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Dissertations / Theses on the topic 'Storia d'Italia'

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1

Pillan, Eleonora <1991&gt. "L'evoluzione del mercato del lavoro - Dall'Unità d'Italia ad oggi." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16369.

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Abstract:
“L'Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro” recita l’art.1 della Costituzione italiana promulgata nel 1947. Da allora cos’è cambiato nella vita dei cittadini o meglio com’è cambiato il mercato del lavoro dall’unità d’Italia ad oggi? Proviamo a fare un’analisi storico-giuridica di questi cambiamenti analizzando dei precisi periodi. Verranno introdotti gli eventi più importanti che hanno caratterizzato l’intero Ottocento, secolo che ha visto la formazione del Regno d’Italia, introducendo le caratteristiche lavorative tipiche del tempo e come il mondo del lavoro è notevolmente mutato negli anni avvenire. Dal 1861, anno della proclamazione del Regno d’Italia, al 2019 sono passati esattamente 158 anni, un periodo che ha visto evolvere il nostro Paese, attraversare momenti importanti, crisi ma anche periodi floridi. Questi cambiamenti hanno segnato sicuramente la società e di essa anche lo stile di vita e da qui parte l’ analisi su come è evoluto anche il mercato del lavoro, il rapporto tra aziende e lavoratori, le condizioni dei lavoratori, i loro diritti e i loro salari/stipendi, modificando, di conseguenza, anche il potere economico degli stessi, con una parentesi anche sul lavoro femminile. Verranno analizzati i settori agricolo e industriale in ambito nazionale evidenziando le cause che hanno determinato la forte differenza tra le regioni del nord Italia e quelle del sud. Nell’analisi verranno tenute in considerazione anche le fasi di migrazione del secolo scorso che hanno portato un elevato numero di italiani all’estero e anche l’immigrazione tipica dei giorni nostri. Verrà studiato il Novecento e l’evoluzione della società fino ai giorni nostri cercando di approfondire le tematiche attuali legate al mondo del lavoro quali la crisi che ha colpito il nostro Paese, e non solo nel 2009 e la disoccupazione giovanile provando a trarne delle conclusioni in ottica futura. Nel secondo capitolo ci si focalizzerà sulla realtà veneta, area del nord Italia particolarmente vigorosa che negli anni è fortemente mutata arrivando ad essere una delle regioni italiane più trainanti dell’economia nazionale; si parla infatti di “modello Veneto”. Anche in questo capitolo ci sarà un focus sulle migrazioni e sul mondo femminile nell’ambito lavorativo. Infine, la ricerca terminerà analizzando il caso di una storica azienda veneta che negli anni ha saputo evolversi insieme agli eventi e ottenere un ruolo rilevante per la società, superando momenti di crisi ma mantenendo un nome importante e di prestigio per l’economia locale; si parla dell’industria tessile Lanerossi, oggi gruppo Marzotto.
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Rapone, Francesca <1980&gt. "Il mercato nel Regno d'Italia (VIII - metà dell'XI secolo) : archeologia e storia." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2011. http://hdl.handle.net/10579/1136.

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Abstract:
Questo lavoro si pone come obiettivo di definire le caratteristiche e l'organizzazione dei mercati nel Regno d'Italia tra l'VIII e la prima metà dell'XI secolo e di analizzarne funzioni e significati attraverso l'analisi congiunta delel fonti scritte ed archeologiche. Già durante la tarda età longobarda è presente nel Regno una complessa ed organizzata rete di mercati che, nel corso del IX-XI secolo, si struttura in rapporto ai percorsi terrestri e fluviali che dalle Alpi conducevano a Venezia, unendo i circuiti commerciali dell'Europa settentrionale con il Mediterraneo. Inoltre i mercati, in particolare quelli rurali, appaiono influenzati dall'evolvere dei sistemi di produzione e dalla crescita demografica che ne determinano lo sviluppo sul territorio e la frequenza. Tuttavia le valenze e le funzioni dei mercati non sono comprese nel solo ambito economico ma si estendono a quello sociale, politico e religioso.
This study intends to define the features and the organization of markets in the Kingdom of Italy between the 8th and the first half of the 11th century, and to examine their functions and meaning by a joint analysis of both written and archeological sources. During late Lombard age a complex and organized network of markets already existed in the Kingom. During 9th-11th centuries it was structured following earth's and fluvial routes which led from Alps to Venice, joining North Europe commercial circuits to Mediterranean basin. Moreover, markets, especially the rural ones, seem to be influenced by evolution of production systems and by demographic growth, which both determined thei frequency and development on the territory. Nevertheless worth and functions of markets are not ascribed only to the economic sphere, but they also spread to the social, politic and religious one.
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3

Varasano, Leonardo <1978&gt. "La prima regione fascista d'Italia: l'Umbria e il fascismo (1919-1944)." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/574/1/varasano.pdf.

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Varasano, Leonardo <1978&gt. "La prima regione fascista d'Italia: l'Umbria e il fascismo (1919-1944)." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/574/.

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5

VIGANO', DANIELE LUDOVICO. "LE STORIE D'ITALIA NELL'ETA' DELLA RESTAURAZIONE. IL CASO DI CARLO BOTTA." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2013. http://hdl.handle.net/10280/1791.

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Abstract:
LE STORIE D’ITALIA NELL’ETÀ DELLA RESTAURAZIONE IL CASO DI CARLO BOTTA La tesi ha, come primo obiettivo, attraverso la discussione e l’analisi di alcune categorie e paradigmi storiografici ottocenteschi, alla luce di diverse esperienze metodologiche, quello di indagare in che modo il XIX secolo abbia forgiato e utilizzato concetti come quello di Restaurazione, nonché la medesima categoria di Stato Moderno, senza dimenticare cosa significhi propriamente Risorgimento. Studiare, dunque, aspetti ed eventi della storia risorgimentale italiana, che desiderano mettere in luce alcune importanti riflessioni intorno alla Storia di un periodo, che vanno ben oltre una semplice consequenzialità cronologica, avendo come esito scontato l’evento unitario nazionale. Questo punto di partenza ha generato una serie d’interrogativi, da cui questa tesi prende le mosse. La domanda sostanziale riguarda in che momento in Italia si sia incominciato a parlare di «nazione», ma soprattutto concetti come «patria», e quali siano state le modalità per definire lo «spirito patriottico», e da dove esso sia nato. Le fonti più importanti sono rappresentate, principalmente, da «Storie d’Italia», utilizzate come fonti, venute alla luce nella prima metà dell’Ottocento con alterne fortune. In particolare, grande attenzione è dedicata alla figura di Carlo Botta, il quale, in tutto lo svolgimento di questa ricerca, si costituisce a paradigma, proprio per il suo vissuto personale, fatto di innumerevoli esperienze politiche e culturali, di un’aspirazione risorgimentale in una tensione narrativa che è emersa dalla lettura e approfondimento delle sue Storie d’Italia. Esse si costituiscono, infatti, come fonte imprescindibile nel comprovare le ragioni di questa ricerca, e insieme, attraverso la spiegazione della sua Vita, nel porre in luce contrasti e punti di contatto di un’epoca che pone le sue radici identitarie, ben prima di quanto la storia moderna abbia voluto consegnarci.
THE STORIES OF ITALY AGE OF RESTORATION THE CASE OF CARLO BOTTA This thesis has as its primary objective, through the discussion and the analysis of certain categories and paradigms of nineteenth-century historiography, in the light of several methodological experiences, the one to explore how the nineteenth century has forged and used concepts such as Restoration, as the same category Modern State, without forgetting what Risorgimento exactly means. Studying therefore issues and events of the Italian Risorgimento history, which would like to highlight some important thoughts around the history of a period, going far beyond a simple chronological consequentiality, having as the foregone conclusion the united national event. This starting point has generated a series of questions build on by this thesis. The basic question concerns in which time Italy has begun to talk about "nation", but above all concepts such as “homeland”, and how to define the “patriotic spirit”, and whence it was born. The most important sources are represented, mainly, by the “Stories of Italy”, used as sources, which came to light in the first half of the nineteenth century with alternating success. In particular, great attention is devoted to the figure of Carlo Botta, who, throughout the course of this research, constitutes himself as a paradigm for his own personal experience indeed, made up of innumerable political and cultural experiences, as well as a Risorgimento’s ambition in a narrative tension, that has emerged from the reading and close examination of his Histories of Italy. Actually, they are an absolute source in proving the reasons for this research and together, through the explanation of his Life, draw the attention to the contrasts and points of contact of an era that has its identity-making roots far earlier than modern history has given us.
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VIGANO', DANIELE LUDOVICO. "LE STORIE D'ITALIA NELL'ETA' DELLA RESTAURAZIONE. IL CASO DI CARLO BOTTA." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2013. http://hdl.handle.net/10280/1791.

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Abstract:
LE STORIE D’ITALIA NELL’ETÀ DELLA RESTAURAZIONE IL CASO DI CARLO BOTTA La tesi ha, come primo obiettivo, attraverso la discussione e l’analisi di alcune categorie e paradigmi storiografici ottocenteschi, alla luce di diverse esperienze metodologiche, quello di indagare in che modo il XIX secolo abbia forgiato e utilizzato concetti come quello di Restaurazione, nonché la medesima categoria di Stato Moderno, senza dimenticare cosa significhi propriamente Risorgimento. Studiare, dunque, aspetti ed eventi della storia risorgimentale italiana, che desiderano mettere in luce alcune importanti riflessioni intorno alla Storia di un periodo, che vanno ben oltre una semplice consequenzialità cronologica, avendo come esito scontato l’evento unitario nazionale. Questo punto di partenza ha generato una serie d’interrogativi, da cui questa tesi prende le mosse. La domanda sostanziale riguarda in che momento in Italia si sia incominciato a parlare di «nazione», ma soprattutto concetti come «patria», e quali siano state le modalità per definire lo «spirito patriottico», e da dove esso sia nato. Le fonti più importanti sono rappresentate, principalmente, da «Storie d’Italia», utilizzate come fonti, venute alla luce nella prima metà dell’Ottocento con alterne fortune. In particolare, grande attenzione è dedicata alla figura di Carlo Botta, il quale, in tutto lo svolgimento di questa ricerca, si costituisce a paradigma, proprio per il suo vissuto personale, fatto di innumerevoli esperienze politiche e culturali, di un’aspirazione risorgimentale in una tensione narrativa che è emersa dalla lettura e approfondimento delle sue Storie d’Italia. Esse si costituiscono, infatti, come fonte imprescindibile nel comprovare le ragioni di questa ricerca, e insieme, attraverso la spiegazione della sua Vita, nel porre in luce contrasti e punti di contatto di un’epoca che pone le sue radici identitarie, ben prima di quanto la storia moderna abbia voluto consegnarci.
THE STORIES OF ITALY AGE OF RESTORATION THE CASE OF CARLO BOTTA This thesis has as its primary objective, through the discussion and the analysis of certain categories and paradigms of nineteenth-century historiography, in the light of several methodological experiences, the one to explore how the nineteenth century has forged and used concepts such as Restoration, as the same category Modern State, without forgetting what Risorgimento exactly means. Studying therefore issues and events of the Italian Risorgimento history, which would like to highlight some important thoughts around the history of a period, going far beyond a simple chronological consequentiality, having as the foregone conclusion the united national event. This starting point has generated a series of questions build on by this thesis. The basic question concerns in which time Italy has begun to talk about "nation", but above all concepts such as “homeland”, and how to define the “patriotic spirit”, and whence it was born. The most important sources are represented, mainly, by the “Stories of Italy”, used as sources, which came to light in the first half of the nineteenth century with alternating success. In particular, great attention is devoted to the figure of Carlo Botta, who, throughout the course of this research, constitutes himself as a paradigm for his own personal experience indeed, made up of innumerable political and cultural experiences, as well as a Risorgimento’s ambition in a narrative tension, that has emerged from the reading and close examination of his Histories of Italy. Actually, they are an absolute source in proving the reasons for this research and together, through the explanation of his Life, draw the attention to the contrasts and points of contact of an era that has its identity-making roots far earlier than modern history has given us.
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Rampazzo, Laura <1988&gt. "Un pizzico d'Italia nel cuore della Cina: la concessione di Tianjin." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2656.

