Academic literature on the topic 'Stati nazionali'

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Journal articles on the topic "Stati nazionali"

1

Linz, Juan J. "PLURINAZIONALISMO E DEMOCRAZIA." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 25, no. 1 (April 1995): 21–50. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200023327.

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Abstract:
IntroduzionePochi Stati sono Stati nazionali, e gran parte delle nazioni non sono destinate a raggiungere la condizione di Stato sovrano. Una trasformazione delle società plurinazionali in Stati nazionali «monocromatici» come quelli esistenti in passato è impossibile nel contesto di istituzioni liberaldemocratiche. La maggioranza delle cosiddette «nuove nazioni» sono in realtà Stati multinazionali o quantomeno multiculturali. Non solo i cittadini risiedono geograficamente in ambiti frammisti; le loro famiglie hanno un background eterogeneo e, dato non meno e forse più importante, hanno identità duali. Le istituzioni e i processi democratici devono riconoscere queste situazioni di fatto, questo tipo di pluralismo. In che misura, in uno Stato democratico, il pluralismo deve essere basato sulla rappresentanza e sui diritti di gruppo oppure sui diritti individuali? In che misura particolari soluzioni istituzionali rischiano di condurre ad un conflitto tra questi due principii ed approcci nel contesto della politica democratica? In che modo sarà protetta la libertà degli individui di scegliere la propria identità senza vedersi imporre identità inclusive? Questi sono problemi teorici e pratici sia per le democrazie contemporanee, sia per i paesi avviati verso la democrazia. Come potranno, gli Stati democratici multinazionali, guadagnarsi una legittimità sufficiente a rendere i processi decisionali democratici possibili e compatibili con il pluralismo nazionale e culturale? In particolare, come si potrà, in società di questo genere, rendere compatibile il federalismo con i diritti delle minoranze all'interno di unità territoriali, se in queste unità esistono maggioranze «nazionali»? Se non diamo soluzione a questi interrogativi, rischiamo di riprodurre in scala ridotta i problemi creati dai fondatori degli Stati nazionali in società multinazionali. Quali forme può assumere il pluralismo nazionale e culturale nelle società democratiche, e qual è il ruolo che le istituzioni e i processi democratici possono svolgere per rendere compatibili il pluralismo e la libertà individuale? Questi sono alcuni dei quesiti che dobbiamo sollevare e a cui dobbiamo dare risposta.
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Foders, Federico. "The Fisheries Regime in the Member Countries of the EC: Legal and Economic Aspects." Journal of Public Finance and Public Choice 7, no. 1 (April 1, 1989): 67–79. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907344695.

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Abstract:
Abstract Il regime che regola l’utilizzazione delle risorse ittiche degli spazi marini che rientrano nell’ambito della giurisdizione nazionale dei paesi comunitari è soggetto, in principio, alle regolamentazioni della Commissione Cee, dato che la politica della pesca fa parte della politica agricola comune.Sono rimaste, tuttavia, agli stati membri numerose competenze dovute alle diverse tradizioni nazionali in materia di regolamentazione della pesca, per cui è attualmente vigente un sistema misto, con la coesistenza non equilibrata di regolamentazioni nazionali e comunitarie.Peraltro, non sembra che la politica comunitaria abbia favorito il miglioramento dell’efficienza, dato che ha incoraggiato una espansione della capacità che ha superato di gran lunga le dimensioni ottimali, dando luogo a prezzi molto superiori a quelli internazionali. Un altro problema sul quale il coordinamento comunitario non è stato sinora molto efficace è quello dell’inquinamento marino, che dovrebbe essere risolto con un maggior ricorso ai meccanismi di mercato piuttosto che a rigidi sistemi di controllo la cui inefficacia è stata dimostrata nei paesi, come gli Stati Uniti, in cui sono stati applicati.
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Menis, Claudio. "Les rapports entre le droit communautaire et la nouvelle loi italienne relative à la protection de la concurrence." Journal of Public Finance and Public Choice 8, no. 2 (October 1, 1990): 79–92. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907344974.

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Abstract:
Abstract La nuova legge italiana sulla concorrenza s’inserisce in un contesto economico e giuridico caratterizzato dall’esistenza del diritto comunitario della concorrenza, che è applicable a tutti i comportamenti delle imprese che producono effetti nella Comunità economica europea.Il diritto comunitario non esclude che gli Stati membri introducano leggi nazionali per la protezione della concorrenza, che anzi possono coesistere legittimamente con il diritto comunitario e anche svolgere un ruolo importante in seno alla Comunità.Pertanto, è utile esaminare quale sia l’incidenza del diritto comunitario della concorrenza sulla legge italiana e, inoltre, quale sia il ruolo che la legge italiana può svolgere per contribuire ad assicurare il buon funzionamento del mercato comune.In primo luogo, è necessario esaminare i rapporti tra gli articoli 85 e 86 del Trattato CEE e i diritti nazionali della concorrenza.Tali articoli si applicano esclusivamente ai comportamenti delle imprese che sono suscettibili d’influenzare gli scambi commerciali tra Stati membri. Essi non hanno quindi il compito di sostituirsi ai diversi diritti nazionali della concorrenza ma, al contrario, lasciano aperta agli Stati membri la possibilità di emanare norme specifiche per il controllo delle imprese i cui comportamenti hanno effetto nei rispettivi territori nazionali.Peraltro, secondo quanto ha stabilito nel 1969 la Corte di Giustizia delle Comunità europee, l’applicazione parallela del diritto comunitario e del diritto nazionale non può essere ammessa che nella misura in cui non pregiudichi l’applicazione uniforme, in tutto il mercato comune, delle norme comunitarie.Tra i diversi casi possibili, quelli in cui le autorità nazionali possono agire sono sia il caso in cui la Commissione abbia ritenuto di vietare gli accordi o le pratiche in discussione, ed in cui un divieto a livello nazionale potrebbe contribuire ad elevare le sanzioni nei riguardi dell’impresa incriminata (pur tenendosi conto del fatto che per motivi di equità le sanzioni cumulate non possono superare un certo livello), sia il caso in cui la Commissione abbia dichiarato che un accordo o una pratica non rientrano nel campo d’applicazione degli articoli 85 o 86; in quest’ultimo caso, secondo la dottrina prevalente, un’attestazione negativa non priverebbe le autorità nazionali del diritto di applicare la loro legislazione sulla concorrenza. Un caso analogo è quello in cui la Corte, con una speciale lettera amministrativa (lettre de classement), abbia espresso l’opinione di non dover intervenire in applicazione dell’art. 85, e nel quale le autorità nazionali possono applicare le loro norme più ristrette.Per quanto riguarda, poi, il regolamento comunitario attinente alle concentrazioni nei suoi rapporti con i diritti nazionali di concorrenza, esso non determina il suo campo di applicazione sulla base dell’influenza esercitata sugli scambi tra Stati membri, ma in funzione del criterio della dimensione comunitaria dell’operazione di concentrazione. In questo caso, contrariamente a quanto accade per l’applicazione degli articoli 85 ed 86 del Trattato CEE, viene escluso qualsiasi intervento dei sistemi nazionali nei riguardi delle concentrazioni di dimensione comunitaria (con due eccezioni: quando la concentrazione rischia di determinare una «posizione dominante” all’interno di uno Stato membro e quando uno Stato membro intenda assicurare la protezione di interessi legittimi che non sono tutelati dal regolamento comunitario).Gli Stati membri possono, invece, applicare la loro legislazione alle concentrazioni che non abbiano dimensione comunitaria.Tutto quanto precede riguarda i rapporti tra normative CEE e diritti nazionali degli Stati membri. Vediamo adesso la posizione della legge italiana con riguardo al diritto comunitario della concorrenza.A questo riguardo, vi sono alcune difficoltà interpretative. Infatti, secondo il primo comma dell’art. l della legge, quest’ultima si applicherebbe alle intese, agli abusi di posizione dominante ed alle concentrazioni d’imprese che non ricadono nell’ambito di applicazione delle norme comunitarie. Pertanto, l’Autorità italiana, dopo aver constatato che un caso sottopostole non rientra nell’ambito di applicazione della legge, ne informa la Commissione delle Comunità europee, trasmettendole tutte le informazioni in suo possesso.Se ci si attenesse, quindi, ai due primi’ paragrafi, si potrebbe ritenere che la legge italiana non possa mai essere applicata a casi che rientrano nella competenza del diritto comunitario della concorrenza; tale limitazione del diritto italiano della concorrenza, come si è visto, non è richiesta dal diritto comunitario (salvo per le concentrazioni di dimensione comunitaria).Il terzo paragrafo dell’art. 1, tuttavia, sembra introdurre un’eccezione a questa limitazione, affermando che, per quanto riguarda i casi per i quali la Commissione delle Comunità europee ha gia iniziato una procedura, l’Autorità italiana deve sospendere l’istruttoria, «salvo per gli eventuali aspetti di esclusiva rilevanza nazionale».Due interpretazioni sono possibili: che gli «aspetti di esclusiva rilevanza nazionale” si riferiscano soltanto a comportamenti che non sono suscettibili d’influenzare gli scambi tra Stati, oppure che si riferiscano anche a comportamenti che possono influenzare tali scambi e, di conseguenza, la legge italiana potrebbe applicarsi anche a comportamenti che rientrano nel diritto comunitario della concorrenza. In quest’ultimo caso potrebbe esservi un’applicazione parallela dei due ordinamenti della concorrenza, sempre con il rispetto del primato del diritto comunitario (salvo che per le concentrazioni di dimensione nazionale).Sara compito dell’Autorità scegliere tra queste due possibili interpretazioni.
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Porta, Donatella della, and Hanspeter Kriesi. "MOVIMENTI SOCIALI E GLOBALIZZAZIONE." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 28, no. 3 (December 1998): 451–82. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200026241.

