimo Quaini, l’archeologia, la storia." In Il pensiero critico fra geografia e scienza del territorio, 259–75. Florence: Firenze University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-5518-322-2.18.

Full text
Abstract:
In this paper we discuss how Massimo Quaini, since the end of the 1960’s, dialogued (or did not) with the sister disciplines of historical geopgraphy: archaeology and social history. We reflect on the experimental path of Quaini “towards a new geographicity” and on the numerous meetings, separations, parallel and divergent routes which had place along it; focusing on Massimo’s experiences and acquaintances in Genoa, those of the Ligurian Study Centre on Deserted Villages and of the debates around population geography and history of material culture, and later those related to the Permanent Seminar on Local History and the long discussion around micro-history and its different outcomes.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
2

Gritzner, Karoline. "Die Bewegung des Anderen in den Schreibszenen von Hélène Cixous." In Bewegungsszenarien der Moderne, 127–41. Heidelberg, Germany: Universitätsverlag WINTER, 2021. http://dx.doi.org/10.33675/2021-82537264-8.

Full text
Abstract:
This essay explores the significance of movement and alterity in Hélène Cixous’s practice of writing, which she defines as an »exposure« to the other and as a sensitization to the present moment. The focus is on Cixous’s presentation of different modalities of being that are indissociable from the materiality of ‚écriture féminine‘. These range from the necessity for blindness in the act of writing and the discovery of imaginary worlds, to experiences of flight, sexual difference and modes of »de-selfing« in the process of writing. The transformative event-character of Cixous’s writing is foregrounded in her short story ‚Savoir‘, where the relationship between seeing and not-seeing, presence and absence, knowledge and desire is captured in the fleeting traces of the written word.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
3

Pourchasse, Pierrick. "Les réseaux négociants européens et les échanges entre la France et l'Europe du Nord (XVIIe-XIXe siècles)." In Atti delle «Settimane di Studi» e altri Convegni, 155–81. Florence: Firenze University Press, 2019. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-857-0.09.

Full text
Abstract:
France was a country that had great agricultural potential and natural resources that allowed it to not be dependent on external markets, especially raw materials from the North. French ports, however, maintained close relations with the Baltic countries where they marketed many products and obtained supplies of naval stores and, depending on the economic situation, cereals. This paper proposes to revisit the French trade with the Baltic over a period of two centuries by using the Sound Toll Accounts whose entire data is now available to the research community. As we will see, several evidences are to be reconsidered.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
4

"Preliminary material." In Filodemo, storia dei filosofi, i—xv. BRILL, 1994. http://dx.doi.org/10.1163/9789004320826_001.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
5

"Parte 2. Catalogo." In Cipro nella Biblioteca Marciana di Venezia Manoscritti, testi e carte. Venice: Fondazione Università Ca’ Foscari, 2022. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-621-3/002.

Full text
Abstract:
La prima sezione del Catalogo, intitolata «Storiografia e diritto a Cipro», raccoglie manoscritti vergati in varie lingue (dal vernacolo locale, al latino, al francese e all’italiano) di contenuto storico e giuridico. Il valore indiscutibile di tali documenti testimonia l’interesse concreto delle autorità della Serenissima per le vicende e l’organizzazione della sua colonia, tanto da favorire il trasferimento e la conservazione di buona parte di questi pezzi presso i suoi archivi e da lì in Marciana. La seconda sezione, «Cipro crocevia di culture», ritrae la vocazione multiculturale dell’isola, lì dove l’elemento nativo greco, a seguito della dominazione franca prima e veneziana poi, si è intrecciato con le altre tradizioni del Mediterraneo medievale e moderno, generando un laboratorio culturale capace di trasmettere il sapere antico e medievale all’Europa moderna. La terza sezione, «Autori e testi ciprioti in Marciana», valorizza specificatamente il patrimonio della Biblioteca. Essa include manoscritti che trasmettono opere di autori di origine cipriota; in taluni casi si tratta di testimoni unici dei quali la Marciana è custode. Notevole è l’importanza di tali manoscritti per definire nuovi orizzonti della ricerca filologica e storica sulle vicende dell’isola. Conclude il Catalogo la sezione dedicata alle «Carte». Il mare magnum dei materiali disponibili non poteva trovare spazio sufficiente. Qui dunque si è preferito, con dolorose soppressioni, privilegiare le rappresentazioni cartografiche che ritraessero l’isola negli anni della dominazione veneziana.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
6

"Parte 2. Catalogo." In Cipro nella Biblioteca Marciana di Venezia Manoscritti, testi e carte. Venice: Fondazione Università Ca’ Foscari, 2022. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-621-3/002.

Full text
Abstract:
La prima sezione del Catalogo, intitolata «Storiografia e diritto a Cipro», raccoglie manoscritti vergati in varie lingue (dal vernacolo locale, al latino, al francese e all’italiano) di contenuto storico e giuridico. Il valore indiscutibile di tali documenti testimonia l’interesse concreto delle autorità della Serenissima per le vicende e l’organizzazione della sua colonia, tanto da favorire il trasferimento e la conservazione di buona parte di questi pezzi presso i suoi archivi e da lì in Marciana. La seconda sezione, «Cipro crocevia di culture», ritrae la vocazione multiculturale dell’isola, lì dove l’elemento nativo greco, a seguito della dominazione franca prima e veneziana poi, si è intrecciato con le altre tradizioni del Mediterraneo medievale e moderno, generando un laboratorio culturale capace di trasmettere il sapere antico e medievale all’Europa moderna. La terza sezione, «Autori e testi ciprioti in Marciana», valorizza specificatamente il patrimonio della Biblioteca. Essa include manoscritti che trasmettono opere di autori di origine cipriota; in taluni casi si tratta di testimoni unici dei quali la Marciana è custode. Notevole è l’importanza di tali manoscritti per definire nuovi orizzonti della ricerca filologica e storica sulle vicende dell’isola. Conclude il Catalogo la sezione dedicata alle «Carte». Il mare magnum dei materiali disponibili non poteva trovare spazio sufficiente. Qui dunque si è preferito, con dolorose soppressioni, privilegiare le rappresentazioni cartografiche che ritraessero l’isola negli anni della dominazione veneziana.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
7

"Preliminary material." In Prosopografia Isiaca, Volume 2 Prosopografia storica e statistica del culto Isiaco, i—xi. BRILL, 1990. http://dx.doi.org/10.1163/9789004295797_001.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
8

Fonn, Birgitte Kjos. "Denne gangen er det annerledes. En studie av børskrakket i 1987 i to norske aviser." In Presse, profesjon og politikk: Festskrift til Paul Bjerke, 209–36. Cappelen Damm Akademisk/NOASP, 2022. http://dx.doi.org/10.23865/noasp.169.ch9.

