Journal articles on the topic 'Spazio sacro'

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Cuscito, Giuseppe. "Lo spazio sacro negli edifici cultuali paleocristiani dell'alto Adriatico." Hortus Artium Medievalium 1 (January 1995): 90–110. http://dx.doi.org/10.1484/j.ham.2.305064.

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Marrucci, Lucia. "Bebelos: spazio sacro, gradazioni di sacralità e gerarchie di partecipazione." Mythos, no. 10 (December 1, 2016): 159–71. http://dx.doi.org/10.4000/mythos.435.

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3

Messina, Davide. "Leggere e tradurre Primo Levi: Il poema e l’enunciazione." Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 48, no. 3 (August 8, 2014): 452–76. http://dx.doi.org/10.1177/0014585814542930.

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Abstract:
Il saggio propone un modo nuovo di leggere e tradurre la testimonianza letteraria di Primo Levi a partire dalla relazione fra poesia e prosa in Se questo è un uomo. Collegando la poetica della traduzione di Henri Meschonnic con la linguistica dell’enunciazione sviluppata da Émile Benveniste, il saggio cerca di definire e analizzare il “poema dello sterminio” che sottende la scrittura di Levi, mette alla prova i relativi pregiudizi critici della trasparenza della prosa e dell’intraducibilità della poesia, e suggerisce infine una nuova articolazione del “poema sacro” di Dante nello spazio letterario creato dall’impegno etico a portare testimonianza.
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Magnano, Fiorella. "L’'esegesi topica' di Pietro Abelardo nel Commento all’Epistola ai Romani (11,16-24)." Mediterranea. International Journal on the Transfer of Knowledge 7 (March 31, 2022): 17–38. http://dx.doi.org/10.21071/mijtk.v7i.13623.

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Abstract:
Sebbene molti contributi abbiano posto in evidenza la struttura dialettica presente nelle opere teologiche di Abelardo, sorprende la completa assenza di studi relativi all’impiego dei luoghi dialettici a servizio del discorso teologico. Pertanto, il presente studio intende avviare una riflessione in merito a questo specifico aspetto dell’opera del maestro palatino, allo scopo di illustrare la modalità con cui i luoghi dialettici esposti in sede logica siano stati successivamente messi a servizio dell’esegesi del testo sacro. Le mie conclusioni sono che ‘l’esegesi topica’ esprime lo spazio di autonomia assegnato alla ragione umana in cerca di un fondamento, se non razionale almeno ragionevole, dell’alto grado di verosimiglianza di quanto trasmesso dalla Rivelazione.
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Biagiola, Pierfrancesco. "Spazio e società: dal dualismo spaziale "sacro-profano" al cosmo desacralizzato delle metropoli moderne." PRISMA Economia - Società - Lavoro, no. 2 (October 2017): 183–94. http://dx.doi.org/10.3280/pri2016-002013.

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6

Lombardi, Chiara. "Olimpo e paradiso all'inferno. Lo spazio del sacro nelle catabasi infernali di aldo nove." Cahiers d’études italiennes, no. 9 (July 15, 2009): 277–87. http://dx.doi.org/10.4000/cei.221.

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7

Cecchinelli, Cristina. "Ridefinire lo spazio sacro della città: confraternite e culti civici a Parma nel Rinascimento." Mélanges de l'École française de Rome. Moyen Âge, no. 123-1 (April 15, 2011): 83–93. http://dx.doi.org/10.4000/mefrm.666.

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8

Cavaleri, Pietro A., and Giancarlo Pintus. ""Essere-con" nel mondo di oggi. Dialogo sulla cultura della relazione." QUADERNI DI GESTALT, no. 1 (October 2010): 35–49. http://dx.doi.org/10.3280/gest2010-001003.

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Abstract:
I due psicologi dialogano sulla relazione umana nell'attuale contesto sociale e culturale, sviluppando una lettura in chiave fenomenologica dei cambiamenti epocali nelle relazioni di coppia, familiari, nei gruppi e nella polis. Sulla scorta della metafora post-moderna della relazione come di "una zattera senza timone", i due autori si confrontano sulle opportunitŕ offerte dal superamento del primato della societŕ sull'individuo, ma anche sulle nuove paure e i nuovi quadri psicopatologici correlati a un'individualitŕ sempre piů sganciata dallo sfondo del proprio ground di sicurezze. La relazione si configura allora come uno spazio sacro all'interno del quale nasce la mente, evento relazionale e di confine, ed emerge il bisogno di una nuova alfabetizzazione relazionale.
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ffolliott, Sheila, and Silvia Mantini. "Lo Spazio Sacro della Firenze Medicea: Trasformazioni urbane e ceremoniali pubblici tra Quattrocento e Cinquecento." Sixteenth Century Journal 30, no. 1 (1999): 237. http://dx.doi.org/10.2307/2544959.

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10

Babich, Babette. "Genius Loci - Lo spazio scolpito e il mistero di Nietzsche, Lou e il Sacro Monte." Rivista di estetica, no. 53 (June 1, 2013): 235–62. http://dx.doi.org/10.4000/estetica.1579.

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D’Ovidio, Stefano. "Spazio liturgico e rappresentazione del sacro : crocifissi monumentali d’età romanica a Napoli e in Campania." Hortus Artium Medievalium 20, no. 2 (May 2014): 753–62. http://dx.doi.org/10.1484/j.ham.5.102690.

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MARCOLUNGO, Ferdinando Luigi. "GIUSEPPE ZAMBONI INTERPRETE DI KANT." Estudos Kantianos [EK] 4, no. 1 (September 1, 2016): 193–220. http://dx.doi.org/10.36311/2318-0501.2016.v4n1.12.p193.