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Abstract:
Tema della tesi è la concessione italiana fondata nella città di Tianjin all'inizio del Novecento. Dopo aver inizialmente contestualizzato dal punto di vista storico la fondazione della stessa, si passa all'analisi del suo sviluppo, rispettivamente durante gli anni della fondazione (1902-1912), durante gli anni centrali e dell'epoca fascista (1912- 1943) e durante gli anni del secondo dopoguerra e della retrocessione della stessa alla Cina (anni Quaranta). Ci si dedica poi a uno studio sulla differente immagine che della nostra concessione emerge confrontando le fonti italiane con quelle cinesi, soffermandosi in particolare su come talvolta le fonti italiane enfatizzino alcuni aspetti più del reale, o viceversa su come altre volte le fonti cinesi puntino a sminuirli o ad accentuare le caratteristiche negative. La tesi si conclude con una sezione dedicata all'attuale progetto di restauro di cui la zona della ex concessione è stata protagonista a partire dal 2004 . Tale sezione comprende una digressione iniziale sull'anniversario dei seicento anni dalla fondazione della città e sulla conseguente promulgazione del piano di conservazione del patrimonio culturale (lanciato dalla municipalità di Tianjin ed entrato in vigore nel 2005), e si concentra poi nello specifico sul restauro della zona della nostra ex concessione , che ha portato alla creazione della "New I-style town", vera e propria vetrina del Made in Italy nel cuore della Cina.
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8

Cattelan, Stefano <1995&gt. "Un Paese a perdifiato : cronache sportive e civili dal "Giro d'Italia", 1946-1956." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/18249.

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Abstract:
L'elaborato, dopo un capitolo introduttivo sulla storia del Giro d'Italia dal punto di vista sportivo inserito nella storia nazionale, contiene l'analisi degli articoli di giornale relativi alle cronache del Giro d'Italia attraverso quattro quotidiani nazionali: "Il Corriere della Sera", "La Stampa", "L'Unità" e "Il popolo". Obiettivo è quello di ricostruire una parte della storia dell'Italia del dopoguerra nel decennio 1946-1956 attraverso le informazioni di carattere politico, paesaggistico, di costume e di status sociale dei corridori che si ricavano attraverso le cronache della più importante competizione sportiva nazionale del periodo analizzato. Oltre a queste informazioni, ricorrenti con continuità, vengono anche evidenziate le particolarità extra sportive emergenti anno per anno. L'elaborato contiene inoltre un'intervista ad Arrigo Padovan, ciclista professionista negli anni Cinquanta.
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Landolina, Damiano <1992&gt. "La Politica di coesione europea: Il Mezzogiorno d'Italia nella Programmazione finanziaria 2007-2013." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15110.

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Abstract:
Il bilancio dell’Unione europea si è evoluto in maniera progressiva per affrontare le continue sfide poste dal contesto comunitario. Tra le Rubriche più consistenti del bilancio si evidenzia la Politica di coesione, la quale attraverso il finanziamento di progetti nelle regioni dell’Unione tenta di rilanciarne lo sviluppo economico. In particolare, verrà analizzata la Politica di coesione in Italia durante la programmazione finanziaria 2007-2013. Attraverso l'analisi di due casi studio nel Mezzogiorno d’Italia, storico beneficiario della Politica di coesione, si tenterà di comprendere se i Fondi strutturali, attraverso cui vengono finanziati i progetti di sviluppo, riescano a contribuire efficacemente al processo di convergenza economica, migliorando il contesto di sviluppo economico relativo regionale dei membri dell’Unione europea.
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MISIANO, FRANCESCA. "«LA CITTÀ PIÙ CITTÀ D'ITALIA» VERSO L'EUROPA. L'ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE DI MILANO DEL 1906." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2014. http://hdl.handle.net/2434/232582.

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Abstract:
Mine project aims to understand and evaluate Milan’s changes during an important season for its nationally and internationally statement. Moving from the traditionally idea that "Milan makes itself," the setting up of Simplon’s Exhibition was an important and valuable opportunity of cooperation of private and public efforts, with the direct participation of the Municipality. Milan was not only the protagonist of the urban and architectural transformation, but also of process of improvement of social conditions and of increase of cultural activities. It also consider the legacy of this event after the conclusion of the Exhibition: with Acquario's exception, none of the most iconic buildings of the white city lasted to remind the magnificent work of Simplon's Exhibition, which left a much rich bequeath to Milan. The cultural and social heritage have ensured the eternal memory for an so felt event, but so fleeting.
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Rondinini, Paolo <1980&gt. "L'opportunità offerta dal nemico. I Saraceni alla luce della politica imperiale franca nel Meridione d'Italia." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2541/1/Rondinini_Paolo_Tesi.pdf.

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Rondinini, Paolo <1980&gt. "L'opportunità offerta dal nemico. I Saraceni alla luce della politica imperiale franca nel Meridione d'Italia." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2541/.

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Dorattiotto, Daniele <1986&gt. "I funzionari dell'esarcato d'Italia nel Registrum Epistolarum di Gregorio Magno (590-604): un profilo delle principali cariche." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16217.

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Abstract:
Partendo dal Registrum Epistolarum, ossia la raccolta delle epistole di Papa Gregorio Magno (590-604), tentare la ricostruzione della rete amministrativa dell’Italia bizantina tra la fine del VI sec. e i primissimi anni del VII sec. Avendo un passato di amministratore, Gregorio Magno conosceva bene la legislazione romana, nonché i diritti e i doveri connessi a ciascuna carica, pertanto, una volta divenuto pontefice, si avvalse della sua posizione per intervenire nelle falle della burocrazia imperiale. Attraverso l'analisi delle sue lettere, è possibile risalire ai destinatari, ricostruendone sia i ruoli rivestiti, nonché il raggio d’azione delle loro competenze. L'epistolario, di conseguenza, diventa una fonte imprescindibile per conoscere l’Italia Bizantina e i suoi protagonisti.
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Tirone, Junio Valerio. "Il ruolo dell'Esercito nella gestione dell'ordine pubblico ai confini d'Italia nel secondo dopoguerra (1945-1954)." Doctoral thesis, Università degli studi del Molise, 2022. https://hdl.handle.net/11695/114348.

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Abstract:
The objective of the work is the reconstruction of the role of the Army in the post-war period on the borders of Italy. Reconstruction carried out through a large archival documentation, mostly unpublished, which has made it possible to shed light on the methods of monitoring and action on the field implemented by the Army over the period from 1945 to 1954. it is Friuli Venezia Giulia and Trentino Alto Adige as these border territories have run the greatest risk of being taken away from the Italian administration and which for a short time during the war were incorporated into areas of operations under German control. In particular, an attempt was made to insert the rich military documentation within a broad historical political framework in order to contextualize each individual document. In fact, it is believed that without a correct knowledge of the historical reference framework it is impossible to understand the reason for certain actions and decisions taken by the Armed Forces in those delicate years. From the control of the political situation in South Tyrol passing through the dangers brought by the SVP up to the delicate challenge between intelligence with the famous Yugoslav Ozna, the work was concluded to be able to affirm that the Army has substantially succeeded in completing the challenge to defense of the borders that had been proposed to him.
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Formaio, Nicola <1982&gt. "La Repubblica di Venezia tra la discesa di Carlo VIII e il dramma di Agnadello. I comandanti militari marciani nelle guerre d'Italia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4219.

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Abstract:
La Serenissima Signoria tra la leggendaria spedizione di Carlo VIII e il pericolo della lega di Cambrai. Attraverso il racconto di alcuni cronachisti del tempo, in questo lavoro è stato affrontato il ridimensionamento che subì Venezia tra Quattro e Cinquecento, da protagonista della politica italiana a obiettivo da annientare da parte delle potenze europee. Il pericolo Turco ad Oriente non fermò le ambizioni della Repubblica nella conquista di gran parte del nord Italia. Questo fu possibile grazie ad una solida organizzazione militare e all’abilità di singoli capitani dell’esercito marciano, dei quali sono state ricercate le condotte che li legarono al soldo della Repubblica. La politica estera veneziana volta all’attacco attirò le ire dei governi della penisola e delle monarchie nazionali, che con la benedizione di papa Giulio II si coalizzarono, decretando, nella battaglia di Agnadello, la momentanea dissoluzione del dominio marciano e del suo potentissimo esercito.
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Moro, Michele <1993&gt. "Le emigrazioni italiane e il conseguente dibattito politico e sociale sul colonialismo e sull'emigrazione dall'unificazione del Regno d'Italia agli Anni 20 del Novecento." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17148.

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Abstract:
Questa tesi è suddivisa in tre capitoli. Il primo capitolo parte con una spiegazione di quali condizioni aveva la popolazione in Italia, analizzando la storia dell’unificazione, del post-unificazione e tutti i vari progetti politici del governo nel corso degli anni. Dopodiché si inizierà a concentrarsi sugli emigrati e sulle loro condizioni al momento della partenza ossia dal momento in cui decidevano di partire fino al momento dell’imbarco per il Brasile. Inoltre si farà un approfondimento sulle leggiche si sono fatte all'epoca in materia di emigrazione. Il secondo capitolo riguarda il discorso della “colonizzazione”. Parola molto frequente nel periodo che si andrà ad analizzare e che ha un collegamento anche con le emigrazioni. Nel terzo capitolo, ci si sofferma sullo studio di alcune tesi storiche di Ca' Foscari del primo ventennio del novecento confrontando quello che pensavano gli autori con quello che era il periodo storico.
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TANTURRI, ALBERTO. "Scuola, società e stato nel Mezzogiorno preunitario. Il sistema scolastico nelle regioni adriatiche meridionali dal Decennio alle soglie dell'unità nazionale. (1806-1861)." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1397.

