Academic literature on the topic 'Società partecipate pubbliche'

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Journal articles on the topic "Società partecipate pubbliche"

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Mocetti, Sauro, and Giacomo Roma. "Da 8.000 a 1.000? Razionalizzazione e governance delle società pubbliche." ECONOMIA PUBBLICA, no. 3 (January 2021): 7–44. http://dx.doi.org/10.3280/ep2020-003001.

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Abstract:
La regolazione delle partecipate pubbliche tra disposizioni di finanza pubblica e necessità industriali L'articolo analizza gli effetti della riforma introdotta dal Testo unico sulle Società a Partecipazione Pubblica nel mondo delle Public Utilities e delle società pubbliche in generale. Il testo parte da una analisi del contesto di riferimento, dagli anni Novanta ai giorni nostri, riportando le vicende di un Comune capoluogo di provincia e si sofferma, più in generale, sulle caratteristiche del mondo delle società partecipate in Italia. Successivamente ci si sofferma su alcuni profili critici del Testo Unico, criticandone da una parte la poca incisività su alcuni temi ritenuti, dal legislatore stesso, importanti. Una questione è quella delle perdite, dove si sottovaluta la loro concentrazione in poche società. La seconda riguarda la eccessiva penalizzazione dell'in-house providing, richiedendo di rivisitare il quadro legislativo di sfavore. La terza si riferisce all'assenza di una visione industriale, sostenendo che sia puntare alla crescita dimensionale delle imprese, favorendo le aggregazioni.
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Pozzoli, Stefano. "La regolazione delle partecipate pubbliche tra disposizioni di finanza pubblica e necessità industriali." ECONOMIA PUBBLICA, no. 3 (January 2021): 45–64. http://dx.doi.org/10.3280/ep2020-003002.

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Abstract:
L'articolo analizza gli effetti della riforma introdotta dal Testo unico sulle Socie-tà a Partecipazione Pubblica nel mondo delle Public Utilities e delle società pub-bliche in generale. Il testo parte da una analisi del contesto di riferimento, dagli anni Novanta ai giorni nostri, riportando le vicende di un Comune capoluogo di provincia e si sofferma, più in generale, sulle caratteristiche del mondo delle società partecipate in Italia. Successivamente ci si sofferma su alcuni profili critici del Testo Unico, criticandone da una parte la poca incisività su alcuni temi ritenuti, dal legislatore stesso, importanti. Una questione è quella delle perdite, dove si sottovaluta la loro concentrazione in poche società. La seconda riguarda la eccessiva penalizzazione dell'in-house providing, richiedendo di rivisitare il quadro legislativo di sfavore. La terza si riferisce all'assenza di una visione industriale, sostenendo che sia pun-tare alla crescita dimensionale delle imprese, favorendo le aggregazioni.
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Joblin, Joseph. "Ròle des associations professionnelles catholiques pour la diffusion d'une éthique chrétienne dans la société." Medicina e Morale 39, no. 3 (June 30, 1990): 525–40. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1990.1178.

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Abstract:
l cristiani, soprattutto in una società pluralistica e democratica, devono sia sostenere le proprie idee che partecipare alle decisioni politiche. Le associazioni professionali cattoliche permettono ai cattolici di prendere parte al dibattito pubblico. Questo pensiero di natura socio-politica trova conferma nell'insegnamento degli ultimi Papi.
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4

Capalbo, Francesco. "La accountability delle societŕ partecipate dalle pubbliche amministrazioni italiane e il modello civilistico di rendicontazione: un improbabile connubio." MANAGEMENT CONTROL, no. 3 (December 2012): 117–38. http://dx.doi.org/10.3280/maco2012-003006.

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Abstract:
The federalist reform, recently launched in Italy, brought to the revision of the financing mechanisms of public institutions. These ones will no longer be based on the historical expense of public entities but on the calculation of specific standard costs, useful to define the standard financing needs of public institutions. In such a framework, this paper investigates the conditions for the applicability of standard costs methodology to local public transport companies, providing insights about its benefits and limitations in a context of crisis caused by the application of low fees. Beyond the difficulties to calculate the standard costs, the study seems to show the motivational effects produced by the standard costs methodology and the benefits coming from its use as a guideline for selecting providers.
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5

D.d.E. "The 1987 Meeting of the European Public Choice Society." Journal of Public Finance and Public Choice 5, no. 2 (October 1, 1987): 135–41. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907344325.

