Academic literature on the topic 'Stato napoleonico'

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Journal articles on the topic "Stato napoleonico"

1

Banfi, Enrico, and Agnese Visconti. "L’Orto di Brera alla fine della dominazione asburgica e durante l’età napoleonica." Natural History Sciences 154, no. 2 (September 1, 2013): 173. http://dx.doi.org/10.4081/nhs.2013.173.

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Abstract:
Il saggio illustra, la storia dell’Orto di Brera e della sua funzione come strumento didattico per la cattedra di botanica del Ginnasio, dal 1802 Liceo, di Brera nel periodo compreso tra la fine della dominazione asburgica e l’intero periodo napoleonico. Esso si fonda su una documentazione per la massima parte inedita conservata nelle seguenti istituzioni: Biblioteca Braidense di Milano, Archivio di Stato di Milano, Biblioteca del Museo di Storia Naturale di Milano, Archivio di Stato di Pavia, Accademia delle Scienze di Torino; Archivio di Stato di Venezia, Biblioteca dell’Orto botanico dell’Università di Padova, Bibliothèque Centrale du Muséum d’Histoire Naturelle di Parigi.<br />La prima parte del lavoro è dedicata al periodo che va dall’entrata in attività dell’Orto (1777) alla conduzione di Ciro Pollini (1805-1807) e si incentra in particolare sul legame tra la scelta delle piante dell’Orto, per lo più officinali, e l’insegnamento ai medici e ai farmacisti.<br />Si passa quindi alla ricostruzione del lavoro svolto dal custode Filippo Armano che diede all’Orto una nuova fisionomia, introducendo piante ornamentali, esotiche e rare, e che redasse il primo Catalogo (1812) di cui si presenta una lista degli aggiornamenti nomenclaturali.<br />Viene infine illustrata la figura del direttore Paolo Sangiorgio che resse l’Orto per tutto il periodo napoleonico, opponendosi alla concezione di Armano e applicandosi con forte impegno alla didattica.
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Démier, Francis. "1814: di fronte all'Europa dei vincitori. La metamorfosi liberale dell'apparato di Stato francese." IL RISORGIMENTO, no. 1 (June 2016): 5–20. http://dx.doi.org/10.3280/riso2016-001001.

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Abstract:
Il ritorno dei Borbone sul trono di Francia nel 1814, alla caduta dell'Impero napoleonico, fu caratterizzato - malgrado le aspirazioni della destra reazionaria - dalla necessita di stabilire una linea di continuita con il recente passato attraverso l'epurazione dei personaggi politicamente piu compromessi. Il saggio mostra come la potente macchina amministrativa, erede di una lunga tradizione, sia stata in grado di assicurare la transizione tra i due regimi (imperiale e monarchico), intervenendo soprattutto in campo economico. Memore della lezione di Turgot e di Necker (ma anche di Colbert), appassionata lettrice del liberismo inglese, l'elite tecnocratica di inizio Restaurazione, variamente composta da un personale amministrativo che si era fatto le ossa negli anni precedenti (o addirittura in Ancien Regime), riesce a gestire questo delicato passaggio facendo dello Stato, in nome di un liberismo fortemente pragmatico, una sorta di supervisore della modernizzazione economica ineludibile per mantenere la Francia al rango di potenza europea.
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Fabbian, Chiara. "Stato e Chiesa nel Mezzogiorno napoleonico. Atti del quinto seminario di studi ‘Decennio francese (1806–1815)’." Journal of Modern Italian Studies 18, no. 5 (December 2013): 660–62. http://dx.doi.org/10.1080/1354571x.2013.839535.

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Skubic, Mitja. "Maurizio Puntin, Toponomastica storica del territorio di Monfalcone e del comune moderno di Sagrado, Centro Isontino di Ricerca e Documentazione storica e sociale "Leopoldo Gasparini", Gradisca d'Isonzo - SKRD Jadro, Ronchi dei Legionari - SKŠRD Tržič, Mo." Linguistica 44, no. 1 (December 1, 2004): 161–66. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.44.1.161-166.