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Abstract:
All’interno della Neoscolastica italiana nella prima metà del Novecento, Giuseppe Zamboni (1875-1950) occupa un posto particolare per la sua gnoseologia pura, non molto lontana per alcuni aspetti dall’impianto della fenomenologia husserliana, soprattutto per la sua critica al positivismo e l’attenzione allo sviluppo delle nostre conoscenze a partire dai dati immediati offerti alla coscienza. Zamboni fu tra il gruppo dei primi docenti che diedero vita all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano: nel decennio del suo insegnamento (1921-1932) si occupò a più riprese della Critica della ragion pura di Kant, sia con diversi saggi sulla Rivista di filosofia neoscolastica, sia con un volume di Studi esegetici, critici, comparativi apparso l’anno stesso del suo allontanamento definitivo dalla Cattolica. Dall’esame di tale testo si possono comprendere non solo le ragioni del dissenso, ma anche l’interesse che la sua interpretazione può rivestire oggi. Zamboni rivendica la capacità dell’elaborazione intellettiva dei dati della sensibilità ad opera dell’astrazione disindividuante, il ruolo fondamentale del corpo proprio nella rappresentazione dello spazio e soprattutto la centralità dell’io dei sentimenti e degli atti di volontà, accanto all’io conoscitivo puro dell’appercezione trascendentale kantiana.
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Scott, M. C. "Art and Archaeology - (F.) Veronese Lo spazio e la dimensione del sacro. Sanctuari greci e territorio nella Sicilia arcaica. Padova: Esedra, 2006. Pp. 682, illus. €50. 9788860580160." Journal of Hellenic Studies 128 (November 2008): 252. http://dx.doi.org/10.1017/s0075426900000951.

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Nuzzo, Mariella. "Lo spazio sacro della Terza Roma : dinamiche di insediamento, aspetti devozionali e caratteri formali degli edifici religiosi dei nuovi quartieri della capitale tra Leone XIII e Pio X (1878-1914)." Mélanges de l’École française de Rome. Italie et Méditerranée 117, no. 2 (2005): 497–518. http://dx.doi.org/10.3406/mefr.2005.10448.

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Carillo, Saverio. "Paesaggio culturale italiano e secolarizzazione. Idiomi e narrazione dei monumenti nella rappresentazione novecentesca del sacro." Quaderni d'italianistica 41, no. 1 (December 31, 2020): 135–51. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v41i1.35898.

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Abstract:
L’architettura e gli spazi urbani delle città italiane, nei primi decenni successivi al Secondo conflitto mondiale, appaiono rappresentare in chiave figurata i contenuti di un nuovo innesto comportamentale sulla tradizionale edilizia che si confrontava con le coordinate contemporanee del consumismo. La definizione di un’inedita gamma valoriale — suscitata dalla modernità — viene sperimentata nella modifica degli atteggiamenti sottoscritti dalla popolazione rurale, per i quali non mancavano le osservazioni critiche di intellettuali come Pier Paolo Pasolini, che avvertiva, preoccupato, quanto potesse essere infido, per quella umanità, il cedere alla lusinga del comfort. Simili richiami alla responsabilità e al guardare con prudenza ai moderni ritrovati andavano interessando anche i prodotti di architettura, soprattutto per gli edifici sacri — da ricostruire o da realizzare ex-novo — che cedendo il passo alla modernità andavano rinunciando, in molti casi, all’implicita genesi di “opera monumentale,” essendo, per antonomasia, i luoghi di culto riconosciuti, da sempre, quali edifici identitari. Il sacro e l’architettura del sacro “subiscono” o “inverano” un processo di “desacralizzazione” per divenire testimonianze secolari.
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Conforti, R., R. Pirolo, M. Iovino, F. P. Bernini, and M. Rotondo. "Ernia del disco posteriore rispetto al sacco durale." Rivista di Neuroradiologia 8, no. 5 (October 1995): 717–20. http://dx.doi.org/10.1177/197140099500800512.

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Abstract:
L'ernia estrusa ed il frammento discale relativo possono migrare liberamente nel canale spinale, disponendosi in genere anteriormente al sacco durale, in sede mediana, paramediana e/o laterale, nonchè cranialmente o caudalmente rispetto al prospicente spazio intersomatico con disposizione epi o sub-ligamentosa4. Nel caso da noi presentato, la porzione migrata di ernia estrusa si disponeva posteriormente al sacco durale, ponendo alcuni problemi diagnostici che vengono di seguito presentati e discussi.
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Lagrée, Michel. "Luoghi sacri e spazi della santità, premessa di Sofia Boesch Gajano et Lucetta Scaraffia, Turin, Rosenberg e Sellier, Coll. Sacro/Santo, 1990, 635 p." Annales. Histoire, Sciences Sociales 47, no. 1 (February 1992): 113–15. http://dx.doi.org/10.1017/s0395264900059412.

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Castelli, Carla. "Dominante spaziale e struttura argomentativa nel V Discorso Sacro di Elio Aristide." Rhetorica 27, no. 4 (2009): 404–19. http://dx.doi.org/10.1525/rh.2009.27.4.404.

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Abstract:
Aristides' own definition of the Sacred Tales as diegesis allows us to read them using narratological categories. The work contains circular or, better, spiral-like time structures. The Fifth discourse is dominated by spatial circularity, coexisting with a paradoxical indifference for the real space itself while Aristides' attention focuses on the oneiric one. It has an argumentative structure based on illustration and accumulation; the altered spatio-temporal axis shows that Asclepius' intervention crosses the boundaries between time and space, dream and reality. The Sacred Tales owe their simple stylistic structure, strikingly different from other discourses of Aristides, to many factors, including their psychic and religious content.
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Sartori, Norma, and Fabrizio Valcanover. "Punti di vista." EDUCAZIONE SENTIMENTALE, no. 34 (January 2021): 68–83. http://dx.doi.org/10.3280/eds2020-034007.