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Abstract:
Abstract La riunione annuale della European Public Choice Society ha avuto luogo quest’anno in Italia (a Reggio Calabria, dal 22 al 25 aprile 1987).I lavori si sono svolti in un’atmosfera particolare, dato che si è trattato del primo incontro dopo I’attribuzione al Prof. Buchanan del premio Nobel per I’Economia, un riconoscimento che, oltre a riguardare in modo diretto il suo destinatario, è anche apparso come una autorevole indicazione dell’importanza della teoria delle scelte pubbliche, di cui il Prof. Buchanan è illustre esponente.Le relazioni principali sono state presentate dallo stesso Prof. Buchanan, sul tema del costituzionalismo economico (con un interessante commento di Alan Peacock), dal Prof. Rowley, sul Calculus of Consent di Buchanan e Tullock a venticinque anni dalla pubblicazione, e dal Prof. Mueller, sulle votazioni con metodo probabilistico.II convegno annuale della EPCS è anche un’occasione per confronti con le riunioni degli anni precedenti, a partire dal primo convegno, che ebbe luogo nel 1972. Anche quest’ultimo incontro ha confermato la continua crescita della Società, sia per il numero dei partecipanti, sia per I’interesse sempre più ampio che i suoi lavori riscuotono.
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Corchia, Luca. "Il principio di inclusione nei nuovi processi deliberativi. Il caso della legge n. 69/2007 della Regione Toscana." RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, no. 4 (November 2011): 79–99. http://dx.doi.org/10.3280/sa2011-004006.

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Abstract:
Il concetto di "inclusione" fa riferimento alla domanda "chi partecipa?", ovvero alla questione cruciale di come vengono determinati in astratto e selezionati concretamente i soggetti della societŕ civile a cui viene demandata la deliberazione su taluni aspetti dei processi decisionali delle amministrazioni pubbliche. L'autore affronta i principali aspetti teorici e metodologici, confrontando le risposte della letteratura critica con le norme della legge n. 69/2007 della Regione Toscana. Dalla disamina emerge un insieme di scelte pregiudiziali che specifica cosa significhi democrazia deliberativa, come essa si realizzi nei processi partecipativi e quali misure vadano prese per evitare il consolidarsi di meccanismi sociali selettivi.
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Bertone, Tarcisio. "I cattolici e la società pluralista, le “leggi imperfette” e la responsabilità dei legislatori." Medicina e Morale 50, no. 5 (October 31, 2001): 855–75. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2001.734.

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Abstract:
L’autore argomenta la riflessione intorno al seguente quesito: in quale misura un cittadino cattolico può accettare di partecipare all’elaborazione di una legge che non corrisponde esattamente alle sue convinzioni? Dopo avere passato in rassegna il dibattito attuale - che registra l’indubbio pluralismo della società odierna, in cui coesistono diverse correnti di pensiero che si fondano sui diritti dell’uomo e che si vedono costrette a patteggiare per elaborare le leggi e applicarle – vengono illustrate tre tipi di leggi ingiuste: 1. quelle che permettono la violazione di un diritto umano fondamentale; 2. quelle che stabiliscono una politica pubblica che violi un tale diritto; 3. quelle che istituzionalizzano degli atti intrinsecamente cattivi. Esclusa moralmente ogni cooperazione formale a dette leggi, davanti a esse possono essere eticamente giustificabili, a seconda dei casi, tre atteggiamenti: l’opposizione, la tolleranza, la cooperazione materiale. Tali prese di posizione sono argomentate nel prosieguo del contributo con esempi concreti.
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8

Mantini, Pierluigi, and Alberto Scaravaggi. "I fondi immobiliari nel federalismo patrimoniale. Profili giuridici." TERRITORIO, no. 58 (September 2011): 161–69. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-058016.

