Journal articles on the topic 'Società in mano pubblica'

To see the other types of publications on this topic, follow the link: Società in mano pubblica.

Create a spot-on reference in APA, MLA, Chicago, Harvard, and other styles

Select a source type:

Consult the top 50 journal articles for your research on the topic 'Società in mano pubblica.'

Next to every source in the list of references, there is an 'Add to bibliography' button. Press on it, and we will generate automatically the bibliographic reference to the chosen work in the citation style you need: APA, MLA, Harvard, Chicago, Vancouver, etc.

You can also download the full text of the academic publication as pdf and read online its abstract whenever available in the metadata.

Browse journal articles on a wide variety of disciplines and organise your bibliography correctly.

1

Thomas, Antonio, and Renato Passaro. "Prospettive e criticitŕ delle aziende di gestione dei servizi aeroportuali. Un'analisi territoriale." ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, no. 2 (December 2010): 315–46. http://dx.doi.org/10.3280/ed2010-002006.

Full text
Abstract:
Il contributo intende rappresentare la situazione attuale e prospettica dei gestori dei servizi aeroportuali del Mezzogiorno alla luce della privatizzazione che sta determinando l'ingresso di societŕ private in un'area finora saldamente in mano pubblica; con le conseguenze che ciň comporta in termini di dimensionamento dell'offerta e di prezzi dei servizi resi. Una situazione che potrebbe rivelarsi problematica per tutti quegli aeroporti la cui redditivitŕ non consente di perseguire le condizioni di autosufficienza o di raggiungere una dimensione competitiva a livello nazionale ed internazionale. Per sperare di inserirsi con successo nei flussi di traffico, gli scali dovranno attrezzarsi adeguatamente con consistenti investimenti, sia in fase realizzativa sia nella manutenzione delle strutture, in quanto la presenza di una dotazione adeguatamente estesa e funzionale č un prerequisito per l'attrazione delle aerolinee; dunque all'espansione dei volumi di passeggeri e merci. Basandosi sull'analisi di dati ufficiali, sui riscontri di pregresse indagini empiriche e su interviste dirette a testimoni privilegiati, si valutano le prospettive dei gestori aeroportuali alla luce della loro aspirazione di configurarsi come un vero e proprio sistema mirante a soddisfare una domanda crescente di mobilitŕ.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
2

Pasour, Ernest C. "External Effects and the Work Ethic: Does Society Gain When An Individual Works Harder?*." Journal of Public Finance and Public Choice 8, no. 1 (April 1, 1990): 35–42. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907344901.

Full text
Abstract:
Abstract James Buchanan ha espresso l’opinione che la tradizionale etica del lavoro si poggia su basi di razionalità: lavoro e riposo, in altri termini, non sono indifferenti per la società, nella misura in cui l’individuo, lavorando, produce e può scambiare qualcosa che ha un valore e dunque un’esternalità positiva.Pasour si mostra solo parzialmente in accordo con questa visione di Buchanan, affermando che essa è verosimile ma applicable solo ad un ristretto numero di casi. Infatti il maggior lavoro di un individuo puè produrre anche estemalità negative, che diventano più evidenti man mano che si esce dalla rappresentazione di società schematizzate del tipo Robinson Crusoe - Venerdì, e si analizzano modelli più complessi e vicini alia realtà. Più lavoro non significa unicamente un aumento della produzione di beni, ma comporta molti altri effetti: più stress, danni all’ambiente, soprattutto un’alterazione dei livelli relativi di reddito, che per molti individui può costituire un fatto indesiderato.Dunque, un ritorno alia tradizionale etica del lavoro o un ulteriore affievolimento di questa non possono essere valutati in base a criteri di razionalita economica, perché un tale esame comporta elementi di soggettività, giudizi di valore, confronti interindividuali di utilità. A livello di politiche pubbliche ne consegue che qualsiasi azione mirata a convincere gli individui a lavorare di più e ad incrementare il proprio reddito non produrrà necessariamente esternalita positive.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
3

Mocetti, Sauro, and Giacomo Roma. "Da 8.000 a 1.000? Razionalizzazione e governance delle società pubbliche." ECONOMIA PUBBLICA, no. 3 (January 2021): 7–44. http://dx.doi.org/10.3280/ep2020-003001.

Full text
Abstract:
La regolazione delle partecipate pubbliche tra disposizioni di finanza pubblica e necessità industriali L'articolo analizza gli effetti della riforma introdotta dal Testo unico sulle Società a Partecipazione Pubblica nel mondo delle Public Utilities e delle società pubbliche in generale. Il testo parte da una analisi del contesto di riferimento, dagli anni Novanta ai giorni nostri, riportando le vicende di un Comune capoluogo di provincia e si sofferma, più in generale, sulle caratteristiche del mondo delle società partecipate in Italia. Successivamente ci si sofferma su alcuni profili critici del Testo Unico, criticandone da una parte la poca incisività su alcuni temi ritenuti, dal legislatore stesso, importanti. Una questione è quella delle perdite, dove si sottovaluta la loro concentrazione in poche società. La seconda riguarda la eccessiva penalizzazione dell'in-house providing, richiedendo di rivisitare il quadro legislativo di sfavore. La terza si riferisce all'assenza di una visione industriale, sostenendo che sia puntare alla crescita dimensionale delle imprese, favorendo le aggregazioni.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
4

Mattiangeli, Daniele. "Rezension zu: A. Caprara, „Impresa pubblica e società a partecipazione pubblica“, Napoli 2017." Zeitschrift für das Privatrecht der Europäischen Union 16, no. 5 (October 1, 2019): 243–44. http://dx.doi.org/10.9785/gpr-2019-160511.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
5

Ercolani, Sara. "Tra Vangelo e spirito umanitario. L'associazione antischiavista d'Italia in Benadir." IL RISORGIMENTO, no. 2 (November 2022): 58–89. http://dx.doi.org/10.3280/riso2022-002003.

Full text
Abstract:
Il saggio ricostruisce la campagna di denuncia portata avanti dalla Socie tà antischiavista d'Italia contro la compravendita di schiavi perpetrata in Benadir e, in particolare, viene analizzata l'inchiesta condotta, nel 1903, dal geografo Robecchi Brichetti. Questi dimostrò, suscitando particolare clamore presso l'opinione pubblica, in che misura la schiavitù nel Benadir fosse ancora diffusa e ben radicata tanto da venire tollerata anche dalle istituzioni italiane lì presenti. La Società antischiavista tuttavia non pun tava tanto a stigmatizzare l'incompetenza dell'amministrazione italiana quanto piuttosto a dimostrare l'urgenza di un coinvolgimento di una mis sione cattolica a fianco del governo nella gestione del territorio somalo. I membri della Società infatti appartenevano a un laicato cattolico che si affacciò in questo periodo sulla scena pubblica sostenendo l'esigenza di una alleanza tra Stato e Chiesa sia negli affari interni che nella espansione italiana in Africa.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
6

Pozzoli, Stefano. "La regolazione delle partecipate pubbliche tra disposizioni di finanza pubblica e necessità industriali." ECONOMIA PUBBLICA, no. 3 (January 2021): 45–64. http://dx.doi.org/10.3280/ep2020-003002.

Full text
Abstract:
L'articolo analizza gli effetti della riforma introdotta dal Testo unico sulle Socie-tà a Partecipazione Pubblica nel mondo delle Public Utilities e delle società pub-bliche in generale. Il testo parte da una analisi del contesto di riferimento, dagli anni Novanta ai giorni nostri, riportando le vicende di un Comune capoluogo di provincia e si sofferma, più in generale, sulle caratteristiche del mondo delle società partecipate in Italia. Successivamente ci si sofferma su alcuni profili critici del Testo Unico, criticandone da una parte la poca incisività su alcuni temi ritenuti, dal legislatore stesso, importanti. Una questione è quella delle perdite, dove si sottovaluta la loro concentrazione in poche società. La seconda riguarda la eccessiva penalizzazione dell'in-house providing, richiedendo di rivisitare il quadro legislativo di sfavore. La terza si riferisce all'assenza di una visione industriale, sostenendo che sia pun-tare alla crescita dimensionale delle imprese, favorendo le aggregazioni.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
7

Cattorini, Paolo Marino. "Quale patto per la scienza? Etica, sanità pubblica e comunicazione con i cittadini." Medicina e Morale 69, no. 4 (December 29, 2020): 453–69. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2020.851.

Full text
Abstract:
I dilemmi etici relativi alle vaccinazioni e, più latamente, alla sanità pubblica non riguardano solo le tattiche comunicative tra operatori sanitari e cittadini, ma il più generale patto d’alleanza sancito tra scienza, politica e società, in merito alle priorità allocative e ai criteri decisionali. Quando un’agenzia scientifica espone pubblicamente la propria mission, dovrebbe chiarire: i) le ragioni dell’autonomia della scienza e gli ambiti in cui è invece necessaria una valutazione da parte di un comitato d’etica; ii) gli scopi della medicina, nel cui dominio vengono applicate le nuove scoperte di base; iii) i motivi della difficoltà comunicative tra scienza e società, difficoltà che vanno in parallelo a quelle riscontrate nella medicina clinica
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
8

Carrano, Irene, Daniela Ghiringhelli, and Claudia Tagliabue. "Rifugiato in famiglia. Effetti di sinergia tra istituzione pubblica, privato sociale e cittadinanza: l’esperienza milanese." REMHU: Revista Interdisciplinar da Mobilidade Humana 28, no. 58 (April 2020): 89–106. http://dx.doi.org/10.1590/1980-85852503880005806.

Full text
Abstract:
Riassunto L’articolo descrive l’esperienza di accoglienza in famiglia di titolari di protezione internazionale sperimentata a Milano a partire dal 2016. A fronte di molteplici esperienze simili, già presenti sul territorio italiano, la peculiarità dell’esperienza milanese è il coinvolgimento di quattro attori protagonisti: l’ente locale (Comune di Milano), il Terzo Settore, la società civile e il titolare di protezione internazionale. La presenza del Comune di Milano, e indirettamente del Ministero dell’Interno, finanziatore del progetto, sancisce il riconoscimento istituzionale di una prassi che fino ad oggi ricadeva soltanto sulla società civile.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
9

Sanna, Gian Luca. "Etica e pubblica amministrazione. Uno specchio tra potere politico e società." SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), no. 52 (May 2015): 151–64. http://dx.doi.org/10.3280/las2015-052012.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
10

Di Giorgio, Michele. "Educare il poliziotto. Programmi, metodi e materiali per la formazione delle guardie di Pubblica sicurezza (1961-­1970)." SOCIETÀ E STORIA, no. 175 (April 2022): 39–83. http://dx.doi.org/10.3280/ss2022-175002.

Full text
Abstract:
In questo articolo l'autore analizza la genesi e lo sviluppo del sistema di arruolamento e formazione per le guardie di pubblica sicurezza. La riforma del comparto di formazione fu probabilmente la più importante tra quelle che interessarono la polizia della Repubblica negli anni successivi al boom economico. L'autore dimostra come la Pubblica sicurezza, partendo da un sistema di formazione per il personale di base embrionale e inefficiente, si dotò nel corso degli anni sessanta di un comparto scuole piuttosto articolato ed efficiente, giungendo a strutturare programmi di formazione e materiali di studio complessi e originali. Nonostante questa imponente trasformazione del sistema di addestramento (che in parte interessò anche le modalità di reclutamento), come l'autore dimostra, la polizia non riuscì ad assicurare alle guardie di Pubblica sicurezza una formazione adeguata a rispondere alle sfide di una società in rapido cambiamento. Ciò avvenne, oltre che per una scarsa selezione del personale arruolato, soprattutto per una serie di disfunzioni organizzative e strutturali che comprimevano in maniera eccessiva il tempo di formazione e minavano l'efficienza delle nuove scuole di polizia.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
11

Fiori, Angelo. "Problemi attuali del consenso informato." Medicina e Morale 42, no. 6 (December 31, 1993): 1123–38. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1993.1033.

Full text
Abstract:
L'Autore, dopo aver delineato il problema del consenso informato del paziente sotto i profili giuridico e deontologico, mette in evidenza l'importanza del consenso sociale informato. La disinformazione pubblica sulle possibilità e sui reali limiti della medicina è additata come una delle cause principali dell'attuale conflitto tra medici e società, il quale si manifesta nelle campagne accusatorie intraprese dai mezzi di comunicazione di massa e nelle sempre più frequenti vicende giudiziarie penali e civili.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
12

Bucchetti, Valeria. "Pubblica utilità: nuovi e vecchi compiti del Design della comunicazione." i+Diseño. Revista científico-académica internacional de Innovación, Investigación y Desarrollo en Diseño 14 (December 5, 2019): 133. http://dx.doi.org/10.24310/idiseno.2019.v14i0.7088.

Full text
Abstract:
Il progetto WeMi. La città per il welfare costituisce il fulcro di questo contributo poiché si offre come caso paradigmatico per compiere, ex post, alcune riflessioni sul terreno disciplinare del Design della comunicazione e, più specificamente, del Design della comunicazione per il welfare.Si tratta di riflettere su nuovi e vecchi compiti del Design della comunicazione, sulle responsabilità e funzioni del Design della comunicazione per il Welfare, considerando le sfide progettuali e le Insidie che la trasformazione, guidata dal ruolo assunto dalla Rete e dai media digitali, impone a questo campo del progetto. Ma anche di soffermarsi sul modello di società che si intende promuovere, interrogandosi sui modi più adeguati per favorire spazi di incontro, tra designer della comunicazione e istituzioni pubbliche, sul piano delle comuni responsabilità culturali.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
13

Benarros, Myriam. "INFORMATIZZAZIONE DELL’ATTIVITÀ AMMINISTRATIVA. GARE TELEMATICCHE NELLE P.A. NUOVO ELEMENTO DI EFFICIENZA E ECONOMICITÀ? ANALISI E PROSPETTIVE." Revista Jurídica da FA7 5 (April 30, 2008): 11–54. http://dx.doi.org/10.24067/rjfa7;5.1:210.

Full text
Abstract:
Il tema trattato riguarda l’informatizzazione dell’attività amministrativa che si inserisce nel processo di attuazione della Società di Informazione. La Società dell’Informazione è quel lungo processo di modernizzazione attuato nel settore dell’informazione e della comunicazione che ha cambiato significativamente la vita privata, sociale e professionale di ciascun individuo. La rivoluzione tecnologica rappresenta un supporto fondamentale per favorire l’efficienza, la competitività e facilitare l’accesso alla conoscenza dei cittadini. Si intende per e-government il processo di informatizzazione della pubblica amministrazione, il quale unitamente ad azioni di cambiamento organizzativo consente di trattare la documentazione e di gestire i procedimenti con sistemi digitali, grazie all’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Ict-Information and Communication Tecnologies), allo scopo di ottimizzare il lavoro degli enti e di offrire agli utenti (cittadini e imprese) sia servizi più rapidi, che nuovi servizi, attraverso i siti web delle amministrazioni pubbliche.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
14

Romania, Vincenzo. "L’immigrato e il malintenso della sicurezza: L’influenza del frame sicuritario nella sperimentazione di una practica innovative di mediazione culturale su strada." Barataria. Revista Castellano-Manchega de Ciencias Sociales, no. 10 (November 11, 2009): 39–55. http://dx.doi.org/10.20932/barataria.v0i10.166.