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Abstract:
Tre istituzioni culturali del Basso Isontino, una italiana, la principale promotrice della pubblicazione, e due slovene, hanno reso possibile l'apparizione di questo impor­ tante studio della toponomastica del territorio monfalconese di Maurizio Puntin, frut­ to di un lungo, decennale lavoro. Vogliamo sottolineare subito l'attributo storico nel ti­ tolo. L'autore non si è limitato all'esame della toponomastica nello stato attuale; ha fatto una minuziosa ricerca negli archivi e ha esplorato i catasti e codici e, inoltre, anche i due preziosi schedari di Corgnali, antroponimico e toponimico, giacenti presso la Bi­ blioteca Civica di Udine. Per ciò la qualifica di "storico" è del tutto giustificata: vi sono elencati i toponimi (e microtoponimi!) di un ristretto territorio, quello monfalconese attraverso secoli, alcuni addirittura tramandati dagli storici greci e latini. Il vero inte­ resse rimangono, certo, i toponimi che mostrano la fluttuazione delle etnie dal Medio Evo in poi. Per convincerci dell'assiduo lavoro dell'autore è sufficiente sottolineare l'ab­ bondante uso del Catasto Napoleonico, del 1818. Un altro ricercatore dei microtoponi­ mi di un territorio tutto sommato non troppo distante e comunque per qualche aspet­ to simile al monfalconese, il linguista e etnologo friulano Roberto Dapit esaminando i microtoponimi nella valle di Resia ha constatato che i catasti napoleonici superano, per quanto riguarda la precisione e l'esattezza, quelli fatti nell'epoca dell'amministrazione austriaca e anche quelli posteriori. Il che è un elogio alla burocrazia francese. Sia detto per l'inciso, fultimo decreto riguardante Trieste, [più precisamente le tariffe dell'entrepôt triestino,J fu firmato da Napoleone nel 1812, mentre si trovava alle porte di Mosca (!).
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de Sio, Gian Filippo. "More nobilium. Le spese vistose straordinarie dei conti Andreani nel secondo Settecento: matrimoni, funerali, viaggi e monacazioni." STORIA IN LOMBARDIA, no. 2 (September 2020): 7–44. http://dx.doi.org/10.3280/sil2018-002002.

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Abstract:
L'autore, grazie al ricco fondo delle carte familiari, conservato all'Archivio di Stato di Milano, analizza le imponenti spese straordinarie dei conti Andreani a Milano nel periodo 1775-1785. Famiglia originaria di Corenno, sul lago di Como, giunta a Milano nella prima metà del Settecento, gli Andreani diventano nobili grazie al servizio svolto nei più alti gradi della burocrazia statale, arrivando a essere una delle più ricche famiglie del patriziato della loro epoca, secondo le rilevazioni fiscali francesi del successivo periodo napoleonico. Lo sfarzo del loro abituale stile di vita si riflette non solo nelle spese correnti, come cibo, salario e vestiario dei servi, carità, stalla e carrozze, ma anche in quelle vistose straordinarie, ossia matrimoni, funerali, viaggi e monacazioni, puntualmente messe in evidenza dai ragionieri nel libro di cassa dei conti, ammontando nel decennio considerato a oltre 2.500.000 lire milanesi in totale. Le uscite medie annuali raggiungono 228mila lire milanesi circa.
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Papagna, Elena. "La nobiltÀ nel Mezzogiorno d'Italia durante il Decennio francese." SOCIETÀ E STORIA, no. 123 (June 2009): 31–55. http://dx.doi.org/10.3280/ss2009-123003.

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Abstract:
- In the first part of the essay the author examines the law on nobility enacted in southern Italy under French domination by linking it to measures taken by the Bourbon government in the second half of the Eighteenth Century. Two stages have been identified in Napoleonic legislation: the first deprives the ancient nobility of the Kingdom of its legal privileges maintaining only an honorary distinction; the second establishes a new nobility, intended to confer symbolic and material rewards on those who distinguished themselves in the service of the State and the Dynasty. An advisory board – the Consiglio de' majoraschi – was created and charged with carrying out the bureaucratic procedures provided for the establishment of entails. These were an essential requirement for the titles conferred upon the new nobles to become hereditary. In the second part the author performs a quantitative and qualitative analysis of the new nobility, involving the timing and social distribution of the new titles. Te relations between old and new Neapolitan aristocracy nobles are also investigated. The case of Southern Italy is set in the broader context of Napoleonic Europe, and the similarities and differences between the new nobilities of the French Empire and of the Kingdom of Italy are duly underlined.Keywords: Napoleonic Era; Southern Italy; Nobility; legislation on nobilityParole chiave: etÀ napoleonica; Mezzogiorno d'Italia; nobiltÀ; legislazione nobiliare
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Brice, Catherine, and Marco Meriggi. "Recensioni. Stato e società nell'Europa napoleonica / Forme del dominio e organizzazione del consenso nella Roma napoleonica." PASSATO E PRESENTE, no. 93 (October 2014): 153–75. http://dx.doi.org/10.3280/pass2014-093010.

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Grab, Alexander. "The napoleonic state and public health policies: smallpox vaccination in napoleonic Italy (1800-1814)." SOCIETÀ E STORIA, no. 145 (January 2015): 487–511. http://dx.doi.org/10.3280/ss2014-145003.