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Abstract:
La riforma del federalismo fi scale prende avvio con la legge delega n. 42/2009 e con il primo decreto attuativo n. 85/2010 sul federalismo patrimoniale. In particolare, l'art. 6 del decreto intende favorire la valorizzazione dei beni attraverso fondi comuni di investimento immobiliare e sancisce precise regole affinché i fondi possano svolgere un ruolo attivo. I fondi immobiliari sono strumenti finanziari che consentono ai risparmiatori di partecipare ai risultati economici di iniziative immobiliari, utilizzando il modello organizzativo del patrimonio gestito da un intermediario professionale, le Sgr (Societŕ di gestione del risparmio) che si occupano di fondi immobiliari. In specie, i fondi ad apporto pubblico possono costituire uno strumento evoluto per le politiche di sviluppo urbano.
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Inglehart, Ronald. "LA NUOVA PARTECIPAZIONE NELLE SOCIETà POST-INDUSTRIALI." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 18, no. 3 (December 1988): 403–45. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200012600.

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Abstract:
IntroduzioneLo sviluppo economico dovrebbe condurre a crescenti livelli di partecipazione politica di massa per almeno tre buoni motivi teorici: 1) i cittadini delle società industriali avanzate hanno visto migliorare le loro capacità di partecipare: durante l'ultimo mezzo secolo i loro livelli di istruzione si sono accresciuti in modo impressionante e la formazione politica si è fatta più facilmente accessibile; 2) le norme sociali si sono fatte più permissive verso la partecipazione politica della metà femminile della popolazione. Una o due generazioni fa le donne non avevano neanche il diritto di voto. Oggi, non solo lo hanno acquisito in tutte le democrazie occidentali, ma vi è anche una crescente accettazione informale del fatto che esse debbano giocare un ruolo politico uguale a quello degli uomini e si sono diffusi i modelli di ruolo politico femminile. Infine, 3) vi sono segnali che le priorità valoriali del pubblico occidentale siano venute gradualmente passando da valori materialisti a valori postmaterialisti. Questo trend dovrebbe contribuire ad una crescita del tasso di partecipazione politica: liberatisi dalla necessità di concentrare le loro energie in via prioritaria nella lotta per la sicurezza economica e fisica, i cittadini dovrebbero essere in grado di dedicare più attenzione a preoccupazioni postmaterialistiche come la politica.
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Gemelli, Paolo Maria. "Gli obblighi previsti dalla L. 190/12 a carico delle società partecipate e di quelle a controllo pubblico. Il ruolo dell'organismo di vigilanza." SICUREZZA E SCIENZE SOCIALI, no. 1 (October 2017): 133–45. http://dx.doi.org/10.3280/siss2017-001013.

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Dissertations / Theses on the topic "Società partecipate pubbliche"

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Cafaro, Emanuela Mattia. "La previsione delle insolvenze. Teorie, modelli, applicazioni alle società partecipate pubbliche." Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2016. http://hdl.handle.net/10556/2367.

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Abstract:
2014 - 2015
In recent years a lot of attention is paid, in Italy, to the financial trouble of the public owned companies which are systematically financial distressed... [edited by Author]
In recent years, a lot of attention is paid, in Italy, to the financial trouble of the public owned companies which are systematically financial distressed... [edited by Author]
XIV n.s.
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VESCOVI, MATTEO. "CONTRIBUTO ALLO STUDIO DELLE SOCIETÀ A PARTECIPAZIONE PUBBLICA ALLA LUCE DEL NUOVO TESTO UNICO (D.LGS. 19 AGOSTO 2016, N. 175)." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2020. http://hdl.handle.net/2434/707978.