Full text
Abstract:
Questo paper intende analizzare le dinamiche di costruzione di ruolo sorte nella sperimentazione del servizio dei “facilitatori culturali”, una innovative figura di mediazione culturale su strada introdotta dal Comune di Padova nel 2007. Mi focalizzerò, soprattutto, sui malintesi prodotti dal frame della sicurezza che nell’opinione pubblica viene tipicamente associato al tema delle immigrazioni. I risultati principali di questa analisi mettono in luce come le strategie individuale di coping dei facilitatori gli abbiano permesso di mettere in pratica il ruolo, malgrado il già citato frame securitario, nella società locale.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
15

Pagana, Fabio. "L'albergatore come agente contabile ed incaricato di pubblico servizio." RIVISTA ITALIANA DI DIRITTO DEL TURISMO, no. 31 (December 2020): 67–84. http://dx.doi.org/10.3280/dt2020-031004.

Full text
Abstract:
L'attività di accertamento e riscossione dell'imposta comunale ha natura di servizio pubblico, e l'obbligazione del concessionario di versare all'ente locale le somme a tale titolo incassate ha natura pubblicistica, essendo regolata da norme che deviano dal regime comune delle obbligazioni civili in ragione della tutela dell'interesse della pubblica amministrazione creditrice alla pronta e sicura esazione delle entrate. Ne consegue che il rapporto tra società ed ente si configura come rapporto di servizio, e, pertanto ove delle somme ricevute il privato disponga in modo diverso da quello preventivato e per il quale le ha ricevute ne deriva responsabilità per danno erariale.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
16

Cazzola, Franco. "LA CORRUZIONE POLITICA IN ITALIA." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 18, no. 2 (August 1988): 223–58. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200012193.

Full text
Abstract:
IntroduzioneIn altra sede ho già avuto modo di ricordare come intorno al problema «corruzione politica» (un fenomeno difficile da afferrare) sia venuta fuori una miriade babelica di esercizi denotativi riconducibile a tre grandi filoni, a seconda del criterio che vi viene posto a base. Se si assume il criterio legalistico corruzione è «un comportamento che devia dai doveri formali di un ruolo pubblico (una carica elettiva o dovuta a nomina) per ottenere vantaggi legati a questioni private (personali, di famiglia, di clan privato) relative al denaro o allo status; oppure che viola delle regole stabilite per impedire indebite forme di influenza privata». Se, invece, si pone a fondamento della definizione il criterio dell'interesse pubblico si allarga notevolmente il concetto di corruzione: «Un sistema di ordine pubblico e civile esalta l'interesse comune ponendolo al di sopra di interessi particolari; trasgredire l'interesse comune per interessi particolari è corruzione». Se, infine, si cerca nel criterio dell'opinione pubblica il fondamento della definizione abbiamo che è corruzione ciò che viene considerato tale dal peso dell'opinione pubblica: un atto è presumibilmente corrotto solo se la società lo condanna come tale, e se chi lo compie sente dei sensi di colpa nel compierlo.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
17

Frassoldati, Francesca, and Matteo Robiglio. "Regolare la città per la sua trasformazione. Spunti da un dialogo con la Città di Torino." TERRITORIO, no. 98 (March 2022): 20–23. http://dx.doi.org/10.3280/tr2021-098003.

Full text
Abstract:
In Italia, è da tempo una consuetudine trans-disciplinare criticare la burocrazia che regola le operazioni sulla città. Eppure la norma di oggi è il prodotto - codificato e temporaneamente fissato - di una lenta costruzione sociale e tecnico-amministrativa. L'articolo si interroga su come sia possibile incorporare e generalizzare, da parte della pubblica amministrazione, le esperienze regolative maturate nei conflitti e nelle contraddizioni di società e mercati in trasformazione strutturale. Tre sezioni fanno luce sulla rilevanza della stratificazione delle stagioni storiche dei codici urbani, delle relazioni fra gli elementi della città nella predisposizione di nuovi quadri di riferimento, e delle ragioni per riconsiderare, nella città del riuso, le condizioni operative dei codici stessi.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
18

Bertone, Tarcisio. "I cattolici e la società pluralista, le “leggi imperfette” e la responsabilità dei legislatori." Medicina e Morale 50, no. 5 (October 31, 2001): 855–75. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2001.734.

Full text
Abstract:
L’autore argomenta la riflessione intorno al seguente quesito: in quale misura un cittadino cattolico può accettare di partecipare all’elaborazione di una legge che non corrisponde esattamente alle sue convinzioni? Dopo avere passato in rassegna il dibattito attuale - che registra l’indubbio pluralismo della società odierna, in cui coesistono diverse correnti di pensiero che si fondano sui diritti dell’uomo e che si vedono costrette a patteggiare per elaborare le leggi e applicarle – vengono illustrate tre tipi di leggi ingiuste: 1. quelle che permettono la violazione di un diritto umano fondamentale; 2. quelle che stabiliscono una politica pubblica che violi un tale diritto; 3. quelle che istituzionalizzano degli atti intrinsecamente cattivi. Esclusa moralmente ogni cooperazione formale a dette leggi, davanti a esse possono essere eticamente giustificabili, a seconda dei casi, tre atteggiamenti: l’opposizione, la tolleranza, la cooperazione materiale. Tali prese di posizione sono argomentate nel prosieguo del contributo con esempi concreti.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
19

Refolo, Pietro, Dario Sacchini, Filippo Rumi, Americo Cicchetti, and Antonio G. Spagnolo. "“Farmaci insostenibili” e giustizia intergenerazionale in Sanità." Medicina e Morale 68, no. 4 (December 20, 2019): 411–22. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2019.596.

Full text
Abstract:
Una ripresa secondo una dimensione pubblica del dibattito sulla giustizia distributiva in Sanità si è verificata in tempi recenti con l’introduzione dei nuovi farmaci antivirali ad azione diretta per il trattamento dei pazienti affetti da epatite C, estremamente efficaci nel curare la patologia ma dai costi esorbitanti. Obiettivo del presente contributo è di fornire un breve approfondimento sul tema dei c.d. “farmaci insostenibili”, esaminato sotto un particolare modello di giustizia distributiva, ossia l’egualitarismo, e secondo la prospettiva intergenerazionale. La conclusione è che ad oggi i sistemi sanitari stanno affrontando il problema della sostenibilità attraverso l’ottimizzazione della spesa farmaceutica, ma non sembrano ancora ben equipaggiati per affrontare l’eventualità di una divaricazione inaggirabile tra domanda e offerta di questa tipologia di farmaci. Quest’ultima va affrontata in riferimento all’idea di giustizia distributiva che ha una società, e più specificatamente, alla quantità di risorse che una società è disposta a pagare per la cura di un suo membro. Da ultimo, in termini di giustizia distributiva, l’idea – spesso supportata dalle analisi di farmacoeconomia – che sia giustificabile spendere una cifra molto elevata oggi per ricavare risparmi nel lungo periodo non è di per sé coerente con le principali teorie della giustizia, e necessita di argomenti a sostegno estrinseci ai loro presupposti teorici.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
20

Di Viggiano, Pasquale Luigi. "DEMOCRAZIA DIGITALE COME DIFFERENZA:." Revista da Faculdade Mineira de Direito 24, no. 48 (March 18, 2022): 64–78. http://dx.doi.org/10.5752/p.2318-7999.2021v24n48p64-78.

Full text
Abstract:
La partecipazione sociale e politica digitale contemporanea (e-Democracy) è un prodotto della digitalizzazione dello Stato e dei suoi apparati, caratterizzata dalla produzione di nuovi diritti resi possibili dalle tecnologie della comunicazione. La digitalizzazione degli apparati dello Stato attraverso le nuove tecnologie basate su algoritmi intelligenti e le norme sulla società dell’informazione e della comunicazione hanno innescato la produzione di cosiddetti “nuovi diritti” la cui esigibilità amplia il concetto di democrazia stabilendo una differenza tra il tradizionale governo della cosa pubblica e le crescenti pretese delle comunità sempre più legate al sistema della comunicazione digitale. I diritti di accedere a Internet e alla rete, all’e-voting, a comunicare con la PA attraverso le nuove tecnologie, a ricevere servizi pubblici digitali sono paralleli a doveri dello Stato caratterizzati dalla soddisfazione dei nuovi diritti. Contemporaneamente cresce il rischio che forme di partecipazione digitale producano livelli di esclusioni intollerabili che intaccano la democrazia. Osservare e descrivere, con gli strumenti concettuali del Centro di Studi sul Rischio, come il sistema del diritto, della politica e della società evolvono attraverso il rapporto con l’ecosistema digitale trainato dall’arcipelago delle intelligenze artificiali rappresenta l’obiettivo e la sfida sempre incerta negli esiti, sempre nuova nelle acquisizioni ma sempre stimolante e proficua sotto il profilo della ricerca sociale, politica e giuridica.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
21

Gerodi Fortin. "Richiesta di conferma del diritto del consumatore di utilizzare software di comunicazione Internet in reti wireless e di connettere dispositivi a tali reti." International Journal of Science and Society 4, no. 4 (November 21, 2022): 366–74. http://dx.doi.org/10.54783/ijsoc.v4i4.582.

Full text
Abstract:
Man mano che il settore delle telecomunicazioni wireless matura, il consolidamento e il rapporto tra le società proprietarie di infrastrutture di trasporto [vettori] e i produttori di dispositivi cellulari [telefoni cellulari] hanno rivelato pratiche di mercato che sollevano interrogativi sostanziali sul fatto che i consumatori godrebbero di tutti i possibili vantaggi derivanti dalla concorrenza nel settore delle telecomunicazioni wireless telecomunicazioni. Ad esempio, le società proprietarie dell'infrastruttura di trasporto delle telecomunicazioni hanno iniziato a influenzare in modo aggressivo la progettazione di programmi e prodotti [software] a scapito del consumatore. Con la maturazione del mercato delle telecomunicazioni wireless e il riconoscimento che i dispositivi cellulari sono diventati una componente indispensabile per molti americani, le aziende proprietarie di infrastrutture di trasporto hanno utilizzato la loro notevole influenza sull'uso e la progettazione di questi dispositivi per mantenere il controllo e i limiti sugli abbonati. diritto di eseguire applicazioni
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
22

Bracke, Thierry. "CENTRAL BANK COMMUNICATION IN THE PAST TWO DECADES. THE ECB’S EXPERIENCE." Il Politico 252, no. 1 (June 22, 2020): 89–102. http://dx.doi.org/10.4081/ilpolitico.2020.299.

Full text
Abstract:
Sin dagli anni Ottanta del secolo scorso, la comunicazione delle banche centrali ha vissuto un cambiamento radicale. La letteratura è passata da un’attenzione ai livelli ottimali di segretezza delle banche centrali ad un’analisi dei benefici della comunicazione e della trasparenza. Le banche centrali hanno gradualmente intensificato la loro attività di comunicazione. Ciò vale anche per la BCE, che ha adottato una politica di trasparenza avanzata già al momento del lancio dell’euro nel 1999, e da allora ha gradualmente ampliato le sue attività di comunicazione. L’articolo passa in rassegna le ragioni di questa evoluzione - o rivoluzione - della comunicazione delle banche centrali, concentrandosi su tre tendenze ed illustrandole con il caso concreto della BCE. La tendenza di più lunga data, più o meno sin dagli anni Settanta e Ottanta, è un legittimo aumento della domanda di trasparenza come parte di un cambiamento della società e come correlato naturale di una maggiore indipendenza delle banche centrali. Una seconda tendenza, più recente, è la crescente consapevolezza che la comunicazione non è solo una risposta alla domanda del pubblico, ma anche una componente chiave di un moderno kit di strumenti di politica monetaria. Una terza tendenza riguarda il crescente interesse dell’opinione pubblica - ma anche la crescente critica dell’opinione pubblica - nei confronti delle istituzioni in generale e delle banche centrali in particolare, che è diventata particolarmente intensa all’indomani della crisi iniziata nel 2008.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
23

Mori, Simona. "Polizia e società italiana fra Otto e Novecento: spunti da alcuni studi recenti." SOCIETÀ E STORIA, no. 173 (November 2021): 575–89. http://dx.doi.org/10.3280/ss2021-173011.

Full text
Abstract:
I sette contributi che compongono il dossier sono l'esito di un seminario tenutosi presso l'Università degli studi di Milano nell'ambito delle attività del Cepoc (Centro per lo studio delle polizie e del controllo del territorio). In quella occasione si sono discussi quattro volumi di recente pubblicazione (editi tra 2018 e 2019) aventi per oggetto diversi aspetti di storia delle polizie in Italia in età contemporanea, con la partecipazione sia degli autori e curatori dei volumi, sia di studiosi della materia. Ne esce un quadro articolato e problematizzato degli indirizzi secondo i quali in Italia si va consolidando una storiografia dedicata a questi temi, sin qui relativamente trascurati con riferimento all'età contemporanea. Nello stesso tempo si offrono numerosi gli spunti, anche in chiave utili a stimolare nuove linee di ricerca. In questo contributo l'autrice discute i volumi di Michele Di Giorgio, Per una polizia nuova. Il movimento per la riforma della Pubblica Sicurezza (1969-1981), e di Laura Di Fabio, Due democrazie, una sorveglianza comune. Italia e Repubblica Federale Tedesca nella lotta al terrorismo interno e internazionale (1967-1986), nonché Salvatore Ottolenghi, Una cultura professionale per la polizia dell'Italia liberale e fascista. Antologia degli scritti (1883-1934), a cura di Nicola Labanca e Michele Di Giorgio, e Dura lex sed lex. Storia e rappresentazione della Polizia di Stato dal 1852 alla Riforma del 1981, a cura di Raffaele Camposano e Fabio Santilli.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
24

Buchanan, J. M. "The Economic Consequences of the Deficit*." Journal of Public Finance and Public Choice 4, no. 3 (October 1, 1986): 149–56. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907117417.

Full text
Abstract:
Abstract Le conseguenze economiche di un deficit di bilancio finanziato con debito pubblico sono equivalenti, nei loro termini più semplici, alle conseguenze del finanziamento con debiti per ogni unità economico-finanziaria, sia essa una persona, una famiglia, una società, un club, una chiesa o un sindacato.Il finanziamento della spesa pubblica mediante debito è equivalente a «mangiare” il capitale della Nazione. Ciò è vero sia se il debito è sottoscritto all’interno, sia se lo è all’estero.Questo aspetto fondamentale viene spesso trascurato, dato che si preferisce soffermarsi sull’effetto di «crowding out», che è pure importante, ma molto meno del primo.Non è dubbio che il governo federale si sia immesso in un meccanismo di spesa e debito che non può essere sostenuto in permanenza. Perchè il sistema sia modificato è, tuttavia, necessario che le regole siano cambiate. Vi sono alcuni sintomi che fanno sperare che ciò possa avvenire prima che sia troppo tardi.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
25

Palazzani, Laura. "La vaccinazione contro il Covid-19 nei pareri del Comitato Nazionale per la Bioetica." Medicina e Morale 69, no. 4 (December 29, 2020): 431–34. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2020.849.

Full text
Abstract:
In luogo dell’Editoriale presentiamo qui un intervento della professoressa Laura Palazzani, Vice-Presidente del Comitato Nazionale per la Bioetica, che presenta i pareri del CNB in tema di vaccinazione contro il Covid-19, data l’attualità del tema. La Direzione della Rivista si riserva di presentare successivamente una propria posizione al riguardo. In tema di Covid-19, in questo stesso numero vengono pubblicati anche l’articolo di P.M. Cattorini: Quale patto per la scienza? Etica, sanità pubblica e comunicazione con i cittadini, che affronta il tema nell’ambito generale del rapporto scienza e società anche applicato alla specificità della pandemia, e l’articolo di P. Refolo, D. Sacchini, A.G. Spagnolo: Triage in emergenza pandemica: sui rischi di una carrellologia, che tratta il tema della questione etica del triage, particolarmente acuto nell’attuale emergenza pandemica e che impone una riflessione di fronte alla limitatezza delle risorse e alla necessità che i cittadini vengano informati sui criteri adottati per la loro assegnazione (NdR).
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
26

Wroceński, Józef. "Gwarancje dostępu Kościoła katolickiego do środków społecznego przekazu." Prawo Kanoniczne 53, no. 3-4 (October 15, 2010): 289–305. http://dx.doi.org/10.21697/pk.2010.53.3-4.15.