Full text
Abstract:
Dette kapittelet er en studie av dekningen av børskrakket i 1987 i to store norske aviser. På det tidspunktet krakket fant sted, var både norsk politikk og presse i endring. Markedet hadde over noen år fått betraktelig større betydning i den norske blandingsøkonomien, samtidig som toneangivende nye medier var åpne markedsforkjempere. Kapittelet er basert på rammeverket som ble brukt i en studie publisert av Bjerke og Fonn i 2015, som tok for seg finanskrisen og dens etterdønninger i de samme to avisene – Aftenposten og Dagbladet. Denne studien var igjen inspirert av Baldwin van Gorp og Robert Entman. I artikkelen om finanskrisen spurte Bjerke og Fonn om det var mulig å identifisere to forskjellige måter å vurdere økonomiske kriser og krakk på – to forskjellige «rammepakker» – og om dekningen var dominert av en såkalt «nyliberalistisk» eller en «kasinokapitalistisk» forståelse. I den første vil et krakk bli betraktet som en midlertidig korreksjon i et marked som snart vil oppnå likevekt, mens i en kasinokapitalistisk ramme vil det bli pekt på de grunnleggende ustabile og mulig langsiktige effektene av uregulerte markeder. I dette kapittelet stiller forfatteren de samme spørsmålene på nytt til et 20 år eldre materiale, til et krakk som fant sted mens deregulering og internasjonalisering var relativt nye fenomener i den norske offentligheten, og 1990-tallets skjellsettende bankkrise ennå ikke hadde funnet sted. Men var allmennmediene allerede påvirket av den nye økonomipressen og den fremvoksende markedsideologien, i måten de valgte ut tematikk, vinkler og kilder på?
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
9

Bergner, Gwen. "Lât Bâ dlo and the Spatial Relations of Dyaspora." In Narrating History, Home, and Dyaspora, 54–68. University Press of Mississippi, 2022. http://dx.doi.org/10.14325/mississippi/9781496839879.003.0005.

Full text
Abstract:
The author examines Danticat’s migration short story cycle The Dew Breaker (2004), using the vernacular framework of lòt bò dlo, a Kreyol phrase meaning “on the other side of the water,” which can refer to the ancestors’ location in Ginen, or Africa, where Haitian tradition dating from the time of colonial slavery says they return, and to Haitian migrants’ location in the US and Canada. Lòt bò dlo locates both the dead and the exiled in relation to Haiti’s island environment, Vodou traditions, and (de)colonial history. This concept helps map The Dew Breaker’s seemingly disorienting landscape and fragmented narrative structure to reveal how Danticat mediates across time (connecting the ancestors and the living) and space (connecting rooted and routed Haitians), through an aesthetics informed by the material landscape and the Haitian vernacular to create an epistemic perspective on migration.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
10

Wu, C. Y., and Y. Guo. "Three Dimensional DEM/CFD Analysis of Segregation During Silo Filling with Binary Mixtures of Different Particle Sizes." In Discrete Element Modelling of Particulate Media, 165–74. The Royal Society of Chemistry, 2012. http://dx.doi.org/10.1039/bk9781849733601-00165.

Full text
Abstract:
Silos are widely used structures for storing bulk materials that generally consist of particles of different size and densities. These bulk materials are prone to segregation during silo filling and discharge, which can create serious problems in product quality control. In this study, segregation behaviour during silo filling with binary mixtures of particles of different sizes and densities in air is explored using a coupled Discrete Element Method and Computational Fluid Dynamics (DEM/CFD) in 3D. The effects of air current, fines mass fraction and silo venting design on the segregation behaviour are examined. It has been found that the presence of air generally augments the segregation tendency. Four mechanisms of segregation (air impediment, air entrainment, embedment and percolation) have been identified as the dominant mechanisms of segregation in silo filling with particles of different sizes and densities. However, the segregation patterns (i.e. the distribution of fine concentrations) depend on the filling processes.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles

Conference papers on the topic "Storia dei materiali"

1

Ballarin, Matteo, and Nadia D'Agnone. "Paesaggio, suolo, tempo: la rappresentazione dei tempi geologici nella citta' di Catania." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.8041.

Full text
Abstract:
Parlare di tempo geologico è un modo di contestualizzare i processi materiali della terra nella sua storia. La scala dei tempi geologici suddivide la lunga storia della terra in eoni, ere, periodi ed epoche, non omogenei tra loro, ma in relazione l'un l'altro a seconda di ciò che emerge dall'analisi dei dati stratigrafici o dallo studio della stratificazione dei diversi livelli della crosta terrestre. Recentemente negli studi relativi a territorio e paesaggio è stata introdotta l'idea che l'epoca dell'Olocene, iniziata circa 11.700 anni fa, sia terminata e che sia stata sostituita da una nuova epoca geologica chiamata Antropocene, ovvero, 'l'era della razza umana'. Per confermare o meno questa ipotesi, siamo partiti da due categorie concettuali di paesaggio: il paesaggio terrestre ed il paesaggio costruito. Il caso studio della città di Catania, in Sicilia, ben si applica a questa ricerca: il suolo della città si è costruito sia tramite l'intensa opera dell'uomo -negli ultimi 40 anni fino a risalire al XVII secolo ed al nucleo greco antico- sia tramite una non indifferente attività geologica, rappresentata dalle molteplici eruzioni vulcaniche e dai frequenti terremoti che hanno colpito la conurbazione nel corso dei secoli. L'analisi -tramite sezioni e carotaggi- della stratigrafia storica ha evidenziato come la forma non solo della città ma del paesaggio di Catania abbia risentito in maniera eccezionale delle mutazioni geologiche intercorse, più di ogni altra città europea, e la rende un oggetto di studio privilegiato per esaminare la correlazione tra paesaggio, tempo ed usi. Geologic time is a way of contextualizing the material processes of the Earth within its long history. The geologic time scale divides the long history of the earth in eons, eras, periods and epochs, not separately, but in relation to each other depending on what emerges from the analysis of stratigraphic data and the different levels of the crust of the earth.Recently, studies related to territory and landscape have introduced the idea that the current Holocene epoch that began 11,700 years ago has ended and has been replaced by a new geological epoch called the Anthropocene, or, 'the era of human race'. To confirm or reject this hypothesis, we started from two conceptual categories of landscape: the terrestrial landscape and the constructed landscape. We apply this research using the case study of Catania, Sicily. The soil of the city of Catania is built is through both the intense work of man – in the last 40 years going back to the seventeenth century and to antiquity with the ancient Greeks – and, through substantial geological activity – by the many volcanoes and frequent earthquakes over the centuries. The analysis is defined by a sectioning and dissection of the historical stratigraphy of the ground of Catania. It reveals how the form of the city and landscape of Catania has undergone exceptional change and mutation evolving slowly in geologic time, more so than any other European city. It is therefore an interesting object of study to examine the relationship between landscape, time and use.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
2

Albissini, Piero, Antonio Catizzone, Laura De Carlo, Laura Carlevaris, Vittorio Di Stefano, and Alessandro Micucci. "Le trasformazioni dello spazio urbano: la quarta dimensione nella georeferenziazione dell’iconografia storica di Rome." In International Conference Virtual City and Territory. Barcelona: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2009. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7549.