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Abstract:
I punti di vista affrontati nell'articolo si riferiscono a quelli di due professionisti sanitari, un medico di medicina generale e uno psichiatra-psicoterapeuta, e a quello del virus che imper-versa nel mondo dall'inizio del 2020. Sia nella narrazione che dà voce al virus sia nelle ri-flessioni condotte dai due medici si spazia "tra sacro e profano". Profano, ovvero laico, è il punto di vista del virus e di chi si ammala a causa sua, ma anche dei cittadini che leggono i giornali e sono immersi nel bombardamento mediatico. È una pandemia, meglio una sindemia, ma anche una infodemia. Sacro, ovvero le riflessioni professionali che i medici conducono dal loro osservatorio quotidiano specifico: ambulatori, territoriali, come sempre luoghi dimenticati e lontani dalla ribalta di cui godono le terapie intensive e gli ospedali in generale con i loro eroi; trincee sporche e fangose dove si affronta il nemico a mani nude e a volte si scappa e ci si nasconde. Tutte le riflessioni e i punti di vista si intrecciano e si mescolano, senza un confine preciso tra laico e professionale, in un clima di perplessità e incertezza che a tratti diviene sofferenza per un'umanità che arranca e forse stenta ad apprendere dagli errori ed ignora le lezioni del passato anche il più recente.
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Antonaccio, Carla M. "Greek Sanctuaries in Sicily - (F.) Veronese Lo spazio e la dimensione del sacro. Santuari greci e territorio nella Sicilia arcaica. (Saggi di Antichità e Tradizione Classica 24.) Pp. 682, b/w & colour figs, b/w & colour ills, b/w & colour maps. Padova: Esedra Editrice, 2006. Paper, €50. ISBN: 978-88-6058-016-0." Classical Review 60, no. 1 (March 8, 2010): 261–63. http://dx.doi.org/10.1017/s0009840x09991314.

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Escacena Carrasco, José Luis, César Esteban López, and Sebastián Vargas-Vázquez. "Orientación solar del Traianeum de Italica (Santiponce, Sevilla, España)." SPAL. Revista de Prehistoria y Arqueología de la Universidad de Sevilla 2, no. 30 (2021): 216–44. http://dx.doi.org/10.12795/spal.2021.i30.23.

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Abstract:
El Traianeum fue un gran complejo sacro del siglo II d.C. construido por el emperador Adriano en la antigua ciudad de Italica (Santiponce, Sevilla, España), situada en la provincia Baetica. Su nombre actual nace de la hipótesis de que dicho templo estuvo dedicado al culto imperial de Trajano. En este artículo se trabaja con esta interpretación. Los datos sobre su alineación astronómica muestran que la construcción pudo estar orientada hacia el ocaso solar del solsticio de invierno, aunque se accedía al templo por la fachada oriental. Inmediatamente después de este fenómeno astronómico, el mundo romano celebraba el Dies Natalis Solis. Estos datos se ponen en relación simbólica con diversos rasgos del edificio y de los emperadores Trajano y Adriano.
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Bartoletti, Roberta. "L'efficacia simbolica delle cose: forma e significato dei rituali di consumo." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 116 (April 2010): 132–46. http://dx.doi.org/10.3280/sl2009-116012.

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Abstract:
L'autrice ripercorre i significati del rituale, che si sono spostati dal campo della religione e del sacro per approdare al campo della cultura e del significato. Č grazie in particolare a Mary Douglas che il rituale si configura come azione simbolica efficace nel dare forma e ordine all'esperienza. Tra i rituali contemporanei, un ruolo di particolare importanza assumono i rituali di consumo, i cui accessori sono merci. I rituali di consumo svolgono un ruolo importante nella gestione del significato e in particolare del cambiamento che investe la vita individuale e collettiva, in modo analogo a quanto avveniva nelle societŕ primitive con i tradizionali riti di passaggio. Nelle societŕ contemporanee ancora molti di questi cambiamenti e rotture, anche traumatiche, non sono chiaramente gestite a livello culturale e collettivo, con il rischio che questi spazi vengano occupati unicamente dal mercato.
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Di Martino, Simona. "Le visioni letterarie di Alfonso Varano e Giacomo Leopardi: tra teologia e ghost story?" Quaderni d'italianistica 43, no. 1 (January 26, 2023): 57–80. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v43i1.40178.

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Abstract:
L’articolo intende analizzare il ruolo della notte come momento privilegiato per il manifestarsi di visioni di defunti ed entità soprannaturali nelle Visioni sacre e morali di Alfonso Varano, pubblicate postume nel 1789, e nell’“Appressamento della morte,” composto nel 1816, di Giacomo Leopardi. Nonostante l’impianto moralistico di tali opere e il loro debito alla tradizione medievale e soprattutto dantesca, i poemetti presi in esame dimostrano che il fenomeno delle visioni è fortemente caratterizzato da elementi, quali terrore e meraviglia, che compaiono anche nei romanzi gotici che nello stesso periodo si stavano diffondendo nel resto d’Europa e particolarmente nel contesto anglosassone. La notte, pertanto, confermandosi lo spazio temporale più propizio per l’apparizione degli spiriti, contribuisce alla creazione di un immaginario “fantasmagorico” italiano moderno, suggerendo un’interpretazione delle due opere scelte in termini di una ghost story italiana ante litteram.
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López Varela, Susana. "ESTRATEGIAS TERRITORIALES INTEGRALES PARA LA PUESTA EN VALOR DE PAISAJE CULTURAL AGRÍCOLA. LA RIBEIRA SACRA, GALICIA, ESPAÑA." Proyecto, Progreso, Arquitectura, no. 21 (2019): 35–52. http://dx.doi.org/10.12795/ppa.2019.i21.03.