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Woloch, Isser. "NAPOLEONIC CONSCRIPTION: STATE POWER AND CIVIL SOCIETY." Past and Present 111, no. 1 (1986): 101–29. http://dx.doi.org/10.1093/past/111.1.101.

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10

Hicks, Peter. "The Napoleonic ?police' or ?security state' in context." Napoleonica La Revue 4, no. 1 (2009): 2. http://dx.doi.org/10.3917/napo.091.0001.

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Dissertations / Theses on the topic "Stato napoleonico"

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Forgione, Fabio. "Il potere dell'evoluzione: il dibattito sulla variabilità delle specie a Torino dall'Età napoleonica allo Stato unitario." Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2016. https://hdl.handle.net/11572/368122.

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Abstract:
Nel corso dell'Ottocento, Torino fu uno dei principali centri di elaborazione e diffusione delle teorie evoluzionistiche in Italia. Le ricerche furono indirizzate dapprima dal modello trasformistico di Lamarck e, a partire dagli anni '60, dalla teoria darwiniana. Il lavoro ricostruisce lo sviluppo delle indagini in zoologia e in alcune discipline ad essa collegate, come la paleontologia e l'antropologia, approfondendo anche il dibattito nato sui periodici scientifici, le opere divulgative e i giornali. Tale ricostruzione si accompagna ad uno studio delle interferenze tra gli orientamenti teorici adottati dagli scienziati e le fasi del cambiamento politico-sociale che si succedettero nel corso del secolo.
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McCallister, Stephanie. "Remaking the state: education and religious reform in Bavaria under Maximilian IV Joseph, 1796-1808." Thesis, Kansas State University, 2014. http://hdl.handle.net/2097/18236.

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Abstract:
Master of Arts
Department of History
Brent Maner
During the late eighteenth and early nineteenth centuries, Bavaria embarked on an ambitious program of reform that fundamentally altered the Bavarian state and society. The men responsible for such dramatic changes were Maximilian IV Joseph, the last Elector and first King of Bavaria, and Maximilian Joseph Graf von Montgelas, his closest advisor. Both Max Joseph and Montgelas sought to modernize their government through the removal of feudal remnants and increased participation of the kingdom’s subjects. Reforms in education and religion were central to this endeavor. Education reforms developed the skills necessary for improving society, increasing the state’s prosperity, and instilling a sense of loyalty to the Bavarian king. Religious reforms helped to eliminate prejudice and better integrate the Protestant and Catholic subjects into Bavarian society, particularly in the areas Bavaria gained during the Napoleonic wars. By maintaining a balance between preserving loyalty to the king and increasing participation in the state’s modernization, the Bavarian monarch hoped to reap the benefits of enlightened reform and prevent revolution. Previous histories of reform during the Napoleonic Era have focused on Austria and Prussia but Bavaria deserves attention as well. There is a pendulum-like quality to Bavarian history that swings between reform and reaction. In 1799 when Max IV Joseph and Montgelas came to Munich, reform and self-preservation in the face of the French Revolution and Napoleon, as well as the changing face of the Holy Roman Empire, served as the impetus for reform. Reform in the early nineteenth century allowed the Bavarian bureaucrats to strengthen the power of the king and increase the wealth of the state. Through a careful analysis of the reform edicts, personal papers of Montgelas, and statements from outside commentators, a clearer picture of reform in Bavaria can be pieced together and the true impact of reform during the Napoleonic Period can be seen; reform that made the Bavaria of Max Joseph almost unrecognizable from the Bavaria of his predecessor.
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TOSCANO, VINCENZO. "LO STATO DELLA CHIESA TRA DIRITTO INTERNO E INTERNAZIONALE NELLA PRIMA METÀ DELL'OTTOCENTO. LA FIGURA E IL PENSIERO POLITICO DI PELLEGRINO ROSSI." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2022. http://hdl.handle.net/2434/926213.