Full text
Abstract:
Se si considera la componente fisica del sistema città come espressione materiale dell’insieme dei fenomeni evolutivi dei luoghi, appare evidente come la sua rappresentazione possa essere considerata come sistema di conoscenza generale in grado di manifestare una convergenza di informazioni di natura altamente eterogenea. Le vaste trasformazioni che hanno interessato le città nella storia hanno determinato una evoluzione non solo nelle modifiche morfologiche degli assetti territoriali e nella stratificazione architettonica delle strutture urbane, ma anche nella percezione e fruizione degli spazi urbani. Se si considera l’organizzazione dello spazio urbano come ambito di relazione tra gli uomini, i contributi che provengono dalle fonti bibliografiche, iconografiche e cartografiche in particolare possono consentire la ricostruzione diacronica dei tessuti urbani. Questa ricostruzione è resa possibile dalla lettura delle diverse rappresentazioni che della città sono state date nel tempo, come rappresentazioni iconografiche o pittoriche, talvolta simboliche se non addirittura metaforiche, che consentono di acquisire conoscenze dei luoghi, anche quando presentano uno scarso grado di attendibilità. L’introduzione dell’informatica nel rilevamento e nella rappresentazione cartografica e la realizzazione dei sistemi informativi territoriali hanno aperto nuove possibilità non solo nella realizzazione di database collegati e georeferenziati, che possono contenere una notevole quantità di informazioni di diversa natura progressivamente incrementabili, ma soprattutto rendendo agevoli sia le molteplici interrogazioni sia le successive elaborazioni. Lo sviluppo della cartografia digitale dalla quale si possono derivare direttamente modelli tridimensionali, si pone quindi come punto di partenza per una corretta rappresentazione della complessità del fenomeno urbano e per un ripensamento dello spazio non più sulla base di esplorazioni planimetriche, ma tramite la creazione di modelli virtuali generati in maniera più o meno automatica a partire dalla cartografia stessa. In questo senso, il modello di derivazione cartografica costituisce l’aspetto metrico-quantitativo della rappresentazione della città, aspetto che risulta tanto più esatto, obiettivo e verificabile in quanto ottenuto con strumenti che rendono le misurazioni sufficientemente attendibili. Si tratta dunque di esplorare la cartografia tridimensionale cogliendone le peculiarità e la ricchezza nella restituzione dello spazio urbano, caratteristiche, queste, che suggeriscono immediatamente di tentare di ricostruire con la stessa vivacità rappresentativa anche tutti i trascorsi storici della città o, quanto meno, di alcuni dei suoi momenti topici, con particolare attenzione alle trasformazioni di natura orografica ed edilizia. In questo quadro emergono due distinti aspetti di natura metodologica, l’uno concernente la generazione del modello urbano e le implicazioni tecniche che questo comporta (implementazione di dati, automatismi, studi tipo-morfologici, scala del modello, …), l’altro relativo all’evoluzione della città attraverso il confronto tra modelli cartografici diversi (bi e tridimensionali). La realizzazione di un modello virtuale basato sulla cartografia digitale 3D, che fotografa lo stato attuale della struttura urbana, può rappresentare la griglia tridimensionale di riferimento per una visualizzazione delle trasformazioni spaziali attuata con una procedura che ripercorre a ritroso il cammino della storia. Si tratta di riferire a questa griglia orientata sulla base di capisaldi topografici certi i dati cartografici e iconografici provenienti dalla ricerca storico-documentaria, sulla base della individuazione di elementi invarianti della struttura urbana, come assetti orografici, vuoti urbani o edifici esistenti, etc., che non hanno mutato la loro localizzazione e le loro caratteristiche morfologiche. Così concepito, il modello tridimensionale di derivazione cartografica si caratterizza per la capacità di recepire e valorizzare documenti molto diversi e non necessariamente “scientifici” ai fini di una visualizzazione interattiva della storia del singolo brano di città o del singolo edificio per valutarne le trasformazioni sul piano morfologico e dimensionale, ma anche percettivo.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
3

Pugliano, Antonio, Simone Diaz, Elisabetta Moriconi, and Elettra Santucci. "L’antico sistema portuale ostiense: riconoscimento, interpretazione e divulgazione dei processi formativi edilizi e urbani." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7980.

Full text
Abstract:
La presente Relazione descrive l’esito delle ricerche svolte presso il Dipartimento di Architettura dell’Università “Roma Tre”, in sinergia con il MiBAC, Soprintendenza Speciale ai Beni Archeologici, e l’Ordine degli Architetti PPC della Provincia di Roma, circa lo studio storicocritico del sistema portuale ostiense inserito nel perimetro della Riserva Naturale del Litorale Romano. La finalità dello studio, condotto da chi scrive nell’ambito del “Programma di Azioni integrate di Ricerca e Formazione per la conservazione e la valorizzazione dei siti di Ostia e Portus (Dipsa-Mibac-SSBAR)”, è rivolto alla documentazione, a fini di restauro e valorizzazione, di tali importanti contesti materiali. Lo studio condotto, pertanto, si è basato sullo svolgimento di letture critiche delle fonti e del contesto materiale, applicando la metodologia propedeutica alla progettazione del restauro architettonico, e sulla definizione di proposte operative utili alla pratica della manutenzione e del restauro, oltre che alla programmazione degli interventi di valorizzazione. Lo studio è rivolto alla creazione di una sistema informatizzato che consenta, non solo di indagare gli aspetti storici, ma anche di essere utilizzato come strumento per la programmazione della valorizzazione e la gestione della conservazione e del restauro dei siti archeologici.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
4

Ragosta, Annamaria, and Bianca Gioia Marino. "Close to the volcan. Knowledge, conservation and enhancement of a Vesuvian vernacular heritage." In HERITAGE2022 International Conference on Vernacular Heritage: Culture, People and Sustainability. Valencia: Universitat Politècnica de València, 2022. http://dx.doi.org/10.4995/heritage2022.2022.15377.

Full text
Abstract:
Nell'area circostante le pendici del vulcano è individuabile un reticolo storico di architettura rurale creato dalla nota fertilità del suolo vesuviano. Il terreno, ricco di minerali per la natura piroclastica del sito, ha favorito fin dall'epoca romana la costruzione di strutture agricole, più o meno concentrate in aree dove la natura impervia del suolo consentiva un proficuo insediamento per la coltivazione. La rete di tali esempi di architettura vernacolare, situata entro i confini del Parco Nazionale del Vesuvio, è ancora oggi visibile, seppur frammentata e in stato di abbandono. Una ricerca in corso ha permesso di effettuare una prima rigorosa indagine. Tali edifici sono espressione di criteri distributivi coerenti con la loro funzione e rappresentano lo stretto rapporto tra tipologia insediativa e territorio. Questa particolarità si riflette fortemente nelle tecniche costruttive e rappresenta anche la testimonianza materiale di un particolare savoir-faire edilizio tramandato nei secoli. Vengono utilizzati materiali prelevati dal sito (es. lave, schiuma lavica, lapilli, pomice, ecc.) e sebbene non vi sia un'esatta estrazione della pietra, esiste la tecnica 'a cantieri' con una malta forte come legante. La tipologia è diversificata: dal piccolo presidio all'edificio disposto su due livelli, talvolta turriti, a seconda dell'impegno produttivo e colturale. A differenza delle masserie tradizionali poste più a valle, già oggetto di una notevole storiografia, questi casi di architettura rurale posti più a monte non sono mai stati oggetto di indagine sistematica. Il contributo si propone di mettere a fuoco questo patrimonio quasi inedito e di illustrare una metodologia di conoscenza integrata legata alle peculiarità del sito vulcanico. La conservazione di queste architetture vernacolari, infatti, gioca un ruolo centrale nella lettura e comprensione dei valori multidimensionali del paesaggio culturale Vesuvio-Baia di Napoli. Il contributo si propone di mettere a fuoco questo patrimonio quasi inedito e di illustrare una metodologia di conoscenza integrata legata alle peculiarità del sito vulcanico. La conservazione di queste architetture vernacolari, infatti, gioca un ruolo centrale nella lettura e comprensione dei valori multidimensionali del paesaggio culturale Vesuvio-Baia di Napoli. Il contributo si propone di mettere a fuoco questo patrimonio quasi inedito e di illustrare una metodologia di conoscenza integrata legata alle peculiarità del sito vulcanico. La conservazione di queste architetture vernacolari, infatti, gioca un ruolo centrale nella lettura e comprensione dei valori multidimensionali del paesaggio culturale Vesuvio-Baia di Napoli.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
5

Palestini, Caterina, and Carlos Cacciavillani. "Integrazioni multidisciplinari: storia, rilievo e rappresentazioni del castello di Palmariggi in Terra d’Otranto." In FORTMED2020 - Defensive Architecture of the Mediterranean. Valencia: Universitat Politàcnica de València, 2020. http://dx.doi.org/10.4995/fortmed2020.2020.11358.