Full text
Abstract:
Lo studio dell’autore presenta l’attuale problematica delle garanzie del diritto civile polacco riguardo l’accesso della Chiesa cattolica ai mezzi di comunicazione sociale. Nel mondo d’oggi i mass media sono lo strumento principale della raccolta e della trasmissione delle notizie. Ogni tanto si fanno vedere le voci nella pubblica discussione che assegnano solo allo stato e alla società laica il diritto d’accesso ai tali mezzi, in tal modo negandolo o limitandolo alla Chiesa. L’ultimi discorsi papali e le dichiarazioni della Santa Sede indicano il ruolo importante dei mezzi di comunicazione sociale nella nuova evangelizzazione. L’autore, attraverso analizzi delle norme della legislazione civile polacca, soprattutto delle norme della costituzione, del concordato e delle altre leggi civili, fa vedere che le garanzie d’accesso derivate dal sistema giuridico polacco sono uguali ai livelli mondiali e assicurano alla Chiesa il libero accesso ai mezzi di comunicazione sociale. La Chiesa cattolica in Polonia può liberalmente utilizzare non solo i propri mezzi, ma anche quelli pubblici nella realizzazione della propria missione ecclesiale.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
27

Scalia, Vincenzo. "La criminalità organizzata in Italia e in Messico. Dalla costruzione sociale al contrasto: una comparazione." SICUREZZA E SCIENZE SOCIALI, no. 3 (November 2022): 185–96. http://dx.doi.org/10.3280/siss2022-003010.

Full text
Abstract:
Negli ultimi anni la criminalità organizzata è diventata un elemento di richiamo nelle cronache messicane. In Italia, negli ultimi trenta anni, la lotta alla criminalità organizzata ha conosciuto la ribalta pubblica, costituendo un elemento attorno a cui costruire le politiche pubbliche e orientare l'azione di diversi governi. Ma che cosa è la criminalità organizzata? Come nasce? Come si sviluppa? Quali sono le differenze e le similitudini in Italia e in Messico? Analizzando gli approcci teorici e la storia delle organizzazioni criminali, l'autore prova a fornire uno spunto analiti-co che ruota attorno ai concetti di "legalità illegalizzata" e "illegalità legalizzata", provando a inquadrare il fenomeno come una costruzione sociale inscritta nei conflitti di potere che si formano in ogni società. Si prova a dimostrare come il ruo-lo dello stato è fondamentale nella definizione del problema, e che le politiche di repressione, in quanto non guardano alla rete criminale, ma solo al fenomeno este-riore, tendono ad aggravare il problema e a violare i diritti umani.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
28

Viafora, Corrado. "La dimensione etica all’interno delle istituzioni sanitarie: i comitati di etica clinica." Medicina e Morale 53, no. 5 (October 31, 2004): 903–38. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2004.625.

Full text
Abstract:
Il saggio propone una ricognizione del processo di istituzionalizzazione dei Comitati etici per la pratica clinica prendendo in considerazione la prospettiva nord-americana, segnata dall’evoluzione dal paradigma orientato alla difesa dei diritti al paradigma orientato all’etica dell’organizzazione; la prospettiva europea, orientata verso una duplice direzione: Comitati come forum per il dibattito sulle questioni etiche all’interno dell’ospedale o Comitati etici come strutture direttamente di supporto al processo decisionale; la prospettiva italiana, marcata ancora da una situazione di incertezza e fragilità. Partendo dalla convinzione che l’istituzione di Comitati etici per la pratica clinica comporta importanti potenzialità per ravvivare la dimensione etica all’interno delle istituzioni sanitarie, il saggio individua e discute tre modelli attraverso cui potrebbero prendere corpo queste potenzialità. Un primo modello di Comitato si sviluppa in una prospettiva professionale, con la prevalenza delle seguenti funzioni: a. fornire un aiuto alle decisioni per gli operatori sanitari alle prese con problemi etici sempre più complessi; b. istituire uno spazio dedicato all’integrazione delle diverse istanze etico-professionali. Un secondo modello di Comitato etico si sviluppa in prospettiva organizzativa, ed ha le seguenti funzioni: a. fornire all’Amministrazione una consulenza che dia credibilità pubblica a indirizzi e direttive istituzionali che abbiano implicanze etiche; b. sensibilizzare alla dimensione etica, con la speranza di coinvolgere maggiormente la responsabilità diretta di ogni operatore sanitario. Un terzo modello di Comitato etico si sviluppa in prospettiva pubblica, con le funzioni di: a. contribuire a dare pubblicità e profondità al dibattito relativo alle questioni bioetiche e istituire procedure e occasioni di una reale comunicazione tra la società in generale e i gruppi di professionisti coinvolti nella produzione e nell’utilizzazione del nuovo sapere biomedico.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
29

Balaguer Callejón, Francisco. "L'impatto dei nuovi intermediari dell'era digitale sulla libertà di espressione." CITTADINANZA EUROPEA (LA), no. 1 (August 2021): 33–62. http://dx.doi.org/10.3280/ceu2021-001002.

Full text
Abstract:
Le nuove tecnologie hanno un impatto sia positivo che negativo sulla libertà di espressio-ne, sui diritti costituzionali e sui processi democratici. Tale incidenza è stata positiva nelle fasi iniziali di sviluppo del Web e in particolare nelle prime fasi del Web 2.0, quando Internet era progettato in modo più partecipativo e cooperativo. Negli ultimi anni, tuttavia, sono emersi processi gerarchici di organizzazione di informazioni e dati ad opera di grandi socie-tà tecnologiche che si pongono come nuovi intermediari tra utenti e sfera pubblica. La libertà di espressione è attualmente condizionata da questi intermediari che controllano i processi di comunicazione. L'articolo si propone di riflettere sul ruolo di questi nuovi intermediari in relazione alla configurazione della sfera pubblica nei sistemi democratici, mettendone in rilievo l'impatto riguardo alla libertà di espressione nell'ambito dei rapporti tra sfera pub-blica e privata e tra sfera statale e globale. In questi ambiti la capacità di regolazione e con-trollo da parte dello Stato si indebolisce a fronte del potere di queste grandi società che occu-pano e monopolizzano uno spazio pubblico dove la libertà di espressione viene ridotta a merce, tanto che informazioni e opinioni si trasformano in dati monetizzabili, attraverso gli algoritmi delle applicazioni Internet. In tal modo l'utilizzo di questi algoritmi, allo scopo di promuovere fake news e radicalizzazione per attirare l'attenzione del pubblico e generare maggiori guadagni, rischia di distruggere una percezione sociale condivisa della realtà. Tra le tante misure che possono essere adottate, spiccano quelle legate al diritto della concorren-za, ovvero basate su misure previste da regolatori istituzionali e volte ad ostacolare una concentrazione ancora maggiore di potere monopolistico. Tuttavia, invece di restrizioni, sarebbe preferibile lasciare spazio a una tecnologia aperta che ponga fine alla natura chiusa e gerarchica delle applicazioni.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
30

Piazzoni, Irene. "Il Pci e il "governo" delle televisioni negli anni del compromesso storico (1976-1979)." SOCIETÀ E STORIA, no. 173 (November 2021): 493–520. http://dx.doi.org/10.3280/ss2021-173003.

Full text
Abstract:
Negli anni della "solidarietà nazionale", per tutte le forze politiche italiane il "governo" del sistema televisivo, investito da un terremoto che ne disarticolava la geografia ridefinendo gli equilibri tra "mano" pubblica e soggetti privati, si pose come un ineludibile cimento. Tanto più ne fu investito il Pci, giunto nell'area della maggioranza e forte di una folta rappresentanza parlamentare. Qual fu il suo ruolo in quello snodo? Quali obiettivi il partito si proponeva? Quale la coesione interna con cui si mosse? Quali furono le strategie messe in campo? Quali i presupposti ideologici che le sostenevano? Quali gli alleati? Sono le questioni su cui l'articolo si interroga, ricostruendo la sintassi della concertazione tra i partiti cui il Pci si affidò e di cui fu protagonista. Ne emergono i nodi e le ragioni che portarono, anziché a una legge di regolamentazione, a un appeasement che si rivelò brodo di coltura di quelle storture che avrebbero generato l'anomalia del caso italiano.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
31

Barker, Graeme. "Hunting and farming in prehistoric Italy: changing perspectives on landscape and society." Papers of the British School at Rome 67 (November 1999): 1–36. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200004517.

Full text
Abstract:
CACCIA E ALLEVAMENTO NELL'ITALIA PREISTORICA: CAMBIAMENTI DI PROSPETTIVA SUL TERRITORIO E SULLA SOCIETÀQuest'articolo riassume come due decadi di ricerca sull'Italia preistorica abbiano cambiato la nostra comprensione della natura degli antichi sistemi di caccia e di allevamento, della transizione dall'uno all'altro sistema, dei territori che queste attività hanno aiutato a creare e delle società di cui esse facevano parte. Per quanto riguarda la preistoria più antica, è ora più chiaro che per un lungo periodo l'umanità dell'epoca si fosse basata su un sistema di ‘scavenging’, vale a dire di nutrimento basato sull'utilizzo di carogne di animali morti. La variabilità dei sistemi di caccia che funsero da complemento allo ‘scavenging’, e che infine lo sostituirono, si è andata anch'essa man mano chiarendo. L'evidenza di un protaersi del processo di transizione nell'Olocene dalla caccia, pesca e raccolta all'agricoltura si è andata accumulando in maniera ancora più evidente, sebbene i motivi di questa transizione ci rimangono oscuri. Le società agricole del tardo neolitico furono sempre più caratterizzate da competizione sociale, in particolare tra gli uomini, mentre il commercio a lunga distanza e gli elementi rituali fmirono con lo svolgere un ruolo sempre più importante nei meccanismi di riproduzione sociale. L'età del rame vide un incremento nella specializzazione agricola e nella produzione artigianale mentre famiglie rivali erano in competizione per il controllo delle risorse. La prima parte dell'età del bronzo rappresenta un periodo di espansione degli insediamenti e di intensificazione della sussistenza, ma probabilmente anche di frammentazione sociale. Nel tardo bronzo e nell'età del ferro alcune regioni divennero centri significativi di poteri locali, nonchè il fulcro di reti di scambi locali e regionali di prodotti agrieoli e artigianali che sostenevano la struttura di queste società attraverso il mantenimento di debiti ed altri vincoli.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
32

Mattiato, Emmanuel. "Nuto Revelli : la ribellione come creazione." Mnemosyne, no. 5 (October 15, 2018): 18. http://dx.doi.org/10.14428/mnemosyne.v0i5.13503.

Full text
Abstract:
Nuto Revelli scoprì le atrocità della Seconda guerra mondiale sul fronte orientale in quanto alpino. La sua carriera letteraria iniziò immediatamente dopo l’immane catastrofe della ritirata di Russia, nell’inverno 1943. I suoi primi testi sono chiaramente autobiografici e tornano sulla sua gioventù sotto il fascismo, a cui aderisce in un primo tempo prima di combatterlo senza pietà, impegnandosi nella Resistenza fin dall’8 settembre. Fino alla sua morte nel 2004, assistiamo ad una dilatazione della sua sfera analitica, ad un allargamento dall’io al noi. Dagli anni Sessanta i suoi scritti raccolgono le testimonianze orali dei « vinti », specialmente di chi non esiste più politicamente, che si tratti dei soldati caduti o dispersi di cui pubblica le lettere, della società contadina delle Langhe, delle donne migranti, e perfino di un prete ribelle e « giusto » che diviene, in uno degli ultimi libri di Revelli, il suo doppio. Mai Revelli, che definiva se stesso un mero « manovale della ricerca », si accontentò di riunire tali testimonianze secondo il metodo del reportage o dell’inchiesta sociologica, anzi concepì il proprio compito come un dialogo, un atto intersoggettivo : offrire a coloro che non hanno più voce un’occasione autobiografica, confrontando però la propria esperienza alla loro.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
33

Fusar Poli, Elisabetta. "“L’impronta esterna del nostro Io”. Note intorno ai primi lineamenti del diritto sulla propria immagine." Italian Review of Legal History, no. 7 (December 22, 2021): 377–417. http://dx.doi.org/10.54103/2464-8914/16893.

Full text
Abstract:
Lo scritto affronta il «modernissimo» diritto sulla propria immagine, nello svolgersi delle sue dinamiche attraverso il caleidoscopico e cruciale tornante otto-novecentesco. L’attenzione è rivolta agli apporti dottrinali e giurisprudenziali che hanno contribuito a tratteggiare e poi definire un diritto soggettivo autonomo avente ad oggetto la propria immagine personale, e a trovare per esso una collocazione all’interno dell’ordine giuridico, dalla fine dell’Ottocento alla pubblicazione del Libro primo del Codice Civile. Il tema è sollecitato dall’innovazione tecnica in corso nel periodo considerato e dagli stimoli di una società ormai in fase protomediatica, nella quale la riproduzione della fisionomia umana, agevolata dalle potenzialità dei moderni mezzi di comunicazione, acuisce l’urgenza di una tutela per ciò che appare strettamente inerente alla persona e, al contempo, proiezione sociale dell’individuo, interfaccia fra la sua dimensione privata e quella pubblica. Dalla tutela dell’onore e della reputazione, alla protezione dalle incursioni indebite nella sfera personale, il complesso tema è al crocevia fra diversi spazi giuridici e si apre nel Novecento a inattesi sviluppi e trasformazioni. Si inserisce, infatti, gradualmente, entro una più complessa concezione di persona, che emerge da una riflessione scientifica trasversale ai campi della sociologia, antropologia, filosofia, biologia, e volge in direzione della ‘identità personale’.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
34

ODONE, A., S. VISCIARELLI, T. LALIC, F. PEZZETTI, F. SPAGNOLI, C. PASQUARELLA, G. FERRARI, and C. SIGNORELLI. "Carcinomi associati al papillomavirus umano: conoscenze, ruolo e attitudini dei medici otorinolaringoiatri in tema di prevenzione." Acta Otorhinolaryngologica Italica 35, no. 6 (December 2015): 379–85. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-621.

