Journal articles on the topic 'Stati affettivi'

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Martorana, Giuseppe. "L'autoferimento. Uno studio pilota sui fattori di rischio: ruolo e interazione di trauma, attaccamento, dissociazione ed alessitimia." PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no. 2 (July 2012): 7–31. http://dx.doi.org/10.3280/pds2012-002002.

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Abstract:
Questo studio si propone di indagare il ruolo che i vissuti traumatici, l'attaccamento, la disregolazione affettiva e i processi dissociativi hanno nello sviluppo dell'autoferimento in un gruppo di giovani che si autoferiscono. I partecipanti sono 27 (22 femmine, 5 maschi), hanno aderito alla ricerca compilando il questionario on-line disponibile su "SIBRIC", sito web costruito ad hoc per lo studio e la ricerca sul self injury. Successivamente sono stati somministrati i seguenti test: TSI-A, ASQ, TAS-20, DES-II e A-DES. I dati di questo studio pilota confermano l'ipotesi che eventi traumatici, difficoltŕ nell'attaccamento, regolazione affettiva e dissociazione costituiscono fattori di rischio per lo sviluppo ed il mantenimento del self injury. Pertanto sarebbe necessario un maggiore approfondimento. Sulla base dei risultati ottenuti l'autore sostiene che un attaccamento insicuro ed esperienze traumatiche durante l'infanzia possano indebolire la capacitŕ di regolazione di stati affettivi, favorendo cosě l'insorgere di sintomi dissociativi e tratti alessitimici. Il self injury costituirebbe una strategia maladattiva di regolazione delle emozioni utilizzata per gestire tali stati.
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Guicciardi, Marco, Daniela Loi, Andrea Manca, Monica Marini, Riccardo Pazzona, and Luigi Raffo. "Pollice verde 2.0: una nuova risorsa per un invecchiamento attivo." PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no. 3 (October 2022): 28–39. http://dx.doi.org/10.3280/pds2022-003005.

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Abstract:
L'orticoltura può influire positivamente sul benessere delle persone anziane, contrastando il declino fisico e cognitivo e migliorando la qualità della vita. Le moderne tecnologie fornisco-no un valido supporto per incoraggiare lo svolgimento di tali attività e promuovere uno stile di vita attivo. Il presente studio esplorativo si propone di valutare gli effetti di attività di orticultura comunitaria supportate da una piattaforma digitale in un campione misto di partecipanti over 60 durante il periodo della pandemia da COVID-19. I partecipanti di età superiore ai sessanta anni hanno preso parte ad un percorso della durata di sei mesi, diviso in due periodi. Durante i primi tre mesi i partecipanti si sono limitati a rispondere ai test che indagavano le seguenti va-riabili psicologiche: autostima, solitudine, depressione, qualità della vita, affetti, supporto sociale e funzionamento cognitivo. Nei successivi tre mesi i partecipanti sono stati coinvolti in attività di orticoltura, supportate da applicazioni digitali accessibili tramite smartphone, cui ha fatto seguito la rilevazione delle stesse variabili psicologiche. Gli effetti dell'orticultura sono stati valutati confrontando le due serie di rilevazioni. I risultati mostrano un incremento della qualità della vita degli anziani, delle funzioni cognitive e, in misura minore, del benessere soggettivo. Gli anziani che risultano spo-sati o conviventi manifestano in genere una migliore qualità della vita e a seguito dell'intervento sono meno propensi ad esprimere stati affettivi negativi. Non sono stati evidenziati segni di depressione. L'orticultura assistita digitalmente può migliorare la qualità della vita degli anziani durante la pandemia da COVID-19.
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Balestrieri, Matteo. "Expressions of depression in Alzheimer's disease. The current scientific debate." Epidemiologia e Psichiatria Sociale 9, no. 2 (June 2000): 126–39. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00008319.

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Abstract:
RIASSUNTOScopo– In questa rassegna sono stati raccolti ed analizzati i dati conoscitivi provenienti da ricerche che si occupano della relazione tra depressione e malattia di Alzheimer (Alzheimer's Disease, AD).Metodo– E' stata analizzata in modo sistematico la letteratura, attingendo sia alle segnalazione presenti nella banca-datiMedlineche alle informazioni ricavabili da una analisi ragionata degli studi pubblicati.Risultati– La prevalenza di segni e sintomi depressivi nei pazienti con AD è piuttosto elevata (40-50%). II ruolo della depressione all'interno dell'AD (indipendente, prodromo, fattore di rischio) deve in realtà essere ancora definito. I dati sulla familiarità per la depressione suggeriscono che l'AD agisca come stimolo scatenante la depressione su una base di vulnerabilità genetica. Su un versante biologico l'insorgenza di depressione nell'AD potrebbe derivare da uno sbilanciamento tra sistema colinergico e noradrenergico, mentre sul versante della comprensione psicologica la depressione costituirebbe una reazione di lutto per il decadimento cognitivo. Gli attuali strumenti diagnostici validati in pazienti con AD costituiscono un buon ausilio nella clinica e nella ricerca. L'individuazione di una depressione nel corso di un AD rimane in realtà sempre difficoltosa se non sono presenti sintomi affettivi franchi, poichè i sintomi cognitivi, psicomotori e vegetativi appartengono sia alia depressione che all'AD. I disturbi affettivi più frequentemente riportati sono la depressione maggiore e la distimia. Nel trattamento farmacologico si suggerisce l'utilizzo dei farmaci antidepressivi con minori effetti anticolinergici. Buoni risultati sono stati ottenuti anche adattando diversi tipi di psicoterapia alle particolari esigenze del paziente demente.Conclusioni– L'attuale dibattito scientifico si basa su conoscenze ancora limitate e parcellizzate. La futura ricerca in questo campo dovrà produrre studi che siano in grado di soddisfare criteri di indagine più rigidi, con una migliore definizione dei casi, una stratificazione per fattori di rischio ed una prospettiva longitudinale.
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Minelli, Andrea, and Michael Di Palma. "La funzione vagale: un link fra psiche, cervello e corpo." PNEI REVIEW, no. 1 (April 2022): 20–37. http://dx.doi.org/10.3280/pnei2022-001003.

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Abstract:
Il nervo vago influenza i nostri stati psicologici e la flessibilità delle risposte adattative alle sollecitazioni ambientali e modula la regolazione dinamica dei sistemi biologici coinvolti nell'allostasi. L'output vagale è modulato dall'attività coordinata di strutture cerebrali fra loro interconnesse a formare una rete gerarchica multi-livello, il central autonomic network (CAN), che realizza l'integrazione neuroviscerale tramite anelli multipli di retroazione iterativa centro-periferia (cervello-corpo) operanti a vari livelli di complessità nel nevrasse; ogni livello gerarchico della rete elabora e integra nuovi tipi di informazione rispetto al livello precedente, e contribuisce in maniera più flessibile e contesto-specifica alla modulazione del tono vagale. L'output vagale si associa ad una varietà di processi neuropsichici, come gli stati affettivi, la regolazione delle emozioni, le funzioni esecutive. La compromissione della funzione vagale, associata a bassi indici di variabilità della frequenza cardiaca (HRV), si accompagna a rigidità delle risposte psicofisiologiche, disregolazione dei processi allostatici e all'incremento del rischio per patologie mediche e neuropsichiatriche.
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Montirosso, Rosario, Lynne Murray, Guenda Ghezzi Perego, Roberto Brusati, Francesco Morandi, and Renato Borgatti. "Modalitŕ interattive nella relazione precoce tra madre e bambino affetto da labio-palato-schisi. Studio osservativo su un campione italiano." CHILD DEVELOPMENT & DISABILITIES - SAGGI, no. 3 (April 2010): 134–52. http://dx.doi.org/10.3280/cdd2009-003007.

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Abstract:
I bambini affetti da labio-palato-schisi (LPS) possono presentare difficoltŕ nell'interazione socio-emozionale con la madre. L'obiettivo dello studio č analizzare la qualitŕ degli scambi affettivi in una fase precoce dello sviluppo. Hanno preso parte alla ricerca due gruppi (clinico e di controllo) composti entrambi da 16 diadi madre-bambino. Un'interazione di cinque minuti viso-a-viso č stata vi- deo-registrata quando il bambino aveva 2 mesi di vita. I comportamenti e lo stile interattivo della madre e del bambino sono stati codificati mediante il sistema GRS - Global Rating Scales [29]. Č stato inoltre somministrato il questionario BDI - Beck Depression Inventory - compilato dalle madri per valutare la sintomatologia depressiva. I risultati evidenziano che rispetto ai bambini del gruppo di controllo i bambini con LPS manifestano una ridotta partecipazione allo scambio relazionale con la madre. Le madri del gruppo clinico appaiono meno sensibili rispetto alle madri del gruppo di controllo. Tra i due gruppi di madri non emergono differenze ai punteggi ottenuti al questionario sulla sintomatologia depressiva. Tuttavia, nel corso dell'interazione con il loro bambino le madri del gruppo clinico manifestavano segni di natura depressiva. Globalmente le interazioni madrebambino affetto da LPS risultano meno fluide e con un minor numero di scambi comunicativi positivi. In conclusione, la presenza di LPS nel bambino interferisce in modo rilevante sulla qualitŕ dell'interazione precoce madre-bambino. Questi risultati suggeriscono l'importanza di pianificare interventi precoci indirizzati a facilitare la relazione tra la madre e il bambino affetto da LPS.
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Baldoni, Franco, Bruno Baldaro, and Mariagrazia Benassi. "Disturbi affettivi e comportamento di malattia nel periodo perinatale: correlazioni tra padri e madri." CHILD DEVELOPMENT & DISABILITIES - SAGGI, no. 3 (April 2010): 25–44. http://dx.doi.org/10.3280/cdd2009-003002.

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Abstract:
Secondo la teoria dell'attaccamento una funzione principale dell'essere genitori č fornire una "base sicura", cioč una particolare atmosfera di sicurezza e di fiducia all'interno della relazione con la figura di attaccamento. Questa necessitŕ si manifesta anche nella vita di coppia, in particolare durante la gravidanza e nel periodo successivo alla nascita di un figlio. Per studiare l'influenza di alcuni aspetti psicologici e comportamentali nelle madri e nei padri durante il periodo perinatale, gli autori hanno studiato un campione di 40 coppie valutate dal secondo trimestre di gravidanza al primo trimestre dopo il parto. In quattro occasioni a tutti i soggetti sono stati somministrati quattro questionari: il CES-D, il Symptom Questionnaire, l'Illness Behaviour Questionnaire e il Perinatal Couple Questionnaire. L'analisi statistica ha evidenziato che in questo periodo i padri manifestano alterazioni emotive con oscillazioni che sono correlate con la sofferenza materna. I padri le cui compagne hanno sofferto di disturbi affettivi durante il post-partum sono risultati piů depressi, ansiosi e irritabili, tendono a manifestare la loro sofferenza sotto forma di sintomatologia somatica e ad essere preoccupati per la propria salute e per il ruolo paterno. Gli interventi psicologici sui disturbi affettivi nel periodo perinatale dovrebbero perciň riguardare non solo la madre, ma entrambi i genitori. Nelle situazioni maggiormente a rischio, un aiuto psicoterapeutico finalizzato a ridurre la sintomatologia depressiva e ansiosa, le preoccupazioni ipocondriache e le difficoltŕ genitoriali puň favorire una migliore relazione di attaccamento non solo nei confronti del bambino, ma anche del proprio partner.
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Schotte, Kerstin, and Brian Cooper. "Subthreshold affective disorders: a useful concept in psychiatric epidemiology?" Epidemiology and Psychiatric Sciences 8, no. 4 (December 1999): 255–61. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00008162.