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Salice, Giampaolo. "Spazi sacri e fondazioni urbane nel mediterraneo delle diaspore. Il caso di Sant'Antioco." STORIA URBANA, no. 159 (December 2018): 5–26. http://dx.doi.org/10.3280/su2018-159001.

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Bartolozzi, C., M. Olmastroni, and G. Dal Pozzo. "La risonanza magnetica nella patologia discale." Rivista di Neuroradiologia 2, no. 1_suppl (February 1989): 35–41. http://dx.doi.org/10.1177/19714009890020s107.

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Abstract:
La risonanza magnetica (RM) è attualmente il modo non invasivo più efficace nella rappresentazione del disco intervertebrale e nello studio delle sue alterazioni. Infatti ii carattere multiparametrico dell'indagine (dipendente dal T1, T2 e dalla densita protonica) e la visione secondo i vari piani dello spazio, associata all'ampio campo di vista, consentono il riconoscimento delle normali componenti del disco ed i rapporti che questo contrae con le strutture adiacenti quali i corpi vertebrali, il sacco durale, le radici nervose e le strutture ligamentose. Nella patologia degenerativa, accanto alla alterazione del disco, la RM è in grado di cogliere le variazioni di segnale in corrispondenza dei corpi vertebrali interessati dal fenomeno osteocondrosico. Lo studio eseguito secondo piani sagittali e coronali permette un'ottima visualizzazione del disco ed una facile identificazione di eventuali modificazioni del suo spessore. La patologia discale (protrusione, o «bulging», ed ernia nei suoi vari aspetti) comporta naturalmente variazioni morfologiche a carico del disco intersomatico: la RM ha la possibilità di documentare secondo vari piani questo tipo di patologia e le sue ripercussioni a carico degli involucri e delle strutture nervose contenute nel canale vertebrale.
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VINET, A., P. ROCQUE, P. PAGÉ, and R. CARDINAL. "SPATIO-TEMPORAL PATTERNS OF INTRACARDIAC SIGNAL FLUCTUATIONS DURING VENTRICULAR TACHYCARDIA IN MAN." Journal of Biological Systems 03, no. 03 (September 1995): 677–85. http://dx.doi.org/10.1142/s0218339095000629.

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Abstract:
The advent of multiple electrodes surface recording during the seventies has contributed importantly to improve our understanding of ventricular tachycardias (VT) mechanisms [1–7]. It has been also used to localise the arrhythmogenic substratum during open-chest surgery [8–11]. In the typical setting used at Sacré-Coeur Hospital [2], unipolar signals are collected by a set of electrodes positioned both on the epicardial surface (63 to 127 leads fixed to a sock pulled over the heart) and on the endocardial surface of the left ventricule (64 to 127 leads fixed on a balloon which is introduced through the mitral valve and inflated). During the surgery, long sequences of VT induced by burst pacing (driving at a fixed frequency, followed by a discharge of premature stimuli) are recorded. In the standard procedure, a few beats are selected for analysis. The activation times are determined for each electrode. They should correspond to the moments where an electrical front of activation travels through the tissue beneath the electrode. From these, isochronal maps are constructed describing the spatial propagation of the activation. In this analysis, many details of possible clinical relevance may be disregarded concerning the spatiotemporal evolution and the global features of the VT's. This paper presents some approaches to analyse globally protracted VT episodes. The first section describes some methods to speed up the determination of the activation times. The second section shows how principal component analysis [12] can be used to extract global features of the activation sequences.
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Means, Shawn A., and Leo K. Cheng. "Mitochondrial calcium handling within the interstitial cells of Cajal." American Journal of Physiology-Gastrointestinal and Liver Physiology 307, no. 1 (July 1, 2014): G107—G121. http://dx.doi.org/10.1152/ajpgi.00380.2013.

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Abstract:
The interstitial cells of Cajal (ICC) drive rhythmic pacemaking contractions in the gastrointestinal system. The ICC generate pacemaking signals by membrane depolarizations associated with the release of intracellular calcium (Ca2+) in the endoplasmic reticulum (ER) through inositol-trisphosphate (IP3) receptors (IP3R) and uptake by mitochondria (MT). This Ca2+ dynamic is hypothesized to generate pacemaking signals by calibrating ER Ca2+ store depletions and membrane depolarization with ER store-operated Ca2+ entry mechanisms. Using a biophysically based spatio-temporal model of integrated Ca2+ transport in the ICC, we determined the feasibility of ER depletion timescale correspondence with experimentally observed pacemaking frequencies while considering the impact of IP3R Ca2+ release and MT uptake on bulk cytosolic Ca2+ levels because persistent elevations of free intracellular Ca2+ are toxic to the cell. MT densities and distributions are varied in the model geometry to observe MT influence on free cytosolic Ca2+ and the resulting frequencies of ER Ca2+ store depletions, as well as the sarco-endoplasmic reticulum Ca2+ ATP-ase (SERCA) and IP3 agonist concentrations. Our simulations show that high MT densities observed in the ICC are more relevant to ER establishing Ca2+ depletion frequencies than protection of the cytosol from elevated free Ca2+, whereas the SERCA pump is more relevant to containing cytosolic Ca2+ elevations. Our results further suggest that the level of IP3 agonist stimulating ER Ca2+ release, subsequent MT uptake, and eventual activation of ER store-operated Ca2+ entry may determine frequencies of rhythmic pacemaking exhibited by the ICC across species and tissue types.
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Laven, Mary. "Famiglie e spazi sacri nella Lombardia del Rinascimento. Letizia Arcangeli, Giorgio Chittolini, Federico Del Tredici, and Edoardo Rossetti, eds. Milan: Scalpendi Editore, 2015. 442 pp. €22." Renaissance Quarterly 70, no. 2 (2017): 723–25. http://dx.doi.org/10.1086/693242.