Full text
Abstract:
Multidisciplinary integrations: history, survey and representations of the castle of Palmariggi in Terra d’OtrantoThe contribution integrates historical readings, conducted through archive documents and iconographic materials, with surveys and graphical analyzes carried out through direct knowledge of Palmariggi’s historic center in Salento. The imposing Aragonese castle of which today only the two cylindrical towers remain, joined together by a stretch of perimeter masonry, initially presented a quadrangular plan with four corner towers, of which three are cylindrical and one is square and was surrounded by an existing moat, until the middle of the twentieth century, with a wooden drawbridge on the eastern side. The fortress was part of a strategic defensive system, designed to protect the village and the productive Otranto’s land with which it was related. The fortified Palmeriggi’s center represented an important defensive bulwark placed within the network of routes and agricultural activities that led from the hinterland to the port of Otranto, where flourishing trade took place. The research examines the changes undergone by the defensive structure that has had several adaptations made initially in relation to changing military requirements, resulting from the use of firearms, the upgrades that were supposed to curb the repeated looting and the military reprisals against the inhabited coastal and inland centers of Salento peninsula, and later social that led to the expansion of fortified village with Palazzo Vernazza’s (eighteenth century) adjacent construction and the original parade ground’s elimination. Summing up, the contribution in addition to documenting the current situation with integrated surveys, the state of preservation of fortified structure with its village, of which it examines the urban evolution based on the construction, typological and morphological systems, relates to the surrounding territory by comparing the plant of the ancient nucleus with that of neighboring fortified Salento’s centers. Finally, digital study models allow fortified structure’s three-dimensional analysis, its construction techniques, assuming the original shape.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
6

Park, Chanwoo, Xudong Tang, Kwang J. Kim, Joseph Gottschlich, and Quinn Leland. "Metal Hydride Heat Storage Technology for Directed Energy Weapon Systems." In ASME 2007 International Mechanical Engineering Congress and Exposition. ASMEDC, 2007. http://dx.doi.org/10.1115/imece2007-42831.

Full text
Abstract:
Directed Energy Weapon (DEW) systems in a pulse operation mode dissipate excessively large, transient waste heat because of their inherent inefficiencies. The heat storage system can store such a pulsed heat load not relying on oversized systems and dissipate the stored heat over time after the pulse operation. A compressor-driven metal hydride heat storage system was developed for efficient, compact heat storage and dissipation of the transient heat from the DEW systems. The greater volumetric heat storage capacity of metal hydride material was realized into more compact design than conventional Phase Change Material (PCM) systems. Other exclusive advantages of the metal hydride system were fast thermal response time and active heat pumping capability required for precision temperature control and on-demand cooling. This paper presented the operating principle and heat storage performance results of the compressor-driven metal hydride heat storage system through system modeling and prototype testing. The modeling and test results showed that the metal hydride system can store the average heat of 4.4kW during the heat storage period of 250 seconds and release the stored heat during the subsequent regeneration period of 900 seconds.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
7

Pugliano, Antonio. "Il restauro per la valorizzazione di architetture e siti da conservare: studi per la fruizione del paesaggio culturale italiano: il caso di Ostia." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.8003.

Full text
Abstract:
La memoria riguarda un’iniziativa sviluppata nell’Università Roma Tre, con il MiBACSoprintendenza Speciale ai Beni Archeologici di Roma e con l’Ordine degli Architetti di Roma. L’iniziativa, sostenuta dal valente Soprintendente Anna Maria Moretti e dall’eccellente direttore della Sede di Ostia, Angelo Pellegrino, mira alla costituzione di un sistema di azioni integrate di ricerca e formazione per la documentazione, la conservazione e la gestione del contesto ambientale, naturale e antropico, del territorio sud-occidentale di Roma, sino alla costa. Ivi si indagano le peculiarità dei siti individuando e caratterizzando possibili attrattori materiali e immateriali, da utilizzare come gli elementi eloquenti di una ricomposizione storica e antropologica del territorio utile al turismo di qualità, chiamato a giocare il ruolo di motore di crescita per l’economia locale. Il suddetto sistema si fonda su attività conoscitive e progettuali svolte da archeologi e architetti, assieme, nel contesto didattico del Laboratorio di Restauro 2M della Facoltà di Architettura dell’Università Roma Tre. Il prodotto degli ultimi anni, tanto della didattica svolta soprattutto sul campo, quanto della ricerca applicata, è un modello di piattaforma digitale attraverso la quale sono state ordinate le informazioni necessarie alla pianificazione delle iniziative di tutela e alla gestione della manutenzione, del restauro, della valorizzazione.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
8

Baratin, Laura, Alessandra Cattaneo, and Elvio Moretti. "Porta Valbona a Urbino: la sua rappresentazione tra storia e restauro." In FORTMED2020 - Defensive Architecture of the Mediterranean. Valencia: Universitat Politàcnica de València, 2020. http://dx.doi.org/10.4995/fortmed2020.2020.11401.

Full text
Abstract:
Porta Valbona in Urbino: its representation between history and restorationThe Porta Valbona study is part of a complex project of conservation and valorisation of the defensive walls of Urbino that the research group, of the School of Conservation and Restoration of the University of Urbino Carlo Bo, has developed in recent years. Built in 1621 it is the most important gate of the city both because it is connected to Via Mazzini, one of the main streets of the historic centre, and for its spectacular architectural appearance created for the wedding of Prince Federico Ubaldo della Rovere with Princess Claudia de Medici. The two eagles, in limestone, placed at the sides of the door, date back to the mid-eighteenth century and are the work of the Rimini architect Giovan Francesco Buonamici. It is also the only Gate of Urbino which has a monumental facing facing outwards, or towards Piazza del Mercatale. Despite having undergone several restorations and consolidations over the centuries, it has not been modified in its original appearance. Porta Valbona, together with the city walls, represents a real urban palimpsest, an exceptional case of sedimentation and stratification which, despite the events, still allows us to reconstruct its historical events. The applied design method was based on the following analyzes: a) urban analysis: knowledge of the characteristics and urban potential of the door; b) historical analysis: knowledge of the historical evolution and of the specific qualities of the door; c) geometric analysis: metric and architectural survey; d) material analysis, study of materials and forms of deterioration; e) structural analysis: identification of the morphological and constructive organization from the structural point of view. All the large amount of information obtained from the analysis was managed thanks to the use of GIS systems. Thus it was possible to identify the shape and character of the monument and its testimonial, constructive and architectural values ​​were recognized. On the basis of an internal analysis of the cultural asset and an external analysis of the context in which it is located, it was possible to define the strengths, weaknesses, opportunities and threats.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
9

Cedroni, Anna Rita. "Roadmap per una citta sostenibile: Vienna." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7915.