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Abstract:
La prima parte dell’Ottocento ha rappresentato un momento cruciale per il contesto europeo, costretto in un primo momento a fare i conti con le ultime conseguenze della grande ventata rivoluzionaria, e poi – direttamente – con il figlio più spregiudicato di quest’ultima; quel petit diable arrivato dalla Corsica e divenuto imperatore. Anni in cui lo Stato della Chiesa vive alcuni dei momenti più delicati della sua esistenza (basti pensare all’annessione diretta all’impero francese o alla deportazione di Pio VII), senza avere la forza materiale per opporsi a tali vicissitudini. Il lavoro compiuto dai rappresentanti europei a Vienna, durante l’omonimo Congresso, tenta di attuare un “forzato” e precario ritorno al passato, che si rivelerà incapace di resistere allo spirito dei nuovi tempi. Lo Stato pontificio – questa la nuova denominazione adottata dopo la grande adunanza del 1814-1815 (quasi a voler eliminare quell’aura di sacralità destinata a diventare sempre più scomoda nei decenni successivi) – si trova dinanzi all’impellente bisogno di riorganizzare il proprio apparato istituzionale, consapevole di non poter cancellare definitivamente la parentesi degli anni appena trascorsi. In un secolo che vedrà la definitiva scomparsa del dominio temporale dei papi, quanto appena detto è soltanto una delle sfide con cui lo Stato dell’Italia centrale è chiamato a confrontarsi. Tali eventi infatti, si susseguono in uno scenario internazionale in continua evoluzione, dove anche le grandi potenze sono spesso chiamate a confrontarsi con eventi inattesi, ma sempre attente alle dinamiche dell’equilibrio e al bilanciamento degli interessi in gioco. Per una realtà che non è semplicemente un’entità statale, ma anche centro dell’orbe cattolico e sede del successore di Pietro, accettare di stravolgere la propria “natura” non è affatto semplice. Consentire l’accesso dei laici ai vertici della burocrazia, istituire organismi “realmente” rappresentativi, o pensare di promulgare una Carta fondamentale, continua ad essere per anni un ricorrente miraggio. Anche se da più fronti riecheggia la necessità di portare un ammodernamento all’amministrazione interna dello Stato, sul versante amministrativo, economico, e soprattutto giudiziario, sembra trionfare – quasi sempre – la linea dell’intransigenza e dell’immobilità. A volte si interviene, è vero, ma più per compiacenza che per reale convinzione, dovendo tener conto di pressioni interne ed esterne. Spinte talvolta provenienti dal malcontento sempre più diffuso, talvolta dall'ingerenza dei grandi Stati europei. Il presente lavoro di ricerca, si è posto dunque l’obiettivo di analizzare le principali vicende (specialmente giuridiche) – interne ed esterne – che hanno coinvolto lo Stato della Chiesa nella prima metà dell’Ottocento. Un percorso sviluppato lungo molteplici direttrici, partito dallo sfondo dei grandi eventi storici di questi anni, e intrecciatosi con le vicende di alcuni grandi protagonisti: pontefici, segretari di Stato, capi di governo, monarchi. Uno sguardo gettato non solo sul fronte interno, ma anche su quello internazionale. Capire come Roma provi a gestire le proprie relazioni estere in un contesto sovranazionale che in questi decenni vede sorgere nuovi Stati (si prenda l’esempio rappresentato dal Belgio), assiste a mutamenti rilevanti (si pensi alla Francia del 1830, con l’inizio della monarchia orleanista, o all’indipendenza raggiunta dai Paesi del sud America), o a forti dispute dinastiche (come avviene nella Penisola iberica), è importante per capire come essa debba confrontarsi anche con governi che, a seconda dei casi, assumono caratteri marcatamente conservatori o con forti tendenze liberali. E per quanto sia naturale l’inclinazione, o se vogliamo la “vicinanza” della Curia romana verso posizioni reazionarie, ciò non significa che i rapporti con potenze come Russia o Austria, rimangono sempre idilliaci. Tuttavia, quella appena descritta, non è stata l’unica linea seguita nello sviluppo della presente ricerca. Quasi a voler procedere su due binari paralleli, ci si è soffermati anche sulla figura e sul pensiero politico di uno dei giuristi più rilevanti della prima metà del secolo: Pellegrino Rossi. Giurista certo, anche se tale espressione non basta per racchiudere la grandezza di un “figlio italiano”, nato e vissuto quando l’Italia unita ancora non esisteva. Molto è stato già detto, o meglio scritto, su questo poliedrico personaggio, e sulla sua vita spesa tra l’Italia, la Svizzera, la Francia e poi nuovamente nella Penisola, impegnato presso la corte romana come rappresentante francese, e poi come ministro di sua santità. Eppure, proprio tali aspetti sono stati utili per lo svolgimento del presente lavoro, guardando a sfumature meno indagate, ma di assoluto rilievo. Tali sono stati ad esempio i momenti più rilevanti trascorsi dal Rossi in terra elvetica (in quanto membro del Consiglio rappresentativo di Ginevra e inviato alla Dieta di Lucerna del 1832), o i maggiori interventi tenuti presso la camera dei Pari a Parigi, tra il 1840 e il 1844. Lo stesso dicasi per le delicate vicende che coinvolsero il giurista durante il suo incarico presso la corte papale, o la particolare congiuntura storica in cui assunse l’incarico di ministro dell’interno di Pio IX. Proprio qui, prima nei panni di ambasciatore, e poi come perno del nuovo governo nato nel settembre 1848, il poliedrico italiano avrebbe cercato di scuotere lo Stato romano dal suo torpore, per trainarlo verso un assetto più moderno e realmente costituzionale.