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Bottazzi, Marialuisa. "Alienazioni a titolo gratuito in documenti dei secoli XI-XII." Italian Review of Legal History, no. 7 (December 22, 2021): 595–643. http://dx.doi.org/10.54103/2464-8914/16899.

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Abstract:
Solo un numero esiguo di chartae rogate sin dall’alto medioevo si può dire abbia avuto una vita parallela alla consueta e preminente destinazione giuridica o amministrativa notarile grazie alla scelta d’incidere su pietra, il più delle volte da parte dei legatari, anche una sola parte del contenuto testuale pergamenaceo al fine di notificare, di pubblicizzare e di perpetuare, generalmente pro redemptione animae, la memoria di quanto veniva disposto da agiati benefattori a favore, in un primo tempo delle istituzioni monastiche ed ecclesiastiche e più tardi anche gli enti assistenziali, sia religiosi sia laici. La maggior parte di queste non numerose iscrizioni, che classifichiamo come chartae lapidariae, per lo stretto rapporto con le chartae notarili da cui derivano, sono state per la maggior parte prodotte in Italia sin dalla fine del secolo X per essere esposte con una certa frequenza nei luoghi sacri o molto attigui degli stessi. Nella maggior parte dei casi si parla di iscrizioni contenenti atti testamentari o di donazione inter vivos o mortis causa; meno frequentemente il loro tenore dispositivo e probatorio riconduce a bolle papali, decreti o a diplomi regi o imperiali. In ogni caso, siamo sempre di fronte a documenti incisi indiscutibili secondo qualsiasi piano giuridico ma che, per la consuetudinaria perdita del documento notarile da cui derivano e per la facile mancanza anche di uno degli elementi essenziali della charta, per esempio, della datatio, probabilmente per la funzione generalmente assunta, sin dall’impiego romano, di “regesto” dell’atto originale, per la mancanza, si diceva di alcuni elementi essenziale del documento notarile difficilmente possono essere considerati “documenti in senso proprio”, ma solo dei “monumenti” epigrafici a sé stanti, quindi particolarmente interessanti da analizzare solo per il loro “peso” storico. Malgrado ciò, per tutti gli elementi fin qui considerati e riassumibili nella difficoltà di dimostrare l’attendibilità dei contenuti incisi su pietra data l’impossibilità di ricostruire l’intimo impiego epigrafico/documentario intrinseco delle carte lapidarie con il loro originale notarile perduto, qualche importante attenzione verso questo tipo di documentazione è comunque giunta nel secolo scorso grazie ai lavori di Pietro Sella, di Cinzio Violante e di Ottavio Banti. Ciò nonostante, ancora oggi, le chartae lapidariae risultano poco considerate sebbene dinanzi a una rarefazione documentaria, per esempio nel caso di Milano, risultino efficaci per definire il ruolo dei laici sia entro lo spazio ecclesiale sia nella società; sia nello studio degli enti assistenziali, sia religiosi sia laici, come dei ceti dominanti dell’Italia e in special modo di Milano, del secolo XI. Se, dunque sull’interesse storico, seppur analitico dei contenuti della chartae lapidariae, sembra aver spesso prevalso il “peso” diplomatistico, che pone dei limiti all’attendibilità giuridica delle carte lapidarie,con questo lavoro si vuol richiamare l’attenzione su tre casi importanti e eccezionali prodotti nell’ultimo ventennio del secolo XI a Viterbo, a Milano e a Collescipoli.
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Piedrasanta Herrera, Ruth. "Modernos y descentrados: una redefinición del espacio y del poder cívico religioso en dos pueblos Chuj (Huehuetenango, Guatemala)." Revista Trace, no. 50 (July 10, 2018): 77. http://dx.doi.org/10.22134/trace.50.2006.418.

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Abstract:
En este trabajo se señalan las graves tensiones y rupturas producidas por dos momentos ligados a la modernización en el espacio grupal chuj. Estos momentos han afectado profundamente el poder de las autoridades civiles y religiosas y con ello la representación y la gestión real y simbólica de un espacio grupal distintivo. Para entender estos procesos, se examinan ciertos rituales calendáricos, en particular el de la profecía ocurrida al final del Oyeb’ku. Ésta sitúa un escenario posible para un nuevo ciclo temporal en un espacio ligado al territorio y geografía sagrada, donde se contempla la injerencia de factores externos que atañen a los chuj. A la vez, este rito constituye un acto de reinstauración de un orden espaciotemporal que les resulta propio. Actualmente, con la ruptura entre autoridad civil y religiosa, se despliegan unidades más discretas encargadas de restablecer el frágil orden de un mundo centrado y en equilibrio, en medio de un contexto global, desordenado y difuso.Abstract: In this paper I point out the severe tensions and ruptures generated in two moments linked with the modernization of chuj collective space. These moments have deeply affected the power of civil and religious authorities, and therefore the representation and management of real and symbolic collective space. With this aim, I examine certain calenderic rituals, in particular those that occur in the prophecy made at the end of the Oyeb’ku. This prophecy of the New Year places a possible scenario for a new temporal cycle in the space associated to chuj territory and sacred geography, where the interference of external factors is considered. This ritual also reestablishes chuj spaciotemporal order. With the rupture between civil and religious authorities, smaller and more separate units open out in the restoration of a focused and balanced world order, although fragile, in the midst of a global, diffused, and jumbled context.Résumé : Dans ce travail, on note les graves tensions et ruptures produites dans deux moments liés à la modernité de l’espace des Chuj. Ces moments ont profondément affecté le pouvoir des autorités civiles et religieuses ainsi que la représentation et gestion réelle et symbolique d’un espace qui identifie les Chuj en tant que groupe. Pour comprendre ces processus, l’article examine des rituels chuj liés au calendrier sacré et en particulier la prophétie du nouvel an. Celle-ci situe un scénario possible pour le nouveau cycle temporel dans un espace lié au territoire et à la géographie sacrée, où la participation de facteurs externes est intégrée. Aussi, le rite en question constitue un acte de réinstauration d’un ordre spatio-temporel distinctif. Actuellement, avec la rupture entre autorités civiles et religieuses, des unités discrètes se sont mises en place pour répondre au besoin de rétablir un ordre centré et en équilibre, même fragile, au milieu d’un contexte global, désordonné et diffus.
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Andreula, C. F., and A. Carella. "Lo studio RM delle metastasi spinali extradurali." Rivista di Neuroradiologia 8, no. 2 (April 1995): 181–94. http://dx.doi.org/10.1177/197140099500800208.