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Abstract:
IntroduzioneNel corso dell'ultimo decennio, gli studiosi dei movimenti sociali negli Stati Uniti ed in Europa hanno prestato sempre più attenzione al contesto politico nel quale essi si mobilitano. In questo processo, la ricerca non solo ha fatto sempre più riferimento alla scienza politica per completare le sue concezioni originali (principalmente fornite dalla sociologia, dalla storia e dalla economia), ma è divenuta anche più comparata, focalizzandosi sull'impatto dei contesti politici nazionali, regionali e locali sulla mobilitazione e sulle sue conseguenze in vari paesi. Con la comparazione cross-nazionale, l'attenzione si è diretta agli effetti del cambiamento nel contesto internazionale sui sistemi sociali e sulla politica a livello nazionale. In altre parole, la ricerca sui movimenti sociali è divenuta lentamente consapevole che la divisione tra la politica comparata e le relazioni internazionali è sempre più anacronistica. Anche nello studio dei movimenti sociali, la sfida «è combinare i risultati di ambedue le prospettive senza perdere di vista i loro singoli contributi» (Garrett e Lange 1995, 654). É quello che cercheremo di fare nel corso di questo articolo, concentrandoci sull'impatto delle crescenti interazioni tra contesti politici nazionali ed internazionali e movimenti sociali in un mondo sempre più globale.
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Pieronek, Tadeusz. "Kongresy eucharystyczne w praktyce pastoralnej Kościoła." Prawo Kanoniczne 31, no. 1-2 (June 5, 1988): 43–52. http://dx.doi.org/10.21697/pk.1988.31.1-2.04.

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Abstract:
Durante il terzo pellegrinaggio in Polonia del papa Giovanni Paolo II si svolgerà il II Congresso Eucaristico Nazionale. Gli iniziatori dell’idea dei Congressi furono persone (tra le altre Signorina Tamisier e San Pietro Eymard), la cui spiritualità era caratterizzata da spirito di penitenza, devozione alla Madonna ed al Sacro Cuore di Gesù. Ë sintomatico il fatto che questa idea sia nata tra i cattolici laici in Francia alla fine del XIX secolo. I primi Congressi ebbero luogo in Francia, ma dopo aver ottenuto l’appoggio della Santa Sede si diffusero in tutti continenti, cosi che nel 1985 si erano già svolti 43 Congressi internazionali. Molti paesi, tra gli altri la Francia,' l’Italia, la Germania, la Polonia, gli Stati Uniti hanno organizzato Congressi eucaristici nazionali. Per esempio soltanto in Italia nel 1983 si erano già svolti 20 Congressi eucaristici nazionali. In Polonia si è riuscito ad organizzare soltanto un Congresso nazionale, a Poznań nel 1930, ed i preparativi per l’oganizzazione in Polonia di un Congresso eucaristico internazionale sono stati interrotti dalla II guerra mondiale. Congressi eucaristici su scala ridotta furono organizzati in Polonia da diocesi e parrocchie. Nel periodo tra le due guerre mondiali, nel quale furono organizzati tutti questi Congressi, se ne svolseno più ii 25. La tem atica dei Congressi e le loro parole d’ordine furono molto diverse, ma sebbene fossero sempre legate all’Eucarestia, molto spesso toccarono perô la problematica della giustizia sociale. Soltanto dopo il Concilio Vaticano II la Chiesa ha le norme canonico-liturgiche, che determinano più da vicino che cosa siano e come vadano organizzati i Congressi eucaristici.
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Bardi, Luciano. "VOTO DI PREFERENZA E COMPETIZIONE INTRA-PARTITICA NELLE ELEZIONI EUROPEE. PROSPETTIVE PER UNA ARMONIZZAZIONE DELLA LEGGE ELETTORALE." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 18, no. 1 (April 1988): 105–35. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200017287.

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Abstract:
IntroduzionePer la prima volta nel 1989 le elezioni europee potrebbero essere regolate da un'unica legge elettorale, valida per tutti gli stati membri∗. In precedenza, nel 1979 e nel 1984, le elezioni si svolsero in base a norme elettorali nazionali, in genere molto simili a quelle utilizzate in ciascun paese per le elezioni parlamentari nazionali, anche se dei tentativi di uniformare le procedure furono compiuti anche nel corso della prima legislatura.
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Catelani, Alessandro. "Sovranismo: Il Mito dell’Europa unita, da Carlo Magno ad Altiero Spinelli." Società e diritti 6, no. 12 (February 14, 2022): 236–45. http://dx.doi.org/10.54103/2531-6710/17351.