The first part of the nineteenth century was a crucial moment for the European context, which was first forced to reckon with the last consequences of the great revolutionary wave, and then - directly - with France's most unscrupulous son; that petit diable arrived from Corsica and become emperor. In these years the Papal States experienced some of the most delicate moments of their existence (suffice it to think of the direct annexation to the French Empire or the deportation of Pius VII), without having the material strength to oppose such vicissitudes. The work carried out by the European representatives in Vienna, during the famous Congress, attempts to implement a “forced” and precarious return to the past, which will prove to be incapable of withstanding the spirit of the new times. The Papal State - this was the new denomination adopted after the great meeting of 1814-1815 (as if to eliminate the aura of sacredness destined to become increasingly uncomfortable in the following decades) - was faced with the urgent need to reorganise its institutional apparatus, aware that it could not definitively cancel the parenthesis of the years that had just passed. In a century that will see the disappearance of the temporal dominion of the popes, it was only one of the challenges with which the State of central Italy was called to confront. In fact, these events took place in a constantly evolving international scenario, where even the great powers were often called upon to deal with unexpected events, but were always attentive to the dynamics of balance and the balancing of interests at stake. For a reality that is not only a state entity, but also the centre of the Catholic world and the seat of the successor of Peter, accepting to change its “nature” is not easy. Allowing lay people access to the upper echelons of the bureaucracy, setting up “truly” representative bodies, or thinking of promulgating a fundamental charter, has been a recurring mirage for years. Although the need to modernise the internal administration of the State is echoed on many fronts, on the administrative, economic and, above all, judicial fronts, the line of intransigence and immobility seems to triumph almost always. It is true that action is sometimes taken, but more out of complacency than real conviction, having to take account of internal and external pressures. Pressure that sometimes comes from increasingly widespread discontent, sometimes from the interference of the large European states. The aim of this research work was therefore to analyse the main (especially legal) events - internal and external - that involved the Church State in the first half of the nineteenth century. A path developed along multiple lines, starting from the background of the great historical events of recent years, and intertwined with the vicissitudes of some great protagonists: popes, secretaries of state, heads of government, monarchs. A look not only at the domestic front, but also at the international one. Understanding how Rome tries to manage its foreign relations in a supranational context that in recent decades has seen the emergence of new states (e.g. Belgium), significant changes (e.g. France in 1830, with the beginning of the Orleanist monarchy, or the independence achieved by the countries of South America), or strong dynastic disputes (e.g. the Iberian Peninsula), is important to understand how it must also deal with governments that, depending on the case, take on markedly conservative characteristics or with strong liberal tendencies. Despite the Roman Curia's natural inclination, “closeness” to reactionary positions, relations with powers such as Russia or Austria don’t remain idyllic. However, the line just described was not the only one followed in the development of this research. As if wishing to proceed on two parallel tracks, we have also focused on the figure and political thought of one of the most important jurists of the first half of the century: Pellegrino Rossi. A jurist of course, although this expression is not enough to encapsulate the greatness of an “Italian son”, born and raised when united Italy did not yet exist. Much has already been said, or rather written, about this multifaceted character, and about his life spent between Italy, Switzerland, France and then back on the peninsula, working at the Roman court as a French representative, and then as a minister of His Holiness. And yet these aspects have been precisely useful in this work, looking at lesser-known but absolutely important aspects. These were, for example, the most important moments Rossi spent in Switzerland (as a member of the Geneva Representative Council and as an envoy to the Diet of Lucerne in 1832), or the major speeches he made at the Chamber of Peers in Paris between 1840 and 1844. The same can be said about the delicate events that involved the jurist during his tenure at the papal court. It was here, first as ambassador, and then as the pivot of the new government formed in September 1848, that the multifaceted Italian tried to shake the Roman State out of its torpor and pull it towards a more modern and truly constitutional order.
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Rowe, Michael. "German civil administrators and the politics of the Napoleonic State in the Department of the Roer, 1798-1815." Thesis, University of Cambridge, 1996. https://www.repository.cam.ac.uk/handle/1810/272814.