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Abstract:
Lo studio delle metastasi vertebrali in risonanza magnetica permette di superare la rigida distinzione in lesioni osteolitiche e osteoaddensanti, uso che inizialmente proposto dalla radiologia tradizionale è stato mantenuto, pur se con critiche, anche con l'avvento di metodiche più moderne. La lesione osteorarefacente e la lesione osteosclerotica sono i due estremi di un continuum che prevede numerosi eventi di transizione non solo nell'ambito dello stesso paziente, ma addirittura in corso di malattia prima e dopo trattamento. Gli elementi di semeiotica RM sono le alterazioni di segnale e le alterazioni morfologiche. Nelle lesioni osteolitiche il processo di infiltrazione si evidenzierà come una tenue ipointensità nelle sequenze dipendenti dal T1 e netta iperintensità nelle sequenze dipendenti dalla densità protonica, dal T2 e dal T2 star. Qualora venga interessato completamente il corpo vertebrale sarà possibile apprezzare una deformazione morfologica dello stesso. Tale alterazione risentirà dei tempi di infiltrazione midollare caratterizzandosi o come esuberante con allargamento degli angoli diedri somatici dando un aspetto di vertebra «rigonfia» o come riduttiva con crollo vertebrale da collasso inizialmente interno. La somministrazione di mdc determinerà una ricostruzione morfologica del corpo vertebrale nel caso di infiltrazione totale e di omogeinizzazione di segnale con la parte sana restante della vertebra nei casi di infiltrazione parziale. Tale comportamento alla somministrazione di mdc spiega la necessità di eseguire preliminarmente le sequenze dipendenti dal T1 prima del mdc e induce ad un atteggiamento critico sulla utilità delle sequenze dopo contrasto. Le lesioni osteoddensanti o osteosclerotiche saranno caratterizzate da segnale nettamente ipointenso nelle sequenze appesantite in T1, e ipointenso nelle sequenze appesantite in T2. Tale comportamento rispecchia la formazione di tessuto osseo prodotto dagli osteoblasti, attivati o da sostanze secrete dal tumore o dalla presenza di tessuto «diverso» dal midollo osseo a capacità irritante. La somministrazione di mdc non determina variazioni del quadro in T1 per l'assenza di fenomeni reattivi vascolari. L'estrinsecazione extradurale è la complicanza più frequente della localizzazione vertebrale metastatica: le neoplasie che più frequentemente causano questo aspetto sono i carcinomi e tra questi l'origine mammaria e polmonare coprono da sole il 50% delle lesioni. Il segnale RM di questo tessuto neoformato risentirà dell'alta componente acquosa della lesione con ipointensità nelle sequenze dipendenti dal T1 e iperintensità nelle sequenze dipendenti dal T2; la somministrazione di mdc determinerà intensa impregnazione sia per l'assenza di barriera nei capillari neoformati, riproducenti il tessuto di origine extraneurale, sia per l'ampio spazio extracellulare. La localizzazione leptomeningea delle metastasi è evento oltremodo raro. Le neoplasie che più frequentemente possono dare disseminazione leptomeningea sono distinguibili in extraneurali, neurali ed ematologiche. Le lesioni hanno aspetto nodulare o a placca, oppure possono estendersi a panno sull'aracnoide, avvolgendo le radici di emergenza. Sedi più frequenti sono le parti più declivi come il cul-di-sacco durale e la cauda equina (73%), verosimilmente per motivi gravitari. In RM le lesioni appaiono come agglomerati focali di segnale isointenso al midollo nelle immagini dipendenti dal T1, e di alto segnale possono mimetizzarsi col liquor nelle sequenze dipendenti dal T2. La somministrazine di mdc rende tali noduli palesi, per l'alto tasso di impregnazione, e permette di svelare lesioni di piccole dimensioni talvolta mimetizzate per la contiguità con strutture di segnale simile. Più difficile è la semeiotica RM della cosiddetta «carcinomatosi» meningea. La diagnosi differenziale nei casi di metastasi leptomeningee nodulari, ad anamnesi oncologica muta, si pone con i neurinomi (schwannomi) della cauda; con i neurinomi multipli della neurofibromatosi tipo 2, con i piccoli ependimomi della cauda. Nel caso della carcinomatosi leptomeningea vanno scartate le leptomeningiti granulomatose (tubercolosi e sarcoidosi) e le aracnoiditi reattive e postchirurgiche.
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Navarro Martínez, Juan Pedro. "Representaciones del pecado nefando en el sistema penitencial: jerarquías, violencia y dinámica procesal en la causa contra Tio Pancho (1748)." Vínculos de Historia Revista del Departamento de Historia de la Universidad de Castilla-La Mancha, no. 11 (June 22, 2022): 393–409. http://dx.doi.org/10.18239/vdh_2022.11.18.