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Abstract:
Il sistema scolastico meridionale, nel periodo 1806 - 1861, presenta gradi di efficienza diversi per ciascuno dei tre comparti dell’istruzione qui considerati (istruzione primaria, agraria e secondaria). Per quanto riguarda la scuola primaria, si evidenzia una realtà molto fragile, imputabile principalmente alla povertà dei comuni, che dovevano sopportare i relativi costi. Per i docenti, erano previsti bassissimi livelli stipendiali, che si traducevano in competenze inadeguate. Per quanto riguarda l’istruzione agraria, il governo ebbe il merito di diffonderla in tutto il Regno nel 1840, nel contesto di un organico progetto di riforma. Le scuole di agricoltura si segnalarono tuttavia per una attivazione solo parziale e per un funzionamento incerto, afflitto dai medesimi problemi riscontrabili nella scuola primaria: povertà di risorse, carenza di insegnanti, precari edifici scolastici. In riferimento all’istruzione superiore, il quadro è differente. Collegi e licei possedevano infatti un finanziamento misto, derivante in parte da fondi provinciali e comunali, e in parte dalle rette dei convittori. Le più solide basi economiche consentirono un’ampia offerta didattica, che spaziava fino ai corsi universitari. Quanto ai docenti, a differenza di ciò che accadeva nella scuola primaria, le retribuzioni erano assolutamente dignitose, e questo si traduceva in un’elevata professionalità.
The educational system of Southern Italy since 1806 to 1861 presents different levels of efficiency for any of the three branches of education taken into consideration in this research (primary school, secondary school and schools of agriculture). As for primary school, it was a very frail system, mainly due to the poverty of municipalities, which, according to the law, had to support it. Teachers used to have poor salaries, and, as a consequence, had few skills. As regards the schools of agriculture, the government tried to establish them in the whole Kingdom in 1840, according to a organic government bill. Anyway these schools arose only in one third of the municipalities, and had serious problems, such as scarcity of resources, lack of teachers, and badly-furnished buildings. As for secondary school, the situation is very different. Colleges were financed not only by municipalities and local governments, but also by boarders. Sounder economic bases meant a wide supply of courses, sometimes ranging to university disciplines. Unlike their colleagues of primary school, teachers had relatively good salaries, and, consequently, good professional skills.
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TANTURRI, ALBERTO. "Scuola, società e stato nel Mezzogiorno preunitario. Il sistema scolastico nelle regioni adriatiche meridionali dal Decennio alle soglie dell'unità nazionale. (1806-1861)." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1397.

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Abstract:
Il sistema scolastico meridionale, nel periodo 1806 - 1861, presenta gradi di efficienza diversi per ciascuno dei tre comparti dell’istruzione qui considerati (istruzione primaria, agraria e secondaria). Per quanto riguarda la scuola primaria, si evidenzia una realtà molto fragile, imputabile principalmente alla povertà dei comuni, che dovevano sopportare i relativi costi. Per i docenti, erano previsti bassissimi livelli stipendiali, che si traducevano in competenze inadeguate. Per quanto riguarda l’istruzione agraria, il governo ebbe il merito di diffonderla in tutto il Regno nel 1840, nel contesto di un organico progetto di riforma. Le scuole di agricoltura si segnalarono tuttavia per una attivazione solo parziale e per un funzionamento incerto, afflitto dai medesimi problemi riscontrabili nella scuola primaria: povertà di risorse, carenza di insegnanti, precari edifici scolastici. In riferimento all’istruzione superiore, il quadro è differente. Collegi e licei possedevano infatti un finanziamento misto, derivante in parte da fondi provinciali e comunali, e in parte dalle rette dei convittori. Le più solide basi economiche consentirono un’ampia offerta didattica, che spaziava fino ai corsi universitari. Quanto ai docenti, a differenza di ciò che accadeva nella scuola primaria, le retribuzioni erano assolutamente dignitose, e questo si traduceva in un’elevata professionalità.
The educational system of Southern Italy since 1806 to 1861 presents different levels of efficiency for any of the three branches of education taken into consideration in this research (primary school, secondary school and schools of agriculture). As for primary school, it was a very frail system, mainly due to the poverty of municipalities, which, according to the law, had to support it. Teachers used to have poor salaries, and, as a consequence, had few skills. As regards the schools of agriculture, the government tried to establish them in the whole Kingdom in 1840, according to a organic government bill. Anyway these schools arose only in one third of the municipalities, and had serious problems, such as scarcity of resources, lack of teachers, and badly-furnished buildings. As for secondary school, the situation is very different. Colleges were financed not only by municipalities and local governments, but also by boarders. Sounder economic bases meant a wide supply of courses, sometimes ranging to university disciplines. Unlike their colleagues of primary school, teachers had relatively good salaries, and, consequently, good professional skills.
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Marzi, Alessio. "Regioni d'Italia e migrazioni: politiche, pratiche e identità transnazionali. La Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, 1952-1994." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2014. http://hdl.handle.net/10077/10013.

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Abstract:
2012/2013
La ricerca esposta nella presente tesi di dottorato è nata quattro anni fa dalla volontà di studiare da un punto di vista storico e in chiave comparata diacronica, sincronica e transnazionale, preferibilmente attraverso fonti e prospettive originali, i fenomeni migratori che hanno interessato l’Italia a partire dalla fine della Seconda guerra mondiale. Fin dalla fase di definizione del progetto, da un primo spoglio della letteratura e dall’analisi di alcuni documenti, è emersa l'importanza delle amministrazioni locali come interlocutori istituzionali, nonché ambiti politici di riferimento per emigrati e rimpatriati italiani. Infatti, tra gli anni Sessanta e gli anni Novanta si manifestò in quasi tutti i paesi di immigrazione l’apice di un complesso fenomeno che aveva un'origine più lontana (ora individuabile grossomodo negli anni Trenta): il riferimento politico e culturale da parte dei migranti italiani alla regione di origine, intesa contemporaneamente come un’area geografica variamente definita (ma comunque più grande di una città e più piccola dello stato nazionale), un livello amministrativo ed infine il luogo di origine e di residenza di una “comunità immaginata” diversa, quantitativamente e qualitativamente, sia da quella “nazionale” sia, soprattutto, da quella “paesana”. Tale identificazione originò un complesso sistema di legami informali e formali tra i migranti, e tra questi e le amministrazioni locali italiane, che variò a seconda della nazione di residenza, della regione di origine o a seconda dell'età, delle classi sociali, del livello di istruzione, dell'ideologia politica, del genere, della tipologia migratoria e, soprattutto, del periodo storico. L’obiettivo di questa tesi è quindi documentare ed interpretare, da un punto di vista storico, il “moderno” regionalismo degli emigrati italiani, con riferimento al periodo in cui esso si è maggiormente manifestato. In particolare, la Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia fin da prima della sua nascita ebbe un ruolo di primo piano nella ridefinizione dei rapporti tra i migranti e la madre patria, riuscendo a rappresentare anche un trait d'union di precedenti e coevi fenomeni di mobilità geografica in uscita dal territorio regionale che - dal punto di vista storico, politico, economico e demografico - sono stati solitamente descritti e rappresentati come reciprocamente impermeabili, non confrontabili ed addirittura antitetici. Da un’analisi storica della legislazione statale e delle normative regionali è emerso anche come l’area friulgiuliana sia stata laboratorio, modello ed “apripista” non solo per le altre Regioni, ma anche per la stessa amministrazione centrale. E' soprattutto questo uno dei motivi che ci hanno indotto ad individuare nel Friuli-Venezia Giulia un valido case study per l'analisi dei fenomeni indicati, rispetto ai quali non verranno comunque trascurate fonti relative ad altre Regioni e soprattutto allo Stato nazionale. Lo spoglio della letteratura relativa al “secolo dell’emigrazione italiana”, nonché quella più teorica relativa ai concetti di sending state , diaspora building (la costruzione ad opera dei governi di “identità diasporiche”), emigration state (l’insieme di istituzioni, discorsi e pratiche interne, internazionali e transnazionali messe in campo da un governo in riferimento all’emigrazione) e politica transnazionale hanno ulteriormente rafforzato la convinzione dell’importanza di un’analisi storica che prendesse in considerazione le pratiche ed i discorsi identitari che si sono sviluppati tra l’estero e le regioni italiane (intese come territorio geografico) e che hanno coinvolto come interlocutore privilegiato, mediatore, patrocinatore o destinatario di azioni di lobby politica le stesse amministrazioni regionali. Come si vedrà le Regioni (e in misura minore e più limitata nel tempo, le Provincie) raccolsero ed allo stesso tempo alimentarono, anche modificandolo, il messaggio di alcuni migranti alla ricerca di nuove forme di appartenenza e partecipazione, complementari o alternative a quelle offerte dalla cittadinanza italiana o dal riconoscimento “etnico” nei paesi di immigrazione. Nel contesto locale, e per mezzo di canali di comunicazione circolare con le comunità espatriate, il lessico con cui gli emigrati raccontavano la propria esperienza riuscì talvolta ad essere trasformato in atti pubblici; di conseguenza, spesso, le leggi regionali espressero una definizione ed una interpretazione dell'emigrazione e dei rientri quasi antitetica a quella dello Stato italiano, che a volte rimaneva molto distante rispetto ai bisogni degli espatriati.
XXVI Ciclo
1977
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DELLA, ROCCA MARCO. "La costruzione di una città italiana fuori d'Italia. Architetture civili a Trento tra la seconda metà dell'Ottocento e la Prima Guerra Mondiale." Doctoral thesis, Politecnico di Torino, 2019. http://hdl.handle.net/11583/2743284.

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MARONE, VALENTINA. "Una nuova sociabilità: il canottaggio sul Tevere dall’Unità d’Italia al Fascismo." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2009. http://hdl.handle.net/2108/891.

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Abstract:
Il percorso storico e analitico intrapreso ripercorre le tappe evolutive del canottaggio italiano nell’ambito più ampio di un quadro sociale e culturale di riferimento che non può prescindere dalla valutazione del processo di “sportivizzazione”. Anche il canottaggio italiano, a partire dalla seconda metà del XIX secolo, ha sperimentato il passaggio dalla fruizione di passatempi e giochi collettivi a quella di nuove attività motorie di matrice anglosassone che è poi equivalso all’affermarsi di ciò che, con un termine intraducibile, riconosciamo come sport moderno. Questo studio si propone di analizzare l’“importazione” in Italia di quella che può essere considerata una pratica tipicamente anglosassone consolidata da secoli di tradizioni e che è corrisposta all’assimilazione di un modello originale ed inusitato capace di produrre negli anni un proliferare di accezioni e personalizzazioni unico e tipicamente italiano. La ricerca è stata condotta presso gli archivi delle società remiere storiche romane e presso la biblioteca nazionale sportiva del Coni.
This paper concerns the introduction of the “gentleman’s hobby” of rowing into Italy from Anglo-Saxon culture and its subsequent evolution into a true sporting discipline in the Italian context. This writing tries to explain how the use of the oar, more in Rome than somewhere else, has produced a strange cohabitation along the river of the typical English man’s sobriety and the odd “boatman’s exuberance” which is the main feature of Roman people along the banks of the Tiber. The intoduction in Rome of the English oaring custom has settled a strange cohabitation of Anglo-Saxon moderation – typical of the English “gentleman” – and carefree youth of the local people – typical of the boatmen. The 20th century begins the modernity and the technical development of rowing bringing up the value of its “coubertinian” change from an ancient tradition into an ideal discipline of Sport. In Italy the requirement of establishing a national federation that gathers the whole rowing movement was already rife, especially in the two towns more involved into the matter Turin and Rome. In Rome the passion for rowing was born between Sport and vogue as a hybrid between two contrary concepts of the way of living. Rowing combined these two concepts together into the shape of a great event that associates, gathers, entertains the audience like a true social and athletic happening. The heritage of the first World War didn’t keep rowing from surviving and proliferation, although in the post-war period Rome was an open building yard and human and economical resources were exhausted. The intervention of the Fascist government prevented the regression and involution of the whole “Oar System” and during the first twenty years made Sport as the catalyzing phenomenon of its home politics of consent. The gold reserve of university students, registered to fascist youth organization such as the GUF (Giovani Universitari Fascisti), assured a long sequence of victories: the spirit of self sacrifice, the obedience to the orders, the endurance to hard trainings and the will of standing out among all the others, were requirements and peculiarities coming from fascist ideology.
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FERRERO, IDA. "INSEGNAMENTO E PROLUSIONI NELLA FACOLTÀ GIURIDICA TORINESE DAL 1846 ALL'UNITÀ." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2015. http://hdl.handle.net/2434/253731.