Full text
Abstract:
L’infezione da papillomavirus umano (HPV), in particolare HPV 16, è un riconosciuto fattore causale delle neoplasie orofaringee. L’incidenza delle neoplasie orofaringee è in aumento in diversi paesi europei, inclusa l’Italia, e negli Stai Uniti dove accurati modelli matematici hanno stimato che supererà quella del cancro alla cervice nella prossima decade. Recenti evidenze scientifiche supportano la potenziale efficacia del vaccino anti-HPV nel controllare quella che è stata definita “l’epidemia di neoplasie HPV-correlate”. In questo contesto, i medici otorinolaringoiatri assumono un ruolo cruciale, non solo nella diagnosi e trattamento di questa patologia, ma anche – come è stato sottolineato dall’American Head and Neck Society – nella prevenzione. Abbiamo condotto un’indagine sulle conoscenze e le attitudini dei medici otorinolaringoiatri italiani in tema di infezione HPV, patologie correlate e prevenzione vaccinale. Si tratta della prima indagine conoscitiva in Italia e in Europa sull’argomento. 262 medici otorinolaringoiatri italiani sono stati reclutati durante il 101° Congresso Nazionale della Società Italiana di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico-Facciale, tenutosi in maggio 2014. È stato utilizzato un questionario semi-strutturato sviluppato sulla base delle evidenze disponibili in letteratura e del parere di esperti. Le conoscenze e le attitudini sono state descritte e valutate con tecniche di analisi univariata. È stato inoltre costruito uno score composito di conoscenza. I dati dimostrano come i medici otorinolaringoiatri italiani abbiano, in media, un grado di conoscenza buono dell’infezione HPV e un’attitudine positiva nei confronti della prevenzione, in particolare della vaccinazione. I nostri risultati possono essere una utile base per pianificare, implementare e valutare programmi di educazione continua specifici sul tema della prevenzione dell’infezione da HPV. Come dimostriamo nel nostro studio, programmi di educazione continua specifici sono efficaci nell’aumentare il grado di conoscenza dei medici e l’attitudine positiva nei confronti dei programmi di prevenzione; il che contribuisce a promuovere l’adesione alla vaccinazione nei pazienti e nella popolazione generale. Con l’obiettivo generale di controllare l’epidemia di neoplasie HPV-correlate, maggiori risorse ed energie devono essere dedicate alla formazione e alla diffusione della cultura della prevenzione tra i medici otorinolaringoiatri e la comunità medica in generale. In questo contesto, identifichiamo grande potenziale nella collaborazione tra le comunità e le società scientifiche dell’otorinolaringoiatria e la sanità pubblica.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
35

Seche, Giuseppe. "Il commercio dei cavalli tra Sardegna e Corona d’Aragona alla fine del XV secolo. Prime considerazioni." Anales de la Universidad de Alicante. Historia Medieval, no. 23 (May 26, 2022): 105. http://dx.doi.org/10.14198/medieval.21403.

Full text
Abstract:
Lo studio propone prime considerazioni sul commercio dei cavalli tra il Regno di Sardegna e i territori della Corona d’Aragona nella seconda metà del XV secolo. L’analisi si basa su 51 licenze di esportazione e consente di ricostruire le dinamiche di un traffico regolato dall’autorità pubblica, evidenziando gli ufficiali impegnati nel controllo e nel rilascio delle relative autorizzazioni. I profili dei soggetti coinvolti sono quelli dei mercanti di professione, cui si aggiungono i membri dell’alta società urbana, con ruoli nell’amministrazione della città o del regno, e coloro che trasportano equini in maniera occasionale. Infine, non mancano gli esponenti del mondo feudale, spesso in affari con i mercanti d’oltremare, i quali possono far valere franchigie, esenzioni fiscali e vantaggiosi legami con i funzionari del regno. Tra i luoghi di destinazione si segnalano le grandi piazze commerciali iberiche (Barcellona, Maiorca e Valenza) e alcune città italiane (Napoli, Piombino e Roma), dove i cavalli potevano essere acquistati da uomini di alto rango (si pensi al sacrestano maggiore Alonso Cortés) ed essere utilizzati anche per ragioni militari o per servizio di stato. Emerge un commercio rischioso ma con grandi margini di guadagno, portato avanti da soggetti specializzati che si avvalgono di navigli con particolari caratteristiche tecniche. Il proseguimento della ricerca consentirà di precisare le conoscenze sul trattamento fiscale riservato ai cavalli e pone già nuove domande sulle pratiche di allevamento, che dovevano rispondere alla continua e regolare richiesta di animali proveniente dal mondo iberico e da quello italiano.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
36

Piceci, Luigi, Anna Maria Mariani, and Francesco Peluso Cassese. "Train teachers in digital citizenship to facilitate a sustainable education system." Form@re - Open Journal per la formazione in rete 21, no. 3 (December 31, 2021): 105–17. http://dx.doi.org/10.36253/form-12114.

Full text
Abstract:
The technological development of the last twenty years, starting in Europe from the increased availability of Internet resources to the concept of the digital citizen, has involved our society at all levels, affecting politics, businesses, families and all forms of education and teaching at each and every level. The COVID pandemic that began in 2020 has led to further acceleration, so much so that both the Digital Agenda for information technology in public administration 2020-2022 (AGID) and the Action Plan for Digital Education 2021-2027 focus on a strong digital component in everyday life. A psychoeducational protocol for digital skills in teachers is hereby provided, tested on a sample over the course of 8 weeks. In order to be able to assess initial and final competences, a questionnaire on digital competences has been developed and validated, based on DigComp 2.1. Formare gli insegnanti alla cittadinanza digitale per facilitare un sistema educativo sostenibile. Lo sviluppo tecnologico degli ultimi vent’anni, a partire in Europa dalla maggiore disponibilità di risorse Internet fino al concetto di cittadino digitale, ha coinvolto la nostra società a tutti i livelli, interessando la politica, le imprese, le famiglie e tutte le forme di istruzione e didattica ad ogni livello. La pandemia di COVID iniziata nel 2020 ha portato a un’ulteriore accelerazione, tanto che sia l’Agenda Digitale per le tecnologie dell’informazione nella pubblica amministrazione 2020-2022 (AGID) sia il Piano d’Azione per l’Educazione Digitale 2021-2027 si concentrano su una forte componente digitale nella vita di tutti i giorni. Viene fornito un protocollo psicoeducativo per le competenze digitali degli insegnanti, testato su un campione nel corso di 8 settimane. Per valutare le competenze iniziali e finali è stato sviluppato e validato un questionario sulle competenze digitali, basato su DigComp 2.1.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
37

Waterhouse, Helen. "The Palace and Place of Assembly in Minoan Crete - Silvia Damiani Indelicato: Piazza pubblica e palazzo nella Creta Minoica. (Storia, 10.) Pp. 151; 14 plates. Rome: Società editoriale Jouvence, 1982. Paper, L. 15,000." Classical Review 35, no. 1 (April 1985): 151–53. http://dx.doi.org/10.1017/s0009840x00107723.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
38

FURTADO, Osvaldo Vaz, and Andrea Yumi Sugishita KANIKADAN. "Proposta de Ações de Educação Ambiental em São Tomé e Príncipe." INTERRITÓRIOS 6, no. 12 (December 7, 2020): 225. http://dx.doi.org/10.33052/inter.v6i12.248998.

Full text
Abstract:
RESUMOEste estudo tem como objetivo analisar o processo de coleta, tratamento, destinação final dos resíduos sólidos e a partir disso propor ações de educação ambiental em Água Grande, distrito de São Tomé e Príncipe (STP). O intuito é descrever as principais características que retratam a situação local. O estudo traz um levantamento teórico sobre poluição ambiental, resíduos sólidos urbanos e educação ambiental. Foi conduzida uma pesquisa qualitativa, com técnicas de análise documental e bibliográfica. Pôde-se verificar que o distrito de Água Grande carece de boas práticas para a coleta, separação, tratamento e a sua destinação final, englobando todos os processos de gerenciamento dos Resíduos Sólidos Urbanos (RSU). Nessa perspectiva, o estudo apresenta sugestão relacionada à educação ambiental desde a infância, de modo que exista um envolvimento integrado da gestão pública, sociedade civil e indústrias privadas. Tudo isso levando-se em consideração a questão da saúde pública no país.São Tomé e Príncipe. Educação ambiental. Gestão de resíduos sólidos. ABSTRACTThis study aims to analyze the process of collection, treatment, final disposal of solid waste in order to propose policies in environmental education in Água Grande, district of São Tomé and Príncipe (STP). The aim is to describe the main characteristics that portray the local situation. The study provides a theoretical survey on environmental pollution, solid urban waste and environmental education. A qualitative research was conducted, using techniques of documentary and bibliographic analysis. It was possible to verify that the district of Água Grande lacks of good practices for the collection, separation, treatment and its final destination, encompassing all the processes of management of Urban Solid Waste (MSW). In this perspective, the study presents a suggestion related to environmental education since childhood, so that there is an integrated partnership of public management, civil society and private industries. All of this taking into account the issue of public health within the country.São Tomé and Príncipe. Environmental education. Solid waste management. RESUMENEste estudio tiene como objetivo analizar el proceso de recolección, tratamiento, disposición final de residuos sólidos y proponer acciones de educación ambiental en Água Grande, distrito de Santo Tomé y Príncipe (STP). El objetivo es describir las principales características que retratan la situación local. El estudio proporciona un levantamiento teórico sobre contaminación ambiental, residuos sólidos urbanos y educación ambiental. Se realizó una investigación cualitativa, utilizando técnicas de análisis documental y bibliográfico. Se pudo constatar que el distrito de Água Grande carece de buenas prácticas para la recolección, separación, tratamiento y su destino final, abarcando todos los procesos de gestión de Residuos Sólidos Urbanos (RSU). En esta perspectiva, el estudio presenta una sugerencia relacionada con la educación ambiental desde la infancia, para que exista un involucramiento integrado de la gestión pública, la sociedad civil y las industrias privadas. Todo ello teniendo en cuenta el tema de la salud pública en el país.Santo Tomé y Príncipe. Educación ambiental. Manejo de residuos sólidos. SOMMARIOQuesto studio si propone di analizzare il processo di raccolta, trattamento, smaltimento finale dei rifiuti solidi e proporre azioni di educazione ambientale ad Água Grande, distretto di São Tomé e Príncipe (STP). L'obiettivo è descrivere le principali caratteristiche che ritraggono la situazione locale. Lo studio fornisce un'indagine teorica su inquinamento ambientale, rifiuti solidi urbani e educazione ambientale. È stata condotta una ricerca qualitativa, utilizzando tecniche di analisi documentaria e bibliografica. È stato riscontrato che il distretto di Água Grande manca di buone pratiche per la raccolta, la separazione, il trattamento e la sua destinazione finale, che comprende tutti i processi di gestione dei rifiuti solidi urbani (RSU). In questa prospettiva, lo studio presenta un suggerimento relativo all'educazione ambientale fin dall'infanzia, in modo che ci sia un coinvolgimento integrato della gestione pubblica, della società civile e delle industrie private. Tutto questo tenendo conto della questione della salute pubblica nel Paese.Sao Tome e Principe. Educazione ambientale. Gestione dei rifiuti solidi.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
39

De Cristofaro, Ernesto. "La sovranità nei corsi di Foucault al Collège de France." Italian Review of Legal History, no. 8 (December 21, 2022): 313–40. http://dx.doi.org/10.54103/2464-8914/19256.

Full text
Abstract:
Tra i temi di carattere giuridico e politico quello della sovranità è il più presente nei corsi che Michel Foucault ha tenuto presso il Collège de France dal 1970 al 1984. L’insegnamento presso questa istituzione – intitolato, nel suo caso, Storia dei sistemi di pensiero - obbedisce a regole particolari. Una tra queste è l’obbligo gravante sui docenti a non riproporre, di anno in anno, lo stesso corso di lezioni svolte in precedenza, ma di cambiare argomento. Al netto di questa clausola, negli anni che vanno dal 1973 al 1979, Foucault si occupa ripetutamente e intensamente di questioni che hanno una connessione molto esplicita e diretta con la dimensione del potere. Alcuni dei corsi tenuti costituiscono la base di opere che egli pubblica in questo periodo come Sorvegliare e punire o La volontà di sapere. È, certamente, all’interno dei corsi che si viene profilando l’idea del potere che attraversa la sua ricerca in questa fase temporale ed è grazie a questo laboratorio trasparente del suo lavoro che è possibile seguire l’analisi e la rielaborazione che egli svolge sull’argomento “sovranità”. Sebbene questo termine non sia mai espressamente presente nei titoli delle annualità didattiche, molte delle lezioni che impegnano l’insegnamento affidato a Foucault convergono su questa categoria. Foucault riceve dalla teoria giuridica e dalla politologia una parola alla quale si attribuisce pacificamente un preciso significato. Il titolare del potere sovrano è rappresentato, da una lunghissima e importante tradizione, come colui attorno al quale ruota il funzionamento dello Stato. Il sovrano è posto “in alto” e “al centro” della mappa del potere come il punto a partire dal quale e verso il quale si muovono tutti gli ingranaggi essenziali che fanno funzionare la macchina statuale. Inoltre, il sovrano è colui che esercita il proprio potere attraverso l’uso di una forza eminente, idonea a far rispettare le leggi, mantenere l’ordine e inibire qualunque ipotesi di sedizione. Foucault intende, viceversa, mettere in discussione questa lettura. L’itinerario che egli segue punta verso una fenomenologia dei rapporti di potere colti nella loro multiformità e disseminazione. Si tratta di osservare il potere rinunciando alla prospettiva della verticalità, come se esso fosse collocato presso una sola sede, alla prospettiva della patrimonialità, come se esso fosse posseduto esclusivamente da qualcuno e, infine, alla prospettiva della repressione, come se l’unica lingua che esso sapesse parlare fosse quella dell’intimidazione, della sanzione e delle armi. Per rileggere il potere bisogna, al contrario, studiarne il funzionamento presso apparati parziali della società, distribuiti trasversalmente e in grado di implementare una tecnologia che non si fonda sull’interdizione ma, al contrario, sulla sollecitazione della disciplina. Lungo il suo itinerario Foucault incontra lo sviluppo storico della penalità, nel cui perimetro viene sviluppandosi un potere fortemente individualizzante, capace di perseguire un incasellamento degli individui che si serve di molteplici tecniche di osservazione e descrizione operanti a vari livelli della struttura sociale; la storia della psichiatria, grazie alla quale la distinzione normale/anormale, e le conseguenti misure di monitoraggio e controllo della condotta deviante, hanno potuto avvalersi dell’uso di parametri “scientifici” e, pertanto, più cogenti; infine, la biopolitica, che ha ricollocato il tema della sottoposizione dei corpi a regole e vincoli, in vista della massimizzazione delle loro prestazioni, dalla scala degli individui a quella delle popolazioni, lasciando apparire dietro la figura tralatizia del sovrano che esprime la propria egemonia decidendo chi possa vivere e chi debba morire, l’immagine assai più concreta del potere anonimo delle regole di alimentazione, igiene e profilassi che stabiliscono come un’intera collettività debba essere curata e protetta.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
40

Mello, Celso Antônio Bandeira de. "DESAPROPRIAÇÃO DE BEM PÚBLICO." Revista de Direito Administrativo e Infraestrutura - RDAI 4, no. 14 (January 8, 2020): 113–33. http://dx.doi.org/10.48143/rdai.14.cabmello.