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Abstract:
En 1748, la Sala de Vizcaya inició un proceso contra Francisco Guerrero, un joven marinero malagueño que portaba un arma blanca. Su proceso judicial revela que el acusado había sido preso por un corso inglés, hecho prisionero en Irlanda, y que tenía pendiente un juicio por reiterado abuso del “pecado nefando” con otros prisioneros. La causa contra Guerrero invita a reconocer la problemática competencia jurisdiccional de los presos, comparar diferencias y similitudes entre el sistema penitencial español y británico, al tiempo que se pretende comprender las dinámicas de comportamiento jerárquico-sexual del universo carcelario. Palabras Claves: Pecado nefando, Prisión, Jerarquías sexuales, Justicia ordinariaTopónimos: Portugalete y KinsalePeriodo: Siglo XVIII ABSTRACT:In 1749, the Court of Vizcaya initiated a process against Francisco Guerrero, a young sailor from Malaga who carried a knife. His judicial process reveals that the accused had been captured by an English Corsair and imprisoned in Ireland. He was also awaiting trial for repeated abuse of "nefarious sin" with other prisoners. The case against Guerrero invites us to acknowledge the problem of jurisdictional competence in relation to prisoners and compare differences and similarities between the Spanish and British penitential systems, while trying to understand the dynamics of hierarchical-sexual behaviour in the prison environment. Key Words: Nefarious Sin, Prison, Sexual Hierarchies, Ordinary JusticePlace names: Portugalete and KinsalePeriod: 18th Century REFERENCIASArmada Naval (1793), Ordenanzas Generales de la Armada Naval. Madrid, Joaquín Ibarra. Tomo II.Berco, C. (2007), Sexual Hierarchies, Public Status. Men, Sodomy, and Society in Spain’s Golden Age, Toronto, University of Toronto Press.Berní y Català, J. 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Mastronuzzi, Giovanni. "Lo spazio del sacro nella Messapia (Puglia meridionale, Italia)." Mélanges de l'École française de Rome. Antiquité, no. 129-1 (February 23, 2017). http://dx.doi.org/10.4000/mefra.4236.

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Cucuzza, Nicola. "Francesca Veronese, Lo spazio e la dimensione del sacro. Santuari greci e territorio nella Sicilia arcaica." Kernos, no. 21 (January 1, 2008). http://dx.doi.org/10.4000/kernos.1700.

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Schuchard, Christiane. "DIE ROTA-NOTARE AUS DEN DIÖZESEN DES DEUTSCHEN SPRACHRAUMS 1471–1527." Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 93, no. 1 (January 2014). http://dx.doi.org/10.1515/qfiab.2014.93.1.104.

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Abstract:
RIASSUNTOAl più tardi a partire dal pontificato di Sisto IV (1471-1484) il personale della Sacra Romana Rota era normalmente composto da dodici giudici (uditori) a cui erano assegnati rispettivamente 4 notai. Questi 48 notarii principales costituivano un collegio. Essi avevano dei collaboratori (notarii substituti) a cui delegavano una parte dei lavori da svolgere. Elenchi dei membri, libri di verbali e documenti della rota conservati in numerosi archivi (tradizione dei destinatari) permettono di ricostruire la composizione di questo gruppo di persone dal 1471 al Sacco di Roma (1527), e di compilare un catalogo di 222 notai della rota provenienti dallo spazio linguistico tedesco. Esso offre sia delle informazioni sulla loro attività svolta presso la rota che - per quanto possibile - i loro dati biografici, notizie su eventuali studi universitari compiuti, altri uffici curiali assunti, rapporti clientelari, appartenenza a una confraternità (in particolare a quella di Santa Maria dell’Anima), possesso di benefici e un’eventuale successiva carriera nella regione di provenienza.
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Panja, Palash, Wei Jia, Alec Nelson, and Brian McPherson. "Convolutional Long Short-Term Memory (Convlstm) for Spatio-Temporal Forecastings of Saturations and Pressure in the Sacroc Field." SSRN Electronic Journal, 2022. http://dx.doi.org/10.2139/ssrn.4245294.

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"Sante Bortolami, Chiese, spazi, società nelle Venezie medioevali. (Italia Sacra: Studi e Document! di Storia Ecclesiastica, 61.) Rome: Herder, 1999. Paper. Pp. xv, 566; 13 maps. L 110,000." Speculum 76, no. 04 (October 2001): 1130. http://dx.doi.org/10.1017/s0038713400133755.

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Sá, Danielle Mendonça de, and Robson Maurício Ghedini. "Il paradigma del pastorato femminile nella chiesa evangelica oggi." Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, December 16, 2021, 159–73. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/teologia-it/pastorato-femminile.

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Abstract:
Attualmente ci sono Chiese che scelgono di limitare il contributo delle donne nell’esercizio del loro ministero in alcuni settori ecclesiastici, o addirittura di metterle a tacere. Pertanto, questa ricerca è guidata dalla seguente domanda: in che modo l’analisi del ruolo della donna nel contesto biblico aiuta ad accettare la legittimità del pastorato femminile nella Chiesa evangelica oggi? Pertanto, l’obiettivo di questo studio è quello di fornire un nuovo orizzonte nella comprensione del tema della comando ecclesiastica femminile, per contribuire alla soluzione di questo problema e alla rottura dei paradigmi, alla luce della Sacra Bibbia, descrivendo le principali difficoltà incontrate dalle donne nell’esercizio ministeriale, mentre cerca di comprendere il pensiero che scaturisce da aspetti del contesto sociale, politico, storico, economico e religioso del tempo in cui sono stati scritti i testi biblici. Per fare ciò, la ricerca bibliografica e l’approccio qualitativo in modo descrittivo sono stati utilizzati come presupposto metodologico, poiché era necessario presentare elementi e fatti estratti dalla storia su questi aspetti, poiché, la combinazione di tutti, ha reso possibile tradurre il modo in cui gli uomini e le donne di allora si comportavano, pensavano e sentivano. Si comprende anche che questo pensiero ha permeato la tradizione della Chiesa nel corso dei secoli, tuttavia si sottolinea che la tradizione culturale del tempo non ha gli stessi elementi socioculturali di oggi. In questo senso si raccolgono informazioni sulle difficoltà incontrate dalle donne in campo sociale e religioso, sul ruolo femminile nell’ebraismo, sulla loro partecipazione al cristianesimo, dal modo in cui Gesù le ha trattate; alla loro partecipazione alla Chiesa primitiva, oltre a offrire spazio all’analisi di testi biblici che mettono in luce la visione biblica dei ministeri delle donne, racconto della vicenda di Debora, pastore in pratica, pur non recante il titolo, come così come il ministero pastorale è avvicinato come un dono dato da Dio. Si conclude quindi che oggi c’è un appello per donne più impavidi, coraggiose, fedeli a Dio, pie, obbedienti, leali, pastori di anime, come Debora, Maria, Culda tra gli altri. Dopotutto, per gli uomini e le donne c’è un solo Dio, una missione (Sua), una visione e un obiettivo, Gesù.
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Occhipinti, Egidia. "Teopompo e la Sicilia." Klio 95, no. 1 (January 1, 2013). http://dx.doi.org/10.1524/klio.2013.95.1.84.