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Abstract:
Il mito dell’Europa unita è durato dalla caduta di Roma fino ai giorni nostri; ma di una vera unità europea si può parlare solo per il periodo carolingio, perché successivamente si sono formati gli Stati nazionali. La moderna ideologia mira a costruire uno Stato unitario per tutti i popoli d’Europa; ma ciascun popolo ha diritto ad una propria autodeterminazione e identità culturale, ed una fusione coattiva verrebbe a ledere i diritti fondamentali delle collettività nazionali.
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Mazzoleni, Martino. "I SISTEMI PARTITICI REGIONALI IN ITALIA DALLA PRIMA ALLA SECONDA REPUBBLICA." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 32, no. 3 (December 2002): 459–91. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200030380.

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Abstract:
IntroduzioneNegli scorsi decenni sono state proposte nella letteratura politologica diverse descrizioni e classificazioni dei sistemi di partito, sulla base del loro formato e della loro meccanica interna. L'argomento della differenziazione territoriale dei sistemi partitici, però, è stato piuttosto trascurato nello studio di questa materia. E tuttavia «nei grandi stati vi sono in realtà relativamente pochi fenomeni politici che la popolazione sperimenta in maniera omogenea», e i dati nazionali sovente rappresentano solo delle «medie di esperienze soggiacenti abbastanza differenti» (Dunleavy e Margetts 1994). Questo saggio mira a sviluppare tale argomento con riferimento ad un caso specifico, la realtà politica italiana dal 1970 ad oggi. Si evidenzierà come ed in quale misura un sistema partitico nazionale possa comprendere vari sub-sistemi, costituiti dagli stessi soggetti ma al contempo diversificati in più aspetti.
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Lingle, Christopher. "Rent-Seeking and the EC Social Charter." Journal of Public Finance and Public Choice 8, no. 1 (April 1, 1990): 23–33. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907344893.

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Abstract:
Abstract Le politiche sociali, così come sono state concepite nella Carta Sociale della Comunita Europea, impediranno lo sviluppo economico, la crescita e l’occupazione e promuoveranno la burocratizzazione e la centralizzazione dei poteri: questa la tesi sostenuta dall’Autore, che utilizza l’approccio metodologico della Public Choice per analizzare i contenuti della Carta Sociale europea. Frutto di rent-seeking da parte e a vantaggio di particolari gruppi di interesse, la Carta Sociale promuoverà rent-seeking ad altri livelli. La filosofia populista che ne ispira i contenuti, inoltre, favorirà una tendenza all’interventismo e alla concentrazione del potere politico della Comunita a discapito dei diritti degli Stati e in contrasto con il principio della sussidiarietà.Se, poi, argomenta l’A., questa stessa interpretazione populista della democrazia guiderà lo sviluppo futuro delle istituzioni comunitarie, non si verificherà nessun sostanziale cambiamento nella natura e nella fonte delle inefficienze del settore pubblico.Lo spreco associato al rent-seeking sarebbe invece notevolmente ridotto dalla attuazione di alcune misure alternative, coerenti con i principi della democrazia liberale: il mantenimento di strutture politiche decentralizzate (nazionali) che limitino lo sproporzionato accesso al potere dei gruppi di interesse; l’imposizione di limiti costituzionali a livello nazionale e sui processi fiscali e monetari della Comunità Europea, allo scopo di controllare deficits e inflazione; una riforma delle burocrazie nazionali e comunitaria per migliorare la produttività del settore pubblico.
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Ricciardi, Giuseppe Carlo. "REGIONALISMO DELLA DIFFERENZIAZIONE E RIORDINO DELLE AUTONOMIE INFRAREGIONALI. UN GIOCO (ISTITUZIONALE) “NON A SOMMA ZERO”." Il Politico 254, no. 1 (June 7, 2021): 62–85. http://dx.doi.org/10.4081/ilpolitico.2021.561.

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Abstract:
Nell’ultimo decennio il sistema delle autonomie di molti Stati nazionali aderenti all’Unione Europea ha conosciuto una stagione informata alla razionalizzazione. Si tratta di una reazione ai rilievi formulati da alcune Istituzioni europee1, che hanno ravvisato nella dimensione multilivello dei governi locali degli Stati membri maggiormente in difficoltà dal punto di vista finanziario una fonte di spesa da rivedere in chiave riduttiva, alla luce della crisi economica che ha colpito l’Europa.
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Dissertations / Theses on the topic "Stati nazionali"

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Di, Jorio Irene. "Propagandare lo Stato : l'identità nazionale nella propaganda di Vichy." Paris 10, 2004. http://www.theses.fr/2004PA100024.

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Abstract:
En partant d'une interrogation globale sur les choix et sur les politiques de l'"État français" en matière de propagande, notre thèse se propose de faire ressortir les projets, les savoirs et les connaissances "scientifiques" qui ont été la base de ces politiques, en réservant une attention particulière aux théories et aux modèles utilisés par les gouvernants (et par leurs conseillers techniques) afin de bâtir un appareil de propagande "efficace". D'un côté, notre travail essaie de montrer comment les responsables de Vichy arrivent à concevoir un système de propagande tout à fait particulier, où les Services d'Information -considérés comme organes techniques d'éxécution des décisions du Gouvernement- sont appelés à perfectionner considérablement leurs méthodes. De l'autre côté, il se concentre sur le problème de la "formation à la propagande", en analysant les outils créés par le régime afin d'améliorer le fonctionnement de son "réseau de propagandistes"
Taking as a starting point a comprehensive examination of the choices and policies of the "Etat français" in matters of propaganda, this dissertation intends to bring to light the plans and "scientific" knowledge that were the basis of these policies, while paying special attention to the theories and models used by the government (and its technical advisers) to construct an efficient propaganda apparatus. This study tries to show how Vichy officials came to conceive of a distinctive system of propaganda wherein the Information Services -considered as technical organs implementing governmental decisions- were impelled to refine their methods significantly. In addition, it focuses on the problem of the "teaching of propaganda", by analysing the tools created by the regime to improve the functioning of its "network of propagandists"
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QUARANTA, Laura. "Gli studi sul nazionalismo di Benedict Anderson e la natura dell'Unione Europea." Doctoral thesis, Università degli studi del Molise, 2019. http://hdl.handle.net/11695/91211.