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Abstract:
Le prolusioni e i testi delle lezioni universitarie sono il punto di partenza della ricerca: tali scritti offrono una prospettiva privilegiata – all’interno del mondo giuridico subalpino prima e unitario poi – per valutare se e in che misura questi ‘discorsi giuridici’, per loro natura indirizzati a un pubblico di élite ma non limitato ai soli universitari, abbiano influito non solo sulla vita scientifica, accademica ma pure su quella culturale, politica ed istituzionale. La prima parte della tesi è dedicata ad un’analisi dettagliata del dibattito sull’istruzione legale a partire dalla ‘Riforma Alfieri’ del 1846: si è cercato di offrire un quadro della situazione didattica della Facoltà giuridica torinese nella seconda metà dell’Ottocento, attraverso le parole – ed in specie i testi di lezione – degli stessi protagonisti che si preoccuparono di migliorare la qualità e l’organizzazione dell’insegnamento. Tale cornice aiuta a comprendere meglio il clima e l’ambiente di convinta partecipazione al miglioramento della didattica giuridica in cui si inseriscono le prolusioni e i discorsi inaugurali, che a loro volta rispecchiano le problematiche e gli argomenti topici del periodo, e le lezioni dei docenti della Facoltà subalpina. In proposito emerge l’importante contributo di tre di essi, il Merlo, il Melegari e l’Albini: nella seconda parte della tesi è stato dedicato un capitolo a ciascuno di questi tre giuristi. La scelta è ricaduta su questi tre docenti perché, sebbene molto diversi per origine e percorso di formazione, hanno offerto un diretto contributo personale al miglioramento degli studi legali sia con la collaborazione fattiva ad un perfezionamento legislativo del cursus studiorum legale sia con i loro insegnamenti che erano significativi del nuovo percorso degli studi legali intrapreso dopo la riforma Alfieri del 1846. Il punto di incontro fra i tre studiosi si trova nel comune convinto e profondo interesse per il miglioramento degli studi legali. La lettura dei testi delle loro lezioni ha permesso di poter apprezzare tale sforzo, non solo dal punto di vista dell’impegno per il miglioramento della regolamentazione degli studi nella Facoltà legale, ma anche da quello del contenuto degli insegnamenti.
The introducing lectures and the transcriptions of the University of Turin courses in law are the starting point of the research. These documents offer a privileged perspective on the law environment of the subalpine world, and subsequently of united Italy. They allow us to evaluate whether and how these discourses in law, addressed to a privileged public but not restricted to university circles, have had an influence not only on academia but also on the cultural, political and institutional life of the time. The first part of the thesis is dedicated to a detailed analysis of the debate on the structure of legal studies, starting from the 1846 “Alfieri reform”. The goal is to delineate an outline of the situation of didactics of the Turin’s Law School during the second half of the nineteenth century. This is accomplished through the words and the transcriptions of the courses of those same professors that were influential in improving the quality and organization of the teaching. Such analysis helps better understanding the environment of active participation to the amelioration of the didactics of law education in which the inaugural lectures are immersed, reflecting the problems and topics of the time. In the second part of the thesis, the contributions of Professors Merlo, Melegari and Albini are discussed, and a chapter is dedicated to each of them. The analysis of the work of these three scholars is particularly interesting as, even if very different for social origin and academic curriculum, they have offered an important personal input to the enrichment of the law education path, both with an effective collaboration in the legal definition of the cursus studiorum and with their teachings, providing significant examples of the new study path in law (post Alfieri reform). The meeting point between the three scholars is the common interest for the improvement of legal studies. The analysis of the texts of their lectures has allowed this effort to be appreciated, not only under the point of view of the legal definition of the cursus studiorum, but also under that of the contents of their teaching.
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Ansani, Fabrizio. "The munitions of the Republic. Production, commerce, and management of materiel in Renaissance Florence." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2018. http://hdl.handle.net/11577/3427167.

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Abstract:
This doctoral dissertation presents a collection of eight articles, published on different scientific journals, and focused on the theme of the production of weapons in Renaissance Florence. Developing from the problematic military issues of the Florentine Republic, the essays will try to outline the structures of the offices charged with the organization of the army, analyzing their expenses in particular. The interest of the Dieci di Balìa and the Otto di Pratica in the manufacture of munitions will reveal the existence of a lively market in arms, characterized by the involvement of numerous craftsmen and important firms, the polycentrism of factories and arsenals, and the innovations in several goods, such as artillery. From the first experimentations on bronze bombards to the adoption of the French style ordnance, in fact, firearms and gunmakers will be at the core of the whole research. Comparative papers will examine developments in practices and technological transfers, as well as their repercussions on actual warfare. The case study of the conflict between Florence and Pisa, one of the most important campaign of the late fifteenth century, will lastly underline aspects and concerns of the procurement of arms, a “revolutionary challenge” in terms of administration, production, and credit.
Questa tesi si compone di otto articoli scientifici, tutti dedicati all’analisi della produzione bellica fiorentina durante il periodo rinascimentale. Partendo dalla contabilità delle magistrature militari della Repubblica Fiorentina, verrà rivelata l’esistenza di un mercato degli armamenti vivace e dinamico, caratterizzato dal coinvolgimento di numerosi maestri e di importanti aziende, dal policentrismo di arsenali e di botteghe, nonché dalle innovazioni in diversi ambiti manifatturieri. La ricerca si focalizzerà soprattutto sulle armi da fuoco quattrocentesche, esaminando tanto le prime sperimentazioni sulle gigantesche bombarde in bronzo quanto la rapida adozione delle nuove, letali artiglierie “alla francese”. Alcune osservazioni di carattere comparativo permetteranno di inquadrare questi ed altri sviluppi dell'"arte della guerra" toscana all'interno di un contesto, quale quello italiano, fortemente contraddistinto da numerosi trasferimenti tecnologici, militari e non. Il case-study del conflitto tra Firenze e Pisa permetterà infine di sottolineare aspetti e problemi del munizionamento, ormai divenuto, agli inizi del Cinquecento, una vera e propria "sfida rivoluzionaria” in termini di amministrazione, produzione e credito.
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Omes, Marco Emanuele. "La festa di Napoleone : sovranità, legittimità e sacralità nell'Europa francese (repubblica/impero francese, Repubblica/Regno d'Italia, Regno di Spagna, 1799-1814)." Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2019. http://hdl.handle.net/11384/86067.

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Abstract:
By combining research methods from the cultural history of the politic with a comparative perspective, my dissertation covers the celebrations of the Napoleonic era that took place between 1799 and 1814 in the Republic (later, Empire) of France, in the Republic (later, Kingdom) of Italy, and in the Kingdom of Spain. My comparative perspective aims to show the existence of a model of Napoleonic celebration that was fairly uniform across the three geographical contexts I studied, especially in its basic principles, fundamental concepts and values conveyed. My study centres on the concepts of sovereignty, legitimacy and sacrality, and aims to shed light on their interplay and their significance in the context of Napoleonic-era civic festivities, especially in terms of the forms of symbolic, visual and discursive representation that were used. My analysis of these forms of representation will allow the reader to better understand not only the manifestations of Napoleonic power, but also its ideological underpinnings, characteristics, and evolution over time.
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MARTELLOS, STEFANO. "STRUMENTI PER LA IDENTIFICAZIONE INTERATTIVA DELLE PIANTE D'ITALIA." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2005. http://thesis2.sba.units.it/store/handle/item/13062.

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Codolo, Sara. "Il potere e la cultura : dotti e politica culturale della Repubblica e del Regno d’Italia (1802 -1814)." Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2011. http://hdl.handle.net/11384/86033.

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Previtali, Maria <1991&gt. "Tessuti d'Italia, Cina ed oltre: una trama di storie, opportunità e sfide corredata da repertorio terminografico italiano-cinese." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/8741.

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Abstract:
Sviluppata all'interno del progetto TERMit, una banca-dati terminografica multilingue ideata dalla SSLMIT dell'Università di Trieste, la tesi si propone l'obiettivo di realizzare un repertorio terminografico bilingue italiano-cinese dei tessuti e dell'arte tessile, con un focus sul vastissimo panorama delle tipologie tessili. L'elaborato consta di tre parti. La prima parte, di carattere storico e tecnico, ripercorre la storia dell'arte tessile e quella connessa dell'abbigliamento e del costume, con un focus sull'Italia e sulla Cina, nonché sugli scambi commerciali che nella storia sono intercorsi tra questi due poli, in particolare tramite la Via della seta; si analizzano poi i fondamenti del prodotto tessile e della tessitura dal punto di vista tecnico. La seconda parte delinea le peculiarità del settore del tessile-abbigliamento in Italia e in Cina, alla ricerca di nuove "vie della seta", opportunità e sfide in questo dinamico settore. Infine, la terza parte è dedicata al fulcro di questo lavoro di ricerca, ossia la stesura del suddetto repertorio terminografico italiano-cinese dei tessuti e dell'arte tessile, che assume nella prospettiva di questa tesi la valenza di una "via della seta" linguistica, una via di comunicazione tra il settore del tessile italiano e quello cinese.
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Hinnekens, Philippe. "Opera et "action musicale" dans la vera storia et un re in ascolto d'italo calvino et de luciano berio." Paris 8, 1996. http://www.theses.fr/1996PA081201.