Full text
Abstract:
Al di là di più di duemila anni di tradizione storica, l’Austria, ha mostrato con coraggio, fin dall’entrata nella Comunità Europea, il suo sviluppo economico così come la sua modernità e la sua apertura verso l’esterno. La dinamicità culturale e tecnologica della sua capitale, l’ha resa uno degli esempi più apprezzati da tutta l’Europa fin dall’inizio di questo secolo. In poco più 15 anni, Vienna è diventata di fatto la città europea con la migliore qualità della vita. Il merito di tale successo è dato sicuramente da due componenti fondamentali: la stabilità politica del Paese e il metodo di gestione dei processi di pianificazione territoriale e urbana. L’attuale sviluppo del territorio mostra come alla base di tale qualità i fattori prevalenti siano l’architettura, ma anche le politiche urbanistiche territoriali. Sta di fatto, spiega un recente rapporto del comune di Vienna sul tema risparmio energetico e sostenibilità, che per garantire e mantenere una tale qualità della vita, occorre tener conto di tre costanti essenziali nelle dinamiche dei processi di sviluppo urbano: il rinnovamento, la ristrutturazione e l’espansione. Tali elementi consentono poi il confronto con modelli europei culturalmente più avanzati. La tutela dell’ambiente e del patrimonio ambientale si inseriscono in questo processo come una delle sfide più importanti che scaturiscono da tale confronto. Questo paper si prefigge di trattare l’esperienza viennese, ripercorrendo il lungo, ma rapido processo di cambiamento cominciato all’inizio degli anni Ottanta. Strumento generale di pianificazione urbanistica, il Piano di Sviluppo della Città (Stadtentwicklungsplan), ha costituito e costituisce tuttora lo strumento decennale di previsione e di programmazione energetica a livello urbano e territoriale, stabilendo le direttrici strategiche di espansione, di ristrutturazione e di rinnovamento della Città e del suo hinterland. Ma l’esclusività di tale strumento, è da vedere nell’anticipazione di temi come il consumo energetico, la sostenibilità e nell’individuazione della tutela ambientale, come questione prioritaria da includere nei programmi d’intervento da attuare a breve termine. Infatti, con la formulazione del primo Programma KliP (Klimaschutzprogramm) (1999–2009) e, successivamente, del secondo Programma KliP (2010-2020), vengono elaborati dei “pacchetti” di provvedimenti con obiettivi ben definiti, come per esempio la riduzione del 21%, a persona, dei gas di emissione e di gas propellenti rispetto ai valori rilevati nel 1990. Gli strumenti con i quali raggiungere tali obiettivi sono: la riduzione del fabbisogno energetico, l’introduzione di fonti di energia ecosostenibile, l’uso di materiali biologici nell’edilizia pubblica e privata a grande e piccola scala, ma soprattutto, gli interventi sulla mobilità, sulla gestione dei rifiuti e sulla protezione del paesaggio. Accanto ai Piani di Sviluppo, Il Programma SEP (Städtische Energieeffizienz-Programm), definisce le linee generali da seguire nella gestione della politica dei consumi energetici a lungo termine, ovvero fino alla fine del 2015. I risultati portano già nel 2011 ad un aumento della quota di energia rinnovabile del 10% del volume totale del consumo di energia. Tra gli incentivi ci sono quelli rivolti alla realizzazione di centrali elettriche, inceneritori per il riciclo di materie dalle quali ricavare energia, mentre un ruolo sempre più importante è dato dall’uso della geotermia, e dell’energia solare. La continuità programmatica culmina nella formulazione di un progetto unitario, SMART CITY WIEN, che riunisce ben dieci gruppi differenti di interessi, istituzioni pubbliche, enti privati, centri universitari di ricerca, ecc., attorno ad una visione a lunga scadenza: Smart Energy vision 2050. Al centro della tavola rotonda le tematiche: lo sviluppo della popolazione, l’ambiente, i metodi di gestione, l’economia, l’energia e la mobilità. Accanto a queste, sostenibilità, partecipazione, diversità, efficienza di risorse, sviluppo regionale integrato come pure sviluppo economico equilibrato sono gli elementi fondamentali per la preparazione delle decisioni future.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
10

Mehraban, Arash, Jed Brown, Henry Tufo, Jeremy Thompson, Rezgar Shakeri, and Richard Regueiro. "Efficient Parallel Scalable Matrix-Free 3D High-Order Finite Element Simulation of Neo-Hookean Compressible Hyperelasticity at Finite Strain." In ASME 2021 International Mechanical Engineering Congress and Exposition. American Society of Mechanical Engineers, 2021. http://dx.doi.org/10.1115/imece2021-70768.

Full text
Abstract:
Abstract The paper investigates matrix-free high-order implementation of finite element discretization with p-multigrid preconditioning for the compressible Neo-Hookean hyperelasticity problem at finite strain on unstructured 3D meshes in parallel. We consider two formulations for the matrix-free action of the Jacobian in Neo-Hookean hyperelasticity: (i) working in the reference configuration to define the second Piola-Kirchhoff tensor as a function of the Green-Lagrange strain S(E) (or equivalently, the right Cauchy-Green tensor C = I+2E), and (ii) working in the current configuration to define the Kirchhoff stress in terms of the left Cauchy-Green tensor τ(b). The proposed efficient algorithm utilizes the Portable, Extensible Toolkit for Scientific Computation (PETSc), along with the libCEED library for efficient compiler optimized tensor-product-basis computation to demonstrate an efficient nonlinear solution algorithm. We utilize p-multigrid preconditioning on the high-order problem with algebraic multigrid (AMG) on the assembled linear Q1 coarse grid operator. In contrast to classical geometric multigrid, also known as h-multigrid, each level in p-multigrid is related to a different approximation polynomial order p, instead of the element size h. A Chebyshev polynomial smoother is used on each multigrid level. AMG is then applied to the assembled Q1 (trilinear hexahedral elements), which allows low storage that can be efficiently used to accelerate convergence to a solution. For the compressible Neo-Hookean hyperelastic constitutive model we exploit the stored energy density function to compute the stored elastic energy density of the Neo-Hookean material as it relates to the deformation gradient. Based on our formulation, we consider four different algorithms each with different storage strategies. Algorithms 1 and 3 are implemented in the reference and current configurations respectively and store ∇Xξ, det(∇ξX), and ∇Xu. Algorithm 2 in the reference configuration stores, ∇Xξ, det(∇ξX), ∇Xu, C−1, and λ log (J). Algorithm 4, in the current configuration, stores det(∇ξX), ∇xξ, τ, and μ – λ log(J). x refers to the current coordinates, X to the reference coordinates, and ξ to the natural coordinates. We perform 3D bending simulations of a tube composed of aluminum (modulus of elasticity E = 69 GPa, Poisson’s ratio v = 0.3) using unstructured meshes and polynomials of order p = 1 through p = 4 under mesh refinement. We explore accuracy-time-cost tradeoffs for the prediction of strain energy across the range of polynomial degrees and Jacobian representations. In all cases, Algorithm 4 using the current configuration formulation outperforms the other three algorithms and requires less storage. Similar simulations for large deformation compressible Neo-Hookean hyperelasticity as applied to the same aluminum material are conducted with ABAQUS, a commercial finite element software package which is a state-of-the-art engineering software package for finite element simulations involving large deformation. The best results from the proposed implementations and ABAQUS are compared in the case of p = 2 on an Intel system with @2.4 GHz and 128 GB RAM. Algorithm 4 outperforms ABAQUS for polynomial degree p = 2.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles

Reports on the topic "Storia dei materiali"

1

Tengesdal, Morten. Frå transistor til datamaskin. University of Stavanger, April 2018. http://dx.doi.org/10.31265/usps.196.