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ABBIATI, MICHELE. "L'ESERCITO ITALIANO E LA CONQUISTA DELLA CATALOGNA (1808-1811).UNO STUDIO DI MILITARY EFFECTIVENESS NELL'EUROPA NAPOLEONICA." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2017. http://hdl.handle.net/2434/491761.

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Abstract:
L’esercito italiano e la conquista della Catalogna (1808-1811) Uno studio di Military Effectiveness nell’Europa napoleonica Settori scientifico-disciplinari SPS/03 – M-STO/02 La ricerca ha lo scopo di ricostruire e valutare l’effettività militare dell’esercito italiano al servizio di Napoleone I. In primo luogo attraverso un’analisi statistica e strategica della costruzione, e del successivo impiego, dell’istituzione militare del Regno d’Italia durante gli anni della sua esistenza (1805-14); successivamente, è stato scelto un caso di studi particolarmente significativo, come la campagna di Catalogna (1808-11, nel contesto della guerra di Indipendenza spagnola), per poter valutare il contributo operazionale e tattico dei corpi inviati dal governo di Milano e la loro integrazione con l’apparato militare complessivo del Primo Impero. La tesi ha voluto rispondere alla mancanza di studi sul comportamento in guerra dell’esercito italiano e, allo stesso tempo, introdurre nella storiografia militare italiana la metodologia di studi, d’origine anglosassone e ormai di tradizione trentennale, di Military Effectiveness. La ricerca si è primariamente basata, oltre che sulla copiosa memorialistica a stampa italiana e francese, sulla documentazione d’archivio della Secrétairerie d’état impériale (Archives Nationales di Pierrefitte-sur-Seine, Parigi), del Ministère de la Guerre francese (Service historique de la Défence, di Vincennes, Parigi) e del Ministero della Guerra del Regno d’Italia (Archivio di Stato di Milano). Dal punto di vista dei risultati è stato possibile verificare come l’esercito italiano abbia rappresentato, per Bonaparte, uno strumento duttile e di facile impiego, pur in un contesto di sostanziale marginalità numerica complessiva di fronte alle altre (e cospicue) forze messe in campo da parte dell’Impero e dei suoi altri Stati satellite e alleati. Per quanto riguarda la campagna di conquista della Catalogna è stato invece possibile appurare il fondamentale contributo dato dal contingente italiano, sotto i punti di vista operazionale e tattico, per la buona riuscita dell’invasione; questo primariamente grazie alle elevate caratteristiche generali mostrate dallo stesso, ma anche per peculiarità disciplinari e organizzative che resero i corpi italiani adatti a operazioni particolarmente aggressive.
The Italian Army and the Conquest of Catalonia (1808-1811) A Study of Military Effectiveness in Napoleonic Europe Academic Fields and Disciplines SPS/03 – M-STO/02 The research has the purpose of reconstruct and evaluate the military effectiveness of the Italian Army existed under the reign of Napoleon I. Firstly through a statistic and strategic analysis of the development, and the following deployment, of the military institution of the Kingdom of Italy in the years of its existence (1805-14). Afterwards, a particularly significant case study was chosen, as the campaign of Catalonia (1808-11, in the context of the Peninsular War), in order to assess the operational and tactical contribution of the regiments sent by the Government of Milan and their integration in the overall military apparatus of the First Empire. The thesis wanted to respond to the lack of studies on the Italian army’s behavior in war and, at the same time, to introduce the methodology of the Military Effectiveness Studies (of British and American origin and, by now, enriched by a thirty-year old tradition) in the Italian historiography. The research is primarily based, besides the numerous memoirs of the Italian and French veterans, on the archive documentation of the Secrétairerie d’état impériale (Archives Nationales of Pierrefitte-sur-Seine, Paris), of the French Ministère de la Guerre (Service historique de la Défence, of Vincennes, Paris) and of the Italian Ministero della Guerra (Archivio di Stato di Milano). About the results, it has been verified how the Italian army has become a flexible and suitable instrument for Bonaparte, albeit in a context of substantial overall numerical marginality in comparison to the heterogeneous forces available to the Empire and its others satellites and allied states. Regarding the campaign of Catalonia, instead, it was possible to ascertain the fundamental contribution of the Italian regiments, in an operational and tactical perspective, for the success of the invasion. This was primarily due to the excellent general characteristics shown by the expeditionary force, but also to disciplinary and organizational peculiarities that have made the Italian corps suitable for particularly aggressive operations.
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Klasa, Michael Gerhard. "State and Empire Before and During the Napoleonic Era: The effects of liberal revolutions in France, Spain, and Portugal at the end of the 18th and the beginning of the 19th century." Master's thesis, [s.n.], 2014. http://hdl.handle.net/10284/7212.