Full text
Abstract:
Consulta. O Prefeito Municipal de Valinhos, expõe-nos o que segue, anexando documentos ilustrativos e formula-nos, empós consulta sobre a matéria. In verbis: a) este Município, desde longo tempo, vinha tentando adquirir a Adutora de Rocinha, imóvel de propriedade da Municipalidade de Campinas e situado no vizinho território de Vinhedo; b) depois de ingentes esforços junto à Prefeitura Municipal de Campinas, logrou êxito esta Municipalidade, terminando por adquirir o referido imóvel em 18.02.1974; c) com essa aquisição, a população de Valinhos viu tornar-se palpável a realidade seu antigo sonho, já que a Administração vinha se afligindo com o problema da falta d’água, resolvido com a citada aquisição; d) ocorre que o Munícipio de Vinhedo, inconformado com a transação em pauta, declarou de utilidade pública, para ser desapropriada, em caráter de urgência, a área da antiga Adutora Municipal João Antunes dos Santos; e) entretanto, o ato expropriatório, Lei 682, de 1974, conforme cópia inclusa, sequer mencionou a finalidade de declaração, uma vez que a Adutora, imprescindível para o nosso Munícipio, pelo que representa em termos de abastecimento d’água à população, não o é em relação a Vinhedo, que se abastece das águas do Rio Capivari, ligando suas bombas uma vez por semana. Em face do exposto, formulamos a V. Exa. a seguinte consulta: “É lícito a Vinhedo desapropriar a Adutora Municipal João Antunes dos Santos, bem essencial à população de Valinhos, de cujos serviços de ordem pública não pode prescindir?” Parecer: O total deslinde do problema supõe o correto equacionamento de três questões que se interligam, no caso em foco, a saber: 1. Fundamentos do poder expropriatório; 2. Os bens públicos e sua função; 3. Relacionamento das pessoas jurídicas de Direito Público. Um breve exame destas diversas questões propiciará, em abordagem final, focar o problema proposto com auxílio do instrumento arrecadado por ocasião da análise de cada um dos tópicos mencionados. É o que faremos em um título derradeiro. I – Fundamentos do poder expropriatório. Desapropriação é o procedimento administrativo pelo qual o Poder Público, fundado em utilidade pública, despoja, compulsória e unilateralmente, alguém de uma propriedade, adquirindo-a, em caráter originário, mediante prévia e justa indenização. Fundamenta a desapropriação, do ponto de vista teórico. A supremacia geral que o Poder Público exerce sobre os bens sitos no âmbito de validade espacial de sua ordem jurídica. No Direito Positivo brasileiro, o instituto se calça, como é notório, no art. 153, § 22, da Carta Constitucional (Emenda 1, de 1969), o qual reza: “É assegurado o direito de propriedade, salvo o caso de desapropriação por necessidade ou utilidade pública ou interesse social, mediante prévia e justa indenização em dinheiro, ressalvado o disposto no art. 16...” E o art. 8º da Lei Magna estatui em seu inciso XVII, f, competir à União: legislar sobre desapropriação. O Decreto-lei n. 3.365, de 21.06.1941, e a Lei n. 4.132, de 10.09.1962, enunciam as hipóteses de utilidade pública e interesse social que abrem ensanchas ao desencadear do poder expropriatório. É perceptível a todas as luzes que a justificação do instituto reside na prevalência do interesse público, o qual, bem por isso – uma vez consubstanciadas as hipóteses de necessidade, utilidade pública ou interesse social –, se afirma sobranceiramente sobre interesses menores, via de regra, privados, que devem, então, ceder passo à primazia do primeiro. É por tal razão – e só por ela – que o instituto se marca precisamente pela compulsoriedade, tão marcante que nulifica a propriedade privada, à revelia do titular, convertendo seu conteúdo na equivalente expressão patrimonial que possua. Com efeito: a prerrogativa expropriatória, como quaisquer outras que assistam ao Poder Público, não lhe são deferidas pela ordem jurídica como homenagem a uma condição soberana, mas como instrumento, como meio ou veículo de satisfação de interesses, estes, sim, qualificados na ordenação normativa como merecedores de especial proteção. De resto, todos os privilégios que adotam o Poder Público não são por ele adquiridos quia nominor leo; muito pelo contrário: assistem-lhe como condição para eficaz realização de interesses que, transcendendo o restrito âmbito da esfera particular, afetam relevantemente a coletividade. É o fato de o Estado personificar o interesse público o que lhe agrega tratamento jurídico diferenciado. Em suma: no Estado de Direito, os Poderes Públicos se justificam e se explicam na medida em que se encontram a serviço de uma função, predispostos à realização de interesses erigidos pelo sistema em valores prevalentes. Eis, pois, como conclusão do indicado, que somente a supremacia de um interesse sobre outro, isto é, o desequilíbrio entre duas ordens de interesses pode autorizar a deflagração da desapropriação, posto que esta se inspira, justamente, na necessidade de fazer preponderar um interesse maior sobre um interesse menor. Não é condição jurídica do sujeito, em si mesmo considerando, mas no nível de interesses a seu cargo que se buscará o aval legitimador do exercício expropriatório. Por mais razoáveis, sensatas, lógicas ou afinadas com os lineamentos do Estado de Direito que sejam as ponderações ora expendidas, não se pretende que a validade das assertivas feitas repouse apenas nesta ordem de razões. Em verdade, propõe-se que elas se encontram nitidamente transfundidas no sistema jurídico-positivo brasileiro e desde o nível constitucional até o plano legal, posto que o art. 153, § 22, retromencionado, expressamente indica como pressuposto inafastável do instituto a necessidade utilidade pública e o interesse social. De igual modo, os já invocados Decreto-lei 3.365 e Lei 4.132 enunciam hipóteses de necessidade, utilidade pública e interesse social, os quais representam as condições para desapropriar. É bem evidente, dispensando maiores digressões, que o artigo constitucional e os textos legais contemplam interesses públicos e utilidades públicas prevalecentes sobre interesses de menor realce, uma vez que se trata de fixar os termos de solução no caso de entrechoques de interesses e de decidir quais deles cederão passo, quais deles serão preteridos, assim, convertidos em expressão patrimonial 0 para que a utilidade preponderante extraia do bem almejado o proveito público maior que nele se encarna. O que pretende realçar é que a própria noção de supremacia geral, deferida pelo sistema normativo às pessoas de Direito Público de capacidade política (União, Estados e Municípios), é autoridade derivada da ordenação jurídica e se esforça na qualificação dos interesses que a eles incumbe prover, de tal sorte que os poderes, os privilégios e as prerrogativas que desfrutam se constituem em um arsenal autoritário fruível, na medida em que instrumenta a finalidade protegida pelo Direito, isto é, a legitimação de seu uso depende do ajustamento aos interesses prestigiados no sistema. É o afinamento da atividade da pessoa aos valores infrassistemáticos do quando normativo que garante a legitimidade de sua expressão e não o reverso, ou seja: a legitimidade do exercício do poder – no Estado de Direito – não resulta meramente de quem o exerce, donde não ser a autoridade do sujeito que qualifica o interesse; pelo contrário: é a idoneidade jurídica do interesse que escora e valida o comportamento da autoridade a que o ordenamento atribuiu o dever-poder de curá-lo. Sendo assim, ao se examinar o instituto da expropriação, cumpre ter presente que os poderes da alçada do expropriante emergem na medida em que estejam a serviço do interesse em vista do qual tais poderes lhe foram irrogados. Neste passo, calham à fiveleta as ponderações de Arturo Lentini: “...la causa di pubblica utilità è la vera energia che mete in moto il fato dell’espropriazione per mezzo del soggetto espropriante. Questa è la raggione per cui la causa de pubblica utilità deve considerarsi come inesistente, qualora per determinarla si sai guardato sotanto ala qualità del soggeto espropriante.” (Le Espropriazioni per Causa di Pubblica Utilità. Milão: Società Editrice Libraria, 1936. p. 54.) Ora, como o instituto expropriatório é figura jurídica destinada a assegurar a compulsória superação de interesses menores por interesses mais amplos, mais relevantes (e que, bem por isso, devem prevalecer), a ablação do direito de propriedade de alguém em proveito do expropriante depende fundamentalmente da supremacia do interesse, isto é, da supremacia da necessidade e da utilidade proclamados sobre interesse que a ordem jurídica haja categorizado em grau subalterno, por escaloná-lo em nível secundário em relação ao outro que pode se impor. Estas considerações óbvias e que parecem por isso mesmo despiciendas quando se tem em mira as hipóteses comuns de desapropriação, nas quais a necessidade ou a utilidade pública se contrapõe ao interesse particular, revelam-se, contudo, fundamentais em matéria de desapropriação de bens públicos. A limpidez cristalina deles e o amparo teórico que as abona em nada se minimizam, mas a excepcionalidade da hipótese pode surtir o risco de lhes embaçar a clareza e lhes enevoar a percepção se não forem, liminarmente, postas em evidência, ao se rememorar os fundamentos do instituto. Pode-se afirmar, pois, como conclusão deste tópico que: “A desapropriação supõe a invocação de interesses e uma pessoa pública (necessidade, utilidade pública ou interesse social) superior ao de outra pessoa, cujos interesses sejam qualificados pela ordem jurídica como de menor relevância ou abrangência e, por isso mesmo, sobrepujáveis pelo expropriante.” II – Bens públicos e sua função. Nem todos os bens pertencentes ao Poder Público acham-se direta e imediatamente afetados à realização de um interesse público, isto é, determinados bens encontram-se prepostos à realização de uma necessidade ou utilidade pública, servindo-a por si mesmos; outros estão afetados a ela de modo instrumental, de maneira que a Administração serve-se deles como um meio ambiente físico, no qual desenvolve atividade pública, ou seja: correspondem a um local onde o serviço desenvolvido não tem correlação indissociável com a natureza do bem, posto que este nada mais representa senão a base especial em que se instala a Administração. Finalmente, outros bens, ainda, embora sejam de propriedade pública, não estão afetados ao desempenho de um serviço ou atividade administrativa. Em virtude da diversa função dos bens em relação à utilidade pública, há variadas classificações deles, inexistindo uniformidade na doutrina e no Direito Positivo dos vários países, quer quanto à categorização das espécies tipológicas que comportam quer no que respeita à inclusão de determinados bens em uma ou outra das diferentes espécies previstas nos esquemas de classificação. O Direito Positivo brasileiro dividiu-os em três tipos, catalogados no art. 66 do CC (LGL\2002\400), a saber: “I – os de uso comum do povo, tais como mares, rios, estradas, ruas e praças; II – os de uso especial, tais como os edifícios ou terrenos aplicados a serviço ou estabelecimento federal, estadual ou municipal; III – os dominicais, isto é, os que constituem o patrimônio da União, dos Estados ou dos Municípios como objeto de direito pessoal ou real de casa uma dessas entidades.” A quaisquer deles, foi outorgada a especial proteção da impenhorabilidade prevista no art. 117 da Carta Constitucional, a inalienabilidade (ou alienabilidade, nos termos que a lei dispuser) contemplada no art. 67 do CC (LGL\2002\400) e a imprescritibilidade, que resulta de serem havidos como res extra commercium, por força do art. 69 do mesmo diploma, além de outros textos especiais que dissiparam dúvidas sobre a imprescritibilidade dos bens dominicais. Certamente existe – partindo-se dos bens dominicais para os de uso comum, tomados como pontos extremos – uma progressiva, crescente, identificação com o interesse público. Os dominicais apenas muito indiretamente beneficiam ou podem beneficiar a utilidade pública; os de uso especial já se apresentam como instrumento para sua efetivação; e os de uso comum se identificam com a própria utilidade por meio deles expressada. Demais disso, como já observaram doutores da maior suposição, se já bens acomodáveis com inquestionável propriedade em uma ou outra categoria, outros existem que parecem tangenciar a fronteira de mais de uma espécie, não se podendo afirmar, de plano, em qual dos lados da fronteira se encontra. Isto se deve ao fato de que sua adscrição ao interesse público é especialmente vinculada, no que parecerem se encontrar no limiar de transposição da categoria dos bens de uso especial para a classe dos de uso comum, tendendo a se agregar a esta, em que é mais sensível o comprometimento do bem com o interesse público. Daí a ponderação do insigne Cirne Lima: “Entre essas duas classes de bens – o autor refere-se aos de uso comum e de uso especial – existem, no entanto, tipos intermediários; forma o conjunto uma gradação quase insensível de tons e matizes. Assim, entre as estradas e as construções ocupadas pelas repartições públicas, figuram as fortalezas que, a rigor, pode dizer-se, participam dos caracteres de umas e outras: são o serviço de defesa nacional, porque são concretização desta em seu setor de ação, e, ao mesmo tempo, estão meramente aplicadas a esse serviço, porque o público não se utiliza deles diretamente.” (Princípios de Direito Administrativo. 4. ed. Porto Alegre: Sulina, 1964. p. 78.) A profunda identificação de certos bens com a satisfação de necessidades públicas levou o eminente Otto Mayer a incluir certas edificações e construções na categoria de bens do domínio público, submetidos, na Alemanha, ao regime de Direito Público em oposição aos demais bens estatais regidos pelo Direito Privado. Por isso, incluiu nesta classe outros bens não arroláveis entre os exemplos mais típicos de coisas públicas. Então, depois de observar que as “estradas, praças, pontes, rios, canais de navegação, portos e a beira-mar constituem os exemplos principais de coisas subordinadas ao Direito Público”, aditou-lhes outras, algumas das quais até mesmo excludentes do uso comum. São suas as seguintes considerações: “Mais il y a des choses publiques donc la particularité consiste dans une exclusion rigoureuse du public. Ce sont les fortifications. Elles représentent donc un troisième groupe. Elles ont le caractère distinctif de représenter directement par elles-mêmes l’ utilité publique. Cette utilité consiste ici dans la défense du territoire nationale.” (Le Droit Administratif Allemand. Paris: V Giard et E. Brière, 1905. t. 3, p. 124.) Finalmente, o autor citado arrola, ainda, entre as coisas de domínio público: “...les grandes digues destinés a contenir les eaux des fleuves ou de la mer; elles participent, en quelque manière, à la nature des fortifications. Nous citerons encore les égouts publics; quad ils font corps avec les rues, ils sont compris dans la dominialitè de ces dernières; mais ils devront être considérés comme choses publiques em eux-mêmes quand ils se separent des rues et suivent leur cours distinctement.” (Op. cit., p. 125-126.) Em suma, o que o autor pretendia demonstrar é que nem sempre o uso comum de todos, ocorrente sobretudo no caso das coisas naturalmente predispostas a tal destinação, revela-se traço bastante discriminar o conjunto de bens mais intimamente vinculado às necessidades públicas e, por isso mesmo, merecedor de um tratamento jurídico peculiar, em nome do resguardo dos interesses coletivos. Compreende-se, então, sua crítica a Wappaus e Ihering, expressada em nota de rodapé, onde afirma: “comme la qualité de chose publique ne peut pas être conteste aux fortifications, ceux de nos auteurs qui maintiennent l’usage de tous comme condition indispensable de l’existence d’ une chose publique se voient obligés de faire des èfforts pour sauver, em ce qui concerne les fortifications toutes au moins, quelques apparences d’un usage de tous. Ainsi Ihering, dans ‘Verm. Schriften’, p. 152, fait allusion à une destination de ce genre em les appelants ‘établissements protecteurs qui profitent non pas à l’État, mais aux individus’. Cela tout d’abord, n’est pas exact; et même si c’était vrai, cela ne donnera pas encore un usage de tous” (Op. cit., p. 125, nota 31.). Efetivamente, também no Direito brasileiro, há certos bens que, tendo em vista a sistematização do Código Civil (LGL\2002\400), se alojariam muito imprópria e desacomodadamente entre os bens de uso especial porque, em rigor, não são apenas edifícios ou terrenos aplicados a um serviço ou estabelecimento em que se desenvolvem atividades públicas. Deveras, há uma profunda e perceptível diferença entre um prédio onde funciona uma repartição burocrática qualquer, ou ainda uma escola, um hospital, uma delegacia de polícia e o complexo de coisas que constituem uma usina geradora de energia elétrica, ou uma estação transformadora de energia elétrica, ou uma estação transformadora de energia, ou de tratamento de água, ou uma rede de esgotos, ou o conjunto de captação de água e adutoras. Estes últimos não são apenas sedes, locais de prestação de serviço, porém, muito mais que isto, são bens funcionalmente integrados no próprio serviço, o qual consiste precisamente naquele complexo que o identifica e que proporciona a utilidade pública. Os agentes públicos atuam como operadores ou manipuladores de tais bens. O serviço proporcionado a todos é menos um produto do desempenho pessoal dos funcionários do que uma resultante da utilização inerente ao próprio bem, isto é, os bens em questão fornecem, em razão de seu próprio modo de ser, uma utilidade pública possuída em si mesma, uma vez realizada a obra em que se consubstanciam. Via de regra, são justamente bens que satisfazem não apenas uma utilidade, mas uma autêntica necessidade coletiva. Em nosso Direito, contudo, quer se classifiquem como de uso especial quer se categorizem como de uso comum de todos – na medida em que sua destinação é a utilidade coletiva, fruída por todos –, estão de qualquer modo protegidos pela inalienabilidade, impenhorabilidade e imprescritibilidade. O que se deseja ressaltar, entretanto, é que agora estes efeitos protetores dos bens públicos em geral – inclusive dominicais – outros poderão eventualmente ter suscitados e, em tal caso, dever-se-á atentar para o grau de interligação que o bem possua com a necessidade e a utilidade pública. Com efeito: o só fato do Código Civil (LGL\2002\400) ter procedido a uma classificação dos bens públicos, categorizados em uma escala descrente de interligação com a utilidade pública, obriga a reconhecer que existe em nosso sistema uma ponderação do valor com a utilidade pública, obriga a reconhecer que existe em nosso sistema uma ponderação do valor público deles e, consequentemente, que o grau de proteção que lhes deve assistir juridicamente está na relação direta do comprometimento de tais bens com a satisfação de necessidades públicas, isto é: se há um regime próprio para os bens públicos, a razão de tal fato procede de neles se encarnar um interesse agraciado com um tratamento peculiar. A defesa de tais bens assume maior relevância em função do grau em que coparticipam do interesse em questão, donde assistir-lhes uma proteção jurídica correspondente; portanto, tanto mais acentuada quanto maior for a adscrição deles à satisfação de necessidades públicas. Isto posto, cabe indicar como conclusão deste tópico: “Nas relações controvertidas incidentes sobre bens públicos, se as partes conflitantes perseguem interesses jurídicos do mesmo nível, prepondera a proteção incidente sobre o bem público, quando o grau de adscrição dele à satisfação de um interesse coletivo atual se sedia nas escalas em que é mais elevado seu comprometimento com a realização imediata de uma necessidade pública.” III – Relacionamento das pessoas públicas de capacidade política. Ao prever tríplice ordem de pessoas jurídicas de capacidade política – União, Estados e Municípios –, o sistema constitucional brasileiro previu, como é natural, uma discriminação de competências, expressada fundamentalmente nos arts. 8º, 13 e 15. Cada qual deve, em convívio harmônico – condição de sua coexistência e, portanto, de atendimento ao modelo constitucionalmente previsto –, prosseguir os objetivos de sua alçada sem penetração, interferência ou sacrifício dos interesses atinentes a outra pessoa de capacidade política. Com efeito: a realização dos objetivos globais resulta da satisfação e do entrosamento dos objetivos parciais de cada qual, circunstância esta que decorre diretamente da própria distribuição de competências. É bem de ver que correspondendo-lhes interesses de diversa amplitude, posto que os dos Municípios são de menor abrangência e os da União os de abrangência maior situando-se os estaduais em escala intermediária, podem ocorrer não apenas zonas tangenciais, mas, inclusive, de fricção e até mesmo de eventual confrontação de interesses. Em casos que tais, a regra a ser extraída do conjunto do sistema, por força, haverá de ser o da prevalência dos interesses de abrangência mais compreensiva, efetivada, contudo, na estrita medida em que a preponderância afirmada seja condição insuprimível da realização das competências prevalentes, previstas no sistema, isto é, sua preponderância só pode ser admitida quando se trate de implementar função que haja sido deferida constitucionalmente. Em rigor, nas hipóteses deste gênero, não há contração da esfera de competência da pessoa responsável por interesses públicos de menor amplitude. O que ocorre é que a própria esfera de competência desta, a priori, tem seu âmbito definido até os limites da compatibilização com os interesses de abrangência maior. O entrechoque ocorrido não é um conflito de interesses juridicamente equivalentes confrontados com igual ponderação no sistema. Um dos interesses – aquele que cede – verga-se precisamente por não mais se poder considerá-lo confinado ao âmbito de expressão própria e impetrável que lhe é pertinente. No entanto, cumpre atentar para o fato de que dita preponderância só é legítima enquanto adstrita aos limites do indispensável, isto é, de maneira a causar o menor ônus possível ao interesse que é subjugado. Toda demasia corresponde a um ultrapassar de fronteiras e, por isso mesmo, a um extravasamento da própria competência em detrimento de competência alheia. Em face do exposto, pretende-se que, do ponto de vista da lógica da ordenação jurídica, inexistem conflitos reais de direitos. Este são logicamente impossíveis. Podem ocorrer, isto sim, conflitos de interesses resolvidos sempre pelo declínio daquele que não estiver esforçado em proteção jurídica vigorante na hipótese conflitiva. Assim como o Direito é um todo harmônico, a harmonia das pessoas jurídicas de capacidade política é um princípio cardeal de nosso sistema constitucional. Tendo-se em conta que todas elas são, por força da Lei Maior, titulares de interesses públicos, seu equilibrado entrosamento e pacífico convívio é valor preservável por todos os títulos e condição insuprimível da realização do interesse público globalmente considerado. Os legisladores da Carta Magna brasileira, tal como vem sucedendo ao longo de nossa tradição jurídica, estiveram atentos para a reiteração deste princípio. Assim, o art. 9º do texto constitucional expressamente consagra um princípio de recíproco respeito e coexistência harmônica ao dispor: “À União, Estados e Municípios é verdade: I – criar distinções entre brasileiros ou preferências em favor de uma dessas pessoas de Direito Público interno contra outra;...” O art. 19 veda à União, aos Estados e aos Municípios, no inciso II, a: “instituir imposto sobre o patrimônio, a renda ou os serviços uns dos outros.” O art. 20 estabelece: “É vedado: I – à União instituir tributo que não seja uniforme em todo o território nacional ou implique distinção ou preferência em relação a qualquer Estado ou Município em prejuízo de outro; [...]; III – aos Estados, ao Distrito Federal e aos Municípios estabelecer diferença tributária entre bens de qualquer natureza, em razão de sua procedência ou destino.” Os dispositivos indicados ressaltam o propósito constitucional de prevenir conflito entre as pessoas de capacidade política e assegurar em suas recíprocas relações um convívio harmonioso e equilibrado. Mesmo à falta dos artigos em questão, é óbvio que o princípio da harmonia entre elas teria por força que ser considerado uma inerência do ordenamento constitucional, na medida em que todas são partes de um sistema e previstas na Lei Maior como segmentos de um conjunto total. O pacífico convívio recíproco é uma exigência racional para compatibilização de suas funções e conjugação de suas atividades parciais na unidade do Estado federal brasileiro. Contudo, os dispositivos invocados realçam e explicitam a consagração deste equilíbrio