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Abstract:
«Devo essere l'unico a scrivere sul nazionalismo che non la pensa male… Penso davvero che il nazionalismo possa essere attraente. Mi piacciono i suoi elementi utopici». A pronunciare queste parole è stato un marxista “anomalo”, uno tra gli storici più autorevoli nel mondo della scienza politica e negli studi accademici sul nazionalismo: Benedict Anderson, meritevole di aver coniato il concetto di nazioni come "comunità immaginate” nel libro omonimo Comunità immaginate. Origini e fortuna dei nazionalismi (1983). La capacità di questo autore cosmopolita è stata l’aver indagato i meccanismi “segreti" del sentimento nazionale, quelli su cui nessuno studioso si era soffermato attentamente prima. Egli infatti, fornendo un contributo fondamentale alla ricerca sul nazionalismo moderno, è riuscito ad esplorare la "microfisica" del sentimento di appartenenza nazionale, i suoi linguaggi, la sua genesi e la sua diffusione in ambiti culturali anche diversissimi tra loro, individuando le radici del nazionalismo e delle attuali strutture nazionali non tanto nella teoria e nella prassi politica e parlamentare, quanto negli atteggiamenti e nelle pratiche condivise dagli abitanti di tale comunità. Vestendo i panni dell’antropologo, lo storico anglo-irlandese è riuscito a sviluppare una visione rivoluzionaria della questione: il rinnovamento stava nel vedere la nazione come un puro prodotto culturale, vale a dire come il frutto di una costruzione artificiosa, funzionale a precise esigenze politiche ed economiche. Il nazionalismo, pertanto, non deve essere considerato né una patologia né un’ideologia della storia moderna: Anderson lo analizzò come fenomeno paragonabile non al fascismo o al liberismo ma alle categorie antropologiche della religione e della parentela, cioè a quei complessi sistemi di credenze che danno un’impronta sostanziale alle azioni della vita quotidiana. Da qui, propose una definizione illuminante di Nazione: è una comunità politica immaginata e peraltro diversa da altre comunità immaginate che l’hanno preceduta – la comunità religiosa e lo stato dinastico. In particolare, è immaginata come intrinsecamente limitata e insieme sovrana: immaginata, in quanto gli abitanti della più piccola nazione non conosceranno mai la maggior parte dei loro compatrioti, eppure nella mente di ognuno vive l’immagine del loro essere comunità; limitata, perché è sempre immaginata con dei confini, al di là dei quali vi sono altre nazioni; sovrana, in quanto l’idea di nazione porta in sé gli ideali illuministi della autonomia e della libertà; infine è comunità poiché, malgrado le disuguaglianze e gli sfruttamenti che avvengono al suo interno, viene vissuta sempre in un clima affettivo informato da un "profondo e orizzontale cameratismo”. L’impostazione dello storico risulta stimolante di fronte ai problemi attuali e contribuisce ad un esito preciso, ovvero quello di spiazzare, scuotere l'orgogliosa sicurezza con cui spesso ingenuamente si discute di stato nazionale e di nazionalismo. Recuperando la connotazione più neutrale di questi termini, Anderson non solo mette in guardia dal consegnare il fenomeno nazionale alla pattumiera della storia, ma aiuta a comprendere la ragione d’esistere della nazione stessa. Gli studi da lui portati avanti rappresentano così uno spunto per tentare di rispondere ad un interrogativo finale: può un modello istituzionale come l’Unione Europea trovare una strada per creare un sentimento di appartenenza tra i suoi abitanti?
What is a nation? What is the main drive of a national state? Over the last two hundred years, millions of people have died but most of all have died for the name of their country. What has allowed this? And today, what position does nationalism have within the European Union? From the various answers on this subject, one of note is elaborated by the American historian, Benedict Anderson. In his most famous book “Imagined Communities: Reflections on the Origin and Spread of Nationalism”, Anderson investigates deeply one’s feelings regarding national belonging, their culture, their roots and their diffusion in different cultural settings, revealing the roots of nationalism and the actual national structure, not in their political and parliamentary practice, but more so within the shared practices of inhabitants and their communities. Therefore, similar to an anthropologist, he develops a revolutionary vision in his description: the renewal is in viewing the nation as a cultural product; that is an artificial construction. He proposes a new definition of the nation: “a political imagined community” and imagined as sovereign and limited. It is imagined in such that the inhabitants of the most smallest nation will never know all their compatriots, however each person feels part of a community; a nation is limited because it is seen surrounded by borders, beyond these limits there are other nations; sovereign for the fact that the idea of a nation is inspired by Enlightenment ideas of independence and liberty; finally, it is a community because it is lived within an affectionate environment, despite differences, inequalities and exploitation. On the last ten years Benedict Anderson has had a great influence within the study of individual relationships, societies and national organization. Following the birth of European Union , combined with globalization and the union of the European market, the national identities has gone into crisis. Considering the all above points, my research intends to develop a reflection on the national identity in the contemporary societies, evaluating the theoretical elements in general, and also the actual political and cultural debate within the European Union.
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Sofia, Pasquale. "Dallo Stato nazionale alla società globale nella filosofia politica contemporanea : confronto Maritain - De Gasperi /." Roma, 2007. http://opac.nebis.ch/cgi-bin/showAbstract.pl?sys=000253539.

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Mitri, Angela <1991&gt. "Ricostruire l'economia e l'orgoglio nazionale: Il Giappone e il rapporto con gli Stati Uniti nel ventennio 1960-1980." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12160.

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Abstract:
La tesi affronta l’evoluzione del rapporto fra Giappone e Stati Uniti nel ventennio 1960-1980. Il Primo capitolo affronta la relazione economica fra i due paesi. Partendo dall’ascesa economica giapponese descrive poi come il maggior peso economico del Giappone metta in crisi la cooperazione economica con gli Stati Uniti e come di conseguenza i due paesi affrontarono le principali dispute e crisi economiche dell’epoca. Il secondo capitolo affronta l’evoluzione del rapporto di sicurezza. Descrive come il Giappone partendo da una posizione svantaggiata, avendo firmato nel 1951 un Trattato di Sicurezza che lo poneva in una posizione di inferiorità rispetto agli Stati Uniti, riuscirà a negoziare e firmare nel 1960 il Trattato di Mutua Cooperazione e Sicurezza, un trattato che lo poneva in una posizione più eguale rispetto agli Stati Uniti. Affronta poi come il crescente antimilitarismo fra la popolazione giapponese porterà alla crisi del 1960 e di come il rapporto di sicurezza fra i due paesi evolverà dopo la firma del Trattato di Mutua Cooperazione e Sicurezza. Il capitolo si conclude poi con la discussione della questione Okinawa e di come il Giappone riesca a negoziare con gli Stati Uniti la reversione dell’isola. Il Terzo e ultimo capitolo affronta il ruolo del Giappone e degli Stati Uniti in Asia Orientale, di come la guerra del Vietnam modificherà la visione che il Giappone aveva degli Stati Uniti e di come si evolveranno le relazioni con i due principali paesi comunisti: l’Unione Sovietica e la Cina. Concludendo infine come nonostante le crisi e la crescente multipolarità della scena internazionale, il Giappone continuerà a mantenere un rapporto bipolare privilegiato con gli Stati Uniti.
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CAPISANI, LORENZO MARCO. "La Cina da impero a Stato nazionale: la definizione di uno spazio politico negli anni Venti." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2017. http://hdl.handle.net/10280/20588.