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Abstract:
RIASSUNTOScopo - Negli ultimi anni si è sviluppata una consistente letteratura sui concetti di disturbi affettivi sotto-soglia, sub-sindromici, minori, brevi e ricorrenti e sulle loro applicazioni nelle ricerche sulla popolazione generate. Lo scopo di questa breve revisione della letteratura è quello di esaminare le definizioni è lo stato corrente di queste categorie, proposte in riferimento soprattutto alia depressione e di valutare il loro potenziale contributo alia psichiatria epidemiologica. Metodo - È stata effettuata una ricerca Medline sui suddetti quattro termini per il periodo 1965-1999. Sono state esaminate anche le referenze bibliografiche rilevanti contenute in tutte le pubblicazioni identificate. Risultati - In larga misura questi concetti sono stati sviluppati come risposta ai limiti nel sistema di classificazione DSM e, in minor misura, in quello ICD. I gruppi sono stati identificati per aver meno sintomi rispondenti ai criteri o una minor durata dei sintomi rispetto alle categorie diagnostiche «ufficiali». L'uso di queste definizioni ha dato luogo a stime di prevalenza che variano in modo più esteso. Conclusioni - Sono indispensabili metodi perfezionati per la classificazione di tutte quelle persone nella popolazione generale, che hanno bisogno di trattamento medico e di aiuto per disturbi psicologici, ma che non soddisfano i criteri operativi indicati dalle linee guida ufficiali. Ciò, comunque, non può essere attuato semplicemente abbassando le soglie operative in questi sistemi. Sono necessarie ulteriori ricerche sulle caratteristiche cliniche e psicosociali dei disturbi psichiatrici comuni. In molte società un setting favorevole è quello della medicina di base, dove sono già in corso iniziative per una classificazione pragmatica e globale dei problemi di salute della popolazione.
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Grimaldi, Pietro. "Cognizione sociale, metacognizione e psicopatologia." QUADERNI DI PSICOTERAPIA COGNITIVA, no. 51 (January 2023): 9–31. http://dx.doi.org/10.3280/qpc51-2022oa15180.

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Abstract:
Gli esseri umani comprendono e danno un senso al mondo sociale utilizzando la cognizione sociale, ovvero processi cognitivi attraverso i quali vengono comprese, elaborate e ricordate le proprie interazioni con gli altri (Morgan et al., 2017). Il termine cognizione sociale in maniera generale, viene riferito alle operazioni mentali che sono alla base delle interazioni sociali, tra cui percepire, interpretare e generare risposte alle intenzioni, alle disposizioni e ai comportamenti degli altri (Green et al., 2008). Un livello di ordine superiore della cognizione sociale è rappresentato dalla capacità di comprendere e ragionare sugli stati mentali e affettivi propri e altrui, utilizzando tale comprensione per risolvere i problemi e gestire la sofferenza soggettiva, livello definito mentalizzazione (Bateman & Fonagy, 2012; Choi-Kain & Gunderson, 2008) o metacognizione (Semerari & Dimaggio, 2003). L'attivazione dei sistemi motivazionali interpersonali, così come degli schemi relazionali, possono influenzare l'intersoggettività e le capacità mentali necessarie per gestire i compiti della vita e le relazioni interpersonali.La compromissione della cognizione sociale, così come le disfunzioni delle diverse abilità metacognitive sono riconosciute come una caratteristica chiave di diverse condizioni psicopatologiche.
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Torretta, Rossella. "Costituzione identitaria e possibile incidenza dell'evento traumatico non elaborato nella diagnosi di infertilitŕ inspiegata o parzialmente inspiegata." RICERCA PSICOANALITICA, no. 2 (May 2011): 113–28. http://dx.doi.org/10.3280/rpr2011-002009.

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Abstract:
L'esperienza acquisita nei colloqui con le coppie "infertili" ha permesso di evidenziare il peso predominante della mente nei casi di infertilitŕ inspiegata o parzialmente inspiegata. Aspetti affettivi non risolti legati alla vita della coppia, o di uno dei partner, sembrano influenzare la capacitŕ generativa. L'esperienza clinica ha suggerito l'esistenza di un legame profondo tra infertilitŕ inspiegata e la presenza di conflitti che rendono impossibile da affrontare la possibilitŕ di poter generare. Sono tanti i motivi per cui si desidera concepire e, tra questi, anche il bisogno di riparazione. Riparazione alla frattura nel proprio divenire identitariamente, ma anche a quella di adulti significativi nella propria vita. Nel corso di percorsi psicoterapeutici con coppie che si sottoponevano a fecondazione assistita č stata osservata la ricorsivitŕ di esperienze traumatiche e/o luttuose non elaborate, accadute nel corso delle loro vite e in quelle dei loro adulti di riferimento. Per poter approfondire e verificare l'eventuale correlazione e incidenza tra trauma/lutto non elaborato e infertilitŕ inspiegata sono stati studiati questi aspetti su un campione di 89 coppie infertili all'inizio di un programma di PMA. Il 71% del campione presentava almeno un lutto o un trauma non elaborati. L'infertilitŕ inspiegata puň essere letta come un sintomo dietro il quale si celano richieste di autorizzazione a essere, a potersi definire identitariamente. Il trauma č allora stato visto come impossibilitŕ ad acquisire un significato di sé in relazione al contesto nel quale si č inseriti, ostacolo alla possibilitŕ di ricerca della propria identitŕ. Identitŕ intesa come presenza a sé stessi
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Whitney, Shiloh. "From the Body Schema to the Historical-Racial Schema." Chiasmi International 21 (2019): 305–20. http://dx.doi.org/10.5840/chiasmi20192129.

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Abstract:
What resources does Merleau-Ponty’s account of the body schema offer to the Fanonian one? First I show that Merleau-Ponty’s theory of the body schema is already a theory of affect: one that does not oppose affects to intentionality, positioning them not only as sense but as force, cultivating affective agencies rather than constituting static sense content. Then I argue that by foregrounding the role of affect in both thinkers, we can understand the way in which the historical-racial schema innovates, anticipating and influencing feminist theories of the affective turn – especially Sara Ahmed’s theory of affective economies. The historical-racial schema posits the constitution of affective agencies on a sociogenic scale, and these affective economies in turn account for the possibility of the collapse of the body schema into a racial epidermal schema, a disjunction of affective intentionality Fanon calls “affective tetanization.” Quelles ressources l’analyse du schéma corporel faite par Merleau-Ponty fournit-elle au schéma historico-racial proposé par Fanon ? En premier lieu, je vise à montrer que la théorie du schéma corporel de Merleau-Ponty est déjà une théorie de l’affect : une théorie qui n’oppose pas les affects à l’intentionnalité, qui ne les considère pas seulement comme un sens, mais comme une force, en cultivant des agentivités affectives plutôt qu’en constituant des contenus de sens statiques. Ensuite, j’affirmerai qu’en mettant en premier plan le rôle de l’affect chez ces deux penseurs, nous pouvons comprendre les innovations qu’apporte le schéma historico-racial, en anticipant et en influençant les théories féministes du tournant affectif – surtout la théorie de Sara Ahmed au sujet des économies affectives. Le schéma historico-racial établit la constitution d’agentivités affectives sur une échelle sociogénique, et ces économies affectives expliquent à leur tour la possibilité d’une dégradation du schéma corporel en schéma épidermique racial, une disjonction de l’intentionnalité affective que Fanon appelle « tétanisation affective ».Quali risorse può offrire la nozione merleau-pontiana di schema corporeo a quella di Fanon? In primo luogo, mi propongo di mostrare che la teoria dello schema corporeo elaborata da Merleau-Ponty è allo stesso tempo una teoria dell’affetto: una teoria che non oppone la dimensione degli affetti all’intenzionalità, poiché li considera non solo come senso ma come forze, in quanto implicano delle agentività affettive piuttosto che costituire meri contenuti statici di senso. Intendo quindi sostenere che mettendo in evidenza il ruolo dell’affetto in questi due autori sia possibile comprendere il portato innovativo dello schema storico-razziale, che anticipa e influenza le teorie femministe legate all’affective turn – e in particolare la teoria delle economie affettive elaborata da Sara Ahmed. Lo schema storico-razziale afferma la costituzione di agentività affettive a un livello sociogenetico, mentre le economie affettive rendono conto della possibilità del collasso dello schema corporeo in uno schema razziale epidermico, una disgiunzione dell’intenzionalità affettiva che Fanon definisce “tetanizzazione affettiva”.
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Barisione, Mauro. "Le Scelte Politiche Dei Cittadini: Ambivalenza, Ragione O Affetto?" Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 32, no. 1 (April 2002): 141–51. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200029956.

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Abstract:
George E. Marcus, W. Russel Neuman e Michael MacKuen, Affective Intelligence and Political Judgement, Chicago, University of Chicago Press, 2000, pp. 199, Isbn 0-226-50468-9Citizens and Politics esce dieci anni dopo i due lavori che più hanno segnato l'attuale psicologia politica e il campo delle ricerche sull'opinione pubblica negli Stati Uniti: Reasoning and Choice di Sniderman et al (1991) e The Nature and Origins of Mass Opinion di Zaller (1992); ma marca anche una continuità con quei volumi collettanei che dalla metà degli anni ‘80 si sono dedicati alle problematiche delle cognizioni politiche e dell'information processing: Lau e Sears (1986), Ferejohn e Kuklinski (1990), Lodge e McGraw (1995), Mutz et al. (1996). Promettendo – per le ragioni che si vedranno più avanti – di far parlare molto di sé, il lavoro curato da Kuklinski, propone allo stesso tempo una sintesi dei temi e un panorama delle ricerche politologiche affrontate da prospettive psicologiche e cognitive. Gli atteggiamenti, i valori, le percezioni, gli affetti, i ragionamenti, le decisioni degli individui nella sfera politica sono analizzati in 17 contributi – introdotti sempre in modo chiaro ed esauriente da Kuklinski, anche se articolati in 4 aree tematiche dalla definizione piuttosto vaga – di autori come Sears, Feldman, Masters, Lau, Lodge, Sniderman, Marcus, per citarne solo alcuni fra i più noti. In particolare, la prima area («Affetto ed emozioni») racchiude quattro contributi incentrati sul ruolo delle inclinazioni affettive nella percezione degli oggetti politici carichi di una valenza simbolica (dalle parole – fra gli esempi americani: «comunisti», welfare, «neri» – alle immagini politicopersonali dei candidati); la stessa dimensione affettiva è analizzata nella seconda parte («Cognizione politica») in relazione ai processi di trattamento dell'informazione, di valutazione delle notizie e di elaborazione di giudizi politici da parte dei cittadini, specie nell'arco della campagna elettorale; la terza parte («Atteggiamenti politici e percezioni») aggiorna il dibattito classico intorno alla maggiore o minore stabilità e coerenza degli atteggiamenti in seno all'opinione pubblica, mentre la quarta parte è interamente dedicata allo studio dei «Valori politici», con due ricerche che analizzano più precisamente le relazioni fra i valori di «umanitarismo» e «individualismo» e le preferenze dei cittadini in tema di politiche pubbliche.
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Manfrè, L., M. Accardi, G. Vaccaro, R. Raineri, E. Giarratano, and R. Lagalla. "Valutazione dello spettro di alterazioni ischemiche cerebrali in pazienti asintomatici affetti da talassemia e talasso-drepanocitosi: Valore della RM nel protocollo terapeutico." Rivista di Neuroradiologia 10, no. 2_suppl (October 1997): 221. http://dx.doi.org/10.1177/19714009970100s299.