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Abstract:
La tesi analizza il modello di società emergente dal nuovo Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica, giungendo alla conclusione che il legislatore della riforma abbia optato per la riconduzione di queste entità allo schema societario privatistico, declinato nei tipi previsti dal Codice civile. Di converso le esigenze di tutela dell’interesse pubblico, persa definitivamente la capacità di snaturare il modello civilistico tipico, rimangono extrasociali, confinate nella fase a monte dell’evidenza pubblica. Per apprezzare compiutamente la portata di tali approdi, l’analisi del Testo unico è preceduta da una ricostruzione del tortuoso itinerario delle società a partecipazione pubblica nel nostro ordinamento, che nel corso degli anni ha registrato oscillazioni tra opposte polarità e contrasti interpretativi profondi, frutto del complesso rapporto tra pubblici poteri ed economia.
The thesis aims at analyzing the model of company emerging from the new Consolidated law on public bodies owned companies, coming at the conclusion that the reform has chosen for a private characterization, according to the types envisaged by the Civil Code. Conversely, the need of pursuing public interest has permanently lost the ability to denaturalize the company. It represents an extrasocial interest, that may be satisfied only during the public law phase. To fully appreciate the importance of these results, the analysis of the Consolidated law is preceded by a reconstruction of the tortuous itinerary of public bodies owned companies in the Italian legal system, which over the years has seen oscillations between opposite polarities and deep interpretative contrasts, result of the complex relationship between public authorities and the economy.
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Carrano, Giovanna. "L’impatto dei sistemi di pianificazione e controllo sui percorsi di risanamento delle società partecipate pubbliche. Potenzialità e limiti alla luce della “riforma Madia”." Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2017. http://hdl.handle.net/10556/2681.