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Abstract:
La tesi si concentra sul Partito Nazionalista Cinese negli anni Venti come punto privilegiato di osservazione del cambiamento politico della Cina dopo la Prima guerra mondiale. Questo decennio rappresentò un momento di definizione identitaria sia per i comunisti sia per i nazionalisti. La storiografia ne ha sottolineato numerosi aspetti, ma si è finora occupata del periodo 1919-1928 come una preistoria degli anni Trenta piuttosto che come un autonomo segmento di storia cinese. Studi recenti hanno superato implicitamente questo approccio criticando due date periodizzanti fondamentali per il Novecento cinese: la nascita della Repubblica nazionalista (1911) e la nascita della Repubblica Popolare (1949). A metà tra queste due date, gli anni Venti sono emersi come snodo decisivo nel passaggio da impero a Stato nazionale, durante cui si definì un nuovo spazio di discussione politica. Questo processo, pur interno, subì l’influsso delle strategie internazionali di sovietici e statunitensi dando vita a una nuova visione non soltanto della rivoluzione ma anche dello Stato post-rivoluzionario. Le classi dirigenti nazionalista e comunista, durante la collaborazione, si rivelarono dinamiche e tale “competizione” si trasferì anche all’interno di ciascun movimento diventando un fattore determinante per il successo o il fallimento del partito inteso come moderna formazione politica.
The thesis focuses on the Chinese Nationalist Party in the 1920s as a special standpoint to analyze the political changes in China after the World War I. That decade was crucial for shaping the identity of nationalists and communists. Many works have already examined some aspects, but they mostly considered the years 1919-1928 as a pre-history of the Thirties rather than an autonomous part of Chinese history. Recent studies have overcome this approach by criticizing two of the main periodization in the Chinese twentieth century: the birth of the nationalist Republic (1911) and the birth of the People’s Republic (1949). Halfway, the 1920s stood out as a critical juncture in the transition from empire to nation-state. A new space of political discussion was defined. The process, albeit internal, was under the influence of the USSR and US international strategies and gave birth not only to a new vision of the revolution, but also to a vision of the post-revolutionary state. Also, the nationalist and communist leaderships turned out to be dynamic. That "competition" may be seen also within the two political movements and became a shaping factor for the success or failure of the party as a modern political formation.
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CAPISANI, LORENZO MARCO. "La Cina da impero a Stato nazionale: la definizione di uno spazio politico negli anni Venti." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2017. http://hdl.handle.net/10280/20588.

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Abstract:
La tesi si concentra sul Partito Nazionalista Cinese negli anni Venti come punto privilegiato di osservazione del cambiamento politico della Cina dopo la Prima guerra mondiale. Questo decennio rappresentò un momento di definizione identitaria sia per i comunisti sia per i nazionalisti. La storiografia ne ha sottolineato numerosi aspetti, ma si è finora occupata del periodo 1919-1928 come una preistoria degli anni Trenta piuttosto che come un autonomo segmento di storia cinese. Studi recenti hanno superato implicitamente questo approccio criticando due date periodizzanti fondamentali per il Novecento cinese: la nascita della Repubblica nazionalista (1911) e la nascita della Repubblica Popolare (1949). A metà tra queste due date, gli anni Venti sono emersi come snodo decisivo nel passaggio da impero a Stato nazionale, durante cui si definì un nuovo spazio di discussione politica. Questo processo, pur interno, subì l’influsso delle strategie internazionali di sovietici e statunitensi dando vita a una nuova visione non soltanto della rivoluzione ma anche dello Stato post-rivoluzionario. Le classi dirigenti nazionalista e comunista, durante la collaborazione, si rivelarono dinamiche e tale “competizione” si trasferì anche all’interno di ciascun movimento diventando un fattore determinante per il successo o il fallimento del partito inteso come moderna formazione politica.
The thesis focuses on the Chinese Nationalist Party in the 1920s as a special standpoint to analyze the political changes in China after the World War I. That decade was crucial for shaping the identity of nationalists and communists. Many works have already examined some aspects, but they mostly considered the years 1919-1928 as a pre-history of the Thirties rather than an autonomous part of Chinese history. Recent studies have overcome this approach by criticizing two of the main periodization in the Chinese twentieth century: the birth of the nationalist Republic (1911) and the birth of the People’s Republic (1949). Halfway, the 1920s stood out as a critical juncture in the transition from empire to nation-state. A new space of political discussion was defined. The process, albeit internal, was under the influence of the USSR and US international strategies and gave birth not only to a new vision of the revolution, but also to a vision of the post-revolutionary state. Also, the nationalist and communist leaderships turned out to be dynamic. That "competition" may be seen also within the two political movements and became a shaping factor for the success or failure of the party as a modern political formation.
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7

Džinić, Edina. "Bosnia ed Erzegovina sulla strada di uno stato moderno: Relazione tra disintegrazione nazionale ed integrazione internazionale." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2014. http://hdl.handle.net/10077/10080.

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Abstract:
2012/2013
First and second chapter deals with classical problems in terms of state, nation, people, minority, society. BiH was dealing with frequent change of state polity and therefore fallowing influence to the social and cultural change of its people. At the end the individual and collective identity modifications created distinct value disagreements. BiH society is confronting dichotomy in its ethnic affiliations regarding the concept of “multiculturalism” among the Bosniaks’ majority and other two constitutive people Serbs and Croats in terms of three B, believing/belonging/becoming. One will say that ethnicity is a changeable socially constructed concept like e.g. the class, race, etc. another will accentuate the natural constant of ethnic solidarity and the third will emphasize the long-term effects of institutional and cultural environment of ethnic relations. The theoretical framework in the context of ethnographic data is necessary to reach a social and cultural maturity. BiH was experiencing the process of territorial and constitutional transformation after the dissolution of common state of Yugoslavia. Constitutional order of 1995 created complex decision making system and complex state structure blocking the state functions and creating the frequent political, economic and social crises. As a part of international peace agreement the forcible Constitution created unequal standing for three constitutive peoples, the “Others” and citizens of BiH. In its end line it froze the war territorial division. The term “constitutive” people were taken from the last Yugoslav constitution where the state sovereignty was diffused between different holders: the peoples and republics and at the end conditioned by consensus. The reinforced EU presence is a crossforce in supporting the domestic stakeholders and BiH citizens in the EU integration process as well in sooner closure of the OHR and transfer of competencies to the state of BiH and to the other domestic stakeholders. The initiation of “late” approval of crucial laws of BiH e.g. the Law on citizenship, the Law on residence and the Law on Personal identification number happened under the pressure of civil society with “baby revolution”. In the last chapter the accent is on good practice examples of Crossborder Cooperation Program Croatia/BiH 2007-2013 aiming the better quality of life of people in the border region of Una-Sana Canton. An opportunity is entrance of Croatia to EU considering that now 2/3 of the internationally recognized BiH’s border is external border of EU now. The European Aid funds are welcomed in this area, although the consumption of funds could be better. Here is to point out a field work in a multicultural environment of the municipality of Bosanski Petrovac where peace agreement of 1995 established an internal administrative boundary line making two municipalities Bosanki Petrovac and Petrovac.
I capitoli primo e secondo trattano di problemi classici in termini di stato, nazione, popolo, minoranza e società. La BiH si confronta con un frequente cambio di sistema politico dello stato e questo influenza il cambiamento sociale e culturale del popolo. Alla fine del processo le differenze individuali e collettive di identità creano diversi aspetti di valore. La BiH sta affrontando una dicotomia nella sue identità etniche sul concetto di "multiculturalismo" tra la maggioranza dei Bosniacchi e gli altri due popoli costitutivi Serbi e Croati in termini di tre B, credere/appartenere/diventare (believing/belonging/becoming). Alcuni dicono che l'etnicità è un mutevole concetto sociale, altri accentuano la costante di solidarietà etnica e i terzi mettono in risalto gli effetti a lungo termine del contesto istituzionale e culturale delle relazioni etniche. Il quadro teorico nel contesto dei dati etnografici è necessario per raggiungere una maturità sociale e culturale. La BiH sta vivendo il processo di trasformazione territoriale e costituzionale dopo la dissoluzione dello stato comune della Jugoslavia. L’ordine costituzionale ha creato un complesso sistema decisionale ed una struttura statale complessa, bloccando le funzioni dello stato e provocando le frequenti crisi politiche, economiche e sociali. La Costituzione della BiH, che fa parte dell’accordo internazionale di pace del 1995, ha creato una disugualianza tra i tre popoli costitutivi, gli "Altri" ed i cittadini della BiH. Il termine del popolo "costitutivo" è stato preso dall'ultima costituzione jugoslava dove la sovranità statale viene trasmessa tra i popoli e le repubbliche condizionato dal consenso instituzionale. La presenza rafforzata dell'UE ha una ambiguità nel sostenere i titolari del potere nazionale ed i cittadini della BiH nel processo di integrazione europea. Attualmente non esiste una volontà politica per la chiusura finale dell'OHR e per il trasferimento delle competenze all’amministrazione statale ed alle altre parti interne. La procedura di approvazione "in ritardo" delle leggi fondamentali della BiH, ad esempio la legge sulla cittadinanza, la legge sulla residenza e sul numero di identificazione personale, è avvenuta sotto la pressione della società civile con la "baby rivoluzione". Nell'ultimo capitolo l'accento è sugli esempi di buona pratica di cooperazione transfrontaliera e di programma Croazia/Bosnia-Erzegovina (CBC Cr/BiH) per una migliore qualità della vita delle persone nella regione di confine, Cantone Una-Sana. Un'opportunità di sviluppo economico è l'ingresso della Croazia nell'UE, considerando che oggi i 2/3 della frontiera della BiH riconosciuta a livello internazionale è frontiera esterna dell'UE. I fondi degli aiuti europei sono presenti in questa regione, anche se la loro l’utilizzazione potrebbe essere migliore. Si evidenzia anche una ricerca in ambiente multiculturale nel territorio di Bosanski Petrovac dove l’accordo di pace del 1995 ha creato una linea di confine interna creando due comuni, quello di Bosanski Petrovac e quello di Petrovac.
XXV Ciclo
1977
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8