Full text
Abstract:
Dette skrivet prøver å gi ei forståing av korleis datamaskinar er oppbygde og virkar. Ein ser også på korleis ein kan programmera mindre datamaskinar brukte til styring og overvaking av prosessar. Skrivet er laga for bruk i emnet Datamaskinarkitektur ved Universitetet i Stavanger (UiS). Det kan også brukast til å gi ei innføring i digitalteknikk generelt og som ein del av dette, mikroprosessoren sin struktur og virkemåte. Ein får også ei innføring i grunnlaget for konstruksjon av datamaskinar. Ein har prøvd å gjera framstillinga kort og klar. Hovudfokus er på dei ulike byggjesteinane i ein datamaskin og korleis digitalteknikk blir praktisert i dag. Mykje av den klassiske digitalteknikken som manuell logikkonstruksjon med enkle portar av ein type, manuell optimalisering av logikk vhja. Karnaugh-diagram og konstruksjon av tilstandsmaskinar basert på J-K-vipper er tillagt redusert vekt samanlikna med vanlege lærebøker. Utviklingsprosjekt i dag tar stort sett utgangspunkt i programmerbar elektronikk. Mange klassiske metodar er her innbakt i utviklingsverktøyet ein bruker, eller blir realisert på andre måtar. Tema som logikkoptimalisering er likevel tatt med til ein viss grad der dette høyrer heime. Emnet Datamaskinarkitektur kom inn som ein obligatorisk del av bachelorstudia i data og elektro ved UiS hausten 2013. Læringsmåla for desse bachelorstudia kan formulerast som vist i det følgjande. Studentane skal som ferdige ingeniørar i data vera i stand til å: - Forstå ulike typar operativsystem. - Spesifisera, utvikla og testa objektorienterte datasystem. - Utnytta kjente algoritmer og datastrukturar til å løysa konkrete datatekniske problem. - Utvikla og bruka databaser. - Planleggja og driva datasystem. - Vurdera og utvikla nettbaserte dataløysinger. Studentane skal som ferdige ingeniører i elektro vera i stand til å: - Analysera og konstruera mikroprosessorbaserte system og programvare for desse. - Vurdera måletekniske løysingar for ei gitt oppgåve. - Vurdera komponentar og metodar for overvaking og automatisering av prosessar og produksjonslinjer. - Konstruera og programmera PLS- baserte styringssystem. - Utvikla diskrete algoritmer for regulerings- og signalbehandlingsformål. Ei solid forståing av korleis ein datamaskin er oppbygd og virkar er eit grunnleggjande vilkår for dei fleste av desse måla. Skrivet blir som vist gjort tilgjengeleg under ein såkalla Creative Common-lisens. Dette gir brei tilgang og gjer det i tillegg mogleg å byggja på eit stort tilfang av materiell som er gjort tilgjengeleg under same lisens, f.eks. frå den store dugnadsbasen Wikimedia. I tillegg er det i skrivet brei bruk av referansar til utdjupande stoff på internett. Ein del av stoffet på mikroprosessorar og datamaskinkonstruksjon er basert på skrivet som blei laga for eit tidlegare datamaskinemne ved UiS. I tillegg er vedlegg A.1 basert på forelesingsnotat i digitalteknikk frå 2009 av Trygve Eftestøl, UiS. Desse notata innheldt også handteikna skisser av Tom Ryen, UiS. Elles har Jon Fidjeland, UiS, kome med mange verdifulle kommentarar undervegs i arbeidet. Sidan oppstarten i 2013 har rundt 400 studentar tatt emnet Datamaskinarkitektur, og spørsmåla og kommentarane frå dei har påverka utviklinga av skrivet gjennom desse åra. Skrivet er norsk. Engelske omgrep blir sett i hermeteikn viss dei blir nytta åleine og i parentes når dei blir viste saman med norsk utgåve av nemninga.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
2

Njå, Ove, and Kirsti Russell Vastveit. Norske kommuners planlegging, gjennomføring og bruk av risiko- og sårbarhetsanalyse i forbindelse med samfunnssikkerhetsarbeidet. University of Stavanger, October 2016. http://dx.doi.org/10.31265/usps.164.