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Abstract:
This master thesis deals in general with the effects of liberal revolutions in France, Spain, and Portugal at the end of the 18th and the beginning of the 19th century, to explain the changes in political systems in the Iberian Peninsula. For this, the definitions of streams of thought, ideas and concepts according to their historicity are being considered, in order to understand the meaning ascribed to them at the time. For that reason, the first chapter is about the change from absolutism to liberalism. The two concepts and streams of thought are explained and compared and the theoretical part of the thesis is started with this. At the end of this part a small amount of information on constitutional monarchism is given with this special form of monarchy being the following system of government after the absolute monarchism. In this connection, the following chapter deals with the concept definitions at around 1780 – 1815 as to be named the concept of (nation) “state”, the concept of “empire”, and the concepts of “peace” and “war”. In this stage, the historicity of each idea was analyzed, from the origin to the time of this study. In a third part of the thesis a case study is made showing the situation in and the political relations between France, Spain, and Portugal in these times. The first subchapter deals with France and the precursors of the French Revolution, the second one with the absolute monarchy of Spain, and the third describes the circumstances in Portugal. The fourth chapter of the thesis is the most important one as it is describing and analyzing the turning point, meaning the switch, to new governmental forms with the help of liberal revolutions. The reasons why it came to the French Revolution are covered in this part, too, with this event being the starting signal for a number of revolutions all over the continent. The questions of What changed?, How did it affect France?, How did it affect Spain?, and How did it affect Portugal? are answered and similarities and differences are shown at the end. In the conclusion, the remnants of the ‘new’ ideas that can still be found today are discussed and a parallel is drawn that even nowadays revolutions or even wars are taking place to change existing political systems as seen in the Arabic world, for example. To come to an end of the thesis, this is combined with a profound personal opinion on the topic in which the subjective opinion of the author is evaluating the processes in the three discussed countries.
Esta dissertação tem por objeto a contextualização e análise dos efeitos das revoluções liberais na França, Espanha e Portugal, nos finais do século XVIII e inícios do século XIX, visando explicar as mudanças nos sistemas políticos da Península Ibérica. Para isso, consideramos muito importante apoiar o nosso estudo na definição preliminar dos conceitos base e das correntes de pensamento político de acordo com sua historicidade, com o fim de compreender o significado que lhes é atribuído no momento. Por essa razão, o primeiro capítulo é dedicado à distinção entre o regime do absolutismo e do liberalismo. Os dois conceitos e correntes de pensamento são explicados e comparados, sendo iniciada a tese com esta abordagem teórica. No final desta parte, são realçadas as principais caraterísticas da monarquia constitucional enquanto uma forma especial de monarquia que sucedeu ao sistema de governo da monarquia absoluta. Neste alinhamento, o capítulo seguinte debruça-se sobre definições conceituais relevantes, no período de 1780-1815, como o conceito de (nação) "Estado", de "império", e os conceitos de "paz" e de "guerra". Neste capótulo, foi realçada a historicidade de cada um destes conceitos, desde a origem até ao tempo do nosso estudo. No terceiro capítulo da tese é executado o estudo de caso mostrando a evolução das relações políticas entre França, Espanha e Portugal no período histórico definido. O primeiro subcapítulos é dedicado à França e aos antecedentes directos da Revolução Francesa, o segundo reporta-se à caraterização da monarquia absoluta em Espanha, e a terceira descreve as vicissitudes políticas de Portugal. O quarto capítulo da tese é o mais importante, sendo dedicado à descrição e análise do ponto de viragem, ou seja, a mudança e a rutura consumadas, com a emergência de novas formas de governo, por efeito das revoluções liberais. As principais razões pelas quais ocorreu esta mudança das estruturas políticas no período subsequente à Revolução Francesa são abordadas nesta parte, considerando que este evento foi o ponto de partida para uma série de revoluções em todo o continente europeu. Procuramos responder a algumas questões: O que mudou?, Como isso afetou a França? , Como isso afetou a Espanha? e Como isso afetou Portugal? As respostas às questões, bem como as semelhanças e as diferenças são apresentadas no final. Na conclusão, o remanescente das «novas» ideias revolucionárias que podem ainda hoje ser descortinadas são discutidas, considerando que num plano paralelo as revoluções dos nossos dias, ou mesmo guerras, ocorrem igualmente com o intuito de mudar os sistemas políticos existentes, como se tem observado mais recentemente no mundo árabe, por exemplo. No fecho deste estudo é apresentada uma opinião pessoal sustentada sobre o tema, na qual a opinião subjetiva do autor perspetiva uma avaliação dos processos políticos nos três países abordados.
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TEDOLDI, Leonida. "Il mestiere del difendere. Giudici, avvocati e procuratori a Brescia e Verona dalla Repubblica di Venezia all'età napoleonica." Doctoral thesis, 1997. http://hdl.handle.net/11562/464343.

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Abstract:
La tesi traccia il complesso percorso di "professionalizzazione" del ceto dei legali bresciani e veronesi dalla seconda metà del Settecento all'età napoleonica.
This work deals with the professional job of brescian and veronese barristers from XVIII to early Ninenteenth century.
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Robinson, Sarah E. "Prefects on the scene sociability, politics, and state building in Napoleonic France /." 2003. http://catalog.hathitrust.org/api/volumes/oclc/52751189.html.