SIDOTI, LAURA. "LE POLITICHE EDUCATIVE AMERICANE: EVOLUZIONE E SVILUPPI FUTURI." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/1029.

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Abstract:
Questa ricerca presenta una panoramica introduttiva delle principali variabili (storiche, sociali, economiche, istituzionali, culturali, ideologiche e valoriali) che condizionano il policy-making educativo degli Stati Uniti e descrive le riforme e innovazioni più significative introdotte negli ultimi trent’anni nel sistema scolastico americano. Quali fattori socio-culturali, urgenze storiche, azioni e convinzioni politiche stanno alla base delle riforme in atto? Come stanno mutando gli equilibri di potere fra governo federale, stati membri e autorità locale e quali sono le ricadute di questo riallineamento sulla governance scolastica? L’approccio seguito per esaminare le principali riforme ed innovazioni (dal movimento per gli standard comuni, al collegamento fra i test scolastici e accountability per i risultati, alle charter school) è quello proprio della policy research, disciplina pressoché sconosciuta a quanti s’interessano di problematiche pedagogiche in Italia ma che può arricchire la capacità di lettura e comprensione di molte questioni dibattute quando si parla di riforme dell’istruzione.
this research provides a comprehensive introduction to the field of education policies in the United States. Blending together theoretical analysis and practical examples, it examines the main variables (history, economy, demographics, political structures, ideologies, values, political culture) that influence the policy environment. What social and economic needs does the U.S. education system cater to? What sociocultural factors, pressing historical circumstances, political choices and actions and beliefs (independent) underlie the current education reforms? What are the implications of the shift of power over education policy from the school and local levels to the federal and state levels? Current issues such as charter schools, high-stakes testing, standards-based reform, and school choice are analyzed in retrospective and perspective using a policy research approach to public problems and policy alternatives. Almost unknown to Italian educational experts, particularly in academia, policy research can expand our general understanding and knowledge about problems and choices when education reform is under discussion.
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9

SIDOTI, LAURA. "LE POLITICHE EDUCATIVE AMERICANE: EVOLUZIONE E SVILUPPI FUTURI." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/1029.

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Abstract:
Questa ricerca presenta una panoramica introduttiva delle principali variabili (storiche, sociali, economiche, istituzionali, culturali, ideologiche e valoriali) che condizionano il policy-making educativo degli Stati Uniti e descrive le riforme e innovazioni più significative introdotte negli ultimi trent’anni nel sistema scolastico americano. Quali fattori socio-culturali, urgenze storiche, azioni e convinzioni politiche stanno alla base delle riforme in atto? Come stanno mutando gli equilibri di potere fra governo federale, stati membri e autorità locale e quali sono le ricadute di questo riallineamento sulla governance scolastica? L’approccio seguito per esaminare le principali riforme ed innovazioni (dal movimento per gli standard comuni, al collegamento fra i test scolastici e accountability per i risultati, alle charter school) è quello proprio della policy research, disciplina pressoché sconosciuta a quanti s’interessano di problematiche pedagogiche in Italia ma che può arricchire la capacità di lettura e comprensione di molte questioni dibattute quando si parla di riforme dell’istruzione.
this research provides a comprehensive introduction to the field of education policies in the United States. Blending together theoretical analysis and practical examples, it examines the main variables (history, economy, demographics, political structures, ideologies, values, political culture) that influence the policy environment. What social and economic needs does the U.S. education system cater to? What sociocultural factors, pressing historical circumstances, political choices and actions and beliefs (independent) underlie the current education reforms? What are the implications of the shift of power over education policy from the school and local levels to the federal and state levels? Current issues such as charter schools, high-stakes testing, standards-based reform, and school choice are analyzed in retrospective and perspective using a policy research approach to public problems and policy alternatives. Almost unknown to Italian educational experts, particularly in academia, policy research can expand our general understanding and knowledge about problems and choices when education reform is under discussion.
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10

GRIPPA, DAVIDE ANGELO. "Democrazia e identità nazionale nella vita di un antifascista tra Italia e Stati Uniti: biografia di Max Ascoli (1898-1948)." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2008. http://hdl.handle.net/2434/176005.

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Abstract:
In the biography of Max Ascoli, The research is focused on his cultural training, from the high school attendance in Ferrara through the academic years spent in Rome, until the beginning of his academic career and the moving the United States. The analysis is conducted on the importance of his cultural and religious background, and the influence of the hebraic tradition. The reasons and the projects related to the decision to move to the States are studied paying attention to his difficult relationship with fascism. The author shows how Fascism itself became the main subject of research of Ascoli, and how the new tools of reasearch offered by the american cultural ennviroment of the time permitted to Ascoli a deep insight in the reasons of fascist success.
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Books on the topic "Stati nazionali"

1

Umberto, Levra, ed. Nazioni, nazionalità, stati nazionali nell'Ottocento europeo: Atti ... Torino: Comitato di Torino dell'Istituto per la storia del Risorgimento italiano, 2004.