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Abstract:
Ce travail apprehende les deux dernieres oeuvres lyriques du compositeur italien, luciano berio, qui selon sergio segalini ne parvient pas a faire le deuil d'une source d'inspiration cherie, l'opera. Le cheminement, la position dans l'histoire d'un genre, tels sont les problemes souleves. Luciano berio a en effet accompli un periple experimental avec passagio (1962-63) et opera (1960-70) avant de concevoir dans la vera storia (1977-82) l'idee d'une "action musicale", appelation reportee sur la page de frontispice de un re in ascolto (1981-84). Cette derniere oeuvre dans laquelle le compositeur projette son " oreille theatre " marque l'aboutissement d'une carriere de musicien en partie fondee sur la recherche d'une musique qui tout en se transformant parle de l'histoire de l'homme et de son appareil musical. En consequence, l'" action musicale " est un parcours transformationel ou suivant des virtualites dramatiques la frange de contact de la musique et du langage se deplace pour en modifier le niveau de perception et d'intellection. Elle se differencie de l'opera dans la mesure ou le recit n'y est plus le seul catalyseur, le point de convergence de tous les supports de manifestation. Aussi s'il est de tradition de parler des differents sens d'un opera en s'appuyant sur les rapports etroits ou eloignes du texte de la musique et de la scene, il faut envisager ici une mobilite constante degagee des terrorismes narratologiques qui remet en cause l'opera comme genre lineaire conventionnel condamne a developper le recit. A ce titre, ce travail s'interesse a la collaboration avec l'ecrivain italo calvino et considere la question epineuse du livret, terme devenu impropre pour luciano berio. Le texte subit des decoupes, des associations-montages, voire devient un pur materiel sonore au gre des situations sceniques et musicales. Cette breve presentation se conforme au discours de luciano berio mais ne saurait en aucun cas rendre compte d'une analyse rigoureusement suivie et non restrictive , soit notre entree personnelle dans les differents chemins perceptifs. En exteriorisant notre acte d'ecoute c'est aussi l'acces a la lecture des oeuvres que nous pensons avoir facilite
This thesis about opera and "musical action" in la vera storia and un re in ascolto by italo calvino and luciano berio encomparses the last two lyrical works of this italian composer, who according to sergio segalini can't resign himself to the loss of a precious source of inspiration. Luciano berio has indeed achieved an experimental voyage before he conceived in la vera storia the idea of a "musical action", designation which is written on the frontispice page of un re in ascolto. The development and the position in history of a genre are the problems raised. The considerable participation of the librettist italo calvino has not been neglected. The collaboration of the writter and the composer as the tricky issue of the libretto follows a past which is already great. Luciano berio likes musics which, while transforming themselves, talk about the history of manhind and its musical apparatus, with its acoustics, social, intellectual, and expressive aspects. The " musical action " is one of these transformational route where, depending on dramatic virtualities, the fringe of contact between music and language shifts and modifies its level of perception and comprehension. It differs from opera insofar as the nar rative is not the only catalyst, the point on which all media of expression converge, any more. That is why, even is speeches on the different meanings of an opera are traditionally based on the close or loose connections between the text, the music and the stage, here are has to consider a constant mobility, free from the terrors of marrative technique, which questions the opera as a linear conventional genre bound to develop the narrative
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ABBIATI, MICHELE. "L'ESERCITO ITALIANO E LA CONQUISTA DELLA CATALOGNA (1808-1811).UNO STUDIO DI MILITARY EFFECTIVENESS NELL'EUROPA NAPOLEONICA." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2017. http://hdl.handle.net/2434/491761.

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Abstract:
L’esercito italiano e la conquista della Catalogna (1808-1811) Uno studio di Military Effectiveness nell’Europa napoleonica Settori scientifico-disciplinari SPS/03 – M-STO/02 La ricerca ha lo scopo di ricostruire e valutare l’effettività militare dell’esercito italiano al servizio di Napoleone I. In primo luogo attraverso un’analisi statistica e strategica della costruzione, e del successivo impiego, dell’istituzione militare del Regno d’Italia durante gli anni della sua esistenza (1805-14); successivamente, è stato scelto un caso di studi particolarmente significativo, come la campagna di Catalogna (1808-11, nel contesto della guerra di Indipendenza spagnola), per poter valutare il contributo operazionale e tattico dei corpi inviati dal governo di Milano e la loro integrazione con l’apparato militare complessivo del Primo Impero. La tesi ha voluto rispondere alla mancanza di studi sul comportamento in guerra dell’esercito italiano e, allo stesso tempo, introdurre nella storiografia militare italiana la metodologia di studi, d’origine anglosassone e ormai di tradizione trentennale, di Military Effectiveness. La ricerca si è primariamente basata, oltre che sulla copiosa memorialistica a stampa italiana e francese, sulla documentazione d’archivio della Secrétairerie d’état impériale (Archives Nationales di Pierrefitte-sur-Seine, Parigi), del Ministère de la Guerre francese (Service historique de la Défence, di Vincennes, Parigi) e del Ministero della Guerra del Regno d’Italia (Archivio di Stato di Milano). Dal punto di vista dei risultati è stato possibile verificare come l’esercito italiano abbia rappresentato, per Bonaparte, uno strumento duttile e di facile impiego, pur in un contesto di sostanziale marginalità numerica complessiva di fronte alle altre (e cospicue) forze messe in campo da parte dell’Impero e dei suoi altri Stati satellite e alleati. Per quanto riguarda la campagna di conquista della Catalogna è stato invece possibile appurare il fondamentale contributo dato dal contingente italiano, sotto i punti di vista operazionale e tattico, per la buona riuscita dell’invasione; questo primariamente grazie alle elevate caratteristiche generali mostrate dallo stesso, ma anche per peculiarità disciplinari e organizzative che resero i corpi italiani adatti a operazioni particolarmente aggressive.
The Italian Army and the Conquest of Catalonia (1808-1811) A Study of Military Effectiveness in Napoleonic Europe Academic Fields and Disciplines SPS/03 – M-STO/02 The research has the purpose of reconstruct and evaluate the military effectiveness of the Italian Army existed under the reign of Napoleon I. Firstly through a statistic and strategic analysis of the development, and the following deployment, of the military institution of the Kingdom of Italy in the years of its existence (1805-14). Afterwards, a particularly significant case study was chosen, as the campaign of Catalonia (1808-11, in the context of the Peninsular War), in order to assess the operational and tactical contribution of the regiments sent by the Government of Milan and their integration in the overall military apparatus of the First Empire. The thesis wanted to respond to the lack of studies on the Italian army’s behavior in war and, at the same time, to introduce the methodology of the Military Effectiveness Studies (of British and American origin and, by now, enriched by a thirty-year old tradition) in the Italian historiography. The research is primarily based, besides the numerous memoirs of the Italian and French veterans, on the archive documentation of the Secrétairerie d’état impériale (Archives Nationales of Pierrefitte-sur-Seine, Paris), of the French Ministère de la Guerre (Service historique de la Défence, of Vincennes, Paris) and of the Italian Ministero della Guerra (Archivio di Stato di Milano). About the results, it has been verified how the Italian army has become a flexible and suitable instrument for Bonaparte, albeit in a context of substantial overall numerical marginality in comparison to the heterogeneous forces available to the Empire and its others satellites and allied states. Regarding the campaign of Catalonia, instead, it was possible to ascertain the fundamental contribution of the Italian regiments, in an operational and tactical perspective, for the success of the invasion. This was primarily due to the excellent general characteristics shown by the expeditionary force, but also to disciplinary and organizational peculiarities that have made the Italian corps suitable for particularly aggressive operations.
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Dolveck, Franz <1986&gt. "La poésie de Paulin de Nole : des réseaux de communication du IVe siècle aux bibliothèques médiévales de France et d'Italie." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/6503.

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Abstract:
L’édition critique des œuvres poétiques complètes de Paulin de Nole présentée dans cette thèse est la première depuis celle de Wilhelm von Hartel, datant de la fin du XIXe siècle ; elle donne lieu à une étude globale de la tradition textuelle de Paulin de Nole, appuyée sur la totalité des manuscrits actuellement connus, qui est la source d’une critique d’attribution également fondée sur des aspects métriques, littéraires, théologiques et culturels de l’œuvre paulinienne. Les aspects philologiques et codicologiques, qui sont les plus ignorés, ont fait l’objet d’une attention particulière, d’autant qu’ils recroisent souvent l’histoire du texte d’Ausone, particulièrement complexe. Cette édition, ainsi précédée d’une introduction consacrée à l’histoire du texte et à l’établissement du stemma, est accompagnée en regard de la première traduction française intégrale. L’annotation se concentre sur des problématiques d’établissement et d’histoire du texte, ainsi que, à travers un apparat des sources et parallèles bibliques et textuels, sur la place de Paulin de Nole dans l’histoire littéraire de l’Antiquité tardive.
L’edizione critica dei carmi di Paolino di Nola che è l’obiettivo di questa tesi è la prima dopo l’edizione di Wilhelm von Hartel, realizzata alla fine dell’Ottocento. E’ costituita da uno studio globale della tradizione testuale di Paolino di Nola, a partire da tutti i manoscritti conosciuti; e questo studio è la base di una critica di attribuzione, fondata anche su aspetti metrici, letterari, teologici e culturali dell’opera paoliniana. Gli aspetti filologici e codicologici della questione, spesso i meno conosciuti, sono stati esposti con particolare attenzione, tanto più che incrociano spesso la storia del testo di Ausonio, particolarmente complessa. Questa edizione, in tal modo preceduta di una introduzione sulla la storia del testo e lo stabilimento dello stemma, è accompagnata di una traduzione a fronte, la prima integrale in francese. L’annotazione tratta soprattutto di problemi si stabilimento e di storia del testo, nonché, attaverso un apparato delle fonti e dei paralleli biblici e letterari, del ruolo di Paolino di Nola nella storia letteraria della Tardoantichità.
The critical edition of the poetic works of Paulinus of Nola which is the main aim of this thesis is the first one since Hartel’s edition, realized at the end of the 19th century. It consists in a global study of the textual tradition of Paulinus of Nola, based on all known manuscripts, study which founds a criticism of attribution based too on metrical, literary, theological, and cultural aspects of Paulinus’ works. The philological and codicological aspects of the question, mostly ignored, have been the subject of a special study, for they often meet Ausonius’ textual history, known as particularly difficult. This edition, preceded by an introduction on textual history and stemmatic reconstruction, comes with, in front of it, the first full French translation. Annotation concentrates on problematics of textual drafting and history, and, through an apparatus of biblical and textual sources and parallels, on the place of Paulinus of Nola in the literary history of late Antiquity.
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MANASSERO, STEFANIA. "Il trasferimento della capitale da Torino a Firenze. Le sedi ministeriali dell'Italia unita come banco di prova delle politiche per i beni culturali / The capital's transfer from Turin to Florence. The ministry offices of united Italy as a testing ground for policies for cultural heritage." Doctoral thesis, Politecnico di Torino, 2015. http://hdl.handle.net/11583/2617606.