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Abstract:
La patologia ischemica rappresenta la causa principale di lesione cerebrale nei pazienti affetti da drepanocitosi, ed è stata documentata mediante RM nei pazienti affetti da stroke. Alterazioni ischemiche possono tuttavia avere luogo anche in assenza di una obbiettività clinica. Recentemente è stato dimostrato il ruolo della RM nella valutazione delle ischemie cerebrali in pazienti affetti da talasso-drepanocitosi e da talassemia. Scopo del lavoro è stato quello di analizzare le alterazioni presenti in una coorte di pazienti affetti da tali alterazioni. 20 pazienti al di sotto di 50 anni di età, affetti da talasso-drepanocitosi (età media 29.5) e 20 affetti da talassemia (età media 31.7), previo consenso informato, sono stati sottoposti ad una valutazione T1- e T2-ponderata a livello encefalico, mediante apparecchiatura operante a medio campo e bobina in quadratura. Due centri di ricerca per la talassemia sono stati coinvolti (Palermo, Caltanissetta), selezionando unicamente i pazienti con anamnesi negativa per pregressa sindrome neurologica acuta. Le lesioni ischemiche sono state valutate soggettivamente e classificate in piccole (<0.5 cm), medie (0.5 − 1.5 cm) e ampie (>1.5 cm) ed in singole o multiple. Il 30% (6/20) dei pazienti affetti da talasso-drepanocitosi presentava multiple lesioni ischemiche con una prevalenza di lesioni medie o grandi 5/20 (25%). In un paziente veniva dimostrata la presenza di multiple malformazioni artero-venose leptomeningee, confermate al bilancio angiografico. Il 20% (4/20) dei pazienti affetti da talassemia presentava lesioni ischemiche piccole, singole in 2 casi (50%). Il trattamento trasfusionale, per quanto non scevro di rischi, viene proposto oggi nei pazienti affetti da drepanocitosi colpiti da episodio ischemico cerebrale. Il trattamento dei pazienti asintomatici affetti da talasso-drepanocitosi non è al momento codificato: una valutazione sequenziale mediante RM potrebbe identificare i pazienti “a rischio” per incidenti vascolari, indirizzandoli alla terapia adeguata (idrossiurea, trapianto di midollo, trasfusione).
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Manfre, L., F. Rosato, M. Mindri, S. Pappalardo, C. Sarno, A. Janni, and R. Lagalla. "Neuroradiologia funzionale della ghiandola ipofisaria." Rivista di Neuroradiologia 8, no. 5 (October 1995): 645–56. http://dx.doi.org/10.1177/197140099500800502.

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Abstract:
Lo studio sequenziale dell'afflusso del mezzo di contrasta a carico del parenchima ipofisario è stato di recente valutato da diversi autori, utilizzando apparecchiature operanti a 1,5 T. Tutta-via, con l'eccezione di 3 casi di macroadenoma, non sono state mai valutate le possibili alterazioni di flus-so ghiandolare nelle diverse affezioni interessanti l'ipofisi. Sono stati esaminati 27 volontari non affetti da patologia ipofisaria e 47 pazienti, in età pediatrica o adulti, affetti da alterazioni ipofisarie su base congenita o acquisita. I pazienti sono stati valutati mediante apparecchiatura operante a medio campo, compa-rando i risultati, ottenuti in tempi diversi, di una valutazione ipofisaria standard versus un esame di tipo sequenziale. Il nostro studio ha dimostrato un modello di accentuazione delle differenti componenti ghiandolari perfettamente corrispondente all'organizzazione microvascolare della ghiandola stessa, con un incremen-to dell'intensità di segnale apprezzabile prima a livello neuroipofisario, poi a carico del peduncolo e della parte prossimale dell'adenoipofisi, ed infine a carico della pars distalis adenoipofisaria. I microadenomi hanno dimostrato un modello di accentuazione di tipo <arterioso>, in rapporto alla neoangiogenesi esi-stente. I macroadenomi hanno dimostrato un modello differente, nelle aree esaminate, in dipendenza del-l'estensione. Nessuna alterazione è stata riscontrata nei pazienti affetti da sella vuota parziale. I pazienti affetti da deficit di ormone della crescita hanno dimostrato una riduzione del potenziamento del peduncolo ipofisario, in possibile relazione a danno del sistema vascolare portale.
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Argentero, Piergiorgio, Elisabetta Torchio, Giuseppe Tibaldi, Robert Horne, Jane Clatworthy, and Carmine Munizza. "The beliefs about drug treatments. The Italian version of the BMQ (The Beliefs about Medicines Questionnaire): its validity and applicability." Epidemiologia e Psichiatria Sociale 19, no. 1 (March 2010): 86–92. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00001640.

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Abstract:
L'adesione al trattamento è stata definita come la consonanza del comportamento di una persona alle indicazioni mediche (Fawcett, 1995; Myers & Nidence, 1998). Le revisioni della letteratura orientate ad analizzare questo argomento rilevano che, nei Paesi sviluppati, solo il 50% dei pazienti affetti da patologie croniche aderisce al trattamento, mentre nei Paesi in via di sviluppo si riscontrano tassi ancora più bassi. Per esempio, negli Stati Uniti, circa 50 milioni di adulti sono affetti da ipertensione, ma solo il 50% di essi sono stati diagnosticati e trattati adeguatamente; tra i pazienti trattati soltanto il 51% aderisce al trattamento. Analogamente, in Australia, solo il 43% dei pazienti affetti da asma assume i farmaci prescritti per l 'intera durata del trattamento e solo il 27.8% usa i farmaci prescritti come preventer (World Health Organization, 2001). Sul piano della frequenza, l 'analisi della letteratura indica che tra il 20% e il 90% dei pazienti affetti da disturbi psichici abbandona il trattamento, con un 'ampia variabilità di incidenza dovuta alle differenze nella definizione di mancata adesione e alla diversità dei campioni studiati.
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Vasciaveo, F., A. Degobbis, and O. Regeni. "Valutazione comparativa fra chemonucleolisi ed approccio chirurgico tradizionale nell'ernia discale lombare." Rivista di Neuroradiologia 2, no. 1_suppl (February 1989): 113–17. http://dx.doi.org/10.1177/19714009890020s120.

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Abstract:
Dal luglio 1985 al dicembre 1988 sono stati trattati con chemonucleolisi 247 pazienti affetti da ernia discale lombare e con discectomia 123 pazienti. La percentuale di successo è stata del 77% per la chemonucleolisi e del 75% per il trattamento operatorio. Non ci sono state complicazioni importanti per nessuna delle due metodiche. I pazienti trattati con chemonucleolisi hanno avuto una degenza ospedaliera post-operatoria più breve. La chemonucleolisi si conferma come un'eccellente alternativa al trattamento chirurgico in pazienti accuratamento selezionati. In caso di insuccesso l'intervento non complicato data l'assenza di fibrosi.
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Antonelli, Paolo, Marco Fortunati, Gioele Salvatori, and Daniel Giunti. "La dipendenza affettiva oggi: concettualizzazione, valutazione e trattamento." RIVISTA DI SESSUOLOGIA CLINICA, no. 1 (June 2021): 45–65. http://dx.doi.org/10.3280/rsc2021-001003.

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Abstract:
Questo lavoro si propone di presentare l'attuale stato dell'arte sul tema della dipendenza affettiva, una forma di amore ossessivo ed esasperato nei confronti del proprio partner, che nuoce al benessere della persona. Nella prima parte ven-gono trattate la definizione, la fenomenologia e la prevalenza di questa condizio-ne. Vengono inoltre esposte le principali teorie riguardanti l'inquadramento noso-grafico del problema e le considerazioni diagnostiche per differenziarlo da patolo-gie simili. La seconda parte dell'articolo riporta invece le varie ipotesi sull'eziologia della dipendenza affettiva, le principali misure per il suo assessment e i trattamenti che ad oggi sono stati proposti. Nel complesso si evidenzia che, sebbene si discuta da tempo di dipendenza affettiva, tuttora la letteratura a riguardo risulta fram-mentaria e poco chiara, il che è da considerarsi, a detta degli autori, come il princi-pale limite da superare per poter aiutare efficacemente chi soffre di tale condizio-ne.
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Scinto, Antonella, Maria Grazia Marinangeli, Artemis Kalyvoka, Enrico Daneluzzo, and Alessandro Rossi. "The use of the Italian version of the Parental Bonding Instrument (PBI) in a clinical sample and in a student group: an exploratory and confirmatory factor analysis study." Epidemiology and Psychiatric Sciences 8, no. 4 (December 1999): 276–83. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00008198.

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Abstract:
RIASSUNTOScopo - Il presente studio ha lo scopo di verificare la validità di costrutto della versione italiana del questionario Parental Bonding Instrument (PBI) che misura lo stile genitoriale come ricordato dal figlio. Materiali e metodi - Il questionario è stato somministrato ad un gruppo di 102 studenti dell'Università degli Studi de L'Aquila (62 maschi e 40 femmine) ed a 128 pazienti (76 maschi e 52 femmine) consecutivamente ricoverati in un reparto di psichiatria per un episodio indice. Nel gruppo dei pazienti ed in quello degli studenti sono state confrontate le medie dei valori delle due dimensioni («cura» e «protezione») per ciascun genitore in ogni gruppo, con un t-test per campioni indipendenti. Dopo la verifica della consistenza interna degli item del questionario calcolando il valore dell'alfa di Cronbach, è stata effettuata un'analisi fattoriale esplorativa per studenti e pazienti separatamente per individuare i fattori latenti del questionario e un'analisi fattoriale confermatoria nel gruppo di studenti per valutare l'adeguatezza dei dati reali rispetto ai modelli proposti in letteratura. Risultati - La versione italiana del PBI, ha dimostrato di differenziare i 2 gruppi e di possedere una buona consistenza interna degli item. L'analisi fattoriale esplorativa condotta nel gruppo degli studenti identificava due fattori che spiegavano il 44.6% ed il 44.3% della varianza per le scale del PBI della madre e del padre rispettivamente, mentre nel gruppo dei pazienti identificava due fattori che spiegavano il 49.3% ed il 46.6% della varianza per le scale del PBI rispettivamente della madre e del padre. Conclusioni - I pazienti affetti da patologie psichiatriche evidenziano una bassa «cura»/alta «protezione» rispetto agli studenti, confermando l'associazione tra un pattern affettivo di affectionless control e la presenza di un disturbo psichiatrico.
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Riva, A., and G. B. Bradač. "Atassie cerebellari e spino-cerebellari primitive progressive." Rivista di Neuroradiologia 5, no. 2 (May 1992): 155–59. http://dx.doi.org/10.1177/197140099200500202.

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Abstract:
47 pazienti affetti da atassia cerebellare primitiva progressiva e 13 pazienti affetti da malattia di Friedreich, sono stati sottoposti a studio con RM. I reperti osservati sono stati confrontati con i classici quadri anatomo-patologici e interpretati alla luce dei più importanti criteri seguiti nelle più recenti classificazioni.
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Trimarchi, M., S. Bondi, E. Della Torre, M. R. Terreni, and M. Bussi. "Palate perforation differentiates cocaine-induced midline destructive lesions from granulomatosis with polyangiitis." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 4 (August 2017): 281–85. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1586.

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Abstract:
L’ abuso di cocaina può talvolta causare lesioni destruenti della struttura osteocartilaginea del naso, dei seni paranasali, del palato, con caratteristiche cliniche che ricordano altre patologie sistemiche associate a lesioni necrotizzanti centrofacciali. La diagnosi differenziale tra lesioni destruenti della linea mediana indotte da cocaina (CIMDL) e granulomatosi associata a poliangioite (GPA) può essere complessa, in particolare se il paziente non ammette l’abuso di sostanze. 10 pazienti con CIMDL e perforazione palatale sono stati trattati presso la nostra Unità Operativa tra il 2002 ed il 2015. Tutti i casi sono stati sottoposti ad endoscopia nasale, TC o RMN del massiccio facciale ed Anca test. In 8 casi è stata effettuata anche la biopsia nasale. Contestualmente è stata eseguita una revisione della letteratura presente su PubMed riguardante i casi di perforazione palatale in pazienti affetti da CIMDL e GPA. Tutti i 10 pazienti oggetto dello studio presentavano perforazione palatale e distruzione dei turbinati inferiori; inoltre 7 pazienti presentavano perforazione del palato duro , 2 pazienti perforazione del palato molle ed 1 paziente perforazione di entrambi. Gli Anca test erano negativi in 8 pazienti e positivi in 2, sia per C-Anca sia per P-Anca. La revisione della letteratura edita in lingua inglese ha evidenziato perforazioni palatali in 5 pazienti affetti da GPA e in 73 pazienti affetti da CIMDL. La presenza di perforazione palatale in pazienti con lesioni destruenti della linea mediana può rappresentare un nuovo marker clinico a favore delle CIMDL nella diagnosi differenziale con GPA.
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Lettori, Laura. "Conflitti affettivi nelle relazioni primarie. Omosessualitŕ e coming-out in famiglia." EDUCAZIONE SENTIMENTALE, no. 18 (September 2012): 80–93. http://dx.doi.org/10.3280/eds2012-018009.