Full text
Abstract:
I prosjektet; «Helhetlig ROS-analyse i norske kommuner» analyserer vi hvordan kommuner utvikler, bruker og oppdaterer ROS-analyser og risikoforestillinger i sitt samfunnssikkerhetsarbeid. Det legges vekt på hvordan kommuner integrerer ROS-arbeidet og risikoforestillinger i eksisterende plan- og arbeidsprosesser. Hvilke utfordringer opplever kommunene i dette arbeidet? Etter å ha jobbet med risiko og sikkerhet i mer enn 20 år, og en vesentlig del av disse opp mot kommuner, er det etter vårt syn et gjennomgående trekk at kommunalt ansatte som jobber med sikkerhet og beredskap har stor skepsis til akademikere på dette feltet. Den teoretiske «verden» er ikke i stand til å kommunisere med den praktiske og vice versa. Denne utfordringen mener vi står sterkt også i dag, og dermed ble det i prosjektet viktig å finne ut hvordan begrepene ble brukt i kommunene. Hvor kritiske er begrepene for omfanget av bruken av analysene? Står vi ved et markant skille nå med innføring av ny veileder for helhetlig ROS-analyse i kommuner? Eller, er arbeidet omkring samfunnssikkerhet og beredskap fastnet i en praksis uten påvirkning fra ROS-analyse? Datamateriale fra 26 kommuner er inkludert i studien. Kommunene dekker alle landsdelene og de har varierte demografiske og geografiske profiler. Blant deltagerne er kommuner med storulykkesindustri, større bykommuner, mindre øykommuner og grensekommuner. Opptil fem personer med ulikt ansvar for samfunnssikkerhets- og beredskapsarbeidet er intervjuet i hver kommune. En viktig del av prosjektet er forholdet mellom ROS-analyser på ulike forvaltningsnivåer, hvordan ROS-analysene kommuniserer risikoforestillinger og hvordan kommunene kan bygge på og hente innspill fra hverandre i ROS-analysearbeidet. Siden 2010 har Lov om kommunal beredskapsplikt, sivile beskyttelsestiltak og Sivilforsvaret (sivilbeskyttelsesloven) og underliggende Forskrift om kommunal beredskapsplikt stilt krav til kommunenes ROS-analyse og samfunnssikkerhetsarbeid i stort. Likevel er det ikke opplagt hva det innebærer. Forskriften snakker om begreper og konsepter som; - Jobbe systematisk og helhetlig med samfunnssikkerhet; - Forankring i kommunestyret; - Eksisterende og fremtidige risiko- og sårbarhetsfaktorer; - Særlige utfordringer; - Langsiktige mål, strategier, prioriteringer og plan for oppfølging av samfunnssikkerhets- og beredskapsarbeidet; - Vurdere forhold som bør integreres i planer og prosesser; og - Overordnet beredskapsplan. Det stiller store krav til kommunens ansattes kunnskap og kompetanse til å fortolke hva alle disse konseptene skal bety for kommunen og hvordan ansatte skal jobbe med kravene. Her ligger kjernen av vår studie. Studien vår viser at det legges betydelig med ressurser og arbeid ned i kommuners helhetlige ROS-analyser, samfunnssikkerhets og beredskapsarbeid. Risikoinformert styring og risikotenkning er en krevende filosofi, hvor det forutsettes at de ansatte med ansvar for kommunens systemer og samfunnssikkerhets- og beredskapsarbeidet har høy kompetanse på området. I kommunene som deltok i studien synes det å være enklere for kommunene å konkretisere hvordan de arbeidet med beredskap enn med samfunnssikkerhet. Kommunene hadde i varierende grad oversikt over hvordan beredskapsarbeidet var satt i system på tvers av etater. Materialet ble analysert ut fra fire forhold: - Begrepsforståelser og bruk av begreper for å uttrykke samfunnssikkerhet - Planlegging og gjennomføring av ROS-analyseprosesser - Presentasjon av resultater fra ROS-analysearbeidet - Implementering av analyseresultatene i kommunens aktiviteter Datamaterialet viser at kommunene og de fleste respondentene våre er i liten grad bekymret over begrepene de bruker. I hovedsak er det risiko, ROS-analyse (eller andre koplinger av ROS), hendelser, akseptkriterier, beredskap, kriseplaner og tiltak som er konseptene i bruk. Usikkerhet var et begrep som fulgte med, men det var i liten grad reflektert over utover at det var en egenskap med hele ROS-analyseprosessene. Samfunnssikkerhet, ytelse av beredskapstiltak, sårbarhet, resiliens, barrierer, system er begreper som får lite eller ingen omtale i kommunenes befatning med samfunnssikkerhet og beredskap. Kommunene er veldige instrumentelle i arbeidet med å utvikle produktene (helhetlig) ROS-analyse og beredskap- og kriseplaner. Beslutningsprosessene som den helhetlige ROS-analysen er en del av, trekkes ikke frem som førende for hvordan ROS-analyser og samfunnssikkerhetsarbeidet gjøres. Fylkesmannen sin rolle som pådriver, rådgiver og tilsynsmyndighet var for de aller fleste kommunene beskrevet med positive fortegn. Alle analysene vi har hatt tilgang til er utført som grovanalyser (hazid-gjennomganger, scenariobeskrivelser, gruppediskusjoner), men med relativt små variasjoner innenfor hvordan risiko måles og uttrykkes. Enkelte kommuner inspireres av innholdet i FylkesROS-analyse eller Nasjonalt Risikobilde, mens andre har et større fokus på lokale forhold og hendelser. I forbindelse med bruk av tiltak fra helhetlig ROS-analyse var det en klar trend at kommunene synes det var vanskelig å sikre implementering av tiltak. Dette skyldes blant annet at det var utfordrende å sikre at den ansvarlige etat tok ansvar for tiltak, at beredskapskoordinatorer ikke anså tiltak som skulle implementeres i enkeltetater som sitt ansvar og at kommunene i mange tilfeller ikke hadde midler til gjennomføring av tiltak. Problemet kan trolig også spores til at helhetlig ROS-analyse ikke var et dokument som var i aktiv bruk i hverdagen til kommunenes ansatte, og som det i de fleste tilfeller ikke ble laget aksjonsplaner for å følge opp. På tiltakssiden var det også tydelig at flere kommuner gjorde det vanskelig for seg selv, ettersom de beskrev svært generelle tiltak i rapportene sine, tiltak som egentlig var på plass i den ansvarlige etat og som var dekket av andre internkontrollrutiner, eller som andre offentlige etater var ansvarlige for. Kommunene i prosjektet hadde i varierende grad koblet beredskapsplanene sine opp mot de helhetlige ROS-analysene. En annen utfordring i forbindelse med «bruk» til beredskapsplanlegging var at kommunene ikke var sikre på hvordan dette skulle tolkes. Skulle man lage øvelser basert på hendelsene som var brukt i helhetlig ROS-analyse, skulle det lages tiltakskort som passet til scenarioene i helhetlig ROS-analyse? Enkelte kommuner hadde inkludert hendelser fra helhetlig ROS-analyse i beredskapsplanverket sitt, mens andre hadde fokusert mer på felles kapasiteter i helhetlig ROS-analyse. Å se sammenhengen mellom helhetlig ROS-analyse og beredskapsplanlegging var et vanskelig tema for kommunene. Beredskapsanalyse og vurdering av «godheten» av beredskapstiltak er også en stor utfordring. Den største utfordringen og det viktigste funnet som har kommet fram gjennom studiet er at prinsippene i risikobasert styring er nærmest fraværende i kommunene. Funksjonelle krav til sikkerhet mangler, en levende diskusjon om samfunnssikkerhet og beredskap mangler, og analysene brukes i svært liten grad. ROS-analyse og intensjoner om risikobasert styring har vært i norske kommuner i mer enn 20 år, og basert på dette mener vi at det er kompetanse og reguleringsregimet det må gjøres noe med, heller enn å innføre nye veiledere og tilsynsaktiviteter. Ansvaret for kommunens samfunnssikkerhets- og beredskapsarbeid må knyttes opp mot spesifikk kompetanse. Det krever at kommunene endrer praksis på i den administrative ledelsen og virksomhetene som eier systemene, tjenestene og aktivitetene, så vel som i kommunikasjonen mellom administrativ og politisk ledelse når det gjelder samfunnssikkerhet og beredskap. Vi mener at politikeren fra bykommune 1 langs kysten i Nord-Norge illustrerer behovet på en betegnende måte: «Veldig få i beredskapsrådet har lest dokumentene. I vårt fylke tror jeg vi er noen av de som har kommet lengst, og det sier etter mitt skjønn sitt». «Vi må involvere oss på et mye tidligere stadium. Skaffe oss oversikt over hva som er beredskapsplanene, og hvor flaskehalsene er. Det tror jeg at jeg deler med veldig mange. Vi strykes med hårene i alt for stor grad. Vi får for mye ros.»
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
3

Desai, Jairaj, Jijo K. Mathew, Woosung Kim, Mingmin Liu, Howell Li, Jeffrey D. Brooks, and Darcy M. Bullock. Dashboards for Real-time Monitoring of Winter Operations Activities and After-action Assessment. Purdue University, 2020. http://dx.doi.org/10.5703/1288284317252.