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Abstract:
2015 - 2016
Il presente lavoro di ricerca ha come oggetto il processo di cambiamento che ha caratterizzato le società partecipate pubbliche negli ultimi anni, focalizzando precisamente la propria attenzione su quanto previsto dal decreto legislativo 175/2016 Testo Unico in materia di società a partecipazione pubblica emanato in attuazione della riforma Madia, che ha richiamato l’attenzione degli studiosi di discipline economiche ed, in particolare, di economia aziendale. L’introduzione dei modelli di gestione manageriale, il cambiamento dei valori guida dell’agire amministrativo, il continuo mutamento dei rapporti di forza tra componente politica e componente gestionale riaffermati a tutto tondo dal d.lgs. 175/2016, richiedono agli Enti locali, ai fini di gestire il rapporto con le aziende partecipate, una nuova capacità di pianificazione e controllo strategico. Gli strumenti previsti a supporto di questo nuovo agire, sebbene innovativi e di indubbia utilità, riusciranno a supportare l’Ente in una corretta azione di pianificazione e controllo strategico? Con la presente ricerca si è inteso comprendere la possibilità di supportare tale processo mediante l’utilizzo degli strumenti di programmazione e controllo nel risanamento delle società partecipate pubbliche, prima di raggiungere l’area della liquidazione giudiziale. Appare, a questo punto necessario definire l’obiettivo della ricerca: individuare, cioè, gli strumenti che possano integrare quelli esistenti e supportare l’organo di governo e il management delle società partecipate come richiesto loro, dall’attuale Testo Unico in materia di società a partecipazione pubblica, nell’individuazione degli obiettivi strategici, nella loro definizione ed articolazione e nella verifica del grado di raggiungimento degli stessi ai fini del risanamento delle medesime. Tali strumenti devono consentire di modellizzare una realtà complessa come quella delle società partecipate, tenendo conto delle influenze reciproche tra le variabili e restituire, al tempo stesso, indicazioni facilmente leggibili e interpretabili, che favoriscano la condivisione delle strategie all’interno delle società partecipate. Per indagare un tema così complesso, secondo un approccio economico aziendale, è stata adottata una metodologia deduttiva, che ha visto lo svolgimento di due fasi fondamentali. Nella prima fase deduttiva è stata posta in essere un’analisi della copiosa produzione normativa che ha riguardato il settore dei servizi pubblici locali, partendo dalle riforme poste in essere all’inizio del XX secolo. Grazie a questo studio è stato possibile comprendere i profondi cambiamenti che la materia ha subito nel corso degli anni, al mutare dei contesti di riferimento. Il ricorso al mercato e l’affermarsi di nuove aziende di gestione dei servizi, hanno 3 fatto sorgere nuove problematiche di governance per gli enti locali. Si è quindi provveduto a verificare, innanzitutto, se amministrazioni territoriali e soggetti gestori possedessero requisiti aziendali. Considerati come aziende, l’ente locale e i soggetti gestori nel loro insieme formano un gruppo, all’interno del quale il primo assume il ruolo di holding. In tal senso, è stata analizzata la dottrina economico aziendale in tema di governance delle amministrazioni territoriali sulle proprie consociate, definendo i poteri di indirizzo e coordinamento dell’ente locale e l’attuale normativa sul tema del controllo sugli organismi partecipati introdotta dalla riforma dovuta al decreto legge 174/2012. Sempre nella stessa fase deduttiva, ampio spazio è stato dato all’analisi della letteratura in tema di crisi di impresa, allo studio della normativa nel contesto italiano di riferimento e all’ inerente letteratura economico-aziendale. La seconda fase deduttiva ha visto l’analisi, tramite il pensiero degli studiosi di Economia Aziendale e alla luce della letteratura citata, delle caratteristiche, delle funzioni, dei contenuti, delle potenzialità e dei limiti degli strumenti di pianificazione e controllo a supporto della governance delle partecipate pubbliche, ai fini delle decisioni indirizzate alle strategie del risanamento. L’analisi condotta ai fini del raggiungimento dell’obiettivo di ricerca, individuare gli strumenti che possano integrare quelli esistenti e supportare l’organo di governo e il management delle società partecipate nell’individuazione degli obiettivi strategici, nella loro definizione ed articolazione e nella verifica del grado di raggiungimento degli stessi ai fini del risanamento delle medesime, si pone in prospettiva futura, su propositi di auspicio nella promozione di strumenti di gestione della crisi e di rendere la loro implementazione ancor più rispondente ai criteri di efficienza di tempestività ed equità. D'altronde il lavoro di ricerca condotto è riuscito a costruire un quadro chiaro e dettagliato sulla situazione futura, che si prospetta alle società partecipate pubbliche, definita dal nuovo Testo Unico entrato in vigore. Una nuova situazione che concerne, in modo particolare, le società in house che saranno sottoposte a procedure concorsuali e che non potranno fare più affidamento sull’obbligo dell’ente socio di ripianare le loro perdite, tanto più se fortemente indebitate, con la conseguenza che, in definitiva, dovranno provvedere loro stesse a fronteggiare la situazione nel miglior dei modi possibili in caso di crisi, pertanto sarà necessario cambiare, in modo radicale, il modus operandi di gestione che finora hanno adottato, mediante anche la predisposizione di specifici programmi di valutazione del rischio di crisi aziendale, in grado di prevenire la degenerazione in situazione patologiche gravi. 