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Abstract:
Il lavoro di ricerca che ho realizzato riguarda la tematica dell'omosessualitŕ e del coming out in famiglia, affrontata a partire da diversi aspetti psicosociali presenti nella vita di tutti giorni: la comunicazione, il conflitto, il potere, l'identitŕ di genere. Ampia parte del lavoro č costituita dall'analisi di alcuni racconti di vita e articoli della stampa quotidiana, nei quali si possono ritrovare dei fili conduttori tipici di coloro che affrontano la prima comunicazione di questo diverso orientamento sessuale. Le relazioni primarie sono al centro di questa ricerca la quale viene arricchita da articoli della stampa quotidiana che, suddivisi per temi, evidenziano nel tempo le costanti di come questa tematica č stata trattata socialmente
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QUARANTA, N., S. TALIENTE, F. COPPOLA, and I. SALONNA. "Risultati uditivi e fattori prognostici nell’ossiculoplastica con cartilagine in pazienti affetti da otite cronica colesteatomatosa." Acta Otorhinolaryngologica Italica 35, no. 5 (October 2015): 338–42. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-590.

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Abstract:
La cartilagine è comunemente utilizzata per la ricostruzione della membrana timpanica e dell’attico in corso di timpanoplastica. Nella nostra esperienza la cartilagine costale omologa è stata utilizzata per molti anni per la creazione di protesi ossiculari. Scopo di questo studio è stato quello di valutare i risultati funzionali dell’ossiculoplastica con condroprotesi e di identificare fattori prognostici. Abbiamo valutato pazienti affetti da otite media cronica colesteatomatosa la cui catena ossiculare è stata ricostruita mediante condroprotesi. 67 soggetti sono stati sottoposti a ossiculoplastica totale (TORP) o parziale (PORP) tra gennaio 2011 e dicembre 2013. Per la valutazione dei risultati uditivi sono state utilizzate le Linee Guida della “Committee on Hearing and Equilibrium” dell’American Academy of Otolaryngology Head and Neck. L’analisi statistica dei risultati è stata eseguita con test ANOVA e modelli di regressione lineare. Il gap via aerea-via ossea (ABG) migliorava significativamente dopo ossiculoplastica da 39,2 dB HL (DS 9,1 dB HL) a 25,4 dB HL (DS 11 dB HL) (p < 0,001). L’analisi statistica ha dimostrato che l’unico fattore prognostico è stato il tipo di tecnica chirurgica utilizzata. Infatti, i pazienti sottoposti a timpanoplastica chiusa hanno presentato miglior ABG postoperatorio rispetto alla timpanoplastica aperta (p = 0,02). Tutte le altre variabili analizzate non hanno influenzato i risultati uditivi. La cartilagine costale è il nostro materiale scelta per la creazione di protesi ossiculari quando gli ossicini autologhi non sono disponibili. La tecnica chirurgica (timpanoplastica chiusa) si è dimostrata quale unico fattore prognostico positivo.
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Monga, S., J. N. Malik, S. Jan, S. Bahadur, S. Jetley, and H. Kaur. "Clinical study of extrapulmonary head and neck tuberculosis in an urban setting." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 6 (December 2017): 493–99. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1252.

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Abstract:
La tubercolosi del distretto testa collo è abbastanza comune nei paesi endemici, ma è ancora sottostimata a causa della presentazione clinica assai variabile e a causa dei differenti siti coinvolti. Pertanto, gli obiettivi di questo studio sono stati quelli di voler descrivere la variabilità di presentazione clinica dei pazienti affetti da tubercolosi del distretto testa-collo, durante la cui valutazione ci si scontra con notevoli difficoltà diagnostiche, e stimare la risposta di questi pazienti al trattamento anti-tubercolare (ATT). Sono stati reclutati 48 pazienti affetti da tubercolosi del distretto testa-collo, i quali si sono presentati tra il 2013 e il 2015 presso il dipartimento di Otorinolaringoiatria del nostro centro di III livello; per ciascuno di essi sono stati raccolti sintomi, reperti obiettivi locali e sistemici, risultati diagnostici e risultati del trattamento. Dai dati è emerso che la maggioranza dei casi (64,5%) erano femmine, e nessuno dei pazienti era HIV positivo. Le modalità di presentazione più comuni sono state le linfoadenopatie cervicali (81,25%), e in particolare quelle coinvolgenti il livello IIB (31,3%). 3 pazienti su 48 erano affetti contemporaneamente da tubercolosi polmonare. Per confermare la diagnosi sono stati utilizzati l’esame citologico su agoaspirato con ago sottile, l’esame istopatologico e la colorazione per evidenziare l’alcol-acido resistenza. Tutti i pazienti sono stati trattati con antitubercolari di prima scelta, i quali hanno permesso di raggiungere la guarigione nel 96,8%. Nonostante la linfoadenite cervicale è la più comune forma di presentazione della tubercolosi del distretto testa-collo, i coinvolgimenti isolati della regione naso-sinusale, della laringe, della cavità orale o di altre sotto-sedi non sono entità sconosciute. Ciononostante, è importante prestare attenzione a queste presentazioni atipiche e misconosciute e considerarle nella diagnosi differenziale del testa-collo, anche in individui non immunocompromessi.
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Simonelli, Chiara, Francesca Tripodi, Stefano Eleuteri, and Marta Giuliani. "Lo sviluppo sessuale ed affettivo in etŕ scolare." RIVISTA DI SESSUOLOGIA CLINICA, no. 1 (July 2010): 5–22. http://dx.doi.org/10.3280/rsc2010-001001.

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Abstract:
Lo studio della "seconda infanzia", definita in letteratura internazionale middle childhood, ci offre una chiave di lettura piů ampia dei processi di sviluppo sessuo-affettivi che si sono avviati giŕ dai primi anni di vita. Il sesso biologico di appartenenza č infatti solo l'elemento primario dal quale si costruisce poi l'identitŕ di genere, che viene intesa come la percezione soggettiva di appartenere al genere maschile o femminile. L'etŕ scolare, nonostante non sia stata molto indagata dai ricercatori, si configura invece come una tappa fondamentale nel consolidamento del ruolo di genere, mediante il processo di socializzazione che la caratterizza. Nel presente articolo gli Autori si focalizzano proprio sui cambiamenti e le trasformazioni che contraddistinguono la fascia di etŕ 6-12, affrontando il tema secondo un'ottica multidimensionale, che rispetti la complessa interazione di corpo, mente e societŕ. L'analisi del consolidamento nella seconda infanzia dell'empatia, della reciprocitŕ e dell'amicizia conduce ad un approfondimento critico del concetto di latenza sessuale.
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Ozbay, I., C. Kucur, F. E. Koçak, B. Savran, and F. Oghan. "ACTA OTORHINOLARYNGOLOGICA ITALICA." Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no. 5 (October 2016): 381–85. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-897.

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Abstract:
L’obiettivo del presente studio è stato determinare se i livelli plasmatici dei prodotti avanzati di ossidazione proteica (AOPP) rappresentino dei marker di stress ossidativo nei pazienti pediatrici affetti da tonsillite cronica. Per lo studio sono stati arruolati, presso i Dipartimenti di Otorinolaringoiatria e Chirurgia pediatrica dell’Ospedale Universitario di Dumlupinar, trenta bambini sani e trenta affetti da tonsillite cronica. Il gruppo dei pazienti affetti da malattia è stato sottoposto a un prelievo ematico preoperatorio e ad una biopsia intraoperatoria del tessuto tonsillare. Il gruppo dei pazienti sani è stato sottoposto unicamente al prelievo ematico. I livelli plasmatici e tissutali degli AOPP sono quindi stati misurati mediante spettrofotometria. I livelli sierici degli AOPP sono risultati essere più elevati nel gruppo dei pazienti affetti da tonsillite cronica (13,1 ± 3,3 ng/ml) rispetto al gruppo di controllo (11,6 ± 2,3 ng/ml; P < 0,05). Il livello tissutale medio degli AOPP nei pazienti malati è risultato essere superiore a quello plasmatico medio sia nel gruppo dei pazienti sani che in quello dei pazienti malati (41,9 ± 13,5 ng/mg; P < 0,05). I livelli plasmatici e tissutali degli AOPP sono risultati quindi essere più elevati nei pazienti malati rispetto al gruppo di controllo. Gli AOPP potrebbero quindi rappresentare una nuova classe di molecole pro-infiammatorie coinvolte nello stress ossidativo nella tonsillite cronica e potrebbero avere un ruolo come marker di stress ossidativo nei pazienti pediatrici affetti da tale patologia.
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Abbruzzese, A., M. C. Bianchi, M. Puglioli, P. L. Collavoli, F. Marcella, R. Padolecchia, A. M. Valleriani, D. Montanaro, and R. Canapicchi. "Astrocitomi gigantocellulari nella sclerosi tuberosa." Rivista di Neuroradiologia 5, no. 1_suppl (April 1992): 111–16. http://dx.doi.org/10.1177/19714009920050s122.

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Abstract:
7 casi di astrocitoma subependimale a cellule giganti in pazienti affetti da sclerosi tuberosa sono stati studiati con TC e/o RM senza e con contrasto. Il comportamento delle lesioni alla TC e alla RM è stato messo a confronto al fine di analizzare le possibilità e i limiti delle due metodiche. La conclusione è stata che per il monitoraggio dei noduli subependimali in evoluzione e per il controllo dei pazienti portatori di astrocitoma subependimale a cellule giganti la RM è l'esame più utile.
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Callegari, Roberto, Maria Grazia Fusacchia, and Paola Re. "PAS: la catena dell'alienazione. Faglie del legame di coppia e alienazione dei figli." INTERAZIONI, no. 1 (July 2011): 69–79. http://dx.doi.org/10.3280/int2011-001006.

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Abstract:
Gli Autori propongono una rilettura psicodinamica di quella che č stata designata la Sindrome di Alienazione Genitoriale (PAS), riconoscendo nel comportamento di rifiuto del bambino rivolto ad uno dei due genitori, dinamiche affettive irrisolte che appartengono alla coppia genitoriale, sin dal momento della sua formazione. E il figlio diviene il "portaparola" di un conflitto transgenerazionale e intergenerazionale.
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Alessandrini, M., A. Micarelli, A. Viziano, I. Pavone, G. Costantini, D. Casali, F. Paolizzo, and G. Saggio. "Body-worn triaxial accelerometer coherence and reliability related to static posturography in unilateral vestibular failure." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 3 (June 2017): 231–36. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1334.