nas matérias versadas, sem prejuízo da aplicabilidade ampla e irrestrita do princípio em causa. Importa assinalar que, nos respectivos níveis, isto é, Estados perante Estados e Municípios reciprocamente considerados, estão juridicamente colocados em equilíbrio perfeito, em igualdade completa. Há, por força de todo o considerado, um integral nivelamento jurídico entre eles. De conseguinte, as prerrogativas públicas que lhes assistem em relação aos administrados não podem, em princípio, ser reciprocamente opostas, dado o absoluto em que o Direito os coloca. Para que proceda tal invocação, cumpre que o interesse afetado pela pretensão não se relacione diretamente com a atividade pública da pessoa contra a qual é invocada. Se assim não fora, ter-se-ia que admitir, ilogicamente, que um interesse público – como tal consagrado no sistema normativo – poderia ser perturbado ou sacrificado desde que o autor do dano ao valor prestigiado fosse outra pessoa pública de capacidade política. Tal conclusão sobre ser transparentemente sem sentido e desapoiada por qualquer regra de Direito implicaria, ainda, a implícita proclamação de efeitos ablatórios de dois princípios já encarecidos: o da convivência harmônica dos interesses públicos das diversas pessoas políticas, resultante da discriminação constitucional de competências, e a do equilíbrio dos interesses das pessoas públicas do mesmo nível (Estados perante Estado e Municípios perante Municípios). Em face dos enunciados anteriores, resulta como conclusão deste tópico: “Por inexistir desequilíbrio jurídico entre as pessoas políticas do mesmo nível constitucional uma não pode opor à outra suas prerrogativas de autoridade se tal proceder acarretar interferência em interesse público a cargo daquela contra a qual se pretenda invocar um poder de supremacia.” IV – Ao lume das considerações e conclusões dos tópicos anteriores, versemos, agora, o caso concreto sub consulta, conjugando os pontos já afirmados em exame teórico mais amplo com os dispositivos proximamente ligados ao tema, isto é, os previstos no Decreto-lei 3.365, de 21.06.3941, que mais diretamente estejam relacionados com o problema em causa. O art. 2º do referido diploma estatui: “Mediante declaração de utilidade pública, todos os bens poderão ser desapropriados, pela União, pelos Estado, Municípios, Distrito Federal e Territórios.” Já o § 2º do mesmo artigo cogita especificamente da desapropriação de bens públicos, ao estabelecer: “Os bens do domínio dos Estados, Municípios, Distrito Federal e Territórios poderão ser desapropriados pela União, e os dos Municípios pelos Estados, mas, em qualquer caso, ao ato deverá preceder autorização legislativa.” Como se vê, foi estabelecida uma gradação no exercício do poder expropriatório, donde se haverá de deduzir que, implicitamente, é vedado o exercício de poder expropriatório em sentido inverso ao previsto. Para solver a dúvida, hipoteticamente, são concebíveis, desde logo, duas soluções extremas e opostas, isto é, uma que admitisse irrestritamente o exercício de desapropriação, em casos que tais, e outra que o rejeitasse radicalmente. Em abono da primeira, poder-se-ia carrear a seguinte argumentação: Dispondo o art. 2º da lei expropriatória, em seu caput, que todos os bens são suscetíveis de desapropriação, ressalvado o óbice decorrente do § 2º do artigo – o qual obsta desapropriação em sentido contrário ao escalonamento previsto –, estaria genericamente franqueado às entidades públicas ali relacionadas o exercício do poder expropriatório. Em face disto, Estados poderiam desapropriar bens estaduais e Municípios bens municipais, sendo conatural a eles o exercício de todos os poderes dentro de seus territórios. A segunda interpretação, oposta à anterior, estribar-se-ia- em que o art. 2º, caput, enunciou a regra relativa aos bens em geral, havendo, contudo, regra específica no concernente aos bens públicos: exatamente a do § 2º do mesmo dispositivo. Donde, fora das hipóteses neste previstas, nenhuma desapropriação de bem público seria tolerável, isto é, havendo o citado § 2º do art. 2º indicado quem poderia desapropriar o que em matéria de bens públicos, não existiria arrimo jurídico para exercê-la além dos casos contemplados, donde constituir-se em infringência a ela o exercício da desapropriação à margem de sua enunciação. E, ainda mais: a primeira interpretação levaria a admitir posições definitivamente inconciliáveis com a própria racionalidade do sistema jurídico. Isto porque presumiria a existência de uma supremacia entre pessoas do mesmo nível constitucional quando, em rigor, faltaria qualquer calço para o exercício de poderes de autoridade de umas sobre outras, dado o nivelamento jurídico de ambos. Sobre mais – o que é especialmente grave –, dita interpretação desconheceria o princípio do entrosamento harmônico das pessoas em causa, estabelecendo conflitos entre elas, o que, justamente, é indesejado pelo próprio sistema constitucional, atento em prevenir desentendimentos e preordenado a fixar nivelamento e harmonia entre elas. Finalmente, incidiria no equívoco de desconhecer que conflitos desta ordem, só por si, deslocam o âmbito de interesses contrapostos; isto é, estes deixariam de ser problemas estritamente municipais ou estaduais para se converterem em problemas intermunicipais ou interestaduais, donde serem solúveis, apenas, em nível supra municipal e supra estadual, ou seja: por se haver transcendido o âmbito restrito de interesses de cada pessoa, na medida em que é gerado contraste de interesse de duas pessoas públicas diversas, coloca-se ipso facto em jogo problema que desborda os interesses puramente interiores de cada área. Diante disto, só Estados, onde se compõem e integram os interesses intermunicipais, e União, onde se integram interesses interestaduais, poderiam promover-lhes a integração, solvendo o contraste de interesses. Em suma, a primeira linha interpretativa incorreria nos seguintes equívocos: a) atribuir ao caput do art. 2º uma abrangência e significação totalmente estranha a seus propósitos, dado que sem objetivo manifesto teria sido o de indicar a possibilidade de expropriar bens móveis, imóveis, fungíveis, infungíveis e direitos, isto é, teria se preordenado a fixar a amplitude dos objetos expropriáveis pelas pessoas referidas. A distinção entre bens públicos e bens particulares não estaria em causa, por se tratar de discrímen estabelecido em função de seus proprietários e não do próprio objeto – este sim cogitado na cabeça do dispositivo; b) ignorar que o tratamento da expropriabilidade dos bens públicos foi objeto de regra específica (a do § 2º), donde ser inassimilável sua situação à dos demais bens cogitados no caput do artigo. Daí a impossibilidade de ser exercida fora da enunciação ali prevista; c) presumir a existência da possibilidade do exercício de poderes de supremacia por uma pessoa pública sobre outra do mesmo nível constitucional, para o que inexistiria qualquer base jurídica, havendo, pelo contrário, princípio constitucional em sentido oposto; d) adotar critério interpretativo afrontoso ao princípio constitucional da harmonia das pessoas políticas, por propugnar solução que levaria à confrontação jurídica direta destas pessoas; e) desconhecer que o contraste de interesses entre Municípios é problema intermunicipal – e, por conseguinte, a ser solúvel em nível estadual – e que a oposição de interesses entre Estados é problema supra estadual e, por isso, resolúvel em nível federal, ou seja: só Estados e União, respectivamente, poderiam declarar a utilidade pública de tais bens quando conflitantes os interesses de pessoas que lhes sejam inferiores. Certamente, a primeira solução proposta defronta obstáculos jurídicos insuperáveis, pois os argumentos que lhe são opostos evidenciam a inadmissibilidade de um irrestrito poder expropriatório de Estados sobre bens de outro Estado e de Municípios sobre bens de outros Municípios, sitos nos territórios dos eventuais expropriantes. Com efeito, incorre em críticas irrespondíveis que infirmam sua frágil sustentação. Trata-se de solução simplista, baseada em interpretação literal até certo ponto ingênua e que, sem dúvida, afronta princípios constitucionais por ignorá-los, fazendo tabula rasa de sua existência e irrefragável supremacia, esquecida de que todo labor interpretativo deve ser comandado pela acomodação a normas superiores. A segunda solução, conquanto bem mais e com esteios fincados no Direito Constitucional – matriz do instituto da desapropriação – peca pelo radicalismo, indo mais além do que o necessário para preservar os valores que encontra insculpidos na ordenação constitucional, ao negar radicalmente qualquer possibilidade expropriatória nas hipóteses sub examine. A procedência de seus argumentos descansa em um pressuposto subjacente, dado como implícito em todos os casos, a saber: que os interesses suscetíveis de serem afetados pela eventual atividade expropriatória sejam sempre ligados diretamente à satisfação de uma necessidade pública da pessoa contra a qual se levantasse a espada da desapropriação, isto é, supõe que, em qualquer hipótese, a ameaça se propõe contra um interesse público pertinente ao eventual sujeito passivo. Entendemos que a correta resolução do problema só pode ser alcançada a partir das conclusões enunciadas ao cabo do exame dos tópicos anteriores. Ditas conclusões são, a nosso ver, as premissas, para o adequado equacionamento da questão. A partir delas, poder-se-á existir a conclusão final, o deslinde do problema em foco. Recordemo-las: “A desapropriação supõe a invocação de interesse uma pessoa pública (necessidade, utilidade pública ou interesse social) superior ao de outra pessoa, cujos interesses sejam qualificados pela ordem jurídica como de menor relevância ou abrangência e por isso mesmo sobrepujáveis pelo expropriante.” “Nas relações contravertidas, incidentes sobre bens públicos, quando as partes conflitantes perseguem interesses jurídicos do mesmo nível, prepondera a proteção incidente sobre o bem público sempre que o grau de adscrição dele à satisfação de um interesse coletivo atual se sedia nas escalas em que é mais elevado seu comprometimento com a realização imediata de uma necessidade pública.” “Por inexistir desequilíbrio jurídico entre as pessoas políticas do mesmo nível constitucional, uma não pode opor a outra suas prerrogativas de autoridade se tal proceder acarretar interferência em interesse público a cargo daquela contra a qual se pretenda invocar um poder de supremacia.” As conclusões em apreço foram devidamente justificadas nos tópicos anteriores. Façamos, pois, sua aplicação ao problema da desapropriação recíproca de bens, entre Estados e entre Municípios. Efetivamente, é intolerável o exercício da desapropriação de bem estadual por outro Estado ou bem Municipal por outro Município quando os interesses postos em entrechoque são ambos interesses públicos. Em razão do equilíbrio jurídico deles, o pretendido expropriante não tem em seu favor a maior abrangência ou relevância de interesse que o torne sobrepujante, para servir-lhe de causa do ato expropriatório. Como o instituto da desapropriação se calça precisamente na desigualdade dos interesses confrontados, à falta dela, falece o próprio suporte do instituto. Ora, se a satisfação de necessidades públicas de um Município (ou de um Estado) é juridicamente tão valiosa quanto a satisfação de necessidades públicas de outro Município (ou de outro Estado), nenhum pode invocar em seu favor utilidade ou necessidade com força preponderante, suscetível de sobrepujar coativamente, por via expropriatória, o interesse de outro. Reversamente, se o bem atingido não estiver preposto à satisfação de uma necessidade pública, por força não se põe em causa o nivelamento de interesses, pois, em tal hipótese, ocorrerá a confrontação de um interesse público primário com interesse meramente patrimonial de outra pessoa. Neste caso, não comparecerá o óbice mencionado, franqueando-se o exercício do poder expropriatório. Outrossim, se o bem público a ser atingido está adscrito à satisfação de uma necessidade pública atual, isto é, comprometido com a realização de um interesse relevante da coletividade, tal como sucede com os bens públicos prepostos aos níveis de mais intensa vinculação ao implemento de fins públicos – dentro do que sugere a classificação do Código Civil (LGL\2002\400) –, evidentemente a proteção que o resguardo haverá de prevalecer contra a pretensão expropriatória de pessoa que persegue interesses dos mesmo nível. Isto porque a proteção a tais bens significa, em última análise, conforme aliás se depreende da própria sistematização deles, proteção aos fins a que se destinam. O que a ordem jurídica consagra, por via do regime especial a que se submetem, é a rigorosa defesa dos interesses que por meio deles se viabilizam. Donde descaber elisão da disciplina que os ampara sempre que esta signifique comprometimento de mencionados interesses ou interferência neles. Prepondera o regime protetor se a contraposição de interesses se sedia no mesmo escalão jurídico. Diversamente, se a pretensão incide sobre bem público não afetado à satisfação direta de uma necessidade ou utilidade pública – como ocorre no caso extremo dos bens dominicais, possuídos à moda de qualquer prioritário, como simples patrimônio de uma pessoa pública –, não mais comparece razão para se obstar uma satisfação pública do eventual expropriante. Esta não teria por que paralisar-se em face de um interesse secundário (conforme terminologia de Carnelutti) de outra pessoa pública. Em tal caso, deixaria de existir o nivelamento jurídico de interesses, por causa do caráter meramente patrimonial ou puramente incidental da propriedade, por isso mesmo, conversível em outra sem dano ou prejuízo algum para os interesses específicos da pessoa pública atingida. Finalmente, é inadmissível, em face do equilíbrio e da harmonia das pessoas sediadas no mesmo nível constitucional, que uma invoque prerrogativa de autoridade, supremacia sobre outra, para afetar interesse da mesma qualidade, da mesma gradação de igual qualificação jurídica. Só há supremacia quando a esfera jurídica de alguém incorpore valores a que o Direito atribuiu qualificação prioritária. Em face disto, não há como irrogar-se o exercício de poder expropriatório em hipóteses deste jaez. Pelo contrário, se as pessoas se apresentam em plano desnivelado, isto é, uma, enquanto responsável pela condução de suas específicas finalidades públicas, e outra alheia à posição de realizadora de seus interesses próprios ou como titular de bem cujo sacrifício não envolve interferência naqueles interesses prioritários, desaparece o equilíbrio jurídico de ambas, liberando a força expropriatória de quem, então sim, contrapõe interesses prevalentes e, por isso mesmo, justificadores de uma supremacia. Efetivamente, o princípio da harmonia entre as pessoas do mesmo nível constitucional, o entrosamento pacífico delas, o equilíbrio de interesses recíprocos, estão ligados indissoluvelmente à posição destas pessoas no sistema. Existe, por certo. É inquestionavelmente correta sua afirmação. Cumpre, todavia, entendê-los em sua significação precisa. Justamente por estarem ligados à qualidade dos sujeitos, têm presença quando tais sujeitos se encontram se manifestando como tal, isto é, como titulares dos interesses públicos, portanto, na qualidade que lhes é própria. Daí que não se põe o problema de conflito indesejado, de desarmonia, de desnível, sempre que estas pessoas comparecem desligadas de sua missão natural. Em tais situações, por faltar o substrato dignificador de sua posição jurídica, desvanece a proteção jurídica peculiar que lhes é própria. Inversamente, sempre que estejam postos em causa interesses correspondentes à sua função, assiste-lhes o integral resguardo que o sistema constitucional e legal lhes defere. Por isso, só há, em rigor, problema interestadual ou intermunicipal conflitivo, quando interesses públicos de ambos se entrechoquem. Como indubitavelmente interesses desta natureza podem muitas vezes se projetar além do território de cada qual, ocorre que as soluções dos eventuais conflitos dependem da interferência das pessoas políticas em cujo âmbito se compõem os interesses respectivos das partes em oposição Firmados todos os pontos que nos parecem relevantes para a solução do caso sub consulta, seu deslinde apresenta-se simples e natural, como fruto espontâneo da aplicação dos princípios assinalados e critérios deles deduzidos. A Prefeitura Municipal de Vinhedo propõe-se a desapropriar um bem público municipal de Valinhos, antigamente denominado Adutora de Rocinha e atualmente nomeado Adutora João Antunes dos Santos, parcialmente situado no Município de Vinhedo. Trata-se de um complexo abrangente das instalações, dutos, edificações auxiliares e área circunjacente, compreensiva das matas protetoras dos mananciais contra contaminação, poluição e redução da vazão. Insere-se, pois, no sistema de captação e derivação de água para o Município de Valinhos, sistema este que, em seu conjunto, está parcialmente em outro, conforme a exposição que precede a consulta e os documentos a ela anexados. Pondo de parte outros vícios de que padece o ato em questão — e mais além referidos — a pretensão expropriatória ressente-se de defeito insanável. O Município de Vinhedo não pode desapropriar o bem em questão, visto se tratar de coisa pública imediatamente adscrita à satisfação de uma utilidade e até, mais que isso, de uma necessidade pública de Valinhos: o abastecimento de água. Corresponde a uma investida contra interesse público – e fundamental – de outro Município. A lei expropriatória não dá ao pretendido expropriante assistência para o exercício dos poderes que deseja deflagrar, visto que seu ato põe em xeque interesse público de outra entidade política do mesmo nível, sobre a qual, em consequência, não dispõe de supremacia, dado o equilíbrio jurídico dos interesses confrontados, circunstância que, de um lado, gera conflito intermunicipal, solúvel apenas no âmbito no âmbito estadual, e, de outro, conduz à violação do convívio harmônico e pacífico das pessoas políticas, requerido pelo sistema constitucional. Os óbices à desapropriação resultam tanto da ofensa aos princípios constitucionais preservadores da harmonia e da posição nivelada das pessoas políticas responsáveis por interesses da mesma gradação quanto da ausência de assentamento legal para o ato, vez que o Decreto-lei 3.365 faculta aos Municípios desapropriar bens sobre os quais possam manifestar supremacia. O silêncio do Decreto-lei 3.365 sobre desapropriação de bens municipais por outro Município (e bens estaduais por outro Estado) não pode ser interpretado como implícita autorização irrestrita, pretensamente deduzível do caput do art. 2º. Antes, deste só poderá decorrer a permissibilidade expropriatória — conatural ao exercício de supremacia no próprio território — nas situações parificáveis ou análogas àquelas em que tal poder se desencadeia contra os particulares; ou seja: quando se confrontam interesses de natureza diversa, de qualidade distinta. Nunca quando se opõem interesses juridicamente qualificados em posição isonômica no sistema normativo. Finalmente, o ato em questão tem visíveis ressaibos de uma guerra entre Municípios, de uma batalha inglória, desapoiada no interesse público, único que pode legitimamente desencadear ação governamental. Vicia-se, pois, ainda, por esta segunda invalidade, já que nos termos da exposição que precede a consulta o Município de Vinhedo se abastece de água em outra fonte, as águas do Rio Capivari, bombeadas apenas uma vez por semana, o que demonstra a desnecessidade de interferir com as vias de abastecimento de Valinhos, indispensáveis à população deste último Município. Eis, pois, que o ato em apreço, sobre não ter causa jurídica válida, ainda afronta, pela guerra que se propõe a fazer a um Município vizinho, o princípio constitucional que reclama imperativamente a convivência harmoniosa das pessoas políticas. Além dos mais, a ausência de menção, na declaração de utilidade pública, da finalidade da expropriação, sobre invalidá-la pela inexistência de um requisito essencial, reforça os indícios de que se trata de procedimento inquinado de desvio de poder, cujo propósito, mais do que dissimulado, foi inclusive omitido. Com efeito, já em outra oportunidade deixamos escrito: “Da declaração de utilidade pública devem constar: a) manifestação pública da vontade de submeter o bem à força expropriatória; b) fundamento legal em que se embasa o poder expropriante; c) destinação específica a ser dada ao bem; d) identificação do bem ser expropriado.” (Apontamentos sobre a desapropriação no Direito brasileiro. In: RDA 111/517-518) As exigências mencionadas, ausentes no ato da Municipalidade de Vinhedo, são indispensáveis, pois a desapropriação funda-se em hipóteses legais definidas pela legislação federal como configuradoras dos casos de utilidade pública ou interesse social. Fora delas, descabe o exercício do poder expropriatório. Logo, para que se saiba se há, ou não, arrimo jurídico para desencadeá-lo, é mister indicar o assento normativo do ato. Oliveira Franco Sobrinho, o ilustre catedrático de Direito Administrativo da Universidade Federal do Paraná, expende ao propósito considerações corretíssimas: “...a lei silencia sobre os termos da declaração de utilidade. Mas nada era preciso dizer, pois está subentendido que a qualificação do objeto se deve enquadrar nas espécies – casos apontados no art. 5º “...A própria lei que autoriza cada operação expropriatória deve não só obedecer aos padrões constitucionais, como à legislação pertinente à matéria. Assim, a lei que autorize o exercício da desapropriação deve obedecer à lei nacional reguladora do instituto “...Efetivamente, pelo seu fundamento político, jurídico, teórico e normativo, na declaração se devem conter os requisitos e as condições que a autorizam.” (Desapropriação. São Paulo: Saraiva, 1973. p. 231) Também Hely Lopes Meirelles registra que: “O ato expropriatório não contém qual norma; contém unicamente a individualização do bem a ser transferido para o domínio do expropriante e a indicação do motivo da desapropriação” (Direito Administrativo Brasileiro. 2. ed. São Paulo: RT, 1966. p. 499). Com efeito, como a desapropriação só se legitima quando arrimada nas hipóteses legais, a declaração, que é seu ato inicial indispensável, sequer adquire consistência jurídica se não enuncia em que hipótese se estriba. Esta é condição óbvia para se verificar quer a existência de um amparo normativo em tese quer um grau mínimo (isto é, de subsistência lógica, de admissibilidade racional) de legítimo interesse sobre o bem, que sirva de motivo idôneo para pretendê-lo. Caso se desprezassem tais requisitos, a lei federal não precisaria indicar quando seria cabível a desapropriação. Outrossim, se não se der aos casos enunciados na lei uma significação mínima, isto é, um conteúdo qualquer correlacionável com as realidades concretas em que se aplicam, a enunciação legal também não significaria coisa alguma, podendo servir como mero pretexto para o expropriante. Seria, rigorosamente falando, um cheque em branco utilizável ao sabor do expropriante liberado de qualquer compromisso com o interesse público. Por derradeiro, seja dito que a circunstância do ato da Municipalidade de Vinhedo provir de seu Legislativo não lhe confere qualificação peculiar que purgue seus vícios ou a exima de contraste judicial, pois, como anota o preclaro Seabra Fagundes, a propósito da matéria: “Observe-se que, não obstante a intervenção do Poder Legislativo, a declaração é sempre um ato de natureza administrativa, por isso que se limita a definir uma situação individual. A intervenção do Legislativo não lhe dá o caráter de lei. Ele intervém aí no desempenho atribuição de conteúdo puramente administrativo” (Da Desapropriação no Direito Brasileiro. Rio de Janeiro: Freitas Bastos, 1942. p. 66.). No mesmo sentido, Hely Lopes Meirelles: “A lei que declara a utilidade pública de um bem não é normativa é essencialmente dispositiva e de caráter individual. É lei de efeito concreto equiparável ao ato administrativo, razão pela qual pode ser atacada e invalidada pelo Judiciário, desde a sua promulgação e independentemente de qualquer atividade de execução, porque ela já traz em si as consequências administrativas do decreto expropriatório.” ([sic] Op. cit., p. 499) Isto tudo posto e considerado – e ainda que prescindidos os vícios postremeiramente enumerados –, à consulta não hesitamos em responder: O Município de Vinhedo não pode desapropriar a Adutora Municipal João Rodrigues dos Santos, pena de ofensa às normas legais que regem o instituto e aos princípios constitucionais que informam a possibilidade do exercício de poder expropriatório. É o nosso parecer.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
41