4 In questa prospettiva, il lavoro si propone di fornire un utile strumento per le società di partecipazione pubblica, con l’intento seppur minimo di apportare contestualmente uno sviluppo agli studi sulla materia, ma al contempo, sottolineare che nel momento in cui viene predisposto e presentato un piano di risanamento, si delinea ad ogni modo un progetto di impresa, che è ex se mutevole, cangiante, in quanto la realtà operativa non è e né mai sarà esattamente inquadrata all’interno di schemi preconfezionati, per quanto formulati con diligenza professionale, pur sempre sulla carta come business plan, piani di budget. La predisposizione, in contenuti minimi e in via generale, di un piano di risanamento, per le società partecipate pubbliche che versano in situazione di crisi, non ha altro scopo che esortare le stesse a cambiare il proprio modus operandi. I fenomeni patologici che si sono verificati, con frequenza crescente, in questi ultimi anni, non dovrebbero prodursi a fronte dell’osservanza delle norme del nuovo Testo Unico prese a riferimento nel lavoro di ricerca. Gli strumenti appena descritti possono fornire un rilevante contributo alla governance delle società partecipate pubbliche. Occorre osservare, tuttavia, che la realtà, ad oggi, appare arretrata e non ancora in grado di adottare efficacemente documenti complessi quali i piani d’impresa, appare quindi opportuno delineare un cammino che porti alla redazione di tali strumenti in modo graduale e senza fratture traumatiche con l’attuale operatività delle partecipate pubbliche. Prendendo, in considerazione, il fatto che il Testo Unico è entrato in vigore a Settembre 2016, la ricerca pone in evidenza una serie di fattori frenanti che possono essere riassunti come segue: - non perfetta compatibilità degli obiettivi e dei tempi di natura gestionale; - inadeguata preparazione sia del livello gestionale sui temi della pianificazione e controllo strategico; - normali resistenze al cambiamento; - inadeguatezza dei sistemi informativi Il seguente lavoro di tesi non analizza il fenomeno delle partecipate pubbliche mediante l’indagine dell’analisi empirica e di conseguenza non prevede nessuna fase induttiva. Non si fa ricorso a dati primari appositamente raccolti per gli specifici fini della ricerca che si sta conducendo, visto che il Testo Unico in materia di società a partecipazione pubblica è in vigore da Settembre 2016. Gli unici dati presenti nell’elaborato fanno riferimento a dati secondari utili per inquadrare il fenomeno delle partecipate pubbliche, in senso generale. In merito, si evidenzia 5 che diverse sono le banche dati a cui si può fare riferimento sul tema delle partecipate pubbliche in Italia, infatti, al momento in Italia, diversi dipartimenti e organi, per legge, sono tenuti a raccogliere le informazioni sul fenomeno in oggetto, come la Consob, la Corte dei Conti, il Dipartimento del Tesoro (MEF), ed altri. Nel lavoro di tesi è stata presa in considerazione, al fine del recupero di informazioni aggiornate sul fenomeno in oggetto, la banca dati Istat e precisamente il Comunicato del 23 dicembre 2016. Il presente lavoro, mettendo in luce alcune criticità proprie dei gruppi pubblici locali e proponendo alcune possibili soluzioni strumentali, lascia aperti spazi per ricerche future. In particolare, potrebbe essere utile implementare ricerche quantitative sui temi trattati con l’ausilio di questionari e interviste per meglio comprendere le peculiarità e le problematiche che caratterizzano le società partecipate pubbliche, nella percezione degli operatori, in modo tale da mettere in luce i gap informativi maggiormente sentiti. Potrebbe essere interessante indagare in maniera approfondita, sempre con l’ausilio degli operatori, le esperienze degli enti più avanzati in tema di sistemi di programmazione e controllo a supporto della governance. In particolare, sarebbe possibile verificare le condizioni che hanno consentito l’adozione di tali sistemi, per poi focalizzarsi sulle metodologie utilizzate per introdurre i diversi processi e strumenti. Infine sarebbe di sicura utilità il confronto con studiosi ed operatori di altri Paesi, in modo tale da dar vita ad una comparazione a livello internazionale sulle tematiche indagate, verificando le soluzioni adottate in altre realtà e valutandone l’applicabilità al contesto italiano. [a cura dell'autore]
XV n.s. (XXIX)
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4