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Abstract:
Poichè le alterazioni della funzione vestibolare possono essere causa di disequilibrio, i principali reperti sviluppati ad oggi per misurare il controllo posturale e l’integrazione sensoriale nel danno vestibolare sono stati ottenuti grazie alla posturografia. Tuttavia, al fine di superare i problemi legati a tale genere di tecnologia, sono stati proposti gli accelerometri indossabili (ACC) come un’alternativa portatile e a basso costo per la misurazione dell’oscillazione corporea in ambienti confortevoli. D’altro canto, nessuno studio ad oggi ha dimostrato la validità sperimentale delle misurazioni ottenute con ACC - rispetto a quelle derivanti dalla posturografia - in soggetti affetti da deficit vestibolare. Pertanto, l’obiettivo del presente lavoro è stato quello di i) sviluppare e validare una strumentazione pratica che potesse consentire la misurazione dei disordini dell’oscillazione corporea nell’ambito della valutazione otoneurologica attraverso gli ACC e ii) fornire un’analisi delle oscillazioni affidabile ed automatica, che potesse implementare in modo sensibile ed accurato la possibile discriminazione di pazienti affetti da deficit vestibolare unilaterale (UVF). A tale scopo, un gruppo di 13 pazienti (sette femmine, 6 maschi; età media 48.6 ± 6.4 anni) affetti da UVF da almeno 6 mesi e un altro omogeneo di 13 soggetti sani sono stati invitati a mantenere la posizione eretta durante l’esecuzione della posturografia statica (FBP) mentre indossavano a livello lombare - vicino al centro di massa - un sensore Movit® (by Captiks) costituito da accelerometri 3-D. La correlazione ‘product-moment’ secondo Pearson ha dimostrato un elevato livello di corrispondenza di quattro misure, estratte da ACC e da FBP, nel dominio del tempo e di tre in quello della frequenza. Inoltre il t-test ha evidenziato che due parametri nel dominio del tempo e due in quello della frequenza si sono dimostrati affidabili nel discriminare i soggetti affetti da UVF. Tali aspetti, nel loro complesso, dovrebbero focalizzare l’attenzione in ambito clinico e di ricerca su tale tecnica di registrazione, considerato l’arricchimento quantitativo e qualitativo di informazioni utili nella discriminazione, diagnosi e trattamento di pazienti affetti da UVF. In conclusione, noi riteniamo che la misurazione basata su ACC offra un’alternativa confortevole, affidabile, economica ed efficiente utile, assieme ai test clinici di equilibrio e mobilità, in molteplici circostanze così come negli studi implicati nella diagnosi, controllo e riabilitazione di pazienti affetti da UVF.
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Capaccio, P., M. Gaffuri, V. Rossi, and L. Pignataro. "Sialendoscope-assisted transoral removal of hilo-parenchymal sub-mandibular stones: surgical results and subjective scores." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 2 (April 2017): 122–27. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1601.

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Abstract:
Come si evince dall’analisi della letteratura, l’approccio transorale ai calcoli prossimali e ilo-parenchimali della ghiandola sottomandibolare rappresenta una valida alternativa alla scialoadenectomia tradizionale. Lo scopo di questo studio è quello di valutare i risultati chirurgici, ecografici e soggettivi di questa tecnica conservativa. Tra Gennaio 2003 e Settembre 2015 sono stati trattati con l’approccio transorale scialoendoscopico-assistito 479 pazienti affetti da calcoli ilo-parenchimali sottomandibolari palpabili, non mobili, di dimensioni superiori ai 7 mm. Tutti i pazienti sono stati sottoposti ad un follow-up clinico, ecografico e ad una valutazione soggettiva dell’outcome chirurgico per mezzo di un apposito questionario somministrato attraverso un’intervista telefonica. Il successo chirurgico definito come completa asportazione del calcolo ilo-parenchimale è stato ottenuto in 472 pazienti (98.5%); in sette casi (1.5%) si è verificato un insuccesso chirurgico, riguardante esclusivamente calcoli parenchimali puri. Un anno dopo l’intervento chirurgico, 408 pazienti (85.1%) non riferivano più sintomi ostruttivi, 59 pazienti (12.3%) riferivano sintomi ostruttivi ricorrenti e 12 (2.6%) infezioni ricorrenti. Dei 54 pazienti (11.2%) affetti da litiasi sottomandibolare ricorrente, 52 sono stati sottoposti ad una seconda procedura terapeutica, nello specifico in 29 casi a scialoendoscopia, in 2 casi a litotrissia pneumatica intracorporea, in 8 casi a chirurgia transorale, in 6 casi ad un ciclo di litotrissia extracorporea, in 7 casi a scialoadenectomia sottomandibolare. La maggior parte dei pazienti (75.2%) ha riferito un dolore post-chirurgico di grado lieve. Al termine del follow-up, i sintomi riferiti da 454 pazienti (94.8%) erano migliorati dopo il secondo trattamento e la ghiandola sottomandibolare affetta era stata preservata nel 98.5% dei casi. La chirurgia transorale scialoendoscopico-assistita dei calcoli ilo-parenchimali della ghiandola sottomandibolare rappresenta un’opzione terapeutica sicura, efficace e conservativa e la preservazione del dotto e del parenchima ghiandolare permette di esplorare il sistema duttale attraverso l’ostio naturale in caso di ricorrenza della patologia. L’utilizzo combinato dell’approccio transorale e delle altre tecniche mini-invasive permette di trattare con successo la maggior parte dei pazienti affetti da litiasi ilo-parenchimale sottomandibolare.
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BASTIER, P. L., C. LEROYER, A. LASHéRAS, A. M. ROGUES, V. DARROUZET, and V. FRANCO-VIDAL. "Complicanze infettive locali precoci e tardive nella chirurgia otologica." Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no. 2 (April 2016): 127–34. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-666.

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Abstract:
La via retroauricolare rappresenta l’approccio di scelta nel trattamento dell’otite media cronica. Nelle procedure “sporche” l’incidenza della complicanza infettiva locale è del 10%. Il presente studio analizza le infezioni del sito chirurgico dopo la chirurgia dell’otite media cronica e ne investiga i potenziali fattori predittivi. Il presente studio, dal design osservazionale prospettico, ha incluso pazienti affetti da otite media cronica e candidati alla chirurgia mediante approccio retroauricolare. Sono state definite precoci le complicanze postoperatorie insorte entro i 30 giorni e tardive quelle insorte oltre i 30 giorni. Sono stati analizzati i dati di 102 pazienti. Sono stati registrati 4 casi (3,9%) di infezione precoce, per la quale è stata evidenziata un’associazione significativa con l’antibioticoterapia preoperatoria, l’orecchio in fase secernente all’esame otoscopico preoperatorio, una classe III (contaminato) nella classificazione delle ferite chirurgiche, indice NNIS (National Nosocomial Infection Surveillance) >1 e assunzione di antibiotici per OS nel postoperatorio. Sono state inoltre registrate 7 complicanze tardive (7,1%), occorse fra i 90 e i 160 giorni dall’intervento, significativamente correlate alla presenza di otorrea nei sei mesi precedenti la chirurgia, una durata del tempo chirurgico inferiore o uguale a 60 minuti, una tecnica aperta e all’uso della colla di fibrina. L’infezione del sito chirurgico sembra essere associata ai fattori correlati allo stato infiammatorio dell’orecchio medio al momento della chirurgia nelle infezioni precoci e all’infiammazione cronica nelle infezioni tardive.
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Angileri, T., G. Sparacia, L. Manfrè, A. Banco, and R. Lagalla. "Accumulo di ferro a livello ipofisario in pazienti affetti da beta-talassemia major: Aspetti RM." Rivista di Neuroradiologia 10, no. 2_suppl (October 1997): 232. http://dx.doi.org/10.1177/19714009970100s2105.

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Abstract:
Gli autori si propongono di valutare le modificazioni del segnale RM a livello ipofisario nella emosiderosi secondaria in pazienti affetti da beta-talassemia major. Lo studio è stato condotto prospetticamente su un gruppo di 20 pazienti in regime alto-trasfusionale e trattamento ferro-chelante e su 10 volontari sani come gruppo di controllo. Gli esami RM sono stati condotti con apparecchiatura a magnete superconduttivo a 0,5T con sequenze SE TI-dipendenti e GRE TE*-dipendenti. Il sovraccarico di ferro è stato valutato mediante il dosaggio della ferritina sierica. è stata effettuata una valutazione quantitativa delle immagini RM SE T1- e GRE T2*-dipendenti attraverso la misurazione, mediante ROIs, dell'intensità di segnale (IS) del lobo anteriore dell'ipofisi rapportata a quella del tessuto adiposo subcutaneo, nei pazienti e nel gruppo di controllo. Al fine di verificare l'esistenza di differenze statisticamente significative tra i valori rilevati nei pazienti e nel gruppo di controllo è stato applicato il test t di Student. Sono state dimostrate differenze statisticamente significative ( P <.05) tra i valori relativi al rapporto dell'IS dell'adenoipofisi rispetto al tessuto adiposo subcutaneo, misurato nelle immagini GRE TE*-dipendenti, tra i pazienti e il gruppo di controllo. La RM si è dimostrata metodica non invasiva utile nella valutazione del sovraccarico di ferro a livello ipofisario nei pazienti talassemici. Il reperto RM in questa evenienza è costituito dalla riduzione dell'intensità di segnale dell'ipofisi, e ciò è più evidente nelle immagini GRE TE*-dipendenti.
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Manfrè, L., R. Angileri, G. Caruso, V. D'Antonio, M. De Maria, and R. Lagalla. "Calibro dei sifoni carotidei e asimmetria del poligono di Willis: Studio Angio-RM." Rivista di Neuroradiologia 10, no. 2_suppl (October 1997): 148. http://dx.doi.org/10.1177/19714009970100s260.

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Abstract:
A differenza dell'Angiografia, l'esame Angio-RM consente la simultanea visualizzazione dei vasi del poligono. Si è valutata la correlazione esistente tra calibro dei sifoni e asimmetrie di sviluppo del poligono nella popolazione normale. Sono stati esaminati 3 casi di occlusione totale di una carotide. 120 pazienti privi di patologie vascolari o neoplastiche sono stati sottoposti ad esame Angio-RM 3DTOF con Magnetization Tranfer e TONE. Sono state valutate le immagini di sorgente e 3DMIP, prima e dopo sottrazione dei pixel non vascolari. I pazienti sono stati suddivisi in 5 gruppi: I = aplasia di A1, II = ipoplasia di A1, III = lieve asimmetria di A1, IV ? arteria comunicante posteriore fetale, V = poligono simmetrico. Inoltre i pazienti sono stati suddivisi in base al calibro della carotide interna in: A (simmetrico), B (lieve asimmetria), e C (marcata asimmetria). è stata calcolata la percentuale di differenza di calibro (PDC) tra carotide destra e sinistra (Cmin/Cmax). Sono stati posti in correlazione PDC e simmetria dei vasi del poligono. I pazienti del gruppo C sono stati sottoposti a color Doppler dei vasi al collo, per escludere vasculopatia a monte. Una differenza statisticamente significativa in termini di PDC tra sifone carotideo destro e sinistro è stata osservata unicamente nei pazienti di gruppo I e II. I pazienti affetti da occlusione del sifone carotideo con compenso via Al dimostravano un calibro di Al superiore rispetto ai gruppi III, IV e V. Per quanto una asimmetria di calibro dei sifoni carotidei possa suggerire l'esistenza di una patologia vascolare a monte, è necessario considerare le varianti anatomiche correlate all'asimmetrico del poligono di Willis. Il bilancio dei rami collaterali esistenti a livello del poligono di Willis mediante Angio-RM è importante per la valutazione dei possibili circoli di compenso.
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Giampà, Federica, Stefano Magno, Laura Agostini, Annalisa Di Micco, Claudia Maggiore, Bianca Maria De Cesaris, Roberta Rossi, Chiara Simonelli, and Filippo Maria Nimbi. "Tumore al seno e sessualità: uno studio esplorativo sugli aspetti psicologici e affettivi." RIVISTA DI SESSUOLOGIA CLINICA, no. 2 (November 2021): 5–20. http://dx.doi.org/10.3280/rsc2021-002001.