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Abstract:
Thesis (M.A.)--University of Wisconsin--Madison, 2003.
Typescript. eContent provider-neutral record in process. Description based on print version record. Includes bibliographical references (leaves 115-118).
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Books on the topic "Stato napoleonico"

1

Costanza, D'Elia, ed. Stato e chiesa nel Mezzogiorno napoleonico: Atti del quinto Seminario di studi "Decennio francese (1806-1815)". Napoli: Giannini, 2011.

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2

Vito, Tirelli, ed. Il Principato napoleonico dei Baciocchi (1805-1814): Riforma dello stato e società : atti del convegno internazionale (Lucca 10-12 Maggio 1984). Lucca: Maria Pacini Fazzi Editore, 1986.

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3

La scuola nelle Marche in età napoleonica. Urbino: Quattro venti, 2000.

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4

Archivio di Stato di Milano. Momenti dell'eta napoleonica nelle carte dell'Archivio di Stato di Milano. Milano]: Archivio di Stato di Milano, 1987.

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5

Frate, Paolo Alvazzi del. Le istituzioni giudiziarie degli "Stati romani" nel periodo napoleonico (1808-1814). Roma: Euroma-La Goliardica, 1990.

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6

Science and polity in France: The revolutionary and Napoleonic years. Princeton: Princeton University Press, 2004.

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7

Dall'abbecedario alle "scienze sublimi": Scuola e istruzione nel Novarese napoleonico (1800-1814). Macerata: EUM, 2010.

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8

Inside Napoleonic France: State and society in Rouen, 1800-1815. Aldershot, [England]: Ashgate, 2001.

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9

Broers, Michael. Napoleonic imperialism and the Savoyard monarchy, 1773-1821: State building in Piedmont. Lewiston [N.Y.]: Edwin Mellen Press, 1997.

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10

Marina, Caffiero, Granata Veronica, and Tosti Mario, eds. L'impero e l'organizzazione del consenso: La dominazione napoleonica negli Stati romani, 1809-1814. Soveria Mannelli: Rubbettino, 2013.

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Book chapters on the topic "Stato napoleonico"

1

Ellis, Geoffrey. "The Civil Foundations of the Napoleonic State." In The Napoleonic Empire, 18–49. London: Macmillan Education UK, 1991. http://dx.doi.org/10.1007/978-1-349-08847-8_3.

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2

Ellis, Geoffrey. "The Civil Foundations of the Napoleonic State." In The Napoleonic Empire, 20–53. London: Macmillan Education UK, 2003. http://dx.doi.org/10.1007/978-1-4039-4401-6_3.

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3

Breuilly, John. "Napoleonic Germany and State-formation." In Collaboration and Resistance in Napoleonic Europe, 121–52. London: Palgrave Macmillan UK, 2003. http://dx.doi.org/10.1057/9780230294141_8.

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4

Grab, Alexander. "The Napoleonic Kingdom of Italy: State Administration." In The Napoleonic Empire and the New European Political Culture, 204–15. London: Palgrave Macmillan UK, 2012. http://dx.doi.org/10.1057/9781137271396_20.

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5

Glenthøj, Rasmus. "The Danish State and the Napoleonic Wars." In Napoleon’s Empire, 187–98. London: Palgrave Macmillan UK, 2016. http://dx.doi.org/10.1057/9781137455475_13.

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6

Hartley, Janet. "Russia and Napoleon: State, Society and the Nation." In Collaboration and Resistance in Napoleonic Europe, 186–202. London: Palgrave Macmillan UK, 2003. http://dx.doi.org/10.1057/9780230294141_11.

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7

Jupp, Peter. "The British State and the Napoleonic Wars, 1799–1815." In Collaboration and Resistance in Napoleonic Europe, 213–37. London: Palgrave Macmillan UK, 2003. http://dx.doi.org/10.1057/9780230294141_13.

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8

Forrest, Alan. "State-formation and Resistance: The Army and Local Elites in Napoleonic France." In Collaboration and Resistance in Napoleonic Europe, 37–54. London: Palgrave Macmillan UK, 2003. http://dx.doi.org/10.1057/9780230294141_3.

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9

Zetterberg, Kent. "State-formation, Public Resistance and Nation-building in Scandinavia in the Era of Revolution and Napoleon, 1789–1815." In Collaboration and Resistance in Napoleonic Europe, 203–12. London: Palgrave Macmillan UK, 2003. http://dx.doi.org/10.1057/9780230294141_12.

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10

Czubaty, Jarosław. "The Attitudes of the Polish Political Elite towards the State in the Period of the Duchy of Warsaw, 1807–1815." In Collaboration and Resistance in Napoleonic Europe, 169–85. London: Palgrave Macmillan UK, 2003. http://dx.doi.org/10.1057/9780230294141_10.

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