GIACONI, MARTA. "Il lavoro nei processi di riorganizzazione dei servizi pubblici." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2013. http://hdl.handle.net/10281/47449.

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Abstract:
La ricerca ha ad oggetto il processo di riorganizzazione che negli ultimi dieci anni, ha coinvolto i servizi pubblici locali (SPL) ed, in particolare, gli effetti che tale trasformazione ha determinato sui rapporti di lavoro. L’elasticità delle categorie giuridiche analizzate ha indotto a dedicare una parte iniziale dello studio alla individuazione dei confini delle nozioni di servizio di interesse generale e servizio pubblico, rispettivamente nel contesto europeo e nazionale. L’approfondimento della materia nell’ambito di una prospettiva europea consente, infatti, non solo di sottoporre a verifica l’assunto secondo il quale i percorsi di privatizzazione o liberalizzazione sarebbero motivati da scelte e direttive di matrice sovranazionale, ma anche di meglio comprendere l’ equilibrio tra Europa economica ed Europa sociale. Quanto al contesto nazionale, successivamente ad una breve ricostruzione della nozione di servizio pubblico, della quale la dottrina amministrativistica ha fornito due letture, una soggettiva (legata cioè alla natura pubblica dell’ente erogatore) ed una oggettiva (connessa alla capacità del servizio di soddisfare le esigenze della collettività), le vicende di riorganizzazione dei SPL sono state analizzate nell’ambito del più ampio processo di privatizzazione della PA. È noto infatti che, aderendo alle teorie di New Public Management, negli anni si sia dato avvio, oltre alla integrazione di strumenti privatistici all’interno della struttura amministrativa, anche ad una vera e propria delega di attività pubbliche a soggetti privati. Se emblema della prima tecnica è costituito dalla contrattualizzazione del pubblico impiego, manifestazione del secondo tipo di interazione, più intensa, tra enti pubblici e privati è la diffusione di strumenti di esternalizzazione nel settore pubblico. Laddove, tuttavia, l’ esternalizzazione, sia essa contrattuale od associativa, coinvolga un ente pubblico, è necessario che riflessioni specifiche siano svolte sul destino dei lavoratori coinvolti e sulla possibilità che su questo possa incidere il perseguimento di un interesse pubblico. La scelta metodologica è stata quella di valutare l’impatto sul lavoro innanzitutto sotto una prospettiva “classica”, ossia analizzando istituti già oggetto di studi in dottrina, il trasferimento d’attività delle Pubbliche Amministrazioni e la disciplina delle clausole sociali. Al tentativo di verificare se la fase “dinamica” di collocamento all’esterno della gestione dei SPL possa esser ascritta alla sfera applicativa dell’art. 31 del D.lgs. n. 165/2001 e, la fase “statica” di esecuzione del contratto od esercizio della gestione, possa esser regolata da previsioni di carattere sociale (contenute nei bandi od in apposite convenzioni), è seguita l’analisi delle nuove problematiche poste dal c.d. uso strategico degli appalti pubblici nonché dalla creazione di soggetti formalmente privati ma sostanzialmente pubblici. Se da tempo si è diffusa l’esigenza di un committente pubblico socialmente responsabile che sappia ottimizzare le potenzialità dell’aggiudicazione come strumento di lotta ad una concorrenza fondata sull’indebolimento delle garanzie, minore attenzione è stata prestata al lavoro svolto alle dipendenze di società pubbliche che, pur essendo sottoposto a contratti collettivi di diritto privato, presenta rilevanti peculiarità, prima tra queste la fase di accesso, dal 2008 equiparata alla selezione concorsuale pubblica. La natura pubblica del capitale ma soprattutto la natura pubblica delle finalità perseguite, distante dallo scopo lucrativo tipico dei soggetti imprenditoriali, meritano, quindi, adeguata attenzione e, soprattutto, un maggior coinvolgimento delle PA e delle Parti sociali, di fatto partecipi del mutamento solo nelle fattispecie di cui all’art. 31 D.lgs. 165/2001. La ricerca intende dimostrare la necessità di condurre, invece, una esternalizzazione controllata, ossia di riconoscere che la PA sia legittimata, anche ricorrendo a strumenti già esistenti all'interno dell'ordinamento (il controllo analogo), a realizzare un più stringente monitoraggio sull’impatto che la riorganizzazione può avere sul livello qualitativo e quantitativo dell’occupazione. Adottando quale parametro di valutazione il servizio pubblico - strumento di coesione sociale e territoriale - la PA potrebbe così incidere, ad esempio, su scelte legate al ricorso al lavoro non standard da parte degli enti affidatari, laddove si riscontri un eventuale peggioramento della qualità del servizio erogato in seguito alla precarizzazione dei rapporti di lavoro. La pretesa di un ruolo maggiormente rilevante e definito della PA nell’ambito dei processi di trasformazione dei SPL, è del resto legittimata dal vincolo di congruità dell’attività amministrativa, pubblica e privata, al perseguimento di finalità sociali, che da tempo autorevole dottrina ritiene sia sancito dall’art. 97 Cost..
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