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2

1964-, Hirschhausen Ulrike von, ed. Imperi e stati nazionali nell'Ottocento. Bologna: Il mulino, 2014.

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3

Lello, Aldo Di. Geofollia: L'attacco globalista agli Stati nazionali. Roma: Sovera, 2001.

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4

Spinelli, Altiero. La crisi degli stati nazionali: Germania, Italia, Francia. Bologna: Il Mulino, 1991.

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5

Häberle, Peter. Costituzione e identità culturale: Tra Europa e Stati nazionali. Milano: A. Giuffrè, 2006.

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6

Congresso di storia del Risorgimento italiano (61st 2002 Turin, Italy). Nazioni, nazionalità, stati nazionali nell'Ottocento europeo: Atti del LXI Congresso di storia del Risorgimento italiano (Torino, 9-13 ottobre 2002). Torino: Comitato di Torino dell'Istituto per la storia del Risorgimento Italianoi, 2004.

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7

Tremonti, Giulio. La fiera delle tasse: Stati nazionali e mercato globale nell'età del consumismo. Bologna: Il Mulino, 1991.

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8

D'Atena, Antonio, and Pierfrancesco Grossi. Tutela dei diritti fondamentali e costituzionalismo multilivello: Tra Europa e stati nazionali. Milano: Giuffrè, 2004.

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9

Paolo, Simoncelli, ed. Profilo di storia moderna: Dalla formazione degli stati nazionali alle egemonie internazionali. Bari: Cacucci, 2003.

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10

Francesco, Guida, ed. L' altra metà del continente: l'Europa centro-orientale dalla formazione degli Stati nazionali all'integrazione europea. Padova: CEDAM, 2003.

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Book chapters on the topic "Stati nazionali"

1

Pommier, Daniel. "Identità nazionale e relazioni internazionali in Azerbaigian." In Eurasiatica. Venice: Edizioni Ca' Foscari, 2018. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-279-6/011.

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Abstract:
The constructivist theory of International relations, which belongs to the wider field of the sociology or historical sociology of the international relations, correlates the features of national identity to the international projection of the State. National identity is the embodiment of a range of symbols, cultural processes, ideology and politics. This essay examines the Republic of Azerbaijan in his external projection trough the correlation of identity elements in public space. The analysis will try to deconstruct the category of crossroads that is frequently related to the identity of the Caucasian State.
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2

Cicalini, Giorgia. "Palma Bucarelli e la Biennale di Venezia (1948-1968)." In Storie della Biennale di Venezia. Venice: Edizioni Ca' Foscari, 2019. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-366-3/008.

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Abstract:
Venice Biennale had a role also in enhancing and expanding the collections of the Galleria Nazionale d’Arte Moderna (GNAM) in Rome between 1948 and 1968: though the purchases funded by the Ministry of Education, the director Palma Bucarelli has indeed been able to pursuit the aim of seeing her museum growing exponentially. Between many difficulties, due to low funding given by Italian State, from Venice Biennale registers of purchased works it becomes increasingly clear that there is an interest in filling the gaps in museum’s collections in order to expand its boundaries beyond the national sphere and towards the contemporaneity.
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3

Balboni, Paolo E. "13 • Modelli di formazione dei docenti." In Thesaurus di Linguistica Educativa: guida, testi, video. Venice: Fondazione Università Ca’ Foscari, 2022. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-607-7/013.

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Abstract:
La funzione dell’insegnante è cambiata nel tempo: come fonte di lingua corretta è stato sostituito dai sussidi e dalle fonti multimediali, ha perso il ruolo di ipse dixit, è un giudice ma non è più monocratico e incontestabile: è diventato il regista di quello che Bruner chiama Language Acquisition Support System, non una persona ma un sistema complesso: manuali, supporti multimediali, scambi internazionali, esperienze tandem ecc. Ho contribuito a diffondere questa visione del docente, impegnandomi come formatore dell’Associazione Nazionale degli Insegnanti di Lingue Straniere, ma soprattutto, nel 2020-21, a seguito della pandemia, proponendo di capovolgere la formazione, cioè arrivare al flipped training dei docenti di educazione linguistica.
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4

Bubbico, Davide. "4 • L’industria automotive italiana tra problematiche di settore e transizione verso l’auto elettrica Stellantis e le ricadute produttive e occupazionali." In Osservatorio sulle trasformazioni dell’ecosistema automotive italiano 2022. Venice: Fondazione Università Ca’ Foscari, 2023. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-703-6/004.

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Abstract:
L’industria dell’auto in Italia ha conosciuto nel corso degli ultimi tre anni, complice la pandemia COVID-19 e il più recente conflitto russo-ucraino, un’ulteriore complicazione della sua prospettiva manifatturiera e occupazionale. Non solo in relazione al tema delle mancate forniture di semiconduttori e di altri componenti e all’andamento più generale del mercato dell’auto (in flessione da diversi anni e che risente necessariamente delle condizioni complessive dell’economia nazionale), ma anche in relazione alla decisione assunta in ambito comunitario di mettere fine alla vendita di auto con motore endotermico entro il 2035. Quest’ultimo aspetto, che riguarda naturalmente tutti Paesi dell’Unione, se sta avendo un impatto principalmente sui produttori europei inevitabilmente è destinato ad interessare anche quegli OEM (Original Equipment Manufacturers) che fuori dall’Europa producono per il mercato europeo. Le conseguenze della crisi pandemica con tutti i problemi relativi al sistema delle forniture e alla contrazione delle vendite hanno invece interessato in ugual modo tutti gli altri mercati (dagli Stati Uniti alla Cina) inclusi quelli del Sud-est asiatico, seppure con dinamiche differenziate a livello di ogni singolo Paese.
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5

"State Audit in Public Organizations Supporting Agri-Food Business Development: The Ente Nazionale Risi after World War II (1945–1980)." In Accounting and Food, 393–414. Routledge, 2016. http://dx.doi.org/10.4324/9781315624259-23.

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6

Papa, Maria Irene. "Le dichiarazioni degli stati produttive di effetti giuridici vincolanti nei lavori di codificazione dalla commissione del Diritto Internazionale delle Nazioni Unite sugli atti unilaterali." In Liber Amicorum Benedita Mac Crorie Volume II, 143–62. UMinho Editora, 2022. http://dx.doi.org/10.21814/uminho.ed.105.8.

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Conference papers on the topic "Stati nazionali"

1

Maesano, M., M. Masiero, Davide Pettenella, Laura Secco, and Marco Marchetti. "Certificazione FSC: stato dell'arte e nuovi strumenti." In Terzo Congresso Nazionale di Selvicoltura. Accademia Italiana di Scienze Forestali, 2009. http://dx.doi.org/10.4129/cns2008.217.