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Abstract:
Il tumore al seno è la forma di cancro più frequente e, ancora oggi, nonostante vi sia stato un miglioramento della prognosi, esso rimane la prima causa di morte da tumore nelle donne. L'obiettivo del presente studio è stato quello di valutare la qualità della vita e indagare gli aspetti psicologici, sessuologici ed affettivi in donne affette da carcinoma mammario, ponendole a confronto con un gruppo di con-trollo e identificare le possibili differenze. Il protocollo, composto da strumenti self-report, è stato somministrato a 97 donne suddivise in due gruppi: il gruppo clinico (n = 44 donne con tumore al seno in menopausa iatrogena) e il gruppo di controllo (n = 53 donne in menopausa). Le analisi hanno cercato di indagare quali domini hanno determinato la significatività nel confronto tra i due gruppi. È stato valutato il funzionamento sessuale (FSFI) e il distress (FSDS), il funzionamento psicologico (SCL-90-R) ed emozionale relativo alla sessualità (PANAS). Le donne con cancro al seno in menopausa iatrogena hanno mostrato maggio-ri difficoltà sessuali rispetto alle donne in menopausa naturale. Similmente, sinto-mi come ansia e depressione sono presenti in maniera più o meno sfumata nelle donne in menopausa naturale, mentre acquistano maggior valore in quelle in cui la menopausa è stata indotta precocemente. I dati che emergono dallo studio hanno risvolti notevoli sia per ricerche future che per l'attività clinica, sottolineando come la prospettiva biopsicosociale sia fondamentale per comprendere a pieno il vissuto personale e relazionale connesso alla patologia.
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Cervelli, D., G. Gasparini, A. Moro, S. Pelo, E. Foresta, F. Grussu, G. D’Amato, P. De Angelis, and G. Saponaro. "ACTA OTORHINOLARYNGOLOGICA ITALICA." Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no. 5 (October 2016): 368–72. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-857.

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Abstract:
Le asimmetrie maxillo-mandibolari riconoscono numerose eziologie: congenita, traumatica, iatrogena e post resezione oncologica. I pazienti affetti da malformazioni congenite vengono generalmente sottoposti a chirurgia ortognatica con o senza procedure aggiuntive (genioplastica, impianti alloplastici) con risultati soddisfacenti. Tuttavia, nonostante il raggiungimento della simmetria scheletrica può esitare una asimmetria residua più o meno evidente. Lo studio presentato è stato effettuato su 45 pazienti (29 femmine e 16 maschi), trattati chirurgicamente tra Dicembre 2012 e Giugno 2014. Tutti i pazienti erano affetti da asimmetria maxillo-mandibolare e sono stati sottoposti a chirurgia ortognatica per la correzione ossea della deformità. Le alterazioni residue sono state trattate con lipofilling. In tutti i casi si è osservato un buon attecchimento del grasso a livello del sito ricevente. L’analisi retrospettiva della documentazione fotografica ha dimostrato un progressivo decremento dei volumi raggiunti in seguito al trattamento con lipofilling fino a sei mesi dalla procedura, dopodiché i volumi sono rimasti invariati. Non sono state riportate complicanze significative sia a livello del sito donatore sia del ricevente. Un lieve edema ecchimotico è stato osservato frequentemente nella prima settimana post-operatoria, non sono stati riportati casi di ematoma, infezioni, danni nervosi o vascolari. 24 pazienti hanno avuto necessità di ulteriori applicazioni, una seconda applicazione si è resa necessaria in 22 pazienti ed una terza in 2 pazienti. (totale di 69 procedure). Sulla base dei risultati di questo studio la metodica del lipofilling si è dimostrata semplice, efficace e facilmente riproducibile, mostrando un alto indice di soddisfazione da parte dei pazienti e una scarsa incidenza di svantaggi e complicanze. Abbiamo inoltre dimostrato come il successo del riempimento con grasso autologo sia dipendente dalla subunità del viso che viene trattata. Le regioni malare e della guancia hanno mostrato i migliori risultati mentre le subunità corrispondenti al labbro inferiore e superiore hanno mostrato uno scarso attecchimento del grasso innestato, con una conseguente maggiore perdita di volume. In conclusione si può dire che le procedure composite, che prevedono l’utilizzo congiunto della correzione chirurgica delle basi scheletriche e un successivo ritocco per mezzo di innesto di grasso autologo, costituiscono una opzione addizionale e personalizzabile per i pazienti affetti da malformazioni maxillo-mandibolari.
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Panero, Monica, Pietro Di Martino, Luciana Castelli, and Silvia Sbaragli. "L’evoluzione degli atteggiamenti verso la matematica e il suo insegnamento degli insegnanti di scuola elementare in formazione iniziale." Didattica della matematica. Dalla ricerca alle pratiche d’aula, no. 8 (November 23, 2020): 48–77. http://dx.doi.org/10.33683/ddm.20.8.3.

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Abstract:
Il percorso formativo come docenti di scuola elementare in didattica della matematica può essere fortemente influenzato da fattori di natura affettiva, che, a loro volta, risultano spesso legati ad esperienze scolastiche negative vissute con la matematica. Il progetto di ricerca-azione qui descritto ha approfondito proprio questo fenomeno, focalizzandosi sui futuri docenti di scuola elementare del Canton Ticino, con un duplice obiettivo: da un lato, progettare e implementare efficaci pratiche formative per lo sviluppo di atteggiamenti positivi verso la matematica e il suo insegnamento; dall’altro, studiare l’evoluzione di tali atteggiamenti nell’arco dei primi due anni della formazione. Sono stati sviluppati specifici interventi didattici e strumenti di osservazione che hanno permesso di rilevare e monitorare gli atteggiamenti degli studenti e di analizzare quali dimensioni – disposizione emozionale, senso di autoefficacia, visione della disciplina (Di Martino & Zan, 2011) – sono state più o meno influenti sul cambiamento di atteggiamento, e su quali componenti quindi la formazione può cercare di intervenire in modo più incisivo ed efficace.
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Villani, Maria Rosaria, Marco Pascucci, Giovanni Barone, Matteo Giordano, and Angelo De Giorgi. "Confronto clinico e psicodiagnostico tra pazienti affetti da disturbo da uso di oppiacei, affetti da disturbo bipolare e pazienti affetti da entrambe le patologie, in trattamento." MISSION, no. 55 (July 2021): 26–31. http://dx.doi.org/10.3280/mis55-2020oa10735.

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Abstract:
Introduzione. L'Organizzazione Mondiale della Sanit&agrave; (OMS) definisce la Comorbilit&agrave; o Doppia Diagnosi come la coesistenza nel medesimo individuo di un disturbo dovuto al consumo di sostanze psicoattive ed un altro disturbo psichiatrico (OMS, 1995). Per quanto piuttosto criticata tale definizione consente di individuare una popolazione di pazienti le cui caratteristiche psicopatologiche appaiono peculiari e molto spesso di difficile ed non univoca interpretazione diagnostica; da tali difficolt&agrave; discendono frequentemente diatribe ideologico culturali e reali difficolt&agrave; di intervento terapeutico che mantengono queste persone in una condizione di equilibrio precario con elevati costi in termini sanitari e di mancata produttivit&agrave; lavorativa. In letteratura sono presenti numerosi lavori che cercano di coniugare ipotesi etiopatogenetiche di area psichiatrica con vie neurotrasmettitoriali pi&ugrave; tipicamente associate al mondo delle dipendenze patologiche, delineando una specifica cultura psicopatologica che cerchi di dare risposte a quesiti diagnostici di difficile soluzione. Tra i vari modelli che cercano di chiarire le associazioni etiopatogenetiche comuni a dipendenze ed altri disturbi mentali quello che forse appare pi&ugrave; completo &egrave; l'ipotesi della "disregolazione omeostatica edonica" (la disedonia), correlato fenomenologico delle dipendenze e della malattia mentale che allo stesso momento spiegherebbe la maggiore frequenza di dipendenza nei soggetti con spettro bipolare (inteso anche come tratto temperamentale) come anche del discontrollo degli impulsi o dell'incapacit&agrave; a prevedere le conseguenze dei propri agiti. In questo solco si inserisce il nostro studio con l'intento di fornire un contributo alla creazione di un linguaggio neurocomportamentale specifico per il mondo delle dipendenze. &nbsp; Scopo e Metodi End point primario del nostro studio &egrave; quello di identificare attraverso la frequenza nel SCL-90R, di specifiche dimensioni sintomatologiche attribuibili a specifiche popolazioni di pazienti. In seconda istanza abbiamo indagato l'eventuale esistenza di caratteristiche psicopatologiche comuni tra pazienti con patologia di spettro bipolare e dipendenza; in ultimo abbiamo valutato l'impatto della doppia diagnosi sul funzionamento globale dell'individuo. Abbiamo arruolato tre coorti di pazienti: soggetti eroinomani senza altra psicopatologia, eroinomani con disturbo bipolare, soggetti affetti da disturbo bipolare senza dipendenza, tutti provenienti dai Ser.D e DSM della provincia di (…...) La diagnosi &egrave; stata formulata attraverso il criterio dell'osservazione clinica, supportata da strumenti psicodiagnostici (MMPI-1, SCID 2) ed esami laboratoristici (esami tossicologici urinari). Le dimensioni sintomatologiche prevalenti sono state indagate con la SCL 90R. &nbsp; Risultati Non sono emersi dati significativi relativi ad una specifica dimensione psicopatologica per i soggetti affetti da Disturbo da uso di sostanze. Tra le sottoscale del SCL-90, l'ANX &egrave; la dimensione comune rilevata tra eroinomani bipolari (doppia diagnosi) e bipolari. Nel confronto tra i tre gruppi (eroinomani senza comorbilit&agrave;, eroinomani bipolari, bipolari) valutati globalmente, il gruppo meno disfunzionale &egrave; risultato quello degli eroinomani. La ridotta estensione dei campioni esaminati non ci permette di pervenire a risultati definitivi richiedendo ulteriori studi in tal senso.
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Briganti, F., G. La Tessa, S. Cirillo, G. Sirabella, R. Saponiero, A. N. Napoli, L. Simonetti, F. Maglione, S. Tecame, and R. Elefante. "Trattamento percutaneo delle stenosi dei tronchi sovra-aortici: Esperienza multicentrica in Campania." Rivista di Neuroradiologia 10, no. 2_suppl (October 1997): 109. http://dx.doi.org/10.1177/19714009970100s242.

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Abstract:
Nell'ambito della patologia stenotica dei vasi epiaortici la P.T.A. ha raggiunto un ruolo di primo piano; essa rappresenta il trattamento di prima scelta nelle stenosi delle origini delle arterie carotidi e succlavie. L'introduzione di protesi endovascolari (stent) ha migliorato i risultati del trattamento endovascolare. Questo lavoro valuta i risultati ottenuti da un gruppo di studio campano in tre differenti centri di neuroradiologia interventistica in quattro anni di attività sono stati trattati 35 pazienti affetti da patologia steno-ostruttiva del distretto epiaortico con un'età compresa tra i 60 ed i 72 anni. La valutazione dei risultati pertanto è stata fatta sul controllo angiografico immediato e clinico-strumentale (echo-doppler) a distanza.
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Ghiselli, S., S. Nedic, S. Montino, L. Astolfi, and R. Bovo. "Cochlear implantation in post-lingually deafened adults and elderly patients: analysis of audiometric and speech perception outcomes during the first year of use." Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no. 6 (December 2016): 513–19. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1222.