Full text
Abstract:
The Indiana Department of Transportation (INDOT) operates a fleet of nearly 1100 snowplows and spends up to $60M annually on snow removal and de-icing as part of their winter operation maintenance activities. Systematically allocating resources and optimizing material application rates can potentially save revenue that can be reallocated for other roadway maintenance operations. Modern snowplows are beginning to be equipped with a variety of Mobile Road Weather Information Sensors (MARWIS) which can provide a host of analytical data characterizing on-the-ground conditions during periods of wintry precipitation. Traffic speeds fused with road conditions and precipitation data from weather stations provide a uniquely detailed look at the progression of a winter event and the performance of the fleet. This research uses a combination of traffic speeds, MARWIS and North American Land Data Assimilation System (NLDAS) data to develop real-time dashboards characterizing the impact of precipitation and pavement surface temperature on mobility. Twenty heavy snow events were identified for the state of Indiana from November 2018 through April 2019. Two particular instances, that impacted 182 miles and 231 miles of interstate at their peaks occurred in January and March, respectively, and were used as a case study for this paper. The dashboards proposed in this paper may prove to be particularly useful for agencies in tracking fleet activity through a winter storm, helping in resource allocation and scheduling and forecasting resource needs.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
4

Bryant, C. A., S. A. Wilks, and C. W. Keevil. Survival of SARS-CoV-2 on the surfaces of food and food packaging materials. Food Standards Agency, November 2022. http://dx.doi.org/10.46756/sci.fsa.kww583.

Full text
Abstract:
COVID-19, caused by the SARS-CoV-2 virus, was first reported in China in December 2019. The virus has spread rapidly around the world and is currently responsible for 500 million reported cases and over 6.4 million deaths. A risk assessment published by the Foods Standards Agency (FSA) in 2020 (Opens in a new window) concluded that it was very unlikely that you could catch coronavirus via food. This assessment included the worst-case assumption that, if food became contaminated during production, no significant inactivation of virus would occur before consumption. However, the rate of inactivation of virus on products sold at various temperatures was identified as a key uncertainty, because if inactivation does occur more rapidly in some situations, then a lower risk may be more appropriate. This project was commissioned to measure the rate of inactivation of virus on the surface of various types of food and food packaging, reducing that uncertainty. The results will be used to consider whether the assumption currently made in the risk assessment remains appropriate for food kept at a range of temperatures, or whether a lower risk is more appropriate for some. We conducted a laboratory-based study, artificially contaminating infectious SARS-CoV-2 virus onto the surfaces of foods and food packaging. We measured how the amount of infectious virus present on those surfaces declined over time, at a range of temperatures and relative humidity levels, reflecting typical storage conditions. We tested broccoli, peppers, apple, raspberry, cheddar cheese, sliced ham, olives, brine from the olives, white and brown bread crusts, croissants and pain au chocolat. The foods tested were selected as they are commonly sold loose on supermarket shelves or uncovered at deli counters or market stalls, they may be difficult to wash, and they are often consumed without any further processing i.e. cooking. The food packaging materials tested were polyethylene terephthalate (PET1) trays and bottles; aluminium cans and composite drinks cartons. These were selected as they are the most commonly used food packaging materials or consumption of the product may involve direct mouth contact with the packaging. Results showed that virus survival varied depending on the foods and food packaging examined. In several cases, infectious virus was detected for several hours and in some cases for several days, under some conditions tested. For a highly infectious agent such as SARS-CoV-2, which is thought to be transmissible by touching contaminated surfaces and then the face, this confirmation is significant. For most foods tested there was a significant drop in levels of virus contamination over the first 24 hours. However, for cheddar cheese and sliced ham, stored in refrigerated conditions and a range of relative humidity, the virus levels remained high up to a week later, when the testing period was stopped. Both cheddar cheese and sliced ham have high moisture, protein and saturated fat content, possibly offering protection to the virus. When apples and olives were tested, the virus was inactivated to the limit of detection very quickly, within an hour, when the first time point was measured. We suggest that chemicals, such as flavonoids, present in the skin of apples and olives inactivate the virus. The rate of viral decrease was rapid, within a few hours, for croissants and pain au chocolat. These pastries are both coated with a liquid egg wash, which may have an inhibitory effect on the virus. Food packaging materials tested had variable virus survival. For all food packaging, there was a significant drop in levels of virus contamination over the first 24 hours, in all relative humidity conditions and at both 6°C and 21°C; these included PET1 bottles and trays, aluminium cans and composite drinks cartons.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
5

Rezaie, Shogofa, Fedra Vanhuyse, Karin André, and Maryna Henrysson. Governing the circular economy: how urban policymakers can accelerate the agenda. Stockholm Environment Institute, September 2022. http://dx.doi.org/10.51414/sei2022.027.

Full text
Abstract:
We believe the climate crisis will be resolved in cities. Today, while cities occupy only 2% of the Earth's surface, 57% of the world's population lives in cities, and by 2050, it will jump to 68% (UN, 2018). Currently, cities consume over 75% of natural resources, accumulate 50% of the global waste and emit up to 80% of greenhouse gases (Ellen MacArthur Foundation, 2017). Cities generate 70% of the global gross domestic product and are significant drivers of economic growth (UN-Habitat III, 2016). At the same time, cities sit on the frontline of natural disasters such as floods, storms and droughts (De Sherbinin et al., 2007; Major et al., 2011; Rockström et al., 2021). One of the sustainability pathways to reduce the environmental consequences of the current extract-make-dispose model (or the "linear economy") is a circular economy (CE) model. A CE is defined as "an economic system that is based on business models which replace the 'end-of-life' concept with reducing, alternatively reusing, recycling and recovering materials in production/distribution and consumption processes" (Kirchherr et al., 2017, p. 224). By redesigning production processes and thereby extending the lifespan of goods and materials, researchers suggest that CE approaches reduce waste and increase employment and resource security while sustaining business competitiveness (Korhonen et al., 2018; Niskanen et al., 2020; Stahel, 2012; Winans et al., 2017). Organizations such as the Ellen MacArthur Foundation and Circle Economy help steer businesses toward CE strategies. The CE is also a political priority in countries and municipalities globally. For instance, the CE Action Plan, launched by the European Commission in 2015 and reconfirmed in 2020, is a central pillar of the European Green Deal (European Commission, 2015, 2020). Additionally, more governments are implementing national CE strategies in China (Ellen MacArthur Foundation, 2018), Colombia (Government of the Republic of Colombia, 2019), Finland (Sitra, 2016), Sweden (Government Offices of Sweden, 2020) and the US (Metabolic, 2018, 2019), to name a few. Meanwhile, more cities worldwide are adopting CE models to achieve more resource-efficient urban management systems, thereby advancing their environmental ambitions (Petit-Boix & Leipold, 2018; Turcu & Gillie, 2020; Vanhuyse, Haddaway, et al., 2021). Cities with CE ambitions include, Amsterdam, Barcelona, Paris, Toronto, Peterborough (England) and Umeå (Sweden) (OECD, 2020a). In Europe, over 60 cities signed the European Circular Cities Declaration (2020) to harmonize the transition towards a CE in the region. In this policy brief, we provide insights into common challenges local governments face in implementing their CE plans and suggest recommendations for overcoming these. It aims to answer the question: How can the CE agenda be governed in cities? It is based on the results of the Urban Circularity Assessment Framework (UCAF) project, building on findings from 25 interviews, focus group discussions and workshops held with different stakeholder groups in Umeå, as well as research on Stockholm's urban circularity potential, including findings from 11 expert interviews (Rezaie, 2021). Our findings were complemented by the Circular Economy Lab project (Rezaie et al., 2022) and experiences from working with municipal governments in Sweden, Belgium, France and the UK, on CE and environmental and social sustainability.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
We offer discounts on all premium plans for authors whose works are included in thematic literature selections. Contact us to get a unique promo code!

To the bibliography