Raimondo, Pierluigi, and Luca Zambelli. "COVID E SPORT. L’ESIGENZA DI NUOVI MODELLI DI GESTIONE DELLE IMPRESE SPORTIVE E DI PREVENZIONE DEL RISCHIO CONTAGIO." Diritto Dello Sport 1, no. 1 - 2020 (July 14, 2020). http://dx.doi.org/10.30682/disp0101a.

Full text
Abstract:
Lo scopo dell’articolo è quello di verificare come, dopo la pandemia di COVID-19, le società possano riprendere la propria attività in massima sicurezza. Vengono analizzate le norme d.lgs. 81/2008 in comparazione con le Linee guida del Governo, con le conseguenti responsabilità per la loro inosservanza. L’articolo indica la strada operativa che le società sportive dovranno attuare per prevenire il rischio da contagio, gestendolo come qualsiasi rischio derivante da un possibile infortunio sul lavoro, ma estendendo i presidi di sicurezza anche ai frequentatori degli impianti. Vengono offerti spunti di riflessione sull’intervento degli enti locali nella gestione degli impianti e sull’importanza della collaborazione tra società sportive, Asl ed enti locali nel monitoraggio della salute pubblica, nonché uno sguardo alla crescente rilevanza mediatica degli eSports nel contesto della pandemia.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
42

Josselin, Jean-Michel, and Alain Marciano. "Etica Pubblica E Regole Del Gioco. I Doveri Sociali In Une Società Liberale - Francesco Forte." Journal des Economistes et des Etudes Humaines 7, no. 1 (January 1, 1996). http://dx.doi.org/10.2202/1145-6396.1206.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
43

Macrì, Gianfranco. "Serve una nuova governance della libertà religiosa in Italia." Stato, Chiese e pluralismo confessionale, November 2, 2022. http://dx.doi.org/10.54103/1971-8543/18983.