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Abstract:
RiassuntoL’analisi dei dati in nostro possesso ha permesso di ricostruire le caratteristiche della syngraphe teopompea, sul piano del contenuto, del metodo compositivo adottato dallo storico nei Philippika, con particolare riguardo al debito nei confronti della storiografia erodotea. All’interno di una cornice cronologica di riferimento, che va dall’ascesa di Filippo II al 337 a. C., Teopompo inserisce, infatti, di continuo, excursus dentro altri excursus, attraverso i quali dà spazio alle vicende delle popolazioni greche e non greche, che abitavano anche aree remote del mondo fino ad allora conosciuto.D’altro canto, il fallimento della grecità poleica e la comparsa di Filippo comportò una nuova visione dell’oikoumene e conseguemente un nuovo modo di fare storia: l’attenzione della storiografia teopompea non si concentrerà esclusivamente sulla Grecia, come era accaduto precedentemente con gli Hellenika, ma si rivolgerà a nuove realtà, fino a quel tempo percepite come ‚periferiche‘, quali la Persia e l’Occidente. Proprio nel quadro dell’azione politica di Filippo in Adriatico si inseriva un ampio logos di storia occidentale (FF 184-205, ll. dal 39° al 43°), contenente al suo interno un’ampia digressione sulla Sicilia che, in quattro libri (FF 184-198, ll. dal 39° al 42°), trattava il periodo dal 406 al 343 a. C., cioè dalla tirannide di Dionisio I all’esilio di Dionisio il Giovane a Corinto. Ancora all’azione ‚occidentale‘ del Macedone si collega un excursus adriatico (FF 128-134), nel quale verosimilmente erano contenute res siculae. Il significato di tale spostamento di prospettiva da parte dello storico si può rintacciare nei grandi cambiamenti in atto in Occidente, dovuti all’avanzata dei Celti nella penisola italica e alla crisi della tirannide siracusana; si tratta di eventi che ebbero grande risonanza in Grecia e che accesero il dibattito sulla possibilità di un’espansione occidentale di Filippo.I frammneti teopompei sulla geografia dell’Adriatico conservano tracce della propaganda siracusana, elaborata da Filisto, relativamente a quell’area; di Dionisio, come di Filippo Teopompo darebbe un’immagine ambivalente nelle due sfere, pubblica e privata: il Macedone, in tutto simile al tiranno siciliano, agli occhi dello storico appare come il diretto erede della politica dionisiana in Grecia e in Occidente.Nell’antichità il debito nei confronti dell’opera di Teopompo da parte di Diodoro, Trogo e dei biografi fu di proporzioni considerevoli.Teopompo potrebbe avere costituito la ‚fonte guida‘ per il sedicesimo libro diodoreo; verosimilmente Diodoro nel corso della sua narrazione potrebbe avere utilizzato il Chiota a più riprese e non di continuo; potrebbe, cioè, essersi servito anche degli storici della guerra sacra, quali Demofilo, che scrisse fino al 341 a. C., e Diillo, che scrisse fino alla morte di Filippo. Inoltre, il racconto di storia siciliana che il Chiota inserì nei Philippika (Diod. XVI 71, 3) potrebbe essere stato utilizzato dall’Agirinense oltre che nel sedicesimo libro, per le vicende di Dione e di Timoleonte, anche nei libri precedenti, per le vicende relative a Dionisio I (XIII-XV).Trogo potrebbe avere utilizzato i Pilippika come modello, canovaccio di riferimento, non solo dal punto di vista delle informazioni storiche ma anche sul piano della struttura dell’opera e della tipologia degli excursus in essa contenuti. Le informazioni presenti nell’excursus sui popoli occidentali del ventesimo libro trogiano sembrano riflettere da vicino il contenuto della digressione adriatica di Teopompo; è, inoltre, possibile che Trogo, relativamente al racconto su Dionisio I (libri XIX-XX)432 e a quello sulle origines Venetorum et Graecorum et Gallorum (XX 1, 6-4. 5, 7-9), avesse utilizzato, fondendoli insieme, l’excursus adriatico (XXI) e quello siciliano (libri XXXIX-XLII) dei Philippika.L’atteggiamento filodioneo di Nepote, Plutarco e Diodoro e la posizione critica nei confronti dei costumi dissoluti del giovane Dionisio e dei Siracusani (Plutarco, Diodoro e Trogo), sembrano di matrice teopompea. Infine, la presenza del Chiota all’interno del racconto del bios timoleonteo di Plutarco, Diodoro e Nepote potrebbe essere di vasta portata in riferimento all’antefatto della vicenda timoleontea fino alla partenza del Corinzio alla volta della Sicilia.
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