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Abstract:
La vicenda del trasferimento della capitale del regno d’Italia da Torino a Firenze è nota e non mancano importanti studi di riferimento sugli aspetti storico-politici e amministrativi di questo delicato passaggio. Meno indagate risultano alcune questioni più propriamente tecniche, di carattere urbanistico e soprattutto architettonico: in questo ambito la letteratura approfondisce il tema dell’ingrandimento della città scelta provvisoriamente come capitale, ossia Firenze, e dei nuovi significati che Torino, ormai ex-capitale, tenta più o meno consapevolmente di assumere, mentre sfiora soltanto il problema della scelta delle sedi per l’apparato burocratico. La ricerca di dottorato colma, in maniera innovativa, tale vuoto perché, a partire dal trasferimento delle sedi governative da Torino e a Firenze, si pone l’obiettivo di rintracciare il dibattito culturale da esso generato. In questi stessi anni iniziano infatti a delinearsi specifiche politiche per i beni culturali, chiamate a superare i localismi pre-unitari per elaborare un quadro di tutela nazionale: le differenti logiche di intervento, in un’alternanza tra prerogative locali e governative spesso in disaccordo, scatenano vivaci discussioni facilmente ripercorribili attraverso la pubblicistica del tempo e gli sberleffi offerti dalla satira, ricca di vignette sul tema, che raccoglie gli umori dell’opinione pubblica e offre una prospettiva sul senso di un disorientamento diffuso tra i cittadini. Il trasferimento, fortemente intriso di provvisorietà, si presta quindi ad essere un interessante caso studio, una sorta di banco di prova per comprendere quali siano state le difficoltà di trovare un sottile equilibrio tra le strategie di tutela per gli edifici messi a disposizione, tutti di grande valore storico e architettonico, e le necessarie modifiche per le nuove destinazioni d’uso. Un equilibrio reso ancora più precario se messo a confronto con la stretta tempistica delle operazioni di trasloco di mezzi, documenti e uomini. Nell’ottobre del 1864 è stabilito che le operazioni dovranno attuarsi nel più breve tempo possibile e comunque a partire dal maggio dell’anno successivo. In pochi mesi occorre quindi provvedere alla sistemazione di tutte le sedi fiorentine, lasciando uno strascico di ulteriore incertezza circa il destino di quelle torinesi, abbandonate in fretta e furia. Esistono attenzioni e criteri specifici per riconvertire le sedi ministeriali a nuovi impieghi? Certamente le disposizioni sulla soppressione dei conventi e le leggi sull’esproprio giocano un ruolo di primo piano, qui analizzato criticamente e posto a confronto con le moderne teorie sul restauro che proprio in questi stessi anni si dibattono con vivacità. Il tema della provvisorietà accompagna quindi costantemente gli eventi e suggerisce di ricostruire le vicende in una prospettiva storica più ampia, che travalica i primi anni di unità nazionale e giunge al passato recente: nel momento in cui i ministeri trovano una sistemazione nella città di Roma, la celeberrima ‘terza Roma’ destinata ad assumere il ruolo di capitale definitiva del regno d’Italia, vanno identificate nuove destinazioni d’uso negli edifici torinesi e fiorentini. Possono essere individuate logiche comuni tra le due città apparentemente chiuse ad ogni confronto tra loro? L’aspra dialettica tra le esigenze governative e gli obiettivi municipali non determina più ora il prevalere delle istanze del governo centrale, ma si configura in una netta vittoria da parte delle due città. Torino e Firenze sono consapevoli dei vincoli rappresentati dalla normativa statale, soprattutto quella in via di definizione riferita ai beni culturali e, facendo presa sulla sua debolezza e fragilità, individuano con astuzia le pieghe attraverso le quali far emergere le loro specifiche esigenze, anche in chiave di risarcimento per il periodo in cui sono state messe a disposizione della macchina statale. La tesi è organizzata in un primo capitolo dedicato all’inquadramento normativo riferito ai ‘monumenti’, oggi diremmo beni culturali, nel periodo pre e post unitario: il servizio di tutela, assai disomogeneo nelle varie realtà locali, cerca con difficoltà di proporsi in una prospettiva nazionale. Il percorso tracciato, com’è noto, evidenzia importanti criticità che perdurano per molto tempo e non possono essere trascurate nella ricostruzione delle scelte politiche attuate durante il trasferimento della capitale. Per comprendere la complessità di tali operazioni, è stato necessario identificare la ‘consistenza’ di una macchina burocratica così complessa. L’organizzazione amministrativa nei vari uffici ministeriali cambia anche considerevolmente in funzione del peso politico assunto da ciascun ministero, e le differenze in termini di competenze, unità e numero di uffici si traducono in spazi architettonici più o meno ampi, collocati in edifici di proprietà statale dall’alto valore rappresentativo oppure relegati in stabili anonimi e regolati da contratti di affitto. Per organizzare il consistente materiale di studio in modo chiaro ed esaustivo, è stato scelto lo strumento della schedatura delle sedi ministeriali torinesi e fiorentine, che occupa i capitoli centrali del lavoro. L’indagine è stata condotta facendo un costante riferimento alle fonti bibliografiche e documentarie, queste ultime conservate sia presso gli archivi storici della città di Torino e di Firenze, sia presso gli archivi di Stato di Torino, Firenze e Roma, in modo da privilegiare il costante confronto tra la dimensione municipale e quella centrale. Le voci di schedatura delineano in sintesi i caratteri storici e architettonici di ciascun edificio, mentre approfondiscono maggiormente l’ambito cronologico riferito alle esigenze governative e locali sino ai più recenti cambiamenti: l’analisi quindi supera lo studio delle sue peculiarità artistiche, del resto già presenti in molte pubblicazioni indicate in una bibliografia specifica, allo scopo di intrecciare inediti rapporti tra il singolo stabile e le vicende risorgimentali e post risorgimentali, in una chiave di lettura innovativa. Incrociando i dati desunti dalle schede, interpretati anche sulla base del sistema normativo sui beni culturali di inizio Novecento, si è giunti alla stesura del capitolo conclusivo che individua per le sedi ministeriali ormai dismesse cinque famiglie in base alla funzione che le accomuna: didattica, militare, culturale, amministrativa e residenziale. L’indagine cercherà di capire se è possibile cogliere una logica comune di recupero e riutilizzo degli edifici, che diventano chiara espressione della volontà di trasmettere una serie di valori omogenei, nel solco del difficile percorso verso l’acquisizione di una solida identità nazionale. I complessi architettonici sottoposti all’indagine sono stati l’espressione di un continuo cambiamento d’uso, quasi destinato a non avere mai fine. Possibile che le scelte operate siano state dettate soltanto da fortuite contingenze e da singole occasioni d’uso? Poco probabile. L’approfondimento critico dello studio attraverso l’indispensabile confronto con il coevo piano normativo dedicato ai beni culturali, inserito volutamente all’inizio e alla fine della stesura della tesi, ha permesso di cogliere alcuni atteggiamenti comuni alle due città, forse non sempre consapevoli, che testimoniano una chiara espressione di attenzione ad un bisogno di volta in volta collettivo o municipale. E’ stato possibile dimostrare che l’identità nazionale tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento è stata costruita, varrebbe la pena dire strutturata, soprattutto tentando di rispondere a queste esigenze: istruire i cittadini, rafforzare la memoria collettiva e garantire l’unità tanto amministrativa quanto militare, a fondamento di un sentire comune che, almeno nelle intenzioni dei diversi attori politici e amministrativi, presto avrebbe potuto e dovuto accomunare tutto il popolo italiano.
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FRACANZANI, EDOARDO MARIA. "Le origini del conflitto." Doctoral thesis, 2013. http://hdl.handle.net/11573/918305.

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VIAN, Giovanni. "Per la storia della Santa Sede durante il pontificato di Pio X: le visite apostoliche alle diocesi e ai seminari d'Italia." Doctoral thesis, 1995. http://hdl.handle.net/10278/3980.

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Pirro, Alberto Libero. "La sinistra extraparlamentare italiana e il terzomondismo (1969-1974)." Thesis, 2012. http://eprints.bice.rm.cnr.it/11736/1/La%20sinistra%20extraparlamentare%20italiana%20e%20il%20terzomondismo%20%281969-1974%29.pdf.

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Abstract:
Tesi di Laurea in Storia contemporanea discussa all'Università "La Sapienza" di Roma il 15/12/2012. Sulla base di un'analisi di giornali e fonti a stampa pubblicate dai maggiori gruppi della sinistra extraparlamentare italiana nel periodo indicato, si è tentato di descrivere e problematizzare il rapporto che questa aveva con il cosidetto Terzo Mondo, i suoi governi e i suoi movimenti. Le ispirazioni e le critiche, i miti e le realtà. Il modo in cui questi rapporti pesavano nell'elaborazione della linea politica interna e internazionale dei gruppi italiani. ENG: 1st level degree-Degree/Bachelor thesis in Contemporary history discussed at "La Sapienza" Univesity of Rome on 15/12/2012. Based on an analysis of newspapers and printed sources published by the major groups of italian extra-parliamentary left in the early 1970s, this work attempt to describe and problematize the relationship that these forces had with the so-called Third world, its governments and its movements. The inspirations and criticisms, the myths and realities. The way in which this relathionships weighed in drawing the line of domestic and international policies of the italian groups.
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Pirro, Alberto Libero. "La "maggioranza silenziosa" nel decennio '70 fra anticomunismo e antipolitica." Thesis, 2015. http://eprints.bice.rm.cnr.it/11729/1/La%20maggioranza%20silenziosa%20nel%20decennio%20%2770%20fra%20anticomunismo%20e%20antipolitica.pdf.

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Abstract:
Un lavoro di ricerca tra fonti d'archivio, a stampa e memoriali per ricostruire la breve ma intensa vita di questo movimento degli anni Settanta; individuandone le idee portanti, l'organizzazione e le mire politiche per il futuro. Questo attraverso un'analisi che esplorando anche a livello teorico i due elementi portanti del discorso politico del movimento (anticomunismo e antipolitica) ne rivela i collegamenti con altri fenomeni occorsi nell'Italia repubblicana. ENG: 2nd cycle degree-Master thesis in Contemporary history discussed at "La Sapienza" Universiy of Rome on 21/1/2015. A research work in archival sources, printed sources and personal memories to rebuild short but intense life of this italian movement of the 1970s; identifying the main ideas, the organization and the political aims for the future. This through an analysis that exploring also at theorical level the two pillars of the political discourse of the movement (anti-communism and anti-politics) reveals his connections with other phenomena occurred in republican Italy.
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BUSSOLETTI, ANDREA. "L’età berlusconiana. Il centro destra dai Poli alla Casa della Libertà. 1994-2001." Doctoral thesis, 2015. http://hdl.handle.net/2158/854513.

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Abstract:
La tesi realizza un'analisi dei processi che hanno portato alla nascita ed alla trasformazione, fra la svolta del 1993 e il 2001, dei tre soggetti politici principali della Destra italiana: Forza Italia, Lega e Alleanza Nazionale. Di ciascuna forza politica, sono analizzate le dinamiche evolutive sotto il profilo politico, gli aspetti pregnanti della trasformazione culturale ed infine le caratteristiche della nuova élite politica affermatasi dopo la la rottura storica del sistema dei partiti vigente nel biennio 1992-1994. Partendo dalle singole forze la tesi ricostruisce le dinamiche di sistema, con particolare attenzione al ruolo di mediazione e collante della Destra italiana esercitato dal partito fondato da Silvio Berlusconi. ENG - The thesis deals with the processes of foundation and transformation of the three main political parties oh Italian right wing parties Forza Italia, Lega Nord, Alleanza Nazionale, between the juncture of 1993 and 2001. The research analyzes the dynamics of political evolution, the cultural transformation and the characteristics of the new political elite that imposed itself after the collapse of Italian party system between 1992 and 1994. The research also reconstructs the dynamics of the new italian party system, focusing on the importance of the role of mediator and binding agent of Silvio Berlusconi inside Italian right wing.
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Baldini, Michela. "Lavoro minorile ed emigrazione tra storie di vita narrata e storie di vita vissuta dall'Unità d'Italia alla Grande Guerra." Doctoral thesis, 2022. http://hdl.handle.net/2158/1264156.