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2

Petriccione, Bruno, C. Cindolo, C. Cocciufa, S. Ferlazzo, and G. Parisi. "Un indicatore dello stato della biodiversità delle foreste europee." In Terzo Congresso Nazionale di Selvicoltura. Accademia Italiana di Scienze Forestali, 2009. http://dx.doi.org/10.4129/cns2008.031.

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3

Frigimelica, G., and M. Valecic. "Effetti del taglio sullo stato fitosanitario del carpino nero." In Terzo Congresso Nazionale di Selvicoltura. Accademia Italiana di Scienze Forestali, 2009. http://dx.doi.org/10.4129/cns2008.195.

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4

Uricchio, G., G. Zanoni, and M. Panella. "Importanza delle riserve naturali gestite dal Corpo forestale dello Stato per la conservazione della biodiversità nazionale." In Terzo Congresso Nazionale di Selvicoltura. Accademia Italiana di Scienze Forestali, 2009. http://dx.doi.org/10.4129/cns2008.041.

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5

Ragosta, Annamaria, and Bianca Gioia Marino. "Close to the volcan. Knowledge, conservation and enhancement of a Vesuvian vernacular heritage." In HERITAGE2022 International Conference on Vernacular Heritage: Culture, People and Sustainability. Valencia: Universitat Politècnica de València, 2022. http://dx.doi.org/10.4995/heritage2022.2022.15377.

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Abstract:
Nell'area circostante le pendici del vulcano è individuabile un reticolo storico di architettura rurale creato dalla nota fertilità del suolo vesuviano. Il terreno, ricco di minerali per la natura piroclastica del sito, ha favorito fin dall'epoca romana la costruzione di strutture agricole, più o meno concentrate in aree dove la natura impervia del suolo consentiva un proficuo insediamento per la coltivazione. La rete di tali esempi di architettura vernacolare, situata entro i confini del Parco Nazionale del Vesuvio, è ancora oggi visibile, seppur frammentata e in stato di abbandono. Una ricerca in corso ha permesso di effettuare una prima rigorosa indagine. Tali edifici sono espressione di criteri distributivi coerenti con la loro funzione e rappresentano lo stretto rapporto tra tipologia insediativa e territorio. Questa particolarità si riflette fortemente nelle tecniche costruttive e rappresenta anche la testimonianza materiale di un particolare savoir-faire edilizio tramandato nei secoli. Vengono utilizzati materiali prelevati dal sito (es. lave, schiuma lavica, lapilli, pomice, ecc.) e sebbene non vi sia un'esatta estrazione della pietra, esiste la tecnica 'a cantieri' con una malta forte come legante. La tipologia è diversificata: dal piccolo presidio all'edificio disposto su due livelli, talvolta turriti, a seconda dell'impegno produttivo e colturale. A differenza delle masserie tradizionali poste più a valle, già oggetto di una notevole storiografia, questi casi di architettura rurale posti più a monte non sono mai stati oggetto di indagine sistematica. Il contributo si propone di mettere a fuoco questo patrimonio quasi inedito e di illustrare una metodologia di conoscenza integrata legata alle peculiarità del sito vulcanico. La conservazione di queste architetture vernacolari, infatti, gioca un ruolo centrale nella lettura e comprensione dei valori multidimensionali del paesaggio culturale Vesuvio-Baia di Napoli. Il contributo si propone di mettere a fuoco questo patrimonio quasi inedito e di illustrare una metodologia di conoscenza integrata legata alle peculiarità del sito vulcanico. La conservazione di queste architetture vernacolari, infatti, gioca un ruolo centrale nella lettura e comprensione dei valori multidimensionali del paesaggio culturale Vesuvio-Baia di Napoli. Il contributo si propone di mettere a fuoco questo patrimonio quasi inedito e di illustrare una metodologia di conoscenza integrata legata alle peculiarità del sito vulcanico. La conservazione di queste architetture vernacolari, infatti, gioca un ruolo centrale nella lettura e comprensione dei valori multidimensionali del paesaggio culturale Vesuvio-Baia di Napoli.
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6

Calabrese, R., and F. Vettraino. "Testing of TRANSURANUS Code for RIA Analysis: The FK-1 NSRR Case." In 18th International Conference on Nuclear Engineering. ASMEDC, 2010. http://dx.doi.org/10.1115/icone18-29098.

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Abstract:
Reactivity Initiated Accident (RIA) leads to an unwanted increase in fission rate and power in a region of the reactor core confined around the position of occurrence. The power excursion due to such events may cause fuel rods failures and a subsequent release of radioactive material into the primary coolant of reactor, in severe cases, this release could damage nearby fuel assemblies. In nuclear power plants, RIAs are due to control system faults, e. g. control elements ejection/insertion, or rapid changes in temperature or pressure of moderator. In Boiling Water Reactors (BWRs), the control rod drop accidents (RDAs) at cold zero power have been deeply investigated, in fact, notwithstanding they are less frequent in comparison with the control rod ejection event in PWRs, in this kind of plant these conditions are the most severe in case of a RIA occurrence. RDA transient, comprised in the design basis events considered in safety analysis, may cause rod failures especially at high burnup. To simulate a RIA, a peaked power pulse is applied to a pre-irradiated and re-instrumented rodlet aiming at investigating the most important phenomena that could lead to the rupture of cladding tubes. This paper is focused on the investigation of the TRANSURANUS fuel performance code capability to predict the thermomechanical state of rodlets subjected to RIA tests. To this purpose the FK-1 test, carried out at the Nuclear Safety Research Reactor (NSRR) of Japan Atomic Energy Research Institute (JAERI), was simulated. This experiment is part of a set of 12 tests performed at the NSRR facility to study the performance under a reactivity initiated accident of BWR rodlets with burnup between 41 and 61 MWd/kgHM. In the FK-1 test, a STEP I BWR rodlet, previously irradiated in the Fukushima Daiichi Nuclear Power Station (Unit 3) operated by the Tokyo Electric Power COmpany (TEPCO) up to 45 MWd/kgHM, was subjected to a peak enthalpy insertion of 544 J/g. In this paper the code findings for the FK-1 test are discussed on the basis of the experimental data and the predictions of other stand-alone codes for transient analysis. The FK-1 predictions of FRAPTRAN (2001), FALCON (2003) and SCANAIR (ver. 3–2) are reported. The choice of fuel relocation model and important cladding properties (swelling, thermal expansion, thermal conductivity) was made relying on preliminary calculations whose results are also presented. Notwithstanding a satisfactory agreement between predictions and experimental data and a good agreement in the presented code-to-code comparison were envisaged, these results also emphasized the need to improve the models for FGR, heat transfer to plenum. Investigations are also required to ascertain possible contribution from fission gas to pelles thermal expansion. Ongoing modeling activity, performed at the ITU Joint Research Centre, is focused on a new model for FGR, ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) is expected, in the near term, to give a contribution to refine the model for plenum gas temperature. These activities should improve the description of RIA transient and further investigations on NSRR tests will be performed with newly developed models. The work presented in this paper will be part of ENEA contribution in FUMEX III project leaded by the International Atomic Energy Agency (IAEA) and aimed at the improvement of fuel codes predictions at high burnup.
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