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Abstract:
Questo studio è volto alla valutazione degli outcomes audiometrici e logopedici dei pazienti anziani portatori di impianto cocleare durante il primo anno di utilizzo del dispositivo. Sono stati valutati 42 pazienti impiantati tra marzo 2010 e settembre 2014 presso l’UO ORL dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Padova. Sono stati inclusi nello studio pazienti affetti da sordità bilaterale postlinguale di grado severo-profondo impiantati unilateralmente. I soggetti sono stati divisi in tre gruppi in base all’epoca della chirurgia: 14 soggetti con impianto fra i 35 e i 49 anni, 14 fra i 50 e i 64 anni e 14 impiantati a un’età superiore di 65 anni. Tutti i pazienti sono stati valutati prima e dopo la chirurgia (a 1, 3, 6 e 12 mesi di follow-up) attraverso l’esecuzione di: audiometria tonale, audiometria vocale, test logopedici e somministrazione del questionario delle categorie percettive (CAP). L’analisi statistica è stata effettuata attraverso il Student’s t-test. La totalità dei soggetti nei tre gruppi hanno dimostrato significativi miglioramenti all’audiometria tonale e vocale ai controlli post chirurgici rispetto alle performance ottenute precedentemente all’impianto. In particolare si sono verificati miglioramenti della soglia audiometrica media (PTA) senza differenze statisticamente significative tra i tre gruppi. risultati ottenuti nei test logopedici e dalla somministrazione del CAP hanno dimostrato evidenti miglioramenti in tutti i tre gruppi in studio. Abbiamo riscontrato, però, che i soggetti più giovani hanno raggiunto maggiori punteggi ai controlli post impianto rispetto a quelli più anziani. Concludendo, possiamo affermare che l’impianto cocleare è un trattamento efficace per soggetti affetti da ipoacusia severa-profonda senza differenze significative nelle performance audiologiche e logopediche in relazione all’età di impianto. Anche se più lentamente, i pazienti impiantati dopo i 65 anni di età raggiungono performance ottimali e possono essere ritenuti dei candidati ottimali all’intervento.
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Zanoletti, E., L. Girasoli, D. Borsetto, G. Opocher, A. Mazzoni, and A. Martini. "Endolymphatic sac tumour in von Hippel-Lindau disease: management strategies." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 5 (October 2017): 423–29. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1402.

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Abstract:
Il carcinoma del sacco endolinfatico è un tumore molto raro come evidente dai dati presenti in letteratura ove anche centri di esperienza riferiscono tuttavia casistiche limitate. E’ un tumore maligno a lenta crescita, con tendenza all’invasione locale e scarsa tendenza alla disseminazione metastatica. L’insorgenza spesso tardiva dei sintomi e la difficoltà ad eseguire indagini bioptiche a livello della sede di origine, parete posteriore della rocca, ha reso la diagnosi di questo tumore spesso difficile, nonostante si riconoscano attualmente dati radiologici patognomonici della neoplasia. Patterns tipici di presentazione sono evidenziabili alla RM con mezzo di contrasto e alla TC per osso a strato sottile, rendendo nella maggior parte dei casi possibile la diagnosi radiologica. L’incidenza del tumore del sacco endolinfatico è maggiore nei pazienti affetti da sindrome di von Hippel Lindau (VHL), con una frequenza del 25% che fa parte del quadro sindromico. Negli anni dal 2012 al 2015 abbiamo osservato 7 casi, uno di essi con manifestazione della patologia bilaterale, tutti affetti da VHL. Quattro tra questi sono stati sottoposti a chirurgia presso il nostro centro per un totale di 5 procedure chirurgiche. Ogni caso è stato descritto dettagliatamente analizzando sintomi, intervallo tra comparsa dei sintomi, diagnosi e terapia. Non vi è stata morbidità post-operatoria aggiuntiva nei pazienti in cui la diagnosi e la terapia sono state precoci, mentre la gestione di tumori localmente avanzati è stata associata a deficit neurologici postoperatori, in particolare del VII, IX e X nervo cranico. I siti anatomici critici di coinvolgimento della malattia che hanno coinciso con un pianificato rischio di danno neuronale sono risultati essere il canale di Falloppio, il forame giugulare, l’apice della rocca petrosa. L’estensione intradurale nella fossa cranica posteriore è stato un altro elemento caratterizzante i tumori in stadio avanzato. I tumori del sacco endolinfatico che lo screening permette di evidenziare precocemente nei pazienti VHL, hanno buona prognosi quando affrontati precocemente, compatibilmente con le esigenze terapeutiche della malattia di base.
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Gallo, Patrizia. "Dimmi che lingua parli? Il multilinguismo di un gruppo di apprendimento della lingua francese con pazienti gravi." PSICOTERAPIA PSICOANALITICA, no. 2 (November 2022): 197–206. http://dx.doi.org/10.3280/psp2022-002014.

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Abstract:
Attraverso la conduzione di un gruppo di apprendimento della lin-gua francese, l'autrice racconta come, grazie al dispositivo gruppale e all'uso all'interno di esso di un oggetto terzo, quale la traduzione di una lingua straniera, sia stato possibile creare un ponte di senso verso una possibile area terza di simbolizzazione, al quale i pazienti hanno potuto accedere. Simultaneamente, la costanza dell'incontro e del continuo lavoro di bonifica dei contenuti affettivi emergenti ha permesso loro, ognuno a proprio modo, di sostenere la fatica dell'apprendimento e di sperimentarsi, favorendo un'esperienza viva di apprendimento. Grazie alla congiunzione di questi due aspetti, si può ipotizzare che sia stata così favorita un'occasione di "apprendere dall'esperienza", precorritrice dello sviluppo di una capacità sublimatoria.
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BERRETTINI, S., A. DE VITO, L. BRUSCHINI, S. FORTUNATO, and F. FORLI. "Ipoacusia neurosensoriale idiopatica nell’unico orecchio udente." Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no. 2 (April 2016): 119–26. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-587.

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Abstract:
Uno studio retrospettivo è stato condotto su 31 pazienti, giunti all’osservazione della cinica ORL Audiologia e Foniatria dell’Università di Pisa dal 2007 al 2013, affetti da ipoacusia neurosensoriale improvvisa, fluttuante o progressiva nell’unico orecchio udente. L’intero gruppo di pazienti è stato valutato con una adeguata anamnesi, otomicroscopia, esami di imaging (TC RMN), test audiologici (audiometria tonale e vocale, impedenziometria, potenziali evocati uditivi e otoemissioni acustiche). Questo gruppo di pazienti è stato sottoposto anche a una valutazione genetica (ricerca mutazioni CX 26, CX 30 e DNA mitocondriale A1555G) e a test di laboratorio. I pazienti con ipoacusia improvvisa o rapidamente progressiva sono stati trattati con diuretici osmotici e corticosteroidi (endovena o intratimpanici). I pazienti che non hanno recuperato in maniera adeguata dopo il trattamento sono stati avviati a un percorso di protesizzazione. Nei pazienti con insufficiente resa protesica sono stati sottoposti ad impianto cocleare. Lo scopo di questo studio è quello di discutere l’epidemiologia, l’eziopatogenesi e le caratteristiche cliniche di pazienti affetti da ipoacusia neurosensoriale nell’unico orecchio udente e inoltre discutere le indicazioni e la scelta dell’orecchio da impiantare in questa categoria di pazienti.
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CRISTALLI, G., G. MERCANTE, L. MARUCCI, A. SORIANI, S. TELERA, and G. SPRIANO. "Radioterapia intraoperatoria nei tumori maligni avanzati estesi all’orecchio medio: valutazione da uno studio retrospettivo." Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no. 2 (April 2016): 85–90. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-486.

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Abstract:
Obiettivo dello studio è stato quello di valutare la sicurezza, l’efficacia e i risultati funzionali della radioterapia intraoperatoria (IORT) seguita dalla radioterapia a intensità modulata (IMRT) nel trattamento di tumori maligni avanzati estesi all’orecchio medio. Sono stati inclusi nello studio in modo retrospettivo 13 pazienti consecutive affetti da tumore dell’orecchio esterno esteso all’orecchio medio. Il follow-up è stato in media di 33 mesi (range 6-133). Cinque pazienti (38%) erano di stadio III e 8 pazienti (62%) erano di stadio IV secondo la classificazione dell’Università di Pittsburgh. Una petrosectomia laterale (LTBR) è stata eseguita in tutti i pazienti, la LTBR è stata associata a parotidectomia in 5 (38%) casi e a svuotamento latero-cervicale associato a parotidectomia in 6 (46%) casi. In tutti i casi si è effettuata asportazione della malattia macroscopicamente evidente. Il trattamento chirurgico è stato completato da IORT (12 Gy) e IMRT (50Gy). Chemioterapia adiuvante è stata eseguita in 4 (30%) casi. Test audiometrici pre- e post-operatori sono stati eseguiti per valutare la perdita uditiva. Il tasso di controllo di malattia locale (LC) a 5 anni, di metastasi a distanza (DM) a 5 anni, la sopravvivenza libera da malattia (DFS) e la sopravvivenza globale (OS) a 5 anni sono state calcolate con il metodo di Kaplan-Meyer. Variazioni significative nella conduzione per via ossea sono state osservate dopo trattamento. Una necrosi parziale del lembo di ricostruzione è stata l’unica complicanza precoce osservata in 3(23%) casi, mentre una fistola meningea è stata osservata in un solo caso (7,6%) come complicanza tardiva. Il tasso di LC è stato del 68%. Il tasso di DM è stato del 90%. Il tasso di DFS è stato del 61%. Il tasso di OS è stato del 69%. La IORT seguita dalla IMRT nel trattamento dei tumori maligni avanzati dell’orecchio esterno e medio sembra essere sicuro. Nel nostro studio non sono riportati morti. La IORT può ridurre la dose di radioterapia postoperatoria a livello del tessuto residuo ottenendo la medesima dose a livello della sede del tumore. Non abbiamo osservato alcuna complicanza a livello dell’orecchio esterno residuo, mentre si è notato un peggioramento dell’udito anche a livello neurosensoriale. Sono necessari studi prospettici al fine di confermare quanto da noi osservato.
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Lynne, Layton. "Attaccamento, mutua dipendenza e interdipendenza nella fine dell'analisi." RICERCA PSICOANALITICA, no. 1 (December 2011): 29–48. http://dx.doi.org/10.3280/rpr2012-001003.

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Abstract:
La negazione della dipendenza e dell'interdipendenza caratterizzano spesso la fine dell'analisi, sia nella letteratura classica, sia in molte analisi attualmente svolte. Ciň dipende, in buona parte, dal contesto culturale dominante negli Stati Uniti, improntato ad un atteggiamento di tipo mascolino della soggettivitŕ, basato sulla negazione della relazionalitŕ, cioč su una forma di autonomia difensiva che l'autrice collega con la "resistenza materna". Con l'aiuto di un caso clinico particolarmente adatto (lo sviluppo dell'autostima e l'accesso alla relazione affettiva e sentimentale in un uomo gay), ella mette in evidenza tutte le difficoltŕ che alla fine dell'analisi ostacolano l'elaborazione di queste tematiche, decisive per la conquista di un'autonomia vera.
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Erbetta, A., R. R. Claney, and R. A. Zimmerman. "Lesioni cerebrali in neonati affetti da cardiopatia congenita, sottoposti ad arresto cardiocircolatorio e ipotermia durante il trattamento chirurgico." Rivista di Neuroradiologia 10, no. 2_suppl (October 1997): 67. http://dx.doi.org/10.1177/19714009970100s225.