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Abstract:
La ricerca consiste nell’analizzare in chiave storico-pedagogica l’emigrazione e il lavoro minorile in un’ottica interdisciplinare: da un lato attraverso un’angolazione storico-sociale e dall’altro, attraverso le autobiografie e la narrativa per l’infanzia su questo tema. Per poter meglio tratteggiare l’intrecciarsi di due fenomeni che hanno contribuito a delineare non solamente la storia, ma le vite di centinaia di migliaia di persone che quel fenomeno lo hanno vissuto, si è utilizzato un approccio mixed method basato sull’analisi del contenuto come inchiesta che, accanto ad informazioni quantitative provenienti dalla documentazione più strettamente connessa ad una histoire événementielle (inestimabili, a tal proposito, sono i rilevamenti effettuati dal Bollettino dell’Emigrazione pubblicato dal 1901 al 1927, a cura del Commissariato generale dell’emigrazione), cerca di affiancare quei dati qualitativi che emergono dal patrimonio letterario e diaristico di coloro che hanno vissuto quegli eventi in prima persona. L’obiettivo principale della ricerca è quello di indagare l’immagine del fanciullo migrante che emerge dalla ‘realtà’ storica (documenti ufficiali, inchieste, indagini) confrontandola con quella della narrativa dedicata (Letteratura per l’infanzia, autobiografie, biografie) mettendo in risalto analogie e discrepanze. L’utilizzo delle biografie e autobiografie, nello specifico, si è dimostrato utile per far emergere la figura del fanciullo migrante-lavoratore nella propria interezza. A questa ricerca, è stata affiancata una parte dedicata allo studio della raffigurazione che questi bambini e bambine hanno avuto in letteratura, ed in particolare nella letteratura per l’infanzia. Questa digressione va ad integrare quel ritratto storico già solidamente strutturato e stratificato, andando a fornire ulteriori elementi che lasciano trasparire come, seppur in maniera talvolta esacerbata e distorta in stereotipie, questi ritratti di fanciulli siano andati ad influenzare l’immaginario collettivo e la cultura di massa, fornendo un punto di vista alternativo e un ulteriore aspetto del periodo storico indagato. Nell’ultima parte del lavoro si è ritenuto opportuno dare spazio e voce alla figura della fanciulla migrante e a quelle donne e bambine che la letteratura, ma anche le documentazioni ufficiali hanno lasciato nell’ombra; vite spesso destinate altrimenti a rimanere note a margine delle pagine della storia. The research consists of a historical-pedagogical analysis of emigration and child labour from an interdisciplinary perspective: on the one hand, through a historical-social angle and, on the other, through autobiographies and children's fiction on this subject. To better outline the intertwining of two phenomena that have contributed to delineate not only the history, but the lives of hundreds of thousands of people who have experienced that phenomenon, we used a mixed method approach based on the analysis of the content as an investigation that, alongside quantitative information from the documentation more closely related to a histoire événementielle (invaluable, in this regard, are the surveys carried out by the Bollettino dell'Emigrazione published from 1901 to 1927, by the Commissariato Generale dell'Emigrazione), it tries to place side by side those qualitative data that emerge from the literary and diaristic heritage of those who experienced those events in first person. The main objective of the research is to investigate the image of the migrant child that emerges from the historical 'reality' (official documents, inquiries, investigations), comparing it with that of the dedicated narrative (literature for children, autobiographies, biographies) highlighting similarities and discrepancies. The use of biographies and autobiographies, in particular, proved helpful in bringing out the figure of the child migrant-worker in its entirety. This research was accompanied by a part dedicated to the study of the portrayal of these children in literature, and in particular in children's literature. This digression integrates the already solidly structured and stratified historical portrait, providing further elements that reveal how, even if sometimes exacerbated and distorted into stereotypes, these portraits of children have influenced the collective imagination and mass culture, providing an alternative point of view and a further aspect of the historical period investigated. In the last part of the work, it was considered appropriate to give space and voice to the figure of the migrant girl and those women and girls that literature, but also official documentation, have left in the shadows; lives often otherwise destined to remain known in the margins of the pages of history.
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DE, LONGIS ELEONORA. "Cedit antiqua feritas communi humanitati: le istituzioni culturali italiane prima e dopo l’Unità: esperienze e testimonianze di Theodor Mommsen." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11573/1178347.