Full text
Abstract:
SOMMARIO: 1. Introduzione: tre domande sulla difficile costruzione di una società pluralista. Dalla Costituente ai fatidici anni ’70 - 2. La fase applicativa delle norme costituzionali in materia di libertà religiosa: fra tentennamenti politici, violazioni della legalità costituzionale e complessità sociale - 3. La “governance” nelle relazioni tra sfera pubblica e fenomeno religioso - 4. Il “cantiere Europa”: le possibilità di una democrazia (in crisi) - 5. Conclusioni. It ought to be necessary a new Italian governance for religious freedom ABSTRACT: This work highlights, in a descriptive fashion, some of the critical aspects of the relationships between the State and religious groups in Italy. Concrete legal policy proposals are suggested, within the applicable constitutional framework, taking into account the changed social, cultural and religious context of the country.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
44

Capalbo, Francesco. "Le Società Partecipate Pubbliche Tra Accountability Pubblica e Modelli Di Reporting Privatistici (State-Owned Enterprises: Public Accountability and Private Reporting)." SSRN Electronic Journal, 2012. http://dx.doi.org/10.2139/ssrn.2079783.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
45

Rocha, Matheus Carneiro, Jamille Carla Oliveira Araújo, and Neuma Teixeira Dos Santos. "(IN) giustizia contributiva nel regime generale di sicurezza sociale: RGPS dal punto di vista della scienza attuariale dal punto di vista del reddito e del fattore di sicurezza sociale attuariale." Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, June 8, 2019, 135–61. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/contabilita/benessere-sociale.

Full text
Abstract:
Le questioni relative alla sicurezza sociale pubblica hanno generato un ampio dibattito tra la società e il governo. Il cittadino medio si preoccupa della giusta misura tra ciò che paga nel presente e quanto riceverà dal pensionamento in futuro. In considerazione di questo articolo, questo articolo mira a definire secondo le fondamenta della scienza attuariale, la misura equa tra il valore dei contributi (pagamenti) e il valore delle prestazioni (pensionamento) gestito dal regime di sicurezza sociale generale – RGPS come strumento di (in)giustizia sociale. La metodologia utilizzata per ottenere tutti i parametri rilevanti per il RGPS e per il regime attuariale di sicurezza sociale è stata la creazione di situazioni che coinvolgono uomini e donne in condizioni specifiche di ingresso nel sistema di sicurezza sociale di età iniziale, età pensionabile e stipendio contributivo e da questi dati di input, i valori dei contributi e delle prestazioni sono stati calcolati attraverso il programma Matlab , dove i calcoli sono stati operativi come routine di calcolo. I risultati sono stati segmentati per genere (maschio o femmina) e fascia di reddito, è stato osservato che il tasso di contribuzione della sicurezza sociale, il parametro più importante per definire il valore dei contributi al RGPS, dal 28% al 31% è molto elevato rispetto al tasso calcolato dalla scienza attuariale del 16% al 17% per gli uomini e dal 13% al 14% per le donne. Si conclude che per il cittadino comune soggetto alle regole del RGPS in vigore, gli importi dei contributi versati che riflettono le prestazioni pensionistiche percepite differiscono dalla misura equa, calcolata dalla scienza attuariale, pertanto, non sono stati osservati fattori che attestano che il RGPS è giusto per il contribuente e quindi per la società.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
46

Bompiani, Adriano. "Ecologia, natura e tecnologia nelle responsabilità umane* Riflessioni a proposito della cosiddetta “biologia sintetica”." Medicina e Morale 60, no. 5 (October 30, 2011). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2011.155.

Full text
Abstract:
L’autore esamina brevemente i concetti di natura, materia, “cosa” nel corso della storia dell’uomo rilevando la graduale perdita della “sacralità” attribuita alla natura mano a mano che si sviluppa la conoscenza scientifica della struttura e delle modalità di origine delle “cose” stesse. Descritti gli effetti che tale evoluzione ha prodotto sulla biologia ad opera della tecnica (definita da Tommaso d’Aquino come rapporto fra manualità e ragione, specifico naturale dell’uomo) si sofferma ad illustrare l’importanza crescente dell’ecologia, alla quale tuttavia si contrappone una sempre più spinta tendenza manipolatoria dell’esistente. Ciò avviene – ad esempio – in taluni progetti di realizzazione di entità organiche elementari dotate di capacità riproduttiva non esistenti in natura mediante moduli di DNA (biologia c.d. “sintetica”). Discute infine le applicazioni pratiche di alcuni programmi, l’impatto sulla ecologia, il quadro etico-giuridico in situazione di incertezza e timore per i risultati. Controllo democratico dei programmi, applicazione del principio di precauzione e adeguata formazione degli operatori sono sollecitati dall’opinione pubblica, ma fondamentale è l’esercizio della responsabilità dei ricercatori. ---------- The author briefly analyses the concepts of nature, matter, “thing” during human history, noting the gradual loss of “sacredness” of nature once scientific knowledge of origins is increased. More, he illustrates the growing importance of ecology, against which a more manipulative tendency is opposed, for example within some projects for the realization of elementary organic entities with non natural reproductive capacity by DNA modules (the so called “synthetic” biology). Finally, he debates around the practical applications of some programs, the impact on ecology, legal and ethical framework within uncertain and dangerous situations concerning with the results. Public opinion demands democratic control of the programs, application of the precautionary principle and adequate training for operators, but research responsibility is fundamental.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
47

Martini, Sandra Regina. "CORRUZIONE E VIOLENZA SISTEMICHE: RIFLETTENDO SUL RAPPORTO TRA POLITICA E DIRITTO A PARTIRE DA “TANGENTOPOLI”." Revista da Faculdade de Direito da UFG 43 (March 25, 2020). http://dx.doi.org/10.5216/rfd.v43.60177.

Full text
Abstract:
Questo lavoro, a partire dalla teoria dei sistemi sociali di N. Luhmann, espone i concetti di “corruzione sistemica” e “violenza sistemica”, analizzando l’impatto dei fenomeni che essi descrivono sui sottosistemi societari del diritto e della politica. Viene studiato un caso concreto, cioè quanto avvenuto in Italia nei primi anni ’90 (il sistema corruttivo denominato “Tangentopoli”, svelato grazie alle indagini di “Mani Pulite”), per identificarne le principali ripercussioni sui diritti umani e i derivanti conflitti tra media, opinione pubblica, potere giudiziario e politico. Attraverso la ricerca bibliografica e il metodo ipotetico-deduttivo, la corruzione viene concepita non soltanto come un crimine, ma come un fenomeno sociale che coinvolge la società nel suo complesso e i cittadini, intesi come individui chiamati a scegliere e ad agire responsabilmente. Proprio in virtù del riferimento ai livelli individuale e interpersonale della vita sociale, le considerazioni fatte possono applicarsi anche a contesti differenti da quello qui analizzato (Italia). O artigo adota a Teória dos Sistemas Sociais do sociólogo N. Luhmann e fornece um enquadramento dos conceitos de “corrupção sistêmica” e “violência sistêmica”, analisando como os fenômenos que eles descrevem afetam os subsistemas do direito e da política. A análise dos eventos de “Tangentopoli” (Itália), conectados à investigação criminal “Mani Pulite”, tenta identificar concretamente as repercussões no âmbito dos direitos humanos e dos conflitos entre mídia, opinião pública, poderes judiciário e político. Através de pesquisa bibliográfica e documental e do método hipotético-dedutivo, a corrupção é entendida não somente como crime, mas como fenômeno social abrangente, que envolve a sociedade como um todo bem como os cidadãos, entendidos como individuos que no dia dia são chamados para escolhas e açoes responsáveis. Precisamente por esta referência aos níveis individual e interpessoal da vida social, as considerações feitas também podem se aplicar a contextos diferentes do aqui analisado (Itália).
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
48

Gitirana, José Valdeci Almeida, Rosa Maria Batista Pinheiro da Fonseca, Fábio Marmentini Piloneto, Luis Felipe Gaia Bevilaqua, Ingrid de Assis, and Ronald de Oliveira Cardoso. "Educazione sanitaria per la prevenzione delle malattie: una revisione della letteratura." Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, November 22, 2021, 134–47. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/salute/educazione-sanitaria.

Full text
Abstract:
Attualmente le politiche pubbliche, le azioni governative e diversi programmi che coinvolgono l’educazione sanitaria (ES) sono portati avanti a favore della salute della popolazione. Per quanto riguarda il tema della ES, questo è un tema sfaccettato, convergente a varie concezioni personali, sia nell’area dell’educazione che della salute, che può portare a comprensioni divergenti. A causa della complessità del tema, il problema si verifica a causa della mancanza di comprensione di ciò che è veramente rivolto alla popolazione ES, dissolvendo l’importanza di ES per misure preventive contro diverse malattie, che genera un alto costo di bilancio nella salute pubblica. In considerazione di questo contesto, questo articolo ha come domanda principale: in che modo l’educazione sanitaria può contribuire alla prevenzione delle malattie nella popolazione? Lo studio mirava a presentare l’ES per la prevenzione delle malattie (PD), ramificandosi nell’affrontare i suoi concetti, oltre a evidenziare le basi giuridiche che garantiscono l’ES alla popolazione. A tal fine, lo studio è stato condotto attraverso una revisione della letteratura da parte del sito di ricerca “Google Scholar”, “Scielo” e “PubMed”. Attraverso i descrittori: Educazione sanitaria; L’educazione sanitaria come prevenzione delle malattie; Educazione sanitaria per la popolazione, dove sono stati scelti studi che hanno presentato le ES incentrate sul PD. Si conclude che Le ES sono l’educazione alla conoscenza di sé e alla riflessione sulla propria salute, nonché la piena consapevolezza che qualcosa va storto, attribuendo la riflessione critica del soggetto riguardo alle proprie abitudini e misure preventive. Viene applicato attraverso il curriculum scolastico della scuola primaria e dai programmi governativi nei centri sanitari, al fine di educare la società a sensibilizzare sulle misure preventive e promuovere una migliore qualità della vita, prevenendo così la diffusione di malattie.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
49

"Italian Summaries." Modern Italy 20, no. 1 (February 2015): 119–21. http://dx.doi.org/10.1080/13532944.2014.997445.

Full text
Abstract:
Cristina Dallara: Powerful resistance against a long-running personal crusade: the impact of Silvio Berlusconi on the Italian judicial systemIl conflitto tra magistratura e politica ha rappresentato uno dei tratti caratterizzanti del ventennio berlusconiano. L'articolo si propone, pertanto, di analizzare l'impatto e l'effetto di tale conflitto sul funzionamento del sistema giudiziario italiano e sul lavoro dei magistrati. Sebbene il tema sia complesso e oltremodo difficile da operazionalizzare fornendo chiare evidenze empiriche, l'analisi qui proposta consente di affermare che gli effetti concreti sul funzionamento del sistema giudiziario italiano non siano stati dirompenti. La magistratura italiana, grazie alle forti garanzie di indipendenza e al solido impianto istituzionale previsti dalla Costituzione del 1948, è riuscita a “resistere” ai frequenti “attacchi normativi” (provvedimenti e proposte di riforma) messi in atto dalle coalizioni di centro-destra per ridurre l'autonomia del potere giudiziario e per garantire scudi processuali per il premier (leggi ad personam). Vari provvedimenti sono stati abrogati dalla Corte Costituzionale o significativamente depotenziati nella fase di implementazione, grazie all'autonomia organizzativa dei magistrati nell'esercizio delle loro funzioni. Inoltre, sebbene costantemente presente tra gli obiettivi dei vari governi Berlusconi, nessuna riforma organica della giustizia è stata portata a compimento. La riforma Castelli del 2005 è stata, infatti, drasticamente modificata con il cambio di governo del 2006. Il conflitto tra magistratura e politica, personificato da Berlusconi, sembra invece aver esercitato un'influenza notevole sull'opinione dei cittadini in merito alla fiducia nella magistratura. La conseguenza piò chiara del ventennio berlusconiano sembra essere ravvisabile nella crescente polarizzazione dell'opinione pubblica su due opposte visioni di giustizia (magistratura politicizzata vs magistratura imparziale). La giustizia, infatti, rappresenta oggi un vero e proprio cleavage della società italiana. Tale cleavage ha sicuramente avuto l'effetto di distogliere l'attenzione dai reali problemi organizzativi del sistema giudiziario, con cui si scontrano i comuni cittadini.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
50

Almeida, Hellen Karine Santos, Matheus Monteiro Ybanez Paiva, Claudio Alberto Gellis de Mattos Dias, Amanda Alves Fecury, Carla Viana Dendasck, and Antônio de Pádua Arlindo Dantas. "Analisi tecnologica del materiale di Areal Morro Branco, Porto Grande, Amapá, per frazionamento." Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, March 26, 2020, 05–13. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/ambiente/analisi-tecnologica.

Full text
Abstract:
La sabbia naturale viene estratta con metodi minerari, anche per la produzione di sabbie artificiali. La sabbia è ampiamente utilizzata in diverse aree. Come aggregati di costruzione; industrie di trasformazione dei materiali; trattamento delle acque e delle acque reflue. L’Areal della società Morro Branco, dove sono stati raccolti i campioni di sabbia, si trova intorno alla sede del comune di Porto Grande. Il comune di Porto Grande ad Amapá si trova al centro dello stato a 108 chilometri dalla capitale Macapá. L’obiettivo di questa ricerca era quello di effettuare l’analisi tecnologica del materiale di Areal Morro Branco, Porto Grande, Amapá, per frazionamento. La sabbia è stata rimossa da una zona sabbiosa nel comune di Porto Grande – AP con l’uso di utensili a mano per la raccolta. Sono stati raccolti 03 (tre) campioni provenienti da punti diversi con composizione diversa, a causa dell’esistenza di materia organica nella sua composizione. Il silicato di sodio con una concentrazione del 10% e il bromoforme sono stati utilizzati per la degradazione della materia organica del campione. Queste procedure sono state determinate nel campione secco in forno per 24 ore a circa 110° C e la percentuale di umidità (%U), questo, è stata determinata anche nel campione originale. E’ stato verificato attraverso i test e le procedure eseguite che l’umidità della sabbia dell’Areal Morro Branco è influenzata dalla materia organica derivante dalle aree forestali e dalle risorse idriche dei dintorni dell’Areal. La granulometria dei punti da cui la sabbia è stata raccolta nella sabbia ha caratteristiche di grano angolato e sottoangolo. Con l’aiuto della densità bromoforme, è stato possibile rendersi conto che la sabbia da cui è stato raccolto il campione presenta aggregati di quarzo, feldspato con una densità inferiore a 2,89 g/cm3. È stato suggerito che la sabbia possa anche avere derivati minerali della sabbia con densità maggiore di 2,89 g/cm3, che sono olivina e pirosseno.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
We offer discounts on all premium plans for authors whose works are included in thematic literature selections. Contact us to get a unique promo code!

To the bibliography