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Abstract:
L'introduzione delle tecniche di by-pass cardio-polmonare e dell'arresto cardiocircolatorio, combinato con ipotermia, ha ridotto significativamente la mortalità e la morbidità dei neonati affetti da cardiopatia congenita chirurgicamente trattati. Tuttavia danni neurologici possono manifestarsi in circa il 45% dei pazienti. Molti fattori, legati al tipo di cardiopatia congenita e derivanti dal trattamento chirurgico, come ipossia, ischemia, acidosi, ipotensione e coagulopatie, possono produrre un danno cerebrale sia diffuso sia localizzato. Lo scopo di questa presentazione è quello di valutare gli aspetti neuroradiologici di neonati con ipoplasia cardiaca sinistra o con cardiopatia congenita diversa, sottoposti ad intervento chirurgico, tenendo conto della durata dell'arresto cardiaco. Materiali e metodi. 120 neonati (41 affetti da ipoplasia cardiaca sinistra e 79 affetti da altra cardiopatia congenita), di età non superiore a 44 settimane di gestazione, sono stati sottoposti ad esame di Risonanza Magnetica dell'encefalo dopo intervento chirurgico al Children's Hospital di Philadelphia. Risultati. Leucomalacia periventricolare (LPV) era presente in entrambi i gruppi. Alterazione di segnale nei gangli della base erano visibili sono nel gruppo con ipoplasia cardiaca sinistra. In tale gruppo vi erano inoltre 5 casi d'ischemia corticale focale, un caso con poroencefalia e 2 casi d'infarto emorragico. Nell'altro gruppo i danni ischemici e emorragici sono stati di minore entità e si sono verificati solo in 5 pazienti. Conclusione. LPV è stato il reperto più frequente in entrambe i gruppi, mentre i danni cerebrali focali si sono verificati più frequentemente nel gruppo con ipoplasia del cuore sinistro.
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Colombo, F., A. Benedetti, P. Dettori, L. Bernardi, F. Pozza, C. Marchetti, and G. Chierego. "Radiochirurgia con acceleratore lineare: 5 anni di esperienza clinica." Rivista di Neuroradiologia 1, no. 1 (April 1988): 17–35. http://dx.doi.org/10.1177/197140098800100104.

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Abstract:
Gli autori utilizzano una tecnica di radiochirurgia con acceleratore lineare dal 1982. La tecnica è basata su irradiazioni multiple ad archi intersecantisi focalizzate stereotassicamente su un bersaglio. Dopo che una valutazione meccanica e dosimetrica ha dimostrato la validità della procedura, la tecnica è stata impiegata su un gruppo selezionato di pazienti. Dal novembre 1982 al marzo 1988 sono stati trattati 155 casi. Tra loro 72 erano affetti da malformazioni arterovenose cerebrali, 16 da gliomi a bassa malignità, 8 da neurinoma dell'acustico, 8 da meningiomi e 11 da tumori maligni radiosensibili: in questi gruppi di pazienti la tecnica si è dimostrata sicura ed efficace. I risultati vengono paragonati a quelli ottenuti con la Gamma Unit di Leksell e col Ciclotrone di Kjellberg.
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de Girolamo, Giovanni, Angelo Picardi, Giovanni Santone, Ian Falloon, Pierluigi Morosini, Angelo Fioritti, Rocco Micciolo, Alessandro Svettini, and Vincenzo Cappiello. "4. I pazienti ospitati." Epidemiologia e psichiatria sociale. Monograph Supplement 13, S7 (September 2004): 45–67. http://dx.doi.org/10.1017/s1827433100000083.

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Abstract:
Come si è già notato prima, le caratteristiche dei pazienti trattati nelle SR sono state molto poco studiate. In particolare, la maggior parte degli studi condotti sino ad oggi ha preso in esame campioni di limitata ampiezza (Andrews et al., 1990; Mowbray et al., 1992; Rimmerman et al., 1993), quindi poco rappresentativi delle popolazioni di pazienti da cui essi sono stati tratti. I soli studi effettuati su campioni più ampi sono stati condotti negli Stati Uniti (Randolph et al., 1991) ed in Gran Bretagna (Lelliott et al., 1996; Faulkner et al., 1993), ma queste ricerche non prevedevano una dettagliata valutazione individuale dei pazienti stessi.In questo capitolo verranno quindi riportati i risultati della valutazione dettagliata di 2.962 pazienti ospitati nelle 265 SR campionate nella fase 2 del Progetto Nazionale PROGRES. L'ampiezza del campione preso in esame permette di trarre interessanti indicazioni relative all'assistenza fornita attualmente in Italia a pazienti affetti da malattie mentali gravi a pochi anni dalla chiusura degli O.P., e può fornire dati utili anche per altri paesi impegnati in un analogo processo di cambiamento dell'assistenza psichiatrica.
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Bianchini, C., M. Malagò, L. Crema, C. Aimoni, T. Matarazzo, S. Bortolazzi, A. Ciorba, S. Pelucchi, and A. Pastore. "Dolore post-operatorio nei pazienti affetti da neoplasia testa-collo: fattori predittivi ed efficacia della terapia." Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no. 2 (April 2016): 91–96. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-499.

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Abstract:
Negli anni è aumentata l’attenzione verso i molteplici aspetti associati alla “sfera” dolore, anche nei pazienti oncologici sottoposti a chirurgia testa-collo. Il dolore, definito infatti da diverse caratteristiche, quali l’esperienza personale, gli aspetti qualitativi della percezione, l’intensità, l’impatto emotivo, riconosce un’eziologia “multifattoriale”. Scopo del presente lavoro è stato: (i) valutare l’efficacia della terapia analgesica in pazienti affetti da tumore testa-collo e sottoposti a trattamento chirurgico; (ii) studiare le possibili variabili ed i fattori predittivi che possano influenzare l’insorgenza di dolore. Sono stati studiati 164 pazienti, affetti da neoplasia maligna del distretto testa-collo, trattati chirurgicamente tra il dicembre 2009 ed il dicembre 2013. I dati raccolti comprendono l’età, il sesso, la valutazione del rischio anestesiologico, la sede del tumore, la stadiazione TNM, il tipo di intervento effettuato, la complessità e la durata dell’intervento, le eventuali complicanze post-operatorie, i giorni di degenza post-intervento, la valutazione del dolore nei giorni 0, 1, 3 e 5 post-chirurgia. L’adeguatezza della terapia analgesica è stata espressa in termini di incidenza e prevalenza del dolore post-operatorio, le variabili legate al paziente, alla malattia, al trattamento chirurgico e farmacologico, sono state poi associate all’insorgenza del dolore così da poter descrivere eventuali fattori predittivi. Dai dati ottenuti emerge che la popolazione studiata ha ricevuto un’adeguata terapia antalgica, sia nell’immediato post-operatorio che nei giorni successivi. Non sono risultate associazioni statisticamente significative tra sesso, età ed incidenza del dolore post-chirurgico, mentre lo stadio del tumore, la complessità dell’intervento chirurgico e la sede della neoplasia hanno presentano correlazione significativa con il rischio di insorgenza di dolore post-operatorio. L’elevata prevalenza del dolore in ambito oncologico testa-collo, fa sì che un’appropriata ed attenta gestione del dolore risulti fondamentale. Nel futuro pertanto si auspica una sempre migliore comprensione dei fattori biologici, sociali e psicologici che caratterizzano la percezione del dolore ai fini di migliorarne il controllo.
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Castiglioni, Marco, Laura Contino, and Manuel Villegas y Besora. "Tra libertŕ e costrizione. Il dilemma dell'agorafobia." PSICOBIETTIVO, no. 1 (April 2011): 139–53. http://dx.doi.org/10.3280/psob2011-001010.

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Abstract:
Scopo della ricerca č sottoporre al vaglio empirico la tesi clinica, comune a diversi approcci psicoterapeutici, circa la connessione tra agorafobia e semantica della libertŕ, ipotizzando che i costrutti personali connessi alla sfera della "libertŕ-costrizione" siano preminenti per i pazienti agorafobici.. La tecnica delle griglie di repertorio (Kelly, 1955) č stata applicata a 30 pazienti agorafobici, cosě da elicitare i loro costrutti personali piů significativi. Come "gruppo di controllo" sono stati utilizzati altrettanti pazienti affetti da altre psicopatologie. I costrutti personali dei due gruppi di pazienti sono stati categorizzati secondo criteri ermeneutici e comparati mediante test statistici. I risultati corroborano l'ipotesi formulata: tra i pazienti agorafobici vi č una significativa prevalenza dei costrutti relativi alla semantica della libertŕ, mentre ciň non si rileva nel gruppo di controllo. Tali risultati e i loro limiti sono discussi sia alla luce delle possibili ricadute cliniche sia di questioni epistemologiche e metodologiche piů ampie inerenti la ricerca.
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Andreula, C. F., N. Medicamento, and A. Carella. "Caratteristiche RM degli U.B.O.s. in pazienti con Neurofibromatosi tipo 1." Rivista di Neuroradiologia 6, no. 4 (November 1993): 429–38. http://dx.doi.org/10.1177/197140099300600408.

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Abstract:
Abbiamo analizzato 29 esami RM di 20 pazienti affetti da NF1, tutti con lesioni iperintense nelle sequenze T2-pesate che sono tipiche di questa malattia. 5 pazienti sono stati seguiti con follow-up. L'eterogeneità di queste lesioni è dimostrata dalla loro diversa evolutività: alcune sembrano scomparire gradualmente, altre si manifestano in controlli successivi.
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CINIGLIO APPIANI, M., B. VERILLAUD, D. BRESSON, E. SAUVAGET, J. P. BLANCAL, J. P. GUICHARD, J. P. SAINT MAURICE, et al. "Fibroma ossificante dei seni paranasali: diagnosi e management." Acta Otorhinolaryngologica Italica 35, no. 5 (October 2015): 355–61. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-533.

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Abstract:
Le lesioni fibro-ossee benigne raramente colpiscono i seni paranasali e sono suddivise in 3 entità: osteoma, displasia fibrosa e fibroma ossificante. Questi presentano simili caratteristiche cliniche, radiologiche e istologiche ma hanno un comportamento diverso. Il fibroma ossificante, in particolare la variante istologica giovanile, può presentare un comportamento aggressivo con un alto rischio di recidiva se rimosso in modo incompleto. Lo scopo dello studio è quello di paragonare il comportamento clinico del fibroma ossificante con quello delle altre lesioni fibro-ossee; di evidenziare un eventuale comportamento differente tra i vari sottotipi istologici; di descrivere i vantaggi, i limiti e i risultati della chirurgia endoscopica endonasale rispetto ai dati presenti in letteratura. Abbiamo analizzato retrospettivamente 11 pazienti affetti da fibroma ossificante naso-sinusale e trattati in un centro ospedaliero di terzo livello. Tutti i pazienti sono stati sottoposti a TC. La RM è stata eseguita in caso di coinvolgimento del basicranio o in caso di recidiva. Una biopsia pre-operatoria è stata effettuata nei casi in cui la massa era raggiungibile per via endoscopica. Un paziente è stato sottoposto a embolizzazione pre-operatoria ed ha riportato una cecità monolaterale al termine della procedure. In base alla localizzazione, l’exeresi del tumore è stata eseguita con un approccio endoscopico (7 pazienti), esterno (3), combinato (1). Istologicamente 5 pazienti hanno riportato un sottotipo convenzionale, 5 la variante giovanile psammomatoide associata in un caso a cisti aneurismatica ossea, e un paziente la variante giovanile trabecolare. Tre pazienti affetti dalla variante istologica giovanile psammomatoide hanno presentato un’invasione del basicranio e sono stati sottoposti ad exeresi subtotale per via endoscopica che ha richiesto in seguito, a causa di un aumento di volume del residuo, un secondo intervento per via transbasale. I reperti clinici, radiologici e istologici dovrebbero essere considerati insieme per una accurata diagnosi differenziale tra le lesioni fibro-ossee. Ulteriori studi sono necessari per concludere se la localizzazione e l’estensione del fibroma ossificante al momento della diagnosi sono più importanti della variante istologica. L’approccio endoscopico è la prima opzione nella maggior parte dei casi anche se in alcuni selezionati pazienti l’approccio esterno risulta ancora necessario.
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Andreula, C. F., A. Tarantino, and P. Ladisa. "Studio RM della meningoencefalite da Herpes simplex." Rivista di Neuroradiologia 9, no. 3 (June 1996): 261–71. http://dx.doi.org/10.1177/197140099600900301.

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Abstract:
Sono stati esaminati con risonanza magnetica 14 pazienti affetti da encefalite da Herpes Simplex virus tipo 1 (HSV-1), confrontando i reperti ottenuti con quelli riportati in letteratura. Trattasi più propriamente di una meningoencefalite di tipo necrotico, spesso con aspetti emorragici, a sede temporale e/o fronto-basale non obbligata, mono o bilaterale. Suggestivo l'interessamento del giro del cingolo.
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