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Abstract:
Il tema di questa ricerca è la ricostruzione della rete di relazioni stabilite in Italia da Theodor Mommsen tra il 1844 e il 1870 con studiosi e istituzioni attraverso la corrispondenza che lo storico tedesco intrattenne con coloro che, direttamente o indirettamente, collaborarono con lui nella realizzazione del Corpus Inscriptionum Latinarum. Il 1844 è l’anno della prima venuta nella penisola del giovane Mommsen, che aveva appena conseguito il dottorato presso l’Università di Kiel, l’ateneo dove si era anche laureato. Cittadino danese, in quanto nato a Garding, una cittadina dello Schlesig- Holstein allora appartenente alla Danimarca, Mommsen era titolare di un Reisestipendium biennale assegnatogli dal governo su raccomandazione dell’università di Kiel, per completare la sua raccolta di fonti giuridiche romane. Il mio scopo ufficiale è la nuova edizione dei monumenta legalia di Haubold con testo riveduto e ampio commento; lei vede che i confini del mio piano sono abbastanza ristretti e quindi praticabili e che mi rimane tempo a sufficienza [...]. Genova, Firenze, Roma e Napoli sono i punti in cui senz’altro mi condurrà il mio piano di viaggio; oltre al mio preciso scopo, penso di fare qualche interessante bottino epigrafico. In questo, conto particolarmente sul suo amichevole aiuto; lei non pianterà in asso il suo allievo nell’epigrafia. La mia intenzione è di rivolgermi anzitutto all’Accademia di Berlino, che certamente appoggerà il mio progetto, se lei lo raccomanda. Così scriveva Mommsen al suo maestro e mentore Otto Jahn, appena ricevuta la notizia che la sua domanda di sovvenzione per un viaggio di studio in Italia era stata accolta: parole che esprimono senza ombra di dubbio le intenzioni e i progetti – sia immediati sia a più lungo raggio – del giovane giurista, niente affatto desideroso di dedicarsi alle professioni legali, bensì propenso a intraprendere la ricerca storica ed epigrafica e, come si vedrà, la carriera universitaria. Tuttavia, benché al momento di iniziare quello che sarà il ‘primo’ viaggio nella penisola Mommsen nutrisse già verso l’Italia e l’antichità romana interessi molto forti, questi ancora non erano precisamente delineati. Mommsen giunge in Italia alla fine del novembre 1844, dopo un soggiorno di due mesi in Francia, con tappe a Parigi – dove soggiorna oltre un mese –, Lione, Montpellier, Nîmes, Marsiglia; da qui il 23 novembre si imbarca per Genova. Dopo alcuni giorni di permanenza in Liguria, attraverso la Toscana, giunge negli ultimi giorni dell’anno a Roma, dove, grazie all’appoggio dell’Istituto di Corrispondenza Archeologica e alla collaborazione di Wilhelm Henzen, farà base per tutta la durata del soggiorno che si concluderà alla fine del maggio 1847, con frequenti e lunghi trasferimenti in altre regioni, prevalentemente a Napoli e nell’area meridionale. Fino a quel momento gli interessi di Mommsen si erano orientati per lo più allo studio delle istituzioni romane e avevano portato alla pubblicazione di due opere, il De collegiis et sodaliciis Romanorum e il Die romischen Tribus in administrativer Beziehung, che lo avevano fatto conoscere presso gli specialisti italiani – soprattutto la prima, scritta in latino, la lingua della «repubblica delle lettere». Si è visto quali fossero i reali progetti di vita del neodottorato giurista: tuttavia, benché la raccolta di iscrizioni latine rientrasse nelle sue prospettive di studio, gli giunse inaspettata, mentre era in Italia, la proposta di divenire coordinatore del progetto di un corpus epigrafico inizialmente promosso dal filologo danese Olaus Christian Kellermann. Il progetto languiva dopo la morte di Kellermann, avvenuta il 1° settembre del 1837 a Roma, ed era fallito anche l’analogo e pressoché contemporaneo progetto francese. Allo stesso tempo viene inoltre prospettato a Mommsen di assumere la cattedra di materie giuridiche a Lipsia. Entrambe le proposte – alle quali non poteva che rispondere positivamente – nell’immediato spiazzano il giovane e ambizioso ricercatore e imprimono alla sua vita un indirizzo diverso dal previsto. A quel punto, i cambiamenti intervenuti rispetto al piano iniziale agiscono da moltiplicatori dell’interesse di Mommsen per la filologia e per le fonti epigrafiche e dal soggiorno italiano nascono, oltre agli interventi e alle periodiche rassegne per il bollettino dell’Istituto di Corrispondenza Archeologica, tra cui le Iscrizioni messapiche, gli Oskische Studien e gli studi pubblicati dopo il rientro in Germania, in particolare le Inscriptiones Regni Neapolitani Latinae. Secondo la testimonianza del suo allievo Christian Schüler, Mommsen, nel giorno del suo sessantesimo compleanno, avrebbe detto di quel suo viaggio: «Der Jurist ging nach Italien – der Historiker kam zurück». Una battuta efficace, senza dubbio, ma forse eccessivamente tranchant: dopo la morte di Mommsen, non pochi tra quanti ne hanno tracciato la biografia hanno messo in luce il peso determinante della sua formazione giuridica nello studio dell’antichità romana e nelle stesse indagini epigrafiche. Dalla permanenza in Italia, come è evidente, è derivata la messa a fuoco dell’area napoletana come microcosmo rappresentativo di tutte le questioni che attengono in realtà alla nascita della moderna disciplina archeologica e al contempo alla capacità delle istituzioni – culturali, universitarie – di gestirsi, di organizzare gli studi e di confrontarsi con le proprie e più profonde radici culturali: tutte questioni rese tanto più cruciali dalle condizioni politiche dell’Italia, in parte paragonabili a quelle della Germania preunitaria. Le questioni erano tutte in nuce già nei primi contatti di Mommsen con i corrispondenti italiani e si manifestarono con particolare evidenza con gli studiosi dell’area napoletana. La carriera universitaria a Lipsia subì una battuta d’arresto nel 1851, anno in cui Mommsen fu costretto a dimettersi per essersi compromesso con la partecipazione ai moti del ‘48; tra il 1854 e il 1856 venne portata a termine, insieme con altri importanti studi di filologia, la Römische Geschichte e, soprattutto, l’impegno per il Corpus Inscriptionum Latinarum (CIL) assunse una crescente e assoluta preminenza nell’attività – e, si potrebbe dire a buon diritto, nella vita – di Mommsen. Il termine ad quem del periodo fatto oggetto della mia ricerca, il 1870, momento cruciale nella storia politica europea perché segna l’unificazione politica della Germania e il compimento dell’unità italiana con l’annessione di Roma, è significativo anche per Mommsen, per i suoi interessi e i suoi rapporti con l’Italia stessa, poiché a partire da quel momento si avviarono profonde trasformazioni nella politica culturale dei due paesi e si definirono le sorti future delle “due patrie”. In Italia a completamento dell’unificazione tornano sul tappeto i nodi critici dell’organizzazione degli studi e, si può dire, degli stessi fondamenti della identità nazionale. Sono efficaci le parole che Mommsen rivolge a Gian Carlo Conestabile Della Staffa in una lettera del 1873, indicando tra le «piaghe d’Italia», non ultimo quel quotidiano deperimento degli studii classici ed archeologici che pur per voi sono anche patrii, e quanto questo deperimento impoverisce l’intelligenza della vostra nazione, creata larga e grande, come chi togliesse all’uomo maturo i ricordi della casa paterna e della bella sua gioventù. Ed io che conosco l’Italia da trent’anni e che l’amo come era e come è con tutti i suoi difetti, non posso nascondermi che, se sotto quasi tutti gli altri rapporti vi vedo un bel progresso, gli studii classici fanno un’eccezione assai triste e che nell’Italia del 1873, nell’Italia felicemente risorta noi altri poveri pedanti pur cerchiamo invano, non già l’Italia del 1843, ma bensì l’Italia dell’Avellino, del Furlanetto, del Cavedoni, del Borghesi. Il percorso inizia dal punto di approdo, cioè dal 1870, e prosegue, à rebours, con due capitoli che abbracciano il primo gli anni 1844-1847, il secondo il decennio successivo, cioè il periodo che corre tra la prima venuta in Italia di Mommsen e la data di pubblicazione dell’ultimo volume della prima edizione italiana della Storia romana: si tratta di un arco di tempo finora poco considerato dagli studi che hanno messo a fuoco soprattutto il Mommsen compilatore del CIL e molto meno l’autore della Römische Geschichte. In realtà è proprio in questo periodo che ha inizio l’ultradecennale legame dello studioso tedesco con l’Italia e la nascita di quella rete con i sodali italiani che avrebbe reso possibile la costruzione del CIL. Si tratta di rapporti che ebbero origine da una conoscenza diretta fatta durante il primo e i successivi viaggi e si consolidarono poi attraverso un fitto scambio epistolare finalizzato al reperimento delle fonti per il CIL. Successivamente ai capitoli riguardanti i rapporti con i corrispondenti italiani tra il 1844 e il 1857, l’indagine si concentra sul periodo 1847-1857, denso di eventi politici che, come si è accennato, influiranno decisivamente sulla vita di Mommsen: si intensificano, in questi anni i rapporti con l’Italia, estendendosi dalle regioni meridionali – oggetto delle ricerche che avevano portato alla pubblicazione delle Inscriptiones Regni Neapolitani Latinae – alle regioni del nord-est a dominazione austriaca. Infine, la parte relativa agli anni 1857-1870 approfondirà, attraverso i percorsi paralleli della costruzione del CIL e dell’unificazione italiana, le relazioni di Mommsen con il contesto istituzionale italiano. In questo periodo Mommsen si immerge, totalmente e letteralmente, nel lavoro per il CIL e, in conseguenza di questo, nell’Italia e nelle sue istituzioni a cavallo dell’unificazione politica. L’esperienza risente inevitabilmente del contesto politico-amministrativo con il quale lo studioso e i suoi corrispondenti e amici devono confrontarsi per condurre a termine la loro impresa ed è in questa fase che si inaugura uno stretto confronto con gli uomini delle istituzioni, i quali prendono a riconoscere in Mommsen uno dei loro interlocutori di maggior peso. È importante sottolineare il fatto che Mommsen ha sempre nutrito forti interessi per la vita politica, fin da quando la partecipazione alla mobilitazione del 1848 gli era costata la perdita della cattedra di cui era titolare a Lipsia. Successivamente aveva fatto parte, schierandosi con l’ala progressista liberale, sia del Parlamento prussiano tra il 1863 e il 1879 sia del Reichstag dal 1881 al 1884. Eppure, nel 1870, l’esponente illustre del partito liberal-progressista e fiero oppositore di Bismarck si schiera toto corde con la politica nazionalista della Prussia, divenuta capofila dell’unificazione tedesca: un orientamento sostenuto in alcuni interventi pubblicati sui giornali italiani che ebbero un’eco potente in tutta Europa e provocarono forti reazioni sia nelle fila degli intellettuali francesi (famose quelle di Numa Fustel de Coulanges ed Ernest Renan, tra gli altri) sia nel dibattito pubblico in Italia, anche perché veicolate dalla stampa di tutti gli schieramenti politici. Mommsen era stato osservatore costante e partecipe della situazione politica italiana e aveva seguito il processo di unificazione con profonda empatia, sia per le analogie con la situazione tedesca, sia per le aspettative da lui nutrite di una “rigenerazione” degli studi classici e delle istituzioni culturali grazie alle trasformazioni indotte dall’unità politica e dalla nascita dello uno stato liberale. Il lavoro ha l’obiettivo di illustrare le forme di collaborazione attuata da Mommsen in Italia per la realizzazione del grande progetto cooperativo del CIL principalmente attraverso le corrispondenze inviate a Mommsen dagli studiosi italiani. La ricerca, perciò, ha preso le mosse dal censimento dei mittenti italiani di Mommsen ed è proseguito con la consultazione delle relative lettere presenti nel Nachlass Mommsen della Staatsbibliothek di Berlino. Oltre alle ‘carte Mommsen’ (corrispondenza, diario di viaggio in Italia e altro) presenti nella Staatsbibliothek, la ricostruzione del contesto non ha potuto non tenere in conto la documentazione presente nell’archivio del Corpus Inscriptionum Latinarum conservato presso l’Akademie der Wissenschften di Berlino, responsabile del grande repertorio, tuttora in corso di pubblicazione. Alle vicende del Nachlass dal momento in cui furono depositate dagli eredi presso le istituzioni bibliotecarie della Berlino imperiale di inizio Novecento, all’attuale sistemazione nella capitale della Germania unificata e alle trasformazioni subite dal CIL e dall’Accademia delle Scienze dopo la seconda guerra mondiale è dedicato uno specifico capitolo del lavoro, nella consapevolezza che in ogni ricerca non solo vanno accuratamente considerate le “fonti della storia”, ma che anche la “storia delle fonti” svolge un suo specifico e cruciale ruolo. La ricerca si concentra sui mittenti italiani di Mommsen, e su come una cerchia di intellettuali e di responsabili delle istituzioni, che si amplia progressivamente negli anni per effetto della sempre più intensa attività di Mommsen nella raccolta delle testimonianze epigrafiche, risponda alle sollecitazioni dello studioso e rappresenti uno spaccato del dibattito culturale e, al tempo stesso, delle difficoltà e contraddizioni che le classi dirigenti italiane si trovarono ad affrontare sul terreno dell’organizzazione degli studi. La raccolta delle lettere inviate da Mommsen ai suoi collaboratori italiani è da tempo al centro di uno specifico progetto che ha dato luce a una estesa pubblicazione curata da Marco Buonocore, le Lettere di Theodor Mommsen agli italiani: la mia ricerca, si parva licet, integra in parte il quadro degli scambi epistolari di Mommsen con una specifica attenzione dedicata alle lettere inviate a Mommsen dai suoi corrispondenti italiani, che sono state finora meno valorizzate, con poche eccezioni, quale il carteggio di Pasquale Villari, che si collocano tuttavia in gran parte nell’ultimo trentennio del XIX secolo, quando, nell’Italia unita, lo studioso tedesco era famoso e particolarmente stimato dal mondo della cultura e delle istituzioni italiane. Molto meno considerate, invece, le relazioni che Mommsen fresco di laurea (ma già ambizioso e consapevole dell’impegno della propria ricerca) intraprende con un’Italia ancora in fieri, alla quale si accosta con un misto di ammirazione per le antiche vestigia e l’immenso patrimonio archeologico e di malcelato terrore per le condizioni di arretratezza della ‘prigione esperia’, come la definisce nel suo diario di viaggio. La prima tessitura di queste relazioni e l’accoglienza di Mommsen da parte degli italiani viene soprattutto sottolineata dalla mia ricerca, che si concentra non tanto sui dettagli “epigrafici” della collaborazione prestata a Mommsen dagli italiani quanto piuttosto sul terreno dal quale si svilupparono tali rapporti, fortemente condizionati, sotto il profilo istituzionale, dalla divisione della penisola e dalle dinamiche politico- amministrative interne agli stati preunitari. Indubbiamente, fin dal primo soggiorno si radica in Mommsen quell’attaccamento all’Italia che, negli anni successivi, si sarebbe espresso nel rimpianto di non essersi potuto trasferire stabilmente nella sua patria elettiva e nel riconoscere negli italiani quei tratti di gentilezza e di tolleranza, che ancora sottolineava a Pasquale Villari con lettera del 30 gennaio 1903, viceversa del tutto assenti nel popolo tedesco. Molte delle sue lettere costituiscono un vero e proprio spaccato della società di specifiche aree geografiche italiane; sono fonte preziosa per determinare – con ricchezza di particolari del tutto sconosciuti – la storia culturale, il dibattito scientifico, il tessuto sociale ed umano della nostra Italia di secondo Ottocento; ci consentono di calarci con sensibilità e rispetto nelle pieghe della storia locale, dialogando con i fatti, antichi e recenti, di modellare una scandita e precisa ricostruzione storico-culturale. Uno strumento, quindi, assai utile per tracciare a tutto tondo la sua presenza in Italia, il suo interesse verso l’Italia, le sue priorità scientifiche che scaturivano dallo studio delle irripetibili bellezze storiche e artistiche che il suolo nazionale generosamente gli concedeva; e, di converso, esso ci dà l’opportunità a tutti noi di seguire con maggiori dettagli quelle personalità italiane che caratterizzarono, ciascuno con il proprio spessore, il dibattito culturale della seconda metà dell’Ottocento. Condividevano – Mommsen e gli italiani – gli stessi interessi di studio, le stesse aspettative politiche, lo stesso ‘linguaggio’? Fino a che punto – uomini e istituzioni –furono coinvolti dai progetti di Mommsen? E fino a che punto l’attività di Mommsen nel Corpus Inscriptionum Latinarum e nei Monumenta Germaniae Historica può rappresentare una cartina di tornasole delle trasformazioni in atto nel cuore dell’Ottocento in un paese che si apprestava, tra fughe in avanti e pesanti arretramenti, a raggiungere la propria unità politica? Questi gli interrogativi sottesi alla ricerca, che hanno orientato le mie scelte nella vastissima area delle fonti epistolari mommseniane.
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